* Dopo la scoperta di Lewis su Jens e Seb, lo scoglio da superare è la prima notte dopo questa rivelazione che ha sconvolto Lewis. E forse una seconda chiacchierata con Seb, a mente più fredda e lucida, più calmi, può servire a capire ancora meglio cosa vogliono entrambi, cosa vogliono veramente. Per Seb poi sarà tempo di parlarne, finalmente, e solo una persona al mondo può raccogliere le sue confidenze. Lo sapete tutti chi è, il suo angelo custode da sempre. Ringrazio tutti quelli che leggono la fic, soprattutto chi commenta. Sono felice che abbia successo. Abbiate fede! Buona lettura. Baci Akane*
50. STRADE DIVERSE
/Lew/
“Tremo mentre vado via e guardo Seb con l’aria di chi non so come gestirò Nico, ma è assurdo che tutto quel che continuo a pensare è lui con Jens.
Non me lo ha detto, come ha potuto?
E la cosa peggiore è che non posso dimostrare che sto male, questa volta è proprio importante, è vitale.
Sto con Nico, Nico è qua. E non ho diritto di starci male.
È Nico il mio compagno, non Seb.
Seb è un amico, ma ha ragione. Lo seguo mentre mi conduce via ed è silenzioso come lo sono io solo perché siamo con Vivi e Nicole, altrimenti farebbe una piazzata assurda. Ma proprio assurda.
Lo so che mi spetta, però stanotte dormiremo qua ad Abu Dhabi con loro, ognuno con le proprie donne e a me va bene con Nicole. Oggi sono contento di averle detto tutto o meglio che lei abbia capito da sola, che sappia in qualche modo e che sia complice.
Non credevo che potessi trovarlo così liberatorio un giorno, visto che prima mi sentivo sempre in colpa in qualche modo. Oggi se non avessi avuto lei, se non l’avrò, non credo che avrei fatto.
È come se fossimo ex, è questo il punto. Ex che non hanno consumato.
È questo che siamo ed è normale che lui non me l’abbia detto.
Da mesi.
Da mesi io mi sentivo che fra noi andava meglio ed invece se la faceva con lui, prima si stava facendo sbattere da lui, quante volte ha violato la sua bocca? Jenson ha avuto cose di Seb che io non ho mai avuto il coraggio di avere, non da sobrio e comunque mai fino in fondo, mai davvero.
Jenson semplicemente se l’è preso e basta e non è questo, perché sono sicuro che è stato Seb a volerlo, a sentirsela. Perché mi aveva dimenticato, era andato oltre.
Mi sfioro il mento che mi ha succhiato prima, ripenso a quanto premeva la sua erezione contro la mia mentre mi schiacciava contro il muro per nasconderci.
Ripenso a quanto è stato bello, elettrico ed eccitante, quanto stavamo di nuovo per farlo e di nuovo nulla. Di nuovo lui ha tirato in ballo Nico.
Ed io sono qua con Nico e vorrei solo essere con lui.
Leggo il suo messaggio dove mi dice di scrivergli o chiamarlo se ho bisogno e qualcosa si sblocca.
Mi viene di nuovo da piangere, guardo dall’altra parte mentre il tassista ci riporta tutti al nostro albergo, lo stesso dove abbiamo dormito questi giorni per l’ultima gara. Lo stesso dove torneranno Seb e Jens. Ma anche loro sono qua con le loro donne e quindi significa che nessuno farà nulla.
Mi consolo sapendolo.
Sarà una notte di merda per tutti ed io il mio personale inferno lo rimanderò a qualche altro giorno, perché so che questo gelo polare di Nico è rimandato, non evitato.
Si sta trattenendo e sta macinando, non so cosa gli abbia detto Jensn per impedirgli di inseguirmi, non so come mai c’era Seb e non lui. Non so cosa sta pensando.
Non so cosa dirgli e così non gli dico niente, mentre so solo che peggio di così non sono mai stato e solo perché ho la certezza che Seb mi ha dimenticato e mi tratta solo come il suo ex.
Un ex che non lo ha mai avuto davvero.
Dio come sto male.
Nico mi odia, forse sta finendo, forse è in qualche modo l’inizio della fine. O forse l’inizio della fine è stato quel giorno che ho parlato con Seb e che ci siamo scambiati gli auricolari nel paddock, il suo primo giorno o uno dei primi in F1.
Eppure l’ho sempre scelto. Alla fine ho sempre scelto Nico e non per paura, ma perché stavamo anche bene insieme, in mezzo ai dolori.
Nessuno sta solo bene.
