* Lewis davanti all'eventualità che Seb ami Michael dà di matto, perchè tutta la sua vita da quando l'ha conosciuto e si è innamorato, è stata condizionata dal fatto che Seb ha sempre negato di amare, così gli scatta il matto quando pensa che forse amasse Michael, sebbene sappia sia fuori luogo. Seb dal canto suo è uno abituato a tenere dentro e contenersi, ma arriva un momento di esplodere anche per lui. Ad Aprile ci sono segni di risveglio di Michael, a Giugno si sveglia dal coma, viene ricoverato in un centro di riabilitazione speciale a Losanna per mesi, finito tutto quello che si poteva, viene mandato a casa e seguito da lì. La situazione non è mai stata esplicata chiaramente, ma chi è del settore sa che una lesione grave come la sua, col decorso avuto da lui, non può avere un esito positivo. Ho scritto questo capitolo in base alle mie conoscenze e cognizioni di causa, provando ad immaginare certe situazioni interne. Le reazioni di Seb sono un po' esigenze di copione, un po' è come io ho pensato potesse reagire ad una situazione del genere, davanti ad eventi del genere riguardanti una persona estremamente importante per lui. Inoltre è come ho immaginato quel momento, io nella mia testa l'ho visto così. Buona lettura. Baci Akane*

62. IN BALIA DEGLI EVENTI

lew seb

/Seb/

“Vengo investito da un uragano forza 10 e mentre mi spinge e mi punta il dito e mi tuona contro, lo fisso ebete senza capire che cos’ha e perché se la prende così!
- Michael. - 
Lewis mi prende per le spalle ed inizia a scuotermi. Per mesi non si fa vedere ma solo sentire come avesse paura a toccarmi e guardarmi negli occhi ed ora mi scuote addirittura?
- TU LO AMI?! - E mentre lo grida fuori di sé in un’esplosione di sentimenti che io ho cercato di reprimere per non stare troppo male, lo vedo che invece sì. Invece lui sa come si vivono i sentimenti e le emozioni.
E capisco che il problema è questo per lui ora.
Ho sempre detto che l’amore non esiste e che non ci credo, ora viene fuori che forse amo Michael.
Ma al momento di rispondere non so, la mente si svuota e scuoto la testa chiudendo gli occhi. 
- Non lo so. - Dovevo dire ‘no non credo a quelle cose lo sai!’ Però non lo so. Non so cosa provo e la verità è questa dopo mesi di soffocamento, di pensarci senza liberare troppo, per andare avanti, per non esagerare in questo dolore che non ha diritto ad essere eccessivo. 
Lewis smette di scuotermi e di gridare come un pazzo e stacca la spina, sussurra un tiepido e senza forze ‘cosa?’ Ed io apro gli occhi e fiammeggiano, mi bruciano da morire e la rabbia esplode mentre tiro via le sue mani dalle mie spalle e lo spingo e grido furioso come lo era lui ora, come non lo sono da non so quanto e mentre grido mi pare di non aver mai usato davvero le corde vocali, le sento atrofizzate e non urlo nemmeno bene, ma è come se non riuscissi più a smettere.
- NON LO SO CHE CAZZO PROVO MA CHE CAZZO IMPORTA? FORSE NON TORNERÀ PIÙ ED ANCHE SE DOVESSE SVEGLIARSI CHI CAZZO SA COME SARÀ? SARÀ ANCORA LUI COME LO ABBIAMO AMATO E CONOSCIUTO? E SE IL SUO BENE FOSSE MORIRE? IO CHE CAZZO NE SO? NON SO COSA PROVO, FORSE L’AMORE ESISTE E LO SCOPRO COSÌ! FANCULO, NON SO NEMMENO SE SPERARE CHE SI SVEGLI O CHE MUOIA E TU MI CHIEDI SE LO AMO? - E mentre grido la voce si fa più forte ed io tuono sempre di più e avanzo mentre Lew indietreggia e solo quando arriva ad un angolo del terrazzo e si ferma io do un colpo al parapetto che vibra facendo un gran chiasso per un po’. 
Poi il silenzio, noi ci guardiamo shoccati, io più di lui perché non urlavo da un sacco e da quando è successo tutto non ho osato guardare né tirare fuori né capire come mi sentivo. 
E solo mentre Lewis mi prende il viso fra le mani con le dita delicate e fredde, sento che mi asciuga le lacrime e capisco che piango ancora e forse non smetterò mai di piangere. 
Così mi si piegano le ginocchia e mi accascio contro il suo collo fra le sue braccia che mi sorreggono fisicamente e mi accompagna giù a terra.
Ci inginocchiamo qua in questo angolo del terrazzo sul tetto dell’hotel di Melbourne e se Abu Dhabi è l’hotel mio e di Jens, questo è il nostro da sempre. Da qua ricominciamo ogni anno. Ma era da un po’ che non ce lo concedevamo. 
I brividi mi scuotono così come i singhiozzi mentre piango e stringo la sua felpa sui fianchi e lui mi abbraccia e mi bacia la testa e fa ‘sss’ e poi ‘ok’ e poi ‘va tutto bene’. 
Non lo so, non credo vada bene, ma non posso fermare le lacrime e solo dopo un tempo infinito passato qua a piangere fra le sue braccia, mi rendo conto che respiro ancora e che non scendono più. 
Siamo avvinghiati ed intrecciati, in ginocchio per terra in questo angolo buio, un po’ di aria fresca notturna e si sta bene. 
Si sta di nuovo bene qua così. 
Mi era mancato lui, il tassello per respirare di nuovo e togliermi questo senso di oppressione. 
Non posso farcela da solo. 
- Devo vederti. - Dico poi seguendo questo pensiero. 
- Eh? - Chiede lui credendo di aver capito male. 
- Non mi basta leggere messaggi e sentirti al telefono. Io ho bisogno di te di persona, di toccarti. Di piangerti addosso. Ho bisogno di vederti. Ti prego. - Alzo istintivo ed impetuoso la testa e ci guardiamo così, sempre abbracciati dolcemente e con forza e lui è così vicino ora, più bello che mai in questo suo look che gli sta d’incanto, la bocca che desidero come non mai. 
Mi sto avvicinando ma lui fa lo scatto indietro con la testa. 
- Allora ci sarò. - Ma non mi dice che non può. Mi ha fermato, ma non se la sente di dirmi di non baciarlo. 
Siamo di nuovo a quel punto, forse Jens ha messo un tappo in questi anni ed il suo vivere con Nico ha fatto il resto, ma ora siamo qua, più uniti che mai e non potremo resistere ancora. Non di nuovo. Questa volta è una certezza e lo so perché l’ho promesso quel giorno a Michael che avrei vissuto per le cose che volevo e che contavano davvero e so che Lewis è fra queste. 
Solo che devo sentirmi pronto per lui, per non farlo soffrire e per non essere un peso ed ora lo sono. 
Cazzo, ora sono un peso assurdo. Mi raddrizzo e respiro meglio annuendo. 
- Lo prometti? - Lewis sorride incoraggiante vedendo che sono tornato un po’ in me. 
- Lo prometto. - E così so che se non sarà ora, sarà presto. 
Io e lui siamo destinati e credo che Michael avesse ragione su quella storia dell’amore. Non so io qual è la verità, ma non devo chiudermi convinto di conoscerla. Devo essere più istintivo. 

