10. UN’INASPETTATA COMPRENSIONE 

maxiel lestappen
/Max/

“Se solo potessi prenderli tutti a pugni e cancellare dalla faccia della Terra la loro esistenza. 
Non li spiavo di certo, ma quando stavo per entrare ho sentito che parlavano proprio di me e visto che lo facevano in inglese mi sono fermato a sentire. Quale idiota non l’avrebbe fatto?
Tanto lo sapevo che sarebbe andata così, figurati se non avrebbero detto ste stronzate.
Brutte merde. 
Riconosco tutte le voci, Esteban svetta fra tutti ha espresso il punto di vista che va per la maggiore, ne avevo già sentiti altri, che poi grazie a internet adesso è difficile rimanere fuori da ciò che gira. Per quanto a me non freghi e non cerchi stronzate simili, finisci per saperle comunque. 
Lascio che sparino le loro cagate e quando hanno finito faccio il mio ingresso in scena. Gli passo vicino squadrandoli fiammeggiante, vorrei sputargli in faccia. Quando vedo che fra loro c’era anche Charles mi sale ancora di più il sangue al cervello. Siccome non avevo sentito la sua voce non mi ero accorto che c’era anche lui, è l’unico di quegli stronzi che non ha parlato. Beh, anche Pierre non ha detto nulla di brutto, si è limitato a raccontare la telefonata e quanto è felice, poi qualcuno gli ha detto in faccia che non sarà facile correre con me perché ho già fatto fuori Daniel.
Che diavolo c’entra, dannazione?
Daniel prima aveva ‘fatto fuori’ Seb, e allora?
Si chiama F1, siamo qua per correre, non c’è niente di personale, i sedili cambiano ed ognuno cerca di avere successo, non per questo se uno resta e l’altro va significa che c’è una guerra in atto. Non fra me e lui, per lo meno.
Mi siedo vicino a Daniel in prima fila, da come lo faccio capisce che ho le palle girate e mi lancia un’occhiata interrogativa poiché fino a prima stavo benissimo. 
È stata dura superare la notizia, anche se lui era praticamente da mesi che cercava di prepararmi all’eventualità.
Ricordo quando me lo disse la prima volta, fu a dir poco traumatico, dire che l’ho presa male non rende. Quella volta ci ha visto Charles ed io ero così fuori di me che l’ho anche minacciato. Sono stato così male che forse solo quando mi ha confermato che aveva firmato con la Renault, è stato peggio. Poche settimane fa. 

**
- Max, non voglio che perdi la testa. 
Già da come esordisce mi girano le palle.
È come se mi pestasse il piede, sento che non mi piacerà nell’esatto momento in cui la sua voce mi dice questo ed ora tutto torna. Capisco in un attimo cosa è venuto a dirmi, perché ha insistito nel fare una giornata in barca. 
All’inizio ero contento, ho pensato che volesse sistemare le cose fra noi che negli ultimi tempi erano state un po’ tese a tratti, che avesse cambiato idea e volesse rimanere, alla fine. Del resto non ho fatto altro che dirgli di non fare lo stronzo, ma oggi mi ha fatto venire qua in mare per fare lo stronzo. 
Lui è in costume da bagno, col suo fisico ben allenato e abbronzato, i suoi tatuaggi in mostra e l’aria non più felice.
Ma forse quest’aria non felice ce l’ha da un po’. Se devo essere onesto è dall’inizio dell’anno che ho quest’impressione, perché ho perso la testa per la sua felicità ed ora temo che per colpa mia si sia veramente un po’ spento. 
Sono così egoista da non rendermene conto? Mi rendeva felice e non ho notato la sua che invece svaniva per colpa mia?
Sono stato qua tutti questi mesi a rompergli i coglioni e fargli storie e gridargli contro tutte le volte che usciva il discorso di cambiare team e non ho mai notato che lui in realtà non era più felice.
È così che gli voglio bene? 
Cerco di dirmi tutte queste cose, quello che il ragazzo di qualcuno dovrebbe pensare, ma appena lui mi dà conferma di quel che ormai ho capito, scatto. 
Cazzo, se scatto. 
- Mi hanno proposto un contratto con la Renault per il prossimo anno ed io ho intenzione di accettare e firmare. 
Per fortuna non ha detto che l’aveva già fatto, penso gli avrei tirato un pugno. 
Stringo convulsamente la ringhiera a cui appoggio, la barca oscilla leggermente, il mare è calmo; il mio umore, invece, cola a picco. 
È un istante, ma io mi rendo conto che perdo la testa. 
