12. ANGELI E DIAVOLI
/Max/
“La notizia di Charles alla Ferrari dal prossimo anno arriva facendo immediatamente il giro del mondo e sebbene io non sappia tante cose, mi sento istintivamente felice per lui.
Non sono un gossipparo perciò a volte mi pare di vivere fuori dal mondo, solo che anche non volendo ascoltare ciò che dicono gli altri, e con altri intendo tutti quelli che in qualche modo hanno a che fare con il mondo delle corse, finisco comunque per sapere.
È la voce del momento, non si fa che parlare di questo ed è inevitabile che anche io alla fine senta quel che dicono di Charles e della Ferrari.
Su Charles alla fine fanno delle storie fantastiche e romantiche su come abbia mentito a suo padre in punto di morte dicendo che aveva già firmato per la Ferrari anche se era ancora in F2 e non aveva in vista nemmeno la Sauber all’epoca, raccontano di questo splendido esito dove alla fine in Ferrari ci è arrivato davvero realizzando quanto detto a suo padre. Raccontano anche cose super stucchevoli sulla sua predestinazione grazie a Bianchi del quale in un certo senso ha preso il posto in quanto la voce su di lui, prima che morisse, era che fosse il legittimo successore di Kimi in Ferrari e che alla fine sarebbe arrivato lui in rossa. Essendo che Bianchi come ormai anche i muri sanno è stato il garante per Charles, è una cosa strappalacrime il fatto che sia proprio lui ad esserci arrivato.
Parlano di lui come del Predestinato più che mai, non che non l’abbiano già fatto da molto prima, tanto che appunto pure uno come me che non ascolta gossip e stronzate sugli altri è finito per saperlo comunque, però adesso la Profezia è realizzata, no?
O meglio, se ci fosse stata una Profezia questo è il momento in cui verrebbe realizzata.
Insomma, da come ne parlano sembra la trama di una saga fantasy.
Sono una massa di cagate cosmiche!
Potevano chiedere a me di Charles, gli avrei detto già dai tempi del Go-Kart che sia io che lui saremmo arrivati in F1 in due grandi team rivali. Se non credi ad un bambino sognatore, adesso che sono qua e che ho dimostrato a fatti che era vero che ci sarei arrivato, significa che avevo ragione anche su di lui.
Io in Red Bull e lui in Ferrari. L’ho sempre saputo che sarebbe andata così, non serviva nessuna stronzata sulla Predestinazione. Non esistono quelle cagate. Era semplicemente ovvio che ci sarebbe riuscito, così come lo era per me, perché siamo fottutamente bravi, i migliori della nostra generazione, come Seb e Lewis lo erano della loro.
Adesso Charles è appena arrivato in F1 e deve ancora abituarsi al grande cambiamento che c’è dalla 2 alla 1, ma sta già andando alla grande considerando che corre con una macchina inferiore. Lo vedranno tutti come lo stanno vedendo finalmente con me. Il talento è reale e adesso gliela faremo vedere a tutti.
Però quel che mi brucia e mi irrita non è questo, la gente ha sempre parlato male di me come pilota dicendo che ero sopravvalutato, ma io sapevo che non era così e che correndo gliel’avrei fatta vedere; il punto che mi fa andare in bestia è che hanno tutti incolpato me per l’uscita di Daniel da Red Bull, mentre adesso con Kimi e la Ferrari che gliel’ha fatta sporca allo stesso modo, tutti zitti.
Con Daniel era colpa mia, mi hanno crocefisso come fossi un orco, la causa dei suoi problemi. Sono arrivati addirittura a dire che l’ho fatto scappare perché ci odiamo ed è impossibile essere mio compagno di team. Le più stronzate le hanno sparate su di me, di tutto pur di non ammettere che semplicemente la Red Bull mi preferisce perché sono più bravo, ma nessuno sa un cazzo visto che io non voglio che se ne vada.
Adesso con Kimi però non è colpa di Charles. Nessuno lo nomina nemmeno, la colpa è della Ferrari che ha trattato male Kimi scaricandolo in quella maniera ignobile senza nemmeno guardarlo in faccia. La Ferrari ha giocato sporco, ma Charles è l’angelo caduto dal cielo, il Predestinato che salverà le sorti della Rossa che da anni ormai fa sempre più fatica ad essere decente senza di fatto arrivare a niente di concreto.
