6. DI NUOVO INSIEME
* 2018 *
/Max/
“Tengo la televisione accesa sul solito canale di F1 mentre fanno degli speciali sulla stagione che sta per cominciare, non ascolto perché in realtà non mi interessa molto, ma vivendo da solo capita che accendo per avere un sottofondo che mi faccia compagnia. Preferisco Daniel, ma adesso anche lui si sta preparando la valigia, siamo di partenza. Si va in Australia, si inizia finalmente e quest’anno mi eccita più degli altri ed il motivo specifico viene espresso nel programma.
Per l’ennesima volta parlano di lui, come se non l’avessero già fatto abbondantemente da quando ha firmato a dicembre.
Le lodi su Charles Leclerc che finalmente approda in F1 con la Sauber, non si sprecano. Parlano del bel percorso lineare che ha fatto simile a quello di molti piloti, sebbene, aggiungono, non è raro che qualcuno salti qualche passaggio e si butti nella fossa dei leoni prima degli altri. Qualcuno come me. Ed ecco che ci mettono a confronto per la prima volta, ma ho sentore che sarà la prima di una lunga serie.
Da come parlano si capiscono già i nostri ruoli: lui il bravo ragazzo educato, il piccolo principe prodigio, io il pessimo esempio dal carattere di merda, il Mad Max.
Parlano del percorso di Charles che ha fatto tutte le categorie importanti per le monoposto facendo sempre bene in ognuna, citano infine la vittoria in F2 dell’anno scorso.
È forse l’unico suo risultato che ho seguito in diretta e con interesse, perché sapevo che se avesse vinto sarebbe finito sicuramente qua quest’anno, ne eravamo tutti certi e vederlo farcela proprio l’anno in cui ha perso suo padre, ha colpito tutti, me per primo.
Sanno tutti che era legato a lui, ma in pochi sanno QUANTO; quel giorno a Baku mi torna prepotentemente in mente come se fosse stato ieri.
Ormai da mesi non fanno che parlare di lui, ogni volta che accendo su questo canale c’è qualcuno che parla di lui come se avesse già vinto un mondiale in F1. Il prodigio, il predestinato.
Ti fanno pensare a Charles anche se non vorresti.
Ricordo esattamente quel sabato a Baku, quando sono andato da lui apposta per fargli le condoglianze. Mi sembrava giusto, dopotutto. Me la sono sentita.
Mi ha fatto impressione.
Lui era lì, ma era come se non lo fosse. Avrei potuto chiedergli come stava o dire qualcosa di stupido e banale, come ‘ho un bellissimo ricordo di tuo padre’ e stronzate varie, ma la mia bocca si è chiusa e non è uscito nulla perché era come se sapessi che l’avrei infastidito. Non so cosa abbia mai pensato di me quel giorno, sicuramente in quel momento meno gli si diceva e meglio stava, così me ne sono solo andato, ma quel brevissimo scambio è inciso per bene nella mia memoria, così come ogni altra sensazione.
Prendo i vestiti puliti che ho fatto preparare in vista della partenza e piegandoli con sufficiente cura, li infilo nella valigia aperta sul letto. Fra quelli, le maglie ed i vestiti della Red Bull.
Non sorrideva, quel giorno.
Charles non sorrideva sul serio.
Lo faceva con la bocca, non l’ha mai fatto con gli occhi, ma la cosa più incredibile è stata che lui era lì ed ha provato a farlo lo stesso come se sapesse che era un dovere ed allora tentava. Con risultati un po’ grotteschi, devo dire. La gente lo salutava, veniva ripreso od intervistato e lui era gentile, corretto e sorrideva. Sempre e solo con la bocca, ma lo faceva.
E la vera domanda era ‘ma che diavolo ci fai lì?’, ma nessuno osava chiederglielo. Gli chiedevano come stava, cosa pensava della gara, nessuna domanda su che cazzo ci facesse lì.
Suo padre era morto quella settimana, come ha fatto a venire lo stesso?
So quanto fossero legati, ricordo quanto importante fosse il suo sostegno, era una figura positiva. Me ne rendevo conto anche io che non ci ho mai avuto molto a che fare.