Io e Nico abbiamo sempre avuto molto e molto avremo. In quel molto è compreso un mondo infinito.
Cerco di ricordarmelo mentre mi scuso con Nicole che vuole sapere cosa è successo ed io non me la sento.
Non ce la faccio a stare qua con lei e sguscio via dopo essermi rigirato venti volte nel letto ed averla svegliata tre volte.
Esco e prendo il telefono senza il coraggio di scrivergli che ho bisogno di lui, che non ce la faccio.
Voglio piangere e mi trattengo, voglio gridare ancora e mi trattengo e so solo pensare a lui mentre il casino più grande ce l’ho con Nico.
Salgo sul terrazzo all’ultimo piano, non so cosa spero di trovare, come spero sarà. Forse niente.
Forse lo so.
Quando vedo che non c’è nessuno rimango deluso.
Mi stringo nella giacca e vado verso il parapetto alto su cui appoggio i gomiti, non c’è un filo di aria anche se siamo molto in alto.
Lo spettacolo è bello da togliere il fiato, ma a me viene da piangere.
Quando sento la porta che si apre stringo gli occhi.
Questo è il nostro posto. Le terrazze degli hotel. Non miei e di Nico. Miei e suoi. Di Seb.
Chiudo gli occhi e respiro più a fondo come se potessi sentire il suo profumo, ma non sento nulla. Eppure mi sembra che ci sia qualcosa di diverso nell’aria.
I suoi passi silenziosi si avvicinano alle mie spalle e si ferma, non mi tocca, non parla, ma io so che è lui e sento il suo sguardo sulla mia schiena che scivola sulle mie curve. Inghiotto a vuoto e chiudo gli occhi immobile, non respiro, i brividi mi percorrono dalla testa ai piedi.
Credo che sverrò. Credo che morirò se non mi tocca.
Ma non credo che lo farà.
E credo anche che è meglio così.
Ha ragione. Siamo due ex che vogliono rimanere amici, ma c’è un punto cruciale in tutto questo.
Mi sta portando lentamente alla follia da quando lo conosco meglio, da quasi tre anni ormai.
È un cammino lento ma crescente ed inesorabile. Non ne uscirò.
Ci provo ma mi affosso.
Mi illudo di starne uscendo, ma ogni volta succede qualcosa che mi fa capire che non è possibile e sono convinto che sia la fine, ogni volta che mettiamo un punto.
Mi mordo la bocca. Non ne usciremo.
- Non so come tirarmene fuori. Ci ho provato in tutti i modi, ma non ci sto riuscendo. Ogni volta che credo di avercela fatta io... io mi sento sempre più impantanato in questo disastro. - mormoro piano come se mi confessassi con Dio, ma ho Seb alle mie spalle.
Il silenzio scorre brevemente, poi la sua voce sussurra piano col suo inglese dall’accento tedesco.
- Mi dispiace. - stringo gli occhi forte, inghiotto ancora le lacrime.
- E non so cosa mi fa più male. Se il fatto che mi sto allontanando sempre più da Nico o da te. Perché tu ormai stai con un altro e mi hai dimenticato, ormai sei andato oltre. - Mi piego in avanti e mi mordo il polso, le braccia appoggiate sulla ringhiera.
- Come è andata con Nico? - Appena lo sento nominare di nuovo scatto come mio solito, come un emotivo forza dieci quale sono. Mi giro violentemente e lo guardo agguerrito, gli occhi luccicano di quelle maledette lacrime che ho in tasca tutta la sera.
- Smettila di nominarlo! Non voglio più il suo nome sulla tua bocca! - Seb si irrigidisce stupito mentre mi guarda impreparato a tutto questo. Pensa come mi sento io, razza di idiota.
E odio che sia così bello, con la sua bocca così rossa sulla sua pelle così bianca. I suoi capelli lunghi sconvolti e spettinati e meravigliosamente biondi. Come gli stanno bene, come sta bene sempre questo ragazzo!
Perché mi fa questo? Come ha potuto?
- Sei tu che hai sempre scelto Nico a me ed ora sono stufo di essere la seconda scelta, dannazione. Questa è una colpa? - Seb stizzito mi risponde come è giusto che faccia ed io mi sento in colpa perché ha ragione, ma non lo sopporto e reagisco come non vorrei:
- Ma è colpa tua se non riesco più ad anteporre Nico a noi come facevo prima! E lui lo sente e sarà sempre peggio perché io lo conosco ed è fatto così ed ha ragione a prendersela, perché gli sto facendo qualcosa di orribile ed io non so come evitarlo! -
Seb mi guarda come se fossi pazzo ed esasperato mi chiede:
- Ma cosa gli stai facendo, che colpa hai? - E qua il sangue finisce di andarmi definitivamente al cervello. Quasi lo urlo, ma forse era più urlato nella mia testa. Però lo dico ad alta voce, come se tirassi fuori una spada dal cuore:
- Che mi sto innamorando di te! - Se già non lo sono.
