*Ecco un altro capitolo. Ci infiliamo nelle loro vite private per conoscere chi sono fuori dal lavoro e con chi hanno a che fare. Paolo e Laura sono i rispettivi migliori amici, con questo capitolo il lavoro di conoscenza si conclude e nel prossimo inizia la storia vera e propria. Ho inserito questi due personaggi su richiesta di Monetina91, infatti mi ha fornito lui alcuni dettagli come l'aspetto e altri particolari su di loro. Così ho pensato di fare un capitolo apposta per loro. Buona lettura. Baci Akane*

3. NEL LORO MONDO



Alan rientrò dall’unica attività fisica giornaliera che si concedeva, la passeggiata col cane.
In quanto unica visto che per il resto gli faceva fare i bisogni nel micro giardino interno, si concedeva un’ora e lo portava sempre fuori città, in qualche posto dove si potesse far camminare per bene il cane.
Le giornate dove era troppo pieno di lavoro ovviamente aveva il piano di riserva che consisteva nel suo caro amico Paolo.
Paolo era lo zio di Shin, i due si amavano ed era il solo a cui affidava il suo prezioso figliolo. Fra le altre cose Paolo aveva un labrador color miele, avevano preso i due animali nello stesso periodo perciò erano cresciuti insieme e si adoravano anche loro.
Quel giorno grazie anche all’arrivo del tirocinante era riuscito ad andare via ad un orario decente, così aveva fatto fare un giro lungo a Shin.
- Cosa ti costava dirmi che andavi a fare un giro lungo? - La voce polemica di Paolo proveniente dal proprio divano fece prendere un mezzo infarto ad Alan che fece cadere il telefono, il quale fortunatamente possedeva una buona copertina che gli impedì di rompersi.
Paolo aveva le chiavi di casa sua ed entrava liberamente, appena realizzato che era dentro si sentì investire da un bisonte che lo spiaccicò contro la porta appena chiusa.
Mela, il labrador di Paolo, l’aveva salutato ed ora i due cani stavano facendo la sceneggiata fra di loro con ululati e pigolii rumorosi, mentre si saltavano addosso a vicenda.
Shin andò brevemente dallo zio seduto sul divano che si fece leccare tutta la faccia in stile lampo, poi tornò da Mela e nel giro di poco i due erano persi in un altro mondo, in una delle loro stanze preferite perché piene di giochi.
Alan non si era mai sposato e non aveva mai avuto una famiglia, perciò i cani erano sempre stati la sua vita. Shin aveva cinque anni, prima aveva avuto altri cani, sempre meticci perché riteneva inaccettabile pagare un sacco di soldi per un cane che in più di altri cani meticci aveva solo la razza.
Paolo era diverso. Paolo aveva un lavoro normale e non era benestante, perciò non poteva permettersi cani di razza, ma spendeva come un matto per avere cose di marca. Fossero animate o no.
Aveva le sue fisse, i due erano scambiati nel senso che Alan, l’avvocato ricco, avrebbe potuto essere quello spendaccione fissato con cose di marca, invece al massimo aveva speso una fortuna per farsi l’impianto ecosostenibile in tutta la casa e prendersi la macchina elettrica che comunque usava pochissimo.
Non aveva un vestito alla moda e firmato e niente di ciò che comprava lo era.
Paolo si alzò ed andò a salutare Alan con due baci sulle guance come se facesse lui gli onori di casa.
L’amico si presentava con un bel sorriso ed un aspetto piacevole e curato, un taglio di capelli corto che gli stavano bene, biondo, occhi azzurri, affascinante, fisico asciutto.
Tutto al posto giusto, tutto perfetto e si conoscevano da una vita.
Solo una cosa non era come forse avrebbe dovuto essere, ma certe cose non sono mai come devono essere.
- Pensavo di cucinare! - Disse Paolo allegramente dimenticandosi subito dell’affronto della passeggiata mancata.
- Mi chiedo perché non ti metti a fare il cuoco di mestiere... - Chiese Alan aprendosi i bottoni della camicia e i polsini, mentre si arrotolava le maniche lo vide iniziare a prepararsi verso la sua cucina come se fosse propria.
