* Continua la gita sulla neve dei 4 cavalieri dell'apocalisse. Seb e Lewis hanno seri problemi a stare insieme ed entrambi hanno dei caratteri non facili. Seb arrabbiato ha fatto una discesa a rotta di collo rischiando di cadere, Lewis in quello si arrabbia a sua volta e lo aggredisce. Da lì in poi si innesca un meccanismo di rincorse uno all'altro fino ad arrivare ad un definitivo confronto che potrebbe significare un nuovo inizio od una nuova fine. Come se le cose fra loro potessero finire mai per davvero. Buona lettura. Baci Akane* 

54. COME UNA PERSONA CAMBIA LA VITA

seb lew

/Seb/

“Vorrei reagire ma la verità è che non so proprio che dire, non ne ho  il tempo e nemmeno il modo. La sua sfuriata mi investe in un modo così spontaneo e meraviglioso che la rabbia con cui sono sceso scema via immediatamente ed ora mi ritrovo a sentirmi un completo imbecille per aver provocato tutto questo, a maggior ragione ora che vedo arrivare veloci Nico e Jens preoccupati della scena che si presenta a loro. Ovvero io a terra e lui in piedi che a momenti mi squarta con le racchette. 
Lo realizzo alla velocità della luce che lui è sicuramente in una situazione peggiore della mia perché è effettivamente diviso fra me e Nico, io l’ho respinto dicendo che non voglio rovinare un bel rapporto perché un giorno finiremmo per rompere, perché vogliamo cose diverse, perché noi lo siamo, dall’altro c’è Nico che lo mette costantemente alla prova e mette in verifica ogni respiro che fa.
Ed ora che lui è effettivamente geloso di me e Jens deve controllarsi ed ha appena fatto un bel danno, perché spiegare quello che è appena successo non è per niente facile. 
Attiriamo subito l’attenzione di altri che ci guardano e provano ad avvicinarsi per vedere se stiamo bene o se ci vogliamo picchiare, Lewis vede i due arrivare e gli occhi di un sacco di altri fra quelli che scendono dalla pista sciando e quelli che si apprestano più in là a salire sullo skilift. 
Si rende conto di quel che ha appena fatto e che davvero non avrebbe dovuto e che non saprà spiegarlo e così prende e parte, ruba di corsa il seggiolino ad una coppia ed io mi rendo conto di doverlo aiutare e di dovermi far perdonare perché ho aggiunto pressione alla sua terribile situazione, anche se non so esattamente come so che è colpa mia e che passerà dei guai con Nico. 
E così mi alzo in fretta e furia e lo inseguo, prendo però il seggiolino dietro, rubandolo a mia volta ad un’altra coppia. Ho solo sentito le loro voci chiamarci, non so se ci hanno inseguito o se sono rimasti inebetiti a guardare e mi odio mentre salgo, perché sto facendo una cosa orribile a Jens e non lo merita e non voglio davvero ferirlo, non voglio far finire tutto perché sono convinto che fra me e Lew non funzionerebbe come amanti, ma non voglio rovinare il nostro rapporto, non più di quanto lo sia. Però è pure vero che insomma... che cosa ci rimane? 
Che cosa siamo?
Cosa possiamo fare? 
Non so proprio che deve essere ora di noi, di noi come coppia. 
So solo che ora Lewis è furioso con me e forse potrei aver chiuso tutto per sempre, proprio come non volevo. E la verità è che non so che diavolo fare con lui, come comportarmi, che rapporto mettere in piedi e soprattutto in che stato. Ma non so. Non so proprio che dire, che fare. Come toccarlo. Se toccarlo. Come guardarlo. Se guardarlo. 
Dio, mi sembra di impazzire. 
Quando scendo, Lewis ovviamente è già partito come una furia e non so ancora a che punto sono gli altri due ed in questo momento non mi importa più, perché ora è lui che scende come una furia giù per la pista che essendo per esperti vuole una certa padronanza, visto che non è facile. 
Accelero e prendo più velocità che posso per raggiungerlo ed impedirgli una volta giù di tornare a scappare, nella mia testa c’è solo lui, esclusivamente lui.
Ti prego, ti prego fa che troviamo di nuovo un modo per noi. Un modo. Per l’ennesima volta. Qualcosa che funzioni, perché non posso perderlo. Questa non può essere l’ultima giornata insieme, da qui in poi non posso escluderlo e non parlargli. 
Quando arriviamo giù lui fa per andare diretto verso un altro seggiolino, ma riesco ad afferrarlo per il polso e così lo strattono e lo obbligo a rimanere qua. 
