*Da un certo punto in poi l'idillio dei brocedes si è spezzato, qualcosa non ha più funzionato e lentamente ma inesorabilmente il loro rapporto si è rovinato fino a raggiungere una rottura evidente e definitiva. Il processo per una chiusura però non è mai veloce, non è un lampo, anche se c'è sempre un motivo che dà il via al tutto. Qualcosa ha dato il via alla rottura fra Nico e Lewis, magari il desiderio di stare con Seb? La consapevolezza di non amare più Nico? Una situazione complessa su più fronti spinge Lewis ad andarci piano e a sopportare cose che non è giusto sopporti, ma la presenza interna e al tempo stesso estranea di Nicole ci fa capire un po' meglio la situazione. Queste sono ovviamente solo le mie idee, sia il ruolo di Nicole che i modi di Nico, non rappresentano la realtà (beh non lo posso sapere). Siamo nel 2014, anno in cui Seb diventa padre per la prima volta, in estate si capisce che Michael non sarà mai più lui e ad ottobre Jules Bianchi muore a seguito del suo brutto incidente in pista. Per Seb non è un anno facile, anche se ci prova con tutto sé stesso a stare a galla. Emily, la primogenita di Seb, nasce a gennaio 2014, nella fic ho scritto che la coppia cerca una figlia per tirare su di morale un Seb in crisi, il che non è vero perché nascendo a gennaio significa che l'hanno cercata prima, ma all'epoca che scrissi la fic non avevo fatto caso al mese preciso di nascita, ho deciso di lasciare invariato il dettaglio. Nella mia vita ho assaggiato realmente un incidente come quello di Michael, in motorino, non in sci, perciò so cosa significa. Quando scrivo certi dettagli su di lui o sulle reazioni dei suoi cari, in questo caso l'ossessione di Seb su certe cose, sono cose tratte dalla mia vita. Non io, ovviamente, ma un mio cugino. Buona lettura. Baci Akane* 

64. PER IL SUO SORRISO

seb lew

/Lew/

“Sul momento sono rimasto shoccato incapace di fare qualcosa, la reazione di Nico è stata allucinante, incomprensibile. 
Impedirmi di lasciarlo? E come potrebbe?
Poi però a mente fredda e nei giorni successivi che passano senza vederci per un po’, mi rendo conto che lui ha bisogno di tempo per assimilare la situazione, è solo stato preso alla sprovvista. 
Seb mi chiama chiedendomi come è andata ed io gli rispondo che non è andata tanto bene e che Nico si rifiuta di accettare la realtà. 
- Ma tu cosa gli hai detto? Che lo volevi lasciare per me? - Seb ovviamente è razionale e vuole sapere bene le cose. 
Cammino su e giù per il mio appartamento a Monaco. 
- No gli ho detto che io e te ci siamo baciati e che avrei accettato la sua decisione, pensavo che non volesse più saperne di me, ma lui ha detto che proprio tu, proprio tu! Insomma, è da una vita che lui insiste su di noi ed io provo a farlo fesso ed ora invece proprio te! Insomma... è un puntiglio credo. Ha detto che non mi permetterà di lasciarlo, che io sto con lui punto e basta. Ma credo che sia solo il tipico rifiuto della realtà e... - 
- Ma tu cosa vuoi fare? - Mi interrompe subito. 
Seb è strano, è diverso da quando mi ha baciato.
È come se avesse trovato una nuova ragione di vita, non capisco cosa gli succeda.
Pensavo fosse sconvolto per la cosa di Michael, ma dopo qualche giorno lo vedo più sicuro su questa cosa, più intenzionato. 
Io vacillo, improvvisamente non so più cosa voglio fare. 
- Io... non lo so... - Seb sospira insofferente. 
- Ci hai già ripensato? - 
- A cosa Seb? Non abbiamo detto nulla, solo che... - 
- Che ci amiamo ti sembra poco? Proprio io? - Mi stringo nelle spalle come se mi vedesse e chiudo gli occhi sentendo di nuovo un tremore attraversarmi. 
