*Lewis finalmente sta affrontando Nico, il suo punto debole, ma non è facile anche se è la cosa più giusta. Riesce comunque a rendere fiero Seb che sa di avere anche lui dei passi da compiere, degli ostacoli da superare e si trova a riflettere su cos'è che lo fa andare avanti, qual è la sua religione ora che Michael non lo sostiene più come prima. E trova le sue risposte. Ho preso dalla realtà l'ispirazione su quella che sembra una crisi per Seb in F1, poichè nel 2018 da un certo punto in poi è come se lui avesse mollato tutto. Il capitolo è un po' lungo ma originariamente pensavo fosse il 99 e quindi il penultimo, in quanto avevo deciso di finire al 100, cosa che invece non succederà perchè mi sono accorta di aver numerato male e così l'ultimo sarà il prossimo, il 101. Ma ormai il capitolo resta lungo così com'è. Buona lettura. Baci Akane*

100. CAMMINARE INSIEME

   

/Lew/

“Inghiotto. È tardi per questo Nico. Dovevi pensarci prima di farmi scappare. Così insisto. 
- Io ho sbagliato con noi. Ti ho permesso di trattarmi come volevi, di ferirmi, di calpestarmi. Ho permesso che il nostro amore si ammalasse e diventasse odio. Avrei dovuto gestirti meglio invece di permetterti tutto quanto. Ma è il dolore che ti fa crescere e ti fa diventare un uomo forte e se devo ringraziarti per qualcosa, ti ringrazio per questo. In qualche modo hai contribuito a trasformarmi nell’uomo forte e sicuro di me che sono oggi. Mi hai aiutato a guardarmi per quel che ero, un gay che cercava di soffocarsi. E poi mi hai ferito aiutandomi a diventare forte. Se oggi mi amo e non mi calpesto più, se oggi non permetto più a nessuno di farlo, è per l’esperienza avuta con te. - Nico non toglie un momento gli occhi dai miei, cerca disperatamente un modo per uscirne in piedi, perché per lui è sempre questo ciò che conta. 
Sospiro, ho fatto bene a lasciarlo. Non sarebbe mai cambiato. Niente avrebbe potuto. Qualcosa l’ha logorato e forse un insieme di cose ed io davvero non sono riuscito ad aiutarlo. Penso che avrei potuto. Se fossi stato forte come ora ci sarei riuscito e la nostra storia sarebbe stata diversa, ma oggi sono così grazie soprattutto a Seb e non solo alla sofferenza di Nico. 
Scuoto la testa e batto le mani sulle mie ginocchia vedendo che non cede e non lo farà mai. 
Così concludo per me stesso guardando in basso. 
- Sai Nico, penso che se fossi stato forte come ora, avrei saputo aiutarti e gestire meglio tutto quanto ed ora tu staresti bene e noi ci ameremmo ancora. Ma il punto è che oggi sono forte grazie alla sofferenza che mi hai inflitto e all’amore di Seb, a tutto quello che lui ha fatto e continua a fare per me. Per cui penso che alla fine... - Lo guardo di nuovo mentre lui rigido con gli occhi spalancati cerca la forza per non cedere, ma vedo che è distrutto e intravedendo la sua umanità mi conforta un po’. Significa che mi ha amato davvero e che forse, dopotutto, tutt’oggi cercava di ritrovare quell’amore, quella nota positiva. 
Mi alzo e lo guardo mettendomi davanti a lui, la posizione semplice e neutrale, la pace mentre dico questo. 
- Alla fine penso che fra noi non sarebbe mai potuta andare avanti per sempre. È stato bello per un periodo delle nostre vita e doveva andare così. Non rimpiango il dolore perché grazie a quello ho avuto la cosa più bella della mia vita. Amo Seb e lo amerò per sempre e questa è l’unica certezza che conta. - 
E soprattutto lui amerà sempre me nel modo giusto. Non so come faccio a saperlo, certe cose si sentono. Forse un giorno ci lasceremo, ma voglio tenermi stretto questa certezza e ricordarla nei momenti difficili che ci saranno. 
Quando me ne vado e gli volto le spalle penso che sia finita così, che finalmente questi passi che compio lontano da lui saranno definitivi, ma la sua voce tremante mi ferma. 
