*Le strade sembrano sempre più tragicamente ogniuno per conto proprio, Lewis con Nico, Seb sempre più verso Jenson. Ma sarà vero o c'è un piccolo spazio dove entrambi sperano ancora di poter stare insieme, un giorno? Sono sempre stata combattuta nel scrivere di Nico, perché di mio lo detesto, ma penso di non essere obiettiva quando scrivo di lui e cercando di esserlo, ho fatto del mio meglio. Solo che si capisce che tanto non mi piace e non mi piacerà mai... al contrario, invece, penso si capisce molto bene quanto adoro Jenson. Tutti meritano un Jenson nelle loro vite, anche io. Buona lettura. Baci Akane* 

39. OGNUNO LA SUA VITA

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/Lew/

“Mi dà solo fastidio che tutti siano in adorazione di Jenson e mi irrito da solo perché li capisco perfettamente. Come puoi non adorarlo?
È splendido, brillante, bravo, simpatico. Pure io lo adoro e ci vado d’accordo. 
Ma che cazzo vuole Nico da lui e da Seb? 
Arrivo ai box dove mi infilo diretto nella mia stanza, mi asciugherò e poi se non annego prima tornerò in albergo che per oggi abbiamo finito. 
Nico mi segue a ruota e si infila nella mia stanza privata, si chiude la porta alle spalle e mi fissa ancora sconvolto ed in attesa. Stiamo un po’ fermi a fissarci, inzuppati di pioggia, io estremamente alterato e furioso, lui che credo sia al settimo cielo probabilmente. 
Mani ai fianchi per entrambi. 
Che diavolo gli dico? Che diavolo faccio? 
Piantala di cercare di mettere Seb e Jens insieme a tutti i costi? 
- Sei geloso di me e Jenson? - Chiede poi dopo un po’ diretto. Il solito stronzo egocentrico che di tutto un discorso intero si focalizza solo sulla parte che lo riguarda. 
Non voglio dargliela vinta, ma poi l’alternativa è dirgli che c’entra Seb in questo quadro del cazzo. 
O forse sono esasperato da Jens che sembra così superiore a me.
Jens che è riuscito a far dimenticare me a Seb e che ora potrebbe prendersi pure Nico se volesse.
Che diavolo ha quell’uomo che io non ho? 
Mentre lo capisco scuoto la testa e mando tutto questo fottutissimo discorso al diavolo. Vado da Nico, gli prendo il viso fra le mani e lo bacio con una passione che non credo di avergli mai dimostrato. 
Solitamente è così quando litighiamo ma è lui che è arrabbiato con me ed è diverso.
Nico mi accoglie che ancora non se lo aspettava, ma mi asseconda subito mentre le mie mani gli aprono la tuta. Fatico ad abbassargliela dalle braccia perché è appiccicata, così la mia e lui impreca in tedesco trovando tutti questi ostacoli. 
I nostri respiri sono corti, ansimiamo eccitati ed è un momento folle, totalmente folle. Non c’è il minimo controllo, è la prima volta che sono io che voglio essere preso duro e forte e che non resisto. 
Mi abbasso tuta e boxer e mi giro di spalle appoggiandomi ad una parete, mi sporgo verso di lui piegandomi, mi do a lui e Nico non se lo fa ripetere. Non si lubrifica, non perde tempo. Prende ed entra. Entra così. subito. A crudo. 
E i brividi mi ricoprono perché era questo che mi serviva. 
Mentre mi penetra da dietro con impeto immediato, andando subito a fondo con me che lo incito e gli chiedo di andare più forte, penso che non l’hanno ancora fatto Seb e Jens. 
È impossibile. Non ci credo. 
E pensando a Seb sempre nei momenti più topici, vado verso il mio orgasmo sempre maledettamente confuso, ma comunque sconvolgente e bello. 
E Nico non sa, non lo sa mai cosa succede nella mia testa mentre mi scopa, però l’importante è che sia felice e soddisfatto e che soddisfi me. 
A volte mi chiedo se è davvero Nico quello con cui sto. 
- Non eri mai stato geloso. Sei la fine del mondo... - Ansima Nico nell’estasi, dopo che ha toccato il cielo dentro di me. Mi stringe forte da dietro e mi bacia l’orecchio. Mi copre di brividi e un senso di colpa mi avvolge. Meriterei di peggio, invece lui è così felice di quello che sembra. Io geloso di lui.
