NOTE: il primo effettivo GP del 2022 di Seb è Melbourne e la sfiga di Seb cresce d’intensità, perché il peggio non è stato saltare le prime due gare, ma bensì avere una macchina terribile che non completa nemmeno un giro in sicurezza finendo addirittura a muro. Quando ho saputo che Seb era andato a farsi visitare ho pensato che Lew poteva aver sclerato, così ho scritto questa piccola fic. Buona lettura. Baci Akane

QUA SI ESAGERA

sewis

- Safety car in pista. Macchina a muro. 
La voce metallica di uno dei ragazzi mi arriva all’orecchio dalla radiotrasmittente mentre rallento automaticamente come da regolamento. Controllo anche tutti gli altri intorno per vedere di non fare danni. 
- Chi? - chiedo pratico e sbrigativo. 
- Vettel. 
Per un momento non ci vado io a muro. Stai calmo Lewis. Calmo come non lo sei mai stato.
Adesso stai correndo, perciò segui la gara, pensa a quello che devi fare, non farti distrarre o sei finito. Non sei nella posizione di distrarti con altri pensieri. 
- Come sta? - chiedo comunque, sempre rimanendo apparentemente saldo.
Stringo il volante fra le mani. 
- Non è chiaro, penso bene. 
Come ‘non è chiaro?’ Che cazzo significa? O sta bene o no. 
- Fammi sapere. - concludo secco mentre mi mordo la bocca che diventa subito arida. Adesso vorrei scendere e correre a vedere come sta. 
Già un auto a muro non è bene. Dannazione. 
Che razza di inizio stagione sta avendo? Che diavolo ha fatto all’universo il mio Seb? Io dico, il covid. Non nel tempo minimo, come l’ho avuto io, ma ben due settimane! Non guariva più!
Poi la macchina che non gli fa fare un giro decente che sia uno, è dalle prove libere che ci combatte.
Hanno fatto un miracolo a rimetterla insieme per le qualifiche, han detto. Tutti contenti loro. 
E gli hanno dato una macchina che non solo non è in grado di fare un giro completo, ma pure una che non è controllabile e che lo fa schiantare.
Giuro che se sta male vado e li strozzo.
Ed erano pure contenti, loro, di aver messo insieme la macchina in tempo di record.
NON GLI HANNO CONSEGNATO UNA MACCHINA, DANNAZIONE, MA UN ROTTAME PERICOLANTE!
Ma è possibile che quello più esperto lì dentro sia Seb? Non dovrebbe essere così!
Ci sta che nella sua prima effettiva gara della stagione lui non sia al top, capita spesso, anche a noi il più delle volte. Quest’anno poi caliamo un velo pietoso. 
Però qua si esagera, dannazione!
Che diavolo hanno fatto in tutto questo tempo?
Tutti hanno migliorato, perfino la Haas che l’anno scorso era forse la macchina peggiore. Noi non siamo al massimo, ma stiamo lavorando molto per migliorare, anche se per i nostri standard siamo ancora un disastro. 
Ma loro?!
Che è successo alla macchina che è arrivata terza al campionato di due anni fa? 
- Deve fare un controllo medico. Parlano di un possibile trauma cranico, ma saranno solo accertamenti. 
La voce del mio ingegnere non mi rassicura per niente e prendo un respiro profondo prima di rispondere: 
- Ricevuto. 
Vorrei urlare, correre da lui.
Adesso dovrò fare il resto della gara così, pensando a lui. Trauma cranico, significa che ha sbattuto la testa come minimo.
Che diavolo ha l’universo contro di lui? Perché non lo lascia in pace?
Perché il problema lì è che nelle due settimane in cui lui aveva il covid, non poteva lavorare con il team per sistemare la macchina e loro, da soli, hanno fatto letteralmente cagare. 
Il risultato parla da solo. Una macchina che non completa in sicurezza un solo giro in tre giorni?
Ma stiamo scherzando? 

Finalmente sta gara di merda è finita.
Adesso non me ne frega un cazzo, mollo tutto e tutti e corro in ospedale e che mi scoprano e mi dicano qualcosa! Non me ne frega.