- Lewis. - Mi chiama. Io mi fermo, non mi volto. Lo sento alzarsi, lo sento avvicinarsi ma non mi tocca. Si ferma dietro di me e non mi chiede di guardarlo, io non lo faccio. Mi concentro sul suo respiro. Voglio vedere a cosa è disposto per me, per capire cosa vuole, cosa pensa, se è servito a qualcosa, se ho sbagliato qualcos’altro, se dovrei fare qualcosa in modo diverso. 
Ma lui non mi tocca e non mi chiede di girarmi. 
- È vero che ti rimpiango. - Mentre lo dice sento che piange, stringo gli occhi mentre un pugno mi colpisce allo stomaco. - Si dice che è quando non ce l’hai più che capisci ciò che avevi. - Sussurra dietro il mio collo. Respiro piano per sentire le sue parole fra le lacrime. Non vuole che lo veda piangere, ma so che piange comunque. - Però oggi capisco che stavo inseguendo il piccolo Lewis insicuro da proteggere, quello debole che aveva bisogno di me per brillare, per andare avanti e non affondare. - Dice. Riapro gli occhi con la meraviglia che affiora in me e forse, mi dico piano, forse non tutto è stato uno spreco fra noi. - Però ora non sei più quel ragazzo. - Perciò non mi vuole più, non mi rincorrerà più, non mi tormenterà più alla ricerca di qualcosa che ha perso definitivamente. 
Inghiotto ancora e questa volta consapevole che la chiusura è reale. 
Giro la testa di profilo e lo guardo con la coda dell’occhio. Piange e non si nasconde. Forse ha qualche speranza ancora. 
- Ti auguro di innamorarti di qualcuno che sia perfetto per te e che ti aiuti a fiorire come meriti. - La cosa migliore che puoi dire ad un ex è questa. Ovviamente con sincerità. 
- Seb è fortunato. - E questa, per Nico, è l’ammissione più grande che avrebbe mai potuto fare. Qualcosa in me si apre e sento che sale al cielo e si disperde nell’aria. 
È quell’ombra di cui parlava prima. 
Mi giro del tutto e gli sorrido mentre lui ha queste lacrime che mi lascia vedere. Sorrido dolcemente e senza paura rispondo pacato:
- Sono io ad esserlo. - perché Seb è la persona migliore del mondo, per me, ed io lo amo e lui ama me e insieme ci completiamo, superiamo ogni ostacolo e andiamo avanti cambiandoci e sostenendoci. Insieme cresciamo e diventiamo ogni giorno migliori. 
Nico alza il mento in segno di saluto, si asciuga le lacrime e fa un cenno di sorriso che so è faticoso per lui ora. Vedere la sua umanità sicuramente mi aiuterà a non detestarlo troppo, anzi. A non odiarlo più. 
Faccio un cenno anche io e me ne vado e mentre lo faccio capisco qual è stato il vero senso di tutto questo.
Cos’era quell’ombra fra noi.
Era l’odio che ancora nutrivo per lui. Il risentimento. Il senso di colpa per aver permesso che l’amore diventasse questo. 
Ora non lo odio più, nessun risentimento. Ho visto quello che mi serviva, la sua umanità. Quello che mi serve per metterlo via, per non odiarlo, per accettare tutto e andare oltre. 

Non vado da Seb stasera, non gli scrivo. Non so che tipo di gara farà domani così e spero che stia abbastanza bene e lucido da correre come si deve. Più per la sua salute che per altro ovviamente. 
Ma non ci vado perché non so cosa potrei dirgli e sinceramente voglio essere sicuro di aver appena messo via Nico e c’è solo un modo per esserlo. 
Correre e vedere come lo faccio. Se domani in pista sarò il Lewis perfetto, sapremo tutti e due che è andato tutto bene. 

Quando vinco la gioia è tripla, ho vinto su tutta la linea e mi sento orgoglioso di me, al settimo cielo. 
Nico non incide più su di me, l’ho messo via davvero. Per non dire che ho vinto davvero e quindi comunque è un’ottima cosa ovviamente. 
Rifiuto di essere intervistato da Nico lo stesso, perché sinceramente una volta basta, non sono pronto per stargli davanti mentre il mondo ci guarda e si aspetta di capire se è vero che ci siamo lasciati male o se sono dicerie o cosa. 
