* Abbiamo lasciato Seb a scoprire nel peggiore dei modi che Lewis aveva dato da tempo le chiavi di casa sua a Nico ed ora la sua reazione istintiva è quella di andarsene, ma a fare cosa, con chi e soprattutto con quale stato d'animo? Entriamo un po' nella sua testa perché adesso è confuso più che mai, sa solo che sta male e che si sente preso in giro. Mentre lui cerca un modo per chiarirsi e stare meglio, Lewis non ci sta a rinunciare di nuovo a lui. Buona lettura. Baci Akane*
58. LE COSE DAVVERO IMPORTANTI
/Seb/
“Le dita tremano e le stringo mentre guardo casa di Michael dalla macchina. Sono un pazzo, cosa ci faccio qua?
Cosa dovrei fare ora?
Stringo gli occhi mentre ripenso all’umiliazione che mi ha sottoposto Lewis.
Umiliazione nemmeno rende il modo in cui mi sento, mi asciugo rabbiosamente le lacrime che tornano a scendere mentre non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello di volare da Jens.
Sono corso qua senza rifletterci, in parte perché Michael vive vicino, in parte perché è l’unico che in una situazione del genere riuscirei a sopportare.
Non voglio niente, non so nemmeno cosa voglio in realtà.
La mia macchina si è mossa da sola e sono così pieno di tutto e niente insieme che salto quando mi bussano sul finestrino. Quando vedo proprio il suo viso stupito e sorridente insieme, mi fa venire un colpo. Poi, ovviamente, la voglia di piangere aumenta ma sorrido con un enorme sforzo.
Michael mi apre la portiera obbligandomi a scendere e mi accoglie come se fosse normale ritrovarmi qua davanti casa sua.
- Che succede? - Chiede subito saltando i preliminari. Ha un’aria cordiale e preoccupata insieme, si vede che sorrido in modo grottesco.
- Ecco io... non so se è una buona idea, sicuramente disturbo e farò la parte del ragazzino imbecille che... - Michael inarca le sopracciglia sentendomi a dir poco confuso e preso male. Inghiotto e non so nemmeno che altro dire.
- Dai, vieni dentro, ti offro qualcosa. Se sei finito qua sicuramente un motivo c’è. - Michael gentilissimo mi introduce in casa sua, ha la giacca e veniva da fuori. Io rimango fermo, lui nota che non lo seguo e mi esorta a seguirlo con un gesto del capo.
- Sicuro che non disturbo? -
- Tu non disturbi mai. - Asserisce deciso, così mi decido. Non so nemmeno cosa gli dirò. Non volevo stare solo, l’idea di ripensare per sempre a Nico che entra mentre gli preparo da mangiare mi fa sentire così male.
Così maledettamente stupido.
Come ha potuto non dirmi che gli aveva dato le chiavi, che praticamente convivono? Non è una cosa importante come che io mi faccio Jens?
Mi ha fatto una sceneggiata assurda quella volta, mentre io dovrei farmi andare bene che mi ha tenuto nascosto da non so quanto che Nico viene a casa sua quando vuole.
In casa mi fa accomodare sul suo comodissimo divano e mi mette in mano una tazza di thé caldo e fumante che non bevo, uso solo per scaldarmi. È un freddo interiore quello che ho, che mi scuote da dentro.
La stanza deve essere sua personale perché è una sorta di rifugio, c’è un comodo divano, una scrivania con computer e quaderni, librerie, pareti pieni di foto. Non ci sono trofei e medaglie, però ci sono tante foto di quando correva, traguardi importanti, compagni speciali e rivali altrettanto speciali.
Noto una foto mia e sua alla ROC di qualche anno fa, quando abbiamo vinto col team tedesco.
Un sorriso mi riscalda, sono nella sua stanza speciale.
- Allora... - Mi riporta alla realtà con un sorriso adulto e fraterno, improvvisamente mi sento questo per lui, il suo fratellino. E mi piace, devo dire. Perché è vero che in certi momenti gli salterei addosso, ma un fratello ci sarà per sempre.