Poi il ricordo di noi che ci diciamo che ci amiamo seduti per terra mi riscalda e mi apre. 
- Io penso che tu in questo momento sei sconvolto e non sai bene cosa provi. La perdita di Michael, il Michael come lo conoscevi, ti ha spinto a cercare un rimpiazzo e a vedere le cose in modo strano e fare cose precipitose, ma... ma la cosa migliore è aspettare che passi un po’ e vedere che succede, come va avanti tutto quanto... e anche Nico ha bisogno di tempo per accettare la cosa, per capire, assimilare e... e intanto che le cose non si sistemano e si schiariscono forse è meglio tenere un profilo basso e aspettare e vedere come va avanti, no? - Le parole mi escono da solo e spero non capisca che mi escono le lacrime, perché vorrei dirgli che corro da lui subito, che lascio Nico e che voglio stare con lui. 
Ma devo usare la testa per una volta nella mia vita. Devo fare le cose per bene per non ritrovarmi per l’ennesima volta a ripensarci e cambiare tutto. 
- È logico che lo pensi, ero sconvolto e me lo aspettavo. - Seb mi sorprende. Evidentemente sono prevedibile. Faccio un sorrisino e mi sento sollevato. 
- Non sei arrabbiato? - Chiedo titubante. 
- Non potrei mai. È vero che è tutto un casino e poi fra un po’ nascerà mia figlia e credo sia meglio vedere come va, però io sono sicuro di quello che provo o non l’avrei mai detto e lo sai. E ricordati che quando decido una cosa vado fino in fondo. È solo che voglio farti fare questa cosa a modo tuo, ma sappi che quando sarà ora, mi metterò in mezzo. - E con questo una luce di speranza si accende.
Ora vedo tutto grigio e nebbioso e non so cosa sarà la mia vita da qua ad un anno o due, però penso che lui nel suo assurdo momento di crisi, ha le idee stranamente chiare e possa venirmi in soccorso anche se penso che dovevo essere io a farlo. 
A soccorrerlo. Non mi sento d’averlo fatto sul serio.
Credo che comunque potrebbe davvero essere stato solo un momento e forse faccio bene ad aspettare a lasciare Nico e ad impuntarmi. Perché forse potrei sistemare le cose per tutti senza ferire nessuno.
Forse in qualche modo ci posso riuscire. 

Mi stringe entrambi i polsi così forte che penso potrebbe rompermeli.
Mi chiedo se sentirò male stringendo il volante e spero di no. 
Stringo gli occhi mentre entra tutte le volte che vuole, con foga e rabbia e mentre lo fa dice ansimando con una piega di veleno:
- Sei mio, capito? Mio! Lui non ti prenderà! - quando viene soffoca il gemito mordendomi la spalla, questa volta mi fa male e gemo, ma lo lascio fare e non vengo. 
Quando esce semplicemente si ricompone come niente fosse, poi quando vede che mi muovo sia pure lentamente, dice come se non fosse importante:
- Oh, io e Vivian abbiamo deciso di sposarci. - A questo lo guardo shoccato pensando di aver capito male e che scherzi. 
- Cosa? - Nico si allaccia i pantaloni e mi guarda con poco interesse, senza notare la mia reazione sconvolta di chi non ci crede. 
- Sì, abbiamo deciso di sposarci. - Il cuore rallenta e mi fa uno strano effetto saperlo. 
- Ma... ma perché ora? - Chiedo senza sapere come dovrei prendere la notizia, né come sentirmi. 
Per il momento è tutto congelato. 
- Perché faccio quel cazzo che mi pare! Non hai il diritto di rimanerci male o chiedere nulla! - Risponde secco e velenoso, ci rimango male mentre mi massaggio i polsi e vedo che il segno sulla spalla si nota, diventerà sicuramente livido. Spero Seb non lo noti. 
