*Ancora un po' di spensieratezza per i quattro coinquillini improvvisati che si godono le cose belle che sono capitate nonostante la situazione. Una situazione che subito torna a gravargli sull'umore all'improvviso, dopo un messaggio crudo di Sergio. Allora è tempo di parlare seriamente di Leo e di cosa fare per aiutarlo. Cristiano dà il suo punto di vista da giocatore forte quanto Leo, ma è Riky quello che, in un certo modo, può capirlo meglio visto quel che ha passato. In altre parole si preparano per Leo. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO 15: 
ESSERE CALCIATORE 

neyfinha criska

"Oh angelo mandato dal cielo
sai come illuminare il mio mondo
quando ero giù, quando ero ferito
sei arrivata per confortarmi "

/Coldplay - Hymn for the weekend/

I quattro inquilini improvvisati si ritrovarono in cucina quasi in concomitanza. 
Riky dal bel risveglio sorrideva anche più del solito per aver finalmente trovato il coraggio con Cristiano di fare ciò che voleva da molto, arrivato un po’ prima degli altri già vestito e sistemato, iniziò a preparare la colazione per tutti cominciando dal caffè. 
Rafa lo raggiunse poco dopo buttandosi sulla sedia del tavolo della cucina, senza darsi pena di alzare mezzo dito. 
Riky lo guardò distrattamente per vedere chi fosse, poi tornò a guardarlo meglio notando qualcosa di diverso.
Rafa era coi pantaloni della tuta del giorno precedente, sopra indossava una canottiera piuttosto aderente e basta. Ma aveva un’aria così soddisfatta e beata che perfino Riky capì che la notte doveva essere andata molto bene. 
Fece un risolino malizioso ma se lo tenne per sé, limitandosi a salutarlo con un bel ‘buongiorno’. 
Poco dopo arrivò Neymar col suo pigiama dai motivi infantili che sembrava rubato al figlio, camminava più storto del solito e già di solito le sue gambe erano belle storte. 
Riky guardò due volte anche lui e non disse nulla, trattenne una risata a stento che nascose sotto il braccio, fingendo di tossire, ma non commentò ciò che era veramente molto evidente. Del resto non era carino evidenziare le attività notturne dei loro inquilini. 
- Buongiorno... - salutò Riky, Neymar fece un sorriso timido per la prima volta da che lo conosceva e ricambiò con un cenno, iniziando a tirare fuori il necessario per la colazione di tutti e quattro in quella che in effetti era la sua cucina. 
Rafa seduto fissava Neymar sempre più soddisfatto, mentre Neymar non osava guardarlo nemmeno per sbaglio. 
In quello arrivò Cristiano che decise di palesarsi dopo gli altri, avvolto solo da un asciugamano alla vita, dopo la doccia che si era fatto prima di scendere. Era ancora bagnaticcio, il suo corpo perfetto e muscoloso era umido, alcune goccioline scivolavano sulla sua pelle. 
Riky non lo guardò sapendo che era lui la quarta presenza, continuò a fare la colazione cercando di non ridere. 
Cristiano guardò Neymar che camminava storto e non fissava Rafa, palesemente imbarazzato, e poi guardò Rafa spaparanzato sulla sedia, beato più che mai, che invece lo fissava impunemente. 
E ovviamente non ebbe la delicatezza di tenere per sé l’ovvio, infatti commentò spontaneo e diretto: 
- Avete trombato, eh? - non una vera domanda visto che era ovvio. 
A quella sparata, Neymar spanse il latte che stava mettendo nella casseruola per scaldarlo sul fornello, Rafa scoppiò a ridere e Riky ammonì Cristiano sgridandolo, ancora senza guardarlo. 
- Dai Cris, ti sembrava il caso di sottolinearlo? 
Cristiano che proprio non capiva che problema ci fosse, lo guardò meravigliato. 
- Perché? È la verità! 
Neymar imprecando continuò a fare come se nessuno avesse detto niente, nel tentativo di pulire il latte però fece peggio perché rovesciò anche il resto rimasto e il pentolino cadde giù dando il via ad una serie di imprecazioni. Rafa rise più forte, da bravo stronzo, e Riky lo aiutò a raccogliere. 
- Dai. Non piangere sul latte versato! Ormai è fatta! - continuò crudele Cristiano, sogghignando divertito dalla scena. A quel punto Riky sollevò lo sguardo per fissarlo male e solo allora notò che il fenomeno era praticamente nudo, bagnato e con un misero asciugamano alla vita. 
