3. MERITI

lecurry

- Vorresti cortesemente ripetere? - la mia voce esce più sottile ed isterica di quel che avrei voluto, ma non ci posso fare niente. Specie perché temo che associata allo sguardo il risultato sarà sicuramente deleterio. 
Bron, però, non sembra intimorito da questo tono. Figurati se il Re potrebbe esserlo. 
- Hai capito bene, non trombiamo finché non torni a giocare come sai fare! 
Mi aggrotto e lo fisso come avesse bestemmiato. 
Il mio orso si spoglia per prepararsi per dormire come se non mi avesse appena osato dire che non tromberemo stasera e che non lo faremo finché non tornerò giocare ai miei livelli. 
- Chi ti dice di poter decidere anche per me? - è la prima cosa che mi esce, ovviamente la più idiota, ma mi ha colto impreparato. Tutto mi aspettavo dopo questi giorni di trombate serali e coccole tenerissime, tranne che di punto in bianco sul più bello me lo vietasse. 
- Posso decidere per me, di sicuro! A meno che tu non pensi di potermi violentare e ti vorrei proprio vedere a tentare!
Per un momento l’idea di usare violenza su di lui mi sfiora, mentre mi parla con arroganza, ma non per scoparlo. 
Però prendo un profondo respiro. 
Poi ne prendo un altro. 
- Che diavolo ti prende ora che ti metti a fare il capitano anche in camera? Ti ricordo che sono due cose diverse! Qua siamo noi due, là siamo due fra altri quindici giocatori! 
Il numero è casuale, non so nemmeno quanti siamo ma non è questo il punto. 
Bron adesso coi suoi bei boxer extralarge che gli stanno pure aderenti, si butta con la sua grazia da orso sui letti. Abbiamo unito i due singoli senza la minima intenzione di farla sembrare strana, la giustificazione è stato che è troppo largo per un letto singolo. Da questi, poi, i suoi piedi escono. I miei invece ci stanno giusti giusti. 
È forse la prima volta che ha invidiato la mia piccolezza. 
- Ma forse è meglio fare il capitano anche qua dentro visto che quel che facciamo qua influenza quel che fai là! 
È la prima volta che osa dire una cosa simile ed il sangue mi va al cervello. Rimango per un momento con gli occhi spalancati a fissarlo in piedi dal suo lato, ancora vestito. 
Il cuore in gola, la pressione alle stelle. 
Mi sta trattando come un bambino idiota da punire e controllare. 
Quando mai mi è stato realmente sopra? 
- Il fatto che mi scopi tu non significa che puoi decidere come gestire la nostra relazione! - dico secco e senza paura di farci sentire visto quanto sottili sono le pareti. 
- Ma visto che sono l’unico fra noi che funziona in campo mi sembra proprio che mi tocca farlo! Torna a giocare alla Steph Curry, mister Chef, e poi tornerò a trombarti! 
Quando lo dice mi incazzo ancora di più.
 Come diavolo osa trattarmi da bambino? Come osa comandarmi anche fuori dal campo? 
Per essere precisi non l’ha mai fatto nemmeno in campo visto che il gran Re gridava contro tutti sempre e comunque tranne me, anche se qua per ora non ho ancora giocato ai miei livelli. 
- Il fatto che non ti dicessi niente non significa che eri esente da colpe! Le sai da solo, le tue colpe! Hai giocato come un pivello! Ho bisogno dei tuoi tiri da 3, delle tue giocate vincenti! Ho bisogno di te, Steph! Domani c’è una semifinale del cazzo e la faremo contro la Serbia di Nikola, pensi davvero che sarà la stessa partita dei gironi? Sul serio, Steph? Daranno il sangue e se tu non farai quello che hai sempre fatto in campo, i ragazzi non basteranno. Io, non basterò! E giuro su Dio, Steph, che non uscirò da queste olimpiadi con un’altra medaglia di bronzo! Piuttosto mi butto nella Senna! 
La sua sfuriata mi lascia senza parole anche se sono montato di rabbia, ma quel che dice scava in me colpendomi profondamente. 
- Puoi farlo invece! Trattami come tratti gli altri! Non devi trattenerti solo perché scopiamo, se mi vuoi dire che faccio cagare davanti a tutti come fai con loro, allora fallo! Ne hai per tutti ma non per me, non serve che usi riguardi! 
