* È passato un po' di tempo e Leo e Sergio hanno cambiato la loro vita usando tutto il coraggio e la volontà che avevano. Adesso, infatti, dopo aver parlato onestamente con le rispettive consorti, sono andati a convivere. Come sarà la loro nuova vita insieme? Come staranno, loro? Buona lettura. Baci Akane *
CAPITOLO 24:
VIVERE ANCORA
‘Quando eravamo giovani
Eravamo gli unici
I re e le regine
Oh si, dominavamo il mondo
[...]Se morissi in ginocchio
Saresti tu a salvarmi
E se tu stessi annegando in mare
Ti darei i miei polmoni per farti respirare
Ho te fratello
[...]Oh fratello, il nostro legame è più profondo dell'inchiostro
Sotto la pelle dei nostri tatuaggi
Tuttavia non condividiamo lo stesso sangue
Tu sei mio fratello e io ti voglio bene
Questa è la verità
[...]E se dovessimo imbatterci in acque turbolente
Sarò quello a tenerti al caldo e al sicuro
E ci aiuteremo a vicenda
Finché non ci diremo addio alla nostra morte’
Appena Sergio aprì gli occhi, la prima cosa che fece fu assicurarsi che lui fosse ancora lì accanto a sé, nel loro nuovo letto. Una montagnetta gli stava dormendo accanto e appena gli occhi si abituarono al buio non più pesto della camera, vide che dormiva rivolto verso di lui. Il suo viso prese forma grazie ai raggi di sole che penetravano dalle persiane chiuse. Rimase ad osservarlo sentendosi sollevato nel constatare che non era stato un sogno.
In un mese la loro vita era drasticamente cambiata, ma non solo da una condizione fisica che l’aveva costretto a modificare tutti i suoi piani. Leo aveva fatto molto di più.
Ripensò a quanto accaduto appena il giorno prima ancora incredulo. Se non fosse stato lì accanto a lui avrebbe comunque pensato che era stato un sogno.
Aveva ancora lo sguardo shoccato della sua compagna mentre glielo diceva, ricordava le lacrime copiose. Non avevano litigato, del resto era successo perché lei per prima se ne era accorta.
- Dobbiamo parlare, Sergio. - aveva esordito così. Seria come se dovesse comunicargli la morte di una persona cara. E così era stato, in un certo senso. La morte di qualcosa, di un rapporto.
- Da quando Leo ha avuto l’incidente è cambiato tutto. Tu sei cambiato. Devi essere sincero e dirmi cosa ti succede. Sono pronta a tutto, ma non posso continuare così. All’inizio pensavo che fossero i primi giorni, ma vedo che qua a casa continua. Non possiamo andare avanti così.
Sergio ci aveva pensato e ne aveva parlato a lungo con Leo ed anzi era stato lui a convincerlo con quel suo bel discorso toccante. Un discorso che non avrebbe dimenticato mai e che l’aveva spinto a risponderle in quel modo.
Era stata dura, ma alla fine ci era riuscito.
- Hai ragione, dobbiamo parlare. - aveva detto seriamente.
- Non era facile e non sapevo come fare, ma visto che te ne sei accorta meriti la sincerità.
Non aveva mai immaginato sé stesso parlarle così, aveva provato a capire cosa avrebbe detto quando aveva deciso di dirglielo, ma non ci era mai riuscito. Poi come sempre si era buttato e le parole erano fluite da sole. Perché con lui era sempre stato così. Un indomabile impulso.
- L’incidente di Leo mi ha fatto capire cosa provo per lui e non posso proprio più ignorarlo. È così da sempre, credo, ma non volevo ammetterlo. Era difficile, c’erano troppe cose in mezzo e ci ho provato con tutto me stesso. Ma la verità è una.
Ma poi, per quanto dura fosse stata dire tutto il resto, quello gli era uscito facile e liberatorio. - Io lo amo. Amo Leo. Amo Leo con tutto me stesso e dopo averlo quasi perso sono pronto ad affrontare il mondo intero, qualunque inferno. Per lui lo farò. Mi dispiace, Kari.
Facile o difficile, era andata.
Non era stato premeditato, non da parte sua. Leo sì che l’aveva premeditata.
Da quando si era trasferito in Inghilterra aveva preso due case. Una per Antonella e i bambini ed una più piccola per lui da solo, del tutto accessibile per le sue nuove necessità e con ogni comodità del caso.
