NOTE: Il GP di Baku si divide in un giovedì dove c’è da ridere con Lewis che fa la foto ai piloti (per immortalare Seb in conferenza con lui), e una domenica dove Lewis è pieno di mal di schiena per via del sedile. Tenete conto che non sono proprio espertissima di certi dettagli di macchine, perciò ho scritto non sapendo proprio tutto, ma era solo una scusa per coccolare questi due che si amano tanto (almeno quanto io amo loro). Che poi mi rendo conto che quando scrivo di loro non riesco a non essere sdolcinata, ma non ci posso fare nulla. Mi tirano fuori ste cose. La fic si unisce alle altre sulla serie del 2022. Buona lettura. Baci Akane

TUTTO CIÒ DI CUI HO BISOGNO

seb lew seb

È un tale evento stare con lui in conferenza che non posso non immortalarlo con una foto. 
Non so perché ma non ci mettono mai insieme, me e Seb, però io amo fare le conferenze con lui. Per di più ci separano tutti, ci hanno messo ai poli opposti dei sedili. Vorrei proprio capire che problemi hanno.
Anche l’anno scorso ci hanno messo in posizioni separate rispetto alle solite sempre vicini e centrali, quando si ascoltava l’inno di apertura e lo facevamo in ginocchio. Tanto che all’ultimo lui si è spazientito e si è messo vicino a me apposta fregandosene delle posizioni prestabilite. 
Non è mai stato molto bravo a seguire le regole, nonostante sia tedesco!
Chissà che cazzo passa per la testa degli organizzatori.
Anche qua in conferenza mai insieme, quest’anno, e per giunta una volta che capita, ben separati.
Solo perché andiamo palesemente d’accordo? Che problemi hanno? 
Mah! 
Ed io sai cosa faccio?
Gli faccio anche la foto mentre parla al microfono!
Ecco cosa faccio!
E chi se ne frega se con lui vengono altri tre di cui non me ne importa un fico secco! Almeno lui c’è! 
Perché probabilmente lo rivedo in conferenza con me chissà quando. Mai più forse! 
Tzè!

Quando finiamo, lui mi affianca e ridendo complice mi colpisce col braccio alla nostra maniera di entrare in contatto.
Ne abbiamo due. 
Spalla contro spalla o pugno contro pugno. 
Dipende dalla situazione, dal momento. 
Ma preferiamo questa. 
Ci guardiamo complici e ridacchiamo ironici, perfettamente consapevoli di cosa vogliamo dire. 
- Sono venuto bene? 
La mia risata solita arriva prima della risposta: 
- Ah te ne sei accorto? 
- Mi accorgo di tutto quello che fai! 
- Anche se mi gratto il culo? 
- Tutte le volte! E invidio quella mano che finisce liberamente lì dietro! Ti immagini se lo facessi io? 
- Grattarmi il culo? 
- Toccartelo! 
Continuiamo a dire cazzate ridendo fra di noi, così vicini non ci sente nessuno e passiamo davanti a chi organizza tutto nelle gare. Gli facciamo un cenno educato, loro ricambiano. 
Chissà che diavolo hanno nelle testoline piccole che si ritrovano. 
- Secondo me li irritiamo perché osiamo usare il nostro cervello perfettamente funzionante e fare quel che ci pare! 
Dice poi quando siamo fuori dalla loro portata, avviati all’esterno, nel paddock, verso i nostri motorhome dove potremo cambiarci. Adesso ci sono le rispettive riunioni consuete e ci rivedremo solo in camera. 
- Ero convinto avresti risposto così, con la tua solita vena polemica e sfrontata! 
Seb ride tornando a spingermi col braccio.
- Ah per questo mi avevi ripreso? 
Io rido ancora annuendo allegro. 
- Ovviamente! Come quando hai detto che invertire la griglia di partenza era una grandissima stronzata! Poi mi sono pentito di non averti registrato, ma per fortuna c’era in rete il video! 
Ridiamo insieme al ricordo di quel bel momento epico, avrà sicuramente ancora nelle orecchie il suono della mia risata! 
