*Ultimo capitolo, si divide in 3 salti temporali: la finale, quando Jay se ne va e un anno dopo. Non sono cose facili in nessun ambiente, ma quando si trova un'alchimia perfetta è difficile pensare di poter stare ancora bene, un giorno. Però le cose sono destinate a cambiare sempre, anche se non è detto che il cambiamento sia brutto, anzi. Ringrazio chi mi ha seguito, a chi la fic è piaciuta e chi ha commentato. Buona lettura finale. Baci Akane*
39. STESSA LUCE
- Adesso sei pronto per guidarli tu ai trionfi, io so che ce la farai e se avrai anche solo un piccolo dubbio ricorda questa notte. Sei stato tu l’eroe. Ora sei tu la stella. Adesso lo scettro è tuo, David. Sei la persona giusta, ricordalo sempre.
Queste le lunghe parole che Jay aveva tenuto a dirgli all’orecchio a David, mentre abbracciati in campo, coi coriandoli che scendevano per festeggiare la vittoria, si parlavano in modo esclusivo.
Le mani di Jay a tenere il viso di David, la sua bocca sull’orecchio, le braccia di David intorno al corpo di Jay. Loro stretti insieme a lungo per sussurrarsi delle parole che quella sera non sarebbero state così tanto per dire, ma veramente pensate e sentite.
Se non l’avesse fatto lui di persona, non ci avrebbe creduto.
Jay l’aveva detto, ma David aveva pensato che fosse solo un modo per indorare una pillola amara. Invece lui veramente aveva segnato in finale e poi la squadra aveva vinto la coppa.
Quella sera avrebbero ricordato lo stadio di Kiev per tanti motivi, lacrime di gioia e di tristezza, un successo dolce amaro, considerato che quella era stata l’ultima partita di Jay con il club in cui aveva militato e vinto per quasi dieci anni. Tutti e dieci con David.
L’ultima partita di Jay con David.
L’ultima volta felici in campo insieme.
Ma Jay quella notte fece in modo che David non si intristisse mai, nemmeno un istante. Si impegnò per farlo ridere sempre, per renderlo felice ogni istante di quella lunghissima notte, fino al mattino in piazza, nella loro città.
Una festa lunga tutta la notte, felici senza bisogno di bere e stordirsi, senza la necessità di una spinta speciale per fare ciò che volevano ma che non avevano coraggio di fare.
David non aveva più bisogno di una spinta per fare ciò che voleva, perché non c’era più niente che non osasse fare.
Aveva giocato bene e segnato in finale, aveva capito che poteva farcela.
Jay aveva ragione, mentre glielo ripeteva di continuo.
Era pronto.
David in realtà non ne era così convinto come lo era lui, era semplicemente pieno di fiducia.
“Se lui ha visto qualcosa in me, se lo vede anche Lucas che continua a scegliermi su tutti, vuol dire che è vero. Anche se io non lo vedo, è vero lo stesso.”
Avrebbe comunque fatto del suo meglio per portare avanti il capolavoro di Jay, per essere lui quello che segnava più di tutti, lui la certezza in campo. Ed avrebbe fatto a modo suo, ci sarebbe comunque stato per gli altri compagni, avrebbe colmato le lacune e le mancanze, avrebbe osservato e fatto tutto ciò che serviva, come sempre.
Però avrebbe cercato il goal alla Jake Armstrong. Perché lui poteva farlo, ne era capace.
E gli sarebbe riuscito.
David sarebbe realmente diventato il trascinatore della squadra post Jay e nessuno avrebbe più fischiato e parlato male di lui.
Poi avrebbe cercato un erede, qualcuno a cui lasciare quanto ricevuto da Jay.
Le labbra non volevano saperne di staccarsi, ma il sapore era il medesimo.
Amarezza.
Nonostante tutta la festa, nonostante tutti i successi, nonostante quel modo glorioso per andarsene, quando l’ora era giunta aveva fatto comunque molto male.
