NOTE: durante la settimana del primo GP del 2022, ho fatto un sogno che alla fine racconto. Da quello ho scritto la prima fic dell’anno. Speriamo la prima di una nuova serie sul 2022. Qua introduciamo George, c’è anche Charles e ci sono tre POV alternati. Siamo in Bahrain, il venerdì. Spero le tempistiche coincidano e siano corrette. Per me è un onore scrivere di questi due, li amo profondamente. Aspetto tanto materiale sewis. Che comunque c’è anche se loro non sono fisicamente insieme. Ovviamente sapete tutti che Lewis ha davvero detto in press che ha scritto un messaggio a Seb e che gli dispiaceva che non c’era. 
Buona lettura. Baci Akane

SOLO PER UN MESSAGGIO

seb lewis sewis

/Seb/

"Ho scritto un messaggio a Seb, mi dispiace molto che non sia qua. Spero stia bene"
La prima cosa che faccio quando leggo questa sua dichiarazione di ieri è pensare ok, mi ha chiamato, non scritto. Ed era disperato che per la prima volta da non so quanti anni non iniziamo insieme. 
Ma tecnicamente scritto no, non l'ha fatto.
Certamente non poteva dire la verità perciò ci sta, ridacchio ripensando a quanto era in crisi esistenziale. Anche a me non piace l'idea che non sarò là. Mi scoccia molto ma cerco di non pensarci.
In questo un messaggio di Charles mi distrae, è una foto ma prima di aprirla leggo la didascalia del mio ex compagno di scuderia.
'Me l'ha mandata George chiedendomi se ne so qualcosa. Precisamente mi ha detto COME LA DEVO INTERPRETARE? '
La foto è una scritta e riconosco la calligrafia di Lewis. 
Cita in grande.
'SEB MI MANCHI DA MORIRE, TORNA PRESTO DA ME. TI AMO'
Per fortuna non c'è la sua firma.
Anche se poco ci manca.
Se stavo bevendo mi sarei soffocato ma per fortuna mi limito a saltare in piedi, mi precipito fuori e chiamo subito Charles.
- Che diavolo hai detto? 
La prima cosa che necessito di sapere è ovviamente questa. Lui ride. E lui ride, cazzo!
- Ho detto che so solo che siete molto amici, ma di chiedere a Lewis se gli sembra strano. 
Impreco alzando gli occhi al cielo e mi strofino la fronte che mi duole non per il covid.
- Che diavolo ha combinato? - chiedo più a me stesso che a lui. Mi risponde sempre divertito.
- Da quello che ho capita dal racconto di George, ieri sera avevano la cena d'apertura con tutta la squadra. Lewis normalmente beve solo dopo le gare, ma ieri ha brindato. Deve aver bevuto qualche bicchiere di troppo, perché poi era fuori di sé, totalmente fuori dalle righe. Ha cominciato a dire che gli mancavi e che era disperato e piangeva. Ha scritto quel messaggio sul cartellone che i fan della Mercedes gli hanno mandato augurando a tutto il team un buon inizio. Io volevo esserci a vedere la scena. Te la immagini?
- Non voglio. Ma poi lo striscione? E lui? 
Charles a questo punto non mi è più d'aiuto.
- Dovresti parlare con loro perché non so altro. Mi ha accennato che ha dovuto trascinarlo a letto lui. 
Mi batto la fronte con la mano disperato. Ma che mi combina quello? 

Quando provo a chiamare Lewis non risponde, così valuto l'opzione di sentire George. Per un momento mi chiedo cosa dovrei dirgli se mi chiede spiegazioni, ma in effetti parlare prima con lui e poi con Lewis è una mossa intelligente. Lewis potrebbe non essere sincero per mitigare il casino che ha combinato, ma George è onesto.
Così prendo coraggio e chiamo il suo nuovo compagno di squadra, il cui numero mi son fatto dare da Charles.
La sua voce mi risponde dapprima serena, ma appena mi riconosce diventa vagamente terrorizza. Dai mica faccio paura.