- Ma ti pare che diamo fastidio perché abbiamo a cuore il pianeta e i diritti delle persone? Ti sembra normale? Una volta i piloti guidavano e basta, adesso parlano troppo! E con ciò? Una volta c’era lo schiavismo! Vienimi a dire che andava bene! 
Seb parte in vena polemica, di solito sono io, ma mi piace lasciarlo fare a lui quando è su di giri. Prima si è trattenuto, è stato bravo, ma ovviamente non potevo pretendere che non avesse una sfilza di considerazioni da fare. 
- Dai, scommetto che quando il pianeta sarà così avariato che non potremo nemmeno più viverci, figurati farci gare di F1, quell’idiota si ricrederà pensando che forse forse era meglio pensarci prima! 
Continuiamo a parlarne finché non arriviamo davanti al primo dei due Motorhome. Ci fermiamo concludendo in coro: 
- I tempi cambiano, che si aggiornino! 
E scoppiamo a ridere insieme toccandoci entrambi coi gomiti.
Non c’è molta gente intorno, ma non siamo nemmeno completamente soli, così ci facciamo bastare questo e stiamo attenti, come sempre.
Non è un grosso problema, tutti sanno che siamo amici, ma spesso è un attimo dimenticarsi che, appunto, per il mondo siamo solo ‘amici’ e non ‘altro’. 
Visto che quando lo vedo vorrei baciarlo e abbracciarlo, altro che dargli il mio pugno contro il suo!
Sono così abituato a stare con lui, le cose fra noi vanno talmente bene, che è davvero dura ricordarsi anche un semplice atto come il saluto corretto. 
Perché di norma appena lo vedo lo bacio, ma nel circuito non posso. 
Mondo crudele! 
Ad ogni modo con uno sguardo scontento e dispiaciuto per doverci salutare così freddamente, mi stringe il braccio e ci separiamo con un sussurrato ‘a dopo’.
Una bella promessa, dopotutto. 


Il dolore che provo alla schiena è indescrivibile. 
Lo sentivo anche seduto mentre guidavo, ad ogni sobbalzo, ogni movimento, le curve, anche solo il rombo del motore, il dolore era forte. 
Però lo stare fermo e concentrato a mille sulla guida e la gara, mi aiutava a resistere e non mollare. In queste condizioni, fra l’altro non vedendo nemmeno bene la strada per la bassezza del sedile e perciò rischiando grosso, sono riuscito comunque a finire intero. 
Ora che mi devo muovere e devo uscire, però, è un altro discorso. 
Cioè praticamente non ce la faccio.
Le fitte sono acute ed insopportabili, tali che mi impediscono di completare il movimento per uscire dalla monoposto. 
Ci impiego più del solito e mi fermo un secondo prima di scendere, perché per potermi tirare su ho fatto uno sforzo indicibile. 
Respiro a fondo cercando di domare la mia espressione, non che sia un mistero che ho mal di schiena. Si ved, ma onestamente so come va. Se mi lamento troppo mi mettono in croce anche per questo e non posso nemmeno star male in santa pace! 
Non ho diritto ad avere mal di schiena!
Perciò cerco di controllare la mia faccia che per fortuna è coperta dal casco. 
Respira, Lewis.
Arriva da Angela, lei ti rimetterà in sesto. 
Devi solo fare ancora un ultimo sforzo. 
Ce la puoi fare. 
Sapevo che sarebbe andata così, ho acconsentito io a guidare in queste condizioni, sapevo sarebbe stata dura, ma era necessario, non potevamo perdere ancora troppi punti e pur così abbiamo fatto terzo e quarto posto.
George oltre ad essere più alto di me è anche più giovane ed in condizioni migliori, ma sicuramente ne ha sofferto anche lui. 
Lo vedo arrabbiato, lo conosco ormai, ma non ce la faccio, ora come ora, a vedere anche di questo. 
George e i suoi pareri mi sfuggono mentre mi focalizzo sul riuscire ad arrivare nella mia stanza, da Angela, dove mi sistemerà e potrò stare liberamente male. 
