*La vita è spesso crudele, ma anche dal dolore si può trovare la forza di rialzarsi e vivere ancora, dando un senso al male, alla tristezza e ai sogni infranti. Il penultimo capitolo, su Rafa-Ney e Riky-Cris, le giuste conclusioni delle loro vite. Per dimostrare quanto la vita di ognuno cambia quella degli altri e come anche dalle tragedie, si può tirare fuori qualcosa di bello. Il prossimo sarà l'ultimo e sarà su Leo e Sergio. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO 23:
IL MONDO VA AVANTI
“Cosa mi illumina
Le stelle sono ricamate con il tuo amore
Nel mio universo, tu
Crei un altro mondo per me
Perché tu sei le mie stelle e il mio universo
Queste difficoltà sono solo temporanee
Brilla sempre come fai sempre
Ti seguiremo in questa lunga notte
volo insieme a te
Quando sono senza di te divento pazzo
Vieni a tenermi la mano ora
Siamo fatti l’uno dell’altro, piccola
Tu (tu), tu sei (sei) il mio universo
E io (io), voglio solo (voglio solo) metterti al primo posto (per metterti al primo posto)
E tu (tu), tu sei (sei) il mio universo
E fai illuminare il mio mondo dentro”
/Coldplay - My universe/
Rafa si stava ancora rotolando nel letto, ma quando giunse con la mano alla ricerca del corpo di Neymar, non trovandolo aprì di scatto gli occhi, sollevò la testa, realizzò che dovevano già essere le sette e sbuffando tornò a riappoggiare la testa sul cuscino per continuare a dormire.
Ok l’impegno ed il fanatismo, ma c’era un limite a tutto.
Si era ormai stabilito da Neymar anche se non vivevano ufficialmente insieme.
Da diverso tempo, da quando era successo l’incidente a Leo ed aveva lasciato il calcio, lui si alzava alle sette ogni mattina, correva all’aperto, poi faceva ginnastica usando gli attrezzi che si era comprato adibendo la propria sala giochi personale a palestra.
Quando l’aveva annunciato il giorno dopo la partenza di Cris e Riky, gli aveva riso in faccia, ma quando l’aveva visto regalare tutti i suoi giochi e rimpiazzarli con macchinari, gli era venuto un colpo.
Se l’effetto dell’addio di Leo era quello, beh che ben venisse.
A volte anche da una cosa negativa poteva nascere qualcosa di positivo.
Neymar era appena tornato, ormai nemmeno sudava molto. Era una atleta ed era abituato al movimento, ma avendo alzato il livello, all’inizio era stato faticoso.
Non prese nemmeno l’asciugamano, bevve solo una bibita energetica, mangiò le consuete uova crude che gli facevano sentitamente schifo e poi si buttò al piano interrato, in quella che ormai era la sua palestra.
Mise il telefono nella slot dell’impianto hi-fi e attivò la playlist della ginnastica.
Musica movimentata iniziò a tuonare dalle casse, di quella che piaceva solo a lui, un po’ latina ed un po’ tecno, ma che lo caricava molto.
A quel punto, sfilandosi la felpa e rimanendo in canottiera, iniziò a fare il macchinario per le gambe.
Con quel programma di allenamento extra si era irrobustito molto, aveva messo su massa muscolare e aveva fortificato le parti giuste del suo corpo, quelle che erano sempre soggette ad infortuni poiché fragili.
Lentamente era cambiato tutto in lui, dal corpo alla testa. Non aveva saltato nemmeno un giorno. Durante la giornata poi c’erano gli allenamenti regolari col club e al termine si fermava sempre per rifiniture ulteriori.
In poco tempo nessuno lo riconosceva più.
Era maturato come se fossero passati anni e non solo alcune settimane.
Al punto che a distrarlo era Rafa, cosa che prima non succedeva assolutamente mai, poiché eventualmente lo spingeva a fare un po’ di palestra con lui per farsi qualche muscolo.
Del resto doveva colmare anche il vuoto lasciato da Leo. Prima erano la formidabile MSN, ora erano solo SN. Non aveva avuto scelta che darci dentro anche per Leo.
Non aveva mai pensato di doverlo fare per forza, perché lui se lo aspettava. Però si sentiva meglio nel farlo. Lo motivava, quella era la verità.