Rimango senza parole e inghiotto a vuoto, mi salgono le lacrime e inevitabile mi viene da dire: 
- E noi? - Poi aggiungo: - E io? - un filo di voce, il fiato spezzato, le lacrime agli occhi. 
- Decido io quando è finita fra noi, capito? Io! È il minimo dopo quello che mi hai fatto. - ed è vero che l’ho tradito e prima di farlo col corpo l’ho fatto con il cuore e la mente. 
Per cui non posso pretendere davvero nulla e non posso negare che l’ho ferito e mi sono comportato come uno stronzo. 
Proprio con Seb.
È vero che sono io quello che ha sbagliato e se gli serve tempo per accettare che fra noi è finita, sopporterò. 
Ma non capisco perché deve fare così. 
Sta con Vivian da una vita, erano a scuola insieme ed improvvisamente si sposano. Che senso ha? 

Ma ad illuminarmi arriva Nicole che vede la situazione da vicino e confidandomi con lei che mi dice che secondo lei non gli devo niente, nessun rispetto né nulla, e che anzi. 
- È un gioco di potere, Lewis. Vuole comandare lui quando, se e come finirà fra voi. Perché è così che vive il suo dolore. Diciamo che l’ha presa peggio di quanto si potesse immaginare. - Il suo parere è prezioso e penso abbia ragione. 
- Ma gli ho fatto una cosa orribile, il minimo è che io abbia pazienza... - Nei mesi che passano lo sto pensando davvero che me lo merito e che sia giusta questa punizione che Nico si sente di dovermi dare, ma lei non è d’accordo con questa mia idea. 
- Lui ti usa come un oggetto, ti calpesta. Non è che deve elaborare la cosa, lui vuole solo spingerti al tuo limite massimo! - 
Alzo le spalle. 
- E glielo lascerò fare, perché non dovevo chiudere gli occhi e ingannarlo e trascinare la cosa per così tanto tempo. È da anni che so di amare Seb, anni! Solo che non ho mai avuto il coraggio di fare nulla per non rimanere solo, perché pensavo che Seb non volesse una relazione e non mi amasse ma volesse solo portarmi a letto e... - Nicole sospira spazientita scrollando le spalle, si lega i capelli lunghi e scuote la testa: 
- Tu non sei una persona orribile, vorrei che tu la smettessi di pensarlo. - Le sorrido grato e dolcemente, ma non sento arrivare agli occhi il mio sorriso. Non arriva agli occhi da un po’.
- Scusami, non devi sopportare questa pietosa scenetta. Sentiti libera di lasciarmi quando vuoi. - Ma forse alla fine siamo così amici che vorrebbe aiutarmi davvero, alla fine di tutto quanto. 
Non lo so. 

Forse sopporto Nico e questo gioco di potere e possesso, come dice Nicole, per Seb.
Perché Seb ha ancora alti e bassi paurosi e a volte mi fa paura, a volte lo vedo assente, da un’altra parte. 
A volte il suo sorriso spensierato è un lontano ricordo.
Penso che non rivedrò più quel Seb, quello incosciente, buffone, che non pensava a niente. 
Quando lo guardo mentre fissa il vuoto con aria assorta mi fa pensare a questo.
Quando mi nota si illumina e mi viene incontro con un sorriso che non arriva ai suoi splendidi occhi e mi sale il magone, dimentico Nico, dimentico questo casino che si consuma nel finale di stagione. 
Probabilmente vincerò il mondiale quest’anno, il secondo mio mondiale in F1, e non riesco nemmeno a godermi la sensazione.
Scendo in pista cancellando tutti i casini e mi aiuta un sacco, sto benissimo grazie a questo. 
Penso che sarei imploso altrimenti. 
Seb fa finta di non essere stato seduto a fissare il vuoto chissà per quanto, la tazza di caffè è piena e ha l’aria di essere fredda. Chissà da quanto è così. 
- Allora? Com’è? - Seb si rianima ricordandosi di cosa parlo e mi mostra con un sorriso spento la foto di Matilda, la sua prima figlia. 