- Se sarai sincero non ti mangio! 
Non che questo inizio sia promettente.
Non mi sono controllato.
- Non ho avuto il coraggio di parlare con Lewis. So che dovrei farlo, ma non so come chiederglielo. Charles ti ha già detto tutto?
Sospiro. È in crisi anche lui, ora. Me lo immagino mentre scappa a gambe levate da Lewis e quello scemo non capisce che succede.
Che faccio? Che gli dico ora? È strana la mia chiamata se non sa nulla di noi. Pensavo sapesse in realtà. Sarò il primo a dirgli qualcosa. Devo valutare su due piedi che fare. Non è facile.
- Raccontami tutto, prima. 
Prima di sputtanarmi.


/George/

È come tornare indietro a ieri sera. Raccontarglielo è traumatico uguale.

Non conosco molto Lewis se non da fan numero uno e collega di F1. Ma stasera mi sembra particolarmente giù. Cioè, l'ho visto giù ed incazzato ma era dopo che gli avevano rubato il mondiale perciò ci sta. 
Adesso non capisco, ma c'è nettamente qualcosa che non va. 
Al rinfresco mangia poco e niente e quando insistono per fare qualche brindisi, lo devono pregare di unirsi a loro, alla fine lo fa, alza il bicchiere. Una volta.
Due volte.
Tre.
Non credo beva tanto, ma da che non voleva mangiare e bere a che lo fa così, mi sembra strano.
Così mi avvicino e provo a vedere come sta. Potrebbe aver ricevuto una brutta notizia. Da compagno di squadra devo sostenerlo. 
E da fan ancora di più.
Lewis è chiaramente alticcio, appena gli chiedo cos'ha lui mi guarda e scoppia a piagnucolare. Non so se sia vero, ma mi sembra molto realistico.
Fra i suoi farfugliamenti disperati distinguo qualcosa che ha a che fare con Seb, così provo ad intuire.
- Peccato che abbia il covid, eh?
A questo punto il piagnucolamento diventano grossi goccioloni di lacrime e mi si appende al collo.
- È da quando abbiamo iniziato che non manca mai un inizio. E siamo sempre stati insieme. Ed ora non ci sarà. L'inizio è sempre difficile ed io non posso farcela senza di lui, senza la sua calma, i suoi sorrisi, i suoi occhi azzurri, le sue mani...
Sta andando strana la conversazione e lo stacco dal mio collo per capire se sia davvero serio e lo è. È proprio disperato. Non l'ho mai visto così. Piange lacrime vere!
- Dai, ci sarà la prossima settimana...
Cerco di consolarlo, anche se mi sembra strano. Insomma. So che sono amici, ma così è esagerato.
- E se poi sta male? 
- Dai sta bene per il momento. Ormai coi vaccini anche se ci si ammala è difficile stare male...
- MA CHE NE SAI?
Capendo che sto peggiorando le cose, cerco di dire qualcosa di positivo e in men che non si dica il motorhome si svuota perché eravamo già a fine serata. Per fortuna nessuno ha notato nulla, stavamo in un angolo a disperarci, ma non ha fatto molto chiasso. Sembrava sapessero che non tirava aria.
Quando siamo soli, provo a dirgli se andiamo a dormire, lui tira su col naso in modo infantile e si alza in piedi. Barcolla, così lo prendo al volo, lo sostengo per il braccio. 
La sua attenzione viene attirata dallo striscione  che ci hanno mandato i fan con gli auguri per la stagione che comincia. 
Vedo che prende un pennarello, si tuffa lì e scrive. Tira su col naso e se ne va sempre barcollando.
Prima di andare guardo.
E mi viene un colpo.
'SEB MI MANCHI DA MORIRE, TORNA PRESTO DA ME. TI AMO'
Automaticamente prendo il telefono e faccio una foto, poi non so per quale assurdo motivo prendo la striscia di carta, la piego più che posso e la metto fra le cose da buttare. Chiedo perdono ai nostri fan, ma ho l'impressione che devo far sparire una scritta che inneggia all'amore per un rivale proprio in casa Mercedes.