Non raggiungerlo, ma renderlo fiero nella speranza che se mai avesse visto o seguito il Barcellona, cosa di cui non era sicuro, vedendo che giocava letteralmente anche al suo posto, sarebbe stato fiero di lui.
- Pensi che ti chiamerà mai per farti i complimenti? - chiese Rafa roco. Neymar mancò il ritmo dell’esercizio spaventandosi nel non averlo notato.
Aveva parlato nel cambio di una canzone con un’altra. Era in boxer e basta, per il resto aveva solo una tazza gigante di caffè triplo e i capelli tutti arruffati. Neymar gli sorrise leccandosi le labbra istintivamente a quell’immagine sexy, poi pensando alla sua domanda un lampo di triste speranza attraversò i suoi occhi verdi. Si strinse nelle spalle.
- Se succederà sarà il giorno più felice della mia vita.
Rafa sorrise intenerito dalla sua spontaneità. Non lo diceva per farsi bello ai suoi occhi, sapeva che adesso Leo era il suo nuovo Dio. Il suo obiettivo.
Per quanto brutto era quello che gli era capitato, almeno aveva scatenato una reazione positiva. Era maturato tutto d’un colpo, ma non era tardi, anzi. Tutto considerato era ora.
In risposta si avvicinò a Neymar, gli porse la tazza alle labbra e gli fece bere il finale del caffè. Neymar non si staccò dal macchinario, bevve per poi continuare a porgergli la bocca. Rafa lo baciò con un dolce buongiorno.
Era fiero di lui e lo sapeva, non serviva glielo dicesse.
- Succederà, vedrai. Magari quando vincerai il tuo primo pallone d’oro.
Per lui era una certezza. Neymar sospirò sognando, così decise di fare una breve pausa dai suoi esercizi mattutini e staccandosi dalla macchina su cui rimase seduto, prese Rafa per i glutei e se lo sedette sopra a cavalcioni. Il suo compagno rise, gli circondò il collo e sempre tenendo in mano la tazza, sorrise sulla sua bocca.
- Non voglio distrarti dalla retta via... - disse ritirando la lingua dopo nemmeno avergliela fatta assaggiare. Neymar, che se la stava prendendo fra le labbra per succhiarla, lo guardò contrariato.
- Ogni tanto una piccola distrazione non fa mica male... - Rafa rise mentre lo sentiva che infilava le mani sotto i boxer, esplorandogli le natiche. Non lo interruppe, ovviamente. Anzi, gli diede la lingua permettendogli di succhiarla, mentre lo stimolava entrando in lui con le dita.
- Solo se è veloce. - rispose scivolando sul suo collo e baciandoglielo.
- Dipende da te... - fece prontamente Neymar. La risata si fece sexy mentre scemava in un sospiro di piacere iniziando a muoversi su e giù su di lui col bacino, strofinando le loro erezioni fra di loro.
- Sarò veloce ma di qualità!
Così esclamando saltò giù, gli aprì le gambe, gli tirò fuori l’erezione già dura e completò l’opera con la bocca.
Mentre Neymar godeva, pensò che aveva finalmente trovato l’equilibrio che forse non aveva mai avuto per tutta la sua vita e che l’aveva spinto ad essere così immaturo nonostante un’età adulta.
Non solo Rafa ed un sentimento sempre più forte e puro, ma anche la sofferenza e la durezza della realtà. Che la vita era atroce e non si poteva perdere tempo credendo di averne. Non c’era. Spesso, non c’era.
E lui non ne avrebbe più perso.
La sua lingua percorse la spina dorsale ricoprendolo di brividi, seguì tutta la curva della sua schiena fino a giungere alla zona lombare. Poi sparì fra le natiche, finendo poi per stuzzicare la sua apertura dove si infilò anche con le dita. Riky piegò una gamba sotto di sé e si inarcò come un gatto dandogli un miglior accesso. Accesso che Cristiano si prese poco dopo entrando in lui con un’erezione già dura e lubrificata.
Usò un po’ di saliva in più e gli fu dentro con facilità. Aveva aspettato così tanto per arrivare a quel paradiso, che ora che l’aveva non l’avrebbe più mollato.
