11. QUANDO I SOGNI SI REALIZZANO

sorriso

/Charles/

“Lo sguardo si perde nella superficie blu intenso del mare su cui la barca galleggia. Il sole picchia sulle mie spalle, ma io sono ipnotizzato guardando l’acqua che mi ricorda tanto gli occhi di Max. Mentre ci penso realizzo che è proprio questa la sua tonalità e quasi mi illumino per dirlo istintivamente a qualcuno, ma quando mi giro e guardo i miei amici sparsi in ogni angolo disponibile e utile per crogiolarsi al sole, mi rendo conto che a nessuno interesserebbe minimamente sapere di che colore sono gli occhi di Max. 
Così torno a guardare davanti a me in questa posizione un po’ strana, dove le gambe e le braccia pendono oltre il bordo della barca, fra le due barre orizzontali in acciaio della ringhiera che mi permette di infilarmi e appoggiare il mento su quella di mezzo. 
Lentamente torno a rilassarmi fissando la superficie calma di questo elemento che amo, così scuro vista la profondità del fondale che naturalmente non si intravede nemmeno ad occhio nudo.
La barca è di uno dei miei amici che ci aveva invitato oggi nel weekend libero, sono coi soliti e con Giada. Mi ha invitato sorpreso che non ne avessi già una mia, quando mi ha chiesto cosa aspettassi a prendermene una gli ho detto ‘la firma con la Ferrari!’
Non ci sono ancora certezze, solo voci e speranze. 
Nicolas mi ha detto che la Ferrari sta seriamente valutando il mio profilo per il prossimo anno, ma non hanno ancora deciso nulla e di tenere il telefono sempre attaccato perché vorranno eventualmente parlare direttamente con me. 
Fino a quel momento, se mai ci sarà, dovrò lavorare sodo per raggiungere il primo dei miei obiettivi. La Ferrari. Poi inizierò per l’altro. Il Mondiale. 
Sono le promesse che ho fatto solennemente a mio padre e Jules, non c’è niente sopra di questo e non è solo per loro, ma anche per me stesso. È realmente ciò che voglio.
Questo genere di vita mi piace, il lusso, il divertimento, le vacanze, il mare e tutto quanto. È bello e sicuramente non voglio privarmi di questo lato della vita, ma non sto cercando di avere successo in F1 per la vita di lusso come è per molti piloti che tentano questa strada. 
Per me è proprio una missione personale, oltre che esattamente ciò che voglio per me stesso, ciò che mi piace sopra ogni cosa. 
Qualcosa viene spruzzato sulla mia schiena calda per via del sole e salto girando il capo, quando vedo il viso sorridente di Giada che mi posa un delicato bacio sulle labbra, torno a girarmi. 
- Pensi di ustionarti? Non credo guiderai bene la prossima settimana con la schiena bruciata... - mi fa notare. Io ridacchio ed annuisco tornando ad appoggiarmi alla ringhiera, lo sguardo torna a girovagare sulla superficie blu del mare e torno a rilassarmi. 
È strano che penso che il colore del mare è lo stesso degli occhi di Max invece che eccitarmi perché la mia ragazza mi spalma la crema sulla schiena? 
Forse, ma è anche colpa del fatto che sto con lei da tanto. Saranno tre anni, ormai, e non ho mai trovato una ragione per lasciarla, ma nemmeno per progredire nella relazione. Non abbiamo mai parlato nemmeno di convivenza anche se vive a Monaco come me. Spesso passiamo molto tempo insieme, ma non sempre, per lo più sono occupato con le gare e mi sta bene così, non mi viene da chiederle di venire a vivere con me. 
Ci penso, ogni tanto. Penso che dovrebbe essere qualcosa di più, ma non lo è. Non lo è proprio e non ci sono dubbi su questo. Per ora sto bene, ma la propria ragazza non dovrebbe essere solo colei che ti accompagna ogni tanto in giro, non è colei che ‘fa la tua fidanzata’ quando hai tempo libero. Ma di fatto credo sia così. 
Anche Pierre cambia ogni tanto ragazza nonostante sia più consapevole di me della sua sessualità e mi chiedo se il ruolo di fidanzata sia appunto solo questo, in realtà. Un ruolo. Per poter condurre invece la vita che vuoi in segreto, quella che è tua realmente, che ti piace e ti fa sentire vivo. Ma anche se fosse, qual è questa vita reale segreta che vorrei condurre? Al momento non c’è niente da nascondere, ma so che questa che vivo in superficie è appunto solo questo. La superficie. Di questo ne sono sicuro, anche se non so cosa ci sia sotto. Suppongo che lo scoprirò vivendo, come si suol dire, no?