Una macchina dopo la mia passo davanti a quella di Seb, registro nella mia mente il suo numero, poi il dolore passa in secondo piano mentre lo cerco.
Improvvisamente diventa una priorità, come se, vedendolo, io sapessi poi che starei meglio.
Una piccola cura per me, ma non fisica ed effettiva. Una cura per la mia testa. 
Sopporterei meglio, se solo potessi vederlo.
E magari toccarlo.
E baciarlo. 
Ma non lo vedo, probabilmente ci ho messo troppo ad uscire e sarà già sparito nel suo garage. 
Sospiro scontento mentre il dolore torna ad aumentare, cerco di non zoppicare troppo, ma anche un passo è faticoso. 
Finalmente arrivo nel mio garage, mi accolgono i ragazzi, mi viene incontro Toto dispiaciuto, io faccio un cenno dicendo che non deve preoccuparsi, che andrà bene. Vado dritto alla bilancia, mi peso e poi mi tolgo piano il casco e tutto quanto. 
- So che ce la farete e sapevo che non sarebbe stato facile. Ho accettato lo stesso. 
Ovviamente non avrei mai acconsentito se non avessi voluto. Sapevo bene tutto. 
Toto è comunque dispiaciuto per le condizioni in cui mi ha ridotto e lo vedo che vorrebbe risolvere tutto in un attimo, ma lui è sempre stato pragmatico ed ha sempre messo il bene del team sopra quello individuale. Ha fatto scelte di sacrificio per i piloti molte volte, questa è una di quelle. Dovevamo fare punti e non avendo ancora una macchina sufficientemente competitiva, non avevamo scelta che ricorrere a questo trucco. 
Fortunatamente George è sul podio ed io quarto, è servito, alla fine. 
Dice ancora qualcosa, io rispondo e poi vado con Angela nella mia stanza dove c’è un lettino su cui lei mi farà qualche manovra per permettermi di fare le solite interviste post gara e poi uscire dal circuito. 
Ma proprio mentre la seguo infilandomi nella mia stanza, vedo poi che ne esce e chiude la porta alle spalle. 
Sospiro sollevato e sorrido chiudendo gli occhi mentre le sue labbra si posano dolcemente prima sulla mia fronte sudata e poi sulle mie.
Proprio quello che mi ci voleva. 
Non ce la farei senza di lui.
Le braccia delicatissime di Seb mi avvolgono come se fossi fatto di cristallo, immediatamente il benessere mi invade. È un benessere emotivo, spirituale e mentale, perché fisicamente sto uno schifo.
Con una dolcezza infinita e senza dire nulla, sicuramente nessuna stupida domanda del tipo ‘come sto’, mi accompagna al lettino, prima di farmi sedere mi apre la zip della tuta e mi aiuta piano a farmela scivolare lungo le braccia. 
Sembro la creatura più delicata ed importante del mondo e di sicuro lo sono del suo.
- Si staranno chiedendo dove sei finito... - mormoro mentre mi lascio fare docile, con una voce molto sottile e sofferente. 
- Ci hai messo più di quello che credi... ho fatto ciò che dovevo, non ci ho messo molto. - risponde lui senza farne un dramma, un po’ scanzonato. Io ridacchio. 
- È solo una scusa per rimandare le interviste post gara! - lui le odia. Lui ridacchia ed apro gli occhi che avevo tenuto chiusi per controllare il dolore. Oppure per non mostrarglielo troppo bene. 
Ma ho bisogno del suo sorriso.
Ho bisogno dei suoi occhi.
Appena li vedo, appena il suo azzurro incontra il mio nero, il suo cielo mi dà l’aiuto che speravo.
Mi sembra di potercela fare, anzi ne sono sicuro. 
- Puoi evitarle, in queste condizioni... - risponde lui invece. Dopo che mi ha aiutato delicatissimo a liberarmi anche della maglia aderente sotto la tuta, tutta sudata, mi siedo e mi aiuta tenendomi per le braccia, mi avvolge cauto ma sicuro, un sostegno prezioso in questo momento.
