9. OLTRE LE APPARENZE
/Charles/
“La punizione divina mi arriva sotto forma di braccia che mi stritolano il collo, sono quelle di Pierre e la sua faccia è iper felice.
I suoi abbracci normalmente li tollero, ma questa volta Pierre ha dato il meglio di sé, o forse il suo peggio visto che sto vedendo una luce in fondo al tunnel da quanto stringe, ma è più la botta dei corpi che sbattono malamente uno contro l’altro a farmi male.
Il colpo di grazia invece me lo dà la sua voce acuta e squillante che perfora i timpani, specie perché la bocca con cui strilla felicissimo è attaccata al mio orecchio.
Grazie a Dio me lo bacia e nel farlo smette di gridare, non ho nemmeno capito che diavolo ha detto.
Mi aveva scritto che stava venendo da me perché doveva dirmi una cosa importantissima. Non si sapeva nulla, ma avevo immaginato fosse sulla F1 e quando mi ritrovo avvinghiato a lui contro la mia volontà, non posso che ricambiare l’abbraccio rassegnato e di riflesso, mentre lo trascino dentro chiudendo la porta che sbatte perché di meglio non riesco a fare.
Sto lentamente perdendo le forze quando per fortuna mi lascia e mi prende la faccia fra le mani rimanendomi addosso. Il suo volto in questo istante è così felice e luminoso che mi fa sorridere anche se ancora non ho afferrato di preciso la notizia che penso abbia già urlato venti volte. Questo si chiama shock, ti spegne il cervello senza farti capire nulla. Pur conoscendo Pierre non mi aspettavo una cosa simile e mentre penso ‘adesso mi bacia’ - perché ha proprio l’aria di uno che non sa che sta facendo perché va col pilota automatico, ed io conosco Pierre al colmo della gioia, è come me quando sono al colmo del dolore, non sappiamo che facciamo - penso anche che dovrei fare se lo facesse realmente.
Insomma, quella volta l’ho baciato perché ero fuori di me e lui si è fatto pazientemente fare senza nemmeno farmelo pesare dopo, forse dovrei assecondarlo per ricambiare il favore. Non è poi un dramma un bacetto ogni tanto. I brividi per quello che mi ha scoccato all’orecchio mi fanno ancora tremare il lato sinistro della testa.
- Firmo per la Red Bull per il prossimo anno! Sarò il compagno di Max! Daniel passa alla Renault!
Non credo sia così felice per questo quanto per il fatto che passa da Toro Rosso a Red Bull, è una grande promozione e capisco bene quanto splendida sia questa notizia, ma assurdamente mentre la mia faccia risponde alla perfezione ai miei comandi logici di mostrare felicità per questo fatto, la parte profonda e irrazionale di me che ogni tanto esce e stento a gestire, mi trasmette quello che ho visto e che mi ha sconvolto qualche mese fa durante uno dei GP.
Quella scena scolpita nelle mie retine fra Max e Daniel e che in qualche modo mi ha colpito più di quel che sia razionalmente considerato normale.
Non sono un bigotto, anzi. Non ho nemmeno ideologie discriminatorie di alcun tipo, figurarsi. Presumo di essere bisessuale e Pierre è gay, ci siamo baciati e penso che se dovessimo rifarlo non ci sarebbero problemi.
No, non è il fatto che fossero due ragazzi, ma quanto proprio che fossero Max e Daniel. O meglio, Max.
**
Baku per me è una gara traumatica. Quest’anno non ricade nell’anniversario di mio padre, ma correvo qua, l’anno scorso, quando è mancato.