- E tu smettila di stare così tanto con loro! - Ribatto col broncio. Nico ride di me e mi solleva fra le braccia mentre mi fa girare un po’. Ma quanto è felice? 
- Ma io sto cercando di migliorare come essere umano! Sono stato un sacco stronzo con Seb e mi rendo conto che sono stato ingiusto, specie ora che non ci prova più con te. Insomma, non ho più motivo di detestarlo e quindi per avvicinarmi a lui pare mi devo avvicinare anche a Jens. Cosa molto facile in effetti. - La mette giù come se   fosse una buona azione, ma dietro tutto questo leggo la pugnalata o la prova. Più probabile questa seconda. 
Sto attento a non irrigidirmi fra le sue braccia. 
- Sei proprio convinto che debbano finire insieme, eh? - Alza le spalle. 
- Li trovo molto stimolanti. - 
- Beh... - Così mi giro fra le sue braccia e gli metto le mie intorno al suo collo, ora siamo bagnati e sudati per il sesso appena fatto con foga. Ci serve proprio una bella doccia calda. Lo guardo sforzandomi  di essere malizioso e divertito come lo è lui per non fargli capire che sono seccato, seccato da morire da tutto questo. 
Jens che riesce a strapparmi Seb, Nico che mi mette alla prova girando con loro. Vorrei solo che la smettessero tutti, ma poi non so nemmeno di fare cosa.
- Visto che sei tanto interessato ai cazzi degli altri, perché non ti fai un po’ i nostri e non mi soddisfi come si deve? - Ok questa mi è venuta bene. Non potrei fare un regalo migliore a Nico che adora essere il mio centro. Ed ora lo è diventato più che mai.
Gli leggo chiaramente negli occhi verdi che amo da morire quanto gli piace questo mio lato che non avevo mai tirato fuori. Del resto non aveva mai fatto certe cose con altri. 
Vedo che è felicissimo, penso che non sia mai stato più felice di così sinceramente. E sono contento davvero per lui, per noi. 
Perché so che ho scelto Nico per questi momenti, perché prima erano sempre e continui e poi si è complicato tutto per colpa mia, ma ora è tutto così bello di nuovo. Anche se Nico resta insicuro e cerca di mettermi sempre in qualche modo alla prova o ad allontanare meglio Seb da me in tutti i modi possibili. 
So che lo fa perché è insicuro e vuole avermi per sé per sempre. È il suo modo di amarmi. 
Quando va tutto bene è bello, è semplicemente bellissimo. 
Le nostre bocche si intrecciano insieme alle lingue e se non ci muoviamo ci chiudono nel circuito e domani mattina ci trovano qua. Ma non sembra intenzionato a lasciarmi andare ed io non voglio turbarlo per niente al mondo. 
Deve essere così sempre. Voglio capirlo come lo sto capendo ora. Voglio che sia sempre così fra noi. Sempre. 
Seb può stare con chi vuole, ne ha diritto. Ma io la scelta che ho fatto non la rimpiango. No signore. Anche se continuo ad infilare Seb in ogni mio pensiero, ogni secondo che vivo.

Ci rimugino per il resto del tempo che passo qua. Come diavolo ci riesce Jenson a piacere a tutti?
Che poi non è questo davvero il punto, insomma mi sento inferiore a tutti, lo ammetto, non mi ritengo nessuno di speciale, però come ha fatto a togliermi dalla testa di Seb? 
Sono sicuro che non stiano insieme, su questo ci metto la mano sul fuoco perché me lo avrebbe detto e poi Nico li stalkera e me lo direbbe. 
Però è evidente che se Seb ha trovato il suo equilibrio per avere di nuovo a che fare con me come si deve, è merito suo. Io lo so.
È questa la natura del mio problema personale con Jenson e passo tutto il tempo a fissarlo torvo da dietro gli occhiali scuri che tengo anche quando non serve. Mi mangio le unghie mentre lo fisso e quando faccio questo significa che non riesco a venire a capo di qualcosa. 
Insomma, lui è bellissimo e non ci sono dubbi ed è molto positivo e solare. Ha un sorriso splendido, ma non capisco cosa di particolare funziona. 
E proprio mentre sono in uno dei mie angolini a fissarlo in attesa di uscire per la parata, mentre dovrei interagire con qualcuno delle mille mila persone che ci circondano in questa anticamera, pigiati in attesa di uscire e dare il via a tutto il GP, lui mi si avvicina e mi si spalma contro perché sembra non ci sia spazio. 