Chissà Max. Sta con Daniel, se ci sta realmente ancora, cosa di cui non sarei tanto sicuro, ma non mi pare abbia una fidanzata.
Quando diventi un personaggio pubblico penso sia normale pensare alla propria immagine, Pierre mi ha detto che ci tiene ad avere sempre una ragazza accanto per questo motivo, ma è innegabile che preferisca i ragazzi. 
Per me è ancora tutto nebuloso e finché sto bene con Giada non mi preoccupo. Se dovesse finire con lei, penso continuerei ad avere una ragazza accanto se non altro perché è l’abitudine, oltre che una sicurezza. Sai che ti lasceranno in pace se ne hai sempre una accanto. 
Ma per la verità non ci ho mai pensato seriamente, non ho progettato nulla, vivo semplicemente ciò che mi sento di vivere senza rifletterci molto. Tuttavia è la prima volta che mi chiedo di Max. Lui sicuramente ha qualcosa di importante da nascondere in quanto personaggio ben noto, sia lui che Daniel, ma non l’ho mai visto particolarmente interessato a farlo. Non esibisce fidanzate, né finte né vere. 
È coraggioso e sicuro di sé, in questo, e lo ammiro. Non ha paura di essere scoperto. Non che si ostentino, non faranno di sicuro coming out da come ha reagito quando li avevo beccati, però credo che non sia poi così facile portare avanti una relazione come la loro, si capisce è seria. 
Ha reagito troppo male alle voci che lo volevano responsabile e colpevole della fuga di Daniel. Quando insinuano che loro due non vanno d’accordo e che Daniel va via dalla Red Bull per questo, lui va in bestia. Quel giorno mi sono sentito di fargli sapere che non la pensavo così, sebbene in qualche modo credo che sia vero che è in ogni caso responsabile della decisione Daniel, ma non per quel che pensano gli altri. 
Mi torna in mente quel giorno della settimana scorsa, quando gli ho detto che mi scostavo dalle voci che giravano su di loro. Sono stato gentile ed io lo sono con tutti per proforma, ma con lui non lo ero mai stato, penso. L’ho stupito.
Il colore blu dei suoi occhi torna a sovrapporsi al mare e mi rendo conto solo dopo un po’ che Giada ha smesso di spalmarmi la crema e si è stesa di nuovo al sole. 
Della musica esce da una cassa, è un momento di relax totale ed è bello, ma penso che a momenti torneremo tutti a tuffarci e fare gli idioti. 
Sorrido ricordando lo stupore di Max ed il suo ‘grazie’ a quella conversazione. Io e lui non abbiamo quasi mai parlato, specie da giovani, adesso forse succede un po’ di più ma siamo sempre molto distanti e formali. Più o meno. 
Quando mi ha quasi dato un pugno per minacciarmi se avessi detto a qualcuno di loro non era molto formale, ma è stato sicuramente efficace. 
A volte lo invidio per questa sua capacità di essere spontaneo in ogni circostanza. Non importa cosa, quando e come. Io se stessi con un ragazzo penso farei come Pierre, mi terrei sempre vicino una splendida ragazza come specchietto, per essere sicuro di non essere sospettato né scoperto e lasciare voci e rotture di palle lontani. Mentre lui sta attento ma non pensa a coperture, anche se forse dipende anche dal modo in cui sta con Daniel, dal rapporto effettivo. Magari stanno insieme ma non poi così tanto seriamente. Voglio dire, forse se fossero innamorati davvero Max cercherebbe una relazione di copertura per stare più sicuro, chi lo sa. Comunque lo ammiro per il coraggio che dimostra in questo momento. Non è facile vivere come lui. 
È proprio adesso, mentre sto per proporre un paio di tuffi e nuotate per poi pensare al pranzo, che il telefono qua vicino a me suona e appena succede un colpo al cuore mi fa credere di avere un infarto. 
Penso subito che sia Arrivabene, è normale quando aspetti da un momento all’altro quella notizia. Ogni volta che ti suona il telefono pensi a lui, l’ho già fatto venti volte, ma è la prima volta che i miei occhi leggono effettivamente quel nome sul display e per poco non crepo. 
L’infarto non è solo un impressione. 
Salto subito in piedi rovesciandomi all’indietro, rimbalzo sul lettino qua dietro e dopo che mi sistemo sulle ginocchia gridando isterico di abbassare la musica, rispondo a Maurizio. 