Perciò anche se non è un anno dalla sua scomparsa, è comunque la prima gara che ho corso senza che lui fosse più su questo mondo; il mio umore è cupo e sto particolarmente sulle mie. Pierre, Jo ed Andrea lo capiscono subito e non insistono né a trascinarmi in giro, né a caricarmi di impegni e di questo gliene sono grato a tutti, perciò fanno addirittura da filtro fra me e gli altri. Penso che Pierre lo dica in confidenza a qualche pilota con cui è particolarmente in rapporti, come magari Stoffel, Esteban e Daniel - perché chi non è in rapporti con Daniel? - ma gli altri, quei pochi sventurati che mi cercano o che si imbattono in me per qualche strana ragione, li allontano liquidandoli con una breve occhiata eloquente o qualche frase di circostanza.
Vivo di ricordi che mi investono, sebbene quando correvo qua l’anno scorso ero come ipnotizzato e non sapessi realmente ciò che mi succedeva o che facevo. Ero come preso da un sogno, facevo tutto quel che dovevo, parlavo gentilmente, sorridevo addirittura e poi ho corso sempre al mio massimo, iper concentrato sulla pista e sulla macchina. Non ho commesso quasi nessun errore, è stato un weekend a dir poco perfetto e considerando la mia condizione mentale, so che in tanti non ci credevano e mi hanno ammirato per questo. È una caratteristica che ogni Team Principal vorrebbe per i propri piloti. La capacità di gestire le proprie emozioni, metterle da parte, qualunque esse siano, anche le peggiori. Correre ancora meglio sotto pressione.
In effetti sono cose che sono uscite in me ancor meglio proprio l’anno scorso.
Esco dalla mia stanza nel Motorhome dopo aver ampiamente riposato in seguito alle FP3 e al pranzo, c’è ancora un silenzio tremendamente forzato intorno a me, come se fosse imposto da tutti quelli del mio team perché ormai sanno che giorno è e se vogliono che faccia una buona gara, devono lasciare che io viva questo weekend come meglio mi sento di fare.
Apprezzo tantissimo la loro delicatezza e l’accettazione di queste giornate difficili e delicate, non posso lamentarmi, mi trattano con estremo riguardo e qualunque pilota non potrebbe desiderare meglio. Però arrivo ad un punto, in questo sabato pre qualifica, che ne ho abbastanza ed ho addirittura un estremo e assurdo bisogno di qualcosa. Qualcosa di diverso da questa cautela e questa attenzione.
Ho bisogno di uno scossone o forse di essere trattato in modo assolutamente normale. Pensavo di aver bisogno di isolarmi ed ora che è successo mi rendo conto che non è ciò di cui avevo bisogno.
Non so bene cosa mi serve, forse il ‘vaffanculo' di qualcuno, non saprei; mi metto a camminare per il paddock che è in generale particolarmente calmo a quest’ora della giornata, molti stanno ancora pranzando ed è ancora ora di riposo in generale, quelli che sono già al lavoro sono dall’altro lato, nei box. Senza avere un’idea precisa di dove andare, passo davanti a diversi Motorhome, ma ad un certo punto un movimento e delle voci concitate attirano la mia attenzione poco oltre facendomi fermare istintivamente.
Cerco l’origine e individuo subito Max che esce dalla porta principale della loro struttura mobile Red Bull, sta per immettersi nel paddock anche lui come me ma dietro spunta Daniel che lo prende per il braccio e lo ferma. I due rimangono lì sulla soglia aperta, né fuori né dentro, sono chiaramente in lite. Max è furioso, si vede, mentre Daniel è implorante. Deve averlo fatto arrabbiare anche se trattandosi di Max tendo più ad immaginare scenari dove è lui a far arrabbiare gli altri.
Me ne sto qua rasente il Motorhome adiacente al loro che dal rosa che lo ricopre penso sia della Force India; in questo momento per me è solo un utile riparo, spero di non essere notato per non disturbarli.
Non li voglio spiare, per la verità è una scena che si consuma in un attimo ed è troppo strana per non essere guardata. Non faccio né più né meno ciò che farebbero altri al mio posto.
Semplicemente sento e vedo.
Daniel afferra Max per le braccia e cerca di tirarlo dentro, ma Max tira per liberarsi e andarsene, dice chiaramente di lasciarlo andare mentre Daniel insiste per tornare dentro e continuare a parlarne.
