*Abbiamo lasciato Lewis alla sua festa di mondiale di F1 vinto insieme a Nico e rispettive fidanzate, abbiamo anche imbucato Seb alla festa che sta lì in attesa che qualcosa succeda e finalmente qualcosa succede. Come era prevedibile del resto. Io penso che alle feste di quando vinci cose importanti, chiunque tu sia, alla fine bevi e ti diverti, così ho scritto come me la sono immaginata. Nel 2008 erano in Brasile a finire il campionato e là c'è uno stile di vita molto più libero e semplice. Buona lettura. Baci Akane*

21. STUPIDO ONESTO




/Lew/
“Seb non ha ben capito che fra piloti rivali non si partecipa ai party altrui.
Nico.
Nico è Nico, che c’entra!
È mio amico, non è solo un pilota rivale.
La sua faccia imbronciata ora dice ben altro ma sono sicuro che sia perché voleva essere qua senza Vivian e Nicole e magari senza nessuno. È così e basta.
Per dare contro a Seb e dimostrargli che non ce l’ha con me, vado da loro tre portando da bere e ridendo e saltando li trascino a ballare un po’. In breve tiro fuori un lato che non mostro spesso anche se non so perché ed in questo momento mi rendo conto che sono un idiota a soffocare certi aspetti di me.
La verità è che sono una persona felice e mi piace ballare, cantare, mi piace la musica e fare festa. Mi piace da matti e non c’è un solo motivo per non esternarlo, così ballo un po’ con tutti appiccicandomi su di loro, approfitto della folla numerosa intorno e così posso strofinarmi tanto su Nicole quanto su Nico e mentre lo faccio ho Nicole davanti, sono abilmente avvinghiato a lei e alle sue splendide tette che premono sul mio petto, ma poi schiena contro schiena sono con Nico ed è più questo che mi eccita che lei davanti.
Lui ed il suo sedere. Lui fa la stessa cosa con Vivian e finisce che poi negli strofinamenti generali e nel caos, le nostre mani si trovano dietro di noi, intrecciamo le dita ed è bello tutto questo, per un momento.
Fino a che lo sguardo non finisce su Seb dall’altra parte che parla con un ragazzo e ci ride insieme, non so chi sia ma si trova bene e mi aggrotto, perdo il tempo e mando tutti fuori ritmo.
Troppo tardi mi accorgo che Nico ha capito e prima che possa rimediare, dice a Vivian che è troppo stanco e che vuole andarsene.
Mi ritrovo a rincorrerlo e poi a tirarlo e poi a gridargli di rimanere.
E poi eccoci qua a litigare, uno contro l’altro, in parte mentre Vivian è indietro con Nicole.
- Dovevi per forza, eh? -
- Ma io non ho fatto nulla! -
- Certo e non hai guardato Sebastian che parlava con quello? -
- Ma cosa c’entra? Lo sguardo è caduto lì ma cosa c’entra questo? -
- Andiamo Lewis, non sono scemo! Hai smesso di ballare quando l’hai visto! Ti dà fastidio che ci provi con un altro che non sei tu? Forse si è fatto una ragione che stai con me, finalmente! Ma pare che non ti stia bene, ti piace essere al centro di tutti! Come una puttana qualunque! - Quando lo dice è così furioso che per un momento penso abbiano sentito anche altri, ma mi ritrovo solo in questa anticamera nel retro.
È come se mi colpisse con un pugno in pieno stomaco e le lacrime salgono su per gli occhi, li apro e li chiudo ripetutamente e cerco di respirare a fondo.
- Per un momento mentre ballavamo e mi prendevi la mano ho pensato che eri un pazzo a farlo in quel momento, ma che mi volevi fino a quel punto e mi è piaciuto.  Ed ho potuto dimenticare anche che mi avevi di nuovo vomitato addosso la tua pietà mentre mi hai abbracciato dopo la gara! -
Mi rendo conto solo ora di averlo fatto davvero, quella è una cosa che lo manda fuori di testa, che non sopporta. E poi ne ho fatta un’altra, ho guardato Seb.
Ma pensavo andasse tutto bene. O forse non mi sono proprio controllato, ci riesco sempre quando sono con Nico.
Ma fa male. Fa così male.
- Questa me la paghi Lewis. - E con questo non so che dire, con questo non dico nulla.
Lo lascio andare via mentre i suoi occhi carichi di odio mi demoliscono e mi fanno dimenticare che ho vinto un mondiale e che oggi ero felicissimo.
