*Un chiarimento come si deve fra Jay e David e poi, dopo che ognuno ha detto la propria opinione, comunque c'è chi non rispetterà quella del compagno. E sappiamo chi è questo qualcuno. Buona lettura. Baci Akane*
32. MOLTO PIÙ FACILE DEL PREVISTO
Quando uscirono insieme, Jay fissava male la porta dove si erano chiusi. Era a distanza e fingeva di fare altro, ma non aveva staccato gli occhi da lì, due lame affilate, furibondo.
Dopo poco già si ributtava su di lui?
Cosa faceva, lo prendeva in giro?
Lo vide far passare prima Javier mettendogli una mano sulla schiena, con una dolce carezza.
Jay prese respiro e proprio mentre David faceva volare lo sguardo sui compagni fuori per vedere dove era, Jay si girò e si mise a palleggiare con, il suo passatempo anti stress preferito.
Poi stizzito se l’alzò e tirò potente dalla lunga distanza. La palla prese l’incrocio dei pali e schizzò via, tutti si girarono a guardarlo sorpresi, intuendo avesse la luna storta. Jay, col muso lungo, non disse nulla a nessuno e nessuno osò interagire con lui.
Javier si avvicinò a David di nuovo, gli mise la bocca all’orecchio e sussurrò divertito:
- Qualcuno è geloso...
David capendo che si riferiva a Jay fece un sorrisino compiaciuto.
- Un po’ di gelosia non lo ucciderà...
Jay prese a calci un’altra palla che di nuovo colpì il palo andando a schiantarsi contro un compagno, che venne preso sul sedere, questi si buttò a terra mugolando di dolore.
- Lui no, ma forse ucciderà noi! - rispose Javier tragicomico decidendo di tenersi alla larga da entrambi per almeno tutta la sessione esterna.
Al terzo tentativo di fare goal dalla distanza, David fece uno scatto e gli rubò la palla da sotto i piedi, poco prima che la colpisse, lo scartò, fece un paio di dribbling e poi con eleganza tirò al suo posto.
- Ti sei dimenticato come si segna? - chiese ironico verso Jay. A questo punto il top player primadonna capì che doveva aver frainteso qualcosa e come niente fosse, sorrise, prese la rincorsa e lo usò come cavallo per saltarlo completamente su tutta la altezza.
Ovviamente Jay aveva anche un’eccellente elevazione. Specie perché se c’era qualcosa in cui era carente si allenava come un matto per migliorarla.
Con David era diverso. David lo faceva semplicemente diventare matto a prescindere.
Non si erano messi d’accordo, non veramente, ma David si fermò dopo la sessione regolare per le rifiniture. Non faceva quegli esercizi in più con la palla sotto porta, da quando Lucas l’aveva lasciato. Rifarlo senza di lui era strano, ma vide un Jay al settimo cielo.
- Sicuro che non ti dà fastidio avermi fra i piedi? - chiese recuperando una palla mentre gli altri se ne andavano alla spicciolata, non senza un’occhiata curiosa di Javier che avrebbe dato oro per fermarsi a spiare.
Jay si guardò intorno per vedere chi altri c’era, perché di sicuro non poteva parlare con lui. A questa scenetta demente David gli tirò la palla improvviso, ma lui la stoppò col piede con ottimi riflessi e gliela tirò subito dopo prima di farla cadere a terra. David la riprese ed i due si guardarono sorpresi, capendo di aver appena pensato alla stessa cosa.
- Ehi invece di dire stronzate... - fece Jay a quel punto accendendosi d’eccitazione.
- Proviamo qualche azione in velocità palleggiando insieme? - finì David capendo di poter rifare quella cosa fatta per caso.
Jay annuì e si avviò correndo verso la porta, erano a bordo campo verso la metà, da lì cominciarono a passarsi la palla di continuo senza fare oltre una falcata col pallone.
I due fecero una serie di palleggi al volo, alcuni anche di prima, fino ad arrivare alla porta e tirare.
Lo rifecero su tutto il campo fino a che non gli venne senza guardarsi, percependosi e basta.
Si concentrarono su quel genere di azioni per tutta la sessione extra e quando per la fine padroneggiavano alla perfezione quel tipo di giocata combinata, erano entrambi al settimo cielo ed eccitati.
