*David ha avuto un 'incidente' inequivocabile con Jay e non può ignorare che si è eccitato per colpa sua e che ne è attratto. Ma vediamo perché per lui è così difficile accettarlo e perché, soprattutto, solo ora se ne rende conto. Un capitolo per capirlo meglio, un tuffo nella sua vita. Buona lettura. Baci Akane*
6. SOSTENTAMENTO VITALE
David quella sera in camera ripensò all’erezione che gli era venuta nel sentire il corpo di Jay praticamente nudo nell’acqua contro il proprio.
Non gli era mai capitato di eccitarsi in quel modo con altri ragazzi, però aveva avuto certi strani istinti da adolescente con il suo amico Jacob, purtroppo le strade diverse che avevano preso gli avevano fatto morire quella strana cosa. Oltretutto frequentando la sua compagnia di omofobi si era solo adattato al brutto ambiente. Già il quartiere in cui era cresciuto era stato sufficiente di suo a frenare per principio certi istinti per pura sopravvivenza, in aggiunta le compagnie che si era fatto avevano deciso che tipo dovesse essere al suo posto.
Dopotutto l’avevano protetto dalla gente ancora più pericolosa, sempre che ce ne fossero di peggio dei suoi amici.
David, infatti, con la propria lealtà aveva saputo entrare nel cuore di gente della peggiore specie del peggior quartiere del ghetto della sua città natale, non per questo era diventato un teppista come loro, ma stando con loro si era dovuto adattare al loro modo di essere o più che altro di pensare.
Erano tutti etero omofobi, perciò lui si era sempre comportato così senza esserlo davvero.
Omofobo, per lo meno.
Gay non ne aveva idea, non aveva potuto approfondire quel sentimento innescato verso Jacob. Dopo di lui non c’era stato nessun altro, un po’ per volontà, un po’ perché le cose semplicemente erano andate così.
Ma ora la reazione avuta con Jay gli stava facendo rivalutare la sua vita intera, partendo da quando da ragazzino veniva protetto da Jacob come se fosse la persona più importante della sua vita.
Non è che si erano persi realmente di vista, ma Jacob era finito in prigione per una serie di cazzate e da lì in poi aveva iniziato a fare dentro e fuori dal carcere. David lo aiutava sempre dandogli tutto ciò che serviva e lo andava a trovare spesso, ma non pensava sarebbe potuto tornare come prima, specie perché probabilmente Jacob ormai era irrimediabilmente compromesso. Non si sarebbe mai raddrizzato del tutto e lui si poteva impegnare per aiutarlo quanto voleva, ma doveva essere realista.
Gli piaceva, però, tornare nel suo vecchio terribile quartiere pericoloso e non aver bisogno di alcuna guardia del corpo nonostante giocasse in una squadra famosa di calcio e anche in patria avesse militato in club che l’avevano comunque reso noto e ricco.
A David non serviva protezione da nessuno perché gli amici con cui girava, gli stessi della sua infanzia, lo proteggevano di persona e nessuno osava avvicinarsi. Sostanzialmente non c’era di peggio di loro, probabilmente.
Ma che David fosse immacolato era fuori discussione, anche se forse se qualcuno avesse saputo qualcosa di particolare sul suo passato o sulle sue compagnie, l’avrebbe presto etichettato come un criminale poco di buono.
A David non importava, non rinnegava sé stesso ed il suo passato. I suoi amici sia pure oggettivamente discutibili erano sempre stati meravigliosi con lui, l’avevano protetto e continuavano a farlo. Oltretutto vedendo l’enorme talento di cui era stato padrone sin da piccolo, l’avevano protetto innanzitutto da quella vita impedendogli di diventare come loro, nonostante girasse col gruppo.
David era la tipica perla rara, una su mille, in quel senso.
Crescere nel modo in cui era cresciuto lui, in una numerosa famiglia povera, in un quartiere ghetto, in mezzo a teppisti divenuti poi mezzi criminali, rimanere fedele a loro senza però corrompersi mai, non era una cosa che succedeva spesso.