- Perché adoro cucinare per gli amici ma non per gli sconosciuti! -
Alan rise scuotendo il capo, poi tirò fuori due calici di vino e versò il rosso di una cantina molto pregiata. L’unico vizio che si concedeva era il buon vino, un bicchiere alla sera, meglio se bevuto in compagnia. Niente altro.
Tirò fuori olive e formaggio, tutte cose di qualità prese in latteria, ed iniziarono così il loro rito preferito.
L’aperitivo.
Paolo si occupò di recuperare i taralli, fatti in panificio anche quelli.
La vita era abbastanza frenetica e vuota da sola, meglio riempirla del buono che la terra offriva.
Era un po’ il loro motto.
- Allora come è andata? - Chiese Paolo iniziando a tirare fuori ingredienti e padelle per una cena che ovviamente non poteva essere semplice e veloce se la faceva lui.
Alan lo guardò mentre si muoveva a suo agio nella propria cucina, ma la cosa era così tipica che non la considerò nemmeno buffa.
I due passavano tutte le sere in compagnia in qualche modo, ma non vivevano insieme perché rischiavano di rovinare una bella amicizia iniziata in modo un po’ anomalo, forse.
Paolo aveva un carattere particolare, ma non era forse quello quanto il fatto che fosse lui a non sentirsela di vivere a stretto contatto con Alan visto che la prima volta che era uscito con lui ci aveva provato ed era stato respinto.
Poi erano rimasti amici e ora erano quasi inseparabili, ma Paolo aveva paura di perdere il controllo vivendoci insieme.
Alan l’aveva respinto una volta, non poteva sopportare una seconda anche se nel frattempo erano passati un sacco di anni e molta acqua sotto i ponti.
- È arrivato il nuovo tirocinante. Ventisei anni, molto piacevole. - Con questo Paolo lo guardò incuriosito.
- Foto? - Alan rise alla sua domanda su cui avrebbe scommesso.
- Non ne ho, cercalo su facebook! - Così Paolo lasciò stare la cena correndo a prendere il telefono per cercare uno sconosciuto definito dopo un giorno ‘piacevole’ dal suo amico. - Si chiama Eric Gastaldo. - Paolo cercò così il suo nome fino a trovare quello giusto grazie anche al suo aiuto, insieme finirono per guardare le foto che si vedevano del suo profilo e mentre scorrevano insieme un’immagine più bella dell’altra, Paolo fischiò:
- Però! Piacevole è riduttivo! Non è che ti serve un secondo tirocinante? Anche uno schiavo va bene, sono disposto pure a diventare il segretario della segretaria, sebbene con Desy sarebbe complicato ma... - Alan scoppiò a ridere.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto! -
- Come fa a non piacere? Certo abbiamo una certa differenza d’età, ma posso sopperire a tutto! -
Paolo continuò ad apprezzare fermandosi poi su una foto particolare, con un costume abbastanza aderente a pantaloncino color viola, degli occhiali alla moda di quelli non proprio scuri ma che facevano stile.
- DIN DIN DIN! - Fece improvvisamente guardando quella foto in particolare dove si vedeva un fisico davvero invidiabile di chi faceva evidentemente palestra, non aveva un pelo sul corpo e la posa era per dimostrare quanto splendida fosse ogni parte di sé.
Alan lo guardò perplesso con il suo famoso sopracciglio alzato.
- Ti è venuto duro così d’improvviso? - Paolo rise.
- Tesoro, è gay. - Disse scimmiottando una parlata femminile di proposito.
Alan scoppiò a ridere.
- Sì certo, con te sono tutti gay! - Paolo sospirò spazientito e andò avanti nelle altre foto dove pure da vestito in borghese effettivamente si notava un certo atteggiamento nella scelta degli accessori e soprattutto delle pose.
- Trasuda gayezza, Al! - Insistette marcando sulle parole e allargando il dettaglio della mano appoggiata sul fianco in un certo modo.
