*Scusate la lunga assenza, sapete che la fic è conclusa, ma devo correggerla e avere tempo per pubblicare, ma torno sempre. Abbiamo lasciato Sergio in crisi, in giro per Barcellona, dopo il duro colpo ricevuto dalle pessime condizioni emotive di Leo. Così Cris e soci sono in missione di recupero. È un capitolo che è un misto fra l'ilare e il delicato. Avevo questa visione della situazione, come che la mente si protegge dalla sofferenza concentrandosi sulle cose stupide, ma non è mancanza di sensibilità, solo uno dei molti meccanismi di difesa. Per Sergio è diverso, lui non ha una difesa. La canzone che ho scelto, mi sembrava adatta allo stato d'animo di Sergio. Buona lettura. Baci Akane https://www.facebook.com/akanethefirst *

CAPITOLO 17: 
MISSIONE DI RECUPERO

sergio

“Così lontano da chi ero
Da chi amo
Da chi voglio essere
Così lontano dai nostri sogni
Da cosa l’amore significa
Da te qui accanto a me
Così lontano dal vedere la speranza
Sto qua da solo
Sto chiedendo troppo?
Così lontano dall’essere libero
Dal passato che mi dà la caccia
Un futuro che non posso toccare
E se tu prendi la mia mano
Ti prego, tirami via dall’oscurità
E mostrami di nuovo la pace
Correremo fianco a fianco
Nessun segreto da nascondere
Riparato dal dolore”
/Olafur Arnalds ft Arnor Dan - So far/

Di sicuro non avrebbero voluto uscire di casa rischiando di farsi riconoscere in giro per Barcellona, sembrando in vacanza piuttosto che coi rispettivi club a fare il loro effettivo lavoro.
Sebbene Rafa e Neymar fossero in pausa ancora per tutto quel giorno e Ricardo avesse finito con gli impegni del club poiché la sua squadra non era arrivata ai play off, Cristiano, che col Real Madrid era nel pieno del campionato, aveva ottenuto un permesso speciale. Speciale in quanto non l’avrebbero concesso a nessuno se non a lui viste le molte partite fra Liga e Champions League. 
Non che comunque qualcuno di loro sarebbe andato in giro senza camuffarsi un po’, visto che nessuno aveva voglia di farsi riconoscere a prescindere dalla situazione. 
- C’è il rischio che ci riconoscano anche così! - brontolò Rafa sistemandosi il cappellino con la visiera sulla fronte. 
- In effetti in inverno è più facile, hai cuffia, occhiali e sciarpa, puoi anche tirarti su il cappuccio. Ma quando fa caldo è più difficile, non è che puoi metterti una sciarpa... - replicò Neymar con un cappellino da pescatore sgargiante e degli occhiali ancora più appariscenti. 
- Tu sta zitto che sei inguardabile! - Rafa non poteva proprio guardarlo in quelle condizioni. Avevano uno stile decisamente diverso e Cris concordava con lui. 
- Beh, ma non potevamo conciarci tutti uguali, no? 
- Oh, tanto tu ti conci così in ogni caso! 
- Comunque sarebbe bastato che qualcuno rimanesse a casa... noi due, per esempio! - Riky ci aveva provato, ma Cris aveva dissentito: 
- Ehi! Nessuno può mettere baby in un angolo! - citando Dirty Dancing che ovviamente conosceva a memoria. 
- Sì, ma io potevo stare a casa... - tentò ancora il brasiliano ammonito con un’occhiataccia dal suo recente fidanzato. 
- Dove vado io vieni tu! - ma questo non lo capiva bene, suo malgrado non lo contraddisse. 