Gli occhi di Bron hanno un guizzo pericoloso di furia e forse anche sofferenza, per un momento mi rendo conto d’aver detto qualcosa di sbagliato, ma ormai la mia lingua era partita e non posso ritrattarlo. 
Rimane seduto lì e so che lo fa per non pesarmi addosso con la sua altezza, perché sarebbe come mettersi in una posizione di superiorità rispetto a me solo per vincere un litigio. 
Perciò pur in questi stati, lui si controlla. 
- Razza di coglione, non è perché scopiamo. Non oserei mai sgridarti davanti a loro, ho troppo rispetto per te per farlo! Come giocatore di basket!
Per un momento mi sento un idiota patentato. 
Che cazzo di stupido che sono. 
Lui ha continuato a dimostrarmi cosa prova senza paura, non si è mai vergognato ed ora senza dirlo realmente mi sta spiattellando in faccia il suo amore.
Alla sua solita maniera un po’ brusca, ma lo sta facendo. 
Abbasso le braccia e le spalle sospirando, capendo che devo fermarmi e calmare entrambi. Chiudo gli occhi e cerco di fare ordine, poi lo guardo di nuovo e apro le mani facendo il gesto di rallentare. 
- Va bene, - faccio quindi con voce  tremante non per la rabbia, ma per le emozioni assurde e forti che mi fa sempre provare. - mi dispiace. Sono stato preso alla sprovvista, sono le mie prime ed ultime olimpiadi e penso che... - abbasso ancora di più il tono e gli occhi senza il coraggio di guardarlo, qua in piedi davanti a lui ancora seduto sul letto. 
- Quello che sto vivendo qua dentro con te è troppo bello per farlo finire. Non so, troppe emozioni che non pensavo di provare. 
Forse per la prima volta non sono bravo a parole come mi vanto sempre di essere. Ma lui penso mi capisca lo stesso, infatti sospira ed esitante sollevo lo sguardo. Quando i miei occhi si posano sui suoi, non è più furioso, ma mi prende la mano e mi tira a sé incastrandomi fra le sue gambe, mi abbraccia e appoggia la guancia sulla mia pancia con ancora la maglietta. 
Sorpreso rimango con le braccia larghe per un po’ mentre lui mi stringe a sé in questa maniera, poi dopo un po’ di esitazione poso le mani sulla sua nuca ben rasata corta. 
- E tu non farlo finire. Abbiamo ancora due partite, se vinciamo domani. Il sogno può continuare, ma dipende da te, Steph. Perché io sto dando il mio massimo di ora, ma so purtroppo che non sarà sufficiente. Io domani ho bisogno di te, Steph. 
È devastante. Pensavo d’aver vissuto di tutto, ormai, specie con lui ed in questi ultimi due anni, ma questo è il colpo di grazia. 
Non pensavo mi sarei mai trovato a provare un sentimento talmente forte e sconvolgente.
Bron James che mi chiede aiuto a basket. 
Stringo gli occhi mentre mi bruciano non per la commozione ma per quello che significa realmente questa richiesta toccate. Lo circondo con le braccia incurvandomi su di lui per abbracciarlo. 
È al capolinea. Vede la fine del suo traguardo. I suoi limiti ormai sono qua e si vedono e peggio ancora li sta vivendo, non può più fingere che non ci siano. 
- Nonostante tutto hai fatto triple doppie e partite assurde portandoci fin qua e so che domani farai ancora grandi cose tenendoci tutti in piedi. Perché io posso fare tutti i tiri da tre che posso, ma lo scheletro di questa squadra così come di tutte le squadre in cui giochi, sei tu. 
Non lo dico per farlo sentire meglio, perché ho bisogno che lui sia il solito Re. Lo dico perché lo penso davvero e lui lo sa, lo sente con la testa contro la mia pancia, che sono sincero. 
Ha quasi 40 anni e sta facendo delle olimpiadi da protagonista. Certo, non come quelle degli altri anni, ok, ma è comunque sopra il livello di molti. Resta la nostra colonna. Resta quello che grida di più in campo e fuori, quello che non si arrende mai e che continua a correre e saltare e tirare e prendere più rimbalzi. 