E poi dopo Lewis io non so come farò a credere che i sentimenti siano una cosa bella. Come farò a volerne provare ancora.
Meglio tenerli ben chiusi e nascosti così nessuno poi potrà mai ferirti.
Scuoto la testa e sorrido, ma mi rendo conto che sembra io stia piangendo e così sollevo gli occhi in alto alla ricerca di parole che non trovo.
Solo un nome.
- Lewis. - E Michael sembra capire.
Lui sa, mi sono confidato ed ogni tanto mi ha chiesto come va con lui e con Jens, così diciamo che è diventato il mio confidente anche se non sempre e non di tutto.
Michael è sempre presente, mi riempie di consigli sulle gare e ogni vittoria era un po’ come vincere con lui.
- È successo qualcosa con lui? - non so nemmeno che dire, come spiegargli cosa è stato, ma poi lo guardo e semplicemente le parole escono da sole, come se fossero sempre state lì e non vedevo l’ora di affidarle a qualcuno.
Gli parlo di Lewis e di cosa è successo per poi concludere con voce rotta:
- E la cosa peggiore è che credevo di essere guarito, capisci? Di aver trovato l’equilibrio per essergli amico e basta ed invece io... non lo so! E poi mi ha fatto una scenata assurda per Jens l’altra volta e lui mi teneva nascosto che gli aveva dato le chiavi! E sapeva che è una cosa grossa. Lui tiene il piede in due scarpe fingendo che con me sia solo amicizia, ma sappiamo tutti che non è così! - Al termine dello sfogo mi rendo conto che ho parlato un sacco perché la tazza è quasi fredda, rendendomene conto mi scuso subito.
- Non credo nemmeno sia così interessante, ti sono capitato così fra capo e collo e non sei tenuto ad ascoltarmi e... - Ma lui mi ferma con un braccio intorno alle mie spalle, mi attira a sé e mi fa nascondere il viso contro il suo collo. Mi stacca la spina completamente e mentre prima la rabbia ed il bisogno di parlare e sfogarmi mi riempivano, ora sento quello di svuotarmi. Le lacrime escono come diluvi, molto più di prima. Gli occhi bruciano e fanno un sacco male mentre esce tutto questo e non so nemmeno per cosa sto piangendo, ma arriva lui a dirmelo.
- È brutto amare e non sentirsi ricambiati o, peggio, usati. - È tutto qua. Semplice ed incisivo.
Appena lo dice le lacrime smettono di colpo e cerco di separarmi scuotendo il capo.
- No io non sono innamorato, l’amore... - Michael sorride dolcemente spettinandomi i capelli già molto arruffati per conto loro.
- È questo. - Silenzio, spalanco gli occhi. - L’amore è proprio questo. - Lascia ancora il tempo alle sue parole di ferirmi e penetrarmi, gli occhi tornano a bruciare mentre quasi non oso contraddirlo perché se lo dice lui è assolutamente vero.
Non ci sono dubbi.
- Fa male quando ami e non sei ricambiato o non ti sentiresti così. Forse Lewis non sa cosa prova, né per te né per Nico. E Jenson... - Scatto subito appena lo nomina:
- Mi fa stare bene, mi aiuta a sopportare tutto quanto! - E poi c’è lui, c’è Michael, ma non glielo posso dire.
Non so cosa provo nel sapere che l’amore è questo, che lo puoi provare e starci male.
- Era meglio non provarlo. - Concludo scuotendo la testa mentre tiro su i piedi sul divano, dopo essermi tolto le scarpe. Sento freddo, ma qua saranno venticinque gradi, non fa freddo sul serio.
La mano di Michael mi carezza la testa dolcemente e scende sul collo mentre appoggio la bocca alle ginocchia che abbraccio.
- Può anche andare bene a volte. -
- Ma tanto finisce in ogni caso. Niente dura per sempre. È bello sul momento. E non sono ancora sicuro che questa cosa dell’amore sia reale, perché l’amore è una reazione chimica del tuo cervello che credi di provare quando tutto va bene... -
- Va bene con Jenson? - Chiede a bruciapelo.