Per un momento lo dimenticarono, mentre camminando per Barcellona verso la piazza indicata da Sergio nel messaggio, ammiravano la bellezza della città. 
Dimenticarono di essere lì per una questione seria e tragica. 
Per un momento si sentirono bene, spensierati nel passeggiare per le vie affollate del centro e si divertirono nello scappare tutte le volte che qualcuno li guardava con troppa insistenza. Fu addirittura epico quando un coraggioso tifoso riuscì ad avvicinarsi per chiedere a Cristiano se lui fosse veramente Ronaldo. 
A quello lui, con gran faccia tosta, rispose: 
- Magari lo fossi! Girerei in Lamborghini se lo fossi! Altro che muovermi a piedi! 
Sapendo dai media che Cristiano era approdato a Barcellona il giorno prima per fare i suoi omaggi a Lionel e che non era stato segnalato in partenza, i tifosi più accaniti erano andati in giro per il centro nella speranza di incontrarlo e qualcuno in effetti aveva avuto quella fortuna, ma era stato abile a sviarli. 
Andando via dal poveretto truffato, scoppiarono tutti e tre a ridere mentre lui si aggiustava trionfante il suo cappellino. 
- Hai vinto quando hai usato un accento totalmente spagnolo! Come hai fatto a nascondere il portoghese? - chiese ammirato Neymar che se fosse capitato a lui sarebbe stato beccato in pieno. 
- Sono un attore nato, quando smetterò col calcio inizierò con la recitazione! - replicò deciso e assolutamente convinto Cristiano. 
- Beh, però è vero che sei stato eccezionale! - si congratulò Riky il quale dopo 4 anni con lui a Madrid conosceva meglio di chiunque altro le sue doti. Tutte quante. 
- Quando ero piccolo mi piaceva fare le imitazioni e travestirmi per far ridere la mia famiglia! - rivelò sentendosi in vena di confidenze che potevano minare la sua immagine di uomo tutto d’un pezzo, costruitasi nell’arco del tempo. 
- Eri un pagliaccio! - riassunse impune Rafa che non aveva mai paura di niente. Lo sguardo tagliente di Cristiano non lo turbò minimamente e Riky intervenne prima che potesse scoppiare un putiferio. Conoscendo il suo pollo poteva succedere. Lo prese a braccetto con nonchalance e parlò con aria ammirata:
- È una dote preziosa anche saper mettere spensieratezza in situazioni tese. - lo disse con cognizione di causa, gli altri due infatti non capirono perché, ma solo lui sapeva della situazione difficile che Cristiano aveva vissuto da piccolo, quando in uno stato di povertà ed in una famiglia numerosa e con padre alcolista c’erano quasi solo motivi per essere tristi o arrabbiati. 
Cristiano gli sorrise grato che lui lo capisse, come sempre del resto, e non approfondì altro cambiando discorso prima di dover spiegare a quei due impiccioni la sua frase. 
Era meglio che tutti continuassero a crederlo uno sbruffone pieno di sé come gli altri, era la sua corazza migliore. Spiegare le sue debolezze non gli piaceva mai, l’aveva fatto solo con Riky. 
- Guardate, la piazza è questa... vediamo se troviamo Sergio... diceva che era seduto sotto la fontana, ma se è stato riconosciuto potrebbe essersene andato. - Cristiano indicò la fontana che gli aveva detto Sergio, al centro della piazza affollata e per un momento si persero ad ammirare la bellezza di quel posto. 
- Beh, se si è camuffato bene... - Riky iniziò a cercare uno fuori dal coro. Dal momento che erano a fine ottobre a Barcellona, la maggior parte delle persone era più scoperta che coperta. Tante magliette maniche corte e occhiali scuri, anche dei cappellini visto il sole che saliva sempre più scaldando. 
Ma di tutti quelli, solo uno aveva una giacchetta ed il cappuccio tirato su come se fosse sotto una pioggia gelida. Ed aveva anche i palmi delle mani premuti sugli occhi privi di occhiali scuri. 
Intravidero la barba trascurata di due giorni, i quattro si sgomitarono, lo indicarono e annuirono all’unisono.
L’avevano trovato.
Prima di raggiungerlo esitarono realizzando dal linguaggio del suo corpo che sembrava particolarmente nero. E nel dire nero non erano sicuri di poter intendere se depresso o arrabbiato. 
Forse era entrambi. 
- Dev’essere andata malissimo. - sussurrò Riky. Rafa e Neymar non dissero nulla, piantati a debita distanza, del tutto intenzionati a non fare assolutamente nulla non sapendo di fatto cosa fosse meglio. 
Cristiano però non ebbe dubbi e fu lui ad andare dal ragazzo, senza nemmeno esitare.
- Portiamolo via, dai. - rispose serio. Riky annuì e lo raggiunse.