Credo.
Magari mi sbaglio.
Sentendo un rumore fuori dal motorhome mi precipito e lo vedo steso per terra, sembra si sia messo lì lui e non sia caduto. Spero.
Inghiotto a vuoto, shoccato, e senza farmi tante domande lo aiuto ad alzarsi, lo tengo a braccetto e lo trascino verso le scale esterne che portano alle stanze private, all'interno della casa Mercedes.
Per stanotte dormirà qua. È meglio che non lo veda anima viva. Ho l'impressione che sia meglio così.
Impressione, proprio...

Seb se ne sta zitto ed io vorrei almeno vedere la sua espressione, visto che non parla ed ho l'ansia.
Poi, finalmente, si decide a dire qualcosa: 
- Hai buttato lo striscione? 
Annuisco:
- Si, giuro!
- OK, grazie. Hai fatto bene. Lewis è nei dintorni? 
A questo mi sembra di aver perso un passaggio.
Tipo quando mi spiega che è successo!
- Ah, non so, forse... Ma non mi dici che è successo, che devo fare? 
Seb, in tutta risposta, diventa decisamente diverso da quello carino e gentile che ho sempre conosciuto.
Come dire?
Diventa un po' stronzo...
- Uhm, no. Chiedi a Lewis. È lui che l'ha scritto, mica io... Se lo vedi digli di rispondermi! 
E niente. Mette giù il telefono.
Cioè sul serio.
Ma davvero?!
Davvero non mi dirà nulla nulla nulla?!
A questo punto passa Lewis e la voce di Seb mi risuona nella testa.
Chiedere a lui?
È forse impazzito?
Meglio rimanere nell'ignoranza.
Farò come sempre.
Mi farò i miei film, tanti bei interessanti film mentali. E camperò cent'anni!
Facendomi solo film. Splendidi film. E basta!

/Lew/

Ho fatto un sogno strano.
Ho sognato che George mi portava a dormire nella mia stanza nel motorhome Mercedes.
Che strano.
Un momento.
Sono veramente nel motorhome Mercedes! 
Ok, come ci sono arrivato? E soprattutto perché?
Mi gratto la testa che mi duole. Ricordo di aver scritto un messaggio a Seb dicendo che mi mancava, abbiamo avuto la cena di apertura della stagione. Forse ho bevuto un po' più di quello che avrei dovuto.
Del resto non ricordo come sono finito qua piuttosto che in albergo...
Perplesso mi chiedo se davvero George mi abbia portato qua, magari non stavo sognando.
Guardo il telefono tragicamente morto, mi gratto la nuca. Non l'ho attaccato ieri sera, ero decisamente fuori di me.
Non ho scelta che caricarlo e tenerlo qua dentro. Fra qualche ora tornerò a prenderlo.
Quando esco, la prima cosa che faccio è cercare George, che però non trovo subito.
Poi lo intravedo e sembrava mi spiasse di nascosto,  ma appena i miei occhi si posano su di lui e faccio per raggiungerlo, lui scappa a gambe levate.
Ok, è successo qualcosa.
Escludo categoricamente l'idea che ci abbia provato con lui, ma è evidente che qualcosa è successo.
È traumatizzato.
Passo tutta la mattina del venerdì ad inseguirlo per chiedergli spiegazioni, e lui a scappare come un coniglio dal lupo cattivo.
Tanto che ad un certo punto lo becco che parlava con aria concitata e disperata con Charles. Appena mi vede George ovviamente scappa, così sospirando spazientito vado da Charles. 
Non ho scelta.
Arrivo da lui mani ai fianchi e aria da regina offesa ed esasperata.
Sono seccato anche perché non ho il vestito che avevo scelto per oggi e soprattutto i capelli li ho acconciati così come sono riuscito, ma non ne sono soddisfatto.
E questo mi guarda e poi scoppia a ridermi in faccia.
Ecco qua che mi parte l'embolo.