- Vaffanculo, Daniel! - ruggisco infatti duramente. Serro la bocca in una piega rivolta verso il basso, gli occhi diventano acciaio e respiro a fondo. Molto a fondo. 
Sto tremando, vorrei davvero colpirlo. 
- Dai Max, ne avevamo parlato. Sapevi che volevo andarmene. Se rimango devo accettare di essere il tuo secondo e qua in Red Bull credono tanto in questa strategia. Io non voglio sacrificarmi di già, mi sento di essere nel pieno della mia carriera, devo pretendere di più e spingere, non posso accontentarmi di stare sotto a qualcuno. Tu meglio di chiunque altro dovresti capirmi! 
- E PENSI CHE LA RENAULT TI POTRÀ DARE LE SODDISFAZIONI CHE VUOI? - tuono fuori dal controllo che non ho mai avuto. 
Daniel sospira profondamente cercando di rimanere calmo. 
La giornata era davvero bella, fin qua. Il sole splendeva, ci saremmo bruciati ma saremmo stati felici. Abbiamo fatto alcuni tuffi e aveva noleggiato due moto d’acqua per divertirci. 
Ero così felice di questa maledetta giornata, ed ora la ricorderò come quella della nostra fine. 
Perché non c’è sicuramente scampo. È così che andrà.
È questo che è.
La fine della nostra storia. 
Daniel mi viene davanti con le mani protese per prendermi le braccia e rabbonirmi, ma io scatto di lato per evitare mi tocchi. Alzo una mano come a dire di stare lì, lui lo fa ma a braccia aperte in attesa, la testa piegata di lato. 
- No Daniel! Tu pensi davvero che starai meglio alla Renault? Non hai detto Ferrari o Mercedes! Anche McLaren forse poteva essere un’opzione più soddisfacente| 
- Ma la Renault è stata un grande team, ha vinto dei mondiali, che diavolo dici Max? 
- Ha vinto, hai detto bene! Adesso sta andando a picco! Sai bene che non troverai là quello che non hai qua! 
- Ma cosa dovrei fare? Rimanere dove non sto più bene? 
- Ma cosa avrai là?
- Importanza! Una prima guida! Poi non lo so, devo andarmene, Max. Devo smetterla di essere il tuo compagno di squadra! 
Quando lo dice è esasperato, ci giriamo intorno, lui cerca di prendermi ed io scappo perché se mi tocca gli tiro quel famoso pugno, ma appena lo dice lo spingo istintivamente. Mi parte l’embolo, non riesco a frenarmi. La testa pulsa e suona i tamburi di guerra, vorrei gridare come un matto, mi sembra di impazzire e lo spingo. 
Quando vedo che non cade solo perché finisce contro il parapetto della barca, il suo sguardo shoccato del mio gesto mi calma, ma non poi così tanto. 
Sento nelle vene il sangue scorrere furioso, furioso come me. 
Scuoto la testa e fa per allungare di nuovo quella dannata mano. 
- Max... - fa piano e dispiaciuto. Implora con la voce e lo sguardo ed io ancora scuoto più forte la testa, alzo di nuovo il braccio schivando la sua mano e mi tuffo improvviso in mare. 
L’acqua gelida mi avvolge prepotente e shoccante ed è il primo momento di sollievo che sento.
Rimango giù abbracciandomi le ginocchia sperando di trasformarmi in una palla di piombo che coli a picco, ma per mia sfiga torno a galla e allora per evitare di sentire ancora la sua voce mi metto subito a nuotare dall’altra parte rispetto a lui e alla sua cazzo di barca.
Giornata di merda. 
Nuoto fino a non averne più, poi mi fermo e mi rendo conto che a parte lui che ora è piccolo, intorno a me non c’è niente e nessuno. Non è che nuotando arrivo a riva da solo e anche se lo facessi poi che farei? Chiederei un passaggio? Beh, sono un po’ famoso ed ho faccia tosta per cavarmela, potrei, ma non si vede la terra e non so da che parte dovrei nuotare e per quanto. 
Dai, Max, non fare il bambino e torna indietro. 
Cosa ti stavi dicendo, prima? 
Se gli vuoi bene devi pensare alla sua felicità. Quest’anno non lo era più, ma tu eri troppo concentrato sui tuoi stupidi desideri per capirlo. Non devi fare il bambino. 
Però ha detto che vuole andarsene da me, smettere di essere il mio compagno. 
Alzo gli occhi al cielo mentre tornano a bruciarmi e non per il sale del mare. 
Affondo ancora una volta, lascio che la superficie si richiuda sui miei occhi, vedo il cielo smerigliato e li tengo aperti finché non bruciano per il sale e non più perché voglio piangere e sto male.
