*Il momento più incisivo nel loro rapporto è anche quello peggiore e al tempo stesso più delicato. Baku 2017. Quasi una sentenza per chi segue questi due da un po'. Ecco come quel GP ha lavorato sul loro rapporto, ecco perché sono arrivati a quel giorno così tesi e nervosi, ecco cosa c'era dietro e cosa c'era stato prima e, soprattutto, ecco la mia chiave di interpretazione di quei tragici eventi. A Baku 2017 durante la safety car, Seb finisce addosso a Lewis e infuriato lo affianca e gli dà ancora addosso, convinto che Lewis abbia rallentato apposta dietro la curva per danneggiarlo. Da lì scoppia il putiferio, i due litigano tramite i media tanto che in Austria, il GP successivo, le cose sono ancora gelide fra i due sebbene Seb abbia ammesso di avergli scritto un messaggio di scuse il giorno dopo, nonostante questo dopo le qualifiche i due non si stringono la mano ed una delle dichiarazioni di quel GP più dolorose di Seb dice proprio che loro due non avevano mai avuto un gran rapporto, cosa assolutamente falsa. Ciò fa ovviamente pensare che ci fossero dei precedenti, che qualcosa fra loro fosse successo, qualcosa che non sapremo mai ma che io ho voluto interpretare così. Buona lettura. Baci Akane* 

3. IL MOMENTO DI RISCHIARE

  

*Maggio 2017*

Ovviamente non ci era voluto un genio per capire che Lewis era nervoso in quel Gran Premio. Seb vedendo sia le sue prove libere che le sue qualifiche l’aveva capito subito, poi la gara era stata comunque buona considerando che era partito ultimo e che alla fine era arrivato settimo. Però evidentemente la presenza di Nico nel suo GP corso in casa, non gli aveva fatto bene.
A Seb, invece, pareva avesse fatto benissimo visto che aveva vinto. 
- Che ci fai qua? Sei il vincitore, dovresti essere a ubriacarti da qualche parte... - Lewis non si era nemmeno sorpreso di vederlo infilarsi nella sua stanza nel box Mercedes. L’inglese si era appena sfilato la parte superiore della tuta che ora aveva intenzione di togliersi anche da sotto per mettersi dei pantaloni corti al ginocchio. 
Si prese la tuta alla vita e prima di togliersela e rimanere in boxer si girò a guardarlo in attesa. Seb sorrise e si sedette nella branda che c’era, così capendo che non intendeva andarsene completò lo spogliarello con un profondo senso di imbarazzo ed eccitazione. Lo sguardo di Seb era molto penetrante e malizioso, oltretutto negli ultimi mesi era diventato molto più caldo in qualche modo. Forse aveva le visioni, comunque. 
Seb probabilmente era lì per un motivo, ma sembrava disposto a metterlo da parte per guardarlo mentre si denudava. Quando gli ebbe presentato le sue chiappe sode e tonde avvolte da dei boxer aderenti, non sentendo nessun commento lo guardò ancora e se ne pentì perché Seb lo fissava proprio lì e con un’evidente apprezzamento negli occhi. 
“Sembra mi spogli con lo sguardo... a volte non si capisce cosa pensa, altre è così chiaro che è sconvolgente!”
Insomma sapeva di piacergli perché da quando lui e Nico si erano lasciati, Seb si era avvicinato tantissimo a lui e da quell’anno aveva molti atteggiamenti più sfacciati. 
Beh, ci provava, ecco. Non era scemo, se ne era accorto. A lui piaceva, ma aveva paura dopo Nico di infilarsi in un’altra relazione con colleghi piloti... 
“Per giunta sono entrambi tedeschi e si somigliano in qualcosa...”
Non era ancora sicuro di cosa volesse, però tutte le volte che Seb si avvicinava era meraviglioso, si sentiva inebriato, vivo e poi la sensazione d’eccitazione lo scuoteva nel profondo. 