Bene. Non sono dicerie. Non voglio sottostare sempre al suo volere. Oggi sono un uomo che è in grado di decidere da solo e di scegliere per il proprio bene, secondo i propri capricci. 
Non voglio rivedere ancora Nico e rifiuto l’intervista, che dicano e pensino quel che vogliono. Oggi non volevo e l’ho rifiutato. Punto. 
Quel che conta è che ho vinto e non voglio che nulla mi rovini la sensazione di aver superato uno degli ostacoli più grandi della mia vita e questo esclusivamente grazie a lui. 
Al mio amore.
Il mio vero unico grande amore. 
Seb, è grazie a te se ho superato anche questa. Ti amo troppo. 
Mi chiedo se abbia capito che ce l’ho fatta, mi chiedo come l’abbia presa che  non ho voluto essere intervistato da Nico di nuovo. Mi chiedo mille cose. 
Mi scriverà? Mi chiamerà? Verrà da me?
Dopo la vittoria ci sono sempre mille impegni anche perché la sua gara al contrario non è andata bene e mi dispiace. Cioè poteva essere un giorno perfetto se le Ferrari non si fossero incasinate fra loro. Gara dopo gara, nel post pausa estiva, stanno uscendo per loro un sacco di problemi interni che non credo troveranno fine a breve, anzi. Per cui so che avrà altro a cui pensare piuttosto che io che vinco anche se c’è Nico in giro. 
Non ho voluto turbarlo in nessun modo ma forse l’ho turbato proprio cercando di non turbarlo.
Mentre ci penso e mi lascio trasportare dalle solite cose post vittoria, mi sembra di sprofondare nelle paranoie perché ho fretta di fargli sapere che ce l’ho fatta e di renderlo fiero di me e tutto, ma come diavolo faccio se ho tutte queste cose da fare e non finiranno mai? 
Quando mi infilo in bagno prima della press prendo il telefono sperando di avere un po’ di tempo per scrivergli. Magari gli do appuntamento dopo, gli dico di aspettarmi e non andare via subito. 
Non ho nemmeno il tempo di scrivergli che una delle porte si apre, l’unica che era chiusa. Non guardo perché gli sto scrivendo, ma percepisco una chiave che chiude e poi delle mani addosso. Solo a questo punto alzo gli occhi allo specchio e vedo di chi si tratta. 
Non che potessero essere in molti ad osare toccarmi così. 
Lascio subito il telefono e gli sorrido radioso. 
- Pensavo di dover mettere le radici! - Brontola lui abbracciandomi da dietro forte mentre aderisce col suo corpo al mio. Le mani corrono subito sulla cerniera della mia tuta per avanti e la apre. 
Sorrido rilassandomi mentre già tocco il cielo con un dito in mezzo ad un caos pieno di euforia. Non so se sono più felice perché mi ha fatto questa sorpresa oppure perché è felice per me ed ha capito. Perché è ovvio che abbia capito. 
Ora sono ubriaco anche se lo champagne di prima me l’hanno fatto assaggiare poco perché me l’hanno buttato tutto addosso. 
- Mi aspettavi in bagno? Potevi scrivermi! - rispondo cercando di girarmi per abbracciarlo e dirgli un sacco di cose romantiche che poi forse in bagno non sono l’ideale da dire. 
Lui me lo impedisce perché mi abbassa la tuta frettoloso e vedo che la sua è già appesa alla vita. Ok mi aspettava per un’altra cosa. 
- Conosco bene i tuoi tempi e so che prima della press e dopo la pioggia di champagne vai in questo bagno, però pensavo ci venissi prima! - Risponde sempre di fretta mentre la bocca si chiude sul mio collo che sa di alcool. Piego la testa e capisco che è qua solo per una pace veloce, quella seria e romantica la faremo dopo con più tempo. 
E va bene, e sia per la pace veloce. 
Seb mi alza la maglia aderente che ho sotto la tuta e mi piega in avanti, io mi appoggio sul lavandino e chiudo gli occhi inarcando la schiena, piego le ginocchia e mi spingo coi glutei verso di lui che mi abbassa la parte inferiore dei boxer sportivi. Lui fa altrettanto mentre lo vedo prendere un po’ di sapone ed usarlo come lubrificante. Sorrido. 
Così è più veloce e più piacevole. Sogghigno. La sua lingua percorre la mia schiena sui miei tatuaggi e sussurra febbrile: 
- Sono fiero di te. - Poche parole, quattro sono sufficienti per lui per far pace e mettere tutto a posto. E poi una spinta.