- Non dico che succederà, ma potrebbe! - dice Daniel cercando di calmare Max che non vuol sentire ragioni, scuote la testa.
- Se succederà è solo perché a te andrà bene! - esclama testardo. Daniel spalanca gli occhi e si mette le mani sul petto teatrale lasciandolo, Max non se ne va, rimane lì davanti a lui battagliero e furioso.
- Ma come puoi pensare che queste cose dipendano da noi piloti?
Max si stringe i pugni ai fianchi rigido e duro, il viso sembra scolpito nel marmo in questo momento.
- Ma io ti conosco, Daniel! Tu non sei più contento qua! Sei un libro aperto, è impossibile non capire quando sei felice, adesso non lo sei! Adesso te ne esci con ‘forse è la mia ultima stagione in Red Bull!’ Credi che sia un idiota?
Max parla concitato e mi sorprende questa sua reazione. Inizialmente non ero realmente stupito di un loro litigio perché so bene quanto Max faccia infuriare anche i santi, ma adesso che la situazione si dipinge bene, mi sconvolge. Sto per andarmene per lasciarli proseguire mentre metto l’informazione della probabile partenza da Red Bull di Daniel nelle cose da dire subito a Pierre. Di solito attingono da Toro Rosso per i piloti. Può avere un’occasione.
Sto per andare da lui a dirglielo, quando un altro movimento attira la mia attenzione.
Mi giro e vedo Max sgusciato di lato fra i due Motorhome vicini che non si attaccano per un corridoio largo un metro al massimo.
Mi fermo perché avendoli percepiti venirmi dietro penso che mi abbiano visto, così mi giro e mentre sento Daniel sussurrare qualcosa tipo: - Sai che non sei tu... - li vedo inevitabilmente infilarsi in quell’anfratto fra le due strutture mobili una rosa e l’altra blu scura col toro rosso stampato sopra.
Ma nonostante capisca che non mi stavano correndo dietro, mi fermo a fissare ebete perché vedo che Daniel avvolge Max fra le sue braccia e mentre questi si lascia abbracciare docile e amareggiato, anche se probabilmente ancora rabbioso, i due si baciano. Mentre lo fanno si muovono andando più in profondità nel corridoio stretto in modo da nascondersi ed io so che dovrei darmela a gambe in fretta, ma non ci riesco proprio; rimango qua shoccato a fissare totalmente scoperto dal mio riparo di prima.
È come se un pugno mi colpisse allo stomaco e non capisco perché mi sento così. Nemmeno respiro. Rimango piantato a fissarli con occhi sbarrati e so che dovrei filarmela, ma non riesco a staccare gli occhi da loro.
Max è arrendevole e docile ed è chiaro che per loro quegli atteggiamenti sono la normalità.
È questo il loro vero rapporto, dunque? In un istante ripenso alle impressioni che avevo avuto su quanto Max fosse cambiato rispetto a quando correva nelle categorie inferiori ed in particolare con me in go-kart. Avevo pensato che arrivare in F1 e separarsi un pochino da suo padre gli avesse fatto bene, ma in realtà è stato Daniel a fargli bene.
Ed ora capisco come e perché.
Stanno insieme!
Ma proprio mentre lo shock mi attanaglia e mi colpisce con una potenza inaudita bruciandomi da matti - e non so perché io mi senta così ora davanti a questa rivelazione - Max si scioglie dalle braccia di Daniel ed esce dal corridoio dei due Motorhome suppongo per rientrare dentro al loro, ma è qua che nota inevitabilmente la mia presenza e schizza veloce come un cane da guardia che punta un intruso. Rimango paralizzato, non credo di saper controllare bene la mia espressione che per tutti gli altri giorni è stata particolarmente abbattuta. Adesso però mi sento vivo, vivo più che mai. E rinato, in qualche modo, anche se nel peggiore dei modi.
