*Riky è arrivato e li aspetta una lunga notte d'attesa, una notte complicata con la persona che gli ha sconvolto in assoluto di più l'esistenza e per cui è arrivato addirittura ad ammettere a sé stesso una verità che mai avrebbe voluto. Ma forse arriva un punto nella vita di tutti dove è ora di smetterla di scappare e fingere e nascondere, un punto in cui puoi solo dire la verità a chi ha diritto di saperla. E Cristiano è quel qualcuno. Come avrete capito è un capitolo criska-centrico e forse non tutti lo sanno, ma è la mia OTP, suppongo si capirà leggendo quanto li amo. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO 12: 
LE VERITÀ NASCOSTE

criska

"Perché il mio cuore sta così male?
Perché la mia anima sta così male?
Lui aprirà le porte"

/Moby, Apollo Jane, Mindy Jones & Deitrick Haddon - Why does my heart feel so bad/

Entrambi si sentivano meglio, era vero, ma il problema era che l’emozione per la consapevolezza di ciò che provavano entrambi, ora, era diversa da quella delle altre volte che si erano visti. 
Adesso li stava quasi schiacciando, consapevoli che non avrebbero resistito per molto.
Riky aveva agito impulsivamente venendo lì, ma ora stava capendo quanto complicato sarebbe stato. Per quel che ne sapeva, Cristiano non provava altro che amicizia per lui, perciò si trattava di trattenersi e fingere, fingere ancora, come aveva sempre fatto per tutta la sua vita con Carol e con la famiglia. Fingere di essere solo amico di Cristiano e non innamorato.
Ma avrebbe potuto riuscirci, dopo essersi sentito finalmente libro e sé stesso, sanificato addirittura? 
Guardò Cristiano cercando disperatamente di capire cosa provava, cosa pensava, cosa provava. Era solo amicizia, per lui? O qualcos’altro? C’erano speranze? 
Si sentì un verme per usare la scusa di Leo in quelle condizioni per vederlo e provare eventualmente a fare qualcosa con lui, poi andò in crisi esistenziale, stringendo le gambe nella speranza che i pantaloni che indossava fossero abbastanza larghi e non mostrassero l’erezione che gli stava venendo.
Cristiano aveva ben pensato di spogliarsi per prepararsi per la notte.
Come un treno in corsa gli tornarono alla mente tutte le volte che aveva già vissuto quella stessa identica scena. 
Lui seduto ben vestito sul letto della camera d’albergo, Cristiano in piedi che si preparava per la notte. 
Peccato che lui aveva sempre dormito in boxer e basta. Anche in inverno a meno quaranta gradi e la tormenta di neve, lui in camera con il riscaldamento sempre a 25, stava in boxer. 
Era fortunato se erano in una doppia singola, perciò ognuno nel proprio letto. Ma spesso, il più delle volte in realtà, erano in una matrimoniale, quando erano negli alberghi in trasferta. 
“Merda!”
Pensò poco finemente Riky mordendosi il labbro. 
- Sono contento che sei venuto. Pensavo avresti aspettato che si sentisse meglio per fargli visita, ma meno male che invece sei arrivato subito... come hai visto stavo per esplodere. 
La sua voce lo richiamò alla realtà e lo guardò alzandosi, si tirò fuori la camicia che si era infilato in fretta e furia alle sette di quella mattina, quando aveva deciso di precipitarsi in Europa. Poi iniziò a slacciarsela cominciando coi polsini. 

