*Siamo ancora alla ROC del 2009, alla fine dell'anno, e Seb ha appena saputo che Michael tornerà a correre in F1, ma ancora non sa con chi. Passerà dunque dalle stelle alle stalle e mentre lui è in totale adorazione del suo Dio che si confida con lui, dall'altra parte altri due entrano in una strana confidenza. Lewis in versione ossessivo e paranoico, passerà per mille considerazioni su Jenson e Seb, il tutto mentre è a cena con lui. Troverà mai il coraggio di chiedere apertamente se stanno insieme? E magari Seb un giorno glielo dirà? È comunque vero che Seb e Michael avevano uno splendido rapporto, Seb tutt'ora dice che è stato un grande sostegno e come un fratello maggiore, cosa che ora lui è per Mick, suo figlio, ed io la trovo una cosa meravigliosa. Buona lettura. Baci Akane*
45. QUANDO DIO SCENDE IN TERRA
/Seb/
“Se venisse un blackout illuminerei tutto io.
È chiaro cosa succede quando lo vedo togliersi la giacca nello spogliatoio e lui mi guarda con un’espressione sorniona di chi sa ed aspetta qualcosa da me.
E mentre rivela la tuta della Mercedes-Benz con gli sponsor più rinomati associati ad essa, impallidisco.
Cioè davvero parecchio.
Per un momento mentre realizzo, mentre capisco, mi sembra di avere un mancamento e mi metto molto spontaneamente la mano sulla bocca. Così se non fosse per Jenson che mi tira dell’acqua in faccia, penso che sul serio pure scoppierei a piangere.
Mi distraggo brevemente con il suo schizzo e lo vedo ridere, poi in realtà ridono tutti perché credo sia famosa la mia venerazione per Michael.
- Tu... tu correrai sul serio ancora? - E finalmente annuisce solenne. Lo vedo contento, lo vedo molto soddisfatto e penso che sia contento anche della mia reazione.
Non riesco ancora ad immaginare come si possa sentire un pilota che smette di correre e poi decide di tornare in pista. Non so com’è. So però che lui è contento di me che stavo per svenire.
Dio non riesco ancora a quantificare l’immensità di questa notizia.
- E quindi correremo insieme... cioè nello stesso campionato... -
- Saremo rivali. E sarà strano avere altri colori rispetto alla rossa. Però è questo che succederà. - Michael risponde a tutte le mie stupidissime domande con molta serenità e poi Jenson interviene ridendo e spingendomi.
- Come diavolo fai a non aver sentito la notizia del secolo? Ma dove vivi? - E così mi stringo nelle spalle un po’ perso. Un po’ tanto in effetti.
- Eh sai che io non guardo la tv e non leggo i giornali... - Jens scuote la testa ridendo e si rivolge direttamente a Michael per cercare di recuperare un po’ la faccia che ho perso. E devo averla proprio persa tanto.
Mi siedo tremante mentre lui scherza a mie spese.
- Pensa che gliel’ho detto io che passavo alla McLaren con Lewis. - Ricordo quel momento ora che lo cita e per un momento il flash di me che faccio cadere il telefono spaccandolo mi torna su.
Certe cose non si dicono per telefono, ma è anche vero che lui non sa cosa c’è dietro me e Lewis.
Credo che il 2010 sarà per me un anno a dir poco shoccante. Se concluderò una sola gara sarà un miracolo.
- Beh, non è poi così negativo che non si perda in quelle sciocchezze. I media manipolano tanto e creano storie sulla base di niente, che però hanno il potere di rovinare una persona. Creano pressione per nulla, molto spesso. E a volte già la pressione è enorme da sola. - La visione di Michael mi piace da matti e Jenson scoppia a ridere.
- Non avevo dubbi che la pensavate uguale. Siete proprio fatti uno per l’altro. -
Ora lo uccido. Se non la smette lo sotterro. Non capisco se cerca di aiutarmi o di vendicarsi.