I suoi amici più stretti erano Alex, George e Pierre, ma nonostante io non facessi parte del loro giro ho sempre notato quanto bello fosse il loro rapporto e quanto suo padre fosse in gamba e questo perché li invidiavo. Volevo io un padre così, un rapporto come quello.
Spesso Charles esagerava nel gareggiare contro di me e mandava a fanculo le sue gare, a volte non era primo e anche se Charles era incazzato e deluso, suo padre lo faceva sorridere e alleggeriva il suo umore evidenziando il lato positivo.
Era una persona in gamba, gliel’ho sempre invidiato anche se non eravamo amici. Non c’erano realmente rapporti fra noi e le nostre famiglie.
Però là a Baku ho pensato che stesse per sotterrare la sua carriera, appena ho saputo che sarebbe venuto lo stesso, perché come diavolo fa una persona normale a correre bene e lucidamente una gara quando è appena morto tuo padre? Da quello avrebbe scatenato un effetto domino.
Avrebbe fatto due gare disastrose, poi pentendosi di averci provato e fallito, avrebbe ceduto sotto il peso e la pressione del dolore per suo padre. Avrebbe sofferto il doppio rimproverandosi di doversene stare in casa, quella settimana, a vivere il lutto e la sofferenza per poi riprovarci più lucido dopo aver messo via tutto.
Come poteva pretendere di riuscirci senza nemmeno il tempo di piangere?
Invece non solo lui ha vinto il sabato, ma la domenica è arrivato secondo e ha fatto delle gare stratosferiche per il resto del campionato fino a vincerlo. È stato come se il suo livello fosse ulteriormente salito.
Non l’ho più seguito da quando ci siamo separati, ma l’anno scorso l’ho fatto per curiosità. Perché ero shoccato.
Come poteva riuscirci proprio nell’anno della perdita di suo padre?
Ricordo che gara dopo gara ero sempre più impressionato e colpito, non ci potevo credere.
So che è sempre stato bravo e dotato e sapevo che mi avrebbe raggiunto in F1 un giorno. Ricorderò per sempre le nostre gare nei karting, ma la verità è che quando ho saputo della morte di suo padre ho vacillato in questa mia convinzione.
Erano troppo legati, lui era troppo importante per Charles e Charles era troppo sensibile. Un ragazzo troppo normale, per quanto competitivo e bravo fosse a correre.
L’ho pensato nettamente, quel giorno.
Invece quest’anno è arrivato qua in F1 e fondamentalmente proprio grazie alla stagione pazzesca dell’anno in cui è morto suo padre.
Più ne parlano e più penso che sia incredibile.
Suppongo di essermi sbagliato su di lui. Forse dopotutto non era così normale e sensibile. O forse finché non subisci i veri traumi, non ti tempri. Il tuo vero carattere non esce.
Non è il suo primo lutto grave, come stanno ricordando in TV lui era grande amico di Jules Bianchi.
Chissà se quando lo rivedrò a Melbourne sorriderà come faceva da piccolo o avrà sempre e solo quei sorrisi forzati che gli ho visto addosso le poche volte che l’ho incrociato in questi ultimi anni?
Un sorriso che non è mai arrivato agli occhi che invece sono sempre rimasti seri.
Non so come avrei reagito io al suo posto, ma mio padre è sempre stato uno stronzo, il nostro rapporto era disastroso e forse un giorno lo capirò e lo ringrazierò se dovessi veramente vincere un mondiale, visto che tutto ciò che ha fatto è sempre stato esclusivamente per farmi diventare forte al punto da poter vincere un mondiale.
Se dovesse succedere realmente penso che lo ringrazierei, ma prima di arrivarci lo odio. Del resto ormai mi sono un po’ liberato da lui ed ora posso tollerarlo, viene sempre a vedere le mie gare e mi gira intorno come un moscone sulla merda, ma è comunque meno presente e protagonista di prima. Ha ancora un ruolo importante nella mia carriera e parla spesso per me, ma alla fin fine l’ultima parola ce l’hanno quelli del mio team e la Red Bull ed è quello che conta; così come il fatto che almeno a casa non lo vedo e posso gestire il mio cazzo di tempo libero come diavolo mi pare.