Una bella vigorosa. 
Lui che mi prende per i fianchi e che in un unico movimento mi è dentro. Lo sento duro, era pronto per me.
Improvvisamente lo immagino mentre si masturba in bagno pensando a me e a quando mi riavrà. 
Non so bene chi è il regalo di chi. Lui dovrebbe essere il mio per la vittoria mentre io sono il suo di consolazione perché ha perso in casa, ma va bene tutto alla fine.
Va bene tutto perché lui mi tiene per i fianchi, mi è dentro e spinge facendomi suo. Mi penetra con decisione e forza aumentando velocità ed intensità e tutto sale, specie la mia erezione che decido di soddisfare con la mano in una perfetta concomitanza con lui che mi sta dentro e mi fa vedere tutto il firmamento in questa che è solo una scopata, ma che scopata.
Quando veniamo è quasi insieme e mi appoggio a lui che mi sostiene mentre affonda e si svuota dentro di me, io nel lavandino davanti, i visi abbandonati al piacere più intenso. Ci guardiamo vagamente attraverso lo specchio mentre ci perdiamo in noi, lui con le mani sul mio petto, una risale sul mio viso che gli piace, so che gli piace quando mi perdo nel piacere. Le dita sfiorano la mia bocca schiusa, si infila dentro e lo lecco, mi gira verso la sua aperta. Anche lui immerso nello stesso piacere, il viso abbandonato all’orgasmo che fissa nella memoria con le labbra che si sfiorano e si intrecciano e poi le lingue si trovano e non si lasciano. 
Io e lui di nuovo insieme come si deve, Nico finalmente sepolto e noi felici nonostante tutto.”

/Seb/

“Dopo gli orgasmi esco e lui si gira docile fra le mie braccia, lo avvolgo e lo tengo stretto per la vita, le sue sul mio collo, la sua bocca ancora sulla mia ed un sorriso beato e felice, come il mio. 
Ho avuto una gara assolutamente di merda dove invece era tassativo vincere e stanno venendo fuori i mille punti deboli di questo gruppo e vedo una voragine aprirsi sotto i miei piedi per quanto riguarda la F1. E penso di aver bisogno come non mai di Michael, ora, ma devo cavarmela da solo e farcela in qualche modo. 
Però sono qua e sto di nuovo bene e solo grazie a lui. A lui che ha fatto pace coi suoi demoni, che li ha debellati e che ha dimostrato che io sono più importante di qualunque fobia. 
- Ho parlato con Nico ieri, per questo oggi non volevo, non davanti a tutti. - Dice quindi piano sempre guardandomi con un’aria beata. La notizia mi sorprende, anche se avevo capito che c’era qualcosa dietro. 
- E gli hai detto che se ne deve andare a fanculo? - dico diretto. Lui ridacchia e scuote la testa. 
- Gli ho chiesto se si è pentito di qualcosa. Lui ha detto di no, ma ha ammesso di aver sbagliato. - Inarco le sopracciglia. Si sta sforzando di essere sintetico ma so che non ci riuscirà. 
- Davvero? Parliamo di Nico? - Annuisce sorridendo divertito e continua stringendomi come faccio io. 
- Ho parlato prevalentemente io e gli ho detto che ho sbagliato a gestirlo e a fargli fare tutto quello che voleva, che se fossi ora lo saprei gestire bene. Ma ho aggiunto che ora sono una persona forte grazie alla sofferenza che mi ha arrecato e grazie a te e a quel che hai fatto per me, a come la nostra storia mi ha fatto crescere. E quindi non sarei chi sono oggi senza tutto quel che ho vissuto con lui e poi con te. Quindi gli ho detto che non sarebbe mai potuta funzionare, che era destino andasse così. - Ecco ora riconosco il mio Lewis. Logorroico e romantico. 
Sorrido compiaciuto di tutto, di lui che è sempre lui e di cosa gli ha detto. 
- Certo che non era destino con lui, perché lo era con me! - Semplifico quindi. Lewis ride e amo come si illumina il suo sorriso, appoggia dolcemente la testa sul mio petto, la fronte nell’incavo del mio collo, le tute appese alle cosce, noi appoggiati ai lavandini, i bagni chiusi a chiave, sequestrati da noi e sicuramente lui che sta facendo ritardo alla press. 