Hanno sempre progettato lui ed Hannah una famiglia e dei figli e penso vorranno farne altri. Il fatto che abbiano scelto quest’anno non mi stupisce, Seb è così in crisi che non ha vinto nemmeno un GP e credo che Hannah sia disperata quanto me. Le ha provate tutte ed alla fine gli ha proposto di fare un figlio per restituirgli il sorriso. 
Mi chiedo se abbia sorriso davvero quando l’ha vista e l’ha stretta.
Guardo la foto e più che la splendida bambina raffigurata sul display, guardo Seb che me la mostra. Ha un’espressione dolce, ma ormai è davvero inevitabilmente diverso.
Ormai non tornerà più quel ragazzino incosciente che era e che ha fatto perdere la testa a tutti e qua mentre capisco che quella luce spensierata si è spenta per sempre, capisco perché resto in piedi ed aspetto e tiro avanti e sopporto cose che forse è vero non sono tenuto a sopportare. 
Devo prendermi cura di Seb, Nico può fare quel che vuole, non importa.
Un po’ lo merito, forse completamente. 
Ho permesso che questa cosa con Seb ferisse a morte Nico e non lo meritava. Non è giusto quel che ho fatto. Sono una persona orribile, ma non lo sopporto per questo. 
Lo sopporto perché non importa cosa succede, io devo restituire il sorriso a Seb.
Quello di prima non tornerà più, ma prima di mettermi con lui, prima di lasciare Nico, prima di tutto io ridarò il sorriso a Seb. È questo che farò, è questo che devo fare, è questa la cosa più importante ora come ora.”

/Seb/

“Non ho più avuto il coraggio di rivedere Michael ed ogni volta che ci penso mi sento in colpa e puntualmente crollo, è come se cancellassi ogni passo avanti che ho fatto, ogni piccola vittoria e senso di sollievo. 
In questi momenti dimentico gli obiettivi nuovi che mi hanno rimesso vagamente in piedi e crollo di nuovo subito. Ma è strano come in questi casi lui sia sempre con me. È incredibile. 
- Siamo persone maledette, Lewis. - Mi guarda come se stessi scherzando, mi guarda aspettandosi lo scherzo. Io alzo gli occhi al cielo scuro, ma rimango serio. Mi stringo rabbrividendo per il fresco che fa qua fuori di notte. 
- Che stai dicendo? - Capisce che sono serio ed io senza guardarlo continuo, i suoi occhi addosso, mi posso immaginare il suo sguardo corrucciato. 
- Sfidiamo la morte e le disgrazie ed alla fine ci prendono. Alla fine in un modo o nell’altro ci prenderanno. Noi scappiamo come dei folli a velocità assurde mentre la morte ed il male ci rincorre, pensando di essere più furbi, pensando che non ci prenderà mai. Ma invece alla fine ci prende sempre. Siamo destinati a finire male prima o poi, in un modo o nell’altro. Non a morire vecchi nel sonno senza malori ed incidenti. Siamo destinati a bruciare in una macchina oppure a finire su una sedia a rotelle. O a morire schiantati in pista. O anche fuori dal circuito, ma è questa la fine. Un trauma violento e via. La vita ci chiederà il conto della fortuna che ci ha concesso e non solo di quella. Ci chiederà anche perché scappavamo. Ci dirà che se non fossimo scappati non ci avrebbe rincorso. - Parlo molto più di quel che avrei voluto ed il tono è sorprendentemente sottile e piatto. 
Lewis lascia il silenzio per un po’, per vedere se ho altre perle ottimiste e positive da condividere. Poi vedendo che le ho esaurite, sempre rivolto verso di me, mi risponde:
- Non tutti i piloti finiscono male, Seb. Non tutti hanno incidenti dentro o fuori dalla pista. - Usa le mie solite armi, la logica. Di solito non sono io quello negativo e disfattista. Ma è da un po’ che ci penso. 