Non solo sto qua senza mio marito, ma ho un buco di memoria che quel piccolo stronzetto non vuole colmare. E che mai avrò fatto?
- Si può sapere perché mi evita? Deve averti detto qualcosa... È tutta la mattina che mi scappa!
Charles, che se non la smette di ridermi in faccia lo scortico, tira fuori il telefono e mi fa vedere una chat.
È la sua e di George.
E c'è una foto con una scritta. Il resto delle loro conversazioni non le leggo nemmeno.
Il mondo mi crolla addosso.
Mi metto le mani sulla faccia e spalanco gli occhi sconvolto.
- OH. MIO. DIO! 
Charles continua a ridere.
- Non sa come affrontarti.
Spiega.
Nella foto che mi mostra c'è lo striscione dei fan e sotto le loro scritte c'è la mia, inequivocabilmente mia, che inneggia all'amore per Seb e a quanto mi manca.
- Che... Che fine ha fatto lo striscione? Pensavo di averlo scritto a Seb... Ma stamattina  Toto non mi ha ucciso perciò devono aver fatto sparire quella roba...
Faccio tutto da solo disperato, come un fiume in piena. Charles smette finalmente di ridere e mi illumina.
- L'ha fatto sparire lui pensando che non fosse una buona idea lasciare una lode ad un rivale. Però non ha chiaro cosa è successo, ti ha accompagnato in camera. Quanto hai bevuto? 
Mi stringo nelle spalle.
- Non credevo molto...forse ero stanco e stressato di mio e mi ha fatto più effetto. 
Oltretutto non essendo un gran bevitore quando lo faccio parto presto.
Continuo comunque a disperarmi.
- Ecco perché non mi parla...
- Seb l'ha chiamato...
E torno ad urlare aumentando il livello di stress che potrebbe farmi ubriacare senza bere...
- Che ha fatto!? Ecco perché mi evita... L'avrà terrorizzato!
Charles ridacchia. Credo che per un momento sia felice di essere di nuovo in mezzo a questi casini di coppia. Forse gli mancavano. Ho questa impressione.
- Da quel che mi ha detto George, si è fatto spiegare l'accaduto. Gli ho mandato la foto che mi ha mandato George e Seb l'ha chiamato per avere i dettagli. Credo perché tu non gli rispondevi. - il telefono scarico. Sarà furioso anche lui, ora. 
- Comunque nessuno gli ha detto nulla. Abbiamo entrambi lasciato la patata a te. Gli abbiamo detto tutti e due di chiedere a te. Però siccome scappa forse si è già fatto qualche idea.
Sospiro tragicamente e scuoto la testa. 
Ed ora che faccio? Gli dovrei dire di noi? Charles e Val lo sanno, Daniel e Max l'hanno capito da soli. Gli altri forse hanno intuito, ma credo che George cada dalle nuvole.
Posso fidarmi?
L'ho detto a Val dopo un sacco di tempo, ma sapevo di potermi fidare...
- È a posto, George. - fa Charles improvvisamente e calmo. Tutt'altro tono da prima. Ora è serio. Lo guardo fisso e torvo, ancora poco convinto, così aggiunge:
- È in gamba e aperto di mentalità. E ti adora come un bambino adora il suo grande idolo. Puoi fidarti di lui, anzi, se sa tutto vi aiuterà meglio. L'ha già fatto senza sapere niente...
Quello che mi fa notare mi fa capire che ha ragione, così annuisco e ringrazio.
Mi calmo molto. 
- Ok, grazie. Gli parlerò. Se riesco ad acchiapparlo. 
Charles ride alzando il telefono.
- Gli dirò che non lo mangerai! 
Io però non riesco ancora a ridere. Comunque chino il capo e me ne vado.
Che disastri come prima gara dell'anno.

Prima di placcare George mi chiedo se dovrei prima affrontare Seb, ma l'idea mi angoscia così opto per il male minore. Appena Georgino entra in bagno, lo seguo a ruota chiudendomi a chiave con lui. Non il bagno grande, quello piccolo dove ci sta a malapena uno in piedi.