- Stavo andando via e si è messo a piangere, mi ha fermato e mi ha detto che ha capito tardi ciò che aveva perso e che sperava di recuperare, voleva vedere se c’era ancora quel ragazzo fragile dipendente da lui e se io e te eravamo davvero felici. Ha detto che vede che non sono più quel ragazzo ed io gli ho detto che sono davvero convinto che io e te staremo insieme per sempre, tale è il mio amore ora come ora per te. - Lo guardo riflesso allo specchio, il suo viso abbandonato, io che lo stringo cullandolo dolcemente. L’emozione sale altissima, gli occhi si riempiono di lacrime mentre sorrido alle sue dichiarazioni indirette che hanno il potere di farmi superare il principio di un enorme momento di merda che mi divorerà da qui a fine stagione, perché io me lo sento che sarà così come l’anno scorso. Lo so. 
Ma non importa finché ho lui, il suo amore così assoluto e il nostro saper crescere insieme e diventare forti insieme. 
- Ha detto che sei fortunato ed io ho risposto che lo sono io. - silenzio. Rabbrividisco. 
- Nico ha ragione, sono io ad essere fortunato. - Lo vedo sorridere. 
- Era l’odio, il risentimento, il rimpianto, il dubbio. Quel... quell’ombra fra noi che derivava da Nico. Ho permesso che il mio amore si trasformasse in odio, ho permesso che tutto degenerasse, la mia debolezza ha rovinato qualcosa di bello. Mi sono preso le mie colpe, ma sai cosa... sai cosa dovevo fare? Cosa mi ha salvato da questa ombra? - amo che parli sempre tanto e di solito nei momenti meno adatti. Mi immagino fuori tutti a cercarlo. - Nico piangeva pentito e con dei rimpianti perché mi voleva di nuovo. L’ho visto umano. Il vederlo umano ha annullato il mio odio ed ora sto bene. Nessuna ombra, ora, mi ferma. Hai visto che è andata davvero così? - Chiede sollevando la testa per guardarmi ansioso di vedere la mia reazione. 
Io sorrido dolcemente e gli prendo il viso fra le mani. 
- Avevo capito tutto anche senza questo infinito discorso quando dovresti correre alla press, ma è bello sentirtelo dire. - Dico sdrammatizzando. Lui ride e poi aggiungo serio. - È l’odio che impedisce di andare avanti. Sono contento che hai esorcizzato il tuo demone. - E mentre ci penso, mi viene in mente il mio, di demone. 
Quello che mi resta e che forse mi resterà per sempre. 
Non sono mai riuscito ad andare a trovare Michael da quando ha avuto l’incidente. 
Tocco il sedere a Lewis per poi aiutarlo a vestirsi, lo spingo fuori e rimango un momento chiuso qua dentro per aspettare ed evitare che qualcuno ci veda uscire insieme dal bagno.
Non ho mai voluto andare da Michael perché ho il ricordo di lui pilota, la mia guida, il mio Dio. Non voglio seppellire quel Michael e lasciare spazio ad un altro, un uomo fragile che forse non si ricorderà mai di me e non capirà quanto significava e quanto ha inciso ogni cosa che lui ha fatto in vita, dalle vittorie alle cadute. 
C’è chi crede in Dio, come Lewis, e chi crede in un idolo, come me. Ognuno ha le sue religioni. Le sue fedi. 
Michael è la mia.
È come se Lewis avesse una crisi di fede nei confronti di Dio e dubitasse. 
Io non è che dubito di Michael, ma non c’è più. Era il mio sostegno spirituale e non è più come era. 
Come vai avanti senza Dio, senza quel sostegno? 
Lo fai, ma è diverso, a volte sei perso, a volte ti abbatti, a volte cammini alla cieca e non sai come va e se va male non sai come rimediare, come rialzarti. 
La forza ce l’hai e alla fine la trovi, però non è facile e non sempre ti rialzi bene. 
Michael è una persona, ma l’ho sempre visto come quel dio con una soluzione in mano e la capacità di aiutarmi quando non sapevo come fare. Da quando non c’è cammino da solo e a volte va bene, altre male. Mi rialzo e vado avanti ma mi rendo conto che è diverso da prima. 