Non ha senso essere gelosi di Michael, sarebbe come esserlo di Dio. Chi è geloso di dio?
Michael ride alla battuta ed ha una risata così bella.
Io lo guardo e ancora non capisco come sia possibile che dal prossimo anno lo vedrò regolarmente ad ogni GP. Non ci posso credere.
- Comunque sarai deluso nel sapere che il suo compagno sarà Nico e non tu. - Conclude con aria da stronzo Jens mentre mi riporta bruscamente alla realtà. Questo lo dice quando Michael e gli altri sono fuori dallo spogliatoio e se non mi sbrigo mi cacciano dalla competizione. Guardo Jens per capire se scherza e qua ha un’espressione di scuse più che di cattiveria.
- Davvero correrà con lui? - Jens annuisce dispiaciuto. Sa quanto fosse importante per me correre con lui, avere quell’occasione. Ovviamente sarebbe stata un’altra strada per me finire in squadra con lui alla Mercedes. Chissà.
Non so nemmeno che storia sarà ora che sono alla RedBull.
Comunque rimango deluso nel sapere che sarà Nico il privilegiato a correre con lui.
- L’ha scelto Michael? - Chiedo con un filo di voce mentre non riesco a trattenere lo stato d’animo come faccio di solito. Jens si siede vicino a me, è pronto ma mi aspetta perché perdo un sacco di tempo. Mi circonda le spalle con il braccio confortandomi come se mi avesse dato una pessima notizia.
- No, sai che sei il suo prescelto. - E tiro infuori il labbro.
- Però correrà con Nico! Potrà scegliere il suo compagno! Sceglie tutti! - Jens mi ferma sentendomi partire.
- Non nella F1. Altrimenti lo vedremmo in Ferrari, non credi? - Ci penso e sospiro annuendo sempre un po’ giù.
- Non è più la stessa senza di lui e senza Jean Todt. - Concludo infilandomi le scarpe che allaccio mettendomi in piedi e poi col piede sul sedile. Jens seduto accanto a me mi può guardare in viso mentre sono deluso. Sono passato dalle stelle alle stalle e cerco di non pensare che Jens sarà compagno di Lewis e non mio.
Pare che tutti abbiano compagni fantastici tranne me. Non ho niente contro Mark, mi trovo benissimo per carità, ma non è Jens. E decisamente non è Michael.
Che palle, li invidio tutti!
- Mi fai un sorriso? - Fa poi Jens con una vocina tenera. Quando lo guardo vedo che fa l’aria da cucciolo e lo trovo splendido come sempre, così sorrido di nuovo spontaneo. Con lui è impossibile non sorridere. Lo bacio fugace prima che qualcuno entri.
Va bene, dimostrerò a tutti chi è quello da battere e cosa si perdono!
Il 2010 sarà fantastico, ecco!
Ogni volta che ho avuto la fortuna di incontrare Michael ho sempre pensato che fosse un enorme regalo.
Non so perché, ma mi sono sempre sentito così.
Come se dovessi assorbire tutto quello che potevo. Come se dovessi... beh, non so... approfittare di ogni istante, ogni frase, ogni privilegio.
Nico forse non apprezzerà il tempo con lui come farei io, ma prenderò tutto quel che potrò lo stesso.
Correre con Michael è un’esperienza che non avrei mai pensato di poter fare al di fuori della ROC. Invece saremo in F1 entrambi.
Non oso immaginare un regalo più bello.
- Ti confesso che ho un po’ paura all’idea. - Dice mentre siamo seduti in sala piloti in attesa del nostro turno al torneo delle nazioni.
Lo guardo meravigliato che me lo confidi, ma non faccio il fan idiota. Cerco di fare un collega. Forse ci riesco male perché credo di avere le stelle al posto degli occhi.
È così bello. Per un momento mi dimentico che sto con Jens, sebbene non siamo una coppia canonica.
Che c’entra, Michael è Michael.
E lo trovo bello. Stop. Non c’è niente di strano.
