*Ecco
un altro capitolo. Sono ancora a casa di Lewis per la famosa pizza che
è ora di stendere. Ora forse non tutti lo sanno ma io sono bravissima a
fare la pizza fatta a mano e quindi sapevo cosa scrivevo, ho riso molto
mentre producevo questo capitolo. E poi dopo cena è ora di guardarsi un
bel film... il preferito di Seb è davvero quello inserito qua. Seb è in
fissa con Lewis e con lo sperimentare certe cose, Lewis invece è
convinto di dover resistere. Penso che nel finale mi odierete. Buona
lettura. Baci Akane*
17. FINCHÈ LA RISPOSTA RESTA QUELLA
/Lew/
“Il momento di tirare la pizza è pirotecnico come l’impastarla.
La pasta è lievitata in modo meraviglioso e sono così fieri che inizio a fare foto.
Seb mette un po’ di olio nella teglia nera da forno e ci versiamo la pasta intera, poi la guardiamo e ci guardiamo a vicenda.
- Ok, dai! - Diciamo
insieme indicando la pasta. Insieme ridiamo ed insieme riprendiamo: -
No fallo tu! - E così continuiamo a ridere e alla fine mi gratto la
nuca titubante e mi accosto.
Sapevo che finivo per cedere. Ho la spina dorsale di un invertebrato!
- Suggerimenti? - Chiedo di nuovo, lui si mette a fianco e alza le spalle.
- Immagino che devi... sai... tirarla... - Dice convinto che sia un suggerimento utile. Lo guardo seccato.
- MA DAI! IO PENSAVO DI LANCIARLA SUL MURO! - Rispondo seccato ed acido e lui si stringe nelle spalle.
- E che ne so! Io so
fare la forma dei brezel non la pizza! - Ribatte polemico sulla
difensiva. Io sospiro insofferente, alzo gli occhi al cielo ed
annuisco.
- Sei utile come un
calcio in culo! - Con questo ci metto le mani sopra e lì ci rimangono.
- Si appiccicano, come diavolo la tiro? -
Le tolgo subito e la guardo come se fosse una nemica.
- Col mattarello? - Propone Seb, io lo guardo come se fosse un’idea sensata, poi però mi spengo.
- Non ce l’ho. - Seb si aggrotta.
- Eddai Lew! -
- Eddai tu! andiamo, ci sarà scritto come tirarla? -
- Nei film la prendono e la fanno girare sul dito! -
- Eh, fallo! - La
nostra conversazione diventa di secondo in secondo sempre più inutile e
scema, tanto che poi gli pesto un piede ma sono scalzo e non gli faccio
niente.
- Smettila di fare lo scemo e concentrati! Come si tira la pizza? -
- Ma non hai nessuno da chiamare? - Fa lui.
- Chiama tua nonna! - Esclamo io illuminandomi.
- Facciamo una seduta spiritica? - La sua risposta demente è pure seria, ma capisco l’ovvio.
- È morta, mi dispiace. -
Seb sospira e cerca di
trovare una soluzione, così mi spinge via col fianco e si piazza
davanti, il broncio e fissa la pasta raggruppata sulla teglia come se
fosse la nemica. Ci riflette per un po’ e sto per chiamare il numero
della pizza al taglio quando lo vedo bagnarsi le mani nell’olio, se lo
spalma e spalanco gli occhi convinto che ora me lo spalmerà addosso per
vendicarsi di chissà cosa, ma invece di rincorrermi inizia a
schiacciare le mani sulla pasta e come per magia...
- ODDIO NON SI ATTACCA! - Esclamo emozionato e saltellandogli intorno.
- Smettila mi distrai!
- È molto concentrato ed alla fine devo dire che dopo un po’ la forma è
proprio quella che dovrebbe avere una pizza, prima sembrava una
pagnotta informe di pane.
- Sei bravissimo Seb, un uomo da sposare! -
- Tu in compenso sei
inutile in cucina! Hai una cucina spaziale che non userai mai! - In
effetti non so cucinare, quando dico di saperlo fare sono ottimista, ma
mi pare evidente che non ci proverò molto...
Non mi offendo perché ha ragione.
- Ho altre doti! - Rispondo in mia difesa e lui malizioso alza un sopracciglio.
- Una l’ho vista! - E so a cosa si riferisce. Avvampo ed ogni volta che succede spero sempre che non si veda. Povero illuso.
- Fai bene gli
angoli... - Indico gli angoli che tendono ad arrotondarsi, lui ci
prova. E ci riprova. E ci riprova. E sta tipo venti minuti solo per
lavorare gli angoli che comunque si ritirano sempre.
