*Ecco il nuovo capitolo. Siamo al primo GP vinto da Seb nella sua carriera in F1, e fu Monza, fu prima della prima vittoria di Nico e lui era molto giovane. So bene che Seb non è un tipo da feste e bevute, però è stato giovane come tutti anche lui ed ho pensato che potesse esserci stato un Seb così, che in certi casi si lasciava andare ai divertimenti tipici alzando il gomito, perchè insomma sono cose normali in certe situazioni. Altra cosa che vorrei dire: non so nulla delle questioni private di Nico e Keke, ovvero io ho usato Nico a mio piacimento un po' a seconda di cosa mi ispirava ed un po' per ciò che mi serviva, per cui è probabile che molte cose che lo riguardano e che fa (specie quando sta con Lewis), non sono realistiche ecco, però insomma... è una fic, dai! Per cui... Seb vince il suo primo GP, è giovanissimo e giustamente va a festeggiare, ma visto che è da un po' che soffoca i suoi istinti e le sue voglie, può essere che senza freni inibitori succeda qualcosa. Buona lettura. Baci Akane*

19. IL PRIMO GP VINTO




/Lew/
“Se mi vede Nico mi fa secco, mi ammazza, mi disintegra.
Se mi vede Nico.
Ma non mi vede finchè tengo d’occhio la porta e quella rimane chiusa.
Le sue braccia mi stringono così forte che a momenti soffoco e non so se era questa l’idea del rimaniamo amici, ma lui è qua e piange come un bambino aggrappato al mio collo e non è normale.
Pensavo di dargli un brutto colpo a casa mia con quel rifiuto, invece deve essersi buttato anima e corpo sulla F1 ed ecco i risultati. Avere posizioni e prestazioni ti aiuta ad averne ancora di più, so come funziona.
Più ne fai e più ne faresti.
Ma qua quel che mi colpisce è che ha tenuto duro fino a che non l’ho abbracciato, qua mi ha stretto forte e sollevato e si è messo a piangere.
E lo fa qua, in questo bagno dove siamo soli, dove siamo appoggiati alla porta, dove non ci vede nessuno.
Seb pare aver perfettamente capito il senso di quel che dicevo, ovvero che è un rapporto che coltiveremo fra di noi e non serve che il mondo sappia.
Nico Rosberg in particolare.
E succede così perché effettivamente è in eccellente controllo fuori nel paddock ed in ogni altro ambiente comune, tipo i bar, le mense, gli alberghi...
Nico si è ammorbidito molto anche nei suoi confronti, è meno antipatico e forse si è tranquillizzato. Prima era tanto stronzo con lui perché lo vedeva come una minaccia, è possibile che ci fosse della corrente fra noi di cui non ci accorgevamo.
Adesso non eccediamo se ci incontriamo in posti comuni.
Questo abbraccio arriva a sconvolgerci, ma lui ha vinto il suo primo GP in F1 e come fai a non abbracciarlo se lo fa così?
Piange e gli spettino i capelli sconvolti, sconvolti come piacciono a me.
- Sei stato bravissimo! -
Non riesco a dirgli altro, non so cosa dirgli, so che in questi casi non servono molte parole.
Poi si scioglie da me, mi prende il viso fra le mani e per un momento un lampo nei suoi occhi pazzi di gioia e bellissimi per questi, ancora con le lacrime a sconvolgerlo.
Ora mi bacia, ne sono sicuro. Poi scuoto la testa e mi aggrappo alla prima cosa che mi viene su.
- Devi correre, ti staranno aspettando! Vai vai a fare il primo bagno di champagne! -
Champagne. Entrambi ci ricordiamo di quella sera da me, quella sera che rimarrà per sempre calda nei nostri cuori. E corpi.
Seb pare riprendersi e ricordarsi e sentendosi chiamare fuori dalla porta annuisce e corre fuori, io rimango un attimo qua e sospiro.
Meno male, poteva essere un disastro se mi baciava ora. Non potevo respingerlo e rovinargli la festa, però non volevo succedesse.
Anche se forse sì.
Forse ci ho sperato più che altro.
Vado al lavandino e mi sciacquo la faccia con acqua fredda, poco dopo la porta si riapre e salto spaventato che possa tornare a fare quel che si è pentito di non aver fatto, ma vedo Nico che si passa le mani fra i capelli fluenti e lisci, se li riordina subito e penso a quelli selvaggi di natura di Seb e al consiglio di farseli crescere e lasciare mossi e senza controllo.