Quando lo dico Seb stava per rispondere ma si zittisce repentinamente ed indietreggia, io mi rendo conto vedendo come ci rimane di merda e mi metto la mano sulla bocca. L’ho detto e non dovevo. Non doveva nemmeno essere così.
Dio mio sto rovinando tutto.
Nel panico più evidente che mai, nemmeno le lacrime scendono. Congelano sulla soglia dei miei occhi.
- Sei tu che hai insistito per rimanere amici, che avevi Nico... tu... - Comincia a dire confuso e aggrottato, io gli parlo sopra esasperato, disperato:
- Lo so, lo so... è che non... - Ma poi..
- TU HAI SCELTO NICO DANNAZIONE! - ma poi è lui che urla fuori di sé coi suoi cinque minuti, quelli che gli ho visto contro Nico quel giorno. Per un momento penso che potrebbe fare qualunque cosa e mi raggelo, ma poi scuote la testa e mi prende per il bavero della felpa e mi attira a sé violentemente e spalanco gli occhi. Per un momento penso mi baci così e penso che sia proprio quello che voleva fare lui.
Ma si ferma di nuovo e pensa a Nico, ci pensa lui di nuovo e aspetta di vedere se ci penserò anche io come facevo prima, come tutto oggi non sono riuscito a fare una sola volta.
Vuole vedere se lo fermerò, se sarò io a ricordarmi della scelta che ho fatto.
Ma lo guardo nei suoi meravigliosi occhi turbati e furiosi e lo decido ora. Decido che non lo fermerò. Decido che non metterò di nuovo in mezzo Nico perché sarei falso verso di me e verso entrambi.”
/Seb/
“Non mi ferma, non lo nomina e non lo farò io.
Non è di Nico stasera, non lo è da tutta la sera. Da tutta la giornata.
Forse non lo è da tempo.
Lo bacerò, non mi fermerò se non mi fermerà lui. Lo voglio baciare, me lo merito per tutto quello che ho patito e che è stato. Avvicino il viso al suo, le labbra ad un solo millimetro, chiudo gli occhi e anche lui si abbandona a questo quasi bacio. Schiudiamo, ci sentiamo i respiri, ce li pregustiamo. La sua morbidezza, le sue meravigliose labbra dovevano essere mie da sempre.
Mie e basta. Lui voleva me, ha sempre voluto me.
So di essere io l’intruso fra di loro, ma ormai lui vuole me, me e basta.
Però prima di toccare le sue labbra la sua parola risuona.
Innamorando.
Lewis si sta innamorando di me. Per lui è amore, per lui sarà amore. Per lui è sempre stato amore. Non ha mai voluto procedere con me perché sapeva che lui si sarebbe innamorato ed io no, io non so amare, io non credo nell’amore. Io non mi innamorerei, io avrei una storia. Avremmo due cose diverse, vorremmo due cose diverse.
Per me è solo uno sfizio, un puntiglio, un desiderio folle.
Non vorremmo la stessa cosa, non vogliamo la stessa cosa, non sarebbe la stessa cosa.
Lui si innamorerebbe ed io no, io rovinerei tutto. Lui mi direbbe che mi ama, un giorno, ed io non glielo direi perché sono uno stupido coerente.
E così non andrebbe, poi.
Soffrirebbe e sarebbe davvero la fine. Davvero.
Non voglio non vederlo più, non toccarlo più. Non sentirmi così ogni volta che gli sono vicino e che lo guardo.
Non voglio che questo desiderio svanisca e che ci odiamo come ora lui e Nico si odieranno inevitabilmente. Perché ormai Lewis ha definitivamente iniziato la fine del loro rapporto, è inevitabile. Se ne è reso conto che non lo ama come prima, non lo vuole più di ogni altro.
Gli prendo le spalle invece della felpa e lo allontano un po’, Lewis confuso apre gli occhi senza capire, lo sento mancare sulle mie mani e lo sorreggo.
- Dobbiamo provarci un po’ meglio di così, Lewis. Lo dobbiamo a Jens e Nico. Tu stai con lui da così tanto tempo ed anche se io lo odio non ho il diritto di scegliere io per voi. E Jens... Dio, Jens è così meraviglioso che non merita questo. E poi io... - Abbasso gli occhi perché non sopporto come le lacrime si formano sui suoi. - E poi io non credo nell’amore, tu sì. Finiremmo in due strade diverse dopo poco tempo, rovineremmo tutto, noi non... non vogliamo la stessa cosa. - Ma mentre le lacrime scorrono grosse e calde sulle sue guance, non ne sono convinto.