E si tirò su di scatto con le mani ai fianchi e l’aria sconvolta e severa insieme: 
- CRISTIANO! - tuonò facendo fare un salto a tutti, in particolare a Cristiano stesso. 
- Eddai, era uno scherzo innocente, lui ride... - fece in propria difesa pensando lo sgridasse per la battuta ed indicando Rafa. Ma Riky non si riferiva a quello ed indicando le camere al piano di sopra, disse: 
- Ti sembra il modo di presentarti davanti alla gente? Fila a vestirti! - in quel momento sembrava suo padre piuttosto che un amico barra pseudo ragazzo. 
Cristiano si guardò senza capire. 
- Che c’è? Faccio sempre così dopo la doccia, lascio che l’acqua si asciughi da sola e poi mi vesto... e poi ho tempo, mica sono di fretta... - iniziò a lamentarsi. Ma Riky non ci stava e pestando un piede per terra gli si avvicinò minaccioso di un passo. Per quanto lui potesse esser minaccioso. 
- Cristiano, vai a cambiarti subito! - alla fine Cristiano capì il concetto, ma non si tenne per sé la scoperta perché aveva quella piccola tendenza ad essere diretto e non filtrare i pensieri. 
- Ma sei geloso. Oh ma che dolce! 
Così dicendo, mentre Riky cercava di difendersi arrossendo con un inutile: - Non è vero, non sono geloso - Cris gli scoccò un sonoro bacio sulla bocca e andò a cambiarsi canticchiando allegramente. 
Rimasti loro tre, Rafa scoppiò a ridere mentre Neymar era indeciso se sprofondare oppure ridere anche lui, la scena gli era piaciuta molto in effetti, ma era ancora imbarazzato, cosa che non gli era mai capitata, ma non aveva nemmeno mai fatto sesso con uno dei suoi migliori amici finendo poi scoperto da altri. 
- Anche qualcun altro ha fatto sesso, mi pare! - sparò Rafa che non poteva farsi sfuggire un’occasione simile. Riky impallidì e fissò Rafa sperando di riuscire a dire qualcosa, ma non gli venne niente di meglio della pura verità, imbarazzato più di Neymar. 
- No, ci siamo solo baciati. 
Sciogliendosi come un ghiacciolo al sole, Rafa commentò: 
- Oh, che teneri... 
Neymar però a quel punto si riesumò dai suoi drammi, tornò in sé e alzandosi andò a difendere l’onore del suo fratellone dando un sonoro scappellotto a Rafa. 
- Porta rispetto per Riky, puoi al massimo pulirgli le scarpe, zoticone! 
Rafa gli rispose con un calcio, alla loro maniera di interagire, e commentò indispettito:
- Oh finalmente sei tornato te stesso! Io porto rispetto a Riky, ma l’ho trovato davvero tenero! 
Riky voleva realmente dire qualcosa per uscire da quella situazione terribile, ma non trovò nulla e così preferì rimanere in silenzio a continuare la preparazione della colazione. Perché sapeva che se fosse scappato di sopra, sarebbe stato peggio con Cristiano nudo. 
Così non fece e non disse nulla, si limitò ad ascoltare i loro starnazzamenti infantili e a fare tutto il resto da solo. 

Quando arrivò il messaggio di Sergio, i quattro erano riuniti a tavola a fare colazione ed erano tutti su di giri, anche Neymar che ormai era tornato in sé sembrava per niente preoccupato né tanto meno imbarazzato. Parlavano ridendo e scherzando come se fosse un weekend fra amici, completamente dimentichi del dramma che li aveva abbattuti il giorno precedente riunendoli lì.
Per un momento erano riusciti a dimenticarlo, per un momento le cose positive e buone e belle avevano preso il sopravvento su quelle brutte. 
Un momento che venne brutalmente messo a tacere dal messaggio di Sergio, arrivato sul telefono di Cristiano. 
Cris lo prese e vedendo che era suo richiamò l’attenzione degli altri nominando Sergio. 
- Notizie da Leo? - fece Neymar che tornava repentinamente al giorno prima, mentre contemporaneamente si aggrappava alle due cose belle che l’avevano tirato su per non sprofondare di nuovo. 