Charles è il salvatore, io sono il demonio. Eppure siamo entrambi semplicemente due piloti straordinariamente dotati che si stanno facendo largo in F1, nei Team che contano. Niente di più, niente di meno. Né angeli né diavoli.
Ma che cazzo ne sanno loro? Tutti quanti, dal primo all’ultimo.
Che cazzo ne sanno tutti di noi?
Vadano a cagare, li odio.
Pieni di questi pensieri che caricano in me come un toro davanti al drappo rosso, me ne vado in giro per Singapore di sera da solo come un povero coglione.
Normalmente quando sono nervoso mi basta stare con Daniel e tutto passa, ma adesso è diverso. Oggi sono arrivato in città come sempre un giorno prima rispetto all’inizio degli impegni che sono sempre di giovedì e normalmente io e lui approfittiamo per girare in borghese da soli per la città e farci un po’ i cazzi nostri; se ci sono motivi per cui non possiamo me ne vado sempre con qualcun altro che mi accompagna.
Oggi Daniel aveva degli impegni con qualcuno del suo prossimo team, essendo che il giovedì è quasi sempre pieno è difficile trovare momenti per altri e non è strano si vada a rompere le palle il mercoledì che sarebbe una sorta di giorno libero.
Avevo bisogno di girare da solo per scaricare i nervi. Certo logisticamente non è facilissimo perché non è che posso mimetizzarmi confondendomi in mezzo a tanti simili a me. Sono un olandese a Singapore, mi si nota ed anche se non sono uno dei Top più conosciuti come Lewis o Seb, il rischio è che mi si noti ugualmente, specie nella settimana del GP di casa.
Potevo chiedere di essere scordato, a volte lo facciamo per evitare incidenti come assopimenti di fans, ma oggi proprio non ne avrei avuto per nessuno, non potevo sopportare nemmeno una mosca.
Ero davvero contento di sapere di Charles in Ferrari perché sapevo ci sarebbe riuscito, lo sapevo da quando la mia strada era finita verso la Red Bull. Non è questo che mi ha fatto girare tanto le palle, ma questa differenza di considerazione fra noi sulla base del niente. Nessuno sa un cazzo di noi, non sanno veramente ma veramente nulla, però vaffanculo, stanno lì a giudicare e a farci un profilo come se sapessero tutto.
Charles non ha colpe ed è un angelo, io invece sono un demone colpevole di qualunque male nel mondo.
È appena iniziata, rispetto a quello che si prospetta la mia carriera totale, ma non riesco a sopportare e gestire e non posso nemmeno pretendere che Dani mi aiuti, ne ha abbastanza per conto suo dopotutto. Lo capisco e non posso certo pretendere chissà cosa.
Così sono qua a girare per una città che ho già visto un po’ altre volte da quando corro, ma per la verità non la sto nemmeno guardando.
Sono qua e mi aggiro nella folla vestito normale in borghese senza alcuna maglia con sponsor che potrebbe farmi identificare facilmente, non sono tipo da trucchi per nascondere la mia faccia, ma senza nessuna maglia rivelatrice della Red Bull il primo colpo d’occhio è quello di un ragazzo comune, perciò mi salvo abbastanza, specie perché la mia popolarità non è ancora troppo elevata e siamo a Singapore, non in Olanda.
Vado nei posti che gli altri anni mi erano piaciuti, ma sinceramente non mi fanno lo stesso effetto. L’anno scorso con Dani mi ero divertito un casino, adesso è tutto anonimo. Dovevo rimanere in albergo a correre coi SIM. È solo che Dani mi dice sempre che corro troppo, che sia nella realtà o con le gare online sono sempre su una macchina di qualche tipo ed una pista.
Dice che mi fa bene distrarmi e fare altro ed è grazie a lui se ho scoperto che mi piace andare anche sulle moto d’acqua. Che poi sono corse anche quelle è un dettaglio.
Fanculo, sono patetico.
Adesso me ne torno in albergo a farmi i cazzi miei! Era l’ultima volta insieme qua da compagni, come ha potuto dire a chi l’ha reclamato che poteva andare con loro perché non aveva impegni? Certo che li aveva. Aveva me! Non sono un impegno?
Fanculo Max, quanti anni hai? Non esisti solo tu!
Ma figurati, si vede che non esisto solo io.
Sono voluto entrare di nuovo nel Gardens By the Bay perché mi era piaciuto da matti quando l’ho visto con Dani, eravamo in borghese e ci mimetizzavamo facendo finta di essere gente qualunque, ma facevamo la coppia. Non ci siamo vergognati, è stato divertente. È stato bello.