- Non so cosa provo. Per me lui era il mio equilibrio, disperdeva ogni tempesta, portava il sereno. Lui raddrizzava tutto. È il motivo per cui corro in F1, è il sogno che ho sin da piccolo. Per me lui rappresenta un sacco di cose. È la mia guida. È... è molte cose e non so se questo sia amore o no, ma è una cosa di cui non so se potrò fare a meno. - Mormoro senza rendermene conto. 
Appoggiati con la schiena al parapetto del terrazzo, rimaniamo per terra, le nuche all’indietro a guardare questo spettacolare cielo stellato, stretti nelle nostre felpe calde. 
- È una forma di amore. Ce ne sono molte. C’è l’amore carnale che nutri per una persona che desideri. - 
- C’era un momento in cui lo desideravo. - Gli faccio notare. Io ridacchio. 
- Lo so, te l’ho detto io ricordi? - Ora che ci penso ha ragione, ricordo la conversazione e sorridendo mi sento la pelle del viso tirare, ma è un buon segno. Tira dove prima piangevo. 
- Non so se sia ancora così, ora mi sembra così sacro che... - Alzo le spalle e scuoto la testa. - Non lo so.... - E poi aggiungo: - E non so nemmeno se sia giusto sperare che si svegli perché mi hanno detto che anche se si sveglia dopo tutti questi mesi di coma e la lesione grave che ha avuto... beh potrebbe essere peggio vivo che morto, ecco. - Ovviamente qualcuno si è preoccupato di aprirmi gli occhi.
Mia sorella che fa questo lavoro da un sacco. 
- È vero, potrebbe essere peggio. - Dice lui delicatamente e in difficoltà. - E non ti nascondo che la vita di un disabile è durissima. Ma non ha meno valore di uno normo dotato. - Aggiunge subito quasi a consolarmi. Stringo gli occhi forte e mi copro il viso. 
- Michael disabile. Non ti rendi conto di come mi fa sentire questo. - Lewis mi prende subito la mano e intreccia le dita e così torno a respirare meglio. 
- Lo so ma intanto non spetta a noi decidere, noi possiamo pregare o sperare, ma non è che questo farà sì che le cose vadano in quel modo. Io prego che avvenga la cosa più giusta e migliore per lui. - questo mi dà un’insperata dose di sollievo e lo guardo meravigliato, lui ricambia il mio sguardo girando il volto, le teste appoggiate indietro per entrambi, le arie stanche che domani faremo delle prove libere di merda. Poi aggiunge dolcemente con la sua vocina tenera ed i suoi occhi meravigliosi che mi erano mancati troppo: 
- E poi potrebbe anche non essere così grave, potrebbe anche essere solo, che ne so, sulla sedia a rotelle. O magari avere un po’ limitazioni nei movimenti, ma esserci con la testa, no? Essere lucido, comunicare e fare molte altre cose... - Mentre lo dice non ci crede molto perché come mi ha spiegato mia sorella che fa fisioterapia a bambini disabili, mi ha detto che se la lesione è al midollo spinale allora può essere solo fisica, ma quando è al tronco encefalico è quasi impossibile che la mente rimanga illesa. La cosa mi terrorizza e passo i mesi a pensarci senza trovare soluzioni. Non è un pensarci che porta a qualcosa, ma non posso evitarlo. Però con lui riesco a tirare fuori un po’ di questi pensieri pesanti e inizio a stare meglio. Un pochino.”