Non ne aveva mai abbastanza, ogni giorno era lì a perdersi in lui ed era come una medicina, ormai. Non una droga. Non era una dipendenza fisica, era una benedizione.
Cristiano rallentò sentendosi vicino all’orgasmo e con la mano corse davanti per stimolare Riky ed aiutarlo a venire a sua volta. Quando ci riuscì, riprese ad aumentare il ritmo fino a che raggiunse l’apice.
Non era mai stato meglio in vita sua. Quel momento della sua vita era come l’orgasmo alla fine di un amplesso.
La ciliegina più giusta sulla torta.
Dopo aver faticato e sofferto tanto da bambino, finalmente crescendo aveva trovato il suo riscatto nella vita e tutto era andato sempre meglio. Aveva lentamente ottenuto fama, successo, soldi, viveva il suo sogno al massimo che si potesse ambire. Piano piano aveva avuto tutto, ma gli era sempre mancato qualcosa.
Qualcuno.
L’amore. Amore che ora aveva. Ed era lì, con Riky accanto, che si sentiva pienamente realizzato, al suo apice. Di più non avrebbe mai potuto volere.
Si lasciò cadere supino, accanto a Riky che si issò sul suo petto poco dopo.
Lo circondò con dolcezza mentre la sua testa sul suo petto ascoltava i battiti forti del suo cuore. Ogni particella del suo essere era piena di piacere e di gioia.
Le sue dita giocavano coi suoi capezzoli facendolo rabbrividire di nuovo.
- A chi pensi daranno il Pallone D’oro quest’anno? - chiese Riky esprimendo un pensiero che Cristiano non osava nemmeno avere.
- Lo avrebbero dato a Leo, lo sai. Hanno vinto il triplete l’anno scorso.
Non aveva dubbi su questo. Nemmeno Riky, ovviamente. Si alzò sul gomito, guardandolo negli occhi. Era tutto spettinato perché si erano appena svegliati, ma con un’aria particolarmente sexy. O mer lo meno ai suoi occhi era così.
Cris lo carezzò con una mano seguendo i lineamenti dolci del suo bellissimo viso.
- Ma sarebbe doloroso per lui riceverlo. E poi non credo nemmeno possano assegnarlo ad un giocatore non più in attività.
Cris rimase colpito dal coraggio e dalla semplicità con cui esprimeva certi pensieri.
- No, non penso, ma potrebbero fare un’eccezione. Non credo lo abbia meritato più di quest’anno...
Cris non stava facendo quello politicamente corretto, non con Riky. Era sempre stato sincero a costo di esprimere pensieri egoisti e troppo esagerati. Lo pensava davvero.
- Non è comunque l’unico bravo di quella squadra... - aggiunse poi, pensandoci ancora.
- Non vuoi essere tu a vincerlo? - Riky sapeva che era una di quelle cose di cui dovevano parlare, era meglio farlo il prima possibile. Cristiano lo guardò arricciando le labbra in un delizioso broncio, ci pensò un po’ prima di rispondere cercando sinceramente di capire cosa volesse davvero. Poi alzò le spalle.
- Non quest’anno. È scomodo vincerlo quest’anno. Questo è e sarà sempre il Pallone d’Oro di Messi. Non dico che non dovrebbero assegnarlo, non è corretto. Lui non gioca più, ma il mondo va avanti comunque. Però non voglio il SUO Pallone d’Oro. Voglio il mio. Lo vincerò il prossimo anno.
Non lo disse per chiudere una conversazione scomoda che lo metteva a disagio, lo disse perché lo pensava davvero. Riky lo guardò attentamente negli occhi, scrutando nel suo animo, leggendogli dentro e denudandolo. Cristiano rabbrividì di nuovo, non gli piaceva essere passato ai raggi X così, gli piaceva avere le sue maschere che lo proteggevano da ciò che non voleva condividere col mondo, le proprie debolezze, di solito.
Ma con lui andava bene. Lui poteva vedere, perciò non erse nemmeno una barriera e lasciò che vedesse che era sincero.
Lo pensava davvero, era convinto che il prossimo l’avrebbe vinto e non perché non c’era più Leo ed ora era lui quello più forte senza discussioni.