E sembra lui debba passare proprio per qua. 
Sembra. Non ne sono convinto, ma salto sul posto e mi si drizzano tutti i peli del corpo. 
Lo fisso sorpreso e aspetto che passi oltre pronto ad un saluto o qualcosa di simile, ma lui si ferma qui con me in attesa. In attesa di cosa, poi? 
Io lo guardo e lui mi fa quel suo splendido sorriso meraviglioso che mi rincoglionisce. Non l’avevo mai ricevuto, non da così vicino. 
- Sono un uomo in fuga, dammi asilo. - Esclama poi sempre continuando a fissarmi. 
- In fuga? E da chi? - Così Jenson risponde con aria da confabulatore, parlottando vicino al mio viso fino a togliermi il respiro. Non riesco a distogliere gli occhi dai suoi. 
- Da Rubens. - Risponde subito e per un momento sono convinto d’aver capito male. 
- R-Rubens?! - Lui annuisce sicuro. - Come si fa a scappare da lui? - Rubens è una persona meravigliosa, tutti interagiscono volentieri con lui. 
Così Jenson appiccica la bocca al mio orecchio ed i brividi corrono lungo la schiena: 
- È in fase lamentosa e quando attacca così non è più tanto amabile come sembra! - Rubens forse è un po’ polemico, immagino che il suo compagno di scuderia lo possa sapere meglio degli altri, ma la cosa mi fa ridere troppo e scoppio a ridere perché non lo immagino. E comunque forse rido perché mi ha riempito di brividi solo in pochi attimi. 
Poi comincia a rivelarmi retroscena comici sul povero Rubens e così rido davvero e non di tensione e mentre lo faccio mi rendo conto che non sono più riuscito a staccare gli occhi dai suoi. Ha un modo di guardarti che ti toglie il fiato. 
Per fortuna ci chiamano fuori ed iniziamo ad uscire uno alla volta verso il bus della parata iniziale, mentre cammino poi Jenson viene chiamato da altri e va da loro salutandomi con un in bocca al lupo. Io annuisco e mi ritrovo a respirare come se fossi stato in apnea. 
È qua che lo realizzo da solo, fissando la sua schiena che si allontana. 
Cos’ha di preciso Jenson che ti fa dimenticare chiunque? 
La presenza, i modi, quel qualcosa che non sai definire, che ti cattura e ti fa stare semplicemente bene con lui. Per tutto il tempo che sei in sua compagnia dimentichi tutto. Qualunque cosa ti prenda. 
È questo il punto. 
È carisma. Non ce l’hanno in molti, sinceramente. 
Non credo stia con Seb, però Seb sta bene con lui e capisco perfettamente perché.”

/Seb/

“Non è il primo che vinco ma non credo che mi abituerò mai. 
Spero che tutto questo non finisca mai, ma proprio mai.
Ogni volta che salgo in macchina ricordo le parole di Michael. Di cancellare tutto, di usare la macchina e la pista per dimenticare ogni cosa e succede. Succede proprio così e tutto è così perfetto mentre corro.
Ma forse oggi c’era una marcia in più, perché prima Lewis mi ha scritto che vuole venire da me per quella pizza e mi sono sentito stupidamente felice, come se avessi superato chissà quale ostacolo.
O forse mi sento come se lui fosse tornato da me, come se non mi avesse dimenticato, come mi sono sentito per questo periodo. 
Non so cosa sia cambiato in me, però i mesi sono volati in questo anno strano fatti di alti e bassi e la stagione è verso la fine ed io mi sento diverso. 
Volevo che tutto l’anno fosse così, mi sono tagliato i capelli per buttarmi in nuove favolose esperienze e sono rimasto in un limbo per la maggior parte del tempo. 
Ma ora mentre taglio il traguardo e vinco il mio terzo GP, mi rendo conto che forse il traguardo che sto tagliando è doppio. 
Tanto effettivo quanto emotivo. 
Sono arrivato a quel punto che mi ero ripromesso all’inizio. Sono pronto per fare altro, per non vivere in funzione di Lewis, per non essere influenzato sempre da lui sia nella voglia di non fare che di fare. 
Ho vissuto una sorta di lutto ed ora ne sono fuori. 