Tutte le volte che erano sul podio insieme o che facevano delle press o qualunque evento li volesse insieme, c’erano sempre occasioni che si creavano e si cercavano per potersi toccare o anche solo interagire di più. Bagnarsi era diventata una missione, una gara anche quella. Tu mi bagni, io ti bagno di più! 
Ma non era solo quello ovviamente, visto che ormai Seb era di ‘casa’. O meglio di ‘stanza’. 
In qualche modo trovava sempre il modo di venire da lui nelle sue stanze nei box o nei motorhome, persino in albergo... scambiarsi il numero di camera era una cosa normale, a volte guardavano anche dei film insieme fino ad addormentarsi. 
L’ultima volta era successo a Barcellona, Lewis si era meravigliato di vederlo nel suo letto al mattino. Meravigliato ed eccitato, come se quello potesse essere il preludio di ciò che poteva essere. Un po’ deluso perché erano entrambi vestiti e nessuno era riuscito a fare nulla. 
Ancora nessun bacio, Seb sembrava pensarci troppo per i suoi canoni e Lewis non aveva ancora il coraggio di buttarsi, ma era nell’aria, quel bacio.
Ormai toccarsi e giocare insieme e parlare un sacco non bastava più.
Lo annusavano, lo cercavano. Sapevano che sarebbe arrivato. 
Lewis si mise dei pantaloncini e lo guardò di nuovo, a quel punto gli occhi di Seb tornarono sul suo viso come se si ricordasse che non era lì solo per ammirare le sue proprietà. 
- Ho avuto una strana conversazione con Nico, ieri... - Lewis che per fortuna non stava bevendo, lo guardò come se fosse impazzito. 
- Cosa?! E lo dici così?  -
Chiese strozzato, fissandolo stralunato. Seb alzò le spalle sminuendo ancora la cosa. 
- Mi ha invitato a bere qualcosa, siccome l’avevo incrociato prima ed era tutto allegro e felice nei miei confronti mi sono stupito... ho capito che aveva qualcosa, sai... che era strano... - 
- Ma strano come? - Chiese Lewis sedendosi sul tavolino che c’era nell’angolo pieno di cose fra cui tuta e casco. 
- Amichevole, sorridente, allegro... - Lewis capì perché intendeva strano. 
- Negli ultimi anni vi pizzicavate un sacco...  non che siete sempre stati così, eravate anche amici mi pare... - Lewis aveva poco notato il loro rapporto perché aveva preferito notare quanto Seb fosse amico suo e non di Nico. Ma era vero, era stato amico anche suo. 
- Sì diciamo in buoni rapporti, poi quando è diventato scemo io non lo sopportavo più e da quella volta... - Seb non sapeva come finire la frase ma Lewis voleva sapere. 
- Quella volta? - Seb si grattò la nuca alla sua ansia insistente. 
- Beh niente, sai, ci ho parlato quando ha annunciato il ritiro ed ho capito che... - 
- CHE HAI FATTO?! - Lewis si era alzato come una molla, shoccato, urlando esagerato come al suo solito, Seb alzò le mani per calmarlo, ridacchiando. 
- Sì non te l’ho detto perché eri... beh, in una posizione un po’ strana sai... però ho pensato che fossero affari vostri, io gli ho solo detto che stava agendo d’impulso e che quando io e lui agiamo d’impulso sbagliamo sempre... - Lewis tornò a sedersi ma questa volta vicino a Seb, abbassandogli le gambe per stare nella branda. 
- E poi? - 
- Sai, è stata quella volta che ho capito che Nico aveva pagato il suo errore e l’avrebbe pagato per sempre... così ho chiuso tutto il fastidio provato per lui e... niente, ho solo archiviato ogni cosa. Per me Nico è com’era prima. Una persona come tante, ci parlo se c’è, ci scherzo se ci va... insomma, basta litigarci. - Seb era un po’ vago, non scendeva nei dettagli e Lewis sapeva che non l’avrebbe fatto, ma sperò di poter sapere qualcosa di più... 
- E ieri? - Seb lo guardò tornando a lui e a quello per cui era venuto, Lewis capì che voleva fare qualcosa di particolare venendo lì a parlargli di lui, ma Nico lo scombussolava troppo e l’avrebbe sempre fatto. 