Sono uguali in certe cose e opposti in altre e forse voglio che si differenzino il più possibile.
Perché è meglio così.
Quando mi vede si illumina e viene subito a darmi un bacio che accetto mite.
Da quando con Seb abbiamo sistemato e al di fuori del privato non ci dimostriamo particolarmente in rapporti e controlliamo il nostro modo di  guardarci, Nico è molto più sereno in generale e meno nervoso.
Il suo campionato non sta andando gran chè ma non sembra importargliene molto, penso che si limiti a stare lontano da Keke il più possibile e stando con me sta bene.
Se devo essere sincero non ho un solo motivo di cui lamentarmi, penso anche che sia felice del fatto che stando con Nicole è impossibile che qualcuno chiacchieri su di noi.
Chi lo sa, forse è un insieme di cose, ma sono contento di non dovermi lamentare di qualcosa.
Con Seb ho il rapporto che volevo, l’unico che posso avere, con Nico va benissimo e lui è sereno, con Nicole va bene, presenzia, fa quello che ci si aspetta da una fidanzata e nel privato non mi chiede molto.
Forse un giorno dovremo affrontare quel discorso, ma ora come ora tutto mi passa intorno e non me ne frega molto. Per niente.
Usciamo e da uno dei televisori che rimandano la festa del podio vedo Seb felice come un bambino, Nico si ferma e scuote la testa. Ha una punta di amarezza ben visibile, credo sia inevitabile e così mi attacco a lui senza appendermi al suo braccio. Faccio in modo di toccarlo e a lui basta.
- Vedrai che anche tu farai tutto questo. Devi solo avere pazienza. - Lui si riscuote ed alza le spalle e va avanti fingendo che non gliene importi, ma so che non è così e mi dispiace, perché merita una vittoria senza dubbio. Solo per l’umore, solo per crederci ancora.
Esito prima di seguirlo e guardo ancora il viso radioso di Seb mentre si bagna con gli altri colleghi ed esulta come un bambino, le lacrime agli occhi che deve aver versato ancora.
Non so come faccio ad essere così fiero di lui, però è così.

Ok forse parlavo presto.
- Te la potevi risparmiare sai? - Sbotta una volta che la porta della camera si chiude alle nostra spalle, è stato zitto tutto il tempo e mentre lo sento mi chiedo quando io l’abbia potuto valutare di buon umore e sereno.
Forse è diventato solo più bravo a nascondere, forse aspettava una scusa per scatenarsi.
- Cosa? - Chiedo togliendomi la tuta, lui fa altrettanto e mi guarda con quell’aria arcigna che prima non aveva. Prima di vedere Seb in tv esultare per la sua prima vittoria.
Forse non ci pensava, forse non si era nemmeno interessato al vincitore.
E mi chiedo come viva le mie, di vittorie.
A volte me lo chiedo, mentre mi prende con forza. Se lo fa perché è invidioso, perché io ho iniziato a vincere così presto e lui ancora no.
- La tua pietà io non la voglio! - Gli do le spalle e mi sento poco dopo spingere contro la parete. Me l’aspettavo, ho guardato cosa avevo davanti alla mia faccia per prepararmi.
Mi tira i fianchi indietro e mi abbassa il resto della tuta con un movimento brusco.
- Non è pietà... - Cerco di difendermi ma so com’è fatto. Non ci sente. Gli serve solo un capro espiatorio per quando sente questo odio dentro di sé, non è personale, è solo che se non fa così implode e non risale più.
- Ti senti meglio di me che mi dai consigli? Queste maledette frasi di pietà non le voglio, capito? - Ed affonda. Fa male perché lo fa a freddo, ma so che dopo un po’ va meglio.
Stringo gli occhi e dietro le palpebre il viso felice di Seb mi fa stare meglio.
Lui ora sta festeggiando e farà la prima ciocca della sua vita.
Festeggia, Seb.
Te lo meriti.
Nico mi prende con forza e veemenza, e dice cose che il mio cervello non registra, mentre ripenso quella sera a casa mia, alla sua mano sul mio corpo, come sembrava delicato, come sembrava diverso.
Fare sesso con Seb è sicuramente un’altra cosa. Sono certo che sa essere sensuale senza farmi male.