- È solo uno che gli piace curarsi ed avere stile. -
- Stile gay. - Alan sospirò e scosse la testa.
- E va bene, provaci allora così magari è la volta buona che trovi l’uomo della tua vita! - Paolo aveva molti partner ma quando le cose si facevano serie, si boicottava e finiva per lasciare o farsi lasciare.
Alan pensava che lo facesse perché in realtà fosse ancora innamorato di lui nonostante avessero chiarito da anni, però non poteva dirlo anche perché sembrava troppo presuntuoso persino pensarlo.
- Beh, diciamo che capiterò nel tuo studio più di una volta così, passando di lì per caso! - Alan rise e lo spinse ai fornelli intimandolo di sbrigarsi che aveva fame. Paolo si mise sotto con la cucina tessendo ancora le lodi di quello splendore e mentre lo faceva Alan iniziò a sentire del fastidio non ben identificato.
- Ma ci immagini insieme? Che dici pensi che potrebbe funzionare con uno così giovane? - Alan senza rifletterci, cosa che di solito faceva molto bene, rispose di getto.
- Se non dura con coetanei, figurati con uno così giovane! - Poi rendendosi conto dell’acidità della risposta, si affrettò a correggersi: - Ma magari è proprio quello che ti ci vuole, una ventata di aria fresca, no? - Paolo per un momento si era sorpreso della risposta poco da lui, poi però si era fatto distrarre dalla battuta ed aveva ripreso a fantasticare su Eric.
Alan tornò al proprio istintivo rifiuto di loro insieme identificandolo in un istante.
Per lavoro era abituato a tradurre le proprie sensazioni al volo, per evitare di perdersi qualche importante indizio che il suo cervello captava.
Non poteva permettersi di riflettere troppo su certe informazioni.
“Il fastidio è per Eric, non Paolo. Perché Paolo ha un partner diverso a notte e se volessi provare quella strada anche io, so bene che in lui avrei un ottimo sostegno, anzi avrei una cavia molto volontaria!”
Rise fra sé e sé a questo pensiero.
No, si disse Alan pacato. Era stata una sensazione molto specifica. Non su Paolo, su Eric.
“Comunque sia non ha importanza, io non sono così. Non significa nulla tutto questo.”
Detto questo, mise tutto via con una notevole abilità.


Alan, steso sul divano con Shin appallottolato vicino, la mano pigramente appoggiata sopra, continuava a guardare da solo il profilo di Eric. Ovviamente non essendo suo amico non vedeva tutto, poi si ricordò del profilo Istagram che a meno che non fosse privato, era visibile a tutti.
Ricordando le istruzioni di Paolo riuscì a trovarlo. Paolo era molto più tecnologico ed aggiornato di lui, usava tutti i social.
Non si fece domande sul motivo per cui cercava più materiale su quel ragazzo, forse perché gli era piaciuto istintivamente, si era trovato subito bene con lui, immediatamente aveva tolto la tipica barriera fra lui e i tirocinanti che normalmente cercava di mantenere per qualche mese. A volte non gli piacevano nemmeno mai, i tirocinanti. Non che poi ne usufruisse da molto visto che per poter averli bisognava avere un certo numero di anni di attività, però da quando ne aveva, quell’Eric aveva avuto l’impatto migliore e guarda caso pareva essere proprio gay.
Pareva.
“Solitamente Paolo non sbaglia, ha un radar che non so come fa. Io sono bravo ad inquadrare la gente per via del mio lavoro, ma non mi soffermo sui dettagli come la sessualità o cose così. Non mi interessa. Voglio dire, su alcuni è evidente, su altri no. Paolo ad esempio in un primo impatto non sembra molto gay ma se approfondisci e lo vedi ogni giorno vengono fuori degli atteggiamenti. Eric non saprei, non è che l’ho guardato per capire se è gay, mi starebbe bene in ogni caso.”
Eppure ora stava cercando altre foto per capire se lo fosse.
“E se anche lo fosse?” Si chiese poi trovando il suo profilo ed aprendolo.