La faccia di Max si avvicina paurosamente alla mia, mi prende per il colletto della maglietta Sauber che indosso e mi strattona avvicinandosi pericolosamente.
Rimango immobile, rigido, le braccia lungo i fianchi, nessuna reazione immediata, ma l’adrenalina scorre, il cuore batte impazzito e la testa è spenta. La mia testa non funziona più.
- Se dici qualcosa in giro ti distruggo Leclerc!
Mi chiama per cognome, è la prima volta che lo fa perché ci conosciamo da quando eravamo bambini e so perfettamente che lo fa per minacciarmi e mettere le distanze. In questo momento capisco che il non-rapporto che c’era fino ad ora fra noi, sta per diventare disastroso e la cosa mi dispiace.
È come uno schiaffo che segue quel pugno.
Mi dispiace, non voglio che si rovini tutto fra noi. Non voglio. Anche se in realtà non era niente.
Alzo le mani e lo calmo senza mutare nemmeno un minimo la mia espressione. Forse riesco ancora a controllarmi. Forse la mia faccia risponde ancora ai miei ordini.
- Ma cosa vuoi che me ne freghi di cosa fate?
La mia risposta è più scostante e irritante di quel che volevo, ma lui ha reagito proprio male perciò devo dire che si meritava anche di peggio.
Daniel spunta da dietro e lo tira via.
- Dai Max, sei pazzo? È Charles, mica un estraneo! - cerca di calmarlo, ma le sue mani stringono ancora il mio colletto bruciandomi. Non mi fa male, ma brucia lo stesso. Forse non brucia ciò che mi sta facendo, ma ciò che ho visto. In qualche modo scava.
- Appunto, so com’è questo qui!
Ma a questo punto reagisco con stizza e con un gesto secco del polso mi tolgo la sua mano di dosso, poi con durezza gelida rispondo fissandolo dritto negli occhi, passandolo da parte a parte: - Ma piantala, non sai proprio un cazzo di me!
- Vaffanculo, Charles! - risponde come se avesse senso.
- Vaffanculo, Max! - rispondo io scendendo al suo patetico livello.
Poi scuoto la testa e me ne vado.
Al diavolo, Max. Come osi farmi diventare così stupido?
Mentre me ne vado, però, mi rendo conto di essere appena rinato. Il calore vibra nelle mie vene insieme all’adrenalina e alla vitalità. Non sono di certo felice di ciò che è successo, ma finalmente non cammino come un fantasma in un sogno. Finalmente sono tornato al mondo e posso affrontare le qualifiche e la corsa di domani come si deve. Finalmente sto bene.
**
Quella domenica, io da 13esimo sono finito sesto mentre Max e Daniel hanno avuto un incidente fra loro e sono usciti dalla gara. Mi ha riesumato in qualche modo, lui, il suo vaffanculo, il suo strattone ma soprattutto quella rivelazione.
Mi ha colpito, la scena ha scavato molto in me e ci ho ripensato a lungo ed insistentemente nei giorni e nei mesi successivi. Li fissavo, li scrutavo cercando di non farmi notare. Non so perché, non riuscivo a togliermeli dalla testa.
Max era gay o quanto meno stava con un altro ragazzo, con Daniel. Proprio lui. Su tutti del circuito sicuramente mai avrei detto lui. Nemmeno Daniel se devo essere sincero, ma Max mi ha colpito di più.
Poi ho chiarito con Daniel e gli ho detto con calma che anche se Max non ci crede, non sono uno stronzo e non ho problemi con quel genere di situazioni. Ognuno può essere ciò che vuole ed avere le relazioni che desidera, perciò alla fine lui mi ha ringraziato e si è comportato come al solito da persona in gamba e carina. Ha provato a spiegarmi un po’ la situazione senza andare nei dettagli del loro rapporto. Ha detto che in Red Bull le cose non funzionavano più e lui non si sentiva bene lì e che probabilmente comunque l’avrebbero mandato via a fine stagione, perciò si doveva guardare intorno e valutare con lucidità la propria situazione.