Chiede tanto agli altri perché è il primo a darlo. 
Se vinciamo davvero questo oro, te lo dirò.
Che ti amo.
Ma solo se vinceremo e se ti avrò aiutato concretamente a vincerlo.
E qua, davanti a questo obiettivo personale, sento il mio viso tornare ad aprirsi in un sorriso di sollievo. 
Gli bacio la testa e mi raddrizzo ritrovando me stesso. 
- Andrà tutto bene, domani. Te lo prometto. 
Bron annuisce contro di me per nulla intenzionato a lasciarmi andare. 
- Dormiamo? - lui annuisce di nuovo contro la mia pancia.
È quasi come se io lo mettessi a dormire, questa volta. Non so, è strano, forse perché mi usa come cuscino e mi dorme addosso, non saprei dirlo. 
Mi piace sentire il suo peso addosso, anche se è notevole. Mi piace perché è ciò che lo rappresenta di più. La sua forza, la sua grande forza esteriore che si riflette da quella interiore e quella mentale. 
Se devo dargli un aggettivo, è ‘forte’. 
Ed io domani sarò una mitragliatrice. La sua mitragliatrice da tre punti. E gli porterò la finale.


Contro la Serbia ce l’abbiamo dura e proprio come Bron aveva previsto, vinciamo per un soffio e solo all’ultimo periodo di gioco, perché per tutto il tempo quei maledetti sono stati in vantaggio. Ma alla fine è andata bene, li abbiamo battuti e siamo in finale.
Non è tanto il fatto in sé d’aver vinto, cosa non scontata in questo caso, ma è che ho fatto 36 punti facendo forse una delle mie migliori partite dell’anno. 
Ho mantenuto la mia promessa. Non avrei potuto mancare questa volta, non dopo che mi aveva chiesto aiuto. 
Era come se lo sapesse, è stato strano. Erano tutti nervosi forse contagiati da Bron che se la sentiva, oggi, la difficoltà.
La Serbia di Nikola è stata a dir poco perfetta e ce la siamo sudata, non siamo stati ai nostri massimi, ma per una volta sono stato uno dei pochi a funzionare bene sempre e alla fine è andato tutto bene.
Ovviamente sono contento per la vittoria e la finale, sono contento perché abbiamo ancora due giorni da stare qua, il sogno continua e fanculo, nessuno mi strapperà il mio cazzo di oro dal collo, me lo merito, sono uno dei più grandi, ho lavorato duro per esserlo e un cazzo di oro olimpico me lo merito. 
Ma non è tutto qua. 
C’è che ho fatto 36 punti, sono tornato a giocare alla Steph Curry, li ho cucinati, per citare i commentatori, e adesso sono fottutamente felice con me stesso. Fottutamente a posto. 
Ed anche Bron lo è con me, visto che per poco non mi infila la lingua in bocca in campo davanti a un po’ troppa gente - la squadra, i tifosi, il mondo. 
Mi afferra per la vita infilando il braccio sotto il mio, come abbiamo fatto ieri sera in camera, come fa spesso per abbracciarmi. Io lo lascio fare tenendo le mie lungo i fianchi, la gioia scorre in noi, sono così esaltato, ogni muscolo è teso e lui mi tira prepotentemente a sé mentre ci gridiamo in faccia pieni gioia. 
- CE L’ABBIAMO FATTA! 
- SI CE L’ABBIAMO FATTA! 
E continuiamo a gridare così incapaci di smettere, ripetiamo queste frasi fissandoci negli occhi a questa vicinanza e sono completamente sconnesso, non so cosa voglio, so che voglio qualcos’altro, non mi basta questo. Per un cazzo che mi basta. 
Sono fottutamente eccitato ed è colpa di come mi tiene con la mano sulla schiena e anche lui lo vuole, lo vuole eccome. Vuole la stessa cosa che voglio io. 
Non ce la posso fare, non mi fermerò, non si fermerà. Lo faremo qua, qua davanti a tutti. Non importa, devo baciarlo, averlo, farlo mio.
Non sono mai stato così felice ed esaltato ed eccitato e completo. Fottutamente completo. 
Non riesco a contenermi e nemmeno lui può infatti mentre avviciniamo le nostre facce senza controllo per un momento sembra lo faremo, ma poi lui in un estremo momento di lucidità, mi prende la testa con entrambe le sue mani giganti e per fortuna è quello che fra noi torna in sé.