Perché ho sentito che mi andava di rivedere Lewis, che ero in grado di gestirlo senza problemi, che mi andava di farlo. 
Ecco perché sono tanto felice. 
Mentre scendo, salto ed esulto come un matto con le lacrime di gioia pura agli occhi, vedo che lui è terzo dietro di me e sento che posso gestirlo. Sento che posso abbracciarlo o stringergli la mano senza sentirmi male. 
Carico di questa euforica consapevolezza, lo raggiungo e mi complimento con lui, ma poi lui lo fa con me, mi stringe spontaneo ed io mi sento felice e non so se è per la vittoria o per cosa. Ma sto bene così. 

Da qui in poi è tutto una giostra, le interviste, la stanza, il podio, la pioggia di champagne, io e Lewis che ci divertiamo insieme come bambini per la prima volta.
Lo bagno e mi bagna e ci rendiamo conto mentre ridiamo uno verso l’altro che è la prima volta quassù insieme ed è un turbinio di emozioni. Un po’ l’alcool mi dà alla testa, ma quando usciamo ed andiamo a ripulirci in bagno, siamo io e lui quando poi l’altro collega esce e ci precede per la conferenza. 
E stiamo ancora ridendo senza dire o fare nulla, mentre ci laviamo le mani con questa felicità dovuta a qualcosa di fondamentalmente sciocco. Il nostro primo podio insieme. 
È così strano vivere ora tutto questo. Prima avrei dato oro per poterlo fare, ne avrei approfittato in chissà quanti modi, ma ora non ci riesco, non ho quello slancio o forse ce l’ho ma riesco a frenarmi. Ed il punto è questo. Che riesco a frenarmi. Vorrei, penso di volerlo, penso lo vorrò sempre.
Una parte di me immagina di prendergli la nuca e attirarlo a me e baciarlo togliendogli il respiro, ma un’altra sta ferma mentre gli ride attraverso lo specchio senza un solo motivo. 
- Sei stato eccezionale! Terza vittoria quest’anno, sei in grande forma e stai appresso a Jenson! Sei eccezionale davvero! - Mi riempie di complimenti e penso sia davvero fiero di me. Ma sentirgli nominare Jenson mi fa uno strano effetto. 
Jenson. 
Non l’ho ancora visto, credo sarà felice per me anche se magari sarà irritato per sé visto che non ha fatto nemmeno podio. Brutta gara per lui oggi, e quest’anno dovrebbe vincere il mondiale. Insomma sembra possa farlo. 
Sarà abbattuto, triste, infuriato... chissà come sta. Sta di merda ed io sono così felice per me quando tutto l’anno è stato meraviglioso con me e non era mai tenuto. 
Il suo nome cambia drasticamente e velocemente tutto. È un attimo, è un lampo e Lewis se ne accorge. 
- Tutto bene? - Chiede poi. Io annuisco e sorrido riprendendomi. 
- Un anno fantastico. Hai fatto una splendida gara anche tu! - E per lui quest’anno non è andata molto bene, anzi. 
- Mi sarebbe piaciuto gareggiare di più con te, più podi... - Abbasso il tono ed il sorriso e non me ne rendo conto.
Di solito scherzerei e la butterei su qualche gioco per uscirne facilmente. Ma di solito non sono in questo strano assurdo pazzesco stato d’animo e la lingua non si frena proprio. 
- Non so se saremmo riusciti a gestirli bene come oggi. - Inghiotte e si ferma, si spegne anche lui e per un momento è definitivamente tutto diverso. 
- Beh, finalmente lo siamo. - Credo se ne accorga anche lui e lo guardo sempre attraverso lo specchio anche se siamo gomito a gomito. 
Attraverso lo specchio siamo meno diretti, fa meno male. 
- Sono contento che ci riusciamo. Perché mi mancavi. - Ma è diverso.
È diverso il modo in cui ci guardiamo, è diversa la gioia di cui parliamo ed è diverso il modo in cui ci mancavamo.
È anche diverso qualcosa nei suoi occhi mentre guarda i miei. Me ne rendo conto. 
Nasconde qualcosa e lo nasconde più a sé stesso che a me. 
Credo sia deluso invece. Deluso dal fatto che ci siamo riusciti, o per lo meno che io ci riesca. Ma forse me lo sto dicendo per convincermi. Perché non ne posso più di stargli lontano e fare solo cose di circostanza. 