- LEWIS! - Lo chiamo a gran voce, col fiatone. Intorno a noi altri sfrecciano e mi rendo conto che a momenti potrebbero arrivare anche Nico e Jens, quanto indietro saranno rimasti? 
Immediatamente l’urgenza di risolvere come si deve e subito, mi investe e così mi guardo intorno e decido di andare nel bar dell’impianto che è un tipico posto stile chalet bello spazioso. 
- Dai... - Lo imploro. Lewis tira e scuote la testa. 
- No! - Continuo a guardare la pista con l’ansia di vederli arrivare, la consapevolezza di doverne parlare ora, di metterci a posto. 
- Ti prego Lew! Vieni! - E forse ho uno sguardo implorante che può vedere dopo che mi sono sollevato la mascherina. O forse è il tono che uso, ma capisce che è davvero importante e così mi accontenta e mi segue cliccando l’apertura dello scii con una racchetta, io faccio altrettanto e dopo che abbiamo gli scii in mano, ci avviamo al bar muovendoci di corsa e con una frenesia mista a rabbia e ansia. Un’ansia che non sappiamo come gestiremo. 
In questi bar c’è sempre il posto per sistemare gli scii e le attrezzature mentre ci si serve qualcosa di caldo, la temperatura afosa ci investe facendoci decongestionare in fretta e mentre ci infiliamo in bagno per poter discutere lontano da occhi indiscreti ed aspettiamo che l’ultimo esca, ci togliamo guanti, cuffia e ci allentiamo la sciarpa e il giaccone. 
Il caldo è tantissimo e forse non è tanto la temperatura. 
Ci guardiamo e appena questo estraneo esce, chiudo la porta a chiave. 
- Dobbiamo ammazzarci tutti e due? - Dico senza sapere più cosa dirgli. Improvvisamente non ne ho idea. 
- Ah sì eh? Ti importa quindi! - Lo guardo senza capire mentre si prospetta una seconda valanga di gelosia. 
Inghiotto mentre non nego che un po’ di piacere si espande. 
- Certo che mi importa! Come importava a te! - 
- È un po’ diverso penso perché io ho ammesso che provo dei sentimenti per te, per te è sempre e sempre sarà solo sesso! - Chiudo gli occhi incredulo che ne parliamo ancora. Lewis è proprio arrabbiato e non so come disinnescarlo. 
- Davvero siamo ancora a questo? - Lewis mi spinge perché mi detesta in questo momento e credo che se mi trovasse davanti a lui in pista mi investirebbe ammazzandomi. 
Io così approfitto e gli prendo i polsi, le mani raggiungono la sua pelle calda e questo contatto è traumatico, ci elettrizza, ci eccita e ci fa peggio. 
- A te non frega nulla di me, solo portarmi a lette ed ora nemmeno quello perché hai trovato Jenson che ti scopa! Ed ora tu vorresti solo togliermi dalle palle! E prima ti potevi uccidere per questo! - 
- Anche tu e non è vero che non provo niente! E soprattutto non è vero che non voglio più scoparti, dannazione! - Quando lo dico Lew stava per ribattere ma si zittisce e così mi rendo conto d’aver detto qualcosa di troppo, ma è ormai impossibile fermarmi. La mia bocca parla da sola e ci fissiamo freneticamente, i cuori in gola. Eccitati. 
- Voglio sempre scoparti. - dico avvicinando pericolosamente la bocca alla sua. - E il fatto che non credo nell’amore e che non dirò mai a nessuno che lo amo, non significa che non provo niente. Ci sono miliardi di sentimenti in cui credo e che provo. - Lewis mi fissa negli occhi così vicini che ci ipnotizziamo a vicenda. 
- E in cosa credi, cosa provi? - A questa domanda il panico torna, non ne ho idea e scuoto la testa, ma non lo lascerò. Le mie mani sempre sui suoi polsi nudi, le braccia aperte appoggiate dietro di sé fino a finire contro il muro. Il mio corpo sul suo e anche se siamo imbottiti di roba che ci ricopre, sentiamo eccome.
L’adrenalina. 
L’eccitazione.
