*Il modo in cui Jay dice a David che se ne andrà dopo la finale che stanno per giocare e come gli spiega il motivo, sono la cosa più dolce, romantica e triste che leggerete oggi. Purtroppo nel calcio va davvero così. Si instaurano rapporti meravigliosi, che siano davvero d'amore, di fratellanza o d'amicizia, ma ci sono, e così come nascono, poi fa male quando si devono interrompere perché poi due si separano seguendo le carriere calcistiche. Si rimane in contatto, si cerca di mantenere tutto e spesso si riesce benissimo a continuare lo stesso, ma quello che si vive quando si è nella stessa squadra non è lo stesso di quando ci si separa. Per questo gli sport di gruppo sono così belli e brutti allo stesso tempo. Ciò che vivi lì, non lo vivrai mai in nessun altro ambito della tua vita. Mai. Questo è il penultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo. Buona lettura. Baci Akane*

38. LA PIÙ ALTA DIMOSTRAZIONE D’AMORE 

jay david

David si mise a palleggiare verso Jay ignaro di quali fossero le reali intenzioni del compagno, questi prese al volo e ricambiò il palleggio, contemporaneamente si muovevano per il campo. Era uno dei loro esercizi a due. 
Ormai sapevano il genere di spostamento e come tirare il palleggio al compagno senza interrompere l’azione. Non avevano nemmeno bisogno di guardarsi, mentre lo facevano. 
- Beh, ma ci invertiamo anche tanto le posizioni... - per David non era un problema, anzi. Lasciare a Jay l’enorme peso del fantomatico goal in finale era meglio, lui non riusciva a reggere quella pressione. Al momento pensava solo ad essere una buona spalla. 
- David stiamo giocando la quarta finale in cinque anni, le tre precedenti le abbiamo vinte e sei ancora qua in ansia per una cosa che hai già fatto con successo? - Jay voleva che tirasse David, per questo gli ripassava sempre la palla, David pensava avrebbe tirato Jay. 
David si strinse nelle spalle ridacchiando meno nervoso, Jay aveva quel potere di rilassarlo in qualunque modo. 
- Che ti devo dire? Non ci si abitua mai! 
Jay rise forte in quella sua maniera sguaiata ricevendo il palleggio e restituendoglielo. 
- Io sì che mi sono abituato! - a quel punto gli gridò improvvisamente: - TIRA IN PORTA DAVID! - e David senza pensarci lo fece in una mezza sforbiciata poiché non era messo benissimo e non aveva precedentemente pensato di tirare in porta. La palla entrò seppure fosse facile poiché non v’era nessun avversario a contrastarli. 
Jay fischiò d’ammirazione per il gesto tecnico.
- Elegante anche così! - sottolineò. David arrossì e rise mitigando l’imbarazzo per i complimenti che non era abituato a ricevere, sebbene in effetti Jay gliene facesse molti. - Ormai fai un sacco di gesti tecnici fini che riescono solo a te... 
Jay lo conosceva, sapeva che nemmeno se ne rendeva conto, ma se l’avesse fatto, se avesse realizzato di cosa era capace, avrebbe giocato più rilassato ed osato di più. 
- Davvero? Non me ne rendo conto, lo faccio e basta... 
Jay recuperò palla e gli propose un altro esercizio che presupponesse di nuovo delle azioni tecniche in area combinate fra loro due, ma con la conclusione di David in rete. 
Niente che non avessero già fatto mille volte, cose di alta qualità che a comuni mortali non venivano così bene. 
Ogni tanto Jay si fermava a pensarci. 
- Ti rendi conto di quanto sei migliorato e cresciuto come calciatore negli anni? 
David prima di iniziare, sorpreso, gli rispose sincero: 
- No! - Jay rise perché sapeva che non era una posa e dopo avergli passato la palla, gli passò anche sé stesso gettandoglisi addosso. David tirò subito di riflesso in porta nonostante fosse pronto ad un altro esercizio, la palla entrò nell’angolo alto della porta e poi prese Jay che gli si era gettato addosso come un koala. Non che riuscì a stare in piedi, lo prese, ma poi cadde a terra rovinosamente. Sapendo cadere non si fecero male, ma Jay iniziò a mordergli il collo e pizzicargli i fianchi alla ricerca del sedere, David si mise a ridere cercando di scrollarselo di dosso. Soffriva terribilmente il solletico, si dimenò senza successo finendo per spingerlo sotto di sé rotolandogli sopra, a quel punto riuscì a bloccarlo col suo corpo possente e gli prese le mani fermandogliele sopra la testa.