Nico si svuota in me e poi mi abbraccia da dietro, mi sostiene mentre le forze mi vengono a meno. Mi appoggio a lui e continuo a chiudere gli occhi cercando di non piangere.
È solo il suo modo di stare male, non ce l’ha con me. Ce l’ha con suo padre, ma non ha il coraggio di rispondergli mai e sapendo cosa gli dirà quando va a trovarlo, si sfoga prima.
Sentendosi in colpa per questo, poi vivrà meglio gli insulti di suo padre.
- Scusami. - Mormora all’orecchio.
- Non fa niente. -
- A volte va tutto bene e non me ne frega davvero, ma poi non so... è come se qualcosa mi trasformasse in un demonio. Non sei tu, non è colpa tua. - Annuisco e sollevo il braccio, gli carezzo la guancia anche se la mano trema.
- Lo so. Non preoccuparti. Sto bene. - Non è vero, non sto bene, ma so che la colpa di tutto questo è di suo padre. Non ce l’ha con me e quando si riduce a questi livelli mi si stringe il cuore perché non è giusto, non dovrebbe essere così.
- Tu però non darmi più consigli come se fossi il migliore di tutti. Hai vinto dei GP, hai sfiorato il mondiale l’anno scorso, quest’anno forse lo vincerai. Hai solo più fortuna. Metterti in mostra con il tuo ragazzo non è tanto carino. - Annuisco e lo bacio.
- Hai ragione, scusa. Non me ne sono reso conto. Non lo faccio più. - Lui mi carezza, ma sembra un coltello la sua mano.
- Adesso non pensiamoci più. -
Un giorno non riuscirò a non pensarci più.
Non credo.”

/Seb/
“Ok, credo che questa sia ufficialmente una ciocca. Quello che succede alla gente quando festeggiando troppo si finisce ubriachi.
Credo sia proprio questo.
Nella mia vita mi è capitato di alzare un po’ il gomito a volte, ma mi sono sempre fermato, anche perché di natura ho una buona resistenza.
Oggi però è diverso.
Oggi niente freni, niente resistenza.
Oggi solo io e l’alcool, la musica, la festa e questa meravigliosa sensazione di aver vinto il mio primo GP in F1.
È diverso da qualunque altra vittoria, non ci sono paragoni.
La F1 è la competizione massima delle corse, non c’è di più difficile ed oggi in giro per Milano mi ritrovo ad essere un uomo che ha vinto tutto, anche se ho solo vinto una gara.
Una sola.
E forse per quest’anno non ne vincerò altre e chi lo sa se vincerò ancora?
Ma oggi ho vinto e mi sono reso conto che ci sono quelli che corrono per vincere il mondiale e quelli che corrono per correre e basta.
E c’è chi corre per vincere un GP. Uno.
E poi forse vincerò ancora, ma posso godere come un matto di questa vittoria, e me la posso fare come se fosse un mondiale intero.
Mi chiedo se Lewis provi questo tutte le volte che vince.
Mi chiedo se si ubriachi sempre.
Mi chiedo come siano le sue feste post gara.
Mi chiedo tante cose e prima che me ne accorga gli sto scrivendo.
‘Dove sei?’
Lewis ci mette poco a rispondere.
‘Verso casa’
La delusione mi attanaglia e sempre più confuso invece che scrivergli lo chiamo.
Me ne accorgo quando sento la sua vocina all’orecchio.
- Seb?! - Chiama incerto che sia davvero io.
- Ma sei verso casa nel senso che stai andando in aeroporto o sei a casa? - La mia voce biascica e infila qualche parola tedesca, ma credo capisca il tedesco con un fidanzato tedesco.
Che non sono io.
- No sto andando in aeroporto ora. Dovevo andare prima ma ho perso il volo e così prendo quello... - Non lo faccio finire, lo interrompo subito saltando e barcollando contemporaneamente.
- Dai vieni qua! -
- Q-qua dove? -
- Qua! Non so, sono in un locale a Milano... dai... - Silenzio. - So che l’aeroporto è a Milano. Cioè vicino. Comunque è a Milano! Non sei lontano! - Comincio a camminare fuori alla ricerca del nome, in giro passano persone che mi guardano ma sono in borghese e non hanno la minima idea di chi sia io. - È sicuro uno di quei locali da ricconi e di moda... dentro si soffoca... e manchi solo tu... - Cammino a caso e parlo alla deriva.