Cristiano lo guardò sentendosi subito eccitato, quella scena era terribilmente calda. Riky che si spogliava quasi lo facesse per lui. L’aveva fatto mille volte, quando erano compagni di squadra al Real Madrid, ma aveva quasi dimenticato cosa si provava. e poi ora era diverso.
Ora sapeva di amarlo. 
Le altre volte sapeva di esserne attratto, aveva sempre saputo che gli sarebbe piaciuto fare un giro su di lui in una condizione ottimale che non comprendeva perdere la sua amicizia e considerando che era sempre stato graniticamente convinto della sua eterosessualità, o per lo meno del fatto che Riky si credesse tale visto che non era mai stato molto convinto che lo fosse realmente, non aveva mai provato a sedurlo.
Non ci aveva mai provato seriamente con lui, ma adesso era diverso.
Si era lasciato con Carol, era una cosa che l’aveva sconvolto la prima volta e ancor di più la seconda, quella che poi era stata quella definitiva. 
Ricordava la loro conversazione tesa ed imbarazzata, ma non si erano detti molto, come se quell’argomento fosse tabù. 
‘Ho saputo...’ gli aveva detto Cristiano per telefono. ‘Per internet non si parla d’altro. Sono tutti sconvolti. E anche io. Non immaginavo che ci fossero problemi fra voi...’ 
‘Tutti hanno problemi, in realtà. Solo che alcuni li risolvono. O meglio. Alcuni si possono risolvere.’ era stata la risposta criptica e fredda di Riky. Cris aveva pensato ce l’avesse con lui per qualche motivo o che non ne volesse parlare, così aveva solo detto: ‘Se vuoi parlarne, se hai bisogno di qualcosa, ci sono, lo sai.’
Erano rimasti molto amici, appena Riky era andato via da Madrid per fare quell’anno al Milan, prima di tornare al San Paolo, si erano sentiti ogni giorno per ore al telefono e si erano visti spesso perché Madrid e Milano non erano molto distanti.
Andando oltreoceano le cose si erano complicate, avevano iniziato a vedersi e sentirsi di meno, ma avevano continuato a farlo sentendosi più amici che qualcos’altro. Al contrario di quando erano compagni di squadra ed avevano iniziato a nutrire ognuno dei dubbi sulla propria sessualità o sui propri sentimenti. 
Avevano pensato, una volta distanti, che forse era stato un abbaglio e che alla fine erano davvero solo amici. 
Salvo poi sentirsi in subbuglio tutte le volte che si erano rivisti. 
Adesso era strano e lo era perché il divorzio di Riky non era assurdo di per sé, tutti divorziavano prima o poi ormai. Era assurdo il fatto che LUI, così credente a tutti i costi, aveva ceduto e aveva rotto un legame per lui sacro come il matrimonio in chiesa. Per questo adesso era tutto diverso. 
Come lo era stata quella vacanza a luglio nel suo yacht, quando per poco non si erano baciati ed erano stati entrambi visibilmente imbarazzati ed eccitati. 
Adesso era diverso perché Riky era single, aveva lasciato la sua storica compagna, quella che aveva giurato di amare per sempre davanti a Dio. e non aveva mai avuto il coraggio di chiedergli perché l’avesse fatto.

