*Ho un po' tardato sulla pubblicazione del secondo capitolo, ma ci sono state le feste di mezzo, perciò chiedo perdono. Questo secondo capitolo è tutto col POV di Charles, inizialmente ero rimasta colpita dal fatto che avesse corso anche lui alla piccola maratona in onore di Seb a cui hanno partecipato una marea infinita di persone fra cui anche Mick (ovviamente). Poi ho visto delle foto di quei giorni ed alcune in particolare mi hanno colpito per il modo in cui Charles, che sembra sempre poco legato ed espansivo in generale, guardava Seb. Leggevo commozione ed anche il fatto stesso che è sempre stato presente a tutti gli eventi in onore di Seb parla molto di lui e di quanto in realtà tenesse a lui. Così volevo inizialmente scrivere due righe su di lui e su Mick in un unico capitolo, qualche paragrafo a testa insomma. Poi mi sono resa conto che avevo scritto un sacco e così ho deciso di fargli avere un capitolo intero a testa. Ecco qua dunque Charles e quel che lui pensa di Seb, lassù chiuso nella sua fortezza apparentemente inscalfibile. APPARENTEMENTE. Il terzo capitolo prossima settimana. Buona lettura. Baci Akane*
2. LA FORTEZZA DI CHARLES
/Charles/
Non credo che la sto vivendo molto bene, in effetti.
Mi immaginavo sarebbe stato più facile, anzi.
Pensavo onestamente che sarebbe stato niente di che, una gara come le altre, un momento piuttosto facile. Che sarei stato indifferente.
Da quando Seb ha annunciato il suo ritiro non ci ho mai realmente pensato, era molto lontano e non pensavo mi sarebbe toccato in alcuna maniera.
Non è nemmeno più un mio collega di scuderia, non che questo abbia mai pesato. Quando lo era abbiamo avuto problemi, poi quando se ne è andato è stato più facile avere un bel rapporto con lui.
Eppure non me ne sono reso conto fino ad ora.
Ora che è l’ultima settimana di gara, la sua ultima gara.
Non avevo realizzato cosa significava per me. Non tanto la sua ultima gara, quanto lui stesso.
Lo capisco quando mi arriva il messaggio di Lewis ricordandomi e confermando per stasera.
Avevo accettato senza nemmeno esitare, ma non ci avevo riflettuto quando me l’ha detto la prima volta e nemmeno le successive.
Lewis ha detto che voleva organizzare una cena per Seb, per celebrarlo, e che l’avrebbe fatto l’ultima settimana di gara. Quando l’ha comunicato la prima volta era lontano da questo giorno. Ho pensato che fosse una bella idea, giusta.
Non abbiamo mai fatto nulla per la chiusura di nessun pilota ed in generale mai nessun gruppo si è riunito per cene di gruppo simili, le ultime credo risalgano a quando non correvo in F1, ricordo di foto simili ma c’erano ancora Rosberg e Button.
Ma era così ovvio che per Seb avremmo fatto qualcosa ed era ovvio che l’avrebbe organizzata Lewis.
Nessuno è rimasto stupito della sua idea e del fatto che abbia fatto tutto lui. Era naturale.
Ma oggi che ci siamo mi rendo conto che è questo il giorno.
È questa la sua ultima gara.
Quel giorno che pensavo sarebbe arrivato chissà quando, è qua.
Solo ora, mentre arrivo al meraviglioso ristorante prenotato da Lewis per la cena dei piloti, lo realizzo.
E no, non la vivo tanto bene.
Dentro di me, in un posto che non immaginavo, ho questo nodo. Un nodo che salirà, suppongo, ad un certo punto.
Sento Mick dire lui ci sarà e quando capisco che parla della corsa in pista organizzata da Seb dopo le qualifiche di sabato, le ultime della sua carriera, gli chiedo come mai ci andrà.
- Avevo capito che era solo per il suo team...
Mick alza le spalle e mi risponde semplice:
- È per chiunque voglia salutarlo e anche se non lo fosse, io ci andrò comunque.
Non serve dire che per lui Seb è come un padre. Purtroppo il suo, il più grande pilota, non è più tale e solo lui sa in che condizioni è. Nessuno osa nemmeno nominarlo, suo padre, come se fosse tabù. Ma in compenso ha Seb che si è sostituito in modo eccellente e naturale.
Per Mick sarà dura senza Seb in pista.
Forse è questo il preciso instante in cui lo capisco.
Lo capisco con una precisione da cecchino.
Questa è l’ultima settimana di Seb in pista come pilota di F1.
Poi non ci sarà più.