/Lew/

“Sentirlo parlare e aprirsi è una sorta di miracolo, nei mesi passati parlavamo, è vero, e mi ha detto un po’ di questi dubbi, ma non mi ha mai parlato così tanto e detto proprio quello che io ho pensato prima. L’ho detto a Nico. Mi fa impressione quando siamo così sincronizzati. 
E sono contento che in certe cose, quelle che contano, lui e Nico siano così diversi. 
- Adoro il tuo ottimismo. Voglio che tu lo sia sempre al mio posto, perché io non vedo una luce in fondo al tunnel e il mio più grande terrore, ora come ora, è proprio che si svegli dal coma e che non ci sia più con la testa, non ricorda e non riconosca niente e nessuno. Che non riesca né a parlare né a camminare. Ho questo terrore. E so che se si avvererà proprio questo io... io non so come farò. Non so come reagirò. Ho paura perché sarà in quel momento che l’avrò perso eppure sarà lì ed io non saprò come sentirmi, cosa fare, che... e se morisse sarebbe comunque orribile perché lui non ci sarebbe proprio più ed io... io l’ho perso comunque, Lewis.  Quel 29 Dicembre maledetto io ho perso Michael comunque. L’ultima conversazione risale a quando ho vinto il mondiale e mi ha detto che quando vincerò un mondiale in Ferrari sarò all’apice ed è sicuro che ci arriverò. - Si interrompe ma non lo fermo io. Sospira e appoggia la testa sulla mia spalla ed io lo faccio con la mia sulla sua. Siamo così con le mani allacciate a dimenticare Jenson e Nico di nuovo, sapendo che senza questa patina di tristezza forse non saremmo qua così, ma in realtà era così inevitabile. Così giusto. Io e Seb siamo destinati e lo sappiamo da sempre, aspettavamo solo di essere entrambi pronti e non so se ora lo siamo, ma sento che siamo in mezzo alla tempesta ed a volte le tempeste non sono brutte, a volte portano via il brutto. 
- Sai penso che se non dormiamo almeno un’oretta non ci rialziamo più domani... - Insinuo dopo un po’ anche se sto benissimo qua così. 
Ma lui rimane qua senza la minima intenzione di staccarsi.
Ora che siamo così chi ci stacca più?
Stringe la mia mano e il senso di colpa vago torna, ma non è così forte da farmi alzare da qua. 
È proprio l’inizio della fine. Di una fine. Ed un inizio di qualcosa che aspettava da tempo.
Lo penso lucidamente e inerme so che non lotterò questa volta, non come le altre. 