All’ultimo momento appoggia la fronte alla mia, invece della bocca. 
Avremmo fatto solo un po’ di scandalo, ma ero pronto da quanto che ero fuori di me.
Ma non mi calmerà, non basterà questo. Dopo, caro il mio uomo, dovrai stare tu sotto di me.
Oggi me lo dai tu il culo o esplodo. 
Cazzo se me lo merito, oggi!
Questo momento di stordimento e totale follia ha fine quando qualcun altro ci strappa uno all’altro per esultare con noi e una parte di me tira un respiro di sollievo. Quella che non era pronta allo scandalo. 
Non credo d’aver mai realmente provato una cosa simile; la partita che ho fatto con lui da cui poi è scaturito tutto forse ci si avvicina, ma era l’All Star Game, era diverso. 
In una partita ufficiale e veramente importante era la prima volta che giocavamo insieme cercando di vincere a tutti i costi, soffrendo e arrivandoci per il rotto della cuffia. 
Entrambi abbiamo sperimentato cose simili in campionato, ma eravamo separati ad affrontarle, a volte si vinceva, altre si perdeva. Conosciamo tutti e due l’amarezza della sconfitta bruciante, di quelle che poi contano, quelle che tu vorresti con tutto te stesso vincere.
Ma lottare in questo modo per una cosa così importante avendo poi successo insieme, è stata la prima volta, perché non era mai stata così dura, non avevamo mai rischiato. 
Non credo di poter dimenticare quello che ho provato oggi, che sto ancora provando e che non andrà via. Forse se vinceremo l’oro fra due giorni sarà così o magari meglio, ma in questo momento so precisamente di non aver mai sperimentato una cosa simile, proprio perché ero con lui. 
Il mio più grande rivale che finalmente è diventato il mio più grande compagno di squadra. 
Vincere con lui è qualcosa che può creare dipendenza al punto che sarei disposto a fare qualunque cosa pur di riprovarlo ancora ed ancora ed ancora. 

C’era quasi l’assurda paura che quello che sto provando potesse scemare per quando saremmo stati in camera, tale paura mi ha quasi spinto ad accelerare i tempi e a tirarmelo in un angolo dell’Arena dove abbiamo giocato, ma per fare quello che voglio come voglio, so che mi serve tempo, luogo ed organizzazione perché non me lo permetterebbe facilmente e sarà una lotta, come quella di stasera contro la Serbia. Ma a quanto pare oggi sono in vena di lotte strenue ed il mio adorabile orso ha i minuti contati. Me lo deve. Dopotutto lo merito. Non l’ho mai meritato tanto come in questo momento. 
Però no, la paura che quel che provo ora scemi è assolutamente infondata perché mano a mano che si avvicinava il momento in cui possiamo di nuovo stare soli in un posto e momento congegnali, la mia eccitazione forse aumenta se possibile, perché dopo la gioia della vittoria e tutto ciò che concerne il basket, è rimasto il dopo, quel festeggiamento post vittoria importante che ognuno ha sempre bisogno di fare degnamente.
È una semifinale, non si può esagerare, specie perché si gioca fra due giorni, insomma, non si può fare un cazzo, ma va bene così. 
Va bene, perché così la frenesia per fare quel che si può e non quel che si vuole ti fa apprezzare di più quel che farai. 
Ed io so cosa farò.
La mia mente si focalizza totalmente ed esclusivamente su di lui, su di noi. Su questa dannata scopata che lui mi deve. Mi deve assolutamente e non solo perché la merito e la voglio, me la deve perché sì. 
Perché stasera sono stato fottutamente grandioso, un Dio, sono stato più Dio di lui, per stasera, anche se normalmente viaggiamo sullo stesso piano anche se con giochi e ruoli diversi. 
Però stasera ho regnato sovrano non incontrastato ma quasi. 
Sono stato io il Re ed il Re vuole il suo Consorte. 
Per stasera sarà lui il mio Consorte. 
E non me ne fotte un cazzo di cosa dirà. Lo posso violentare, come mi suggeriva ieri. Voleva vedermi a provare, diceva? 
Bene, l’accontenterò! 