Ero.
Lui se ne va e si porta via un pezzo di me, ogni volta che mi guarda così e che fa così se ne porta via un pezzo. Ogni volta. Ed io mi sento sempre più scarno.
Un giorno saranno solo le mie ossa e poi forse non saranno più nemmeno quelle.
Un giorno non starò in piedi.
Non so se è l’alcool a parlare nella mia testa e a tirare fuori le verità nascoste, ma mi appoggio al muro buio e mi strofino il viso con le mani, per un momento mi sento affondare, per un momento mi sento sprofondare.
Ma la voce di Nicole mi richiama preoccupata ed è qua, è esattamente qua che mi rendo conto che non posso farcela anche con lei. Non ora. Non adesso.
Mi rimetto in piedi, mi raddrizzo e metto le mani avanti.
- Tutto bene Lewis? - Chiede preoccupata, capisce che ho litigato con Nico e non sa perché. Scuoto la testa.
- È esattamente come sembra, come sicuramente hai sempre sospettato. È come non abbiamo mai avuto il coraggio di dirci. - Le parole escono esasperate dalla mia bocca, fuori dal mio controllo.
Non direi mai questo, ma non ne potevo più. Non ne potevo più proprio.
La ferita che mi ha inflitto Nico affonda. Mi ha dato della puttana. Dio mio. Mi odia così tanto. A volte non capisco se mi ama. A volte non capisco niente.
A volte vorrei solo essere libero, libero di essere me stesso. Libero sul serio.
Nicole mi guarda basita senza capire cosa intendo così faccio un passo avanti e lo dico a denti stretti, con le lacrime che premono per scendere.
- Sono gay, Nicole. E sto con Nico. Ed è stata una sua idea mettermi con te, per l’immagine e quelle cose lì. Ed io ora non ce la faccio. Non adesso. Perdonami! - Con questo sguscio via e non sento cosa ha da dire, non guardo cosa ha da dire. Non voglio più niente.
Basta menzogne, basta tutto. Basta. Non ne posso più.
Voglio solo un po’ di verità, voglio solo un po’ di onestà.
Ed è qua che uscendo da questa anticamera sul retro buia, mi scontro con qualcuno.
Prima di realizzarlo le sue mani mi sostengono. Prima di respirare i suoi occhi azzurri mi demoliscono del tutto, il colpo di grazia.
Ed eccomi a piangere.
- Seb... -
Ci mette quattro nano secondi a capire che sto di merda e non perché sono ubriaco, ma è qua che mentre lo guardo con la nebbia, la rabbia, il dolore addosso e quel dannato bisogno di libertà e verità, che gli afferro il colletto della sua camicia scura, lo tiro verso questa  zona di passaggio sul retro e finisco quello che ho iniziato in bagno qualche ora fa.
La mia bocca finisce sulla sua e gliela apro, gliela succhio e mi fondo alla sua con disperazione e foga.
Tutto divampa in un istante, le sue mani vagamente sui miei fianchi, io che lo spingo contro il muro e mi metto in punta di piedi perché è leggermente più alto di me di qualche centimetro.
Io che gli divoro la bocca e che voglio entrare con la lingua e lo sto per fare mentre finalmente tutto sembra a posto o almeno una cosa su mille lo è.
Perché almeno una è realmente quel che volevo fare.
E se non fosse l’alcool non l’avrei mai fatto, ma almeno riesco a sentirmi leggero dopo questa caduta a picco.
Ma lui scuote la testa e mi respinge dolcemente mettendomi le mani sul petto dove il cuore mi batte a folle velocità. Mi risalgono di nuovo le lacrime che avevo congelato perdendomi nella sua bocca.
- Lewis sei ubriaco, non lo faresti mai. E sono sicuro che anche se lo vorresti fare, vorresti anche essere in te e ricordarlo bene. - Mi aggrotto e non nego, ma gli tiro ancora il colletto verso di me e cerco di riprendere indispettito le sue labbra.
- Che te ne fotte? Approfitta di me e basta! - Riprendo la sua bocca e sento che sta per cedere alla mia insistenza, però scuote la testa di nuovo e questa volta mi prende il viso con le mani e decisione.
- Che ti ha fatto? - Quando lo sottintende il buco nero dentro di me si allarga e mi divora. Per un momento all’idea di parlarne mi sento peggio e scaccio via scuotendo la testa.