Prima di rispondersi iniziò a guardare le molte foto del ragazzo che sorrideva sempre, alcune erano in posa tattica, magari per mostrare un outfit che gli piaceva o i progressi del suo splendido fisico. Probabilmente era molto vanitoso, si faceva tanti selfie.
“Beh può permetterselo. Oltre che bello è fotogenico!”
Dopo di questo si sentì stupido per quello che stava facendo, che non aveva mai fatto con altri, tuttavia rimase colpito dalla bellezza che trasudava in quel ragazzo.
Alla fine si fermò su una dove abbracciava e coccolava beato un bambino, con sotto scritto l’hashtag ‘nipote’.
Alan sorrise spontaneo. Era probabilmente la foto più bella.
Fra i vari selfie in posa, notò alcune con degli amici, in tutte c’era sempre un ragazzo al suo fianco con cui sembrava esserci più alchimia. Dalle foto di gruppo si può notare una cosa simile, specie se sono scatti spontanei, perché quella persona ha più intesa con te, ti guarda e ti fa ridere.
Alan notò che per alcuni mesi era stato ricorrente questo ragazzo al suo fianco, ma non aveva comunque trovato una minima traccia di indizio sulla sua sessualità. Non c’erano certi cartelli e nemmeno baci o mani intrecciate.
Se Eric era gay era in grado di tenerlo privato ed era una cosa che andava in suo favore.
“Ed intanto ho passato tutta la sera a guardare foto sue. Sono uno stalker, non un avvocato!”
Prendendosi in giro si alzò dal divano facendo fare l’ultima pipì al suo cane che zampettò felice nel giardino. Non era niente, si disse ancora. Assolutamente niente.


- Ma come è possibile che non abbia uno straccio di profilo! - La voce squillante ed assordante di Laura raggiunse dei decibel irragionevoli, ma Eric rispose con una risata allargando le braccia mentre si metteva comodo sullo sgabello al bancone del bar.
- Andiamo, che me ne faccio di un ‘quaranta, affascinante, vintage. Migliorabile!’ - La donna imitò la voce maschile dell’amico nel dire quelle cose e fece ridere ancora di più l’amico in questione.
- Te lo devi far bastare perché non ho altro da dire. -
- Fagli delle foto! - Esclamò lei. Eric sospirò sbattendo esasperato la fronte sul piano del bar, al di là la donna non intendeva tornare al lavoro senza ottenere una risposta positiva.
- Non farò lo stalker del mio nuovo capo. Lavoreremo per più di un anno. Se mi becca sai che figura ci faccio? - Laura fece il broncio aggrottata.
- Senti, non puoi venire mentre lavoro... - Eric rise. - Beh a modo mio lavoro! - Si riferiva al fatto che lui la prendeva sempre in giro perché faceva di tutto all’infuori della barista nonostante il bar l’avesse lei in gestione. - e dirmi che hai incontrato l’uomo della mia vita... e non darmi nemmeno una foto! Andiamo! -
Laura aveva 35 anni e gestiva il bar dove Eric faceva tappa almeno una volta al giorno, come se non bastasse vivevano insieme.
Quando non ci veniva, lei si offendeva e avere Laura offesa era meglio evitarlo.
- È molto gentile. - Continuò Eric cercando di darle qualche indizio in più. - E paziente. Con te ci vuole molta pazienza. È comprensivo e al tempo stesso pragmatico. - Laura rimase colpita nel sentirlo parlare di questo nuovo capo.
- Insomma ti ha colpito un sacco. Sicuro che sia un fidanzato per me e non per te? - Eric rise di gusto, aveva una delle risate più belle del locale, quando rideva qualcuno si girava sempre a guardarlo.
- No non penso sia gay, non sembra. -
- È un avvocato, non può sembrare niente se non quello. Però sicuramente è un sacco di altre cose! - Insistette lei notando che da come ne parlava, questo Alan Rinaldi doveva esserle piaciuto molto.