Non era tenuto a spiegarmelo, io gli ho detto che doveva fare ciò che era meglio per sé stesso e la sua carriera.
Ricordo bene quella conversazione, ma non abbiamo assolutamente citato Max.
Il viso sorridente di Pierre torna a sovrapporsi al suo e per fortuna non mi bacia. Non so perché, ma sento sarebbe stato un bacio stonato, sbagliato in qualche modo.
Mentre ripenso di nuovo a Max che se la fa con Daniel, mi rendo conto che non si sa davvero niente di qualcuno finché non ci si addentra nel suo mondo, finché non si va oltre la soglia della superficie. L’apparenza inganna.
Max è uno nato per stupire, l’ho capito dal primo momento che lo vidi da bambino. Su quello non mi sbagliavo. Penso che continuerà a stupirmi per il resto della mia vita.
Non ho mai detto a Pierre di Max e Daniel, non so perché non l’ho mai fatto. Di Pierre mi fido ciecamente, è come un allungamento di me, è il solo che tollero accanto quando ho i miei momenti, è il solo che sa come fare con me. Anche se quel giorno ad aiutarmi ad uscire da quello stato allucinato in cui ero è stato Max.
Daniel ha chiaramente aiutato Max a calmarsi e ad umanizzarsi.
Lo guardavo nei primi mesi della stagione e lo vedevo che rideva e scherzava con altri piloti, era felice, socievole, tutta un’altra persona. Mi era venuta voglia di conoscerlo meglio e approfondire, cioè approfondire quel nuovo Max. Fare amicizia con lui. Non ne avevo mai avuto voglia.
Ci sono quelli che vengono attratti e si innamorano della persona, non del genere, penso che Max sia fra questi, più che gay, ma chi lo sa? Penso che forse io sono fra questi, ma non mi conosco così bene da poterlo dire.
In realtà ho provato qualcosa solo per Jules. Quando ho baciato Pierre ero fuori di me, ma ho capito in qualche modo che non era la nostra dimensione. Anche se prima se l’avesse fatto non l’avrei allontanato, solo che non volevo. Istintivamente non volevo ed ho ripensato a Max e Daniel e a quella volta che li ho scoperti.
Strani giochi mi fa la testa.
Max sarà fuori di sé, sicuramente la prenderà male, perché lui prende sempre tutto male, è sempre esagerato e dubito che in questo sia mai cambiato.
Prende sempre tutto in modo sbagliato.
Sicuramente litigheranno ancora, lo metterà in croce e magari si lasceranno pure.
Improvvisamente l’idea che Max e Daniel si lascino scava come quel bacio quel giorno.
Scava e mi si pianta nel cervello, ma non capisco che dovrei fare di questo pensiero ossessivo che adesso sembra andare in voga nella mia testa che continua a farmi strani giochi.
E anche se si lasciano? Tanto era ovvio sarebbe successo, come si fa a stare con Max? Nemmeno un Santo ci riuscirebbe per troppo tempo!
Povero Daniel, mi dispiace per lui, sicuramente sta passando un brutto periodo e quel deficiente non lo aiuterà perché farà l’egoista ferito.
Vedrai.
Beh, raccoglierò i cocci.
Mi fermo mentre sto facendo un caffè ad una mitraglia di nome Pierre che parla a raffica spiegandomi com’è andata la telefonata più bella della sua vita.
Raccogliere i cocci di chi ed in che senso, Charles? Sei impazzito?
Beh, i cocci in senso di gare. Sicuramente guideranno male ed io dovrò approfittare. In che altro senso intendevo?
Fra l’altro sono giorni caldi, so che la Ferrari sta valutando cosa fare con Kimi che è in scadenza per il prossimo anno. Kimi è un gran pilota ed ha anche vinto l’ultimo mondiale della Ferrari, ma è comunque di una certa età ed io sono quello più affiancato alla Scuderia. Sognare è lecito, no?