- Pensa a quanti... Senna, Niki, Michael, Villeneuve, Ratzenberger, Zanardi, Hunt, quel poverino di Jules Bianchi. - Lewis mi guarda consapevole che è sicuramente lui che mi ha fatto scattare questo stato attualmente, logicamente è l’ultimo, è di questo periodo ed è vero che è lui l’ennesima goccia, ma se lo conosco bene appena è arrivata la notizia in questi giorni lui se lo aspettava, ne sono sicuro. Che mi guardava con ossessione per questo, sapendo che ci sarei ricascato. E puntuale eccomi qua. Io incolore continuo dopo aver aperto le porte. - quanti ne sto dimenticando? Alcuni sono morti fuori dalla F1, ma comunque giovani o troppo presto, per una vita assurda e spericolata, per godersela, per cercare quel brivido che non avevano più. Altri non sono morti ma sono finiti male, così male... e Dio ci sono andati vicini comunque, alla morte. E la loro vita non sarà più la stessa. Tutto per un brivido o per un brutto incidente in pista. - la voce mi muore in gola, si spezza insieme al respiro che trattengo, mi mordo la bocca perché non riesco più a parlare e quando le sue braccia mi cingono dolcemente e forti insieme, quando nascondo il viso contro il suo collo lascio andare anche le lacrime. 
Quante gliene ho consegnate? 
È l’unico con cui piango e lui paziente raccoglie ogni volta, con dolcezza. 
- Ssshh... - Piano mi culla e quando sente i miei singhiozzi cessare, la sua voce delicatissima e sfumata parla:
- Non è una maledizione, Seb. A miliardi di persone su questo pianeta succedono cose brutte, ma tu noti queste perché fai parte di questa categoria. La categoria di persone che non scappano dalla morte o dal male, ma che vive la vita a 300 all’ora. Non per paura di fermarci o di chi ci insegue e di cosa ci può succedere. Ma perché è troppo bello quando il mondo intorno non esiste perché è una macchia indistinta. E per un momento non c’è niente, solo tu e la pista e forse i colleghi intorno. - 
- Non credi che questo modo di vivere incosciente e rischioso ci presenti il conto? Scherziamo con la vita consapevolmente. - Mormoro mentre mi tengo alle sue braccia che mi avvolgono, la testa appoggiata alla sua spalla, il viso rivolto verso il suo petto. 
- No, non ci credo. Noi viviamo con coraggio i nostri sogni consapevoli di quel che può succedere. Noi ci prendiamo la responsabilità dei nostri sogni. A volte va bene, moltissime volte va bene. Altre va male in un modo o nell’altro, come dici tu. Ma non è la vita che ti punisce perché sei stato avventato ed hai scherzato con lei. Non è la morte o il male che prima o poi ti prendono. È solo che a volte non va bene. - Stringo gli occhi mentre le lacrime congelate riprendono calde, ma premo il viso contro il suo corpo e lui aumenta la stretta. 
- Perché a tutti i più grandi, Lewis? Perché? Io e te siamo fra i migliori ora. Siamo destinati anche noi a finire così? - Mi rendo conto che ha ragione e spero che le sue parole scavino in me e mi convincano, ma per ora questo pensiero è fisso in me e mi angoscia. 
- No non lo penso. Penso che il destino non esiste e che siamo noi con le nostre scelte a costruire il nostro futuro. Può andare bene o può andare male, ma non è scritto che i migliori finiranno presto male. - perché Michael aveva smesso di correre e stava solo sciando e la vita gli ha strappato via l’anima così. L’ha distrutto in quel modo. Non correva più eppure è successo comunque. 