Varcare la soglia della camera è come entrare in un’altra dimensione, una dove non ci sono più le regole da ricordare o le catene che ti impediscono di agire.
Entrare nella nostra camera è come essere liberi ed in una serata come questa, è pericoloso. 
Entrambi non vedevamo l’ora di andarcene, quando siamo dentro gettiamo chiavi magnetiche e cellulari sul tavolino vicino alla porta e ci togliamo subito le scarpe frettolosamente. 
Io che sono entrato per primo mi giro verso di lui davanti all’uscio chiuso e guardandolo dritto negli occhi acceso di spiccata malizia, mi faccio avanti offrendomi a lui  con le braccia lungo i fianchi in attesa che mi afferri come fa sempre e lui, senza perdere tempo in inutili fasi preliminari, mi afferra subito impaziente per la vita e mi attira prepotentemente a sé.
Il suo corpo possente si scontra col mio e la consueta sensazione di eccitazione mi percorre come una prima scarica elettrica violenta, la stessa di prima in campo, solo che ora possiamo fare finalmente tutte le scintille che vogliamo.
Mi allungo sulle punte e lui mi stringe ulteriormente con le mani prima sulla schiena e poi sul mio culo, immediatamente le nostre labbra già aperte e pronte si trovano insieme alle lingue che non perdono tempo. Ci divoriamo famelici in un bacio subito appassionato, proprio quello che volevamo prima da matti. 
Con sollievo ci godiamo la sensazione che scaturisce mentre nella mia testa c’è solo tutto ciò che gli avrei voluto fare prima e che gli farò ora. 
Che lo voglia o no.
Ridacchio fra me e me sapendo che non gli piacerà all’inizio, ma io questa volta me lo merito. 
Sbrigativo corro con le dita alla cinta dei suoi shorts, gli slaccio la cordicella abbassandogli l’elastico sia di questi che dei boxer, con soddisfazione gli tiro fuori il cazzo, infilo la mano fra le nostre bocche incollate e me la lecco guardandolo a questa vicinanza ubriacante coi miei occhi furbi e accesi. 
Adesso prendo io il comando. 
Non serve che parliamo. Lui capisce e pensa che ovviamente lo farò solo fino ad un certo punto e con un sorrisino eccitato non si oppone. Gli massaggio il cazzo e grazie alla saliva va tutto subito veloce e facilissimo e il suo splendido pezzo di carne si indurisce nel mio palmo che si muove su e giù stringendo con decisione. Torno a succhiargli il labbro pieno che mi fa impazzire, gioco così anche con la sua lingua e quando lo sento crescere nella mia mano, scendo giù in ginocchio senza perdere tempo.
Se solo prima avessimo potuto sfidare il mondo, avrei fatto così, veloce e voglioso più che mai.
Una volta sulle ginocchia gli abbasso del tutto i vestiti che finiscono ai suoi piedi e aggredisco il suo splendido cazzo che finisce tutto nella mia bocca, mi aiuto con la mano bagnata con altra saliva per dargli la sensazione piacevole che lo fa sospirare gettando la testa indietro, le sue mani giganti sulla mia nuca ad accompagnare i miei movimenti impetuosi.
Non lo faremo con dolcezza. Non che lo siamo mai stati, ma a volte siamo andati con più calma, come a voler ricordare ogni sensazione e momento, ma oggi bruciamo, bruciamo ancora dell’adrenalina e dell’esaltazione di prima e voglio divorarlo, non voglio andarci piano. 
Bron è completamente risucchiato nel mio fuoco e nella mia voglia e non mi ferma, non ci pensa minimamente. Mentre lo succhio mi masturbo da solo e quando il suo è più che pronto, mi alzo in piedi e mi spoglio in fretta guardandolo come un predatore. Bron si toglie a sua volta la maglietta, tutto ciò che gli rimaneva, poi gli prendo la mano e lo tiro prepotentemente verso i letti facendolo sedere sopra. Lui ride divertito ed eccitato dai miei modi e appena è col culo sul materasso, gli prendo il viso fra le mani e gli infilo diretto il mio cazzo in bocca già piuttosto eccitato. 
Lui mugola di sorpresa, penso che vorrebbe dire qualcosa sul correre troppo o sull’esagerare con certe cose, ma a questo punto muovo il bacino e gli scopo la bocca. Non mi basterà questo. 