Oggi però percorrendo queste splendide passerelle in mezzo a scenari da sogno botanici, non è la stessa cosa. Mi sembra di essere fuori posto, un completo imbecille.
Sospiro scontento e scuoto la testa sedendomi in uno degli angoli di riposo a guardare questi super alberi enormi che di sera sono ancor più belli che di giorno.
Le luci iniziano ad accendersi col sole che scende e diventa tutto più suggestivo, ma a me ancora non fa per niente effetto.
Ero così felice l’anno scorso. Come sono finito a fare il depresso incazzato? Pensavo che uscendo di casa ed infilando la mia strada sarebbe andata meglio, ma mi pare che invece mi sbagliassi.
Mi basta allontanarmi un po’ da Daniel, la mia fonte di luce e gioia, per ridurmi quello straccio ambulante scontento che sono sempre stato. L’unica cosa che mi ha sempre fatto sentire vivo era correre, per questo lo faccio in tutti i modi e momenti. Ma io non sono solo un pilota, non voglio essere solo questo. Con Daniel ho fatto altre cose che mi hanno fatto capire che stavo bene anche giù da una macchina, eppure oggi mi sembra che i miei ultimi due o tre anni siano stati completamente cancellati.
- Max? - appena sento qualcuno che mi chiama con una voce incerta ed incredula, alzo gli occhi al cielo prima di girarmi e vedere chi è. Mi pare sia una voce familiare ma non ne sono sicuro.
Faccio finta di niente, se non mi giro non penserà che sono io. Però la voce ormai è al mio fianco e devo per forza girarmi, ma quando mi chiama di nuovo un guizzo mi attiva il cervello.
Aspetta, lo conosco.
Appena lo realizzo mi giro di scatto come se avessi una molla nel collo e senza nemmeno respirare lo fisso inebetito con un’aria da idiota.
- Charles?
Lui mi sorride gentile ed un po’ divertito della mia reazione spontanea, anche se non so cosa potrebbe avergli fatto pensare. Il suo sorriso, come sempre, non arriva agli occhi ma ormai l’ha studiato bene. È sempre così cordiale e perfetto. Perfetto come non saprei dire.
Mi guardo intorno meglio e allungo il collo per vedere con chi è, ma con stupore non noto nessuno. Nemmeno lui usa dei trucchi per nascondersi, nessun cappellino o cose strane, i capelli sono sparati in disordine gli stanno bene, ma ancor meglio gli stanno gli occhiali da vista ed i vestiti un po’ da strada, diversi dai miei più normali. Una felpa comoda bianca col cappuccio, dei jeans cadenti e larghi. Non gli avrei mai dato questo stile al di fuori delle corse, ma è la prima volta che lo vedo senza qualche tuta o maglia sponsorizzata. Mi fa uno strano effetto.
Comunque è vero, più uno veste strano e meno si fa riconoscere. A volte non servono nemmeno cappelli od occhialoni neri giganti o magari sciarpe o che diavolo ne so.
Lo fisso colpito dalla testa ai piedi sfacciato e compiaciuto. Devo dire che mi piace così, con questo stile diverso da come l’ho sempre visto; quel filo lieve di barba intorno alla bocca gli sta dannatamente bene ed in un istante penso che mi piace, ma che lo reputo un bel ragazzo non è una novità, lo penso da molto in realtà. Solo che così è... wow!
Non so perché sono improvvisamente di buon umore, sono contento di vederlo e alzo il mento mentre si siede nella panchina con me come se l’avessi invitato. Pensavo sarebbe scappato con una scusa fra i denti, ma mi sorprende che invece si metta qua.
- Sei solo? - mi chiede sorpreso. Io alzo le spalle tornando per un momento all’aria adombrata che avevo prima, ma svio abilmente. Non ho voglia di parlare di me.
- E tu?
Lui scuote la testa ed indica una direzione alle nostre spalle.
- Sono con Pierre che si è perso a fare foto. Gli ho detto che andavo avanti e di trovare qualcosa da bere che stavo morendo di sete!
Lo dice ridendo come se fossimo amici e ci raccontassimo spesso cose divertenti a vicenda. Mi sembra più rilassato delle altre volte che ci siamo incrociati, ma noi non siamo mai stati amici, non così da chiacchiere leggere.
Poi realizzo cosa ha detto.