Guardandoli agire insieme in quel modo così sicuro e deciso, Rafa e Neymar pensarono di essere i due figli con i due genitori. Oppure due bambini con due adulti. 
“Gli adulti sono loro e sanno cosa fare, non dobbiamo preoccuparci.” 
Pensò Neymar che non aveva problemi ad avere considerazioni assurde visto che ne aveva praticamente sempre. 
Rafa avrebbe voluto agire, fare qualcosa, ma capiva che non ne era in grado, non in quel momento dove ogni energia era concentrata su Neymar. 
Si sentiva meschino a non pensare a Leo, ma per lui il suo centro era quello che ormai era il suo ragazzo. L’avrebbe visto, Leo. Un giorno. Quando avrebbe ricevuto notizie che poteva sostenere delle visite di cortesia. La sola cosa che l’avrebbe fatto andare da lui prima di quel tempo era Neymar. Sapeva che se lui avrebbe voluto andarci subito, lui l’avrebbe accompagnato sebbene non avrebbe voluto vederlo ancora. 

Sergio era totalmente chiuso in sé stesso e non sapeva nemmeno da quanto tempo. Sapeva di essersi seduto sotto una fontana famosa di Barcellona, di aver detto a qualcuno dove fosse e poi si era perso. Perso in un oblio che l’aveva trasportato in episodi della sua adolescenza, quando era diventato davvero il migliore amico di Leo. 
Aveva rivisto con la mente quella volta che l’aveva trascinato fuori dalla camera in piena notte durante il ritiro per andare a cercare da mangiare, non cose sane, ovviamente. Tutte le schifezze che era riuscito a trovare.
Ricordava come Leo aveva cercato di farlo desistere tutto il tempo e di come lui l’aveva trascinato comunque per poi, alla fine, limitarsi a tornare in camera una volta recuperate le cibarie nascoste sotto le maglie. Normalmente le avrebbe consumate in qualche posto proibito, dove mangiare era più divertente che farlo al sicuro nella propria camera. 
L’aveva fatto per lui, per non sentirlo lamentarsi tutto il tempo.
Erano stati beccati comunque dal mister, ma si era difeso con la sua enorme faccia tosta, dicendo che stava solo facendo quello che gli aveva detto di fare. Lo trascinava nelle sue scorribande per fare amicizia con lui. Questo glielo aveva detto in privato senza farsi sentire da Leo. 
Non erano stati puniti troppo, solo degli allenamenti extra il giorno dopo che avevano eseguito ridendo come matti. Leo alla fine aveva ammesso che tutto sommato sarebbe stato meglio mangiare subito il cibo recuperato e che era stato un peccato perderlo così dopo la loro impresa. 
Ma Sergio aveva colto la palla al balzo dicendo che tanto lui sapeva dove il mister teneva tutto e che sarebbero andati a riprenderselo.
Leo aveva cercato di fargli cambiare idea, ma Sergio ci era andato lo stesso usando questa volta il suo amico come palo. Per fortuna era andato tutto bene e quella volta avevano mangiato ridendo come matti. 
Leo si era sentito vivo, glielo aveva visto nel viso acceso di un sorriso meraviglioso. Non era mai stato tanto orgoglioso di sé stesso come quella volta. 
Perfetto. 
Semplicemente perfetto. 
- Sergio? - una voce arrivò da lontano rispetto al ricordo in cui era precipitato. Ci mise un po’ a capire che veniva da davanti a sé e a realizzare che era nel 2015, a Barcellona. 
Tutto ritornò con una prepotenza inaudita appena vide Cristiano farsi riconoscere brevemente, per poi rimettersi cappellino e occhiali. 
- Oh.. ciao... - guardò accanto la persona che gli stava vicino. Si tolse il cappello anche lui sorridendogli dolcemente. - Kakà... - lo riconobbe meravigliato non aspettandosi proprio lui. Riky gli si sedette accanto confidente. 
- Chiamami Riky. - disse mettendogli un braccio intorno alle spalle. Cristiano si guardò intorno temendo di essere notati. Ora erano davvero troppi quelli famosi insieme. 
Il rischio era aumentato esponenzialmente. 
- Andiamo, ragazzi. È troppo pericoloso adesso. 
Riky e Sergio annuirono, Sergio perché l’aveva detto Cristiano, non perché capisse il motivo. Ma imitò Riky e si alzò togliendosi il cappuccio dalla testa, diventando in un attimo fin troppo riconoscibile senza nemmeno degli occhiali, un cappello o qualcosa a coprirlo. Cris rimediò subito ritirandogli su il cappuccio. Di occhiali scuri non ne aveva, non di riserva. 
- Tieni almeno quello. Se ci riconoscono ora siamo fregati. 
Sergio lo guardò senza capire cosa dicesse. Parlavano spagnolo con lui, ovviamente, ma era come se il suo cervello non realizzasse una sola parola di quello che gli veniva detto. Riky capì subito il suo stato d’animo e prendendolo a braccetto lo condusse via insieme agli altri, tutti in religioso silenzio. 
Nessuno sapeva più cosa dire ed il divertimento di prima era stato subito spazzato via. 
Adesso sembrava che il celo fosse oscurato da nuvole nere, sebbene non era così. Il sole splendeva ancora, ma loro non lo sentivano più.
Il solo che sembrava sapere come fare ad affrontare quella situazione, era Riky che non si tirò indietro. 