- Sì! - Esclamo senza subbio.
- E lo ami? - Piego le labbra all’ingiù senza saper cosa dire. - Credi che il tuo cervello ti voglia illudere di amarlo? - Chiede accondiscendente capendo cosa penso dell’amore. Alzo le spalle confuso.
- No non credo. Mi sento bene ma non da credere di amarlo... - Così fa un’espressione tanto ovvia.
- Ma sei qua a piangere per come ti ha fatto sentire Lewis. Perché credevi che aveste qualcosa di speciale, che ti ricambiasse nonostante la strana situazione che vivete. -
- E mi fa piangere! - Esclamo rabbioso, lui sospira con un sorrisino dispiaciuto.
- Spesso è così è vero. Ma l’amore è anche questo. -
- Dolore? -
- Se non è ricambiato sì. Non soffri per una persona come le altre o che ti fa semplicemente stare bene. Se non provi niente non soffri. - E così mi chiude la bocca.
Proprio ora, sempre più perplesso e pensieroso su questo discorso, il telefono inizia a suonarmi e lo guardo. Con terrore compare il nome di Lewis sul display e inghiotto a vuoto.
- Sai, dovresti chiarire subito. - Dice lui calmo. Io scuoto la testa e chiudo subito il telefono. Lui sospira e mi propone di fermarmi a cena, rispondo che non ho nemmeno un po’ di fame e lui non ammette repliche.
- Dico a mia moglie che ti fermi, Mick sarà felice di averti, gli piaci un sacco! - Ovviamente. Sapere che piaccio a suo figlio mi fa uno strano effetto perché ero piccolo che adoravo suo padre.
Come gira la vita.
Mi dice di rimanere qua finché mi va e così pensieroso ci resto senza rendermene conto e forse mi addormento perché quando mi chiama non l’ho sentito rientrare e sono mezzo steso e coperto.
Il suo sorriso dolce mi accoglie.
- Hai un ospite che ho voluto accogliere. Spero vorrai ascoltarlo. - Quando dice così capisco subito che è lui ed il terrore si impadronisce di me, tremo e stringo le dita sotto la coperta rossa.
Il suo viso viene sostituito con quello di Lewis che appena lo metto a fuoco salto subito su dritto sul divano facendo quasi volare le coperte.
Il suo labbro spaccato spicca molto notevolmente, sento vagamente la porta della stanza chiudersi, poi c’è solo Lewis che mette letteralmente le mani avanti e le posa sulle mie. Sono gelide, le stringe e si siede contemporaneamente sul divano dove ero steso.
- Che ti ha fatto? -
- È stato un incidente! Voleva andarsene ed io gliel’ho impedito con la forza e lui per liberarsi mi ha dato una gomitata, ma per sbaglio! - Si affretta a spiegare calmo. Qua mi rendo conto che forse la storia che ha detto Michael è vero.
L’amore esiste anche quando ti fa soffrire.
Mi conforta solo sapere che comunque non è eterno e che finirà anche questa sensazione di merda. Devo solo avere pazienza.
Mi importa così tanto di lui che ho dimenticato che mi aveva ferito e volevo andare ad ammazzare Nico.
- Non ti credo, ma se preferisci così... - Lui chiude gli occhi e scuote la testa, stringe ancora le mie mani e solo ora me ne rendo conto e le tiro via, lui me le trattiene.
- Non volevo nasconderti questa cosa delle chiavi, all’inizio non sapevo come dirtelo, eravamo in un momento delicato, poi... - Sospende la frase e alza le spalle. - Poi mi è passato di testa... non ci vedevamo a casa di uno o dell’altro da una vita e me ne sono solo dimenticato! Non volevo nascondertelo davvero ma... -
- Ma è una cosa importante! Come fa a passarti di testa che hai dato le chiavi di casa al tuo ragazzo? È come dargli un anello e chiedergli di sposarti! - La butto fuori come se fosse un problema perché lui è anche il mio ragazzo, ma mi rendo conto che si parlava che eravamo arrivati al nostro equilibrio come amici, che avevamo superato la fase degli ex anche se non lo eravamo. Non so come portare avanti questo discorso.