Troppo.
Le mani di David non volevano saperne di lasciare Jay, la sua bocca non poteva staccarsi.
- David, non ci lasciamo... a meno che tu non voglia, insomma, potresti anche trovare qualche bel ragazzetto disponibile che ti farà perdere la testa... pare che arriverà Ely Hacer al mio posto, è giovane, bravo e molto carino... - David concluse con un pizzicotto alla chiappa prorompente di Jay. - Ed ha anche un gran bel culo, è famoso il suo culo su internet, lo sai?
Jay si staccò cercando il cellulare per farglielo vedere, ma David gli diede anche uno schiaffo sulla nuca per poi abbracciarlo di nuovo nell’atrio di casa sua.
Non l’avrebbe accompagnato in aeroporto, ma era stato con lui fino all’ultimo minuto in quella reggia. Una reggia che non sarebbe più stata sua.
- Smettila di dire stronzate. Sarai tu forse a stufarti, hai sempre bisogno di scopare regolarmente e non potendo avere il mio cazzo enorme ne troverai un altro che ti andrà bene...
Separarsi di squadra per una coppia di amanti non era facile, ci si diceva sempre di continuare a stare insieme a distanza, ma non sempre era realtà. Spesso ci si perdeva, spesso si spegneva tutto così.
Ma dopo nove anni insieme era possibile?
Non nove di coppia, in realtà, ma di un rapporto che era cresciuto ed evoluto fino ad arrivare ad un amore in grado di sacrificarsi uno per l’altro, farsi da parte, darsi fino in fondo.
- Impossibile trovare un cazzo uguale al tuo, tornerò ogni giorno libero quanto meno per il tuo cazzo! Tanto non siamo così lontani...
Il paese scelto da Jay era vicino a quello in cui giocava David, per cui non avrebbero fatto più di un’ora di jet privato.
Avrebbero vissuto in modo diverso da quanto fatto, avrebbero vissuto di momenti, di giorni, di regali e non più di intere giornate e luoghi sicuri e protetti. Non ci sarebbe più stata una quotidianità, ma tanti furti. Furti di istanti felici, speciali.
Sarebbe stato diverso, ma Jay come sempre era riuscito a far ridere David che si tolse il muso lungo tipico suo e scuotendo il capo gli prese la mano, se la mise nel proprio pacco non duro per via dell’umore e dopo averglielo fatto toccare -comunque egregio anche a riposo- gli sussurrò malizioso sulla bocca.
- Allora non penso ci sia modo migliore di questo per salutarci.
Jay sorrise altrettanto malizioso e lo toccò con intenzione, delineando bene tutto il suo membro nei boxer. Poi si fece serio, lo baciò di nuovo.
- Ti amo, ci vediamo presto. - e se ne andò a testa alta, schiena dritta e l’aria di chi non aveva rimpianti e sapeva ciò che faceva.
Di rimpianti Jay non ne aveva, sapeva ciò che faceva, ma appena solo al sicuro nella propria macchina che lo guidava fino in aeroporto, avrebbe pianto fino a non vedere bene, guidando un bolide da trecento orari a non più di settanta.
L’amore era bello, così bello da far male.
“Rifarei tutto, non rimpiango David. Nemmeno un istante. E farò di tutto per continuare comunque con lui.”
L’amore era cambiamento.
Arrivando lì nove anni prima di certo non avrebbe mai pensato di andarsene per lasciar splendere un compagno, nove anni prima aveva precisamente pensato: ‘ora che questo posto è mio non me lo toglierà nessuno per nessuna ragione. Dovranno cacciarmi a calci se vorranno!’
Oh, come si cambiava per amore.
“Non ti deluderò. Conserverò questo posto magico e sarà magico per qualcun altro. Sarò io la stella, ora.”
Si disse David sospirando profondamente, una volta solo appoggiato alla porta.