- Di tornare in pista? - annuisce. Tremo all’idea che lui abbia paura di tornare in pista.
- Però lo vuoi fare lo stesso. - Si stringe nelle spalle.
- È un’occasione unica. La Mercedes torna alle corse, ha rifondato la Brown e mi ha chiamato per vedere se mi andava di dargli una mano. - Si stringe nelle spalle. - Sapevano che volevo tornare in qualche modo nel mondo dei motori. Loro pensavano che potessi aiutarli come consigliere o qualcosa del genere. - Non ci credo che me lo racconti. Forse l’ha detto a tutti già, avrà pure fatto conferenze che non ho sentito. Ma dove diavolo vivo?
- E come sei finito a fare il pilota? - Si morde il labbro. Non guardarlo che sembra poi lo vuoi baciare. E lo bacerei, lo ammetto.
Mi dispiace, ma lui è Michael. Per lui farei di tutto.
- Sono sincero. Speravo di entrare nello staff della Ferrari, ma lì sono... - Fa un’espressione un po’ storta, è raro si conceda cose così ed io imprimo tutto bene. - in una situazione delicata e non... non è andato come progetto. - Lo guardo senza capire. Vuole dire senza dire troppo. - Da parte di entrambi. Loro non erano sicuri del ruolo che volevano darmi, io di quello che volevo avere e poi non mi hanno dato tanta fiducia quando ci ho parlato. L’idea è che siano in un bel caos da quando Jean ha lasciato. - Jean Todt. Ovviamente quando un direttore così vincente lascia, il vuoto è pesante.
- Torneranno a mettersi in piedi. - Perché da quando lui non c’è è strano ed è innegabile. E forse non sarà più quella Ferrari, ma miglioreranno da come sono ora.
- Lo so. E glielo auguro perché per me la Ferrari è una casa. La Ferrari è sempre stata il massimo e deve essere una delle più grandi competitrici del mondiale. Sempre. - Che bello avere la stessa opinione.
Mi perdo a sentirlo parlare, starei ore.
- Sai, vincere un mondiale con la Ferrari è il massimo della carriera di un pilota. Puoi vincerlo con altre scuderie e non sarà la stessa cosa. Se lo vinci con la Ferrari... anche uno solo, quel mondiale varrà molto più di quello con qualunque altra. - rimango abbagliato e commosso da quel che dice e i brividi mi percorrono lungo la schiena sentendolo.
- La ami così tanto. Come mai non hai lottato per rientrarci e aiutarli a rimettersi in piedi? - Si stringe nelle spalle e fa un’espressione un po’ lontana.
- È complicato... - Così mi rendo conto che non ha voglia di rispondere a questo e sentendo la voce di qualche tecnico annunciare l’ordine e l’ora, capisco che è quasi la nostra, quindi saltiamo in piedi e con un gran sorriso batto le mani.
- È ora di andare a vincere una coppa! - Esclamo con l’entusiasmo dello stesso bambino che da piccolo è stato premiato proprio da lui.
Quel giorno non lo dimenticherò. Tengo la foto di quella premiazione. È da lì che lui è diventato il mio Dio.
Quest’uomo mi ha condizionato totalmente la vita ed ora mi ha fatto delle confidenze bellissime.
Spero siano le prime di una lunga serie. Coglierò ogni istante, ogni parola, ogni espressione.
Ne farò tesoro e le userò per arrivare a quel posto che da piccolo sognavo.
Pilota della Ferrari. Anzi. Campione mondiale della Ferrari.
A maggior ragione dopo quello che ha appena detto.
Se non vinci un mondiale con la Ferrari, non sei il massimo.
Io un giorno lo sarò.”
/Lew/
“Come immaginavo è tutto stranissimo, non ci voleva un genio per questo.
Io compagno di Jenson. Nico di Michael e Seb a collegarci tutti quanti in qualche modo.