- Non ne voglio parlare. - Dico gelido inghiottendo le lacrime. Lui sospira dispiaciuto. - Eri rimasto per questo, no? Nicole se ne è andata. Siamo io e te soli qua in questa festa. - Seb si morde il labbro su cui mi ero perso io poco fa e vorrei perdermi di nuovo.
Questo bacio confuso è stato così bello che spero di ricordarlo, anche se ho paura rimarrà una specie di sogno.
- Cosa vuoi fare? - Poi aggiunge: - A parte saltarmi addosso! - Una luce di divertimento nel suo sguardo, penso che gli piaccia avermi per sé che cerco di farmelo. Perché non vuole?
Non riesco a capire la sua onestà nel momento sbagliato, perché qualche tempo fa lui non la voleva questa diavolo di onestà. Cioè non lo era.
Ma lo guardo e lo trovo bello e amo i suoi capelli così come la malizia sul suo sguardo. Così una bella canzone irrompe e mi illumino.
- Voglio ballare! - Seb così annuisce felice forse che abbia scelto questo.
Sorride e mi prende per mano tirandomi dentro.
Per un momento penso di essere nessuno e di poter fare quel che voglio dove voglio. E forse, per qualche ora, lo sono.”

/Seb/
“Justin Timberlake risuona in questa discoteca o qualunque cosa sia.
L’ora è piuttosto avanzata e c’è ancora molta gente, ma sono tutti ubriachi e tutti presi da qualcuno. Prevalentemente da qualche bacio.
Sorrido a questa espressione, proprio quello che voleva fare Lewis.
Tutt’intorno sconosciuti che non hanno idea di chi siamo, siamo troppo giovani per saperlo. Lewis è solo il campione di Formula Uno ma tranquilli, per ora è solo uno che ha litigato con il ragazzo, con la ragazza e con chissà quante persone.
Ma non con me.
E per ora è solo un meraviglioso ragazzo gay che mi balla addosso. E balla benissimo, dannazione.
My love permette dei movimenti da scopata a dir poco e lui li fa e li fa bene e li fa davvero troppo contro di me.
E le mie mani lo tengono troppo per i fianchi e vorrebbero troppo andare sul suo culo sodo.
Maledizione, cosa mi impedisce dal provarci con lui e farlo mio?
Il suo alito sa ancora di alcool e lo sento mentre le sue labbra finiscono sul mio orecchio e me lo leccano ricoprendomi di brividi. Se penso che io ero così o forse più ubriaco e non è venuto per evitare di permettermi di saltargli addosso mi frena, lo ammetto. Ma non è facile perché voglio fare la cosa giusta. Per una volta. O per due contando che alla fine a casa sua quel giorno ho mollato. Però io ora lo voglio da matti ed anche lui e questo suo usarmi come palo da lap dance, questo suo aderire il bacino al mio, le gambe aperte che piega, scivola addosso a me su e giù e rotea il culo e va a destra e sinistra coi fianchi. Mi fa sentire tutto di sé. Ma proprio tutto, mentre quel tutto è stretto a stento dai suoi jeans sottili.
Sono un idiota.
Lewis ha un viso bellissimo, una bocca così morbida contro il mio orecchio, tira la testa all’indietro mentre scrollo il capo perché non ce la faccio più e ride sapendo qual è il mio problema. O sentendolo più che altro. Così felice mette le braccia intorno al mio collo.
Nessuno si accorge di noi, che siamo due ragazzi che ballano insieme. Da qualche parte qualche altra coppia di ragazze e di ragazzi lo fanno, nessuno si caga qua dentro. Nessuno è in sé, forse.
Nemmeno noi.
Lui no di certo.
Per lui è come un sogno ovattato e torna ad aderire meglio il corpo al mio e di nuovo ecco la sua splendida erezione grande e... e dura.
Inarco malizioso e stupito le sopracciglia e lui non capisce.
- Ben arrivato! - Esclamo rivolto al suo gioiello. Lewis ancora non capisce, troppo andato, così lo attiro a me mettendo la mano sulla zona bassa della sua schiena. Lo premo molto più di quanto si sia strofinato prima perché si muoveva in ogni direzione. Ora è fermo e contro di me. 
A questo punto sente e capisce, fa un sorrisino e per un momento le bocche tornano a sfiorarsi.
La musica sfuma, noi sfumiamo con essa.
Per un momento ci guardiamo e basta. Anzi ci guardiamo le bocche. E per un momento ricordo quanto morbide erano le sue e quanto è bello stato stare immerso nella sua.