- Credo nel bene che si prova per qualcuno. - Rispondo senza respirare, di nuovo le nostre labbra sono così vicine, ma gli lascio i polsi e finisco per aprirgli la tuta da sci abbassandogli la zip. Lui si morde il labbro che gli fisso incapace di staccarmi da lui. - E mi fai impazzire da matti. - infilo la mano sotto la cintola, vado sul suo inguine e glielo tocco. Il contatto mi fa quasi venire, mi sento eccitato da morire. Apriamo le labbra e sospiriamo come se stessimo scopando. Lo sto solo toccando, sto strofinando il palmo della mano contro la sua erezione dura e grande che è ancora trattenuta dai boxer. - È un sentimento la follia? - Lui chiude gli occhi e appoggia la nuca all’indietro e si abbandona perché credo che stia venendo solo così e credo che il calore che sento fra le mie gambe è la stessa cosa. E per fortuna che queste tute sono grosse ed imbottite e che non si vedrà che cosa ci macchia i boxer. 
Mi succhio il labbro e lui fa lo stesso col suo sognando di farlo uno con l’altro. Poi tiro fuori la mano dai suoi pantaloni e me la lecco guardandolo sfinito, ansimante. 
Sa di lui almeno un po’. 
- Mi hai fatto impazzire e dovresti esserne più consapevole, prenderti questa responsabilità. Perché è terribile vivere così. Adoro Jens, ma non sarà mai te. Voglio che tu lo sappia. È vero che fra noi non funzionerebbe perché siamo troppo diversi, ma questo non significa che posso fare a meno di te. Che posso rinunciare a te. Che quando Jens mi scopa io non penso a te e che vorrei farlo a te, essere dentro di te. E mi odio perché non è bello quello che faccio a Jens ma è l’unico modo per andare avanti. - Forse era davvero troppo tutto questo. Lewis così mi prende il viso di slancio fra le mani e appoggia le labbra sulla mia guancia, chiudiamo gli occhi e stiamo così, uno sull’altro, coi nostri orgasmi che ci danno un po’ di pace. La famosa pace dei sensi. 
Almeno gli orgasmi funzionano e staremo sereni per un po’. 
Fino a che vedendo Nico non avrò di nuovo voglia di ucciderlo. 
Lo lascio prima di andare oltre, mi allontano e solo ora lui riesce a rispondere: 
- Scusami, ho qualche problema a gestire tutto questo. È... è davvero troppo. Ma mi impegnerò di più, come hai detto. - Non credo che l’abbiamo fatto molto bene ora, sinceramente. 
Ma non mi lamento davvero, anche se mi sento un verme con Jens. 
Ci ricomponiamo e ci sciacquiamo un po’ mentre mi rendo conto di stare meglio ed essere più sereno, che da qua in poi, con noi dalla stessa parte, mi rendo conto che possiamo farcela. 
- Sai cos’è divertente? - Dico poi ridacchiando. Lui mi guarda come se fossi impazzito. - Che se non era per Nico non ci saremmo mai davvero riavvicinati e forse sarebbe finita davvero per sempre. - Poi aggiungo piegando la testa: - qualunque cosa sia quella che abbiamo. - Lewis finalmente scoppia a ridere e grazie al cielo. Grazie davvero. 
Ora che ride il resto è secondario.”

/Lew/

“Sono totalmente sconvolto e non so con che faccia mi presenterò a Nico, sono sicuro che capirà subito tutto. Non credo di potercela fare sinceramente. 
Mentre esco dal bagno ne ho il terrore. Aver fallito la prova.
Ma poi penso che fallire la prova per un orgasmo con Seb non è una cosa tanto brutta. 
Ridacchio mentre lo penso e andiamo a prenderci un caffè caldo. 
Sono pessimo. 
- Cosa dobbiamo dire a Nico? - Chiedo notando che non sono tornati e che saranno ancora fuori a sciare. 
Seb alza le spalle e la fa facile senza farsi toccare troppo da questa cosa. 
- Grazie. - Dice quindi senza un minimo problema. Lo guardo spalancando gli occhi pensando che scherzi. 
- Grazie?! - Lui ridacchia guardandomi di rimando. 
- Grazie. Perché senza di lui non facevamo pace sul serio! - Poi aggiunge malizioso: - E che pace! - si lecca le labbra ed io lo sgomito guardandomi subito intorno pensando che potrebbero essere entrati. Per fortuna non è così e sentendomi come al solito in colpa, mi preparo per l’ennesima volta a fare qualcosa che non so per quanto potrò fare.
Una volta fuori il freddo ci calma i bollenti spiriti e ci torniamo a imbacuccare per tornare a sciare. 
Non abbiamo ancora idea di dove siano loro, sicuramente Nico sarà furioso come non mai, ma è vero che se l’è cercata. Poteva lasciare che le cose andassero in quel modo. 
Tornando su insieme, parliamo più rilassati sentendo di poter andare avanti molto meglio di qualunque altra volta. 