Oh sì, come si cambiava per amore.
Jay sbuffò guardando l’ora.
- Merda, non mi lasciavano più andare! Capisco la festa e tutto, ma dannazione proprio stanotte!
Si precipitò per le strade di quella che era la sua nuova città da un anno, correndo come un matto per arrivare a casa.
Non era un grosso problema, avevano molti giorni disponibili perché finalmente i campionati erano finiti, ma sapere che era a casa ad aspettarlo lo rendeva impaziente ed intrattabile.
Alla fine aveva anche risposto male a qualche compagno, rifiutando malamente le avance di un giovane molto carino. Che comunque non aveva certo il cazzo di David.
Poche chance decisamente.
Arrivò a casa -se tale si poteva chiamare il nuovo gioiello- in tempo di record e si precipitò dentro buttando il trolley che usava al posto del borsone. Spalancò le braccia e convinto di averlo lì a tuffarglisi addosso, rimase male nel non trovarlo lì ad aspettarlo pronto ed entusiasta.
Jay fece il broncio irrigidendosi.
- Come osa? So che c’è!
C’era una macchina in più nel suo spazioso garage, per cui di sicuro c’era.
E poi la luce era accesa.
Jay sospirò salutando i cani per poi andare alla ricerca di David. In salone non c’era, in cucina nemmeno.
- Vuoi che sia a dormire?
Guardò l’ora. Era tardi, in effetti.
Jay andò così in camera a controllare e tutta la sua aria seccata si sgonfiò appena lo vide dormire a pancia in giù in shorts e canottiera nera aderente. La sua tenuta preferita.
Il suo corpo era diventato ancora più muscoloso, seppure non eccessivo.
David con la solita barba sul viso ed i capelli corti, dormiva a pancia in giù tutto storto con un braccio sotto il cuscino, le lenzuola tutte disfatte. Jay ridacchiò soddisfatto, cancellando subito la sua impazienza e delusione. Si spogliò in fretta e gli salì silenzioso e leggero sul letto, da dietro.
Una volta sopra iniziò a riempirlo di piccoli baci, partendo dalla schiena per risalire fino al collo e poi al viso.
Una volta lì percepì il suo respiro cambiare, poco dopo arrivarono le labbra ad incurvarsi in un bel sorriso. Infine i suoi occhi si aprirono.
Non che non si vedessero da molto, ma ogni volta non era mai abbastanza.
- Bentornato campione! - mormorò David col suo tipico accento, alla ricerca delle sue labbra.
- Benarrivato nella mia umile dimora, campione! - rispose Jay.
Entrambi avevano vinto i rispettivi campionati, nessuna Champions, ma non era un grosso problema.
Quasi capocannoniere del campionato per David, comunque il più alto marcatore della squadra per quella stagione.
Uguale risultato per Jay nella sua nuova squadra.
Le cose erano andate davvero molto bene, proprio come preventivato da Jay.
- Un successone, no? - disse Jay senza bisogno di specificare a cosa si riferiva. David lo capì e sorrise annuendo mentre si girava invertendo le posizioni, mettendo Jay già bello nudo sotto di sé e lui sopra, le mani si persero un istante a carezzarlo mentre il corpo si abituava velocemente a quella meravigliosa sensazione.
- Ma tu lo sapevi.
Jay sorrise sornione baciandolo.
- Io so sempre tutto, ormai dovresti averlo imparato!
Anche se per amore si cambiava, certe cose rimanevano meravigliosamente invariate.
David rise e premette di più le labbra sulle sue per zittirlo, i due finirono per lottare con le bocche e ridere insieme.
A volte mancava ciò che avevano avuto in squadra, quella complicità, quella capacità di fare magie insieme, di capirsi al volo. Tuttavia bastava ritrovarsi per superare quella sensazione. E loro alla fine si ritrovavano sempre.
Ora che entrambi brillavano alla stessa maniera.
FINE