Perché gliele asciugo di nuovo e darei non so cosa per baciarlo, ma non è giusto.
Lewis sospira ed annuisce, è lui a fare un passo indietro, io lo lascio titubante assicurandomi che non cada, barcolla ma sta su. Si asciuga le lacrime con la manica della felpa e si morde il labbro.
- Dobbiamo provarci meglio di così a far funzionare tutto. Ora abbiamo tutti gli ingredienti per riuscirci. - Dico deciso, è più facile se non lo tocco e se non gli sto così vicino.
Lewis annuisce ancora e prende un respiro profondo provando a parlare. Dopo alcuni tentativi ci riesce.
- Hai ragione. Ci dobbiamo provare meglio. Non ci stiamo aiutando molto. Adesso siamo stati onesti e possiamo farcela. - Ma non lo pensa davvero.
Mi dispiace lasciarlo così, ricordo quando tempo fa mi ha fatto lui questo, quanto male sono stato uscendo da un terrazzo come questo di notte, quando poi piangendo ho incontrato Jens che mi ha tenuto con sé tutta la notte senza chiedermi niente.
E non ho ancora avuto modo di dirgli di me e Lewis, di raccontargli nulla e so che dovrei per far funzionare tutto meglio, ma non credo di riuscirci.
Dio, non lo so. Ci sono certe cose intoccabili, che proprio non vogliono saperne di uscire dalla mia bocca. Ma piano piano ci riuscirò, sono sempre più felice con lui, va sempre meglio e stava andando bene.
- Stava funzionando, ora funzionerà ancora meglio, vedrai. - Dico poi come se cercassi disperatamente di convincerlo. O forse convinco me stesso.
Lui fa un sorriso triste fra le lacrime che ingoia dopo averle versate.
- Va bene così. Ci riproveremo tutti. A forza di provarci ci riusciremo. Ogni volta va sempre meglio. Ed hai ragione, te lo dissi io, me lo ricordo. La primissima volta. Vogliamo cose diverse, siamo diversi. Non siamo cambiati in questi anni. Andrebbe sempre male se la mettessimo su un piano intimo perché tu vuoi solo qualcosa di superficiale e fisico mentre io voglio l’amore, l’anima, il cuore. Voglio tutto. - Se lo ripete per trovare la forza di uscire da questo terrazzo e riprendere la sua vita come prima di tutto questo disastro.
- Ed io non sono capace di darlo, non ne ho nemmeno, forse. O forse queste cose non esistono ed è per questo che non nascono. Ci illudiamo che ci siano, ma sono reazioni chimiche del nostro cervello perché in quel momento stiamo bene e siamo felici, ma poi quando ci soddisferemo, quando avremo avuto quel che volevamo, finirà tutto. -
Ma nessuno dei due ci crede. Soprattutto io.
Lewis fa l’ennesimo respiro profondo e l’ennesimo sorriso forzato e grottesco. Così lo lascio andare, lascio che sparisca oltre la porta da dove sono arrivato io e una volta solo mi metto la mano sulle labbra e lo bacio con la mente, pensando che un giorno lo faremo comunque. Perché un giorno so che succederà. Ma non ancora.
Credo mi ci volesse Michael.
Una bella sferzata di quelle potenti.
Sono un po’ strano da quando sono andato via da Abu Dhabi perché non ho saputo cosa dire a Jens e non mi ha chiesto perché lui è speciale e proprio perché fa così io so che non merita che lo ferisca.
È per questo che mi sono fermato con Lewis.
Perché l’avrei ferito ed è la dimostrazione che non sono capace di amare ed avrei fatto questo anche a Lewis e non lo merita. Dobbiamo solo sforzarci meglio.
Però per giorni e giorni non ho pensato ad altro che a questa cagata di scelta stoica.
Quando arriviamo alla ROC di quest’anno che come di consueto io e Michael gareggiamo insieme per la Germania, non lo sento arrivare perché sono totalmente soprappensiero come lo sono da giorni, appunto.
Lui mi tira giù la cuffia sugli occhi facendomi venire un colpo e quando mi giro lo vedo che mi sorride. Questo gesto mi stacca una spina che nessuno riusciva a staccare e capisco, mentre mi sento leggero e bene, che solo lui poteva aiutarmi.