- Che poi devo essere sincero, è vero che ho dei dubbi su me e Nico o non mi farei prendere tanto da un altro... però sai... non è facile lasciarsi così. Cioè noi stiamo insieme davvero da tempi immemori e ci amiamo. Insomma. Ci siamo amati. Io ora non so come siamo, però comunque non è facile e non posso semplicemente mollare così. - Faccio tutte le mie infinite elucubrazioni che finora cercavo di evitare con lui come per una sorta di tatto che pensavo di dovergli dare. Ma mi sento un po’ quello scaricato e quindi credo che vada bene parlargli del mio ragazzo. 
- Ma se io ci stavo tu lo lasciavi! - Dice poi improvviso Seb, lo guardo per vedere se è serio e lo fisso male perché ha l’aria malefica. Si prende gioco di me, ma so che lo pensa davvero. Il punto è che ha ragione. 
- Ormai credo che non lo sapremo mai! - 
E con questa risposta acuta e geniale di cui sono maledettamente fiero, mi rigiro subito la situazione in mio favore e gli do una bella steccata, infatti lui mi fissa stupito di quel che ho detto e quasi boccheggia. Per sua fortuna arriviamo in cima, lo vedo riprendersi e pensare a qualcosa perplesso, piega le labbra all’ingiù, si prepara con me a scendere, solleviamo la sbarra e proprio mentre stiamo per toccare la neve, risponde spavaldo: 
- Questo dubbio sarà il pane per la nostra relazione! - Così dicendo scendiamo insieme ridendo.
In qualche modo cade sempre in piedi. 
Proseguendo e andando avanti ci ritroviamo proprio Nico e Jenson che probabilmente vedendoci salire ci avevano aspettato per riunirsi a noi.
Appena realizzo che ci hanno visto ridere insieme, mi viene un attacco di ansia e da dietro la mascherina che mi copre sufficientemente occhi e viso, guardo Nico per capire che tipo di espressione abbia. 
Ed è di quelle che finge di essere a posto e felice di vederci di nuovo, fa il meravigliato, tira delle battute come se non ci fossero problemi, ma so che è infastidito da morire e che appena potrà mi farà qualcosa. 
Rimango un po’ indietro non avendo idea di come proseguire da qui in poi.
- Vi avevamo dato per dispersi! Abbiamo notato che gridavate, o almeno ci è sembrato lo faceste... che aveste problemi insomma... - Nico ovviamente indaga con faccia tosta e Jenson aggiunge sinceramente preoccupato. 
- Sì in effetti scendendo ci avevate dato l’idea di essere arrabbiati... poi non vi abbiamo più visto. Tutto bene? - Chiede lui più dolcemente a Seb. Mi chiedo cosa pensi, evidentemente Seb no. Povero Jenson. 
Io sinceramente non so che dire, non so che fare e mi paralizzo. Ma Seb prende tutto letteralmente in mano e con spavalderia mi circonda il braccio con le spalle e con un sorriso smagliante, togliendosi la mascherina, mostra i suoi splendidi occhi azzurri. 
- Beh avete ottenuto quel che volevate, no? Che facessimo pace! - Silenzio. Lui rincara su di giri accentuando un’allegria che non è proprio vera ma che può sembrarlo, mentre io in compenso sono ricoperto di brividi che non distinguo bene: - Non siamo mica scemi, sapevamo che avevate organizzato questa giornata per farci fare pace ed eccoci qua! Pace è stata fatta. - 
Seb sta sfidando Nico. Me ne rendo conto ora mentre noto che lo guarda negli occhi mentre parla e soprattutto per il modo e quel che dice.
- Pace?! Ma... ma stavate litigando o no? - Nico non ci può credere, penso che stesse facendo già i salti di gioia e così mi stringe meglio con un sorriso ancora più bello. Continua a sfidarlo, gli sta dicendo ‘avanti, torturaci quanto vuoi, ci stai solo unendo di più!’
Nico sicuramente è livido ma gli invidio la capacità di controllo. 
- Sì beh, i litigi ci sono stati, mi stava per uccidere ed io non so come sopravvivi ai litigi con lui perché è un piccolo demonio quando si arrabbia, però ehi... come vedi... è tutto a posto! - e appoggia anche la testa alla mia. Ma in questo non sa di finzione e credo si capisca, credo si noti perché la faccia di Nico è di pietra dietro alla risata finta e nervosa, mentre Jenson ride più sincero e gli pizzica la guancia. 