Lui mi fissa spalancando i suoi già grandi occhi enormi, si appiattisce contro la parete come una mosca spiaccicata e trattiene il fiato terrorizzato.
- Non ho detto niente a nessuno! 
Quasi grida pieno di ansia, ed io alzo le mani per farmi vedere in pace, ma poi sbotto interdetto:
- Cosa non hai detto? 
 Forse mi esce più apprensivo di quello che volevo, ma è necessario prima capire che idea si è fatto.
Lui a questo punto diventa di mille colori. Alcune sfumature non pensavo nemmeno che la pelle di un essere umano potessero prendere.
- Hai scritto che ami Seb...
Ok, l'ha presa sul serio. Forse era inevitabile...
- Va bene. Grazie innanzitutto per essere stato discreto e avermi aiutato. Ieri sera ero fuori di me. È un periodo complicato e Seb... - stavo per dire mi terrorizza l'idea che stia male, ma mi mordo la lingua. - mi calma molto in questi casi. La sua assenza mi pesa. 
Fin qua non ho ancora fatto un disastro. Potrei facilmente cavarmela con una scusa ben piazzata, ma un'occhiata al suo viso sinceramente mortificato ed imbarazzato mi fa capire che è un bravo ragazzo. Come Val. E se con Val alla fine è andata bene...
E poi non posso costruire gli ultimi anni di carriera in un clima di menzogne e tensioni.
Ok, facciamolo. E speriamo bene.
- Va bene, avrai capito che sto con Seb. Da qualche anno. Ovviamente non si deve sapere. Lo sanno in pochi. La cosa mi è sfuggita di mano ieri, non pensavo... Spero fra noi ora sia tutto a posto, non devi avere paura di me. Ormai siamo una squadra.
Ognuno corre per sé, è ovvio, ma voglio fidarmi del mio collega e non rischiare di ammazzarmi con lui in pista perché ci odiamo.
Ho già dato con quel genere di cose.
George a questo punto torna a respirare, lascia uscire l'aria dai polmoni tutta d'un fiato. Come un palloncino che si sgonfia.
E niente, sorride con gli occhi a palla lucidi e tutto emozionato.
- Siamo un team. Giusto. Ti puoi fidare di me. Non ti tradirò mai! 
È tutto orgoglioso di avere un segreto importante con me. Ma non ha capito che lo sanno in tanti e pensandoci forse è uno dei pochi rimasti a non sapere nulla.
Anche kimi e Jensen lo sanno. E sicuramente Fernando ha capito, come anche altri. Insomma. È il segreto di pulcinella.
Fanculo.
- Sono sicuro di potermi fidare e che andremo d'accordo! 
Pure lo abbraccio. Lui si scioglie tutto felice come un bimbo.
Avevo ragione.
George era la cosa più facile! 

Una volta nella mia stanza, dove ho recuperato il telefono, sospiro grattandomi la nuca perplesso.
Ci sono ventotto chiamate di Seb e quindici messaggi.
Alcuni sono solo dei punti di domanda ad intervallo regolare di cinque minuti. Altri sono delle vere e proprie minacce.
In poche parole sta odiando che non lo cago. 
Cazzo, chi lo sente, ora?
Quello si arrabbia poco, ma quando lo fa esagera sempre. Che poi poco è relativo. Insomma. Dipende dai punti di vista. 
A Baku 2017 si è arrabbiato per la mia manovra poco precisa alla testa della coda e mi è andato addosso apposta. Quello ci è valso quasi una rottura totale. Per fortuna che da lì, invece, ci siamo messi insieme sul serio. Prima flirtavamo.
Va bene, prendo il toro per le corna e lo chiamo.
Tanto sa già tutto, per fortuna non gli devo raccontare niente. 
Non fa nemmeno uno squillo intero, che lui subito mi risponde con un tono sostenuto: 
- Era ora, dannazione! Stavo per mandare la polizia a cercarti se non che sapevano già tutti dove eri, tranne io! Charles mi ha detto che eri in giro nel circuito e ho chiesto perché cazzo non mi rispondevi ed ovviamente non ne aveva idea. 