- Hai corso male per colpa sua? - Chiese Seb come se non fosse importante fargli sapere la loro conversazione nel dettaglio. Lewis voleva dargli una testata e seccato rispose: 
- Non è che mi sia indifferente, era il mio migliore amico, poi il mio fidanzato, poi il mio compagno, ora è ex in tutto e non ex con serenità. Ex di quelli tragici... - Seb rise capendo cosa intendeva, i due finirono per guardarsi seduti vicini e così il tedesco decise di dirgli qualcosa. 
- Voleva indagare su di noi. Sostanzialmente si è accorto che siamo tanto più legati di prima e voleva capire in che rapporti siamo, per sapere se ha speranze. - Lewis sgranò gli occhi col cuore che saliva in gola e la paura di rigettarsi in quel tunnel, un tunnel da cui era faticosamente uscito e non del tutto. - Le ha? - E quella domanda fu ancor più shoccante delle sue rivelazioni. Lewis lo guardò come se venisse da un’altra dimensione, ci pensò con cura e dopo un po’, quasi delicato, rispose sorpreso: 
- Ne sono uscito grazie a te ma io a volte mi sento ancora dentro. Quando vedo Nico mi ci sento ancora lì. Sono ancora troppo confuso, non so cosa voglio, cosa provo, cosa devo fare... - era stato sincero e si era aperto, gli riusciva facilmente. Seb sorrise un po’ malinconico e gli carezzò la guancia con un dito mimando una lacrima che non scendeva, ma che sembrava esserci. Il dito finì sulle sue labbra e le percorse, morbide e belle com’erano. 
Lewis si trovò a trattenere il fiato e a guardarlo scacciando per un istante Nico come un vento caldo fortissimo. 
In quel momento c’era solo lui, Seb, i suoi splendidi occhi blu e il suo dito sul labbro. L’indice divenne pollice perché ora gli teneva il mento con le dita. 
- Io so cosa vorrei fare, ma sento la tua confusione e la tua paura... - quando lo disse, per Lewis fu come una sorta di rivelazione. 
Improvvisamente sapeva di volere Seb, lo sapeva con una certezza assoluta, nonostante Nico lo ferisse ancora quando lo vedeva e quasi lo terrorizzava per il male che gli aveva fatto. 
- Fallo lo stesso... - Mormorò con l’ansia in gola e la paura di perdere quella sensazione, quel coraggio, quella voglia matta. 
Seb lo guardò negli occhi e vi si perse, non sapeva se era davvero un’ottima idea, ma alla fine decide di farlo e non pensarci. 
Un po’ spinto dalla consapevolezza che anche Nico ci avrebbe riprovato e spaventato dall’idea di perderlo senza mai averlo avuto. 
Così si sporse e lo baciò. Le loro labbra, dolcemente, si incontrarono, si posarono e si schiusero combaciando. I sapori si mescolarono mentre le loro lingue si intrecciarono grazie alle bocche che si aprivano. 
La mano di Seb risalì sulla sua guancia e quella di Lewis si posò sul suo petto, risalì sul collo e poi sulla nuca. 
Fu un bacio lento, sensuale e dolce al tempo stesso, di pura scoperta. Entrambi vollero ricordarselo e se lo vissero come si faceva con qualcosa di prezioso, mentre l’emozione esplodeva in entrambi. Un’emozione che non avrebbe avuto voce perché non si poteva definire. 
Un bacio che non avrebbero dimenticato, l’inizio di qualcosa di nuovo, bellissimo, destinato. 
Quando si separarono, Seb prese il suo viso con entrambe le mani come se fosse preziosissimo. 
Voleva dirgli che lo amava ma non lo fece perchè lesse la confusione negli occhi di Lewis, così decise di dargli ancora tempo. 