Le parole di Michale risuonano.
Lo amo. È questo l’amore?
Soffri quando pensi di non essere ricambiato, ma è comunque amore.
Finirà anche questo, Seb. Perché l’amore non dura per sempre e quindi nemmeno questo senso di umiliazione.
Penso a Jens e a come non sono corso da lui, come non penso mai di amarlo, come so che non è così. Penso a come sto mettendo in discussione la mia credenza sull’amore ora davanti a lui che mi fissa con gli occhi da cucciolo ed il labbro gonfio e l’aria mortificata.
- Forse hai ragione... - Mormora piano. Lo guardo sorpreso e lo spingo ad andare avanti. - Forse non ho mai preso questa relazione con Nico davvero seriamente. È quello che dice anche lui, che non lo amo davvero e che sono una persona orribile perché ferisco due persone, le illudo entrambe e poi... - Gli metto il dito sulla bocca perché sentire tante cagate insieme è assurdo, così lui sussulta perché gli fa male ed io mi sposto sulla guancia, ma gli carezzo ancora leggerissimo il labbro spaccato. Gli fa male ma chiude gli occhi concentrandosi per sopportare, per farselo passare, perché gli piace la sensazione del mio polpastrello sulla sua bocca.
Un giorno le farò mie sul serio queste labbra.
Lo giuro.
- Non sei una persona orribile, sei confusa, lo sei da sempre e lo hai apertamente ammesso. A volte le cose vanno in un modo, altre in un altro. Ma ho esagerato nella mia reazione perché siamo rimasti solo amici e non eri tenuto a dirmi che hai dato le chiavi a Nico. Come io non sapevo come dirti di Jens, tu delle chiavi di Nico. Solo che... solo che quella volta tu... gliele avevi già date le chiavi? - Lewis trema sotto il mio dito, gli occhi ancora chiusi li stringe maggiormente e mi dà risposta.
- Ok. - dico.
Così lentamente lo lascio andare e lui apre subito gli occhi.
Non so come devo prendere questa notizia.
- Scusami. - Dice subito con foga e paura di rompere con me.
Si aggrappa alle mie braccia di slancio ed io cerco di respingerlo ma lui rimane aggrappato a me.
- Non ci ho pensato, in quel momento io l’ho totalmente cancellato dalla testa, per me quelle chiavi non contavano nulla, per questo non te l’ho mai detto... - E solo dopo che lo dice si rende conto di cosa significa. Ci guardiamo, lui è in totale allarme ed in crisi com’è in realtà da sempre da quando ci conosciamo bene. Io sono confuso e non so come gestire la cosa, ma mi costringo a ricordare a me stesso che ho deciso che è meglio fare esperienze facili e piacevoli, che i sentimenti anche se esistono e non lo so ancora, comunque finiscono. Ed oggi so che feriscono molto di più. Per questo l’avevo respinto.
E questo mi ricorda che Lewis voleva lasciare Nico e provarci con me davvero, ma sono stato io a dirgli di no.
- Sai Lewis... - Dico ora calmo smettendo di respingerlo, lo tengo a mia volta per le braccia calmo e forse sono più dolce. Lui mi guarda col terrore negli occhi sbarrati, il caos. - Tutto questo è una conseguenza del caos che hai dentro da quando mi conosci. E del fatto che non ami più Nico da molto tempo, solo che hai paura di ammetterlo e forse anche di lui e di rimanere solo. Hai paura di così tante cose che non hai il coraggio di lasciarlo se non sono io a spingerti e a prenderti con me. Ma indipendentemente da noi due e da quello che è meglio per la nostra relazione, tu non ami Nico e devi camminare cercando di trovare la forza di lasciarlo ed essere forte in questa scelta. Perché lui è così isterico e stronzo e... come dici tu, fragile... perché sente che non lo ami. Uno sente l’amore, ricordalo. E lui è la conseguenza di quel che provi tu. -
E forse è vero che l’amore non esiste, anche se oggi mi sono sentito respinto e ferito per l’ennesima volta e per Michael questo è proprio amare.