- Sai, invece che provare quello che facevi con Lucas che si trattava più di perfezionamenti di tecniche in area di rigore, potremmo concentrarci su azioni in combinazione, che ne dici? Così in partita giocheremo letteralmente ad occhi chiusi. Sviluppare la memoria del corpo in relazione ad un compagno di squadra è una grande carta in più per due giocatori bravi singolarmente. Esserlo anche in coppia sarebbe eccezionale!
David lasciò Jay parlarne fino alle docce ed anche sotto l’acqua ancora ne parlava, era contento d’averlo entusiasmato tanto.
Lui che era così felice per qualcosa che lo riguardava era davvero bello.
Solo dopo qualche istante Jay si rese conto di averlo nudo davanti a sé. Nudo e bagnato. Combinazione terribile.
Ecco perché non aveva voluto allenarsi più con lui da solo.
Lo capì come un lampo.
Era difficile non saltargli addosso. Ma, dopotutto, se volevano, perché non farlo?
- Sei così contento solo perché puoi diventare ancora più bravo in qualcos’altro che riguarda il calcio? - chiese David con un disperato bisogno di controllare quella tensione che stava arrivando sparata ed improvvisa.
- Sono quello che sono perché adoro essere il più bravo in qualcosa e visto che sono due le cose che mi vengono bene, mi ci dedico come un matto! David si perse in quella risposta e lo guardò ingenuo.
- Una è il calcio e l’altra quale sarebbe?
Jay lieto che cadesse nella sua trappola gli si avvicinò, si infilò sotto il suo stesso getto e mettendogli le mani sul suo sedere, rispose malizioso a pochi centimetri dal suo viso:
- Il sesso... e dovresti saperlo... o forse te ne sei dimenticato? È così tanto che non lo facciamo, del resto...
Poteva considerare quella sera in cui David era ubriaco ai primi di Giugno?
David si irrigidì e saltò quasi schizzando via dalle sue mani, Jay rise in quel suo modo terribile e caratteristico, sguaiato, e l’altro gli diede un calcio immaginario tirandogli solo alcune gocce dalla pozzanghera per terra che finiva nello scarico in mezzo.
- Era per questo che non volevo tornare ad allenarmi da solo con te...
Jay si accese lieto che introducesse lui la cosa. Per quella volta gliela faceva scampare, non gli chiedeva di lavargli la schiena. Tanto faceva da solo ogni giorno. Era per approfittare di lui e sedurlo, ma era il primo giorno insieme dopo tanto, perciò poteva andarci piano. Gli avrebbe dato respiro. Solo quel giorno.
- Perché hai paura di non riuscire a resistermi? - chiese sfacciato e senza peli sulla lingua, tornando alla sua doccia e chiudendo il rubinetto. David diffidente tornò al suo posto e fece altrettanto, recuperando i rispettivi asciugamani mentre aveva cura di non guardare troppo Jay.
“Occhi guardagli gli occhi! GLI OCCHI DEFICIENTE! QUELLI SONO I CAPEZZOLI! E sono maledettamente turgidi!”
Jay se la stava godendo.
- Piantala di approfittare, lo sai che voglio andarci piano...
Jay alzò gli occhi esasperato, avvolgendosi all’asciugamano.
- Sì lo so anche se non lo capisco e non lo condivido. Che te ne frega di capire cosa e come? Se mi vuoi, prendimi, io sono disponibile!
La fece facile volteggiando e sculettando, David però scosse il capo e lasciò perdere uscendo.
Non sapeva proprio che fare, ma sapeva che non avrebbe resistito molto.
Rimasero in silenzio qualche istante mentre si vestivano, poi David decise di vuotare il sacco, anche se forse Jay già sapeva tutto da solo.
- Sì comunque, avevo paura di rimanere solo con te, volevo avere le mie famose risposte su noi. Ma pare che le risposte siano sopravvalutate. Anzi. - si corresse ricordandosi del consiglio di Javier: - Pare che per trovarle io debba passare proprio del tempo con te! - disse ridacchiando un po’ imbarazzato perché gli suonava patetico.
Jay sorrise cercando una battuta che sdrammatizzasse, ma non ebbe successo perché rimase a sorridergli dolcemente e felice.
- Sono contento che tu sia tornato sui tuoi passi. Sono dell’idea che solo provando e sperimentando tu possa capire e sapere chi sei.