- Voglio che tu pensi a noi in questa luce, ora. Perché io sono disposto ad infilarmi in questa storia se lo vuoi anche tu. - 
Lewis con la gola asciutta non sapendo cosa dire, rimase in silenzio ma nascose il viso contro il suo collo e cercò un caldo e sicuro abbraccio. Mentre le sue braccia lo avvolgevano teneramente, si sentiva rasserenato come per colpa di Nico non si sentiva da troppo. Quella voglia di superare i limiti con Seb era andata in crescendo ed ora era diventata incontenibile. Meravigliosa.

*Giugno 2017*

La paura, dopotutto, poteva essere contagiosa. 
Per Lewis poteva essere normale prendersi del tempo per riflettere su quella sorta di proposta da parte di Seb, ovvero se fosse ora di  mettere il rapporto con lui su un piano diverso dall’amicizia.
Era vero che non erano più semplici amici da un po’ visto che le cose erano cambiate lentamente da qualche tempo.
Lewis cercava di capire quando era successo. Dall’inizio di quell’anno Seb era diventato più chiaro nel suo provarci con lui, ma non aveva mai affondato il colpo come a Monaco, anche se comunque tutti quei giochi messi in atto con lui lasciavano poco spazio ad interpretazioni. Seppure nel caso di Seb ci poteva stare un buon margine di errore visto che era uno capace di scherzare su tutto ed a volte anche superando il limite. 
Però aveva tolto ogni dubbio a Monaco il mese scorso. Quando l’aveva baciato e gli aveva chiesto di pensare a loro in quel senso. Quello era stato un momento serio e non giocoso. Ed era stato bellissimo. 
Però la sua confusione derivava dalla paura di lasciarsi andare in un altro rapporto simile a quello avuto con Nico. Nico l’aveva distrutto e tutt’ora quando lo incontrava per caso, a casa oppure nei circuiti, lui era totalmente influenzato tanto da innervosirsi come non gli capitava spesso. 
Nico aveva ancora un grande potere su di lui, era il suo punto debole perché l’aveva amato tanto e allo stesso modo l’aveva fatto soffrire. 
L’amore muore? Se lo era chiesto spesso. 
“E se tornasse da me, si scusasse, mi facesse capire che sa di aver sbagliato e di essersi pentito e mi chiedesse di ricominciare? Che farei?” 
Prima di rispondere a Seb, Lewis voleva essere sicuro della risposta che avrebbe dato a quella domanda, per questo l’aveva lasciato in sospeso e fra loro era cresciuto un muro di imbarazzo che in Canada era esploso inequivocabile. 
Seb non gli aveva chiesto nulla, ma aveva visto come l’aveva evitato e questo a lui era bastato. Lewis si toccò le labbra e sospirò con un dolce sorriso ricordando il meraviglioso bacio, così come tutte le volte che Seb era andato sopra le righe rendendolo felice. 
Come quando con quella di salutarlo o spostarlo per passargli dietro, la sua mano finiva sul suo sedere con poca casualità. O quando in press gli parlava così vicino da poter sentire il suo respiro sulle labbra o il fiato nell’orecchio, al punto da fargli partire i brividi e poi un’erezione. 
Lo eccitava, lo eccitava da matti e lo desiderava, ma poteva essere semplice attrazione unita ad una buona alchimia. Poteva essere tante cose, ma non poteva esserne sicuro. 
“Però quando si addormenta sul mio letto per vedere un film insieme sono io che resto a guardarlo e lo carezzo e immagino che lo faccia perché siamo una coppia. Sono io che quando mi sveglio al mattino ed è ancora lì mi fa impazzire di gioia. E sono sempre io che lo cerco sul podio quando ci bagniamo con lo champagne se lui non lo fa per primo, oppure ricambio il favore perché è una questione d’onore. Sono io che gli confido tutto e che faccio in modo di incontrarlo quando andiamo a correre al mattino.”
Ma vedeva ancora tante similitudini con Nico.
Ok, Nico era un suo amico d’infanzia trasformato in fidanzato e partner che poi aveva scelto la carriera a lui. Seb era già un suo rivale, non poteva scegliere la carriera al suo posto, o per lo meno sperava, ma sapeva che si poteva mettere da parte l’amore per il lavoro in tanti modi. 