Alla fine gli propongo che vanno bene anche tondi, ma lui mi fissa male come se avessi bestemmiato:
- O si fanno bene o non si fanno le cose! - Ovviamente, che poteva rispondere?
Perfezionista del cazzo!
Così mi siedo ed
incrocio le braccia in attesa, lui ci riprova per un sacco, poi lo vedo
illuminarsi, prende un po’ di carta scottex e toglie l’olio da lì e
finalmente con meno di quello la pasta rimane e ha ragione dei famosi
angoli!
Vittorioso come un bambino solleva i pugni al cielo e così salto in piedi.
- Era ora! Mangeremo
alle dieci per colpa dei tuoi cavolo di angoli! - Replico scocciato
senza dargli soddisfazioni che pare lui voglia avere. Mi fissa male ed
io lo ignoro. - Sì bravo ora lavati le mani e aiutami a condire. -
Ordino sbrigativo.
- Tutto io devo fare? Non ero l’ospite? -
- Hai perso il diritto
di essere ospite dopo che ti sei auto invitato a dormire. - Gli faccio
notare acido e così si lava le mani mentre inizio a versare la salsa e
a spalmarla con un cucchiaio.
- Era la cosa più sensata da fare, tre ore di strada è assurdo! - Riprende. È infinito, non può darmi l’ultima parola.
- Potevi chiedere, mica ti dicevo di no! - Non che io poi sia diverso.
Seb mi aiuta a condire,
poi ognuno fa la propria metà e lavoriamo gomito a gomito mentre cerca
di farmi il lavaggio del cervello:
- Dovresti venire
vicino a me, essere in Svizzera ma così lontani è uno spreco! Insomma,
perché non vieni a Zug? O Zurigo anche, sono vicinissime! - Sbuffo
perché tutto il tempo praticamente mi convince di questo e so che un
giorno non troppo lontano finirò davvero per andare a Zurigo vicino a
lui e so che questo non saprò spiegarlo a Nico. Ma confiderò sul fatto
che Nico non ha la minima idea di dove viva Seb, conoscendolo di chi
non gli interessa non sa nulla e di Seb decisamente non gli interessa.
La pizza la mettiamo in forno preriscaldato alla gradazione indicata dal libro, poi ripuliamo tutto e apparecchiamo.
Seb propone il divano,
una birra ed un film, ma io che almeno questo lo voglio fare come si
deve, tiro fuori il servizio bello, la tovaglia bella e tutte le cose
fighe.
E pure uno champagne, visto che non ne abbiamo abbastanza in pista.
- Ora che ci penso tu
non hai mai provato lo Champagne, giusto? - Non per infierire e
sottolineare che non ha mai vinto un GP, però è così.
Lui non sembra prendersela ed annuisce sedendosi mentre questo lo lascia fare a modo mio.
- Non serviva tutto questo... - Sorrido imbarazzato.
- Non lo userei mai e
mi piace! Ho comprato ogni cosa andando a vivere da solo. È la prima
volta che faccio qualcosa da solo, ho fatto tutto da solo... ho cercato
quelli che erano i miei gusti! -
Seb osserva il servizio elegante, quasi romantico in un certo senso.
- Lo abbino bene a te.
Ma non da tutti i giorni. Io ti immagino con uno stile un po’ più pazzo
e vitale, non so se mi spiego. Sai cose bizzarre, colorate. Anche
accostamenti assurdi ma che poi hanno anche un certo senso. Che non
sono proprio brutti! -
La sua spiegazione mi
lascia senza parole e apro gli armadi dei servizi da tutti i giorni
dove piatti e bicchieri colorati e con forme strane fanno sfoggio, così
lui ride e li indica.
- Proprio una cosa così! -
Finiamo per ridere
insieme, per scoprire quanto sia bravo ad inquadrarmi. E mi chiedo
quante altre cose ha capito di me. Meglio non chiedere.
- Te invece ti vedo con
cose semplici e sobrie. Molto sobrie. - Esclamo anche se nei circuiti
sembra un pazzo senza controllo. Siamo entrambi molto più di quel che
diamo a vedere, non penso che siano pose finte, è che ci poniamo come
ci viene. Il circuito gli tira fuori quell’entusiasmo vitale che nel
quotidiano non ha. Forse perché preferisce il circuito alla sua vita
normale.