Così poté fermarsi ed ansimare riprendendo il fiato. 
Ridevano. 
L’ultimo allenamento insieme doveva essere questo. 
Una risata. 
- Ti odio quando fai così! Sei proprio matto! - ma lo diceva divertendosi e Jay sapeva che non lo odiava sul serio. 
- Ma se mi ami alla follia! 
David fingeva di non dargli retta. 
- Il solito narcisista arrogante... 
- Mi ami così tanto che mi cedi il tuo posto in campo perché non riesco più a giocare nel mio ruolo di ala con successo. 
A questo punto David avrebbe voluto rispondere ancora per le rime, ma capì che Jay era passato ad un’altra fase. Le mani ancora a bloccare le sue sopra la testa, insieme al proprio corpo sul suo, stesi su un campo da calcio.
Un bel ricordo. L’ultimo insieme di loro due da soli. 
- Mi ami così tanto che per farmi segnare ti sacrifichi e fai i blocchi sui difensori avversari e mi permetti di segnare. - ricordò uno dei gesti tecnici che aveva fatto in una delle due semifinali. David si fece serio ascoltandolo. Jay continuò sorridendo da sotto di lui, attorcigliando le gambe alle sue. 
La sensazione del suo corpo addosso, l’eccitazione, non l’avrebbe mai dimenticata. 
- Mi ami così tanto che ti fai da parte per me, per permettermi di splendere come una stella. Mi ami al punto da essere la mia ombra per evidenziare meglio la mia luce. 
Jay era romantico, ma il suo romanticismo lo concedeva solo a pochi eletti. 
David decise che stava sragionando e lo baciò tappandogli la bocca. 
L’altro sorrise con la sua bocca morbida addosso e gliela succhiò. 
Questa volta era impossibile non notare che era strano, le altre volte David aveva potuto fingere di non notarlo, ma ormai non poteva più. 
Quel genere di strano che presupponeva solo una cosa, una che lui non poteva accettare. 
Perciò continuò a baciargli il collo sudato, continuò a succhiare il sapore salato della sua pelle, quel sapore sgradevole per chiunque non fosse un calciatore e non capisse cosa significava essere felici con quel gusto, con quell’odore. 
Vivere veramente solo in un campo da calcio, essere sé stessi solo lì. 
Lì con un’unica persona al mondo, in tutta la loro esistenza loro non sarebbero mai più stati così tanto loro stessi con nessun altro. 
Nessun altro avrebbe mai visto quanto veri erano. 
David lasciò le mani di Jay che corsero ad abbassarsi i pantaloncini e gli slip sportivi mentre David scendeva sul suo corpo ad amarlo, leccarlo e baciarlo. 
L’adorava. 
David adorava il suo corpo e Jay adorava essere adorato da lui, quell’estasi.
Quell’estasi se la impresse a fuoco nella mente, mentre la sua bocca raggiungeva la sua erezione e gliela succhiava, mentre le dita stuzzicavano la sua apertura poco sotto, gliel’allargavano e si infilavano dentro facendolo gemere. Gemere mentre continuava a mugolare. 
- Mi ami così tanto da sacrificarti per me e non lo fai con malavoglia, lo fai volentieri. Io lo so che non è per paura di fallire, ma per troppo amore. Perché è il tuo modo di amarmi. Anche se così facendo non sarai mai tu la stella, anche se lo sei. 
David lo sentiva e capiva ormai in modo plateale cosa significava ciò che stava dicendo, decise però di tappargli la bocca risalendo sul suo viso, offrendogli ciò che Jay tanto apprezzava. 
Ridacchiò e leccandogli l’inguine, continuò respirandogli sopra, riempiendolo di brividi mentre la sua erezione cresceva pregustandosi la sua bocca mentre lui appoggiava sull’erba. 
- Lo sei, David. Sei una stella anche tu, lo sai. 