Non l’aveva fatto per convincerlo a venire con lui e fare altrettanto, l’aveva fatto perché lo sentiva, ne aveva avuto bisogno.
Sergio però dopo averlo visto, dopo aver sentito le sue ragioni, non aveva potuto evitarlo e l’aveva fatto a sua volta.
Forse perché, dopo tutto, ciò che faceva uno, doveva per forza fare anche l’altro. Era sempre stato così e sempre lo sarebbe stato.
Tranne che per una cosa, una che ormai Leo non avrebbe più potuto fare.
Non avrebbe più giocato a calcio, ma Sergio sì. Non aveva mai nemmeno ventilato l’idea di non farlo più per lui, sapeva che Leo l’avrebbe lasciato in quel caso. Comunque voleva giocare ancora.
- Non ci credi che l’abbiamo fatto veramente? - la voce di Leo era roca per il risveglio, ma a Sergio piaceva molto. Sorrise e si avvicinò a lui baciandolo sentendosi riempire di una gioia incontaminata. Leggerezza. Libertà.
- Non ci credo che mi sento così leggero. Da quando l’avevo capito mi sentivo così pesante e sporco. Non sarei riuscito ad andare avanti molto in questo stato. Ci sono quelli che ci riescono, che vivono una vita pubblica e ufficiale con la moglie e i figli ed una vera, sotterranea, con la persona che amano davvero. Io non so come fanno. Non fa per me. Do tutto me stesso a chi amo, non riesco a fingere. Provo troppo rispetto per Karina e amo troppo i miei figli. - Sergio avrebbe parlato per sempre se Leo non l’avesse interrotto.
- È questo che mi piace tanto di te. Sei così spontaneo e vero. Hai una forza naturale inestinguibile.
Sergio si imbarazzò alzandosi di scatto, corse ad aprire le persiane lasciando entrare la luce del mattino, il sole colpiva proprio la facciata della camera da letto. Si voltò verso Leo che rimase rivolto verso la finestra, chiuse gli occhi e respirò il sole che lo carezzava, come se fosse grato che esistesse ancora.
Sergio sorrise felice.
Ripensare a come era stato quei giorni e vederlo ora, non sembrava nemmeno più lui. O meglio. Quel Leo oscuro non era stato il SUO. Ecco cosa.
Adesso era tornato lui, quello di cui si era perdutamente innamorato.
Per lui avrebbe affrontato mari e monti e finalmente non erano solo parole.
- Sei pronto? - fece Leo tirandosi su a sedere mentre buttava giù le gambe dal bordo del letto ed avvicinava la carrozzina bloccata coi freni.
- A cosa?
Sergio lo guardò gestirsi abilmente da solo mentre si infilava una maglietta, i boxer rimessi già la sera precedente, dopo aver consumato.
Non sentiva le gambe, ma gli organi gli funzionavano sufficientemente bene. Non era una cosa uguale per tutti quelli paralizzati sulle gambe, potevano essere insensibili e non sentire il minimo stimolo nell’inguine, come no. Nel suo caso gli era andata bene, ma non essendo molto mobile e agile nei movimenti e facendo una discreta fatica per farne alcuni, non gli pesava essere passivo. Ne avevano avuto il terrore per un po’ di tempo, fino a che non avevano deciso di sfatare il tabù. Gli avevano detto che c’era il rischio fosse insensibile anche lì, ma non era detto. Quando avevano visto che sentiva lo stimolo dei bisogno fisiologici e riusciva perfettamente a contenerli, avevano deciso di provarci e buttarsi. Era andata bene.
- Da oggi viviamo ufficialmente insieme, non lo nasconderemo e in un attimo sapranno tutti che ci siamo entrambi separati dalle nostre mogli e fidanzate.
Sergio lo guardò spostarsi abilmente sulla carrozzina nel modello più maneggevole e leggero possibile. Era diventato pratico in poco, merito anche del fatto che era un atleta.
- So già cosa diranno tutti. - disse alzando le spalle con aria menefreghista. Leo lo guardò per capire se davvero gli importava poco. - Diranno che ti sei rincoglionito per via dell’incidente, che sei impazzito e non sai cosa fai. E di me diranno che lo faccio per pietà o qualcosa del genere.
Non era stato delicato, ma non lo era mai. Leo preferiva così.
Dirigendosi al bagno dove espletò i propri bisogni usando gli strumenti per facilitargli qualsiasi genere di manovra, Leo disse come niente fosse:
- Qualunque cosa penseranno e diranno, da oggi cambiano ufficialmente e drasticamente le nostre vite. Per noi e per il mondo intero.