E per un momento sto per rifarlo.
Ma poi la musica cambia e viene un’altra sempre da discoteca, ritmata e forte e lui riprende a saltellare come un grillo alzando le braccia, fa un urletto poco mascolino con la sua vocina entusiasta ed è di nuovo felice.
Riprende a ballarmi addosso ed io lo tengo su di me e non mi importa nulla.
Non mi importa davvero nulla in questo momento storico di incoscienza che forse non avrò più in vita mia in questo modo e di sicuro nemmeno lui.
Oggi possiamo farlo, quando siamo senza casco e tuta la gente non ci riconosce. Io sono ancora nessuno, lui è stato già troppo con casco e tuta per essere riconosciuto senza. È un po’ il nostro vantaggio, in borghese non li riconosciamo i piloti.
A meno che tu non sia un grande fan.

Lewis cerca di bere ancora ed io di impedirglielo, ma quando dice che giustamente ha vinto un mondiale e che io ero rimasto per fargli da baby sitter, mi rendo conto che ha ragione e al diavolo, che si ubriachi. Se non lo fa ora, quando deve?
Così mentre la mia mano si assicura che non mi sfugga via, Lew ordina e quando si gira verso di me si torce e china il capo per vedere dove la mia mano si è appollaiata, poi torna a guardarmi e sorride malizioso e divertito come faccio subito anche io. Alzo le spalle e lascio la mano sul suo culo, il pollice infilato nella cintola dei jeans aderenti.
- Che c’è? Se mi scappi come ti ritrovo? - Dico logico. Lewis ride e di risposta mi mette anche lui il braccio intorno alla vita e lo infila direttamente sotto i pantaloni facendomi saltare, mi acchiappa una porzione di sedere e rimane lì.
- L-Lewis io sono più discreto però! - Gli dico non sapendo se la cosa mi agita o mi piace. Forse entrambe. Lui ride di gusto in quel suo modo tipico e bellissimo e indica la gente in giro che non ci calcola minimamente.
- Non ci caga nessuno, possiamo fare tutto quel che ci va! - Controllo ed in effetti ha ragione, così lo lascio anche se potrebbe almeno tirarla fuori.
Fortunatamente quando gli danno i due cocktail di cui uno è meno alcolico dell’altro e me lo bevo io, torna a rivolgersi a me, stiamo uno nelle braccia dell’altro, una mano regge i bicchieri e non riesco a pensare a niente che lui già ne fa un’altra sempre divertito e malizioso.
- Com’è che facevi prima? - Lo dice e lo fa. Si mette a leccare la cannuccia e a succhiare come se avesse un cazzo in bocca ed io sogno che sia il mio. Inghiotto e senza accorgermene mi metto a succhiare la cannuccia come fa lui, in modo decisamente osceno, senza staccarci gli occhi di dosso, carichi di voglie così evidenti che è impossibile non si notino. Mi sta facendo impazzire.
Ed è impazzito lui che prende la mia cannuccia dalla mia bocca e la lecca e la succhia. Poi fa una smorfia spontanea:
- È analcolico! - Sbotta shoccato. Questo fa scendere la tensione erotica, ridendo mi riprendo la mia cannuccia e mi separo dal suo culo e dal suo corpo, idem lui con me. Beviamo ancora un po’ ridendo e mentre rimetto la bocca dove l’aveva messa lui due secondi fa ci penso e lui mi guarda attento per vedere che faccio.
Un bacio indiretto. Sa del suo alcool questa cannuccia, ma è un momento perché poi torna il mio sapore e tutto sfuma. Non la mia erezione che non calerà mai, mi sa.
Dopo di questo torniamo a ballare, Lewis ha una resistenza fuori dal comune e sarà che tanto consuma quanto beve per cui diciamo è come una macchina che si alimenta di continuo. Non si scarica mai ed andiamo avanti tantissimo. Io non ho una grande passione per il ballo, ma lui sì e non solo. Ce l’ha per le feste, a quanto pare. Per il divertimento puro. È letteralmente inesauribile, tanto che sono io ad un certo punto a trascinarlo via col trucco della festa privata a due.
Lewis ha chiaramente l’intenzione di saltarmi addosso ed io non penso che ubriaco com’è ci potrebbe riuscire.
Mentre ci avviamo in camera mi chiedo se devo cedere o no.