Aprirmi e lasciar entrare le cose belle nella mia vita è stata una pessima idea. Adesso vedrai quanto male starò!
Riemergo sbuffando e mi decido a tornare indietro da lui. Quando lo raggiungo è seduto sul bordo con le gambe che pendono fuori dalla sbarra, le braccia infilate fra altre due e la faccia al di sopra, la fronte appoggiata sull’acciaio e l’aria che è un misto fra il paziente e l’indulgente. 
Quando rimango in acqua letteralmente ai suoi piedi, ci scambiamo questo sguardo, io sono ancora imbronciato e mi muovo per stare a galla, lui è lì in attesa che mi calmi.
- Hai finito di fare il pazzo? - chiede sfacciato. A questo gli schizzo l’acqua in faccia, lo faccio con rabbia e non per giocare, ma lui ride e questo mi disinnesca definitivamente.
Maledetto stronzo. Sai proprio come fottermi, eh? In più di un senso. 
Poi fa un cenno col capo indicando di salire, così io rassegnato eseguo.
Quando torno a bordo, lui si è girato verso l’interno e si è messo comodo su una delle sdraie su cui ci sono gli asciugamani, me ne tira uno e mi indica di mettermi con lui. Mi asciugo e ansimo perché la nuotata è stata lunga, ma non mi sento tanto meglio. Solo più rassegnato. 
Ho lottato per tutto l’anno, ma alla fine ho perso. Ma forse era meglio così. 
Meglio che finisca adesso che non sono ancora troppo preso, visto che tanto prima o poi finisce tutto. Tutto si rovina. Niente dura per sempre, specie le cose belle. Dovrei saperlo, visto che mio padre si è tanto prodigato per farmi capire che la vita è uno schifo anche quando va bene. 
Mi siedo stanco e sfinito, più emotivamente che fisicamente. Non lo tocco e lui aspetta prima di farlo. Ci appoggiamo coi gomiti sulle ginocchia in posizioni simili, sotto il sole che ci riscalda e probabilmente ci ustionerà. 
- Sento che se rimarrò tuo compagno di squadra, la nostra storia si rovinerà e fra noi finirà. Finirà perché inizierò ad odiarti, ti vedrò come la colpa della mia sofferenza, la mia rovina. Non voglio che fra noi si rovini per questo, Max. Se un giorno dovesse finire, voglio che sia perché non ci vogliamo più bene, perché non ci sopportiamo più, non perché ci odiamo per via della F1.
Spiegato così è decisamente diverso e gli occhi bruciano di nuovo, ma è più sopportabile. Non mi sento impazzire, non ho i tamburi di guerra e non voglio picchiarlo. 
Lascio un po’ di tempo per realizzare e alla fine sospiro appoggiando la testa alla sua spalla nuda e calda. La mia testa bagnata e fredda lo fa rabbrividire, ma mi circonda col braccio e mi tira a sé. Mi lascio fare e finalmente mi arrendo. 
- Mi mancherai da matti. 
- Lo so, ma non cambierà niente fra noi. Anzi, migliorerà, vedrai. 
Ma non lo so. Non so veramente se ha ragione. Lui è sempre stato quello ottimista fra noi, ma non significa che ottimismo sia realtà. A volte quella realtà è il pessimismo. 

**
Ma che cazzo ne sanno loro di quanto sto male io all’idea che lui se ne vada da uno dei migliori team in circolazione per colpa mia? Se non fosse per me non se ne sarebbe andato. Daniel voleva essere prima guida e avere successo qua. 
Seb ha aperto la strada dimostrando che è possibile, ha vinto 4 mondiali, qua. Chiunque dopo di lui sogna gli stessi risultati con questo team ed il fatto che io sono qua per riuscirci, un giorno, mette effettivamente fuori dai giochi Daniel. Non possono vincere in due nella stessa squadra. Mio padre ha fatto di tutto per farmi diventare il protetto di Helmut Marko ed ora che lo sono e che sto migliorando di gara in gara, sicuramente saranno sempre più concentrati su di me e sul portarmi al successo. È un investimento che hanno fatto da tanto, su cui hanno speso anche loro molto tempo e soldi. Mio padre non fa che ripetermi tutto questo in modo che io sia consapevole che se hanno pazienza con me ed i miei fin troppi errori, è solo perché sanno che li ripagherò un giorno e ne sono così sicuri che sacrificheranno tutti, senza esitare, per questo non ho scelta. Non posso guardare in faccia nessuno, nemmeno la persona per cui provo qualcosa. 