Potevano litigare per motivi di corse e calpestare la loro relazione. Finchè non stavano insieme ma c’era una magica intesa andava bene tutto, non c’erano obblighi e doveri. Ma se si mettevano insieme ed uno dei due faceva qualcosa che all’altro non piaceva in corsa... in quel caso come si doveva reagire? E se uno dei due se la fosse presa, l’altro come avrebbe dovuto comportarsi? Cosa aspettarsi dal compagno in una cosa simile? 
Lewis si riempiva di domande e scenari senza uscirne, senza immaginare quanto male ci stesse Seb.
Per lui essersi scoperto era stato una specie di miracolo, ma non aver ricevuto alcun cenno, anzi, essere stato evitato per lui aveva solo una chiave negativa, non c’erano altri modi di vederla. 
Non immaginava che quella era la sua paura.
La paura è contagiosa? Forse sì, perché se sai che l’altro ha paura pensi che esiti per quel motivo e che sempre per la paura poi possa scegliere di ritirarsi. 
Seb non era negativo, ma nemmeno ottimista. Però lì, immerso nella paura di Lewis, divenne negativo e pensando che non intendesse nemmeno rispondergli, arrivò Baku. 
A Baku c’erano un sacco di questioni irrisolte e sospese e molta ansia e pressione sulle spalle di entrambi. Lewis sapeva di dovergli rispondere ma non sapeva ancora come, Seb era convinto che Lewis non avesse nemmeno il coraggio di scaricarlo. 
Era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, perché su una cosa Nico aveva ragione, quando parlava di lui come pilota. 
Seb non sapeva gestire la pressione e solitamente si intendeva della pressione che i piloti avevano sulle spalle per via della propria scuderia, dei fans e dei media. Ma in quel caso la pressione che Seb non fu in grado di gestire, fu Lewis ed il suo silenzio. 
Così la famosa esplosione arrivò in pista durante la safety car che diede vita al tamponamento fra Seb e Lewis e alla conseguente brutta e sbagliata reazione di Seb verso Lewis. 
Dopotutto dar contro al collega con la propria macchina pensando che lui avesse rallentato di proposito per danneggiarlo, non era una prova di estrema lucidità. 

Dopo la gara, fu il delirio. 

In un minuscolo angolino della testa di Seb, lui sapeva d’aver sbagliato, ma nella gran parte del suo cervello c’era la presunta ferita che Lewis gli aveva inflitto scaricandolo in quel modo meschino, ovvero senza nemmeno affrontarlo. Per cui seppure sapesse d’aver agito in quel modo per ripicca, per rabbia e non per motivi giustificabili, Seb rimase convinto a lungo dell’errore in pista di Lewis. In quel modo non doveva essere lui a scusarsi. 
Lewis aveva rallentato di proposito dietro la curva sapendo che gli sarebbe andato addosso, voleva danneggiarlo. 
Forse voleva scaricarlo così, voleva togliersi dall’impiccio di dirgli ‘no guarda non me la sento di mettermi con te’. 
Seb non ci ragionava sul serio, non capiva come quel gesto folle potesse essere stato concepito da uno come Lewis. Sapeva solo che doveva per forza averlo fatto apposta in conseguenza al loro incontro a Monaco. 
Ne era graniticamente convinto. 
Per Lewis non c’era grazia che tenesse, tremava dalla furia e dalla delusione, aveva un’enorme voglia di piangere e gridare e picchiarlo, ma sapeva di non poterlo fare e soprattuto che non doveva dargli una tale soddisfazione.
La migliore vendetta era l’indifferenza. Non immaginava che proprio il suo silenzio, il suo evitarlo, aveva dato vita alle paure di Seb, che a loro volta avevano dato vita alla distorsione della sua visione e a quella pressione gestita nel peggiore dei modi. 
Entrambi rimasero nella loro posizione appena dopo la gara, ma non si parlarono, lo fecero tramite i media 
Poi qualcuno gli fece vedere dei filmati dove gli mostrava che Lewis non aveva rallentato, semplicemente Seb aveva calibrato male velocità e distanze. Insomma, era stato un errore suo. 