- Come faccio a mancare solo io se è pieno di gente e si soffoca? - Rido alla sua battuta.
- Perché non me ne frega niente degli altri. - Non so cosa sto dicendo e sicuramente domani dimenticherò tutto.
- Seb, ma stai camminando? - Annuisco poi mi accorgo che non può guardarmi.
- Sto cercando il nome della via. Stai tornando indietro? - 
- Seb non è una buona idea se vengo ora. - trovo finalmente il nome della via e gliela comunico, poi mi giro e torno indietro alla ricerca del locale che individuo grazie al numero considerevole di gente che c’è fuori.
- Perché? Ti aspetto. -
- No perché sei ubriaco come è giusto che tu sia e non sappiamo come può finire. -
- Embè? Non sei ubriaco anche tu, no? - Logica inoppugnabile. Lo sento ridere, che bella la sua risata. Mi fermo e mi siedo sul marciapiede, da dentro la musica forte.
Non è tantissimo il mio genere, ma quando devi festeggiare tutto diventa il tuo genere.
- Perché vuoi che venga? - La sua voce è gentile e bassa, mi fa diventare matto il tono della sua bocca. Chiudo gli occhi e lo immagino davanti a me, il suo sorriso tenero e timido, la sua pelle scura, la sua bocca splendida.
- Voglio baciarti. - Mi sembra che gli avevo promesso che non ci avrei più provato, mi sembra di ricordarlo nella nebbia. - So che non dovrei ma me lo hai chiesto e te lo dico. -
- Per questo non dovrei venire. -
- Sì ma questo è quello che vorrei farti, ma se tu non sei ubriaco non succederà. - Riesco a fare ragionamenti sensati anche da strafatto di chissà quale sostanza alcolica.
- Ti prego... - Riprendo.
- No davvero. - Però sento che vorrebbe eccome.
- Perché? -
- Perché io non avrei la scusa di essere ubriaco. - Silenzio. Mi ripeto la sua frase, apro gli occhi mentre per fortuna il buio della sera non mi traumatizza.
- Significa che vuoi baciarmi anche tu? - Lo sento sorridere.
Lo immagino mentre si imbarazza e si tocca l’orecchio.
- Mi sembrava strano che fossi cambiato così radicalmente nei miei confronti... -
- Che vuoi dire? - Come devia dall’argomento.
- Nel senso che sei passato dal cercare di saltarmi addosso al fare solo l’amico normale troppo drasticamente. Pensavo che non ci saresti riuscito e pensavo che forse non provavi niente di speciale. Invece sei bravo a nascondere! - Ridacchio.
- Se voglio. -
- Sei un bel tipo Sebastian Vettel. - Amo quando mi chiama completo.
- Vieni? -
- No, è meglio di no. Ci vediamo al prossimo GP. - A malincuore.
- Non vieni a trovarmi a casa? -
- Solo quando sarai sobrio! - Però sa che non mi ricorderò niente di questa conversazione. - Entra e torna alla tua festa, goditela fino in fondo. Te la meriti. - Ed ha ragione.
- Sarebbe più bello con te. - E vorrei poter andare io da lui, ma devo rassegnarmi e così quando lo saluto rimango un po’ qua deluso e con l’amaro in bocca. Volevo la sua lingua nella mia bocca, non questo amaro.
Sospiro e pensando a lui mi viene voglia di qualche cocktail alla fragola così sorrido e mi alzo in piedi, barcollo dentro e mi ributto nella mischia, come si dice.
Oggi si vive così, alla giornata, al momento. Oggi non ci sono progetti e divieti. Oggi tutto è concesso.


Il mattino arriva a tuonare con un mal di testa non da poco e quando faticosamente apro gli occhi, lo faccio solo perché penso mi piscerei addosso se non corressi in un bagno.
Ma quando mi sollevo sulle braccia e con mezzo occhio aperto cerco di capire dove sono, la sera prima mi riporta il buio più completo.
In altre parole non ricordo dove sono.
Scendo giù dal letto ed individuo due porte, l’assetto della camera sembra un albergo ed io metterei il bagno qua.
Apro e mi va dritta.
La luce mi traumatizza e tengo gli occhi chiusi mentre faccio la pipì più lunga della mia vita.
Quando finisco mi sento anche meglio sebbene la testa giri ancora ed io abbia ancora la nausea.
Come prima ciocca di sicuro non la dimenticherò. Mi sento uno straccio di quelli proprio da buttare perché se li lavi non vengono puliti.