Verso lo champagne nei
calici mentre metto delle olive verdi nelle ciotole a tavola insieme a
qualche altro sottaceto che sta bene col sapore dello champagne.
Poi gli porgo il suo calice, lui fa un sorrisino un po’ strano, si alza in piedi e si avvicina.
Si avvicina a me, con
due dita prende lo stelo del calice come faccio io, lo solleva fra di
noi ed aspetta osservandomi dritto negli occhi.
La scena è particolare,
in una cucina candida su uno sfondo serale, luci artificiali intense,
il calore dal forno, l’odore che inizia a sentirsi. Io e lui vestiti
con delle mie tute colorate, i capelli suoi meravigliosamente
scombinati e questi occhi. Questi occhi di mare, così penetranti,
maliziosi ed accattivanti che mi arrivano fino dentro.
Tintinniamo i calici.
- A noi. - Dice poi deciso. - Che questo rapporto sia tanto strano quanto lungo! - Che brindisi sarebbe?
Non lo commento, annuisco.
- A noi. - E penso a
Nico in questo momento. Al fatto che non gli racconterò mai di noi
perché non saprei cosa dirgli, non saprei rendere questa cosa senza
ingelosirlo.
Questi giorni mi aiuteranno a capire una cosa che mi tormentava da quando l’ho incontrato.
Avevo un sacco di dubbi
su di noi e su cosa volessi, ma sto capendo che in realtà voglio questo
rapporto, ma non lo voglio portare oltre a quello che abbiamo perché
capisco che non ne vale la pena. Ma se non avessi provato tutto questo,
approfondito e conosciuto meglio, non avrei mai capito e sarei rimasto
nel limbo.
Io e Nico abbiamo una
cosa bellissima e non vale la pena distruggerla per uno che oggi è così
e vuole questo da me ma non ha nemmeno la minima idea del perché e di
cosa vorrà e farà domani.
Io non vivo alla giornata come lui.
Voglio Seb nella mia vita perché sento che mi farà un sacco bene e mi piace, ma non come amante o compagno.
Perché non fa per me.
Sarà il mio amico speciale, ma non di più.
Io brindo a questo.”
/Seb/
“La pizza alla
fine è buonissima e non l’avrei mai detto, quando lo dico meravigliato
al primo morso lui mi fulmina seccato e si vede che pensa ‘come osavi
pensare il contrario?’ E scoppio a ridere.
È così adorabilmente permaloso!
Ce la facciamo fuori tutta da soli e se c’era ancora avrei mangiato ancora.
- Beh quando hai tirato
fuori il libro di ricette ho capito che non hai alba di come si sta in
una cucina! - Arriccia il naso seccato.
- Ma me la sono cavato! - Esclama.
- TU?! IO VORRAI DIRE!
Guarda che se non era per me altro che pizza... forse un’insalata!
Forse! - Lo faccio apposta anche se è vero che lui e la cucina no, mi
pare di capire.
- Beh non mi piace è vero, però ce l’abbiamo fatta no? -
- Sarebbe carino che mi facessi un complimento! -
- E tu invece? -
- Tu sei carino, non
hai bisogno di complimenti! - Con questo lo spiazzo, lo faccio di nuovo
apposta. Adoro quando si indispettisce e poi si imbarazza. Gonfia le
guance e poi si sgonfia subito diventando di tanti colori diversi
rispetto al suo delizioso cioccolato al latte che adoro.
- Sai sempre come
salvarti in corner! - Commenta infilandosi l’ultimo pezzo in bocca. -
Comunque sei bravo con le mani! - Poi spalanca gli occhi alla mia
faccia maliziosa ed incredula insieme e realizza che cosa ha detto. -
Ovviamente non intendevo quello che tu maniaco hai capito! - Risponde
con la bocca piena, a momenti soffoca.
- Vuoi dire che non
sono bravo con le mani in quel senso? - E con ‘quel senso’ inizio a
strisciare sulla sua coscia verso l’inguine, Lew scatta in piedi come
una molla continuando a masticare, forse a momenti muore ma io rido e
gli do un po’ di tregua sparecchiando al suo posto.
- Sei troppo
divertente, te lo voglio dire! - Commento mentre sistemo con lui che
ancora mastica sempre in piedi, non si sa mai.
- Tu sei troppo scemo, te lo voglio dire anche io! -
- Questo sarebbe il
complimento? - Lo stuzzicherei fino all’infinito e alla fine sempre
così, stuzzicandoci, andiamo sul divano.
Quando parliamo di cosa fare, io tiro fuori dallo zaino un film.