- Diciamo che per essere un avvocato capo sono stato molto fortunato, però un giorno solo cosa vuoi, è presto per dire qualunque cosa. L’impatto è stato ottimo. Cercherò di portarlo qua dopo qualche giornata impegnativa e così lo conoscerai. -
- Beh potrei passare io e chiedere una consulenza! - Esclamò Laura animandosi. Eric sbiancò raddrizzandosi:
- No no no ti prego... ci... ci penso io. Tu non fare niente. Vi farò incontrare! - Eric decise che per salvare un po’ le proprie apparenze fosse meglio evitare che i suoi due mondi entrassero troppo in collisione. Un bicchiere dopo una dura giornata di lavoro nel bar di quella pazza della sua coinquilina era un conto, farla andare a lavoro era un altro. Chissà che genere di consulenza poteva chiedergli.
Quando le aveva detto che faceva diritto di famiglia lei aveva detto che gli piaceva perché è uno che difende le famiglie alternative.
Da cosa le era venuta su?
Poteva fare solo disastri e pessime figure, meglio gestire lui le cose.
- Beh sarà meglio ci pensi davvero oppure mi vendicherò e sai come sono brava! - Eric lo sapeva, si mise a ridere per poi essere interrotto dal saluto di un ragazzo raggiuntolo in quel momento.
- Ciao. Scusa per l’attesa. - Il giovane arrivato era un bel tipo, ben vestito ma in modo abbastanza semplice, atteggiamento composto ed alla mano, sorriso gentile.
Il tipico genere che piaceva ad Eric. Quelli maschili e gentili.
Lui sapeva gestirsi molto bene in modo da mescolarsi alla massa, ovvero era gay e preferiva fare il passivo a letto, ma questo non presupponeva un atteggiamento evidente in tal senso.
A volte c’era, a volte i passivi lo mostravano anche nella vita, altre no sebbene fossero assolutamente fissi nel loro ruolo intimo.
Eric aveva imparato a controllare ogni dettaglio di sé per vivere meglio e più a lungo nel mondo, questione di sopravvivenza.
Laura fece l’espressione di chi approvava, nonostante fosse la prima volta che lo vedeva e probabilmente l’ultima.
- Non preoccuparti. - Disse Eric sfiorandogli discreto il braccio. - Vado in bagno e andiamo. - Il ritrovo era lì ma l’appuntamento altrove. Con Laura non si potevano avere appuntamenti lì.
Una volta dentro il bagno non si stupì di ritrovarsela lì e non se ne turbò nemmeno.
- Complimenti! Noto che continui con quella scia di ‘maschi-normali-gentili.’ - Era il soprannome della tipologia di uomo con cui usciva Eric.
- Grazie, so di avere buon gusto. -
- Ma come li trovi? Cioè dammi qualche lezione perché io rimorchio solo psicopatici... - Eric rise lavandosi le mani.
- Ognuno trova ciò che merita! - La prese in giro uscendo mentre sentiva le sue famose lamentele infinite e fantasiose.
Per quanto perfetti fossero quelli che trovava, non riusciva a fare sul serio con nessuno. Nessuno aveva quella cosa speciale che cercava, sebbene non sapesse bene cosa cercava di particolare. Cosa fosse quella cosa speciale, ancora non lo sapeva ma contava di capirlo nel momento in cui l’avrebbe trovato.


La serata non era andata male, anzi, ma Eric rientrando in casa si stava chiedendo se fosse il caso di rivedere quel ragazzo.
Buttò le chiavi nel portaoggetti dell’ingresso e vicino posò il cellulare dando uno sguardo all’appartamento totalmente in disordine.
Prima o poi qualcuno avrebbe dovuto pulire e sistemare e di solito non era mai Laura, ma ovviamente rimandò tutto ad un altro giorno andando a bere un po’ d’acqua in cucina. Nel lavello le stoviglie avanzate dei giorni passati, cominciava a vedersi la muffa. Per l’odore ormai c’era abituato.
Riusciva a stupirsi da solo di come il suo nido non rispecchiasse per niente come usciva di casa e come si mostrava al mondo.
Non che gli piacesse vivere nel disordine, lui le proprie cose le faceva. Lavava le proprie cose, le metteva a stendere e poi le stirava, la camera era sufficientemente pulita anche se non molto ordinata. L’armadio era perfetto, quello sì. Ci teneva a trovare le cose da indossare in stato eccellente.