I mesi passano meglio fino ad Aprile che ci sono i primi segni di risveglio.
Nel frattempo ho spinto Seb a parlare con Jenson, ma non mi sembra siano tornati insieme. Credo che Seb si sia scusato da quel che mi ha detto. Mi dispiace che l’abbia trattato così, non credo che fosse evitabile tutto questo perché so che non si sono mai amati, ma poi rettifico quando sento Nico che mi dice che ha visto Jenson in condizioni terribili quando pensava di non essere visto e di essere solo. L’ha incrociato qualche sera. Questo dovrebbe ingelosirmi perché credo che stia scattando qualcosa fra loro, ma mi conforta da un lato, perché egoisticamente penso che potrebbe facilitare qualunque sarà il risultato finale di questa tempesta. 
- Jenson è forte, ce la farà. - 
- Certo, ma è umano e soffre. Lo amava davvero. - Ricordo un po’ i discorsi avuti con lui quando eravamo in coppia alla McLaren. 
- Sì è vero. Lo era. E lo è. Ma era anche consapevole che Seb non credeva all’amore e che voleva solo stare bene con qualcuno che gli piaceva. - Sono quello realista e duro, quasi. 
- Sì lo so... lo so... - Dice poi un po’ amaro, un po’ dispiaciuto. È una strana fase questa. Non la capisco bene nemmeno io e non so come reagire, così non dico nulla e non faccio nulla. Lascio solo che le cose vadano come devono andare, perché non ho più la forza di lottare per qualcosa che, dopotutto, da troppo tempo non so se è giusto. 

Seb è inevitabilmente felice per i primi segni di risveglio di Michael dal coma, perché il sangue si sta assorbendo bene finalmente e quindi si prospetta un risveglio da qui a qualche tempo. Ormai la cosa sta diventando quasi certa e mi chiedo se sia davvero una bella notizia. 
La sensazione ormai è sempre più quella di essere in balia degli eventi. 
Mi chiama spesso quando non ci vediamo nel circuito ed è al settimo cielo quando sente che sembra che ci siamo quasi ed è bello vederlo così entusiasta. Anche nelle gare va un po’ meglio considerando che quest’anno non è più il quattro volte campione. 
Un po’ l’arrivo di Toto Wolff ha dato una bella sferzata di novità alla Mercedes ed alla F1 in generale, un po’ devo dire che Seb non ha più la testa quest’anno e si vede che non corre libero e sereno, nessuno pretende nulla da lui quest’anno se non che arrivi sano e salvo ai traguardi. 
La Ferrari con Fernando e Kimi è il classico mistero, piloti pazzeschi, auto teoricamente pazzesca eppure è sempre tutto da vedere. 
È un anno probabilmente più interessante per questo punto di vista. Potrebbe spiccare chiunque, vedo Nico andare molto bene nelle qualifiche e ottenere finalmente risultati anche nelle gare, risultati che merita per il duro lavoro fatto, per cui sono felice per lui.
Su questo sfondo la nostra relazione è sempre un po’ in uno strano stato dove nessuno dei due capisce a che punto siamo e cosa vogliamo, ma avanziamo con tensione, quasi camminando sulle uova senza motivo. Teoricamente non c’è, ma credo che sentiamo entrambi questa tempesta sulle nostre teste, anche se non ha senso, non dovrebbe esserci. 
Non sembra che le cose vadano male, non sembra che io debba preoccuparmi, sinceramente. 
Eppure sento mille cose insieme, sento tante cose contemporaneamente eppure non c’è nulla.
In F1 per me e Nico va tutto bene, fra me e Nico pure. Seb sembra meglio perché Michael si sta svegliando eppure non lo so.
Eppure sento la tempesta su di noi. Sento l’occhio del ciclone in arrivo distintamente. 
E siamo tutti un po’ nervosi e strani, ma non osiamo dire o fare nulla, non nominiamo nemmeno Michael. Nessuno osa. 
Fino a quando c’è il risveglio vero e proprio e la notizia che Michael Schumacher è uscito dal coma è ufficiale. 
Seb mi chiama per dirmelo e lo sento così felice che mi commuovo e mi dimentico delle mie preoccupazioni. Mi dimentico di tutto quanto mentre lo sento felice e basta e non voglio altro, voglio solo che vada tutto a posto. 
Tutto. Ma so che un’altra tempesta è appena arrivata. 

Se solo avessi avuto torto.
Se solo. 