Quando vuoi bene ad una persona a prescindere da tutto e poi quella manca è brutto ma te ne fai una ragione. Quando invece cambia indelebilmente è diverso. È un casino.
So di aver sbagliato a non essere mai più andato a vederlo e sono in contatto con Mick, ogni tanto lo chiamo e se ci incrociamo agli eventi ci parlo e ci scherzo insieme e vedo come va, gli chiedo di Michael, mi dice che a volte non fa progressi altre ne fa e mi invita a venire a vederlo, ma mi sento male all’idea. C’è sempre questo blocco ed è il blocco che aveva Lewis su Nico, ma se lui l’ha superato, anche io devo.
Non so come, ma devo riuscirci.
Devo accettare che Michael non sarà più il mio dio ma una persona normale con dei problemi, diverso per sempre da chi era prima. 
Ma più che accettare credo che devo andare a conoscere il nuovo Michael. 
Il Michael pilota ha dato tanto al mondo, ora il Michael umano ha bisogno di aiuto, ma penso che possa dare lo stesso tanto se glielo permettiamo. 
Mi strofino il viso pensandoci e poi esco sospirando. 
Non è facile, non lo è per niente, ma voglio riuscirci. Devo. 

Nel resto della stagione tanto Lewis splende tanto io faccio schifo. In F1 le cose non vanno bene, vanno sempre peggio e se non ci pensa la mia squadra a fare scelte di merda o la macchina a fare schifo, ci penso io a fare cagate perché poi va detto. 
Da un lato vedo Lewis correre sempre alla grande ed è vero che loro usano strategie migliori e meglio, compreso Val, però è anche vero che lui corre divinamente. È concentrato e perfetto, dannazione. 
Dall’altro ho questo abisso fra noi e loro e penso che forse io dovrei fare meglio, dovrei crederci, dovrei aiutare di più.
Perché quando Lewis arriva in camera nostra e mi dice che almeno dovrei crederci di più così da correre con più convinzione, capisco che ha ragione. 
Anche se non glielo dico. 
- Che dici? Non capisco di cosa parli. - Faccio finta di non capire mentre mi spoglio e lui scuote la testa. 
- Non provarci, sai. Non provarci proprio. - Fa lui deciso infilandosi nudo nel letto dove io mi faccio attendere. 
Lo guardo in piedi alzando le spalle. 
- Ma cosa? - 
- Tu ti sei arreso in Italia. - Mi fa deciso e secco. - Tu hai deciso che anche quest’anno non avreste vinto e a prescindere da chi ha le colpe per i vostri problemi e cosa è successo in una o nell’altra gara, tu ti sei arreso da Monza. E la cosa non è da te. Non è dal Sebastian pilota che ha vinto quattro mondiali contro ogni pronostico. - 
Lewis è molto deciso mentre lo dice anche se è forte del fatto che sta vincendo il mondiale. Alzo le spalle come per semplificare una cosa complicata e mi unisco a lui nel letto tirando su le lenzuola, mi metto sul fianco rivolto verso di lui e lo guardo con un sorrisino poco convinto. 
- Quel Sebastian ha bisogno di un gruppo unito che sappia fare le strategie e che dia una macchina forte, per tornare a crederci. - Sospira e scuote la testa mettendosi anche lui sul fianco verso di me, è tutto un nervo. 
- Questa è una scusa, io non dico che non avete problemi al di là di te, io dico che il tuo atteggiamento è sbagliato! - così lascio scivolare la maschera che a volte cerco di indossare, ma non tiene molto perché lui sa chi sono e onestamente non mi piace nemmeno nasconderglielo. 
- Lewis, sono stanco di questo. - Sbotto poi mettendomi sulla schiena e smettendo di guardarlo in attesa di una scopata liberatoria. - posso crederci quanto voglio ma questo non cambierà la realtà. Ovvero che ci mancano troppe cose rispetto a voi Mercedes per fare questo miracolo. Per farcela dovremmo avere un gruppo unito, gente che sa il fatto suo, azzeccare tutte le strategie ed usarle bene e soprattutto avere una macchina sempre perfetta. - mi giro dall’altra parte dandogli la schiena per chiudere questo discorso che mi innervosisce - E questo non l’abbiamo, perciò è inutile che io ci creda, che sia ottimista e che sia convinto! Sono convinto di una sola cosa, che anche quest’anno non vinceremo noi! - 
Dopo di questo Lewis lascia un po’ di silenzio, non mi tocca, lo sento respirare calmo e mentre aspetto un contatto che mi scaldi, mi aggrotto in attesa. Non lasciarmi solo ora.