- Mi sono permesso di
portare il mio preferito. Cioè so che non è leggero e magari l’hai
visto, ma sapendo che pensavi che sloggiassi subito magari non avevi
programmato un dopo cena. Questo è il migliore che abbia mai visto. -
Quando gli mostro il film de La vita è bella, il mio preferito di
sempre, lui mi guarda inarcando le sopracciglia.
- Sei matto? Io non guardo film sulla seconda guerra mondiale! - Lo conosce, beh chi non lo conosce?
- Dai, questo non te lo puoi perdere! -
- Lo conosco, cioè non
l’ho mai voluto vedere, ma so di cosa parla e proprio per questo non
voglio! - Sospiro e mi alzo andando al suo lettore DVD come se avesse
detto sì. - Seb ti prego, perché devi torturarmi? Io non posso... - mi
volto puntandolo col dito.
- Innanzitutto se una
cosa è bella, è bella e va vista. Punto. - Fa il broncio come un
bambino. - E poi piangerai, e allora? - Lewis sta per ribattere
polemico ma lo precedo con un altro passo avanti e le mani ai fianchi.
- Ti ricordo che questa serata è nata per ringraziarmi della gentilezza
che ho dimostrato nei tuoi confronti sopportando le tue lagne su Nico.
Che fra l’altro non hai ancora lasciato per cui mi devi molto più di
una semplice pizza. - Il ragionamento non lo capisce infatti piega la
testa di lato e mi fissa come se fossi scemo, io sono bravo con le
parole e me lo rigiro. - Per cui si è deciso che si faceva tutto quello
che preferisco. Abbiamo mangiato la pizza, che è il mio cibo preferito,
fatto un giro in moto, che è una delle cose che adoro, abbiamo cantato
una delle mie canzoni preferite, ed ora guarderemo il mio film
preferito. -
Non credo di convincerlo molto. Quando smetto di blaterare Lewis sempre da seduto alza il dito e risponde punto per punto:
- La pizza era la sola
cosa che ti avevo promesso come ringraziamento e poi la tua missione
non dovrebbe essere quella di farmi lasciare Nico. - Non dovrebbe ma lo
è. - Comunque non era pattuito che dovessimo fare tutte le cose che
preferisci e ritieniti fortunato che ne abbiamo fatte così tante!
Oltretutto ‘abbiamo’ cantato è fuori luogo visto che ho cantato io. -
Contraggo la mascella e puntello il piede in modo da cercare delle risposte con cui vincere il dibattito.
Mi mordo la bocca e poi tiro fuori l’asso nella manica.
Abbasso lo sguardo e sospiro imbarazzato.
- Volevo che fosse una serata indimenticabile. Questo film lo è. - Punto.
Dopo cinque secondi Lewis sospira e fa pat pat sul divano accanto a sé.
- Dai vieni e prendi il
telecomando! Spegni anche la luce! - E così, vittorioso, saltello
buttandomi sul divano accanto a lui, lo investo e lui si lamenta
sgomitandomi per rimettermi al mio posto.
Io però tiro su i piedi
e mi metto comodo accanto a lui appoggiando la testa sulla sua spalla,
Lewis mi fissa senza capire perché devo essere così invadente, ma non
sarei io se non facessi così. O meglio con lui lo voglio essere.
Il film ovviamente è un
pugno allo stomaco, ma lo conosco bene. Lo vediamo coi sottotitoli in
inglese e per la fine mi stringe il braccio, anzi è avvinghiato al mio
braccio come se non ci fosse un domani.
Piange a dirotto ed il
film finisce e rimane tutto così, silenzioso e nero e nessuno si muove
per accendere la luce e tornare alla realtà, al presente.
Forse non ho realizzato
quanto poteva essere traumatico per lui un film sulla seconda guerra
mondiale, l’ho scelto perché volevo che questa serata fosse ricordata
per sempre, però sono stato superficiale ed egoista e solo mentre lo
sento aggrappato al mio braccio a piangere, lo capisco.
Con la mano gli carezzo
la testa e non dico niente. Non dico niente per un sacco fino a che lo
sento calmarsi, rimane così contro di me ed io lo carezzo ancora.
- Scusami, non
immaginavo che ti sconvolgesse tanto. - Potrebbe ribattere che me
l’aveva cercato di dire, però non risponde, così gli prendo il mento e
gli sollevo il viso.
Nell’ombra di questo salone buio ci vediamo appena, la televisione rimanda un alone che ci permette di intravederci.