Il cuore inizia a battermi impazzito all’idea e mi distraggo sia dal caffè che da Max.
Papà, Jules, sarà davvero arrivato quel momento?
Rientrare dal mese di vacanza è un po’ traumatico, specie in virtù di tutti i cambiamenti che sono appena successi nei team.
Beh, di fatto due.
Daniel in Renault e Pierre in Red Bull.
Viene passata come una scelta di Daniel e nel circuito le voci non si sprecano, c’è chi ci crede e chi no, ma Daniel giovedì ai media conferma dicendo che è stata una sua scelta. Di fatto però i mesi precedenti a questa ‘scelta’ erano sempre più difficili e si vedeva che faticava nel team, perciò diciamo che è vero che l’ha voluto lui, ma ha subito anche una bella spinta.
- La Red Bull punta a Max come primo pilota. L’hanno preso così presto per crescerselo come volevano, modellando il suo talento. Adesso Max è quasi pronto e Daniel non gli serve più. Chi starebbe lì sapendo di essere diventato seconda guida? Soprattutto secondo a Mad Max! Insomma, Daniel fa bene ad andarsene, ma non l’avrebbe fatto se non fosse stato per lui!
Esteban spiega in cosa consistono le voci che si sentono in giro attualmente su questa situazione e lo fa senza peli sulla lingua né paura di dirlo; non che lo pensi lui direttamente, probabilmente nessuno pensa niente di speciale in merito. Forse non a tutti Max piace, questo sì, ma molte cose non si possono sapere. Tante sono situazioni interne alla Red Bull.
Siamo in mezzo ad un certo numero di persone, tutti seduti nella sala conferenze per la consueta riunione piloti del venerdì sera, ma lui non ha avuto problemi ad esporre la situazione ‘per quel che si dice in giro’.
Io, dal canto mio, non dico mezza parola, mi limito ad ascoltare.
Oltre a Daniel e Pierre, ci sono altri cambiamenti, ovvero Carlos si unirà alla Renault e Fernando lascerà la F1, una notizia che shocca un po’ tutti, anche se forse era un po’ nell’aria.
Perciò si parla di questo e della fuga di Daniel, qualcuno esprime convinzione sul passaggio di Pierre in Red Bull accanto al sempre più ingombrante Max, qualcun altro preoccupazione per lo stesso motivo.
Dicono che Pierre è troppo buono e giovane per sostenere la pressione Red Bull e che il fatto che Max ci sia riuscito non è normale.
È vero, Max non è da prendere come parametro perché mi brucia ammetterlo, ma nessuno meglio di me sa quanto è dotato in molti aspetti e quello mentale primo fra tutti.
Il ricordo di come lo rimproverava suo padre quando andava male, si accendono nel mio cervello mentre tutti bene o male parlano di queste cose in queste giornate di ripresa del campionato.
Mi guardo bene dall’esprimere un parere, me ne sto zitto ed ascolto sapendo che Daniel soffriva della situazione e che ha fatto una scelta lucida per il proprio bene, ma so anche che se non fosse stato costretto dalle circostanze non se ne sarebbe andato di sua iniziativa.
Insomma, non ha torto Esteban a dire che se non fosse stato per Max, Daniel non sarebbe andato via, ma la situazione è più complicata di così.
- Ma poi magari non vanno nemmeno d’accordo fra loro... ricordo quell’incidente in Aprile... - fa qualcun altro.
Se li sente Max voglio proprio vedere come reagisce.
Come evocato dai miei pensieri, mi giro e lo vedo che passa proprio adesso per andare a sedersi davanti insieme agli altri della Red Bull già arrivati.
Lancia un’occhiata di fuoco ma stranamente fa finta di non aver sentito e non commenta, forse perché ci sono anche altri del suo team e vuole evitare sceneggiate, sa trattenersi perfettamente, se vuole.
Tutti si zittiscono e non dicono più niente girandosi in attesa che il briefing inizi.