Sergio sospirò pensando avesse ragione, rimase in attesa fuori a riflettere con gli occhi fissi e sbarrati: la situazione che stavano vivendo e che avrebbero affrontato non era facile, non lo era per nessuno in quella condizione, ma c’era da dire che per loro era peggio per un motivo stupido e semplice. Quando lo sentì muoversi verso la porta, gliel’aprì constatando scontento:
- Sarebbe stato più facile se fossimo stati dei signori nessuno. - Leo rise ed uscì dal bagno lasciandogli il posto.
- È il prezzo da pagare per i nostri sogni. Prima era il calcio, adesso è l’amore vero.
Sergio rimase sbalordito nel sentirglielo dire così come niente fosse, infatti urinò fuori dalla tazza del water per lo shock, avendo guardato verso la porta da cui lui era uscito. Imprecò pensando velocemente che Leo con le sue difficoltà a fare tutto da solo, non aveva fatto nemmeno mezza macchiolina, lui con tutte le abilità al massimo aveva fatto uno schifo!
Dopo aver pulito sentendosi impedito, tornò a guardare l’uscio da cui era sparito il suo compagno, ma non disse nulla in risposta.
In un mese quanto possono cambiare le persone? Quanto può cambiare una vita?
Ricordava quanto dura era stata all’inizio e vederlo affrontare tutto così come se niente fosse poi così complicato e grave, lo sconvolgeva. Ma del resto, dopo ciò che gli aveva detto l’altro giorno, era comprensibile. Ora lo capiva meglio.
“Del resto lui quotidianamente deve affrontare molto peggio che le stupide sfide sociali. Cosa vuoi che sia per lui ammettere che sono l’amore vero, il suo nuovo grande sogno? Muoversi per lui è la vera sfida, altro che sentire le stronzate che un mucchio di sconosciuti avrà da dire su di noi.”
Anche lui avrebbe imparato a riclassificare le cose essenziali ed importanti della vita. Grazie a Leo, anche lui avrebbe riconsiderato ogni cosa.
Leo raggiunse la cucina ed iniziò con la nuova colazione preferita di Sergio.
Appena arrivato in Inghilterra non aveva voluto saperne della colazione all’inglese, aveva sostenuto che non si poteva pranzare per colazione. Poi quando aveva assaggiato convinto da alcuni compagni di squadra inglesi, alla fine si era dovuto ricredere. Davano un sacco di energia e affrontava molto meglio gli allenamenti del mattino. Leo non si era mai convertito alle uova e bacon per colazione, ma quella prima mattina insieme nella loro nuova vita, si era ripromesso di accontentarlo e fargli vedere che le sue non erano solo parole.
Non c’era solo impegno, non solo ci provava, ma lo faceva sul serio.
In questo non si sentiva mai cambiato.
Quando da ragazzino gli avevano detto che aveva così tanto talento che il Barcellona voleva puntare su di lui offrendogli le cure di cui necessitava, ma che per ripagarli sarebbe dovuto diventare il più bravo sulla faccia della Terra e non mollare mai, lui l’aveva preso sul serio. Forse il discorsetto il suo agente glielo aveva fatto per responsabilizzare un ragazzo troppo giovane, ma per lui era diventato un mantra.
Non era solo un impegno, non ci aveva solo provato e gli era andata bene. Lui l’aveva fatto sul serio. Ogni giorno ore ed ore di allenamento, il calcio in ogni istante della sua vita, sempre e comunque quello al primo posto, in ogni situazione. Ogni scelta, ogni pensiero, ogni azione era sempre stata dettata in funzione del calcio. E ce l’aveva fatta.
Era diventato il calciatore più bravo del pianeta, o meglio secondo qualcuno era così. Lui si riteneva uno dei migliori, ma non poteva dire di essere il migliore.
Adesso non cambiava nulla, solo il soggetto.
Prima il centro di ogni sua azione, scelta, pensiero era il calcio, adesso era vivere.
Vivere, trovare una ragione, essere felice con ciò che aveva, avere qualcosa che lo rendesse comunque felice.
Quando aveva capito che Sergio era una di quelle ‘cose’ a renderlo felice, aveva deciso di non risparmiarsi, di non esitare, di non perdere tempo. Il tempo spesso non c’era.
Niente mezze misure.