I nostri visi sono molto vicini e così è tutto pesante. È tutto così sacro. È tutto così serio, ora.
- Dovevo portare
Brockback Mountain, lo sapevo! - Era l’altra scelta non perché fosse il
mio preferito ma perché volevo vedere cosa succedeva nel vederlo con
lui.
Lewis scoppia a ridere
alla mia uscita demente e così finalmente tutto torna ad alleggerirsi.
Gli asciugo la guancia con il pollice e poi la risata che allenta la
tensione diventa meno allegra e più triste.
Vedo i suoi occhioni enormi pieni di lacrime, così belli.
Avvicino il viso al suo di nuovo e lui all’ultimo abbassa il capo consegnando sulle mie labbra la sua fronte.
Non vuole cedere, non cederà.
Dovrei smettere di
provare, ma sono venuto qua per togliermi uno sfizio che ormai sta
diventando un pensiero costante, per vedere se buttandomi in questo
senso la smetto di pensare solo a questo.
Però non sembra capace di fare qualcosa di meschino ad uno che non è proprio uno stinco di santo.
E penso che questo mi
piaccia ancora di più, così chiudo gli occhi e assaporo le mie labbra
sulla sua fronte e rimango così. A ricordare questo istante.
- Sai, fa male perché
mi fa ripensare ai soprusi che io e la mia famiglia e chissà quanti
come me abbiamo dovuto superare. Alla fine mi sono rinforzato ed ho
superato tutto, ma mentre li vivevo era atroce. E penso che sarebbe
stato bello viverlo come un gioco, ma la vita non è un gioco e non so
quanto sia meravigliosa per certe persone, in certi momenti. Oggi sono
qua a sentire un sacco di cattiverie sul fatto che sono un pilota di
colore e nonostante questo farò di tutto per vincere quest’anno il
mondiale e penso che sarà incredibile quando ci riuscirò. - Amo quando
si apre, amo quando lo fa. Scivola con la guancia sulla mia spalla e
rimaniamo così a guardare una televisione che si spegne da sola, noi al
buio di questa notte, quest’atmosfera intima e splendida.
La mia mano dalla sua guancia va al suo ginocchio e stringo, lui sussulta e sentiamo lo stesso calore attraversarci.
- È complicato ma non
impossibile. Una volta era peggio, oggi è meglio per certe cose. Non
facile, ma meglio di prima. Bisogna vedere questi piccoli miglioramenti
e sperare nel domani. - Come molte canzoni bellissime cantano. Non sono
una persona notoriamente positiva ed ottimista, però mi dispiace averlo
gettato in questo stato d’animo terribile.
Risalgo con la mano sulla coscia e lui mette la sua sulla mia, mi ferma.
- Vorrei che non
andassimo mai oltre. - Sussurra. E so di cosa parla ora. - Vorrei
continuare ad avere questo meraviglioso rapporto con te perché ne ho
bisogno e mi piace da morire. Questo abbracciarci, questo toccarci,
questo esserci senza andare oltre quel limite. - Mi strofino le labbra.
Se ci fosse la luce accesa, se ci vedessimo non sarebbe la stessa cosa. Non riusciremmo a parlarne.
- Perché? - Stringe le spalle.
- Amo Nico ed anche se tu non lo capisci, è lui che mi ferma tutte le volte con te. - Lui.
LUI.
Stringo la mascella e respiro a fondo mentre il mio odio per lui cresce paurosamente.
- E se lui non ci fosse? - Alza una spalla, stringe la mia mano, io stringo la sua girandola nel suo verso.
- Ma lui c’è. -
- Non è una risposta. -
- È la sola risposta. - Commenta deciso.
- Ma se non ci fosse? - E qua Lewis scatta.
- Perché vuoi farlo,
Seb? Perché? Seriamente! Per metterti alla prova, no? Per vedere com’è
farlo con un ragazzo, perché hai i primi dubbi sulla tua sessualità e
non sai come approfondire. - Alza la testa verso di me e mi guarda,
vedo che è stizzito e combattuto ed offeso, forse. Stringo ancora la
sua mano, lo guardo, mi strofino le labbra. È così difficile ora.
E me ne rendo conto quando cerco una risposta vera, perché non voglio mentirgli guardandolo in questi occhi tanto belli.
- Non lo so. Voglio
solo provare. - E lui con una punta di dolore e delusione, scuote la
testa e torna ad appoggiare la guancia alla mia spalla.
- Finchè la risposta è questa, la mia non cambierà. -
E lo devo accettare, forse.
Ma se accettassi non sarei io.”