Lo pensava e basta. Perché sapeva che avrebbe dato molto più degli altri anni proprio per dimostrare che lui avrebbe vinto il titolo di migliore non perché non c’era più Leo, ma perché lui era diventato ancora più forte.
Ma l’avrebbero mai saputo davvero? Leo non avrebbe più calpestato un campo di calcio, come potevano essere davvero sicuri che lui era più forte di Leo?
Questo sarebbe rimasto per sempre il suo cruccio. Il dubbio che in ogni caso tutti avrebbero avuto vedendolo vincere titoli e premi.
Sì, bravo, ma se ci fosse stato Leo?
- Lo vincerai, ne sono sicuro. - fece Riky dolcemente, baciandogli le labbra.
In quel momento il suo telefono vibrò distraendolo, quando Riky si allungò per vedere chi era, aprì una foto di Rafa che gli aveva appena mandato.
Mostrava Neymar che si allenava in palestra di prima mattina e si vedeva anche molto bene quanto il suo fisico si era irrobustito.
- Beh, quest’anno potrebbe vincere comunque qualcuno che lo merita veramente, il Pallone d’Oro, no?
Così dicendo gli girò il telefono e gli fece vedere la foto. Non era il primo resoconto che Rafa gli mandava. Il primo giorno che Neymar si era alzato presto per correre e allenarsi, Rafa l’aveva chiamato sconvolto, disturbando i due sul più bello.
Da quando erano tornati a Madrid, Riky stava da Cris in pianta stabile. Sarebbe tornato per la preparazione del prossimo campionato con la sua squadra, l’Orlando City, fino a che non avrebbe deciso che sarebbe stata ora di appendere gli scarpini. Forse prima di quanto aveva preventivato qualche mese fa, quando aveva pensato di giocare ancora un po’ nel campionato statunitense.
Adesso era cambiato tutto. L’incidente di Leo gli aveva fatto capire che ormai le sue priorità erano cambiate e forse, in fondo, quando era andato via dal Real Madrid nel 2013 aveva già detto addio al calcio. Adesso era solo ora di farlo sul serio, senza trascinarsi in una pallida e magari squallida illusione che quello che stava facendo gli piacesse comunque e servisse a farlo stare un po’ meglio.
Adesso una cosa che lo faceva stare meglio c’era e per davvero, non solo un po’. Non era un’illusione per potersi alzare al mattino ed evitare una delle sue tipiche depressioni.
Era reale e lo stava guardando in viso mentre si crogiolava nel calore del suo corpo forte e morbido, le sue braccia sicure e le sue mani protettive.
Adesso che si era arreso all’amore, quello vero, non si era mai sentito più vivo di così e non intendeva rinunciare.
- Lo meriterebbe. Ha fatto un miglioramento eccezionale, si vede in campo. È cresciuto, ha messo la testa a posto, gioca ancora meglio. Sta valorizzando il suo talento puro. Quest’anno se vincesse lui nessuno griderebbe allo scandalo. E per me sarebbe decisamente meglio. Mi toglierebbe una grande rogna. Il titolo di quest’anno lo sarà comunque per chiunque.
Cristiano concluse così il suo pensiero a voce alta, mentre Riky lo faceva fra sé e sé.
“Succederà anche a Leo. Troverà nuova vita in Sergio come io l’ho finalmente trovata in Cris. Non si trascinerà in illusioni inutili per anni come ho fatto io. Si rialzerà prima di quanto ho fatto io. Quello che facevamo prima era il nostro sogno realizzato e non esiste niente di più bello e potente, crea dipendenza quella sensazione. Vivere il tuo sogno più grande.”
Appoggiò contento la testa sul suo petto, lasciandosi di nuovo cullare dal suo calore. “Ma vivere il tuo grande amore è diverso. È potente e ti riempie allo stesso modo. Non ti fa solo ‘tirare avanti’, ti dà una vera e propria nuova ragione di vita.”
Non se ne era reso conto. Non si era reso conto di aver semplicemente ‘tirato avanti’ fino a quel momento. Ma ora, un po’ in qualche modo grazie a Leo, un po’ grazie alla sua nuova vita, se ne era accorto e finalmente aveva una nuova ragione di vita.
Ora si sentiva di nuovo vivo.