Era come se tutto fosse sospeso dal giorno del suo risveglio e non so dire quanto tempo sia passato, ma ormai è un po’ di tempo che è nella clinica di Losanna, una speciale per riabilitazione di casi speciali. E Michael è un caso molto speciale. 
Aspetto che Seb mi dica che vuole andare a trovarlo, che se la senta, so che non voleva subito proprio per evitare di avere ricordi sbagliati e poi penso abbia una fottuta paura di ciò che può vedere. 
Quando mi arriva in camera, però, siamo in piena settimana di gara e lui era teso già dal suo risveglio, quella tensione da gioia contenuta, gioia che non sai se può essere tale o se deve trasformarsi in altro. E tutti aspettavamo una sua reazione reale. 
Quando bussa e me lo ritrovo davanti, capisco che quello che temevo maggiormente si sta verificando proprio ora. 
Se pensavo che non avrei mai dimenticato Seb di Dicembre, non dimenticherò mai nemmeno quello di questa mezza estate. 
Quando lui, occhi azzurri sbarrati e quasi spiritati, rigido davanti a me, di notte, fa qualcosa che non aveva mai fatto.
Bussa alla mia camera.
Era una zona tabù nei circuiti e lo sappiamo entrambi perché, ma vederlo qua mi fa capire che è arrivato quel momento.
Il momento in cui se non sarò pronto a reggerlo, non tornerà più su. Il momento che sapevo sarebbe arrivato, mentre fissavo la tempesta sopra le nostre teste. 
Seb non riesce a parlare, è di nuovo in uno stato di shock, scuote la testa, muove un passo per poi buttarsi su di me quasi a peso. 
Lo accolgo subito e per un momento penso che Michael sia morto. 
Sostengo fisicamente Seb mentre lo tengo su, lo abbraccio e lo trascino dentro, facciamo alcuni passi e lascio che la porta si chiuda mentre lo accompagno giù a terra perché sembra lì dove vuole andare. 
Seb non piange, è in shock ed è peggio perché blocca le emozioni e non gli fa bene. 
- Seb... - ci sediamo giù, gli appoggio la schiena contro l’armadio e mi inginocchio sopra di lui a cavalcioni, gli prendo il viso fra le mani con decisione. 
Seb mi fissa finalmente, è come se mi vedesse e scuote la testa come per dire qualcosa, così stringo la presa sul suo viso con le mani e allora ha una piccola scarica. 
- Ho parlato con Corinna...  - Dice poi cercando di trovare il bandolo della matassa in questo intricato gomitolo che è lui ora. - Volevo andare a trovarlo. - E mi sa che Corinna è stata brutalmente onesta visto che si trattava di Seb. - Ha detto che dobbiamo tutti dimenticare il Michael che ci ricordavamo, che quel Michael è morto e non tornerà più. È qua con noi, ma ha lesioni gravissime sia fisiche che cerebrali e... - E ripete le esatte parole della moglie di Michael come se fossero incise nel cervello. È una reazione davvero shoccante la sua. - E dice che non riconosce nessuno, che non si comporta più da Michael e che nemmeno riesce a parlare bene. E forse certe funzioni le recupererà fra una vita e comunque ormai è estremamente compromesso e non si sa il decorso, ma sicuramente il Michael Schumacher sette volte campione del mondo non c’è più. 
Non ci sarà più. E forse pur di non vederlo così era meglio morisse davvero, perché lo aspetta una vita di sofferenze assoluta. -
Dio mio, forse tutto questo dopo mesi di sospensione e speranza è troppo, Seb ha tenuto duro per miracolo ed ora si ritrova gettato davanti ad una verità così amara che... 
- Dai, era uno sfogo, sai che è peggio per lei che per tutti gli altri e deve essere forte per Mick e Maria e così quando ti ha sentito ha pensato di potersi sfogare, ma nessuno può dire quanto migliorerà e cosa recupererà e... - 
- E non mi riconoscerà anche se vado. Non ricorda nemmeno come si mangia, gli danno un cucchiaio e non sa come usarlo. Ha perso funzioni cognitive basilari. È grave Lewis. Molto grave. E non camminerà nemmeno più. Non si sa! - Seb continua come un treno, incapace di fermarsi e capire che è normale che Corinna ora veda tutto nero perché i primi tempi sono duri, ma poi mi rendo conto che è inutile indorare una pillola comunque amara, perché io so che quando è così grave i miglioramenti ci saranno ma non saranno mai sufficienti e forse è meglio che lo aiuto ad accettare la realtà e basta. 
Così smetto di cercare di tirarlo stupidamente su perché in realtà non si può. Gli stringo solo le mani, appoggio la fronte alla sua e dispiaciuto come un cucciolo aspetto che finisca di sfogarsi e che gli venga da piangere e gridare. Perché ci sarò comunque, sempre, a qualunque costo. Per lui sempre.”