Ci ho già pensato altre volte, me lo ricordo bene. Non posso immaginare come reagirei se dovesse morire lui o se fosse morto nel momento chiave della mia carriera.
L’anno scorso Charles era in F2, era il campionato che avrebbe stabilito il suo futuro. Doveva distinguersi per ottenere un contratto in F1, essere nella Ferrari Driver Academy non garantisce al 100 % un contratto, ti mette sopra molti altri piloti, è vero, ma mio padre sosteneva che un programma così costoso non mi avrebbe preparato meglio di come ha fatto lui gratis. Gratis poi si faceva per dire, perché poi passava 365 giorni l’anno a ribadire quanto spendeva per me, convinto che erano tutti soldi buttati visto che non valevo niente.
Alla fine forse ha avuto ragione, chi lo sa. Contano i fatti ed i fatti dicono che sono in Red Bull in F1.
Chiudo la valigia dopo averla finita e controllo l’ora mentre in tv chiudono questo programma passando a qualche vecchia replica su qualche altro GP ed io spengo disinteressato, chiudendo così anche il tuffo imprevisto in Charles Leclerc che mi hanno fatto fare.
Sono contento di rivederlo e riprendere da dove ci siamo interrotti.
Adesso sì che ci divertiamo, anche se prima devo capire che genere di pilota è diventato, gareggiare contro di lui coi go-kart è un conto, con le monoposto è diverso e sono curioso, davvero curioso di vedere che combinerà in pista contro di me, sebbene mi rendo conto che c’è una certa differenza fra le nostre due macchine, per non parlare del fatto che appena si approda in F1 ci vuole sempre un po’ per ambientarsi, il primo anno non è mai buono, ma potrebbe stupire tutti.
Comunque scalerà in alto, ne sono sicuro. A prescindere da com’è ora, so che arriverà in alto anche qua ed io sono già pronto da diversi anni. Sorrido eccitato all’idea come se l’avessi già qua con me.
La vita sta per tornare ad essere interessante e mentre ci penso prendo al volo il telefono e le chiavi di casa fiondandomi da Daniel con un bisogno impellente.
Sarà alle prese con la valigia e conoscendolo preso male visto quanto è disordinato. Non che io sia meglio, ma che abbia finito o no adesso mi accontenterà un attimo o lo strozzo.
Quando mi apre Daniel ha una felpa addosso giallo acceso più grande di lui di diverse taglie e dei pantaloni enormi col cavallo alle ginocchia, il suo solito stile da strada. Si è sistemato i suoi splendidi ricci giusto oggi, in onore dell’inizio della stagione, mi aveva detto sarebbe andato a tagliarli un po’ anche se non mi dispiaceva versione selvaggia com’era.
Ridacchio perché si vede che è preso male.
- Non trovo la roba che mi hanno dato... quella della Red Bull, sai, le maglie e tutto il resto... quelle nuove di quest’anno... - Daniel grida isterico ed io lo seguo chiudendomi la porta alle spalle. La mia libido scende drasticamente mentre mi rendo conto che preso male com’è non mi sbatterà mai come volevo.
Beh, ‘mai’ è una parola grossa per me. Basta impegnarsi di più a stimolare...
- Ma come, ce l’hanno data il mese scorso, hai fatto solo i test, come hai fatto a perdere tutto?
Arrivo nella sua camera e mi fermo davanti alla porta perché è un campo di battaglia. Distinguo a malapena la valigia sul letto, per il resto ci sono letteralmente vestiti ovunque. Perciò non si tromberà qua, ma il salotto sembra salvo, non avevo visto roba là.
Ecco quali sono per me le cose importanti, specie ora.