Riky, del resto, sperava non glielo domandasse mai. 
Senza saperlo stavano pensando alla stessa cosa. 
- Sì beh... sapendo che venivi subito ho immaginato avresti avuto bisogno di una mano a gestire tutto. 
Non andò nel dettaglio, ma tanto era ovvio a cosa si riferiva. Cristiano però lo guardò un po’ perplesso e non frenò la lingua, con lui si lasciava sempre liberamente andare. 
- Perciò sei venuto proprio per me? - Riky spalancò la bocca per smentire subito, ma si rese conto che era la pura verità e che Cris probabilmente avrebbe capito la sua bugia. Perciò semplicemente la richiuse e fece un sorrisino imbarazzato dandogli le spalle mentre si faceva cadere la camicia dalle braccia. Andò giù con un fruscio, la prese per il colletto e la ripose sulla spalliera di una sedia per impedire che si stropicciasse, poi con le dita sui jeans se li aprì. Sentendo i suoi occhi pungergli la schiena, o per meglio dire il sedere, voltò la testa a metà per assicurarsi che fosse solo un’impressione. Ovviamente non lo era.
Cristiano puntava realmente i suoi occhi maliziosi e penetranti sul suo didietro, pronto probabilmente anche a leccarsi le labbra. 
Riky fece un sorrisino dello stesso tipo mentre l’ennesimo flash delle serate a dormire insieme si faceva strada. 
Quanti sguardi così mentre uno si spogliava e l’altro lo guardava come a divorarlo?
In realtà non era mai stato niente di nuovo, era tutto già vissuto. Come poteva non aver mai capito? 
“Forse gli piaccio, ma probabilmente è solo una questione di attrazione. Insomma per lui sarebbe sesso, uno sfizio, mentre io sono proprio perso. Perciò non credo ne valga comunque la pena.” 
Se lo disse solo per impedirsi di addentrarsi in un campo ben più complesso di quanto mai affrontato.
Avere dei dubbi sulla propria sessualità era un conto, avere certezze e desideri era un’altra. 
Tuttavia quando si chinò in avanti per togliersi i jeans sapendo che Cristiano lo fissava, gli lanciò un’occhiata di sfuggita e sorrise compiaciuto nel vedere che si leccava davvero le labbra famelico. 
“Anche se onestamente non so come finirà. Devo trovare un modo per calmarci. Anche se entrambi vogliamo fare sesso insieme, rovineremmo tutto ed è un peccato.”
Così si affrettò a mettersi il pigiama completo spezzando quel momento caotico e caldo. 
Aveva flirtato con Cristiano con la consapevolezza di farlo e gli era piaciuto.
“È davvero tutto così diverso... altre volte c’era dell’imbarazzo quando uno dei due provava attrazione e faceva finta di niente, la gestiva o la ignorava. Ma adesso lo sappiamo. Sono sicuro che anche lui ne è consapevole o forse lui lo è sempre stato. Però è diverso vivere le stesse cose di sempre con la certezza che ho ora. Anche per lui è così?”
- Perché sei venuto, invece? Qua la situazione non è delle più facili, potevi aspettare che si riprendesse come faranno la maggior parte degli altri. Insomma, non sei un suo compagno di squadra, sei un suo rivale. Il suo miglior rivale, ma comunque un rivale. 
Si trovava meglio a chiacchierare e visto che di cose di cui parlare non mancavano, decise di prendere in mano la situazione prima di buttarglisi addosso. 
Si infilò sotto le coperte mentre realizzava che non aveva realmente sonno per via del fuso orario. Era salito sull’aereo che era mattina presto ed era atterrato dopo un decina di ore che era piena notte. 
Cristiano sempre in boxer e fedele alle sue abitudini, si infilò sotto le lenzuola dall’altro lato del letto matrimoniale e chiuse la luce grande per accendere quella più piccola sul comodino. 
Si voltò verso di lui posizionandosi sul fianco, la testa appoggiata alla mano, il braccio piegato, il gomito sul cuscino. 
Riky per fortuna non vedeva il resto del suo corpo, così forse poteva anche riuscire a fare un discorso razionale. 
Cristiano parve pensare un po’ alla sua risposta, ma sembrava stare meglio rispetto a prima e soprattutto sembrava più sveglio che mai. Non sarebbe stata la prima volta che avrebbero passato la notte svegli a parlare. 
- Non te lo so dire. Ho agito d’istinto. In qualche modo sapevo che dovevo venire subito. So che è da folli, me l’ha detto anche Rafael... - chiamarlo col soprannome di gioco, Rafinha, lo faceva sentire stupido, ma anche chiamarlo col diminutivo come i suoi amici non era il massimo. - Tutti scappano a gambe levate dalla prima linea mentre io ci vado incontro di mia spontanea volontà. Andrò a farmi massacrare, ma credo che devo farlo. - Riky continuava a non capire e scosse il capo.
- Non sei masochista, tu ami dimostrare che sei forte ed il migliore, ma non sei masochista. Non gli dovevi niente, sei solo un rivale, non un suo compagno od un suo amico. Capisco la presenza di Sergio Aguero... ho sentito che c’è... - Cristiano annuì.
- Abbiamo passato insieme un’oretta. Speravo che mi desse qualche notizia ma non ne aveva. Leo sta dormendo da quando è uscito dalla sala operatoria. Adesso è andato a dare il cambio ad Antonella. - spiegò. 
- Quindi non camminerà più? - glielo avevano scritto sia lui che Neymar così appena aveva potuto riaccendere il telefono era stata la prima notizia che aveva letto. Ci aveva messo un po’ ad ingranare, ma il non avere mai avuto un vero e proprio rapporto con Leo l’aveva fatto rimanere dispiaciuto e senza parole, shoccato magari, ma non ne era stato realmente toccato come se al posto suo ci fosse stato Cris. Pensandoci rabbrividì. Probabilmente una cosa simile non avrebbe mai saputo come affrontarla. 
- Questo hanno detto i dottori alla fine. Hanno voluto lasciare che si svegliasse da solo ed è normale ci metta un po’ perché il trauma subito era forte e l’operazione è stata molto complicata. Ma sembra che davvero non camminerà. 
Riky ascoltò attentamente, ringraziando in cuor suo che non fosse stato Cristiano a subire quel terribile destino. 
Strusciò leggermente verso di lui senza nemmeno accorgersene, avvicinandosi al suo corpo steso a qualche centimetro dal suo. 
- Perché sei voluto venire subito, Cris? Potresti aspettare un sacco il suo risveglio. E se si sveglia domani che fai? Vai davvero a trovarlo? Sai che potrebbe nemmeno volerti vedere? E poi hai la minima idea di quanto atroce sarà incontrarlo ora che è paralizzato? Io non riesco nemmeno ad immaginare cosa significherà per lui... 
Riky non capiva sebbene conoscesse molto bene Cristiano ed era turbato da questo suo metodo kamikaze. 
Cristiano fece la stessa cosa che aveva appena fatto lui e si avvicinò sotto le coperte. Appoggiò la testa sul cuscino spostando la spalla ed il braccio sotto di sé fino a toccargli il mento con le dita. Ora percepiva completamente la sua presenza sotto le lenzuola. 
Non lo stava sfiorando, ma lo percepiva. Sapeva che gli sarebbe bastato muoversi di un soffio per toccarlo. Emanava un calore spropositato. L’eccitazione riprese a salire, strinse le gambe istintivo, ma non spostò gli occhi dai suoi, ora così vicini. 
- Io sì, Riky. Io lo immagino, invece. Per questo sono voluto venire. Non lo posso capire perché solo se lo vivi lo capisci, ma riesco ad immaginarlo. Cosa significa perdere tutto quello per cui hai combattuto, tutto ciò che hai voluto con tutto te stesso, quello per cui hai dato ogni cosa, ciò che ti ha salvato la vita. Perdere tutto quello quando sei il più bravo del pianeta ti fa impazzire, è inaccettabile, è il dolore peggiore che potresti provare. 
Riky si oscurò, in un primo momento era rimasto impressionato, colpito da quello che diceva, poi si trovò in disaccordo. 
- Non è peggio perdere chi ami?  