Non so come fermarlo, ma penso che mi convenga farlo parlare ad oltranza. Purtroppo però si ferma di colpo. 
- E allora? 
- Cosa? - che sfacciato che sono.
- Come cosa? Che hai combinato? Dove diavolo era il tuo telefono? 
Potrei scherzarci su e sminuire la cosa, ma lo conosco e so che farei peggio. Solo lui ha quella prerogativa. Di alleggerire le situazioni pesanti con le battute. E gli funziona, come metodo. Però se lo faccio io con lui, non so perché ottengo l’effetto opposto. 
- Si era scaricato del tutto, ho dovuto tenerlo in stanza in carica mentre facevo le mie cose... - sa bene che di mattina di venerdì abbiamo tutti un sacco di cose, così come di pomeriggio ovviamente. 
Ma ora c’è la pausa pranzo ed ho tempo. E se non l’avevo avrei comunque dovuto trovarlo. 
- Perché si era scaricato? - fa il detective cattivo, ora. 
- Sono rimasto a dormire in motorhome... 
Non è una risposta. 
- E quindi? Hai il caricabatteria anche lì - dannazione, perché sa tutto di me? Perché glielo dico io, ovviamente. 
- Ok, lo sai perché! Ieri sera ho alzato il gomito e mi sono addormentato senza caricare il telefono... 
-  Ti sei addormentato semplicemente? - sospiro, alzo gli occhi al cielo e mi stendo nella branda sopra le mie cose, il solito casino. Sia dentro che fuori. 
- No, lo sai, dai! 
- Voglio sentirtelo dire! - lo immagino in piedi che va su e giù per il giardino, battendo il piede per terra e fissando torvo l’orizzonte. E il cane che gli sta bellamente alla larga. Sempre che non stia a letto moribondo, ma me ne accorgerei dalla sua voce. 
- Va bene, George mi ha portato in camera e mi ha mollato lì, mi sono addormentato subito come un pero! Ho bevuto un po’ troppo, ero stressato e stanco e... 
- Il problema non è che hai bevuto. Anche se è strano per te farlo prima delle gare, ma è domenica e insomma, hai tempo per recuperare. 
Seb mi zittisce mentre mi sto arrampicando sui muri senza sapere perché diavolo lo sto facendo. 
C’ho l’ansia, sto pedalando con le gambe all’aria per tenermi calmo, altrimenti salterei dal nervoso. Che diavolo mi succede? 
- E qual è il problema? - in realtà non ci arrivo davvero, non sto facendo lo gnorri. 
Seb sospira. E so che è seccato perché non ci arrivo da solo. Ma che si fotta. 
- George, è il problema! - sbotta col piede di guerra. 
- George?! - esclamo io incredulo che ce l’abbia per lui. Mi alzo a sedere di scatto incrociando le gambe sul lettino e parto in quarta, infervorato. - Ma George è un bravo ragazzo e mi adora e adora la Mercedes! Ci possiamo fidare di lui! Gliel’ho dovuto dire perché non avevo scelta, aveva già capito tutto e ci devo correre per i miei ultimi anni, si suppone, perciò voglio stare bene con lui e potermi fidare... - ma lui mi interrompe ancora più seccato. Vorrei averlo qua davanti a me, capirei subito dalla sua espressione e dalla tonalità del suo azzurro nelle sue iridi quanto è incazzato.
- Non è nemmeno quello il problema! Era ovvio che glielo avresti detto prima o poi, siete nello stesso team, è impossibile nasconderlo. Prima o poi lo dirò anche a Lance. 
A questo punto cado dalle nuvole, non capendo minimamente per cosa è arrabbiato. Insomma, a parte per il telefono lasciato in camera e per le chiamate perse. Mi gratto la nuca, guardo in alto, poi in basso ed infine di nuovo in alto. No, non ci arrivo. 