Lo capisco da come parla Mick di lui e di qualunque cosa intende fare per lui, per salutarlo. A tutto quello a cui parteciperà.
Sta dicendo del suo casco speciale che ha fatto fare, mostra le foto dove ha fatto stampare la scritta ‘Danke Seb’ in suo onore. E come intende presenziare in qualche modo alle sue ultime prove.
È vero, me lo dico ora così, mentre lui e Lewis sono gli ultimi ad arrivare, sicuramente per colpa di Lewis... beh, non che Seb sia un cronometro vivente. Ogni volta è lì che corre in pista perché è tardi sulla tabella di marcia.
Ricordo che quando eravamo insieme in Ferrari mi chiedevano sempre dove fosse ed io, che ancora non sapevo di lui e Lewis, non sapevo mai cosa rispondere. Poi quando l’ho scoperto li ho coperti, ovviamente.
Ma spesso è proprio lui che si perde a fare altro.
Arrivano tutti e mancano solo lui e le chiacchiere di Mick con Pierre si perdono. Anche Pierre è un accanito seguace e tifoso sia di Seb che di Lewis. Beh, Lewis lo idolatra proprio, credo che ne sia anche un po’ innamorato in effetti, mentre Seb l’ha sempre ammirato tantissimo.
La mia testa viaggia.
È l’ultima settimana di Seb. Mick farà qualcosa per lui e con lui.
Ho sentito che anche Ferrari e Red Bull faranno qualcosa in suo onore.
Seb stesso ha fatto qualcosa per gli altri, a parte la corsa in pista so che ha organizzato una mega festa domenica sera alla fine della gara, ha aperto l’invito a tutti.
Ma io?
Io non farò nulla per lui?
Sono arrivato ad oggi lasciandomi vivere come mio solito, senza accorgermi esattamente di ciò che succedeva, ed ora che ci sono mi accorgo che è ora, Charles.
È proprio ora.
È ora di pensare a cosa significa l’addio di Seb.
Perché non mentire, stupido ragazzino viziato.
Significa qualcosa, per te.
Hai fatto di tutto per ignorare la cosa e fingere che fosse una cosa come tutte le altre, nulla di che. Solo un grande pilota che lascia le gare.
Invece no, invece sei qua e lo stai aspettando e senti tutte le occasioni in suo onore e realizzi che non è una cosa come le altre.
Perché nessuno era più in grado di riunire un gruppo così ampio, eterogeneo e problematico di piloti.
Ci sono problemi interni fra molti, ma niente di serio, niente da impedire a tutti di venire qua per lui.
Perché nessuno si sarebbe perso la cena in suo onore, per salutarlo.
Nessuno.
Non importa che problemi ci sono, che trascorsi, che rapporti, che casini.
Per Seb ci vogliamo essere tutti.
È ora, Charles.
Di capire che non tutti sono uguali, che non tutti ti passano indifferenti intorno.
Che c’è anche qualcuno che scava, in te. E ci lascia una parte di sé.
Anche se tu l’avevi ignorato per non soffrire ancora nell’essere lasciato, perché tanto tutti prima o poi ti lasciano.
Ma non sei riuscito, alla fine, a chiudere per bene fuori chiunque come volevi.
Seb alla fine è entrato, eh?
Ce l’ha fatta.
Quando la gente si scalda e sgomita dicendo che finalmente stanno arrivando, ci affrettiamo tutti a sistemarci ai nostri posti che inizialmente avevamo preso un po’ a caso.
Alcuni, almeno.
Ho notato che qualcun altro l’ha preso con serio impegno.
Tipo Mick ha stabilito che Lewis e Seb si sarebbero messi vicini, in mezzo al tavolo, e lui di conseguenza dall’altra parte di Seb. Alcuni altri penso si siano seduti in funzione di questa disposizione del pilota tedesco, come Max mi pare si sia messo di fronte a quello che sarà il loro posto. Max non finirà mai di stupirmi, non sembra mai legato a nessuno, poi fa certe cose che ti rivelano il contrario. Ma io lo so che è così, per questo non riesco a piantarlo definitivamente come ogni tanto meriterebbe.
Sotto sotto ha un cuore, quando non sta sulla macchina.
Ed io? Io non credevo d’averlo. O meglio credevo di essere riuscito a sigillarlo per bene per non stare più male, ma ho appena scoperto che non ci sono riuscito come pensavo.
Mi pento immediatamente di essermi seduto lontano da lui, ma ormai ci siamo e quando i due arrivano come due sposi alle nozze, li applaudiamo e dagli occhi lucidi pieni di lacrime e dal viso emozionato di Seb, capisco che era una sorpresa.