Amico mio, rivale di Nico in qualche strana ragione che solo loro capiscono, protetto di Michael e amico speciale di Jenson.
Speciale perché non so in che stato sono.
Nico ha passato tutte le dannatissime vacanze a ripetermi che lui e Seb si devono per forza essere messi insieme, io non ci credo perché non me lo ha detto e lo farebbe. Però gli concedo che sembrano più che amici e la cosa mi turba.
È per questo che è tutto strano quando iniziamo i test sulle macchine nuove per la stagione 2010.
Io e Jenson siamo sempre andati d’accordo, ma ora lo incontro con una strana riserva nel cuore e mi odio.
Se poi ci metti che lui e Seb hanno nicchiato abilmente sulla gita in moto a 4 con me e Nico, è difficile non notare che è tutto strano.
Perché non farlo? Perché non accettare?
Turbato rivedo Jenson che mi accoglie alla sede della McLaren con un gran sorriso ed un abbraccio caloroso.
Vorrei chiedergli sfacciatamente cos’è per Seb, ma non ho la confidenza per farlo.
Così mi ritrovo in men che non si dica ad interagire amichevolmente con lui, risucchiato nel suo vortice di simpatia, allegria e di amicizia.
Come diavolo fai a non adorarlo in un istante?
Capisco Seb che ha legato, anche lui è così. Si fa amare subito, è socievole e solare come persona. È ovvio che sono diventati amici, però è strano, non so che dire... forse sono io quello strano. Io che rodo nel non sapere cose che forse non esistono nemmeno.
Forse non le so perché non c’è niente da sapere.
Quando usciamo di qua è molto tardi e non abbiamo ancora cenato. Siamo alle fasi finali del lavoro più importante, perché fra poco si ritorna in pista e quindi ci mettiamo anima e corpo per arrivare preparati e con due macchine perfette e competitive.
Ora come ora la McLaren è fra le migliori, ma sono incuriosito dal lavoro che stanno facendo alla Mercedes con Michael e Nico.
Non nascondo che sono geloso e invidioso anche di loro, sebbene Jenson sia un grande pilota.
Mi chiedo chi di noi sarà il primo e chi il secondo. Forse se lo chiede anche lui.
- Ti va un boccone insieme? Conosco un posticino aperto fino a tardi, è la fine del mondo e ci infila in un tavolo appartato! - Jenson mi coglie totalmente impreparato mentre sto per salutarlo una volta fuori.
Da quando abbiamo iniziato la pre stagione non ho fatto che studiarlo e che pensare a lui e a Seb. E poi a casa a Nico e a Michael.
E a Michael e a Seb. Se solo avessi qualche risposta.
Ma forse la sola risposta è che io sono uno che pensa troppo.
Quando mi ritrovo a rispondere di sì mi chiedo se sia scemo, ma con Jenson funziona così.
È amico di tutti, non riesci a trovarlo pesante, inopportuno e a non volerlo con te.
Penso che forse Seb vorrebbe mettersi con lui per fare le sue famose esperienze, penso che forse è già successo qualcosa e poi rido alle sue battute e lo guardo con ammirazione salendo sulla sua auto.
È brillante, è bello, è simpatico ed è in gamba.
È questo il punto.
Più sto con lui e più mi rendo conto che è un uomo buono e meraviglioso e che se c’è uno a cui vorrei affidare Seb è lui.
Forse si tratta di questo, mi piacerebbe fosse così.
Sono tanto in ossessione con lui per questo, perché so che a Seb piace e penso che se deve avere una storia che non sono io, Jenson è perfetto.
O magari voglio capire se lo è proprio perché credo che ne abbiano una.
Jenon manovra la serata come ogni giorno che passiamo insieme ed è facile farsi trasportare da lui.
Mi ritrovo a ridere un sacco e poi ad ascoltarlo mentre mi racconta certi episodi interessanti. E poi non so come finiamo qua.