Cerco disperatamente di rimanere aggrappato al senso d’eccitazione che mi aveva attivato. Non è facile averlo e farlo coincidere con il tempo giusto per trombare. A volte hai tempo ma non hai voglia oppure il contrario, hai voglia ma non hai un cazzo di minuto libero. Ora c’è tempo, voglia ma soprattutto il posto giusto. Casa è perfetta, specie perché viviamo soli. Quando poi si va per i GP il tempo e gli spazi li trovi ma devi diventare spesso creativo o aspettare di tornare in albergo, perché anche nelle nostre stanze private nei Motorhome non è che siano luoghi super sicuri. Meglio di niente, ma a volte ti inibisce sentire baccano in giro o la consapevolezza che potrebbero venire a romperti le palle da un momento all’altro per chissà che cazzo.
Daniel continua a spiegarmi perché non trova le cose nuove ed io mi ero disconnesso e non ho sentito, perciò annuisco fingendo d’aver percepito e compreso le sue parole. Lui però è preso dal suo dramma e si rituffa nell’armadio che ha sicuramente già svuotato a giudicare dal pavimento e non nota che non ho capito.
- Vabbè, non può essere lì, te l’hanno data un mese fa, Daniel. L’avrai tenuta fuori pronta all’uso!
Non sono famoso per essere ragionevole e pragmatico, ma non sono nemmeno caotico e disorganizzato come lui. Se facevo così quando vivevo con mio padre mi faceva volare fuori dalla finestra dopo avermi battuto come un materasso. E mi buttava dietro pure quello, per non farmi tornare in casa!
Daniel si alza di scatto sentendomi dall’Interno dell’armadio, ma prende uno scaffale e sbatte con la nuca, impreca ed ulula però esce massaggiandosi la testa. Mi guarda ripensando a quel che ho detto, fottutamente logico e sensato, e come se avesse un illuminazione mentre ci pensa, annuisce.
- Ma sai che potresti avere ragione?
- Perché lo dici così stupito? Capita che io abbia ragione, sai? - rispondo stizzito mentre mi ignora uscendo dalla camera, a questo punto attacca il soggiorno, non tanto più ordinato ma meno peggio, forse.
Si ferma con le mani ai fianchi e le gambe divaricate, si guarda intorno sorvolando il mobilio e i vari grumi di roba non identificata e poi si illumina vedendo su un mobile una montagnetta sospetta perché effettivamente sembra troppo alta.
Afferra quel che c’è sopra, delle coperte penso, le lancia dietro di sé e finalmente si rivelano i sacchetti trasparenti con gli abiti piegati della Red Bull che ci hanno fornito poche settimane fa.
Daniel alza le braccia al cielo esultando come se avesse vinto un GP ed io rido.
- Visto? Adesso merito un premio e mi trombi?
Passo subito al sodo, ovvero al motivo per cui ero qua. Appena mi sente, Daniel si gira di scatto verso di me, mi viene incontro come una molla e mi afferra per la faccia. Poco prima di stamparmi la bocca sulla mia, pazzo di gioia per aver trovato degli stupidi vestiti, mi risponde contento: - Certo che ti trombo, meriti tutto il mio cazzo, vieni qua!
Con questo mi afferra e mi abbraccia forte spingendomi verso il divano con un entusiasmo da schizzato che mi fa ridere un sacco. Mentre finiamo a rotolare sui cuscini e su chissà cos’altro, le nostre voci si sovrappongono e da divertite si fanno via via sempre più eccitate mentre ci liberiamo dei vestiti e prendiamo possesso dei nostri corpi.
L’eccitazione torna presto a salire e con la sua bocca che scende sul mio collo e poi giù verso il centro del mio piacere, mi inarco e chiudo gli occhi in attesa di quello per cui ero venuto.
Mentre mi succhia il cazzo, mi torna in mente il motivo per cui ero finito così su di giri tanto da cercarlo ed il volto di Charles arriva inspiegabilmente e a tradimento. Un bel volto, maturato rispetto a quando eravamo bambini, sempre curato e grazioso.
Chissà se anche la sua bocca saprebbe farmi godere così!
Mentre lo penso, per poco già vengo e devo fermarlo tirandogli i capelli per impedirmelo.
- Sbrigati, sbrigati che non ce la faccio... - ansimo prendendomi le gambe su verso il petto. Lui ridendo roco ed eccitato, totalmente ignaro di cosa mi abbia fatto accelerare tanto, si lecca la mano, se la strofina addosso per poi scivolare subito in me così come mi piace.