Forse non mi rimetterò più.
Mi trascino faticosamente di là e quando accendo la luce per provare a capire in che punto dell’universo sono, gli occhi finiscono sul letto, sgranati e shoccati.
- Oh merda. -
Solo ora mi rendo conto di essere nudo.
La figura sul letto si rigira fra le coperte e mi sorride assonnata.
Figura maschile per la precisione.
Nuda.
E mulatta.
- Oooookkkeiii... - Dico allungando lentamente tutte le lettere. Poi torno in bagno e vomito.
Ecco qua che butto fuori quel che rimaneva dell’alcool.
Quando smetto forse mi sento fisicamente meglio, non mi sento la testa girare, solo tuonare, è già un successo.
Alla porta si affaccia mister favola e quando lo vedo nudo ed individuo il suo enorme pisello ciondolante fra le gambe, torno a vomitare il resto che non so bene cosa sia.
Dio Santo, cosa ho combinato?
Il fatto che non lo ricordi proprio può far sì che non sia successo?
Insomma una cosa esiste solo se la ricordi, no?
- Stai bene? - Chiede il giovane in spagnolo. Oh parla pure una delle lingue che mi piacciono di più.
Ho scelto bene!
Dopo che finisco di vomitare tiro l’acqua e mi alzo faticosamente, lui mi aiuta e vorrei rifiutare il contatto ma da solo non riesco, così mi faccio portare al lavandino dove apro l’acqua e mi sciacquo.
Spero che sparisca quando torno su, ma quando torno su è ancora lì.
Cazzo.
Ha un’espressione preoccupata ed è davvero carino.
Lo guardo meglio.
È bellissimo.
La bocca di Lewis, gli occhi un po’ allungati da gatto sono neri come i suoi. Il fisico da favola, ma la cosa importante è la pelle scura. Non nera come la pece, scura. Mulatta insomma. Uguale alla sua.
L’ho scelto proprio bene.
Peccato che non ricordo nulla.
- Abbiamo fatto tutto? - chiedo in inglese anche se fatico a ricordarlo.
Lui cerca di capire il senso della domanda, poi annuisce.
- Non ricordi nulla? - Mi giro verso di lui e rimango appoggiato al lavandino, sono anche mortificato perché non credo sia carino trattarlo così.
- No, mi spiace. - Lui sorride e si avvicina per baciarmi credo, anche se ho appena vomitato e mi sono sciacquato la bocca.
Lo fermo con una mano sul petto. Dio che pettorali allenati.
La mia mano bianca sulla sua pelle scura mi ricorda quando ho toccato Lewis.
È colpa sua, cercavo lui ieri sera quando ero ubriaco. Non ricordo nulla ma so che è andata così.
Ed ora non mi ricordo nulla, cazzo. Poteva essere la soluzione perfetta farmi questo qui tanto simile a lui, ma se non lo ricordo a cosa cazzo serve?!
- È stato molto bello. Spero di rivederti. Ti lascio il mio numero di là. - Annuisco ma io non penso proprio che lo prenderò. Non so nemmeno cosa fare sinceramente.
Forse non lo devo dire a nessuno. Forse devo cancellarlo, come se non l’avessi mai fatto.
Quando mi lascia solo in bagno lo sento che si riveste in camera e poco dopo la porta si apre e si chiude.
È stato molto carino, non ha fatto l’antipatico.
Penso di essere stata davvero una bella scopata.
Piego la testa di lato inarcando un sopracciglio sollevato dall’idea più idiota che potessi avere.
Se lo dico a Lewis cosa serve?
Poi mi viene un dubbio e mi precipito verso la camera colpendo con la coscia uno spigolo che mi fa tornare improvvisamente in me.
Prendo il telefono. Intanto siamo al mattino e sono ancora a Milano.
Scorro il cellulare sulle chiamate recenti e con mia somma disgrazia mi ritrovo la chiamata di Lewis in uscita. Cazzo è durata pure tanto!
Che gli avrò detto?
Mi corpo la faccia, non so cosa fare. Se gli chiedo che ho detto può anche mentire per farmi stare meglio. Sospiro e decido di chiamarlo.
Non so cosa dovrei dirgli, non so cosa gli dirò. Improvviserò. Ma non voglio che le cose si rovinino. Mi sono impegnato tanto per metterle a posto.”