Corse a stringere la mano di Rafa sotto il tavolo come se fosse un bisogno impellente incontrollato, nemmeno se ne rese conto. Poi guardò Riky il quale si faceva serio immediatamente. Cristiano aprì il messaggio. 
- Si è svegliato e sta bene, gli hanno diminuito l’ossigeno, oggi lo sposteranno in semintensiva e sarà un po’ più facile vederlo. - aveva letto il primo messaggio destando sollievo negli altri che si sentirono meglio nel saperlo. In quello gli arrivò il secondo. Lesse senza rendersi realmente conto di cosa c’era scritto prima di dirlo ad alta voce: - Emotivamente è a pezzi, non l’ho mai visto così. Ho paura. 
Laconico. Terribile. Reale. 
La caduta sulla Terra, o su un piano ulteriormente inferiore, fu brusca e terribile. Per un momento avevano sperato di poterne uscire in qualche modo, ma la verità era tornata ad aprir loro gli occhi. Non se ne usciva facilmente dall’anticamera dell’inferno. 
Neymar stava per sfilare la mano e scappare preda degli impulsi del giorno prima, un’ondata l’aveva colpito bruciandogli gli occhi, ma Rafa lo precedette istintivo stringendogli di rimando la mano così tanto da fargli male, obbligandolo a rimanere lì. Nessuno sapeva più cosa dire, improvvisamente.
Fu come se qualcuno avesse spento il sole e cancellato ogni emozione e sentimento positivo provato fino a quel momento, fu come se ogni anima fosse incapace di provare cose belle. 
Tutti si sentivano sopraffatti da sentimenti ed emozioni difficili da gestire. 
Era vivo, da un punto di vista medico stava bene tutto considerato, se si escludevano le gambe. Ma ora iniziava la parte peggiore, il vero calvario. 
- Dobbiamo pregare tanto per lui. - fece Riky con la sua fede incrollabile. - Dobbiamo pregare che Leo trovi la forza di uscire da questo tunnel e che Sergio possa essere quella forza. 
Cristiano leggendo quelle laconiche parole, ‘ho paura’, rabbrividì e non riuscì ad essere un mediatore bravo come Riky. 
- Non so se ce l’ha quella forza. E penso che la moglie dovrà proteggere il più possibile i figli affinché non restino inghiottiti da quel buco nero che sarà Leo. Non so come ce la faranno.
Perché di nuovo lui immaginava troppo bene come poteva sentirsi e rivedeva quel Sergio perso, così diverso da quello a cui il mondo era stato abituato. Così fragile, in realtà. 
- Ma non sono soli. Ce la faranno se tutti i loro amici e anche chi non gli è mai stato realmente amico, li aiuteranno e li sosterranno. È adesso che entrano in gioco gli altri. - disse Riky includendo in quel ‘altri’ tutte le persone del pianeta e non solo il giro ristretto o loro quattro. 
- Noi. - sottolineò invece Neymar, tremando, ma facendosi forza. 
Rafa lo guardò sorpreso che finalmente dicesse qualcosa in quel frangente e che non scappasse terrorizzato. Il compagno lo ricambiò e fece un sorriso rassegnato, quasi di scuse per non essere all’altezza. 
- È questo il nostro ruolo. Saremo il sostegno di Leo. Che siamo i suoi veri amici o amici solo a metà o magari conoscenti, è ora di dargli la nostra forza. 
Ma lui si sentiva realmente suo amico, Leo l’aveva preso sotto la sua ala aiutandolo a crescere come persona e calciatore, con lui e grazie a lui avevano dato vita ad uno dei terzetti del calcio più forti della storia e se non aveva buttato via il suo talento, sapeva che lo doveva solo a lui perché al Barcellona gli aveva impedito di perdersi. 
Rafa lo guardò soddisfatto ed orgoglioso, allo stesso modo fece Riky. 
Era maturato in una sola volta. Da bambino infantile era diventato un uomo, aveva fatto ciò che era stato necessario per affrontare il momento che stava arrivando. 
- Tutti dovranno essere la sua forza. E con tutti non intendo solo compagni di squadra, rivali, amici, conoscenti, colleghi di sport o amici intimi e familiari. Intendo proprio tutti, anche la persona più sconosciuta. Avrà bisogno della forza di tutti. La sua vita è appena cambiata e non sarà facile accettarlo. 