Io non so cosa pensare, fisso la nuca di Max accanto a quella di Daniel con intensità. Per quanto sappia qualcosa in più di loro, non riesco ad esprimere un giudizio.
Però è vero, sono preoccupato per Pierre. L’ambiente Red Bull è un ambiente insano e di squali e non sono sicuro sia adatto a lui così buono.
Max ce la sta facendo, ma non senza difficoltà, infatti i soprannomi per lui non sono tanto carini, tuttavia alla fine sta salendo la scalata. Voglio dire, di fatto in un modo o nell’altro ha spodestato il primo pilota. So che non l’ha fatto apposta, ricordo com’era arrabbiato quel giorno all’idea che se ne andasse. Adesso sapere che tutti lo reputano il colpevole e che dicono addirittura che i piloti non andassero d’accordo lo manderà fuori di testa.
Mi dispiace, sinceramente, e non vorrei che pensasse che io sono d’accordo con loro. Insomma, non del tutto. Improvvisamente la sua opinione su di me conta, o meglio conta che non peggiori quella già disastrosa che ha nei miei confronti. Forse è meglio che dopo gli dica qualcosa.
Comunque il fatto che Max ce la stia facendo in Red Bull, non significa che sia facile. Significa solo che nella sua vita ha avuto a che fare con squali peggiori di Red Bull, per questo sta bene lì. Nuota nel suo mare. Uno squalo fra gli squali. Piccolo ed agli inizi, ma squalo è. Lo conosco abbastanza da poterlo dire.
Dò un’occhiata a Pierre vicino a me che è comunque un raggio di sole all’idea della promozione e gli faccio un breve sorriso mentre mi illumina con uno dei suoi. Spero proprio vada tutto bene, per lui.
Non si sente niente se non adrenalina. Quando stai per rischiare la vita più delle altre volte, non senti nulla di diverso.
È lo stesso senso del pericolo di sempre, quello a cui ormai sei abituato, quello a cui inizi anche ad essere dipendente. Non ci rinunceresti mai.
Perciò sei carico e teso, ma in senso positivo. Non vedi l’ora che i semafori si spengano e che si parta.
È la sola cosa a cui pensi.
Quei semafori, i motori ed i pedali. Non pensi a nulla. La mente si svuota e tu vai in pilota automatico sapendo perfettamente a cosa devi fare attenzione alla partenza. Sono tante le cose a cui devi pensare, specie se parti dietro. Per cui non puoi sbagliare, non puoi perderti, devi rimanere concentrato e fare tutto in modo esatto e preciso.
Per cui vai e non te ne accorgi, quando rischi la vita.
Non ti rendi conto che quell’impatto che ti sta spingendo fuori pista, ti sta facendo rischiare la vita. Non sai che qualcuno si sarebbe preso la tua vita.
Sul momento non senti nulla se non i battiti accelerare, ma non respiri, non pensi a nulla, proprio a nulla se non a tenere la macchina più che puoi cercando di ritornare in gara, perché è la prima cosa che ti insegnano quando passi alle monoposto.
Se esci di pista, cerca di tenere il controllo e rimetterti dentro facendo attenzione agli altri.
È questo che cerchi di fare, perché quando sei sulla macchina e la gara è iniziata, non pensi. Agisci e basta ed è tutto esclusivamente istinto.
Non mi sono nemmeno accorto della macchina di Fernando che mi passava letteralmente sulla testa.
Ho solo capito che mi avevano spinto fuori e che non potevo rimettere la macchina in gara, che era finita lì, al giro zero, nemmeno uno completo ne ho fatto.
Maledizione! Mi sono incazzato, questo sì che lo ricordo. Ancora adesso se ci penso ribollo perché non sono uscito per colpa mia, l’incidente non è stato provocato da me, io non centravo, ma è stata la mia gara ad essere rovinata.
Solo ora che riguardo la macchina una volta che viene riportata nel garage, me ne rendo conto.