Voglio troppo bene a Daniel per farlo soffrire, se sta male è ora che faccia qualcosa anche io per lui e lo lasci andare sostenendolo in questa fuga. 
Una fuga da me.
È la cosa più brutta che potessi vivere, ma è vero che lo fa anche per noi, per non rovinare il nostro rapporto. Rimanendo finirebbe per odiarmi troppo e non riusciremmo più a stare insieme. 
Ma è così? È davvero un investimento per il nostro futuro? E se in realtà siamo già a quel punto, al punto di odiarmi alla follia? Magari è bravo a nasconderlo ed in realtà non vede l’ora di scaricarmi... 

- Ehi! - la voce chiara e familiare di Charles arriva alle mie spalle stupendomi, mentre la maggior parte dei piloti fa a gara a chi esce per primo dalla sala briefing. 
Ormai è ora di andare a cena e stanno già tutti parlando di dove andranno. Anche io e Daniel avevamo pensato a qualcosa cercando di goderci al meglio questi ultimi mesi da compagni di squadra. Poi sì, lui dice che non ci lasciamo e non cambierà niente, ma io sento che è già cambiato qualcosa, anche se non so cosa. 
Sono giù, dono dannatamente giù e penso che si veda, perché quando mi giro e lo guardo, Charles si irrigidisce e sgrana gli occhi. Del resto non sono mai stato bravo a trattenermi. 
- Dì al tuo caro amico del cazzo che se ha qualcosa da dirmi, può venire a farlo in faccia che non ho paura di nessuno! 
Lo dico ringhiando e con il mio tipico astio. Lui alza le mani come in segno di pace e calma. 
- Dai, è quello che stanno dicendo tutti nel mondo in questo momento. Non puoi prendertela con tutti. 
- Vuoi vedere? - rispondo subito di getto, le mani in tasca, posizione del corpo rigida, espressione dura. Lui fa un sorrisino. 
- Meglio di no... - sta per dire qualcosa, ma però cambia idea. Vorrei sapere cos’era, ma se glielo chiedessi farei la figura di chi gli importa e a me non importa di niente e nessuno, solo di Daniel. E anche lui alla fine mi ha mollato. Perché è questo che sta facendo. 
- Per quello che vale, io non la penso così. Non se ne va per colpa tua. È la Red Bull che non sa gestire due piloti senza farne soffrire uno dei due. Però si sa, è la F1. È da sempre che è così e non cambierà di certo ora. 
Quando dice questo, qualcosa si apre nella mia testa e in mezzo al petto. 
Si apre la mia corazza di rabbia che mi aveva letteralmente tenuto in piedi in questi giorni di merda. 
Assurdamente quando sento che mi capisce e che lui, proprio lui, sa come funziona e sa che stavo male per questo, mi sento meglio. Sollevato. Quasi in pace. 
Lo guardo sorpreso e smarrito. 
- Lo passerai anche tu. Esattamente quello che sto passando io. Arriverai in Ferrari, sarai il compagno di Seb, un grande pilota come pochi in attività, e piano piano considereranno te come prima guida e lui soffrendone se ne andrà. Allora capirai come mi sento. 
Non so perché glielo dico, lui rimane colpito per un momento perché dico chiaramente che credo in lui e nelle sue qualità di pilota, credo che avrà successo e che arriverà in Ferrari. Non ne ho mai fatto mistero. Beh, forse a lui nello specifico non gliel’ho mai detto, ora che ci penso.
Beh, l’ho appena fatto. 
Le mani nelle tasche smettono di stringere i pugni e le spalle si rilassano così come il resto del mio corpo. Lui mi guarda con un sorrisino stupito e ironico che non arriva agli occhi come tutti gli altri suoi. 
- Spero che tu abbia ragione perché significherà che sto raggiungendo il mio sogno. Ma penso che sarà comunque diverso. Per quanto ammiro e rispetto Seb, dubito che sarebbe la stessa cosa veder andare via lui. Per te è sicuramente diverso. 
Per un momento penso d’aver capito male. Davvero ha detto una cosa simile?
Davvero?
Spalanco gli occhi, è la prima volta che non solo mi cerca per consolarmi in qualche modo, ma addirittura allude alla mia relazione con Daniel. Sto per ribattere qualcosa che non so nemmeno cosa potrebbe essere, ma lui si affretta ad aggiungere serio. 
- Per questo so che non hai mai cercato di fargli le scarpe e che non sei felice di quello che sta succedendo. Ma se lui lì sta male, deve fare ciò che è meglio per sé stesso. 
Non so davvero che gli succeda e perché sia venuto addirittura a dirmelo. Forse perché si sentiva in colpa perché prima non mi ha difeso. 