La sua voce ormai familiare arriva alle mie orecchie. Non ci ho parlato tantissimo, ma ogni tanto è capitato. 
Se mi chiama sarà per dirmi che mi ha preso, no?
È impossibile per me non pensare a quella possibilità. È logica, pura logica. 
Il cuore mi uccide da tanto che batte. Mi saluta, i convenevoli, come va, che succede, ti disturbo, no tutto ok e poi finalmente la notizia. 
- Senti, ti chiamo per dirti che alla fine abbiamo deciso di non prendere te. Volevo che lo sapessi da me in modo da evitarti possibili false notizie provenienti da altri. 
Per un momento penso d’aver capito male, ma da come aggiunge che gli dispiace, realizzo che ho capito davvero bene. 
Mentre comprendo che è un no, il primo no ad una cosa a cui tenevo davvero, il mondo mi crolla addosso e mi bruciano gli occhi. Ma perché mi chiama per dirmelo? Da quando qualcuno ti chiama per dirti che non ti prende? 
Mio malgrado tiro fuori tutta la forza di cui sono capace mentre mi tappo l’altro orecchio con un dito che a momenti mi perfora il timpano da tanta forza forsennata che uso. 
- Ok, va bene, grazie per avermelo detto comunque. 
Cosa dovrei dire, del resto?
Un no è un no, devo essere adulto e prenderla con maturità. Lavorerò duro ancora in Sauber per farmi notare, prima o poi succederà. 
Lui mi saluta e mette giù, io fisso ancora il telefono guardandolo inginocchiato sul materassino dove ero saltato. È così strano. Gli altri miei amici capendo che era una telefonata importante mi fissano tutti, Giada si è messa accanto a me e non sa se toccarmi e consolarmi o lasciarmi stare. Per fortuna mi conosce abbastanza da sapere che in certi casi è meglio non toccarmi e che non mi piacciono tanto i contatti fisici.
- Ha detto che non prende me. - mormoro piano, più deluso di quel che volevo apparire. Questa è maturità, Charles? Non dovevi essere più adulto? Dov’è la tua forza? È un no che avevi messo in preventivo, dopotutto. 
Alla fine sospiro e proprio mentre sto per buttarmi giù di faccia lettino dove sono appollaiato, il telefono torna a suonarmi. Lo fisso di nuovo col cuore in gola, di nuovo il suo nome.
Maurizio Arrivabene.
- Ancora lui! - sussurro a fior di labbra, un altro infarto, non posso reggerne altri.
Senza più pensare a nulla, prendo su e rispondo ed è proprio in questo momento, in questo preciso momento che la sua voce adesso è allegra e squillante. 
- Scherzavo, Charles. Abbiamo deciso di prendere te per il prossimo anno. Avrai un sedile accanto a Seb. 
E niente, adesso non vedo più niente. 
Niente. 
Credo di ringraziarlo e credo mi dica che ci sentiamo per i dettagli, ma so per certo che sono totalmente sotto shock. Così tanto che nemmeno respiro, il cuore si è fermato ed il cervello è in tilt. Giuro, sono fuori di me. 
Poso il telefono, mi tolgo gli occhiali da sole e senza guardare niente e nessuno, proprio come se fossi posseduto da un fantasma o qualcosa del genere, mi alzo, con una falcata veloce arrivo alla ringhiera e senza afferrarla con le mani ci poso un piede sopra e dopo aver fatto perno mi libero nell’aria gridando, scaricando in questo urlo tutti i nervi che si erano tesi allo spasmo. 
Non so cosa fanno gli altri, l’acqua si chiude sopra la mia testa gelida e shoccante e mi schiaffeggia dopo che il sole mi aveva bollito la pelle. 
Il mondo si cancella, ogni situazione, pensiero, paura, conversazione telefonica assurda. 
Tutto va via, solo quella consapevolezza, rimane. 
Quella più importante.
Sono qua sott’acqua abbracciato alle mie ginocchia e sprofondo ancora un po’ per la forza con cui mi ero tuffato. 
Papà, ce l’ho fatta. Sono in Ferrari sul serio. Lo vedi? Non era una bugia, ma lo sapevamo tutti e due che non lo era.
Era solo un’anticipazione di ciò che sarebbe successo. 
Lo sapevamo entrambi, ci siamo. Ci siamo riusciti davvero. Il nostro sogno è qua, inizia ora e giuro adesso, mentre risalgo fuori in superficie respirando a pieni polmoni, giuro solennemente che vincerò in Ferrari. Non andrò solo a scaldare un sedile.