- Comunque non voglio che ti preoccupi per la questione del primo e del secondo pilota. - Dice poi mentre si mangia una patatina fritta al Fish&Chips più buono di Londra. E sconosciuto visto che non c’ero mai stato.
Lo guardo infilandomene una a mia volta in bocca.
- Eh? - Chiedo spontaneo. Lui sorride smagliante e mi stordisce con la sua bellezza. Come puoi non desiderarlo a prescindere?
È ovvio che Seb ci speri. Spero che ci riesca.
Forse.
Nel dubbio se questo pensiero sia onesto o forzato, bevo un po’ di birra che mi ha ordinato al mio posto.
- Sì insomma, ho vinto il mondiale l’anno scorso e magari pensi sarò io il primo pilota, ma non devi pensarci. Anche tu ne hai vinto uno e sei bravo. Sicuramente sarà una questione irrilevante, verrà da sé. Non voglio prevalere su di te. Siamo compagni di squadra, collaboreremo tutte le volte che serve. E se c’è qualcosa che non va, che non ti sta bene e non ti piace me lo devi dire. Ne parliamo, cerchiamo soluzioni. - Lo guardo impressionato da questo discorso e i suoi occhi meravigliosi mi dicono che è sincero.
Dio mio, ma è reale uno così?
Lo vedo a coccolarsi Seb anche se è solo la mia immaginazione e penso che con lui Seb sarebbe davvero molto felice.
E fortunato.
La testa ed il cuore mi dicono questo sebbene un piccolo angolino di me ne soffre.
Se dovessero davvero stare insieme ed essere anche felici, credo che ci starei male. Però so che sarebbe giusto, sarebbe una mia scelta.
Credo che lo sto frequentando per questo, per capire quanto riuscirei a sopportarli eventualmente insieme.
- Sei una persona in gamba. - Dico infatti inseguendo questo pensiero. Lui si stringe nelle spalle e si ingozza di patatine ma non è volgare, anzi. Riesce ad essere carino anche mentre mangia.
Ma è reale uno così?
- Anche tu lo sei. Per me è normale fare questo. Non voglio rovinare un pilota eccezionale come te e non voglio rovinare nemmeno me stesso, se è per questo. Voglio che otteniamo entrambi una grande stagione insieme. Penso che sia possibile, dipende da noi. - Ovviamente per lui si tratta di questo discorso, io annuisco e sorrido. Meglio così.
Non sa che pensavo a lui e a Seb. Se dovessero mettersi insieme non potrei avere niente da ridire. Proprio niente.
Mangiamo tutte le patatine e dopo un po’ viene fuori che conosce un altro posticino per un digestivo perfetto ed io vorrei sapere come fa a conoscere tutti questi posticini visto che anche l’anno scorso alla ROC con gli altri era lui che conosceva tutti questi posticini.
Mi metto a ridere ricordandolo e lo prendo in giro mentre lui orgoglioso di sé e del proprio amore per la vita ed in particolare per Londra, mi trascina un po’ contro la mia volontà.
Il locale non è pieno di gente, ma nemmeno vuoto.
È un tipico pub londinese dove suonano jazz dal vivo e mi stupisce la scelta ricordando quanto era tutto per il ballo, quella sera.
- Dove è finito quel Jenson che voleva a tutti i costi ballare e divertirsi? - ride ed è sempre molto bello quando lo fa.
- Ogni tanto bisogna anche fare le persone tranquille... - Risponde facendomi sedere per primo come se fossi una principessa.
- Ogni tanto? - Alza le spalle e annuisce.
- Ogni tanto invece bisogna godersi la vita e circondarsi di caos. - È davvero un icona, un esempio. È attivo, fa un sacco di cose, è coinvolto in mille eventi ed attività e non si esaurisce mai.
Mi piace.
- Hai sentito Seb ultimamente? - Chiede poi a bruciapelo dopo che ha ordinato con il suo tipico sex appeal che invidio un sacco.
Io lo guardo spalancando gli occhi, senza minimamente immaginare che volesse parlarmi di questo.