- Cosa deve aver pensato nei secondi in cui stava lasciando sé stesso per sempre, in quella neve fredda? Mentre guardava il cielo bianco o forse era azzurro quel giorno. Mentre aspettava che qualcuno venisse, mentre realizzava che non sarebbe venuto nessuno presto, mentre si rendeva conto che non riusciva a muoversi, che il sangue usciva, che stava scappando da questo mondo. Si è reso conto che una parte di sé stava morendo, che non sarebbe mai stato più lui, mai più? Non è che prendi un colpo e muori. C’è un momento di lucidità, c’è un momento mentre capisci che questa volta non finirà bene. C’è un momento. Come si è sentito? Si è sentito solo? Ha avuto paura? Non lo meritava, Lewis. Non lo meritava... - E torno a piangere ancora e ancora e quante volte piangerò? Quante? 
Ci può essere una fine a questo dolore, questo strazio, questo cancro crescente? 
Lewis stringe forte e non prova a dare risposte che nessuno può sapere. 
Non ci prova. Mi ascolta e mi stringe e mi culla mentre il freddo prova a congelarmi di nuovo, ma le sue braccia sono sufficientemente calde. 
- Forse si è solo addormentato. Forse rivivrà per sempre ogni momento felice e quanti ne ha avuti? Forse una parte di sé, quella che è ancora Michael, rivive tutto quello ed è felice per sempre. E non si renderà mai conto, la parte di sé che conta, quella che amiamo tutti, che non sarà mai più così. Una parte è sempre felice di tutto quel che ha avuto. - 
Non so se ha ragione, ma mi voglio aggrappare a queste parole per respirare ancora e stare meglio. Ne ho bisogno per stanotte. Ne ho bisogno. 
Rimaniamo in silenzio e sente che non piango più. Giro la testa sulla sua spalla per guardare oltre noi, verso il cielo, mi piego quasi a stendermi sul suo grembo e lui mi tiene su di sé. 
Guardo il cielo con le lacrime cristallizzate e lui mi guarda il viso, lui mi guarda gli occhi che devono essere azzurro trasparente, quel mare dei Caraibi che toglie il fiato. 
- In sé da qualche parte ci sarà sempre il nostro Michael, anche se in superficie forse non tornerà mai più. E forse è meglio che non se ne renda conto, forse è meglio che rimanga sempre dentro a rivivere tutte le gioie, forse è meglio che non sappia cosa gli è successo e che non si alzerà mai più sui suoi piedi. - 
Mi carezza la guancia. 
- Quella parte ti accompagnerà sempre e ti consiglierà nei momenti di bisogno come faceva quando era con te in carne ed ossa. Quella parte sarà sempre lì con te. Quello che ti ha dato e che non ha dato a nessun altro perché aveva scelto te per condividere quelle cose. Quello che ti ha dato non ce l’ha nessuno e sarà tuo per sempre. Solo tuo. E tu un giorno deciderai di darlo a qualcun altro e lui lo terrà come un tesoro prezioso e in quello Michael vivrà per sempre. Quel Michael che hai tanto amato. Ma può esistere solo se non ti arrenderai e se continuerai per sempre, se insisterai, se correrai ancora e supererai ogni paura che ti attanaglia. - Forse stanotte è per le lacrime.
Forse stanotte si deve piangere e basta. 
E così accolgo ancora le lacrime e mi lascio cadere di lato contro di lui, la nuca sulle sue gambe, il viso contro di lui, mi aggrappo alla sua maglia, la giacca aperta. Stiamo così e lui mi carezza, mi tiene con sé e lo farà tutta la notte. 
Ho un importante compito. Far vivere quella parte di Michael preziosa che ha consegnato solo a me. 
E lo farò vivere, troverò il modo di superare tutto questo e di non aver paura al volante. Troverò quel modo. Per lui. Perché glielo devo. 
Te lo prometto Michael, vincerò per te. Guiderò per te. Ti renderò fiero ed una parte di te lo saprà. 
Un mondiale in Ferrari, un giorno. Solo per te. Per dimostrarti che ce l’ho fatta. Che ho fatto tesoro della parte più importante di te, per farti rivivere ancora in quel modo che tutti conoscevano. Perché non sarò mai te, ma ti renderò fiero. Vincerò per te, un giorno. 
Te lo prometto.”