- Non è facile, eh? - fece dolcemente Riky mentre lo accompagnava come avrebbe potuto fare con un suo grande amico di vecchia data. Sergio, in totale abbandono, scosse la testa fissando in basso mentre si lasciava condurre da lui. - Vi serve solo tempo per abituarvi a questa nuova condizione. Devi resistere e lasciare che i giorni passino senza mollare. - continuò come se sapesse perfettamente ciò di cui stava parlando. 
Lo pensò anche Sergio che alzò lo sguardo sorpreso su di lui. 
- Come lo sai? 
La domanda gli era venuta male, se ne rese conto dopo averla detta ma vide che il ragazzo accanto lo capiva comunque. 
Si strinse nelle spalle. 
- Ne so qualcosa. - ammise. Sergio voleva chiedergli come, ma Cristiano gli ordinò di sbrigarsi e di girare in una stradina laterale, cosa che fecero senza discutere. A quel punto, come per magia, la gente sparì come risucchiata da un vortice dimensionale. 
I ragazzi si guardarono intorno storditi senza capire dove fossero gli altri e Cristiano fece un sorrisino vittorioso. 
- Anni di esperienza in fughe dai fans. - ammise con il segno della vittoria sulle dita. - quando cammino individuo sempre le vie di fuga, più sono piccole e più è facile. Se non sbaglio il parcheggio della nostra macchina è in zona. - disse poi guardando Rafa e Neymar, pensando che vivendo lì conoscessero Barcellona meglio. Ovviamente non era così visto che attivarono goole maps per raggiungere il suddetto parcheggio a pagamento, custodito. 
Cristiano li prese un po’ in giro gasandosi nell’essere quello che si muoveva meglio nella loro città, Sergio apprezzò i loro tentativi di distrarlo. Di togliere da loro l’attenzione, la pesantezza di un argomento non facile da affrontare per strada e camminando ancora a braccetto con loro, con il sottofondo delle loro inutili e sciocche chiacchiere, iniziò a sentirsi meglio. Così non continuarono il dialogo, ma si appuntò mentalmente di proseguire più tardi. Se Riky sapeva cosa stavano passando magari poteva aiutarlo. Ne aveva bisogno.
Di qualcuno che sapesse come fare da lì in poi, che sapesse dirgli cosa sarebbe successo. Qualcuno a cui aggrapparsi ora che era lì completamente solo.