La prima cosa che faccio è guardare Angela, appena la incontro. Fra tutti è l’unica che sa di noi. Lei e Toto, nella Mercedes, ma a lui non posso chiedere come sta Seb. L’ho subito cercata come un ossesso nel disperato tentativo di sapere qualcosa. Lei che mi conosce si affretta ad avvicinarmi e con gli occhi mi fa un segno affermativo. 
Appena lo fa, respiro immediatamente.
Era come se un enorme peso mi opprimesse il petto. Adesso sto meglio.
Grazie a Dio. 
Ci vuole un po’ prima che mi possa dire quello che devo sapere, ma ci riesce: 
- Sta bene, è già tornato qua per le interviste post gara. Non l’ho visto, ma deve essere qua in giro. - mi consegna il mio telefono ed io le do il mio casco e tutto l’armamentario. Annuisco respirando meglio di quanto non abbia fatto seduto mentre guidavo. Già, perché non respiravo proprio.
È dura, così.
Con la paura di perderlo. E prima non l’avevo con me, sapevo che era a casa e stava male ma nascondeva il suo stato, ma il semplice fatto di non negativizzarsi in modo normale come tutti, mi faceva capire che non era per niente vero che stava bene. Ma è bravo a nascondere tutto per non farmi preoccupare. 
Ed ora che non guida in modo sicuro.
Se è questo a cui mi devo preparare quest’anno, io non credo di farcela. È troppo. 
‘Dove sei?’ 
È la prima cosa che gli scrivo, lui mi risponde poco dopo con le indicazioni su dove è.
Garage Aston Martin. 
‘Ti aspetto dentro’
‘Dentro’ è la sua stanza. Ce ne sono due, una nel garage, una nel motorhome. Quella del garage è più piccola ed essenziale, viene anche usata di meno. Di solito dopo le gare per cambiarci prima delle interviste e cose varie. 
Normalmente stiamo attenti, ma normalmente non succedono cose simili. E normalmente io sarei sul podio e non potrei concedermi il lusso di precipitarmi da lui. Ma normalmente non ne dovrei avere bisogno, perché se è così, significa che non sta bene, che ha bisogno che io lo veda subito.
Perciò me ne frega meno di zero, mi faccio notare da qualcuno che mi fissa stranito, ma non è poi così assurdo che fra piloti ci si cerchi nei garage altrui dopo le gare. Quando io e la Mercedes abbiamo vinto il mondiale qualche anno fa, lui è venuto imperturbabile da noi per complimentarsi con tutti, è anche stato nello studio di Toto mentre si cambiava in mutande. 
Chiedo di Seb, mi indicano la sua stanza, faccio finta di chiedere se posso raggiungerlo, non do spiegazioni, non servono e comunque non è da me darne a nessuno. 
Non sono uno che serve spieghi le proprie azioni, sono Lewis Hamilton, di norma faccio quel cazzo che mi pare.
Ma anche i muri sanno che io e lui siamo amici e che ci vediamo sempre. 
Oggi ha anche più senso che mai, visto che Seb è andato a muro ed è finito in ospedale. 
Raggiungo spedito la sua stanza, che so benissimo dove è, busso una volta e mi apre subito richiudendo la stanza.
Appena lo vedo lo stringo subito di slancio, senza rifletterci nemmeno. Poi l’istante successivo mi separo di poco per prendergli il viso fra le mani e controllare come sta. I capelli lunghi, ricci ed arruffati più che mai, la barba un po’ incolta, ma niente di eccezionale. L’ha avuta peggio di così.
Ed è bello come sempre, lui, i suoi splendidi occhi azzurri che mi sorridono e finalmente, solo ora, col suo viso fra le mani ed il sorriso davanti agli occhi, respiro ancora. Mi ero di nuovo fermato entrando qua stile carro armato. 
- Stai bene? Stai davvero bene? - chiedo ansioso, con voce decisa. Lui sorride ancora ed annuisce mentre mi stringe la vita, io contro di lui. Questa sensazione.
Dio come mi era mancata.
Io e lui stretti in fretta e furia dopo le gare, stanchi e senza tempo, ma guai a non trovare almeno un istante.