Veloce e senza fare i preziosi. Calore, eccitazione, i fuochi d’artificio.
Il piacere presto si espande e con lui che si muove in me, il mondo sparisce facendomi dimenticare tutto, specie ciò che ancora non va della mia vita.
Finalmente è ora di godere, godere sempre, tutte le volte che voglio. Godere al punto da dimenticarmi anche come mi chiamo. Proprio quel che ho sempre sognato.
Il benessere psicofisico fluisce in ogni cellula del mio essere ed in poco mi perdo. Non voglio altro, in questo momento. Sto semplicemente bene così, finalmente.
- Hai sentito di Leclerc?
La domanda di Daniel durante un volo per niente corto verso la sua terra natale, mi arriva inaspettatamente.
Anche se viaggiamo su un aereo privato, non siamo soli poiché nessuno di noi due si sposta mai realmente da solo, altro motivo per cui ci tengo a soddisfarmi quando siamo a casa.
Comunque siamo seduti vicini nei sedili più comodi di tutti, naturalmente, e non potrei stare meglio in ogni caso.
Stavamo selezionando qualcosa da guardare durante il volo e mentre stavamo guardando i titoli che per me erano uno uguale all’altro per quanto me ne intendo, lui se ne è uscito così come se avesse senso.
Per poco non mi è andata di storto la saliva.
Normalmente non mi farebbe né caldo né freddo, ma ieri sera quando ho trombato con lui ho pensato assurdamente a Charles e non era mai capitato, ma sono quasi venuto. È stato dannatamente bello, nel complesso, come sempre, ma è stato strano pensare a lui in quel momento.
Lo scruto per capire il motivo di questa domanda. Non abbiamo mai parlato di Charles se non un vago cenno quella volta che è morto suo padre l’anno scorso. Forse ha pensato che fossimo amici e che io fossi colpito da quel fatto per questo.
Non ne ho voluto parlare per nulla e lui si deve essere fatto i suoi film, tanto più che è uno che gli piace vederne infatti è sempre lui che mi propone titoli che a me vanno bene perché tanto non ho mai avuto gusti in merito.
Con mio padre non c’era mai tempo per gli hobby. La prima volta che Daniel mi ha chiesto che cosa mi piacesse guardare, io ho detto la Moto GP o le gare di F1. Al di là di quello non sapevo cosa dire, perciò poi lui ha iniziato a farmi vedere quel che secondo lui meritava ed adesso detiene il telecomando, come si suol dire. Che nel nostro caso è un computer portatile. Il suo.
A questo proposito mi viene in mente quando gli ho detto che non ascolto musica e che non ho gusti in merito, l’espressione che ha fatto mi fa ancora ridere. Pensava scherzassi, poi che bestemmiassi.
Con quella non ha avuto molto successo perché non credo mi colpisca particolarmente. Gli dico sempre che mi va bene ciò che mette, può mettere anche ciofeche che gli dico ‘ok’ alzando le spalle generico. Ad un certo punto mi ha mandato a cagare e visto che gli davo più soddisfazione con i film e le serie TV siamo passati a quelle.
- Cosa? - chiedo tornando alla sua domanda, riscuotendomi dal mio breve ma velocissimo trip.
Daniel continua a scartabellare il suo archivio super fornito, penso che scarichi letteralmente qualunque cosa non avendo l’accesso a internet in volo.
- Che è passato alla F1, è in Sauber quest’anno!
Annuisco contenendo l’entusiasmo che ho provato la prima volta che ho sentito la notizia. Ero sinceramente contento, più di quel che avrei dovuto o che sarebbe stato normale. Ricordo che mio padre brontolò dicendo ‘ecco che ricomincerete a buttarvi fuori pista come due idioti! Giuro Max che se non ti dimostri cresciuto e non la pianti con quelle stronzate, te ne do tante che non ti siedi per una settimana!’
La cosa mi ha fatto ridere, ma non ho osato. Me l’ha detto a dicembre, ho vent’anni, che cazzo vuole darmi?
- Sì, ho sentito. Sono contento che ci sia riuscito, ma sapevo che ce l’avrebbe fatta. Se ce l’ho fatta io, era impossibile che lui non ci riuscisse!