“Sono sempre stati loro a rifiutarsi di chiedermi di fare cose illegali, sia da ragazzino che ora che sono schifosamente ricco e famoso. Non vogliono sporcarmi, non l’hanno mai voluto. Cosa vuoi che sia impostare la mia mentalità sul loro settaggio? So che l’omofobia è sbagliata, ma era un piccolo prezzo da pagare per stare con loro e per farcela. Con me non gli posso rimproverare nulla.”
David si chiedeva comunque se con altra gente intorno, meno rigida e fissata con certe ideologie, la sua vita non sarebbe stata diversa.
“Forse sarei diventato lo stesso un calciatore famoso, però non avrei avuto tutta questa difficoltà ad ammettere che mi piacciono i ragazzi. Perché credo si tratti di questo.”
Poi ci ripensò e si corresse.
“Non tutti, ma che mi farei Jay è vero. E mi sarei fatto Jacob quando ero ragazzino.”
Due, si disse. Ma due bastavano a infilargli il dubbio e a spingerlo a guardarsi allo specchio una volta per tutte.
Non era realmente omofobo e lo sapeva da sempre, però il punto era un altro.
- Forse non sono etero. - A quel punto si ricordò di come per calmarsi in bagno si era gettato l’acqua fredda addosso pensando a cosa avrebbero detto suo padre e sua madre se avessero scoperto che voleva farsi un uomo.
Quel pensiero l’aveva aiutato a calmarsi realmente, ma non era stato un pomeriggio facile e sapeva che non sarebbe stato un periodo altrettanto facile.
- Maledizione! - Imprecò fra sé e sé. I suoi erano molto più rigidi dei suoi amici d’infanzia. Non ci avrebbero pensato un secondo a chiudere i ponti con lui e l’idea di deluderli e farsi odiare era inaccettabile.
Non ci vollero molte elucubrazioni sul decidere cosa fare da lì in poi.
“Beh, non esiste che lo vengano a sapere. Farò sempre tutto ciò che serve per non farglielo sapere. Saranno sempre fieri di me, a costo di sposarmi con una donna e fare dei figli senza volerlo e senza innamorarmi.”
David aveva deciso, non esisteva un’alternativa.
Per quel che ne sapeva erano solo istinti isolati, dei momenti, degli sfizi da togliersi. Poteva anche solo bastare del sesso fine a sé stesso per soddisfare quel genere di istinti. Non serviva innamorarsi e mettersi con qualcuno rischiando di mandare tutto a puttane. E con tutto non intendeva la sua vita pubblica e professionale, ma bensì quella privata, ciò che per lui contava sopra ogni cosa, quella di cui nessuno sapeva nulla proprio perché ci teneva davvero troppo.
“Ami le persone che hai vicino così come sono, con pregi e difetti. I miei sono così, all’antica. Non significa che siano brutte persone. Così come i miei amici. Discutibili sotto tanti aspetti, ma fedeli a me e così meritevoli che non posso deluderli.”
Non poteva perché per lui l’approvazione di chi amava era una sorta di sostentamento vitale.
Il resto era secondario.
Il resto si combinava, si trovavano soluzioni, ma mai e poi mai avrebbe in alcun modo deluso le persone per lui importanti.
La famiglia, gli amici.
Con questi pensieri gli passò la voglia di sbattersi Jay in piscina o sotto la doccia.
Gli passò fino alla prossima occasione.
Perché non lo poteva ancora sapere, ma la mente è bastarda.
Una volta che nota qualcosa, si innesca un meccanismo terribile e non puoi fare più a meno di qualcosa che fino a quel momento ignoravi, senza cui vivevi benissimo senza problemi.
Improvvisamente diventa un pensiero fisso.
Improvvisamente non ne puoi più fare a meno.
Improvvisamente lo devi avere, lo devi fare.
Improvvisamente devi.