- Sei con Pierre... - ripeto a fior di labbra con una delusione totalmente fuori dal mio controllo. Penso che si sia appena notato che lo ero visto che mi guarda sorpreso.
- Non ti piace? - chiede con pura semplice logica. Io spalanco gli occhi.
- No, ma che dici? Non pensavo che stessi con lui... o meglio, mi era venuto il dubbio ma non ne ero sicuro.
Penso d’aver parlato troppo. Credo che questo fosse un tipico pensiero da non esprimere ad alta voce, ma quando mai io me ne tengo per me?
Dalla sua faccia di mille colori capisco che davvero non dovevo dire quello che mi era passato per la testa, ma prima di realizzarlo l’avevo già fatto. Nemmeno sapevo di pensarlo io stesso!
Charles mi fissa simile ad un pesce rosso, il viso è bordeaux e gli occhi sono spalancati. Addirittura boccheggia perché vorrebbe dire qualcosa ma non ci riesce, così mi affretto a cercare di aggiustare il tiro, anche se conoscendomi finirò sicuramente per fare peggio. Sicuramente.
- No, cioè non intendevo dire... ma siccome sai di me e Daniel ho pensato che non avessi avuto reazioni strane perché anche tu avevi una relazione simile con qualcuno e sicuramente poteva essere solo Pierre...
Ma per la verità non avevo mai pensato così tanto. In generale non lo faccio, su di lui e Pierre men che meno. Mi era venuto un dubbio quel giorno che nemmeno ricordo quando era, ma tutto lì.
Charles ha l’aria di uno che si è amaramente pentito di avermi avvicinato e vorrebbe solo scappare, ma per gentilezza non può farlo. Non si fa, no? Non si scappa come dei conigli!
- Ma non stiamo insieme. Come ti è... - non riesce nemmeno a finire la domanda, è totalmente in crisi ed imbarazzato e fanculo, è dannatamente carino.
Mi viene da ridere e lo faccio senza freni, perché tanto ormai figurati cosa vuoi che sia.
Rido perché lui nel dramma è favoloso e mi piego in due in avanti chiudendo gli occhi.
- Scusa, non so perché! Mi sembrate intimi! State sempre insieme e siete una bella coppia, tutto qua!
Per me era facile. Forse era così ovvio e scontato che non ci ho mai pensato troppo per questo.
Lui sta seduto vicino a me rigido e fottutamente imbarazzato, le mani strette fra le gambe serrate, sembra abbia una scopa su per il culo e vorrebbe evaporare, ma finché non torna il suo non-ragazzo non può muoversi ed è costretto a stare con me. Dio, quanto cazzo si è pentito d’avermi avvicinato e per educazione non può nemmeno rispondermi male o scappare!
Vedi a fare l’angelo che bella inculata?
- Non è così, comunque. Siamo solo amici. - cerca di spiegare rigido ed io ormai sono sempre più divertito. Maledettamente divertito. Così tanto che finalmente me ne rendo conto. È la prima risata da quanto?
Avrò fatto dei sorrisi e sarò stato bene, ma quanto bene in realtà?
Oggi no di sicuro. È la prima volta che mi sento così e mi sto addirittura divertendo a sue spese. Mi dispiace, Charles, ma prenditi le tue responsabilità. Mi hai appena restituito il buonumore, per te era meglio se io rimanevo incazzato, forse mi sopportavi di più, ma è proprio colpa tua!
Finisco per aria al viso con le mani da tanto che ho riso e forse l’ho fatto di più di quel che serviva perché ne avevo bisogno.
Adesso mi sento decisamente meglio e sono molto più lucido.
- Così non state insieme, eh? - torno a sottolineare la cosa che adesso si evidenzia nella mia testa e come sempre non me la tengo per me.
Charles si gira indietro a vedere quando cazzo arriva Pierre, ma di lui ancora nessuna traccia ed intanto il cielo dopo il tramonto diventa di uno splendido crepuscolo violaceo. Questi alberi giganteschi che svettano nel cielo di Singapore si accendono di azzurro e lo spettacolo ci toglie il fiato.
Anche l’anno scorso io e Dani eravamo venuti e ci era piaciuto, ma oggi mi sembra che i colori siano diversi, più belli e suggestivi anche se forse è perché sono in una compagnia diversa.
Inaspettata.
- E Daniel? - mi chiede lui cercando di riprendere il controllo della conversazione, ci distraiamo dallo spettacolo che si estende innanzi a noi e su nel cielo. Io sentendolo nominare torno ad incupirmi per poi nascondere abilmente con un gran sorriso ed una pacca eccessiva sul suo ginocchio che lo fa ululare.