A quella domanda Cristiano per un momento fu investito da un treno che gli trasmetteva una realtà alternativa dove Riky moriva dopo un incidente, e pensò a Sergio e ai suoi vuoti, all’impressione che gli aveva dato di aver perso la sua anima. 
Riemerse da quel colpo con le lacrime agli occhi.
- Quello non lo voglio immaginare. - disse come ad ammettere che era la cosa peggiore in assoluto. La voce gli si spezzò e si sentì spezzato lui stesso per quel breve istante in cui aveva visto Riky morirgli fra le braccia, così senza motivo. 
Andò nel panico, non riuscendo più a tornare padrone di sé e a parlare, così Riky capendo che aveva esagerato, annullò la brevissima distanza rimasta e lo abbracciò di nuovo da sotto le coperte. 
Cristiano si ritrovò il viso contro il suo collo, il corpo accoccolato che lo avvolgeva dolcemente, le sue braccia intorno ai fianchi, uno infilato sotto che se lo tirava sopra di sé. Si adagiò sulla schiena portandoselo sopra, Cristiano gli si abbandonò riprendendo a respirare normale. Riuscì a non piangere ancora. 
Rimasero così mentre le gambe si intrecciavano come avessero vita propria. L’unica cosa a salvarli era la stoffa del pigiama di Riky. Stoffa sotto cui andarono le mani di Cristiano, alla ricerca della sua pelle calda. Subito lo sentì rabbrividire al suo tocco, ma si limitò a giocare sul suo fianco, sulla sua vita. Saliva e scendeva arrivando a scostare l’elastico del pigiama, giocando fino al limite del suo inguine, poi risaliva. 
Non avrebbe resistito, e nemmeno voleva.
Dopotutto era stufo di trattenersi. La vita era così fragile che potevi pentirti in un attimo di non aver ceduto a qualcosa che volevi con tutto te stesso.
Non voleva semplicemente fare sesso con Riky, lui l’amava sul serio. 
Forse non era ricambiato, ma dannazione, si era separato da Carol. Perché diavolo separarsi da lei se non per dei sentimenti che non avrebbe dovuto provare per qualcuno? E visto che non si era ancora messo con nessun altra, non poteva esserci altro che quella spiegazione. Voleva vederla così, voleva sperare.
Cristiano, non facendocela più, sollevò la testa dal suo collo e lo guardò così da vicino che potevano respirarsi a vicenda. Potevano baciarsi. 
- Riky, perché ti sei lasciato con Carol?  

Fu come essere colpito con un pugno in pieno stomaco. Totalmente impreparato Riky lo guardò come se fosse impazzito, sperando di aver capito male. 
Non glielo aveva mai chiesto, che senso aveva farlo ora dopo due mesi dall’accaduto?
Oltretutto sapeva di non poter mentire od omettere. 
Il ragazzo andò totalmente nel panico senza avere la minima idea di che cosa dire a quel punto. 
Sapendo solo che non gli avrebbe mentito.