Vincerò Gran Premi e mondiali. Giuro, papà.
Jules, hai visto? Magari avresti firmato tu oggi al mio posto se fossi stato vivo. 
I miei amici mi vedono sorridere e così mentre alzo le dita a V fuori e le sventolo, loro capiscono e sul mio grido di ‘MI HANNO PRESO’ tutti si tuffano con me gridando allo stesso modo, impazziti di gioia. Arrivano a me e mi affondano per festeggiarmi ed io mi abbandono alla felicità e a questa nuova fase della mia vita che sta per iniziare. Sento che se dovessi definire la mia esistenza, la potrei definire da prima della Ferrari e da dopo. 
Ne sono sicuro, sicurissimo. 
Papà, Jules, ce l’ho fatta. Non vi deluderò. Lo giuro.

Dopo uno scambio di messaggi con Pierre dove ci mettiamo d’accordo per stasera, organizzo la sorpresa perfetta. Nemmeno farlo apposta avevamo comunque deciso di uscire, perciò ci incontriamo da me con quella di unirci alle nostre ragazze a cena. 
Quando ha sindacato sul fatto che non solo Caterina e Giada avevano bisogno di prepararsi, ma anche lui, ho detto sbrigativo che poteva farlo da me e per poco non ho mangiato la foglia. 
Perché Caterina doveva preparasi in albergo mentre lui da me? 
Ovviamente ho dovuto dirgli ‘così parliamo’, ho fatto il misterioso ma è abituato ai miei metodi. Potendo scrivere ho mascherato bene il tono ma se lo sentivo al telefono figurati se non si capiva che ero su di giri ed emozionato. 
Quando l’ho detto alla mamma e ai miei fratelli hanno tutti pianto e per poco non piangevo pure io. Non sono mai stato così emotivo dalla morte di papà, ma suppongo sia normale. 
Appena sento il campanello mi parte la tachicardia. È una cosa stupida e so perfettamente che non riguarda Pierre ma è il fatto che dirlo di persona a qualcuno dopo che mi sono calmato, mi dà la giusta portata di quello che mi è capitato. 
Mi rendo conto di cosa sto per dire, anche se l’ho già detto ai miei ma ero così fuori di me in quel momento che non me ne sono nemmeno reso conto.
Adesso è diverso.
Pierre sale in ascensore e contando mentalmente i secondi che si sta a salire in cima al palazzo, apro la porta di casa prima di farlo suonare. 
Il cuore martella, gli occhi bruciano, credo di essere vivo. 
È questo forse. 
Sono di nuovo vivo e tutto per merito della Ferrari.
È il mio grande sogno e l’ho raggiunto. 
È reale, non solo speranze e progetti. 
È pura realtà.
Dopo che mi ero calmato mi sento di nuovo elettrico a dir poco e mentre spalanco la porta davanti a lui, credo di star vibrando di felicità.
Infine non riesco a dire niente, perché lo abbraccio forte e spontaneo come ha fatto lui qualche settimana fa. 
Lo stringo e lo tiro dentro e non riesco nemmeno a parlare perché lui ricambia e grida perché già sa. Figurati se non lo capiva appena mi vedeva. Del resto non sono uno dall’abbraccio facile. 
- ALLORA È SÌ? - strilla al mio orecchio e dannazione strillo anche io allo stesso modo, totalmente fuori controllo. 
- È SÌ! MI PRENDONO IN FERRARI! 
Dovevo dirlo, dovevo dirlo esplicitamente. Avevo bisogno di farlo perché è una cosa così grande che non ne avrò mai abbastanza a ripeterlo. 
Mi hanno preso in Ferrari, sono dentro, sono con loro. È tutto vero. 
Pierre si mette a gridare ed io grido con lui e non ho mai fatto così per niente in tutta la mia vita, ma cazzo quanto mi sento vivo adesso. Così tanto che non ce la faccio, mi sembra di scoppiare, sono incontenibile e non capisco più niente, ma proprio niente.
Infatti gli prendo il viso fra le mani e senza aprire gli occhi perché potrei calmarmi e non voglio perdere questo stato d’animo pazzesco, cerco la sua bocca e dopo averla trovata lo invado prepotentemente con la lingua. 
Non capisco assolutamente nulla, solo che lui mi risponde quasi subito e finiamo per baciarci. 