- Me lo merito, oggi, non credi? 
Non specifico cosa, lui pensa che alludo ad una parte più attiva nella nostra scopata, ma non ha capito. 
Bron si impegna e con sollievo getto la testa all’indietro chiudendo gli occhi mentre mi succhia il cazzo. Le sue labbra sono così perfette per i pompini e lui è sempre eccezionale in questo. Per un momento mi perdo in questo, potrei stare a scopargli la bocca tutta la notte, ma quando stringe e risucchia mi rendo conto che sto pulsando pericolosamente, così gli riprendo la testa e la stacco scivolando via dal piacere che mi stava prendendo ogni terminazione. 
- Stenditi! - ordino roco baciandolo velocemente, lo accompagno con le mani spingendolo indietro, lui si morde il labbro e mi accontenta. Non capisce fin dove voglio spingermi, ma adesso glielo faccio vedere. Gli salgo sopra col mio cazzo bello alto e dritto dopo il suo splendido trattamento, ancora bagnato dalla sua saliva, lo ricopro strofinandomi su di lui, gli faccio sentire quanto sono caldo ed eccitato e lui mi accompagna addosso con le sue mani giganti che mi fanno impazzire. Ci baciamo ancora ma quando le sue dita puntano alla mia fessura, mi divincolo e mi sollevo sulle ginocchia guardandolo sicuro e ancora molto padrone della situazione. 
- Girati! - ordino. Lui mi guarda pensando che scherzo, non serve che dica a voce ‘sei pazzo?’, io annuisco proprio con quell’aria da pazzo, ma me lo manipolo ancora un po’. 
- Ti faccio provare una cosa che non ti pentirai. 
A questo mi infilo due dita in bocca e me le succhio, così capisce che voglio infilargliele dentro. 
È una delle cose più belle per un uomo quando si scopa. 
Ma non sarà solo questo, come tu ovviamente stai pensando. Te lo leggo negli occhi un po’ titubanti, così lo carezzo sull’inguine per poi dargli uno schiaffo sfacciatissimo sulla coscia deciso. 
- Girati, ti piacerà! 
Che poi è vero. 
- Tu ti sei bevuto il cervello dopo la vittoria! - Bron è ancora lì indeciso per nulla convinto e diffidente. 
- Me lo merito. - ripeto chinandomi a mordicchiargli il fianco alla ricerca della sua natica soda che cerca ancora di proteggersi come se fosse un tesoro. A questo gli ricordo anche il motivo: - 36 punti, se non sbaglio! 
A questo finalmente si gira piegando le ginocchia sotto di sé, si sporge verso di me ed io mi sistemo comodo dietro, gli afferro le natiche che finalmente mi dà, lo carezzo e lo lecco e mentre lo faccio lui si rilassa subito, so bene quanto è bello.
Fidati, non  te ne pentirai. 
Torno a succhiarmi le dita, ma prima di mettergliele dentro, gli lecco bene la fessura. Ha un guizzo ma si rilassa subito, poi dopo la mia lingua sapiente che lo fa sospirare di piacere, arrivano le mie dita bagnate. Entrano facilmente. Fa molto meno opposizione di quel che immaginavo, penso che alla fin fine lo volesse anche lui. Sa quanto cazzo è bello per gli uomini le dita dentro, sa che quando non riescono a venire basta una o due di queste e tutto va alle stelle. 
Bron geme e si tende inarcandosi, gli piace, lo sapevo. 
Sorrido soddisfatto dello stato in cui l’ho gettato e mentre due dita lo lavorano dentro con sua gioia, mi lecco l’altra mano abbondantemente e mi strofino il cazzo che non si è minimamente calmato. Una volta che siamo entrambi belli pronti e che lui è sconnesso nella via del piacere, mi raddrizzo, gli prendo il culo bene, glielo allargo e con una spinta veloce e possente lo penetro senza dargli tempo di capire che dalle dita sono passato al mio cazzo. 
Beh, lo capisce subito dopo, ma ormai sono dentro. 
Bron si tende istintivamente, chiudo gli occhi e rimango dritto dietro di lui, le mani strette sui suoi fianchi, io premuto contro le sue natiche belle tonde e rigide. 