Cristiano fissando il telefono e le parole di Sergio, scosse la testa sospirando scontento. 
- No, non sarà per niente facile. Questa a cui deve rinunciare era la vita che si è costruito con unghie e con denti, credendoci, volendolo e dando tutto sé stesso. Quelli come noi nascono con un unico obiettivo e dal momento che iniziamo a camminare e parlare ogni sforzo, ogni azione, ogni pensiero è in funzione di quello scopo. Essere il calciatore più grande della storia, avere una vita perfetta, realizzare tutti i sogni. Adesso non sarà più un calciatore, non avrà più una vita perfetta, non realizzerà i suoi sogni, non tutti. 
- Nessuno sarà calciatore per sempre, non sarà questo il peggio che dovrà affrontare quanto il fatto stesso che non camminerà mai più. - intervenne Rafa seccato dal suo sottolineare di continuo che erano i calciatori più bravi e che quello fosse la cosa più importante per loro. E forse era così, ma non lo condivideva, non lo capiva, non poteva essere realmente quella la cosa più importante. Ma dopotutto lui non era come loro. Non era uno dei più forti del pianeta. No, si disse Rafa, non poteva capire. Non avrebbe mai capito. E forse, alla fin fine, la presenza di Cristiano lì aveva davvero un gran senso. 
- Non è così. Finché noi siamo calciatori, noi siamo SOLO calciatori. Capisci? Volevamo solo questo e l’abbiamo ottenuto e siamo i più forti. Abbiamo tutto quello che volevamo ed anche di più. Noi ora come ora siamo esclusivamente calciatori. Non lo potete capire se non siete noi. 
Riky un po’ ci riusciva perché aveva assaggiato la sensazione di essere il calciatore più bravo nel suo periodo glorioso. Tutti l’avevano considerato il più forte in quel momento e lui ci si era sentito. Poi il suo fisico fragile gli aveva tolto quell’essenza di ‘più bravo’ e poteva anche ammettere che in realtà dopotutto gli aveva tolto anche l’essenza stessa di essere un calciatore. Lui ci era passato, anche se non per via di una cosa drastica come la paraplegia. 
- Sarà dura, ma ce la farà. Come ce l’hanno fatta tutti gli altri prima di lui. Non è l’unico che deve superare esattamente questo. È vero che in questo momento lui è esclusivamente un calciatore e solo un calciatore del suo calibro lo può capire realmente. Però è anche vero che altri prima di lui l’hanno vissuto e superato. Ce la può fare. Ma come ho detto prima, non da solo. E non basterà Sergio o Antonella. No. 
Riky era serio, sicuro e granitico in quello che diceva. Non era dolce o tenero come sempre, non c’era l’ombra della gentilezza. Era convinto. Era quasi sacro in un certo senso. 
Cristiano lo guardò realizzando che ci era passato, a modo suo, in modo meno traumatico, ma anche lui l’aveva vissuto. Si ricordò di quel periodo, di quel suo dramma, perché l’aveva vissuto direttamente con lui. La sua resa a ciò che era, ciò che voleva, ciò per cui aveva sempre dato tutto sé stesso. Aveva vissuto il suo buco nero, la sua depressione. Ricordava perfettamente com’era. L’aveva tirato su per i capelli, per un pelo. Quel Riky non l’aveva vissuto nessuno, solo lui e la sua famiglia. Solo loro sapevano quanto male era stato ed alla fine aveva dovuto accettarlo e scendere a compromessi, ma era stato doloroso. Maledettamente doloroso. Eppure ne era uscito.
Gli strinse la mano facendogli capire che lo capiva e a quel contatto Riky tornò sé stesso, sorridendogli dolcemente. Anche gli altri due respirarono vedendolo di nuovo così. 
- Non lo lasceremo solo. - disse Rafa sintetico deciso a non mollare. Né Leo né Neymar. 

Forse perché lui al suo posto non ne avrebbe parlato davanti a chiunque, per questo glielo chiese una volta soli, quando Rafa e Neymar furono andati in camera per cambiarsi e lavarsi.
- Come ne sei uscito, Riky? 