Mentre lo penso le sue dita sfiorano la mia spalla e sentendo che al contatto mi rilasso, mi tocca con tutta la mano e aderisce al mio corpo da dietro nella stessa posizione, raccogliendomi come un cucchiaio.
Guardo la mano scura infilarsi sotto il braccio, spunta sul mio petto e poi va alla ricerca della mia mano bianca, intrecciamo le dita ed io lo accolgo a me con un bisogno estremo. 
Quest’anno sta diventando la mia unica forza in questo calvario di F1 che mi sta logorando sempre più.
- Sai, sto arrivando al punto da sperare che tu vinca presto il mondiale così tutto questo finisce. - Lo dico. Dico proprio tutto, mostro ogni cosa. Lui mi bacia la spalla ed il collo e poi arriva all’orecchio dove le sue labbra morbide sussurrano dolcemente. 
- Invece dovrai dimostrare ancora di meritare questa macchina a cui tu tieni. Devi dimostrare che ci tieni davvero, quanto ci tieni. Devi far capire a tutti quanto è immenso il tuo amore per la rossa, Seb. Perché questa è solo una stagione, ma non finisce il mondo a dicembre. E tu non smetterai di correre. E sarai ancora il pilota della Ferrari l’anno prossimo. Oppure vuoi arrenderti ed andare in un altro team più facile dove ti limiterai a concludere le gare senza arte né parte, senza scopi se non correre nei circuiti? - Quando lo dice con provocazione, mi giro verso di lui, ma Lewis mi tiene stretto contro il suo petto e non mi permette di respingerlo e separarmi, così lo guardo come posso, lo vedo di poco ma lui sta lì e aspetta la mia reazione e rincara la dose: - La ami Seby? Ami la Ferrari? - 
- Certo che la amo! - 
- Ah perché ora come ora non sembra. - Silenzio, mi mordo la bocca. - Ti dico cosa sembra da fuori ora come ora. Sembra che non ti piaccia, che sia un peso, che ti esasperi, sembra che tu te ne voglia andare e che non ne possa più! - 
- Sembra questo? - Annuisce. La voce si incrina mentre un tripudio di emozioni si scatenano ora così ed io non so cosa pensare, cosa dire. 
- Forse quest’anno non puoi più correre per vincere un titolo, ma puoi correre per mettere in chiaro cosa provi per quella macchina, per dimostrare che sei il solo pilota su questo pianeta che MERITA di mettere il suo culo su quel catorcio! - Faccio un sorrisino mentre una lacrima brilla sentendo il suo discorso pieno di passione e sentimento, così gli bacio la mano allacciata alla mia e a questo punto mi permette di girarmi fra le sue braccia e di averlo davanti.
Intrecciamo le gambe e ci mettiamo a specchio sul fianco, gli carezzo la guancia e mi avvicino alle sue labbra che fra poco mi daranno pace e piacere. 
- Se ti stufi di fare il pilota puoi andare a fare il motivatore perché sei eccezionale in questo. - Scherzo un po’, lui ridacchia e poi la dico seria: - Hai ragione, ho rinunciato nel momento in cui ho capito che sarebbe finita, perché io conosco la situazione là dentro e sapevo che stavamo camminando su un filo sottile senza rete e protezioni sotto e che ci stavamo sopra per miracolo, ma che quando si cadeva non si poteva risalire. Io lo sapevo. Però è vero che amo questa macchina e sai perché e quanto la amo. E un giorno realizzerò questo sogno. - 
- Ma devi convincere tutti che sei l’unico a poterlo realizzare, che comunque vadano le cose devono e possono puntare solo su di te. - Insiste lui. Annuisco. 
- Hai ragione. Sai, a volte ti infili in una galleria e ti dimentichi di accendere i fari e non vedi bene. Per fortuna che poi arrivi tu ad accenderli. - Prima era Michael ad accenderli. Stringo le labbra e poi lui mi dà pace baciandomi. Di Michael parleremo alla fine, se sarò riuscito a dimostrare che merito questa macchina perché la amo e la amo davvero. 
Adesso è ora di rilassarsi e di farsi curare dalla persona che amo.”