Non mi piace essere in queste condizioni, ma mi piace che si prenda così cura di me. Amo quando lo fa. 
- Sai che devo andare. Se non le facessi guai! Come oso stare così male da non rispondere alle loro stupide ed ovvie domande? E poi tutto questo dolore? Che esagerato! 
Mi prendo in giro da solo immaginando ciò che direbbero. Non ho voglia, davvero non ce la faccio a reggere anche queste cose. 
- Dovresti fregartene come faccio io. Se non voglio qualcosa, non la faccio! 
- Tu non sei me! Al massimo ti criticano un po’, ma non ti mettono in croce! Sai che io ho un trattamento speciale!
Sono nero, dopotutto. Oso essere l’unico nero della F1 e pure uno dei piloti più vincenti della storia. 
Sono proprio un provocatore! 
Non va bene niente di quel che faccio, se voglio vivere un giorno in più devo trattenere cose che normalmente gli altri non trattengono. 
- Non è giusto. - conclude lui oscurato e secco, lo vedo aggrottato mentre mi si mette davanti, io seduto rigido e dolorante, mi prende le mani e le intreccia senza toccarmi la schiena. Se non sei del mestiere fai solo danni, lui lo sa. 
Questo contatto però è molto meglio di un suo massaggio. 
- Lo so, ma è sempre stato così, per me. Anche prima dei circuiti! 
Sono cresciuto così. Sono abituato. Per me le regole erano diverse. Punto. 
Va bene così. 
E domani quando dirò come sto starò molto attento a non lamentarmi troppo perché altrimenti guai. 
- È inaudito che vi facciano correre in queste condizioni! A parte gli effetti sul fisico, è pericoloso perché non avete sufficiente visuale della strada. Toto si è bevuto il cervello! Il bene della squadra non può essere superiore a quello individuale! Se c’è un incidente non è detto che non sia così grave da pentirsene, poi! A fanculo i punti! Che si diano una mossa a fare una macchina decente! 
Loro infatti così come molti altri non usano questo trucco pericoloso, ce lo chiedono perché siamo la Mercedes e non stiamo vincendo gare, ma così rischiano davvero grosso. Cioè noi lo rischiamo, in effetti. 
- So che George è arrabbiato con questo. Sentivo prima di sfuggita che lo diceva... 
Sospiro e scuoto la testa stringendomi nelle spalle mentre piano piano chino la testa verso di lui. 
- Lo so, ma siamo la Mercedes. Dobbiamo fare sacrifici. 
Concludo così mentre lui si fa avanti fra le mie gambe aperte e mi permette di appoggiare la fronte contro il suo collo, nascondo il viso sul suo petto e mi accoccolo lì. Mi curo così. 
Le sue mani scivolano sulle braccia e poi sulla schiena con una delicatezza infinita, le sento ma non mi fanno male. 
Mi fa stare meglio in un attimo. 
Mi basta questo, per ora. 
È come se si portasse via ogni male, anche se fisicamente è ancora tutto qua e sarà Angela a fare la sua solita magia. 
- Se ti succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai. E soprattutto Toto dovrebbe nascondersi molto bene da me. 
Non ho bisogno di guardare il suo viso per sapere che è serio. E so che sarebbe così. 
- Andrà tutto bene. 
- Lo spero per voi. 
La sua preoccupazione, le sue cure, le sue attenzioni ma ancor di più il suo amore e la sua semplice esistenza, sono tutto l’aiuto di cui ho bisogno. 
Non lasciarmi mai. 
- Rimani sempre come sei e starò bene! - mormoro contro di lui, baciandolo qua dove le mi labbra appoggiano, nascondendosi. 
Lui mi carezza, le mani sulla mia nuca, mi bacia la testa. 
- Te lo prometto. 
Veramente, a volte mi chiedo come facevo prima nei momenti difficili.
Impazzivo credo. 
Per fortuna che sei entrato nella mia vita, Sebastian Vettel.