Aprì l’armadietto della credenza alla ricerca di qualcosa da mangiare, nonostante l’ora tarda aveva molta fame, avevano mangiato poco e fatto tanto.
Eric ridacchiò prendendo dei bastoncini al formaggio secco provenienti dalla Lidl.
Le cose di marca e costose erano bandita da casa, nessuno dei due poteva permettersi certe cose ed anche se magari Laura poteva avere dei buoni mesi al bar, ogni tanto capitava, preferiva spendere i soldi andando a cena fuori o comprandosi scarpe e borse.
Per Eric non era essenziale, aveva fatto quello che aveva dovuto per studiare e vivere da solo, non era stato facile ma c’era riuscito. Ora che faceva il tirocinio dall’avvocato avrebbe ricevuto un rimborso spese il che significava un minimo di paga, il necessario. Comunque avrebbe lavorato per la maggior parte, si supponeva, per cui anche i vizi li avrebbe ridotti e se proprio doveva, sarebbe andato più da Laura che in giro, anche se questo significava finire col mal di testa.
Sapeva che lo aspettava un periodo difficile e che avrebbe dovuto tirare la cinghia, ma sperava un giorno di riuscire a riavere tutto ciò per cui si stava impegnando molto.
Non lo faceva per i soldi ed una vita agiata anche se ovviamente si sapeva che la vita dell’avvocato poteva portare a quello. Lo faceva perché credeva fermamente nella disciplina che aveva scelto e sapeva di essere incredibilmente portato per quel lavoro. Gli piaceva.
Anche fare sesso gli piaceva ovviamente, ma non intendeva prostituirsi solo perché era bravo a letto. Giurisprudenza era l’altra sua passione. Ognuno aveva le proprie.
Sbadigliando si diresse in camera facendo piano per non svegliare la figlia del diavolo che stava nell’altra stanza. Si infilò nella propria ed iniziò a svestirsi ripensando distrattamente all’incontro piacevole sessuale avuto quella sera, si rese conto che aveva pensato più al suo nuovo lavoro allo studio legale piuttosto che al ragazzo con cui era appena stato.
Come se da lui avesse avuto quel che gli interessava, la pratica era archiviata, si poteva andare avanti.
Proprio così.
Pensando a ‘pratica’ tornò alla sua mente la figura di Alan Rinaldi che aveva cercato di accoppiare con Laura dopo appena un giorno.
Si morse la bocca guardandosi allo specchio una volta in boxer, erano su misura ed aderenti al punto giusto.
Non pensava che fosse gay o etero, non era quello il punto. Tanto meno sperava che fosse una cosa o l’altra.
Semplicemente si conosceva, conosceva i propri gusti. Alan rientrava perfettamente nel suo tipo, poteva davvero perdere la testa per lui che rappresentava il suo uomo ideale su cui aveva sempre fantasticato.
Scherzando con Laura aveva sempre detto che per vivere con un uomo quello sarebbe dovuto essere gentile, paziente, intelligente e simpatico. Sicuramente un terno al lotto. Laura l’aveva sempre preso in giro, eppure oggi aveva capito in poche ore di trovarsi davanti ad uno gentile, paziente, intelligente e simpatico.
Che fosse gay o meno poco importava, nella vita tutti possono diventarlo anche solo per una persona, quella giusta, quella che ci sa fare. Per lui le sfide non erano un problema, anzi. Sapeva di poter conquistare chiunque volesse.
Per Eric il vero problema era proprio che lui incarnava il suo uomo ideale, per questo era meglio che si mettesse con Laura. Se si metteva con lei non avrebbe mai avuto il coraggio di fare nulla con lui, perciò non rischiava di infilarsi in una relazione duratura e solida.
La relazione della sua vita.
“Che poi magari è sposato ed io mi faccio tanti problemi dopo solo un giorno di lavoro. Sono malato, ma che ci posso fare? A Laura piace scrivere libri, a me piace leggerli. Per questo andiamo d’accordo!”