Il calore esplode, l’emozione mi dà il colpo di grazia e mi sento bollente in ogni parte del mio corpo, al punto che lo spingo contro la porta che ho appena chiuso e lascio il suo viso per scendere con le mani nei suoi pantaloni. Glieli apro ed infilo la mano dentro. Una volta che gli prendo l’erezione in mano, lo masturbo senza rifletterci nemmeno, ma faccio anche di peggio prima di svegliarmi e realizzare. 
Con l’altra faccio altrettanto con me e senza smettere di baciarlo unisco nelle mie mani i nostri cazzi che presto si fanno duri allo stesso modo. 
Il calore del suo contro il mio mi dà alla testa e ci mettiamo ad ansimare rimanendo solo con le labbra le une sulle altre a respirarci a vicenda. Gli occhi ancora chiusi perché è troppo bello e non ci vogliamo svegliare. Non io, per lo meno. 
È tutto velocissimo, nella realtà. Un lampo che attraversa il cielo facendoci impazzire. O meglio, facendo impazzire me. 
Dopo che veniamo entrambi, appoggiandoci lui alla porta alle sue spalle ed io a lui, mentre scivolo con la fronte sull’incavo del suo collo, lascio che i nostri inguini premano ormai pulsanti, bagnati e soddisfatti uno sull’altro. Le mie mani sulla porta di legno massiccio dietro di lui.
Poi restano solo i nostri respiri, entrambi affannati, quasi sincronizzati come lo siamo stati dal momento in cui ci siamo visti poco fa. 
Eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. Per la prima volta abbiamo reagito alla stessa maniera, voluto la stessa cosa. Per la prima volta eravamo vivi entrambi in modo uguale. 
È stato shoccante e bello.
Vivo. È così bello esserlo. Ne voglio ancora, ne voglio di più, ma voglio che sia spontaneo così come lo è stato ora, non forzato perché è una cosa decisa da me, ponderata e mirata. 
Voglio tornare ad essere trasportato così come ora, ma penso d’aver comunque sbagliato qualcosa.
È stato bello e lo voglio rifare, ma non con lui.
Ecco cosa c’è stato di sbagliato. 
Mi ha forse contagiato con i suoi modi entusiasti ed eccessivi, o forse era nel posto giusto al momento giusto, ma probabilmente se fosse stato qualcun altro avrei fatto lo stesso.
O forse no. Forse è proprio il fatto che fosse Pierre, perché di lui mi fido e sono a mio agio. 
- Scusami. Non so cosa mi sia preso. Non dovresti assecondarmi quando impazzisco. - dico dopo un momento infinitamente lungo durante il quale siamo rimasti appoggiati uno all’altro senza dire niente né muoverci. 
Imbarazzato, continuo a blaterare: - Dovevi darmi un pugno e farmi volare via. Questa volta ho passato il segno, non so cosa mi sia preso. Penso di essere impazzito sul serio, ma ero così felice che non ho capito niente. 
Mi stacco rimettendomi tutto a posto carico di vergogna e pentimento, sebbene prima fosse stato così bello e ricordo che cosa ho provato e desiderato. 
Lo voglio ancora.
Voglio tornare a sentirmi così, ma di secondo in secondo, mentre cammino nervoso e nel panico nell’appartamento, mi rendo conto di una cosa essenziale. 
Era stonato. Non l’atto in sé, quello è stato dannatamente bello. Ma lui. 
Eppure, forse, non avrei potuto farlo con altri che con lui. 
- Va tutto bene Charles. Sul serio. Eri su di giri, è normale... 
- Non lo è perché ho una ragazza, se sono su di giri... 
Non l’avevo pensato prima di dirlo e mentre parlo l’agitazione sale, il cuore torna a sentirsi nel petto ed io non so che fare. Per un momento qua in mezzo a casa mia, mi rendo conto che non so che fare perché ho agito d’impulso e me ne sono pentito, anche se una parte di me no. Una parte di me gli è piaciuto e sa che era ora. 
Vedendo che non riesco a guardarlo, spunta alle mia spalle e mi cinge delicatamente le spalle con un braccio. Sempre dolcemente mi gira verso di sé ed io dopo un primo momento di opposizione, mi lascio fare e mi abbandono ad un abbraccio che questa volta non sfocia nel porno. Non è inappropriato, sconvolgente e vibrante come prima. È uno dei nostri abbracci. È di nuovo tutto normale. 
Prima non ero in me o forse lo ero. Lo ero così tanto che non sono più riuscito a controllarmi. Ma qual è il punto alla fine? 