- Ma allora per cosa sei arrabbiato? 
- Io volevo avere lo striscione con la tua tenera scritta per me, tenerlo come ricordo! 
A questo punto lancio il telefono al mio posto perché mi sono alzato di colpo mandandolo a fanculo. 
Il telefono rimbalza ma non cade, sento la risata cristallina di Seb dall’altra parte. 
Si è ben divertito lo stronzo. Piccolo bastardo. 
Mi ha fregato per bene!
- Stronzo di merda, pensavo fossi veramente arrabbiato! Mi hai fatto prendere un colpo! Questa me la paghi! - comincio infervorato gridando al telefono, lui continua a ridere e fra un rimprovero e l’altro, si infila. 
- In realtà se devo essere sincero mi brucia che un altro ti ha accompagnato in camera mentre eri ubriaco! 
- Sei proprio un demente! Si vede che ti annoi, sai?! - poi realizzo che ha detto. - Un momento, eh? 
Lui torna a ridere ancora. Adesso lo uccido. Prendo il primo aereo veloce che trovo e vado da lui ad ammazzarlo. 
- La pianti di prendermi per il culo? 
- Adesso non scherzo. Dai. - sospiro pesantemente cercando di calmarmi. Io capisco tutto di lui, anche le sue più piccole angosce e depressioni o ire funeste. Tutto. Ma devo averlo di persona. A distanza mi confonde e lo sa. 
- Ma George è George... 
- Lo so, però eri così fuori di te che non ricordavi come eri finito lì o sbaglio? - un momento, e come fa a dirlo? 
- Beh, ho avuto un momento di smarrimento al mattino... e finché Charles non mi ha mostrato la foto con la scritta non pensavo d’averlo fatto sul serio, credevo di averlo sognato... ma non ero poi così fuori... - so dove vuole andare a parare. E in realtà mi piace quando è geloso, solo che così distante e dopo aver fatto questo mezzo casino, mi scoccia. Lo conosco e non posso tirare troppo la corda. 
- Non eri in te dal momento in cui hai scritto la tua dichiarazione a quando ti sei svegliato. Ti sei fatto portare da George in camera, se non era lui poteva essere un altro che avrebbe approfittato di te. E ci avresti sputtanati alla grande. Devi stare attento. Sia per la nostra privacy che per la tua integrità. - 
Per prima cosa mi giustifico senza rifletterci molto, ad istinto gli spiego che mi sono permesso di rilassarmi perché ero in un contesto di fiducia, con il team della Mercedes so che sono in una botte di ferro. Lui giustamente ribatte che non conosco bene tutti e che non possiamo fidarci davvero di tutti. Toto e il mio collega di turno sono un conto. Angela ovviamente è fuori discussione, è come una seconda madre. Però è naturale che non possiamo fidarci davvero di tutti. 
Poi, con un terzo o quarto treno, realizzo e mi fermo emozionandomi. 
Mi bruciano gli occhi ed inizio a iperventilare. Mi faccio aria con la mano mentre cerco di tornare normale. Al mio silenzio improvviso Seb mi chiama. 
- Tutto bene? - annuisco, ma siccome non può vedermi, mormoro uno stentato ‘sì’. Lui ridacchia perché capisce e cerca di sminuire la cosa, come suo solito. - Certo che mi preoccupo per te, specie quando io non sono lì a parare i colpi. Posso fare poco da lontano e finire in un disastro apocalittico è un attimo. Sei stato fortunato che ti ha beccato George e ti ha coperto capendo al volo la situazione. 
Silenzio. Quel silenzio che precede un importante predica, per così chiamarla. Preziosa, forse. 
- Da quando sei stato così male questo inverno sono molto apprensivo con te, lo sai. Fai di tutto per essere forte, ma io so che sei fragile. Il fatto che sei crollato con qualche bicchiere la dice lunga su come stai. E non poter essere lì ora con te mi fa impazzire. Sono contento che puoi contare su George, ma io voglio che tu conti su di me. E se non è possibile per me è un dramma. 