Alla fine rimango inebetito a guardarlo, è un evento per me perché ho sempre la battuta pronta in qualsiasi caso, per me è una difesa, ma ora mi esce solo una semplice parola che mi fa effetto rivolgerla a lui.
- Grazie. 
Per me significa molto che tu sappia la verità, che non sono lo stronzo che tutti credono. Ma questa cosa non te la dirò. 
A questo punto Pierre torna a spuntare dalla porta e lo richiama, con lui c’è Daniel, i due stavano ridendo insieme e solo mentre li raggiungiamo noto quanto quei due si somiglino nei modi. 
Solari, felici, contagiosi. Forse per due persone come me e Charles, solo due così vanno bene. 
Io rabbioso, lui triste: poco conformisti, insomma. 
Una volta che ci riuniamo alle nostre metà, mi rendo conto del pensiero.
Significa dunque che anche Charles sta con Pierre ed è per questo che mi capisce così bene? 


Sul momento naturalmente non potevo sapere com’erano andate le cose, ma quando vedo le immagini da ogni angolazione nel monitor nel retro podio, rimango a dir poco shoccato. 
- Cazzo, gli si è distrutta la macchina di Fernando sulla testa! - esclamo mentre per la prima volta sento qualcosa nel riguardare gli incidenti in pista. Non è il primo e non sarà l’ultimo, guardo e ne rimango colpito dei peggiori, ma adesso è diverso. Adesso il cuore mi va stupidamente in gola.
- Se non era per quell’halo sarebbe finita male... - commenta Seb, Lewis conviene con lui. Da quando hanno fatto pace, l’anno scorso, sono culo e camicia, non si separano mai e non sono mai in disaccordo. 
È sempre bello stare con loro perché mi fa sembrare di essere un vincente come loro. È come se il destino mi dicesse che il mio posto è fra loro, fra i grandi, fra quelli veramente forti. 
- Charles è stato fortunato, poteva finire male... 
Parliamo ancora di quel brutto incidente all’inizio e più riportano le immagini, più rabbrividisco fra me e me. Seb cita Jules Bianchi, il motivo per cui è stato introdotto il tanto discusso Halo che io come tutti abbiamo sempre odiato, Bianchi che era un grande amico di Charles. È come se lui l’avesse protetto, oggi, replica Lewis sentimentale e filosofico come solo lui sa essere. Non sono uno romantico o fatalista, però questa cosa mi fa venire i brividi e mi zittisco mentre le immagini cambiano e fanno vedere altre scene della gara.
Sono arrivato terzo e da GP di merda che mi si prospettava, alla fine è andata più che bene. Non me l’aspettavo, ma mentre guidavo nel weekend mi sono reso conto di sentirmi sempre meglio, libero e leggero come da tempo non mi succedeva. 
Correre è liberatorio, per me lo è sempre stato, ma questa volta è stato terapeutico. 
Eppure quel dialogo con Charles... non posso che pensare che in qualche modo mi abbia aiutato. 
Se nella mia vita privata le cose dovessero andare in merda, avrò sempre la F1 a salvarmi. È sempre stato così e sempre lo sarà. 
Ma oggi sono felice che Charles stia bene. Fottutamente felice.
Non credo sarei rimasto indifferente se avesse fatto la fine di Bianchi, non so come avrei reagito, ma improvvisamente a questo pensiero mi sento strano; tuttavia non afferro bene perché veniamo chiamati sul podio per i festeggiamenti e le premiazioni e ben presto dimentico tutto. Ben presto c’è solo la mia rivincita sui perdenti patetici che parlano senza sapere un cazzo di me. Ma la vedranno. La vedranno tutti chi sarà il vincente. Ho solo appena iniziato.”


Note: scusate il ritardo con cui ogni tanto pubblico, motivi lavorativi ed impegni vari a volte i tempi si allungano, ma ci sono sempre perché sono arrivata a scrivere oltre i 100 capitoli (non ancora finita) perciò il materiale c'è, è solo da correggere e per questo dipende dal tempo a mia disposizione. Per rimanere aggiornati c'è la mia pagina su FB. Ringrazio chi legge e commenta, soprattutto la versione in inglese noto che è apprezzata e mi fa tanto piacere. Siamo ancora nella fase della conoscenza e dell'approfondimento dei personaggi e delle loro situazioni, ma finalmente le cose iniziano a muoversi per loro due e piano piano dei piccoli cambiamenti arrivano ad innescare l'inizio di un processo a catena. Grazie a tutti e alla prossima. Baci Akane