Riky capì subito di cosa parlava, lo guardò mentre sistemava la cucina e lui lo aiutava senza volerlo veramente fare, solo per fare qualcosa con lui. - Dalla depressione portata dallo stroncamento della tua carriera. Quando hai capito che non saresti più tornato quello che eri, che il posto ottenuto con tanta fatica e dedizione era perduto per sempre. Mi ricordo che volevi lasciare il calcio subito, era il 2010-2011, vero? Volevi andartene, lasciare tutto e tutti. Passavi i giorni chiuso in casa a letto senza alzarti, senza lavarti, senza mangiare e non volevi vedere nessuno. Come hai fatto alla fine ad uscirne e accettarlo? 
Lui c’era stato, l’aveva vissuto, aveva lottato in prima linea, come sempre, per aiutarlo. Riky lo guardò incredulo di questa domanda, che non lo sapesse da solo. 
- Con l’amore, Cris. L’amore delle persone per cui io ero così importante da rimanere nonostante tutto. Quelli che venivano ogni giorno a casa mia e che non si arrendevano anche se non gli parlavo e puzzavo ed ero osceno. Che mi trascinavano sotto la doccia e mi obbligavano ad uscire di casa e mi riempivano di stupide chiacchiere inutili. E che poi mi hanno gridato contro piangendo di rimettermi in piedi, che senza di me non ce l’avrebbero fatta. 
Sorrise imbarazzato, sforzandosi di mantenere lo sguardo su di lui mentre lavava le tazze della colazione. 

Cris capì che parlava in particolare di lui, perché ricordava che in quel periodo Riky era stato così distruttivo che perfino Carol se ne era andata insieme a Luca, con la scusa che voleva finire la gravidanza di Isabella in Brasile dalla sua famiglia. Solo lui era venuto ogni giorno cercando di scuoterlo in ogni modo possibile, era stato comprensivo, allegro, brutale e disperato. Le aveva provate tutte ed alla fine dopo uno scoppio dove aveva pianto e gridato e l’aveva implorato di non mollare perché senza di lui non ce la poteva fare, dichiarando il suo amore senza farlo in modo esplicito, Riky poi era tornato ad allenarsi, ci aveva creduto, aveva ripreso a provarci, pur consapevole che non sarebbe più stato come prima. Che il glorioso Riky, il calciatore che era stato, non sarebbe mai più tornato. 
- L’amore, Cris, mi ha tirato fuori. Mi ha dato un’altra ragione di vita. Ho smesso di essere calciatore, pur giocando come potevo, come sto facendo anche ora nonostante poi fossi l’ombra di ciò che ero. Sono diventato un uomo. 
Non disse ‘il tuo amore mi ha salvato’, ma era esattamente quello che pensò e Cris lo sentì comunque. Sorrise un po’ a disagio, ma gli baciò le labbra riprendendo a sistemare la cucina. 
- Sei pentito di qualcosa? Di aver mollato, di non aver provato ancora o provato qualcosa di diverso prima che fosse tardi... 
Riky sapeva a cosa si riferiva. Per giocarsi quello che per lui sarebbe potuto essere l’ultimo mondiale, quello del 2010, aveva aggravato di gran lunga la situazione del suo ginocchio peggiorandolo fino a doverlo operare. Dopo di quel lunghissimo stop non era più stato quello di prima, non era più tornato, quello aveva dato vita ad una reazione a catena. 
- Magari tornando indietro non giocherei il mondiale in Sudafrica con le infiltrazioni al ginocchio. - ammise con un sorrisino colpevole. - Chi lo sa se però non ero destinato a questo? La mia carriera doveva finire presto, la mia grandezza. Forse mi sarei perso, avrei perso il mio cuore. Non lo so. Credo che però le cose vadano nel modo in cui devono andare. Giuste o sbagliate, belle e brutte. 
Sapeva di dirselo per inghiottire quei bocconi amari tutte le volte che ci pensava, ma lo credeva veramente. Cristiano sorrise poco convinto. 
- Non dire questo a Leo quando lo vedrai. 
Riky capì cosa intendeva, non sarebbe stato facile sentire una cosa del genere nel caso di un paraplegico. 
Gli sorrise e finito di lavare i piatti, gli mise le braccia intorno al collo appoggiandosi a lui. 
- Mi hai salvato l’anima, Cris. 
Questo glielo voleva dire. Cristiano arrossì, non abituato ai complimenti che contavano e lo baciò per non fargli dire altre cose imbarazzanti. 
Adesso serviva l’amore, la comprensione e la pazienza, si dissero entrambi capendo che in quella storia macabra ognuno avrebbe avuto un ruolo preciso ed importante.