Daniel sembra infine illuminarsi su un film o una saga, non saprei perché non me ne intendo, ma leggo dei numeri accanto perciò potrebbe essere una saga.
- Oh, questo ti piacerà! - prova a spiegarmi di cosa si tratta e proprio quando penso che si sia dimenticato di cosa parlavamo col suo classico ADHD, prima di partire col play, si gira verso di me e parte con un’altra domanda su Charles, come niente fosse.
- Correvate insieme? Penso avete la stessa età, giusto? Solo che tu sei venuto prima di lui in F1... - praticamente si è fatto le ricerche da solo per capire come mai la notizia su suo padre mi avesse turbato tanto.
Faccio finta di essere scemo, ridacchio fra me e me e mi metto comodo allungando le gambe davanti a me che sollevo appoggiando nella parte del sedile che si solleva per far stare i viaggiatori più comodi.
Alzo le spalle fingendo più indifferenza di quel che forse sarebbe normale in un caso come questo.
- Sì, nel karting. Non andavamo per niente d’accordo perché ci dividevamo le vittorie di tutte le gare e spesso ci buttavamo fuori a vicenda. Però era divertente. Quando siamo passati alle monoposto abbiamo corso in categorie diverse ed abbiamo entrambi vinto molto di più!
Per lo meno io, non so precisamente come sia andata la sua carriera dopo di me, ma visto che a me è andata bene, penso che anche a lui sia andata per forza altrettanto.
Daniel ascolta quel che mi sono deciso a condividere con lui alla leggera e lanciando un’occhiata agli altri con noi, ognuno per conto proprio in altri sedili o a leggere o a guardare altre cose, chiude le luci sopra di noi e abbassa i finestrini degli oblò per poi prendermi la mano. Io sorrido sentendo il consueto calore che mi fa piacere.
È così romantico che non so come fa, ma mi piace che lo sia. Io non ci riesco, ma non lo allontano quando ha questi slanci. In realtà mi piacciono, è come se mi passasse un po’ della sua umanità perché penso di non averne di mio. Mio padre non me l’ha insegnata e si è separato da mia madre troppo presto. Se avessi vissuto con lei, forse, mi sarei salvato, ma andando con lui perché doveva farmi diventare un pilota, mi ha proprio fottuto.
- Vi divertirete un sacco, allora, quest’anno!
La sua conclusione è la stessa che ieri mi aveva fatto eccitare troppo, ma non è il caso di saltargli addosso come ho fatto ieri.
Un lieve sogghigno si forma nelle mie labbra e mi metto comodo scivolando in sotto nel sedile, piegandomi di lato verso di lui. Non posso appoggiare la testa alla sua spalla, sarebbe troppo, ma va bene così. Il film inizia e il mio cervello si spegne dandomi la piacevole sensazione di essere normale, per una volta. Un film, il mio ragazzo, un lungo volo e le nostre mani allacciate. È proprio bella, la vita. Non l’avevo capito prima di lui.”
Note: non so di preciso chi sarebbero quelli con cui viaggiano, ma so che non si viaggia quasi mai da soli. Penso che normalmente siano familiari e amici che li accompagnano e magari assistenti personali chi ne ha, però non sono sicura ed ho voluto essere generica. So che Jos accompagnava Max ma non proprio ogni gara e non sempre per tutte le giornate, oltretutto che a quel tempo si muovessero con l’aereo privato di Daniel è vero.
Max ha sempre detto di non avere il gusto per la musica, perciò ho voluto fare che prima di Daniel non l'avesse nemmeno per altri hobby normali e che fosse stato lui ad ‘iniziarlo’.
La prima parte va per la conoscenza e l'approfondimento dei personaggi e del loro background iniziale, ci sono diversi capitoli che non sono utili ai fini della storia di per sé, ma che sono importanti per rendere meglio loro e la situazione. Se tardo nella pubblicazione, avverto nella mia pagina, comunque i capitoli sono scritti perciò che sia in 4, 5 o 6 giorni, arrivo sempre. Alla prossima. Baci Akane