Lui ne era la prova vivente. Aveva provato qualunque cosa e solo così aveva capito chi e cosa gli piaceva e conoscersi a fondo non era di certo una brutta cosa. Anzi. Era una cosa in più per poter essere realizzati e sicuri di sé.
David avrebbe voluto chiedergli cosa voleva lui, invece. Cosa provava. Ma aveva la sicurezza che non gli avrebbe risposto, perciò decise di lasciar perdere.
Farsi amare da Jay era un’arte rara, era successo solo ad una persona ed era speciale. Ma ne aveva anche avuto paura, il che diceva tutto.
Spaventava così tanto l’amore di Jay? E perché mai?
“Amore. Non dovrei essere così presuntuoso. Se capisco cosa provo io è già tanto. Lasciamo perdere cosa prova lui, quella è un’altra storia, molto più difficile!”
Con questo i due, ormai vestiti, uscirono insieme senza essersi realmente mai toccati sul serio, consapevoli entrambi che sarebbe stato l’inizio.
Un’astinenza facile solo il primo giorno.
Col secondo fu anche più complicato.
La difficoltà nel non saltarsi addosso non veniva dalla volontà di David, la quale era di per sé piuttosto buona in realtà, ma veniva da quella di Jay nel saltare addosso a David.
In altre parole mettendosi in testa che era ora di smetterla con i riguardi e le attese che lui non condivideva, decise di tornare ad essere il Jay di sempre. Ovvero quello che si prendeva le cose che voleva a qualunque costo, che faceva di tutto per averle e che non mollava.
Nella fattispecie Jay voleva David. Non gli importava minimamente cosa provasse per lui, cosa volesse, in cosa sperasse e cosa cercasse.
C’erano sentimenti di mezzo? Speranze? O erano solo voglie basiche e basta?
Non aveva la minima importanza.
Intanto voleva tornare a letto con lui, perdersi nel suo corpo, farselo insomma.
Ed un Jay che ti seduceva diventava estremamente difficile da respingere, nonostante la tua volontà fosse eccezionale.
La prima volta che la mano di Jay si depositò sul sedere di David, questi saltò come un gatto a cui pestavano la coda, voltandosi a guardare verso l’unico plausibile in mezzo al gruppo, lo trovò a fargli l’occhiolino malizioso.
Un giorno e mezzo di tregua, in pratica, da quando avevano deciso di frequentarsi liberamente senza impegni.
David scosse il capo fingendosi l’orso che normalmente appariva, ma dentro di sé fece un sorrisino compiaciuto.
Ad un certo punto si sarebbe preoccupato se non l’avesse fatto.
“Ed il mio culo non è decisamente la parte di me che desidera di più!”
Con questo pensiero malizioso, praticò degli allenamenti con la squadra piuttosto positivi.
David era emotivo, se era di buon umore o passava un bel periodo, lo vedevi in campo. Funzionava anche al contrario.
Quando rimasero soli per le rifiniture extra, Jay gli propose di allenarsi sui contrasti e sulle marcature.
In un primo momento David ci rimase male.
Perché i contrasti? Non voleva perfezionare la loro simbiosi?
Aveva capito dopo, come sempre col secondo treno.
Difficile non capire, del resto, se lui ti si appiccicava come una cozza con la scusa di marcarti ed impedirti di superarlo con la palla.
David perse completamente la cognizione di ciò che faceva nel ritrovarsi le mani di Jay su entrambe le sue chiappe.
Tanto che la palla andò per conto suo perché lui si fermò e si raddrizzò guardandolo divertito e inquisitorio:
- Davvero Jay? Ci alleneremo così? Sembra più basket che calcio... - fece lui per nulla dispiaciuto di essere un oggetto sessuale.
Jay rise malizioso recuperando la palla.
- Cosa? Ed io che pensavo fosse più porno! Davvero a basket si fa così? Ho sbagliato sport!
David scosse il capo ridacchiando, ma a quel punto decise di ripagarlo con la stessa moneta.
Lo poteva fare anche lui, se gli piaceva così.
Perciò quando fu il turno di Jay di provare a superarlo per andare in porta, quando gli si fermò davanti per fare le sue tipiche finte veloci coi piedi, David ignorò totalmente la palla e lo afferrò completamente per la vita, prendendolo come in una mossa di wrestling. Lo spinse e lo ribaltò per terra facendolo ridere rumorosamente.