David glielo indirizzò prepotentemente in bocca per zittirlo di nuovo. Non poteva sentire le cose che diceva, non poteva ascoltare le sue spiegazioni sulle sue ragioni. Non poteva accettare che cosa avrebbe fatto. 
Il piacere ingigantì presto, esplose nella sua bocca e stava per venire quando dovette arrendersi ed uscire perché voleva venirgli dentro. 
David così scivolò sul suo corpo forte, lo girò di schiena e mentre gli leccava il collo e le scapole che sapevano ancora di sudore ed erba, gli entrò dentro da dietro con un movimento deciso e fluido. 
- Splendi David. Brilla tu. Ora tocca a te brillare. Io so che tu brilli e brillerai ancora di più. 
Mentre glielo diceva a David venne un’incontrollato istinto di piangere e ad ogni affondo gli occhi gli bruciavano di più e le lacrime uscivano, mentre Jay gemeva e ripeteva di splendere e non sapeva come faceva a non piangere a sua volta.
Non sapeva che se si fa una scelta per amore, non c’è dolore o lacrime, perché sai che lo fai per chi ami, per renderlo felice. 
David venne dentro di lui, nell’apice del loro amplesso lì, su un campo da calcio. 
- Non sarò mai completo senza di te. - mormorò fra le lacrime, crollandogli sulla schiena, cingendolo da dietro e premendoglisi addosso con disperazione.  Il viso contro il suo collo. 
Jay sorrideva mentre cercava la sua bocca, ma bloccato così non poteva che aspettare. 
- Devi provare una nuova strada, sei pronto per quella. - 
- Ma questa mi piace. - disse fra i singhiozzi. A Jay faceva impressione saperlo così, spezzato e disperato. Non avrebbe mai immaginato di vederlo in quegli stati, ricordava quanto male era stato in passato per altre cose, ma non era paragonabile a questo. 
- David, non ti sto lasciando. Solo che me ne andrò in un’altra squadra.  
- Quale? Hai una clausola rescissoria assurda... chi può permettersi di comprarti? 
- Non ha importanza, un modo lo trovo. Se chiedo di essere ceduto il presidente mi accontenterà. Lo sa che sto calando, che non sarò più la macchina da goal che ero. Lo faccio anche per questo, comunque presto o tardi dovrò cedere il passo e voglio scegliere io come farlo. Voglio farlo ora, così, con te. Dopo essere entrati nella storia del calcio una volta di più. Perché domani vinceremo. 
David si alzò dal suo collo e finalmente Jay poté rigirarsi fra le sue braccia, mettendo le proprie intorno al suo collo, le mani sulla sua nuca. David a reggersi il necessario per non pesargli troppo addosso, pochi centimetri a separare i loro visi. 
- Come puoi essere tanto certo del successo? Sei sempre stato così e la cosa incredibile è che hai sempre avuto ragione. La tua vita è un successo perché sei convinto di farcela sempre. Come fai? Io non sono così, non lo sarò mai. Sarà un disastro se lasci tutto a me. 
Jay sorrideva dolcemente e sicuro scuotendo il capo, gli carezzò il viso ancora rosso di lacrime. 
- Sarà un successo. L’hai appena detto. Io so quando le cose andranno alla grande. Sarà perfetto. Tu non vedi quel che vedo io, ma ti devi fidare di me. Sei la persona giusta. Lo puoi fare. Lo farai. 
David non era d’accordo, scuoteva ancora la testa quando Jay tornò anche con l’altra mano sul suo viso, fermandolo deciso: - Ti fidi di me? - David annuì. Jay sorrise; - Allora fidati veramente. Domani segnerai tu, trascinerai la squadra alla vittoria e lo farai anche per gli anni successivi. 
E l’avrebbe fatto. Ma in quel momento faceva così male. 
David rispose adagiando le sue labbra piene di lacrime sulle sue, Jay le accolse con dolcezza facendole proprie, le dita ad accarezzargli quel pianto così pieno d’amore. 
Entrambi volevano che il tempo si fermasse, ma sapevano che non poteva.
Sapevano che le cose belle erano tali perché uniche e limitate in un tempo circoscritto. Se eterne non erano più belle, ma una banale normalità e a nessuno piace la normalità. Tutti cercano la straordinarietà. 
E loro erano straordinari. 
Lo sarebbero stati per sempre.