Lewis aveva organizzato tutto in gran segreto e non me ne ero nemmeno accorto.
Sono così impegnato a non farmi toccare da nessuno per non soffrire, che quando mi rendo conto di essermi isolato davvero bene, poi ci sto male perché la verità è che non voglio stare solo.
Eppure la paura di soffrire nell’abbandono è tale che mi fa agire così, come se non mi importasse di niente e nessuno.
Ma non è così.
Mi salgono le lacrime agli occhi e sospiro mentre applaudo e sorrido e mi incido per bene questa scena specifica nella testa.
L’ultima cena di Seb da pilota con noi. La prima e l’unica. L’ultima.
Non ho nemmeno idea di come faccia Lewis, solo ora realizzo che sta bene e che è sereno e luminoso. Pensavo sarebbe stato devastato. Devo chiedergli quale sia il suo segreto.
Quando lo vedo, capisco che è incredibilmente sereno. Gli mette la mano sul braccio e lo stringe perché Seb è lì bloccato come un stalattite e niente, piange sul serio. Non avevo dubbi, lui ha cuore. Ha cuore per tutti, anche chi non lo merita. Io, per esempio.
Pierre, accanto a me da un lato, e Lando dall’altro mi sgomitano e mi sussurrano insieme due cose che non registro, non so cosa siano ed io non li cago. Troppo impegnato a gestire questo improvviso pugno allo stomaco.
Non ho pensato a nulla io. Tutti gli hanno fatto qualcosa, o gli faranno.
Lando forse un servizio fotografico su questa sera che sicuramente apprezzerà. Pierre credo gli abbia preso qualcosa. Mick ha fatto addirittura il casco in suo onore.
Max, so che vuole scambiarsi il casco con lui uno di questi ultimi giorni, forse lo farà sabato dopo le qualifiche.
Ed io?
Io davvero sono l’unico che non ha pensato a nulla per lui?
Davvero?
Sono così vuoto, freddo, insensibile?
La mano di Pierre corre a stringermi il ginocchio sotto il tavolo, dopo che ci sediamo con lui.
Seb parla emozionato e ci ringrazia, il mio cervello fatica a capire cosa sente, cosa dice, ma sento la stretta di Pierre e riesco a tornare.
So che lo fa perché si è ingroppato anche lui, è emotivo e non ha paura di nasconderlo. Cerca da me la forza per non frignare troppo, una parte della sua vita di appassionato di Formula Uno si chiude con l’addio di Seb. Quando lascerà Lewis sarà devastato.
Così gli prendo la mano e ricambio la stretta, per dargli forza e stare su. Ma quando intreccia le dita alle mie, capisco che mi sbagliavo.
Non era lui che cercava la forza da me. Era lui che me la stava dando.
Lo guardò sorpreso e lui mi sorride sereno e luminoso.
Lui sapeva meglio di me come sarei stato.
Sapeva che in realtà stavo male anche se non volevo né ammetterlo, né rendermene conto.
Ma sapeva e come sempre nella sua vita, anche ora era già pronto per me.
Lo sarà sempre.
Così gli occhi smettono di minacciarmi lacrime e torno normale, anche se forse l’aver accettato che Seb non è passato inosservato nella mia vita è un enorme passo, per lo stato in cui ero adesso.
Adesso a questo punto della mia esistenza.
Ci sono persone che mi toccano e mi restano dentro, anche se se ne vanno come gli altri.
Per quanto ci provo, non posso proprio impedirgli di toccarmi e scalfire la mia fortezza.
Pierre, ovviamente.
Ma, a quanto pare, anche Seb.
Seb che non dimenticherò mai.
Non gli ho regalato nulla, non ho pensato a niente, ma verrò a correre con lui sabato sera, in pista, insieme a Mick.
Forse la mia presenza priva di segni simbolici o regali, può essere abbastanza, per lui. Lui che ha imparato a conoscermi così bene in questi pochi anni insieme.
Lui che sa di me cose che non pensavo sarei riuscito a far sapere a nessuno tranne che Pierre.
Come la mia tristezza perenne di fondo, per esempio.
Forse però sì, forse considerando che pezzo di stronzo che sono in realtà, la mia presenza costante in tutte le occasioni che lo riguardano, potrà essere abbastanza.
Conoscendolo saprà che quelli saranno i miei grazie.
Ma magari perché no. Un biglietto in imitazione dei suoi che ci scrive sempre, posso farlo.
Una sola scritta, un ‘grazie’ fatto a mano, nero su bianco. La mia firma.
Lui saprà che mi ha toccato realmente.