Lo sento sorridere mentre sperava che suonasse in modo più derisorio per sé, ma invece suona super tenero e preoccupato veramente. Giusto giusto questo mi mancava, ora.
Le lacrime scendono a fiumi e non riesco a fermarle. Tiro su col naso e respiro a scatti, perciò sicuramente si è accorto che piango, ma non cerca di farmi smettere e non mi rifila qualche stupida battuta. 
Aspetta che mi passi, mi lascia piangere, mi ascolta frignare. Sta con me. A distanza, ma c’è.
A questo pensiero, riesco a smettere.
- Ma tu ci sei. Anche se non fisicamente, ci sei lo stesso. - credo mi stia sorridendo, chiudo gli occhi e me lo visualizzo nella mente. Lui coi suoi capelli tutti sconvolti ed ingestibili, la barba lunga e quel sorriso tenero. 
- Non sto bene. È dalla fine del torneo precedente che non sono più me stesso. So che te ne sei accorto da solo e mi stai vicino in tutti i modi. Ed ora per me era... non so come dirti... aspettavo che la stagione ricominciasse pieno di voglia di rivincite, agguerrito più che mai. Ma sapevo che ce l’avrei fatta perché finalmente ti avrei rivisto, avremmo riavuto i nostri momenti pre gara, le nostre 4 - 5 notti... 
- E invece TAC, eccomi ammalato e non ci siamo nemmeno visti... in aggiunta con tre figli e tutti sti problemi di COVID nel mondo, non siamo più liberi di fare come vogliamo, come facevamo prima... 
Ovviamente lui mi legge sempre dentro.
Sospiro, è così. Non serve glielo dica. Lo sa. 
- Sono solo sotto pressione, più di quanto non lo sia mai stato. Perché me la sono messa io. Non ho mai voluto vincere un mondiale come questo, Seb. Credimi. 
- Lo so, ti conosco. E ci tenevo ad esserci alla prima gara anche per questo. Ma so che farai un ottimo risultato lo stesso. Dopo la prima andrà meglio, vedrai. 
Come sa.
Come sa sempre tutto di me. 
Come posso non amarlo, non scrivergli mille striscioni e farli correre nel cielo così che tutti li vedano? 
Ti prego, Dio, fa che un giorno sia possibile.
-  Tu come stai? 
- Bene, non ho nemmeno un sintomo. 
Ma ovviamente finché non lo rivedrò non ne sarò convinto. 
- Non nascondermi nulla, se hai qualcosa me lo devi dire. Ok? - Seb acconsente e questo momento intimo ha così fine con qualcuno che bussa alla mia porta per dirmi che c’è il pranzo. Sospiro e grido che arrivo. 
- Mi manchi anche tu. - fa lui citando la mia scritta che, anche se non ricordo, ho letto e so a memoria. - E ti amo. - sorrido intenerito. 
-  Ti amo anche io. 
- Andrai alla grande, lo so. Ce l’hai nel sangue. Per te è impossibile non essere il più forte. 
So che lo pensa e non lo dice solo perché è il mio uomo. 
- Guarisci presto e vieni da me. 
Così su questo ci salutiamo. 
Seb è sempre Seb. Mi conosce anche meglio di quanto non mi conosca io. 
Ecco perché mi manca tanto. 

_________________
NOTE FINALI: Ok, il mio sogno era: Lewis era su di giri e disperato per qualcosa, io gli stavo dietro e cercavo di aiutarlo. Ad un certo punto ha scritto sul muro ‘Seb mi manchi da morire, torna presto. Ti amo’. Dopo di che, ubriaco, lo portavo via. 
Mi è partito il trip per la fic e mi sono messa a scriverla di getto! Grazie per avermi seguito e se volete sapere cosa scrivo e quando pubblico (e se scrivo ancora su di loro), seguite la mia pagina su FB.
Comunque c’è già la seconda fic della serie 2022, perché nel secondo GP ho avuto un’altra illuminazione ed ho scritto. 
Baci Akane