- Complimenti, comunque! - lui mi fissa come se fossi impazzito e vorrebbe davvero restituirmi il ceffone sulla faccia, ma non è una di quelle cose che un angelo farebbe perciò si frena.
- Per cosa? - chiede tirato e sul piede di guerra. Si chiede perché diavolo stia qua, però ci sta.
- Per la Ferrari!
Non siamo amici, non lo siamo mai stati, ma in questi dieci minuti è come se lo fossimo sempre stati. Ci siamo comportati come amici di vecchia data, ci siamo presi in giro, stuzzicati e derisi. Abbiamo riso insieme, anche se io di più e a sue spese. Ma lui è rimasto qua e ci sta ancora ed io sono contento.
Mentre mi guarda ricordandosi del motivo per cui lui invece è raggiante, anche se sempre nei limiti dei suoi raggi sbiaditi, mi sorride ed annuisce stringendosi imbarazzato nelle spalle.
- Grazie, sono felicissimo anche io. Un sogno che si realizza. - è quello che ha detto a tutti, ma da come lo dice piano e fissando in basso, capisco che è vero. È proprio un sogno che si realizza. Ci credo.
- È la Ferrari, difficile sia il contrario. - sottolineo. Quando lo dico mi fissa di nuovo da vicino ed è stupito.
Stupito che finalmente qualcuno capisca.
Solo lui sa perché e cosa è successo, a me non interessa, ma lo vedo contento di quel che ho detto.
Non ho idea di cosa ci sia dietro ma il sorriso che fa è più sereno. Un pochino di più.
- Ci speravo ma quando una cosa non accade, non ci credi mai realmente. - continua a parlarne sincero e mi stupisce che lo faccia. Soprattutto mi stupisce che rimanga qua con me e non mi chieda di nuovo di Daniel. So che si è accorto che ho cambiato discorso, so che aveva notato la mia faccia cupa, ma sta facendo finta di nulla e forse non gliene importa niente, forse sta bene così con me a chiacchierare in questo modo.
- Da qui inizia il difficile. La Ferrari è un ambiente impestato. Più della Red Bull e credimi che in Red Bull è dura. - cito involontariamente il dramma di Daniel, lui annuisce e torna a fissare gli alberi sempre più belli con queste luci che spiccano nella sera che avanza.
È tutto così splendido. Così semplicemente splendido. Questo giardino, questi alberi, quest’atmosfera e lui. Lui con questi capelli sparati e gli occhiali da vista ed i suoi lineamenti da angelo che celano un demonio.
Perché io so che lo è, in realtà.
- Lo so che sarà dura, qualunque cosa succeda intorno alla Ferrari o anche solo vagamente connesso, diventa una questione di Stato. So che sarà difficile perché non si tratterà solo di correre e già solo quello sarà difficile. Zero errori, lì. Non è facile.
Un po’ si sfoga e sembra dire queste cose per la prima volta. Io annuisco ed ascolto capendo perfettamente. Condivido. So cosa dice.
- Basta che tu faccia come con me ai tempi del go-kart. - dico poi tranquillo e deciso.
- Farti il culo? - risponde lui schietto. Io scoppio a ridere di nuovo e lui finisce che lo fa altrettanto, ma poi ci guardiamo smettendo lentamente mentre i nostri sguardi si incontrano a questa vicinanza. Siamo quasi spalla contro spalla.
- Tira fuori quel carattere da demonio che sta lì sotto quello da angelo e ce la farai alla grande!
Charles torna a piegare di nuovo le labbra in un sorriso che si stava spegnendo come preda di una magia. È sempre solo fin lì, non arriva agli occhi, ma lui è così bello che va bene comunque.
Il principe triste.
Ridiamo insieme ancora un po’ come se fossimo amici da sempre. Non lo siamo mai stati e forse non lo saremo mai, ma oggi si è innescato qualcosa di perfetto, forse perché eravamo per la prima volta fuori dal nostro solito contesto di tensioni e ansie e macchine.
Al di fuori cosa saremmo? Me lo sono sempre chiesto. Chissà, magari saremmo amici, fuori dalle corse. O magari anche di più.