- Meglio così, no? - Fa lui. Seb si scioglie da me e gli carezza il braccio per poi mettersi la mascherina e tirarsi su la sciarpa, dopo di questo prende bene le racchette, si gira e con un:
- Ci vediamo giù! - che sembra un ‘ti sfido stronzo’ rivolto a Nico, si lancia. 
Jenson sorride sollevato e lo segue a ruota senza aggiungere altro, mentre io e Nico rimaniamo un po’ qua trattenendoci, l’ansia torna a salire e lo fisso con aria di scuse, Nico mi solleva la mascherina e mi guarda intenso e serio per capire se sia tutto vero o se fingesse. Legge nettamente la colpa nei miei occhi e per un momento non so che dire, non ne ho idea. Per un momento penso di dirgli che me lo sono quasi fatto, perché non credo di potergli mentire ancora, poi però penso che quel quasi possa fare la differenza e mi ribello anche perché è Nico che ha voluto tutto questo, lo voleva davvero.
E improvvisamente mi viene su lo scatto stizzito.
- Pensavi litigassimo definitivamente? Era questo il piano? Di darci il colpo di grazia? - Attacco per non essere attaccato. Attacco perché so di essere in colpa per quel che quasi faccio ogni volta con Seb. Attacco perché non voglio spiegargli qualcosa che lui non capirebbe e non sarebbe giusto capisse. 
Nico mi guarda sorpreso non aspettandosi questa mia reazione, fingendo di non capire a che mi riferisco. Così scuoto la testa, mi rimetto la mascherina e mi accingo a scendere. 
- Beh, tesoro... - Faccio quindi amaro e seccato. - Adesso spero sarai contento. Non so se è questo che volevi ottenere, ma è questo che hai avuto! - Con questo scendo facendogli capire di essere io quello arrabbiato con lui, io quello che non intende discutere. Ed è lui quello in difetto, per una volta, lui che deve penare, che deve farsi perdonare. 
Ma non so se Nico si sentirà mai in quella posizione. 
Mentre scendo mi immagino che ci faremo il muso per un po’, poi la metterà giù in modo che poi sarò io a chiedergli scusa per chissà cosa e lui penserà di essere quello buono che mi perdona. Perché con lui funzionano così le paci. Finché non mi stuferò davvero. 

Come immaginavo ci facciamo il muso io e Nico, Seb non trattiene la battuta sul fatto che ora siamo io e lui quelli arrabbiati. 
- Eh, forse sei tu che non sai stare con gli altri, no? - Dice Nico acido, sto per ribattere accendendo tutti i sentimenti in una volta, ma è Jenson che cerca di fare da paciere e mi abbraccia amichevole: 
- Ma dai, io ci sto benissimo, tutti ci stanno bene! È un bignè di ragazzo! - Jenson forse è stufo marcio di tensioni varie che si tagliano con un coltello e Seb ride mentre dopo una lunghissima mattinata a sciare propone di andare a pranzo da qualche parte. 
- Poi possiamo andare a fare un giro ad uno dei laghi qua vicino, sarà ghiacciato e merita una passeggiata. - 
Seb improvvisamente è quello di buon umore e propositivo, credo goda nel vederci litigare e non posso di certo dargli torto. 
Nico fa ancora il muso perché si sente quello attaccato anche se non è così e alla fine in macchina ci ritroviamo con Seb alla guida e al momento di ripristinare le coppie di prima, è proprio lui a dire a Jenson come se fosse il padre paziente della situazione: 
- Forse è meglio che stai tu dietro con Nico o loro si ammazzano e non voglio che mi sporchino i sedili! - Lo dice mezzo scherzando e Jenson sta al suo gioco perché capisce che pensa davvero sia meglio. Il tragitto fino al ristorante in località lago che dice, è un po’ distante, sono i venti minuti più strani della mai vita. Io davanti con Seb e loro due dietro.
Mi stupisco a non essere più geloso come una volta e questo mi fa pensare. 
E mi dispiace, sinceramente. 
Quando le cose sono cambiate così? È davvero colpa di Seb? 
Una persona ti cambia tanto la vita? Ogni tanto me lo chiedo mentre guardo la mano di Seb sul cambio ed immagino di stringergliela come Jenson prima ha stretto la sua. E non ho nemmeno l’istinto di controllare quei due dietro, Nico mi starà uccidendo con gli occhi. Questa volta non doveva sfidare Seb sul serio. Sta riportando una serie di ferite che poteva evitare, credo gli servirà di lezione che nei nostri giochi strani non deve inserirsi lui. Credo che non lo farà più, che quel cazzo di giro in moto ce lo scorderemo, me lo auguro almeno. Sebbene con lui ci si può aspettare di tutto.”