Penso che non ne posso proprio più. Forse stiamo forzando la mano e ci nascondiamo dietro a discorsi auto convincenti più che convinti davvero, ma alla fine ammetterlo sarebbe peggio e così entrambi ci scuotiamo dagli stessi pensieri, sorridiamo e avendo cura a non sfiorarci usciamo. 
Una volta fuori guardo l’ora. C’è la conferenza dei tre classificati, ma poi figurati se becco Jens. 
Mi mordo il labbro e con un moto di dispiacere pensando a come si può sentire, gli scrivo: 
‘Mi aspetti o vai subito?’
È la prima volta che lo faccio. Di solito non chiedo nulla dopo il GP, finisce tutto e se abbiamo voglia di vederci al di fuori ci scriviamo dopo. 
Percepisco stupore dalla sua risposta immediata. 
‘Vuoi che ti aspetto?’ Ovviamente tasta il terreno ed io rispondo senza rifletterci. 
‘Sì’
‘Allora ti aspetto’ 
E sono felice di poterlo rivedere anche dopo, perché non potrei andare a festeggiare la mia vittoria senza sapere come sta. 

La conferenza fila liscia fra mie battute a raffica e momenti demenziali perché quando sono felice, sono felice e non ci piove. 
Poi una volta che finisce mi alzo e faccio subito per andarmene di corsa, ma Lewis mi affianca in fretta richiamandomi. 
- Ehi, va sempre bene per mercoledì? Non ti ho proprio chiesto se ti andava... - Mentre usciamo dal circuito per andare all’hotel camminiamo insieme e lo guardo sorpreso di questa sua domanda, come se cercasse per la millesima volta conferme. 
- Certo che va bene o non ti avrei detto di sì! - Ovviamente. 
Lui così si stringe nelle spalle e si gratta la nuca. 
- No è che non vorrei essere asfissiante, so che è passato molto tempo ma mi ricordo ancora che non ce la facevi e... - Ed è proprio dispiaciuto dal fatto che sia capace di rivederlo senza problemi. 
Forse non è vero che non mi fa effetto, sono sincero.
Credo che Lewis mi farà sempre effetto. 
Però ora come ora conta solo che lui ci creda. Che io sembri averla superata. 
Perché non ne posso davvero più di vivere a metà. 
- Va benissimo, ti giuro. Non mi forzerei mai, lo sai. Hai visto l’altra volta che ti ho detto che non potevo, vero? - Annuisce e mi rendo conto che non potrei scaricarlo sbrigativo, che è importante che sia convinto e che vada a casa sereno. 
Prima di prendere ognuno il proprio mezzo per tornare in albergo a recuperare le proprie cose ed andare poi a festeggiare il podio, esitiamo e ci guardiamo ancora.
Credo che sia un gigantesco test per entrambi, questo GP. È da quando siamo qua che sentiamo tutto diverso, queste aperture che sono andate via via sempre in crescendo. In qualche modo per merito di Nico, forse. Perché se non fosse stato così psicopatico come suo solito non gli avrei riparlato e poi ho capito che ero pronto.
Ma non è proprio solo lui quello che ha tutti i meriti. 
Jenson mi aspetta e mi rendo conto che sono con Lewis e penso a lui e di solito succedeva il contrario. 
Sicuramente il mio equilibrio, la mia voglia di riprendere in mano la mia vita come si deve, ributtarmi nella mischia e nei rapporti è dovuto a lui. 
A tutto quello che ha fatto per me, a come mi è sempre stato vicino. 
Senza non sarei qua a guardare Lewis negli occhi, a dirgli: 
- Ci vediamo mercoledì! - E pensare che devo correre da Jens perché altrimenti non posso andare a fare nessuna festa. 
Che sia stato importante è innegabile. 
Sicuramente anche Lewis ora corre da Nico.
Sento un moto di tristezza mentre salgo nella macchina che mi porterà in hotel. 
Ognuno la sua vita, una persona diversa accanto. Un punto d’incontro prezioso, noi disposti a riprenderci in mano, ma in modo diverso da come facevamo prima. Prima ci vedevamo aspettando di provarci uno con l’altro, di flirtare tutto il tempo. Ora ci vedremo sapendo che non lo faremo, perché è questo che vogliamo e che abbiamo scelto. 
Lui l’ha scelto, ma io ora sono pronto.
È proprio triste, ma è così. Ognuno ha la sua vita.”