Lo guardo attento mentre torna ad osservare gli alberi alti intorno a noi, cerco di capire se potrei stare con lui, se mi piacerebbe e la risposta è facile non solo perché è veramente bello, ma perché mi stimola così tante cose che penso proprio di sì. Mi piacerebbe stare con lui se ci fosse l’occasione e se entrambi non fossimo con altri ragazzi, né troppo coinvolti dalle gare. Perché il nostro rapporto è sempre stato influenzato negativamente dalle macchine, perché entrambi siamo troppo competitivi, ma adesso qua in un parco splendido come questo, fuori dai circuiti, senza impegni e nessuno che ci conosce... beh, eccoci qua a stare bene insieme, ridere e parlare.
Sì, mi piacerebbe stare con lui così di nuovo. Ci potrei proprio stare.
Penso che potrebbero andare avanti gli anni e le cose potrebbero rovinarsi fra noi, ma non dimenticherò mai questa sera, questo momento, questa chiacchierata. Questa sensazione.
La voce di Pierre arriva da lontano alle nostre spalle e Charles alza gli occhi al cielo allargando le braccia.
- Alleluia! Ti eri perso?
Quando lo dice polemico lo fa in francese alzandosi e girandosi verso di lui che arriva con due bicchieri grandi in cartone e due cannucce che contengono non so cosa. È una frase breve che capisco vagamente, niente di che, ma è di fatto la prima volta che lo sento parlare in francese e rimango totalmente catturato.
Parla ancora, ti prego!
Pierre arriva e prima di notarmi e riconoscermi, gli risponde qualcosa sul motivo per cui non arrivava più, qualcosa che non capisco nel dettaglio. Poi Charles gli risponde ancora nella loro lingua, parla di più e non so realmente che dica perché non capisco un cazzo ma so che è splendido. Splendido ed eccitante.
Adoro come pronuncia la erre, così come tutto il resto.
Adoro. Adoro letteralmente.
Charles che parla francese mi coglie di sorpresa e mi sconvolge a dir poco, ma penso che sia appena diventato uno dei miei nuovi feticismi. Così, come se avesse senso.
E proprio mentre mi accorgo di eccitarmi per un motivo tanto assurdo, Daniel mi scrive dicendo che mi sta raggiungendo e di dirgli dove sono.
Appena lo dice qualcosa stona, ma viene subito scacciato e sorrido.
Il feticismo di Charles che parla in francese ritrova una dimensione più accettabile e mi alzo come una molla dalla panchina che ormai aveva assunto la forma del mio culo.
Pierre mi nota e mi saluta allegro con delle strette di mano entusiaste. Dal prossimo anno saremo compagni di squadra. Lui che è così intimo con Charles.
Interessante. Proprio interessante.
- Ti unisci a noi? Stavamo pensando a dove andare a cena... - Pierre è spontaneo e allegro come sempre, ma io al momento realizzo alla velocità della luce che non voglio mescolare Charles e Daniel.
È un pensiero totalmente privo di senso, ma forse sono disidratato e fa troppo caldo, perciò mi limito a dire schietto: - Nemmeno morto, finalmente posso stare un po’ solo con Daniel e non lo condivido con nessuno! Senza offesa! - finisco ridendo e Pierre fa altrettanto divertito, dimostrando che come immaginavo Charles gli aveva detto di me e Daniel, ma non avevo dubbi di questo e mi sta bene, so di potermi fidare.
Charles invece arrossisce di nuovo. È semplicemente delizioso quando lo fa. Di solito con me o è indifferente o incazzato, è la prima volta che lo imbarazzo e non perché mi becca in condizioni strane e penso proprio che cercherò di stuzzicarlo di nuovo in futuro. Cercherò anche di farlo parlare di nuovo in francese.
Pensandoci, mi rendo conto d’aver tassativamente bisogno di Daniel, adesso, e non per mangiare.
Che diavolo mi sta succedendo?”
Note: Sproloqui sul banner del capitolo che non servono a nulla: so che le foto di Charles usate nel banner non sono del 2018, ma era comunque la sua versione a cui mi sono ispirata quando lo descrivevo. Posto che non so che temperatura faccia a Singapore nel periodo in cui sono loro a fare il GP, ma questi sono piccoli dettagli. Mi sono resa conto che non ho mai usato foto di Max senza cappellino, ma ho approfittato del fatto che era in borghese e nella foto usata era molto giovane.
Per il resto penso che se vogliono possano trovare il modo per girare da soli fingendo di essere persone comuni in giro per le città del mondo, ma non essendo famosa non so come funzioni! XD Alla prossima con la versione di Charles. Baci Akane