Lui non dice nulla, continua solo a dire che va tutto bene ed io non riesco più a parlare.

La birra fresca fra le dita mi restituisce subito la sensazione di calma e lucidità, avrebbe funzionato anche con del ghiaccio puro, ma la bottiglia di vetro va bene. 
Pierre dopo avermela messa in mano, si siede nel divano accanto a me e mi guarda in attesa, paziente, con una calma che non sembra appartenergli normalmente. È sempre molto esuberante e vivace, così tanto che lo invidio spesso, ma sa sempre come fare con me. 
Adesso ho bisogno di calma e silenzio, perché se non ne vengo a capo è finita e non voglio incasinarmi proprio adesso. 
Mi lascia il tempo che mi serve ma visto che non dico nulla, comincia lui.
- Sai, forse è solo che volevi provare da tempo e non osavi, ti serviva una spinta per sperimentare se i tuoi dubbi sono fondati.
Non mi stupisce che sappia così tante cose di me che nemmeno io so, mi stupisce che ogni volta riesca sempre a dire e fare le cose giuste con me. 
Non mi merito una persona così accanto. 
Quando alzo finalmente lo sguardo dalla bottiglia, lo poso sui suoi occhi chiari così belli, di questo bell’azzurro color cielo, e non ho dubbi. Improvvisamente capisco che ha ragione. 
- Sono gay anche io? 
Perché lui lo è ed è il solo con cui avrei potuto sondare il dubbio che ho da un po’ di tempo. 
Jules mi piaceva ed avevo forti dubbi sul modo in cui mi piaceva, l’unico a cui ne avevo parlato era Pierre ed in quell’occasione lui mi aveva rassicurato con la sua tipica leggerezza dicendo che anche lui provava attrazione per i ragazzi e che non c’era niente di male. Poi però non sono mai riuscito ad accertarmene ed adesso, arrivando in F1, ho iniziato di nuovo a chiedermi se mi piacessero i ragazzi. 
Come mai questi dubbi sono tornati proprio ora?
Mentre lui mi sorride dolcemente alzando le spalle in segno di ovvietà, io sospiro con un’aria più rassegnata che serena. 
Evidentemente lo sono, quanto meno mi piacciono anche i ragazzi. O forse qualcuno e non tutti. Sicuramente riesco ad avere un orgasmo e a baciarne uno. 
Eppure lo so, mi concentro sul suo bel viso sempre ben curato in ogni dettaglio, i lineamenti delicati al limite della perfezione. 
Lo so che mi è piaciuto fare ciò che ho fatto, ma non è lui. 
In qualche modo so che non è lui ad attivarmi, è stato il momento, il modo in cui mi sentivo e questo pensiero sempre più ossessivo che evidentemente nutrivo senza rendermene pienamente conto. 
Lui è stato il veicolo col quale mi sono accertato della mia natura, ma sono altre sfumature di azzurro, che mi affiorano assurdamente nella mente, mentre fisso i suoi. 
È un’intensità di blu simile al mare, il colore degli occhi che mi vengono in mente. 
Appena lo realizzo concretamente, spalanco i miei e mi riscuoto scolandomi quasi completamente la birra in una volta. 
Charles, sei impazzito, piantala di sragionare e torna in te!
Dopo che bevo, mollo un rutto di un certo spessore che fa ridere Pierre, successivamente attacco a parlare della telefonata di Arrivabene e della Ferrari e questo mi salva facendomi riprendere il controllo. 
Pierre è l’unico sulla faccia della Terra che potrebbe capire certe cose di me che nemmeno io voglio capire. Perciò devo stare attento quando sono con lui, se non voglio ritrovarmi ad affrontare delle realtà scomode.
Molto attento.”


Note: il modo in cui Charles ha saputo che la Ferrari lo prendeva è vero, sono cose che ha poi raccontato lui, Arrivabene gli aveva davvero fatto uno scherzo e lui era in barca con amici e si è subito tuffato pieno di gioia. Naturalmente tutte le cose con Pierre sono mie personalissime aggiunte. Le foto che ho messo nel bannerino del capitolo sono tutte prese da settembre 2018 mentre quella sulla barca è solo per rendere vagamente la scena che ho descritto ed il colore degli occhi di Max, perché io visualizzo nitidamente nella mente ciò che scrivo anche se non sono un esperta di tutto ciò che metto e a volte invento completamente. Per esempio non so come siano gli yacht, ma uso l'immaginazione e cerco qualche foto online per scoprirlo. Alla prossima. Baci Akane