- Questo invece è rugby! - disse David mentre lo lasciava andare e si rialzava. Jay rimase giù a ridere qualche secondo.
- Sei un bambino! - commentò.
- Senti chi parla! - replicò con la palla al piede a distanza per riprovare a superarlo. - Su, alza il tuo bel culetto! - lo esortò con un gesto sbrigativo e provocatorio della mano.
Jay così si alzò saltando, si mise fra David e la porta in attesa del suo arrivo.
Bene, le cose si facevano interessanti.
Quando David arrivò davanti a Jay correndo con la palla, si girò di scatto di schiena invece di rimanergli di fronte, aveva in mente di fare la famosa ruleta, così chiamata fra i calciatori.
Consisteva nell’arrivare di fronte all’avversario, girarsi improvvisamente di schiena, bloccare la palla con un piede e tenerla poi con l’altro, accompagnandola mentre si ruotava con il corpo intorno al giocatore dietro di sé. La manovra veniva eseguita saltellando veloce e abile da un piede all’altro con la palla in mezzo, perciò dovevi essere agile ed avere un ottimo controllo per non inciampare o farla schizzare via. Farlo lentamente era un conto, in velocità col pressing dell’avversario era un altro discorso.
Alcuni giocatori erano famosi proprio per quel genere di mossa, Lucas fra questi. Era ovvio che fosse una delle preferite di David.
Se ti riusciva era una smarcatura sicura, dribblavi l’avversario che non aveva scampo. Intercettare la palla in quella manovra era molto difficile.
David arrivò da Jay per fare quella mossa, rimase un attimo impreparato, ma appena si ritrovò con la sua schiena davanti, gli si appiccicò senza esitare, mettendogli le mani sui fianchi e subito dopo sul pacco. Il suo adorato pacco.
Erezione che subì un’immediata impennata appena le mani di Jay abili quanto i piedi glielo afferrarono attraverso la tuta. David perse la palla e si inciampò completamente sui piedi ruzzolando per terra, tirandosi dietro Jay che gli andò volentieri addosso.
- Jay, porca troia!
Non era proprio leggero. Pesava 85 kg di muscoli per 187 cm di altezza.
David a faccia in giù e lui sopra, comodamente steso e con le mani che tornavano ad occuparsi di quanto appena toccato, ma questa volta sotto i pantaloni. Giusto giusto uno spazio adeguato fra David e il terreno, per evitare appunto di schiacciarsi i gioielli. Quel che era bastato alla mano di Jay.
David scattò girandosi e praticamente gli rotolò addosso cambiando le posizioni, a quel punto Jay si avvinghiò a lui da sotto con le gambe in una mossa di wrestling. Le mani ancora sotto i pantaloni e gli slip sportivi, abiti che ormai erano scivolati giù.
Il membro sempre più duro nel suo palmo che muoveva su e giù impunemente, sempre più pulsante.
Si sarebbe potuto alzare e sciogliersi, David era sufficientemente forte per sfuggirgli e liberarsi, ma perché farlo?
Al proprio centro del piacere era tanto mancata la mano di Jay. E anche la sua bocca ed il suo grazioso buco che stava fra le natiche.
“Voglio scoparlo. Da sobrio. A lungo!”
Pensò chiaramente David.
- Mmm... pare che il tuo cazzo non vedesse l’ora di ritrovare la mia mano... - sussurrò malefico all’orecchio, David sogghignò.
- Se è per questo il mio cazzo non vede l’ora di infilarsi nel tuo dannatissimo culo tondo!
Jay meravigliato allentò i movimenti.
- Di già? Pensavo di dover insistere di più!
David gli prese la mano con la sua e l’aiutò a riprendere i movimenti impetuosi, come per dirgli di non fermarsi ora.
- Non ho detto che cederò di già! Solo che voglio! - Jay non capiva la differenza, ma si perse nel piacere di David e non lo interruppe aiutandolo a venire. Comunque il primo passo.
- Toccare quel capolavoro è sempre un piacere! - concluse malizioso leccandosi la mano ed i resti del suo orgasmo. David ansimante e sfinito, ancora nell’esplosione dei sensi, lo guardò in quella posizione mentre gli era steso sopra, i visi vicini. Chiuse gli occhi e scosse la testa pensando che non sarebbe comunque mai cambiato. E, forse, dopotutto, era meglio così.