Lewis mi ascolta mentre glielo spiego calmo e pacato e smette di tremare spaventato.
- Come posso fare? - Chiede confuso, come se però accettasse la mia soluzione perché sa che è così, perché aveva solo bisogno che qualcuno glielo dicesse.
Mi stringo nelle spalle e sorrido dolcemente.
- Devi diventare più forte da solo, indipendente. Non dico di andare da lui e lasciarlo, devi deciderlo tu, ma dico che forse non lo ami tanto da non far crollare la vostra relazione una volta all’anno almeno. - non so come sono finito io a consolare lui e a sostenerlo, ma forse sono incapace di voltargli davvero le spalle.
E forse questo è un punto nella nostra storia non storia definitivo che mi fa capire che al di là di ciò che proviamo, la strada decisa è una e la percorreremo così, punto e basta.
- Non volevo ferirti, Seby. - Quando mi chiama così batto le palpebre sorpreso guardandolo meravigliato. È la prima volta che pronuncia il mio nome in questo modo ed è così dolcissimo.
Sorrido ebete.
- Mi hai colto alla sprovvista, ma riflettendoci a mente fredda ho esagerato e... e niente, è tuo diritto fare ciò che vuoi e dirmi ciò che vuoi, però... - Tossisco e lo lascio andare. - Però rifletti seriamente su quel che provi per Nico perché dimenticare che hai dato le tue chiavi a qualcuno come se non fosse importante... beh, non è normale. - Voglio che ci pensi e voglio che lo lasci e non per mettersi poi con me. Voglio che lo lasci perché Nico non è giusto per lui, perché è uno stronzo insicuro e ossessivo e perché Lewis non lo ama davvero e merita di più, molto di più.
Lewis mi prende la mano cercando per l’ennesima volta il contatto con me, io ricambio e sospiro alzandomi con lui perché in realtà siamo a casa di Michael e tutto questo è assolutamente pazzesco.
- Devi diventare più forte, Lewis. Deciso, sicuro di te. Anche più egoista. Vivere per te stesso, per quel che ti piace, fare quello che ti fa stare bene, fare quello che ti fa piacere. Conciarti in modo che tu stesso guardandoti allo specchio possa piacerti ed essere soddisfatto di te. Perché la vita è tua, non mia o di Nico. - E con questo usciamo. Una volta in salotto troviamo Michael e i suoi figli Mick e Maria che ci guardano con un gran sorriso, dalla cucina spunta la moglie Corinna che stava dando alcune direttive alla collaboratrice che suppongo abbiano.
L’imbarazzo mio e di Lew è enorme e non so cosa abbia raccontato alla sua famiglia, ma ci sorridono e Mick chiede se ci fermiamo a mangiare tutti e due, Lewis inizia a dire dei no ossessivi mentre io ridendo alzo le spalle e allargo le braccia accettando. Così dopo cinque secondi anche Lewis accetta.
La vita è strana ed imprevedibile, non puoi decidere la direzione che prenderà. Devi solo accettare e vivere quel che ti capita, essere pronto e aperto e cogliere l’attimo, seguire il tuo istinto.
Oggi l’ho seguito?
Ho fatto bene a mantenere il rapporto che avevo prima d’amicizia invece di rompere di nuovo?
Ma alla fine quante volte ci ho provato? E come è andata? Sempre male perché poi siamo sempre tornati insieme a parlarci e a costruire qualcosa. Qualunque cosa fosse.
Forse il destino ha deciso che non importa come, ma non possiamo separarci, non possiamo staccarci.
Guardo con gratitudine Michael mentre mi fa anche da padre, oggi, facendoci accomodare con lui e quando mi rivela che gli ha detto lui a Lewis che ero qua, non mi stupisce e nemmeno mi arrabbio.
Provo a pensare a cosa sarei oggi senza di lui e non riesco nemmeno ad immaginare cosa farei, non solo che persona sarei.
Se oggi sono felice ed equilibrato lo devo tanto anche a lui.”