E mi dispiace per Jens che ha capito che sono strano e non sa come aiutarmi perché non mi apro, ma non ci riesco.
Ma a Michael sorrido.
Non è un gesto da lui, non gliel’ho mai visto fare a nessuno.
Mi crogiolo in questo semplice gesto stupendo che mi porta in un istante al settimo cielo.
Non so come tradurlo, ma qualunque traduzione abbia è meraviglioso e spazza via tutto.
Il potere che ha Michael non l’ha mai avuto nessuno e mentre sono qua con lui in questi due giorni, me ne rendo conto.
Non mi stacco da lui e Jens ci orbita allegramente intorno con la sua gioia infinita che forse non merito.
Lo guardo, per lui sembra tutto a posto anche se sono a rianimarmi grazie a Michael, anche se quella sera ho fatto un casino con Lewis e non gli ho spiegato nulla.
Per cui forse era inevitabile che fosse Michael a raccogliere la confidenza che non ho mai potuto e saputo dire a nessuno, nemmeno a me stesso, credo.
Ho capito che volevo confidarmi con lui perché mi sentivo sprofondare in un abisso infernale e non volevo pregiudicare né me stesso né chi mi circonda.
Per cui dopo essermi sentito sorridere e stare meglio solo grazie al fatto che era Michael qua con me, ho deciso che gli avrei chiesto consiglio. Ma non sapevo quando e come farlo.
Non credo di essermi aperto mai con nessuno e farlo con Michael ora è sicuramente una cosa nuova e complicata.
Per due giorni ci ho provato come un cretino senza riuscirci e poi finalmente dopo la cena dell’ultimo giorno, mentre ci spostiamo in un altro locale che guarda caso conosce Jens, gliene parlo.
Siamo finiti in macchina insieme perché doveva farmi provare la sua due posti, credo che abbia capito che avevo qualcosa.
Ha approfittato del fatto che la ROC quest’anno è in casa nostra per venire col suo gioiello e così mi ha detto come se niente fosse se mi andava un giro mentre andavamo al locale di Jens.
È qua che ho capito che o ora o mai più, però non è facile sputarlo fuori comunque.
So che lui ha capito che voglio parlargli, fa il giro lungo perché sa in quale locale vuole andare Jens, ma fa il giro del mondo.
La città che conosco bene sfreccia intorno a me mentre lui con la sua calma mi porta lasciando la musica bassa ed un silenzio molto invitante. Davvero perfetto.
Così prendo un respiro profondo e mi decido.
- Ho bisogno di un consiglio. Forse sto andando fuori dal mio orto, ma... - Comincio a blaterare come un ragazzino scemo e lui si mette a ridere. La sua risata mi rilassa immediatamente.
- Tu non andrai mai fuori dal tuo orto. Non con me. - Avvampo. Ok questa mi demolisce un pochino e mi distrae dai miei drammi.
Michael continua a guidare nella sua macchina sportiva che ovviamente è una Ferrari ultimo modello spettacolare. Già solo lo starci sopra con lui è un autentico sogno.
- Beh insomma... è un argomento poco da uomini forse. E non credo che questo tragitto sia sufficiente e sia il momento giusto ma... - Continuo a blaterare perdendo tempo prezioso e lui così mi dà un’altra bella mano.
- Si tratta di questioni sentimentali? - Dirgli che sono preso da degli uomini non è facile.
- Ok, io ho una visione diversa dei rapporti e dell’amore. Per me ci sono le persone, non il genere. E posso prendermi da uomini o da donne nonostante sto con una donna. Hannah è la persona con cui voglio una famiglia perché mi conosce e mi fido. Ma da qualche tempo è successo che... - Michael continua a guidare senza fermarsi, senza rallentare o accelerare. E non guardo dove andiamo.
- Ti sei innamorato di un tuo collega? - fortunatamente sono seduto così non cado. Chissà da quanto lo sapeva. Rido allentando la tensione.
- Innamorato no. Il punto è che non credo all’amore, ma la persona con cui sto sì. -
- Posso essere sincero? - Annuisco. - Lui lo sa? - Io annuisco ancora. - È Jenson? - Forse non ci voleva un genio a capirlo. Mi mordo la bocca e mi imbarazzo molto. È strano parlarne ma è anche liberatorio. Anche se in realtà è Michael che parla, io annuisco come un idiota. - Se lui lo sa e gli sta bene, non c’è un problema. Vedi come va, vivitela giorno per giorno. Sei stato sincero. E poi non puoi sapere se ti innamorerai o no. Il fatto che tu non credi a qualcosa non significa che non esiste. - Silenzio.”