Questo non l’aveva convinto, però il giorno dopo a mente più fredda, capì che, pur non essendo sicuro di nulla, doveva dimostrarsi superiore e scusarsi. 
Così l’aveva fatto con un messaggio. 
‘Scusa se ti ho accusato di averlo fatto apposta’
Stop. 
Il che non significava nulla, perché non erano delle vere scuse e sicuramente non sentite o come minimo gliele avrebbe fatte di persona. 
Seb non lo seppe, ma Lewis in quel momento prese e lanciò il telefono contro il muro distruggendolo. 
“La cosa assurda è che è proprio per questo che ora so che me ne stavo innamorando, che avrei voluto rischiare una storia con lui... perché altrimenti non farebbe così male!”
Ma non poteva esplodere, non poteva fare stragi, piangere o gridare. Doveva soffocare, inghiottire e tacere perché sì. Perché non era mai solo, perché non era giusto, perché non lo sapeva, ma avere attacchi di panico e andare in iperventilazione tanto da doversi piegare sulle ginocchia e respirare in un sacchetto, non era segno di ‘reazione superiore e da adulto’. 

*Luglio 2017*

Indifferenza, la peggiore arma da sfoderare contro di lui. 
Seb aveva avuto i suoi cinque minuti in pista andandogli contro con la macchina di proposito dopo il primo tamponamento per errore. Ma ora quei cinque minuti di follia premevano per uscire ancora e li sentiva lì in fondo alla gola e sulla punta delle dita, li sentiva sulla lingua, li sentiva tempestargli in testa.
Come osava non rispondergli? Dopotutto gli aveva teso una mano, se era con la coscienza a posto come sosteneva, perché quel silenzio? 
Non poteva negargli un chiarimento, non poteva fare così, non dopo i loro trascorsi. Dopotutto era Lewis che non aveva il coraggio di scaricarlo e lo faceva evitandolo. Non era mica giusto, dannazione!
Ecco la sua reale natura, eccola! 
Ma andava bene così, se voleva che rimanessero solo colleghi, a lui stava bene. 
Negando il loro rapporto anche davanti ai media nelle interviste successive, lo ripagò con quella che credeva fosse la sua stessa moneta, l’indifferenza. 
Non immaginava che stava solo fraintendendo ancora tutto. Un fraintendimento giustificato dalla situazione complessa che si stava verificando fra di loro da qualche tempo, ma comunque fraintendimento. 
‘Non abbiamo mai avuto un grande rapporto, per cui sì, Baku ha dato un brutto colpo al nostro rapporto, ma non è cambiato moltissimo dopotutto.’
Questo aveva detto in Austria in una delle interviste singole. 
Ma non era vero, non era affatto vero. 
In press i due erano separati da Kevin, il gelo che c’era fra loro era enorme e nessuno dei due parlò all’altro in modo diretto, lo fecero sempre attraverso i media che li riempirono di domande sull’evento dello scorso Gran Premio.
Tutto questo non fece che fomentare i loro stati d’animo ancora in stile bomba ad orologeria. 
Ammissioni a mezza via, niente di sentito. Nessun ‘ho sbagliato io completamente’ da parte di Seb, solo un ‘gli ho scritto il giorno dopo’. Come per dire ‘io il mio l’ho fatto’. Una serie di brutte risposte al veleno diedero idea di quanto seccato fosse Seb. 
Ancora freddezza da parte di Lewis che chiarì ancor meno la situazione fra loro se non per una cosa. 
Sicuramente nulla era risolto fra loro. 
Ma certe cose non si potevano risolvere a distanza o in modo indiretto e soprattutto in mezzo a tutta quella gente che insisteva nel chiedere un segno fra loro. 
Come quando dopo le qualifiche i due non si strinsero la mano. 
Il rifiuto di quel gesto fatto davanti a tutti i tifosi e all’inviato in pista, fu una sorta di goccia che fece traboccare il vaso come poche volte si era mai visto in Lewis. 
Ma di questo nessuno fu testimone, solo Seb.