La testa all’indietro, la bocca aperta in un abbandono a questo piacere assoluto mentre aspetto che si rilassi un po’ e mi permetta di muovermi. Non che stare così sia spiacevole.
- Sei un bastardo, Steph! 
La sua voce mi raggiunge roca e lontana, sorrido divertito tornando in me, esco a metà e lascio cadere altra saliva muovendomi più agevolmente e prima di darci dentro, gli rispondo trionfante: - Lo sai che oggi lo meritavo! 
- Sei un presuntuoso! 
- E tu oggi sei il mio fottuto premio! 
- E allora fotti il tuo fottuto premio... - sussurra torcendosi davanti a me, intravedo la sua espressine nel viso premuto a metà contro il cuscino. È presissimo. 
- Ti piace, eh? - dico provocante, continuando a muovermi con calma mentre il suo buco si adatta a me e smette di porre resistenza. 
Lui mugola, io aumento la profondità e la velocità delle spinte. 
- Ti piace che ti fotto, eh? - ripeto mentre perdo totalmente la connessione con me stesso e l’esaltazione di prima mi riprende completamente, devastando entrambi. 
Lui alla fine geme dei ‘sì’ che mi alzano ulteriormente e tutto cresce in un attimo. Prendiamo letteralmente fuoco, il ritmo e l’intensità aumentano vertiginosamente e ben presto non sappiamo cosa stiamo dicendo fra i gemiti, ma godiamo come matti. 
Sapevo che gli sarebbe piaciuto. 
Capisco che il mio cazzo preme nel punto giusto quando mi dice ‘lì’ e si masturba perdendo il controllo. Mi dice di andare più veloce ed io lo accontento. Aumento la velocità e la forza delle spinte capendo che sta per venire e questo fa perdere anche me. 
Tutto sale ed esplode in entrambi, le scariche di piacere sono violente, ci tendiamo ed inarchiamo tutti e due completamente persi, consapevoli che non dimenticheremo mai questa volta, questa serata. Per miliardi di motivi. 
Non so quanto sto qua dentro di lui a riprendermi, non so quanto ci vuole, ma ad un certo punto gli crollo addosso, ancora accucciato davanti a me. 
Lo bacio fra le scapole e poi sulla spalla raggiungendo il suo collo. Continuo a lasciargli baci sfiniti e lui gira la testa per farmi raggiungere l’orecchio, lì le mie labbra si fermano e vi sussurro. 
- Era bello, vero? 
Lui che è ancora nella pace dei sensi e più di là che di qua, annuisce lasciando che la sua bocca si pieghi in un stanco ma arrendevole sorriso, gli occhi ancora chiusi. 
- Fottutamente. 
- Lo rifaremo?
- Non ci provare mai più!
- Beh, se faccio 40 punti, però...
- Ma nemmeno 50!
- Tanto so che lo vuoi e che stai solo facendo la scena! 
- Stasera ci sei riuscito perché non me l’aspettavo. La prossima sarà guerra! 
Gli mordo il lobo e tiro eccitato. 
- Mmm... è una promessa? 
Bron si gira con la sua delicatezza da orso e mi scaraventa giù sul letto, per poco non mi fa cadere ed io rido, dopo che si stende brontolando qualcosa che non capisco bene e si allunga comodo, mi arrampico sopra il suo petto e gli prendo la barba folta e troppo lunga fra le dita, tirando.
- Prometti? 
Non ha ben chiaro cosa, ma alla fine si arrende e annuisce ridendo. 
- Solo se mi baci! 
E così mi sacrifico e lo bacio. 
Se fra 2 giorni vinciamo l’oro, ti dirò una cosetta che mi sta sul groppone.  


Note: se qualcuno avesse già letto l'altra mia fic lecurry sa che ho già scritto su questo momento, ma è stato quello che mi ha rapito e convertito alla coppia spingendomi a scrivere su di loro, perciò dovevo scriverci di nuovo. Steph su di giri ed arrapato che salta addosso a Bron e che riesce a farselo era troppo perfetto per quel momento in campo che hanno avuto alle olimpiadi. Ero convinta di baciassero in diretta mondiale, quella volta. Meravigliosi e basta. Il prossimo capitolo conclude la fic e non ne ho scritte altre per ora. Alla prossima. Baci Akane