Amava Sergio e lo rendeva felice, poteva vivere per quello e per trovare qualcos’altro. Doveva esserci. Se Sergio si fosse stufato, un giorno, non poteva di nuovo trovarsi nella stessa condizione di un mese prima.
Doveva trovare qualcosa di stabile, qualcosa che fosse una vera ragione di vita per sempre. Qualcosa doveva esserci, doveva per forza. L’avrebbe trovata.
Dopo una considerevole fatica per preparare completamente la colazione, si girò seccato verso la porta per capire che fine avesse fatto Sergio. E lo vide lì, fermo sullo stipite, in pantaloni di tuta e maglietta, capelli neri spettinati, quella barba trascurata che gli stava d’incanto e l’aria da eterno bambino monello. Gli brillavano gli occhi mentre lo guardava lavorare.
- Da quanto sei lì?
Leo le aveva notate le lacrime sugli occhi, ma finse di non vederle. Sergio alzò le spalle.
- Da quando hai rotto le uova.
Leo gli tirò così i gusci rotti che lo colpirono sul sedere, lui saltò ridendo, superando la commozione nel vederlo combattere nel suo quotidiano alla ricerca di qualcosa che lo rendesse vivo.
Fino a poco tempo prima immaginare che si impegnasse a preparare una colazione era impensabile.
Probabilmente era la cosa più bella che gli avesse mostrato da un mese a quella parte.
Sergio continuando a ridere in quel suo modo cristallino e contagioso gli arrivò davanti, appoggiò le mani sulle cosce, dove non sentì nulla, e lo baciò sulla bocca. Quello lo sentì. Leo si sentì subito meglio, ma gli mise una mano sulla faccia fingendo di essere offeso per essere stato fissato senza essere aiutato.
- Fila a sederti scansafatiche!
In realtà aveva fatto bene. Doveva aspettare gli chiedesse aiuto, non doveva darglielo per partito preso. Lo conosceva bene, sapeva che vivere con lui era stata la scelta migliore.
Sergio lo fece e quando vide i piatti sul tavolo insieme al pane tostato e al succo d’arancia, una volta insieme in attesa di mangiare, i due si guardarono con arie strane, quasi di chi stava vivendo un sogno.
- Me lo dici di nuovo? - chiese Sergio. Leo capendo subito di cosa parlava, annuì e lo accontentò fissando davanti a sé, come se ricordasse lo stato d’animo ispirato col quale l’aveva detto qualche giorno prima.
- La vita è così fragile e breve che non possiamo perdere tempo dietro a stupide paranoie o alle regole degli altri. Se vogliamo qualcosa la dobbiamo prendere subito così come se non vogliamo qualcosa, dobbiamo avere il coraggio di dire no. Non abbiamo tempo. La vita è adesso e, soprattutto, è una sola. Ed io la voglio passare con te, in questo momento, senza riserve.
Sergio si asciugò una lacrima non perché se ne vergognasse, ma perché non voleva rovinare quell’atmosfera così serena, in quella splendida luce mattutina, di quella loro nuova vita insieme.
- E allora viviamola. - disse solamente sperando di essere stato abbastanza allegro. Leo sorrise sentendosi gli occhi bruciare.
Anche se l’esistenza ti toglieva il mondo da sotto ai piedi, la vita andava avanti comunque.
FINE
NOTE FINALI: Dunque, questa è la fine. Spero che la fic sia piaciuta, mi scuso per la lunga attesa nel postare alcuni capitoli, ma siccome avevo bisogno di tempo e lucidità per correggere e pubblicare, non è sempre stato facile essere tempestivi. Comunque siamo arrivati alla fine.
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito e commentato. Questa era solo una delle mie folli visioni, proveniente da una mia vecchissima fic che ho riadattato su personaggi reali i quali sicuramente vivono tutt'altre situazioni (e glielo auguro soprattutto a Leo!).
Sono sempre stata pro Cristiano e pro criska (MA VA!!!) però non sono mai stata contro Leo, anzi. Ritengo che siano due persone e giocatori completamente divrsi, ma sicuramente entrambi i migliori di sempre. E sì... ad un certo punto ho pensato di trasformarla in una cressi... ma ho desistito perché amo troppo i criska e i kunessi!
Adesso, tristemente è Sergio che non può più giocare a calcio prematuramente, ma l'importante è che stia bene.
Se volete sapere cos'altro scrivo, quando pubblico o contattarmi per chiedrmi qualcosa, potete farlo alla mia pagina su FB: https://www.facebook.com/akanethefirst
Grazie a tutti
Baci Akane