Continuo a ripetermi che quella volta lui non è venuto per non approfittare di me sia pure lo volesse, per cui io ora dovrei fare quel che lui ha fatto con me e rimanere con le mani a posto. Però non è facile perché l’occasione è splendida visto che è ubriaco e potrebbe non ricordare nulla, potrei avere la scusa perfetta, potrei dirgli che anche io ero un po’ ubriaco e così non mi sono controllato bene. Insomma, non sarebbe grave.
Lo so.
Però mi sembra di essere così meschino, penso che poi non saprei guardarlo negli occhi perché lui ha la capacità di leggere attraverso.
E così mentre ci penso mi siedo sul letto matrimoniale e cerco di decidere che fare mentre lui, in piedi, inizia a spogliarsi per me.
Ok non so che fare, ma questo voglio ricordarlo per bene, così lo guardo con cura.
Dal cellulare mette ancora qualche canzone più erotica e dopo essersi sfilato la camicia allacciata, si apre i jeans e rotea il bacino in un modo che un porno star a confronto è un pivello.
Spalanco gli occhi e lo guardo ammirato.
Poi se li toglie e si raddrizza, mi guarda, infila i pollici nell’elastico dei boxer che davvero tengono poco il mostriciattolo fra le gambe.
Mi lecco le labbra.
Dovrei fermarlo, ma alla fine lotterei inutilmente. Tanto vale lasciarlo fare.
Gli amici sono questo, no?
Sopportano di tutto.
Così Lewis sta per togliersi i boxer e farmi felice, ma poi si ferma, impallidisce ed ha la malaugurata idea di correre in bagno a vomitare.
Ok era prevedibile prima o poi.
Sospiro e mi accingo a raggiungerlo.
A me è andata diversamente anche se non lo ricordo.
Io me lo sono fatto tutto mister latinoamericano e poi ho vomitato solo al mattino. Oggi non va così bene.
Lewis è in ginocchio e abbraccia il water dove vomita e solo ora mi rendo conto che siamo in Brasile e che è normale che in giro non dicano niente se due ragazzi che amoreggiano. Qua si vive così. Liberi.
È un bel posto dove stare.
Se dovessi trasferirmi e cambiare vita e far perdere le mie tracce, verrei in Brasile con lui.
Gli metto la mano sulla schiena e sulla nuca, lo carezzo e lui continua a vomitare.
Non so quanto stiamo qua. Quando finisce lo prendo per un braccio, me lo porto intorno alle spalle e lo tiro su di peso.
È leggero. Sorrido ricordando che prima l’ho sollevato di peso. È stato bello.
Il mio braccio intorno alla sua vita.
Lo aiuto a sciacquarsi la bocca e bere un po’, poi lo trascino in camera, lo butto sul letto e lui rimane storto.
Mentre penso che si addormenta lo sistemo per poi togliermi i vestiti, rimango in boxer e canottiera, spengo la luce e mi stendo accanto a lui. Solo ora mi accorgo che mi aspettava sveglio ma con gli occhi chiusi per arrampicarsi addosso a me. Sorpreso e compiaciuto me lo tengo, un braccio intorno alla sua schiena, il suo viso contro il mio collo, le sue labbra proprio lì a parlarmi piano, biascicando.
- Grazie Seb. Ti voglio bene. - Ed è una cosa bellissima sentirla da lui.
Sorrido.
- Anche io. - Tanto non lo ricorderà. E poi si può volere bene, non significa nulla. Mi dà un bacio sul collo, rabbrividisco e completa l’opera di eccitamento. Sto piccolo stronzo.
Ma come diavolo faccio io a dormire ora? Non posso nemmeno spararmi una sega.
Cazzo.
Era il minimo, non chiedevo di farmelo davvero. Alla fine sono uno stupido onesto, molto più di quello che voglio essere, però potevo soddisfarmi in qualche modo.
Ma ripenso al suo bacio e a tutti gli strofinamenti e ai suoi sorrisi e non importa, va bene anche così.
Me li faccio bastare.
Specie quel bacio che non è andato sulla lingua, ma quello se mai dovesse succedere voglio che sia cosciente. Che non ci siano motivazioni di sbieco, solo noi che lo desideriamo liberamente.
Che strana nottata.
Che strana bellissima nottata.
Per un momento mentre il sonno mi prende ho un immagine di noi da adulti abbracciati così che dormiamo in uno degli hotel del circuito.
Mi godo questo sogno e chi lo sa. Siamo così giovani, quante cose possono succedere? Non metterò di certo dei freni!”