- Sì, sto bene, sono andato a farmi controllare perché ho sbattuto la testa, ma è tutto a posto. 
Lo bacio di slancio, premo le labbra sulle sue e chiudo gli occhi. Mi abbandono a questo momento, a questa sensazione. 
- Grazie di essere tornato. - perché lo so. 
- Non potevo scappare e non vederti. So che avrai fatto una gara di merda per colpa mia.
George è finito terzo, alla fine, io quarto. Non è male se pensi che al momento la nostra macchina non è al livello che dovrebbe, ma partivo quarto e mi aspettavo onestamente di finire sul podio.
Me l’aspettavo prima di sapere del suo incidente. 
- Non me ne frega un cazzo della gara. Stai davvero bene o fai finta come sempre per non farmi preoccupare? - al momento il mio livello di ansia supera i massimi storici, ma è colpa di quello che ho dovuto sopportare fino ad ora.
Due settimane di covid ed ora un incidente? No, non si può davvero.
Lui ride. Ride di me e ride per sdrammatizzare, ma chi lo sa se è tutto vero? 
- Potrei mettermi a ballare la brake dance, ma mi risparmio per quando riuscirò a completare il mio primo GP della stagione! 
E lui scherza!
Scivolo con le dita sul suo collo, lo tasto alla ricerca di tracce e poi risalgo sulla sua nuca, fra i suoi capelli incolti, meravigliosi. Non ci sono bozze e lui non fa gemiti di dolore, nessun minimo segno che mi dica che sta mentendo. Anzi, ride più forte, così gli mordo la guancia senza fargli male. 
- Piantala, ti conosco! Mi sembra di impazzire se penso a tutto quello che ti è capitato fino ad ora! - sto per cominciare come un missile a brontolare stile regina offesa contro il suo team di incapaci, ma lui mi stringe forte a tradimento, fino a soffocarmi. 
- Lo senti che sto bene? - dice sul mio orecchio, baciandomelo. I brividi mi ricoprono, per un attimo sto di nuovo bene e mi sembra che sia tutto come sempre. Quegli splendidi momenti fra noi dove frenetici ci abbassavamo le tute per una sveltina, il piacere in mezzo all’adrenalina della corsa appena finita. Quella sensazione che quando smetteremo di correre non avremo più. 
Ma mi fermo perché mi ricordo che è qua con la sua famiglia. Ha voluto portarli perché era la prima gara, glielo aveva promesso. Bella prima gara.
Povero amore mio.
Ma è giusto così. 
Perciò niente sveltina, i vestiti restano su, scivolo sulla sua bocca e mi intrufolo con la lingua alla ricerca della sua, del suo sapore. 
Sapore che mi fa ritirare subito. 
- Hai preso un antidolorifico, eh?! - sbotto aggrottato, gli punterei la faccia col dito se non preferisse tenerli tutti fra i suoi ricci. 
Lui ride. 
- Preferivi che rimanessi col mal di testa? 
Scuoto subito la testa, poi sospiro ed appoggio la fronte alla sua, provando a fermare questo caos apocalittico. 
- Come fai ad averne sempre una? Le persone normali hanno una o due sfighe per volta, tu una serie infinita una dietro l’altra! 
Seb ride coccolandomi con la fronte sulla mia. 
- Che vuoi, mi annoierei altrimenti. 
Lo guardo negli occhi, non so bene cosa pensare, ma mi sembra stia bene e non sia demotivato, depresso o furioso. L’ha presa con filosofia, molto meglio di me. Meglio così. 
- Abbiamo molto lavoro da fare entrambi, eh? 
Concludo alla fine. Lui sembra contento della mia chiusura e sorridendo mi dà uno schiaffone al culo mentre poi me lo agguanta, io ridacchio malizioso rimanendo agganciato a lui. 
- Ci piacciono le sfide. 
Questo è vero. 
Un ultimo bacio, un ultimo sguardo, poi lo lascio a malincuore nella speranza che la prossima gara sarà migliore per entrambi. Che almeno superi una gara intera. INCOLUME!
Dio, ti prego, dagli un occhio anche per me! 
TI PREGO!
Lo amo troppo per perderlo.