Tossisco e mi tocco l’orecchio, spero non conosca i miei segni rivelatori.
- Seb? Come mai me lo chiedi? No comunque... non ultimamente... -
In realtà sì, mi ha scritto che darebbe un rene ed entrambi i polmoni per essere al posto di Nico, al che l’ho mandato a cagare perché per Michael esagera sempre.
Non so perché gli mento.
- Credo sia rimasto molto male non essere lui il partner di Michael. - Lo guardo meravigliato. Ok, se me la gioco bene posso sapere qualcosa sul loro rapporto.
Arrivano le birre scure ordinate, come al solito ha fatto tutto lui dicendo che qua la Guinnes è la più buona.
Un cantante rauco intona qualcosa al pianoforte accompagnato da un sassofono e nell’insieme è tutto bello e suggestivo, se non fosse che sono qua con uno che non è né amante, né contendente a tale ruolo. Sono solo con un... amico, credo. Anzi. Con il probabile amante del contendente amante. Insomma. Un bel casino.
- Tu dici? Come lo sai? - Ridacchia.
- Ci sentiamo abbastanza, mi pareva di capire che siete amici anche voi due. Mi chiedevo se hai avuto la stessa impressione. Lui tende a mascherare certi stati d’animo, si mette a scherzare e pensa che vada tutto bene così. Ma io credo che... - Dio, lo conosce già così bene.
Che faccio, fingo di non conoscerlo tanto bene? Forse dovrei, ma perché poi?
- Beh, sicuramente ci è rimasto male per Michael, ma io penso sia un bene che non sia lui il suo partner. Io non penso sia facile essere il suo partner. Non è più il Michael che saliva in macchina solo per vincere GP e mondiali, ma come fai ad ignorare il fatto che li ha vinti? È una situazione strana e sono anche preoccupato per Nico. Può imparare molto da lui ed è bello, però può essere un pochino penalizzato dall’essere il suo partner. - Lo dico senza aver mai espresso questo pensiero e Jenson mi guarda capendo in un attimo quel che forse doveva rimanere più segreto. Forse.
Ma in realtà mi interessa di meno che non si sappia di me e Nico rispetto a me e Seb. Che poi non c’è niente.
- Quindi state insieme? - E per un momento avvampo e spalanco gli occhi come se mi avesse pestato la coda. Di chi parla? Di Nico o di Seb?
Per fortuna lui lo specifica parlando piano e avvicinando il viso al mio.
- Tu e Nico.... Sai, il fatto che insiste tanto per questa uscita a quattro... e poi ora ne parli con preoccupazione... -
- Davvero? - Gli chiedo meravigliato. Ero preoccupato? Annuisce ed io sorrido felice di esserlo sembrato.
Ho sempre paura di sembrare più fidanzato di Seb che di Nico, anzi mi preoccupo più di non sembrarlo.
- Beh, ovviamente non deve venirsi a sapere. - E non ho davvero il minimo problema a farlo sapere. Da qui capisco che c’è qualcosa di molto strano, così cerco di deviare l’attenzione.
- Anche tu sei preoccupato per Seb. - Jenson fa un sorrisino e beve la sua birra guardando il cantante che è effettivamente molto bravo. Io ovviamente guardo lui e aspetto la risposta con ansia. Rispondi, avanti.
- Seb è speciale. - Ma non dice altro.
- Lo è davvero. - questa forse dovevo evitarla. Jenson fa un sorriso tenero sentendomi ma non mi guarda. È un momento strano che non capisco, ma entrambi decidiamo di non nominare più Seb e la serata assume toni confidenziali, ma non privati. È molto bello stare con lui e parlare.
Però alla fine, quando torno a casa di mio padre e mio fratello, mi sembra di essere stato testato a mia volta.
Volevo testarlo io, invece mi ha testato lui. Forse voleva capire che rapporto ho con Seb in modo molto discreto. Chissà che impressione gli ho dato.”