L’halo è completamente danneggiato per via dell’impatto con le gomme di Fernando. Nel replay che il team sta guardando a ripetizione, si vede bene come mi è camminato sopra, ma non sono le immagini a raggelarmi e a farmi quasi piegare sulle ginocchia.
È la vista dell’halo quasi spaccato.
Se non fosse stato per quello, in quelle condizioni, se non peggiori, ci sarebbe stata la mia testa col casco.
Come un pugno allo stomaco ripenso a Jules, questo halo è stato introdotto obbligatoriamente quest’anno proprio come misura di sicurezza pensata in seguito al suo incidente mortale.
Ha subito un sacco di critiche perché è scomodo per il pilota e cambia l’estetica della macchina, ma alla fine è risultata la scelta migliore ed è stato inserito.
Fino ad oggi tutti erano contrari, tutti. Anche io stesso. Va male guidare con una sbarra verticale davanti alla faccia.
Eppure gli occhi bruciano, in questo momento, ma apro e chiudo prontamente per controllare questa stupida voglia di piangere traditrice, stringo, respiro a fondo trattenendomi, implodendo e nascondendo.
Senza questo halo, avrei raggiunto Jules, oggi. Jules e mio padre.
Ma so che è presto, non ho ancora realizzato nessuna delle mie promesse.
Non sono passato alla Ferrari, non ho vinto un GP od un campionato. Non sono ancora nessuno se non l’amico di Bianchi, un prodigio che non ha dimostrato niente se non come si muore bene in pista.
Ma no, non oggi. Non sono ancora morto. Grazie a Jules che mi ha protetto, in un certo modo. Nel modo in cui mi protegge da sempre.
Esco dal garage passando dal retro, sollevo gli occhi al cielo, bruciano ancora ma riesco a ricacciare le lacrime indietro. Cammino e saltello cercando di riappropriarmi anche dell’uso delle gambe. Per un momento ho pensato di piegarmi in ginocchio, ma sono ancora qua, dritto, in piedi, con gli occhi verso il cielo.
Grazie Jules. Non ti deluderò.”
Note: A Baku 2018 Daniel e Max hanno davvero avuto un incidente in pista scontrandosi fra di loro, ma chiaramente il litigio me lo sono inventata.
Ho cercato di risalire al Motorhome Red Bull di quel periodo e credo sia quello che ho messo in foto, in ogni caso era solo per avere un’idea della scena a cui assiste Charles. Non so se in quel lasso di tempo il paddock sia davvero tranquillo e se due potrebbero lasciarsi andare ad un momento intimo simile, sebbene poi si fossero comunque parzialmente nascosti, ma ho voluto fare così perché chiaramente Charles li doveva beccare, è una delle cose che ho sempre immaginato nella loro dinamica. Charles li doveva assolutamente beccare e Max doveva assolutamente reagire male.
Ad Agosto 2018 viene ufficializzato lo scambio fra Daniel e Pierre, sinceramente non so quando l’abbia saputo realmente Pierre, ma doveva comunque reagire in quel modo, non c’era scelta nella mia testa.
In Belgio 2018 Charles ha davvero avuto quel brutale incidente dal quale è uscito illeso solo grazie al famoso halo, ricordo quando all’epoca ne parlò davanti ai media ed ero rimasta colpita dalla sua calma, quasi che non ne fosse toccato molto, questo ed altri episodi mi hanno spinto a caratterizzarlo come ho fatto nella fic. Penso che soprattutto all’inizio della sua carriera in F1 lui fosse molto chiuso e rigido, nel senso che viveva tutto dentro di sé, mentre esternamente dimostrava sempre una calma quasi irreale, in certi casi. È sicuramente una delle persone che mi hanno colpito di più fra le moltissime RPF che ho scritto, è molto particolare e sfaccettato.
Grazie a chi legge la fic e commenta, mi fa molto piacere sapere che piace. Piano piano le cose si fanno più interessanti. Alla prossima. Baci Akane