*A fine stagione si fanno sempre i test per il prossimo anno, è l'ultima cosa prima di andare in vacanza e così Seb indossa per la prima volta la tuta della Ferrari e guida finalmente la macchina dei suoi sogni, la rossa. Per lui è uno scossone che gli apre gli occhi e lo spinge a muoversi, è ora di attuare le proprie decisioni e comincia con il chiudere e chiarire tutto con Jenson che, poverino, è stato lasciato a sé stesso. Questo capitolo è solo dalla parte di Seb. Buona lettura. Baci Akane*
65. RINASCITA IN ROSSA
/Seb/
“Non c’è un momento preciso in cui inizio a stare meglio, ma sicuramente indossare la tuta della Ferrari mi dà una bella scossa ed è solo quando mi infilo dentro alla rossa, la macchina dei miei sogni per la prima volta, mi rendo conto che la mia vita è cambiata.
È cambiata drasticamente.
Sia la mia vita che io, in effetti.
Sento una scarica elettrica da tremila volt attraversarmi la testa da capo a piedi ed è qua che è come se mi svegliassi da un sogno, un sogno lunghissimo che a tratti diventava un incubo.
Ora sono qua, nella macchina dei miei sogni, quella che ho desiderato da quando sono piccolo, la macchina di Michael, e mi rendo conto che sono vivo, che sono sveglio e che è ora di lavorare per mantenere le promesse.
Corro nella rossa e mi ricordo di quanto stavo incollato davanti alla tv a vedere tutti i GP di F1, a tifare per la Ferrari e per Michael.
Ricordo come mi brillavano gli occhi e come mi sentivo entusiasta.
Ricordo cosa provavo mentre guidavo le mie go kart e sognavo di essere in una Ferrari, un giorno.
Sognavo che quel go kart era la Ferrari, la mia adorata rossa, e sognavo che i traguardi che passavo erano vittorie in GP. E sognavo che le medaglie che vincevo erano mondiali in rossa.
Ed ora sono qua, ho firmato il contratto letteralmente dei miei sogni e sto guidando la macchina dei miei sogni e sto cercando di realizzarli, quei sogni.
Li inizio correndo, facendo dei semplici test a fine stagione, prima di andare in vacanza.
E sogno, un giorno, di realizzare i desideri di quel bambino che ero e che si prometteva da solo di vincere un mondiale con la Ferrari.
E ripenso a Michael, in ospedale, e alle nostre conversazioni tutte mirate a quello.
Ripenso all’ultima che abbiamo avuto.
Vinci un mondiale in Ferrari ed avrai raggiunto l’apice. Non c’è niente come un mondiale in Ferrari.
Gliel’ho promesso in ospedale, in coma.
Vincerò per lui.
Ripenso alla conversazione, quando mi disse che ci sarebbe stato quando l’avrei vinto, perché lui sapeva che ce l’avrei fatta.
Non so se ce la farò, ma non smetterò mai di provarci, mai.
Salgo con questa sferzata, con questa scossa e mi rendo conto di un’altra cosa.
Sono ancora vivo e non è solo per merito del caso o della fortuna.
Mentre corro nella rossa dei miei sogni, tutto va al proprio posto.
La mia mente, i miei ricordi, la mia anima, il mio cuore.
La nebbia si dirada ed è come se vedessi di nuovo, è come se capissi quello che mi è capitato in questi mesi di blackout.
Sono diventato padre, ho promesso a Michael di vivere e lottare per quello che desidero davvero, ho ammesso di amare Lewis e l’ho baciato.
Lewis.
Lewis è il centro maggiore della mia vita, ora.
È per lui che sono ancora vivo.
Lui che si è preso cura di me in questi mesi, lui che mi sta vicino e mi ascolta, mi fa sfogare, mi stringe, mi tiene la mano, mi abbraccia ed asciuga letteralmente le mie lacrime.
È Lewis che mi fa sopravvivere da quasi un anno, ormai.
L’ho baciato e lui mi ha detto di aspettare di stare meglio e di far accettare meglio la cosa a Nico ed io ho acconsentito.
Avevo promesso a Michael che avrei lottato per ciò che volevo, ma non l’ho mai fatto, non ho mai iniziato.
L’ho baciato mentre ero fuori di me e poi ho detto ok, aspettiamo di stare tutti meglio.
Come ho potuto?
È così che lotto?
Accelero, accelero come un pazzo mentre eseguo un test dietro l’altro, mentre la macchina dei miei sogni mi restituisce la vita, l’adrenalina scorre come il carburante, vibra la macchina, vibro io, vibra la mia anima e stringo il volante mentre passo curve su curve e penso a tutto quel che ho detto e che non ho fatto, alle promesse importanti che non ho ancora cercato di mantenere ed ora sono qua, sono sulla macchina dei miei sogni ed ho l’occasione più grande della mia vita.
È ora di far seguire azioni a parole, ma sul serio.
È ora di dimostrare che si cambia, che si volta pagina e che si diventa grandi, che si può essere uomini, uomini d’onore.
Lewis ha fatto tantissimo per me e so per certo che sta passando guai con Nico o saremmo insieme, ora.
Sono sicuro che è pieno di problemi che mi nasconde solo per starmi a sentire, perché è preoccupato per me.
Ho promesso a Michael che avrei vinto un mondiale in rossa e lo farò. Gli ho promesso anche che avrei vissuto le mie emozioni e lo farò.
Ho promesso che avrei lottato per ciò che desidero e lo farò.
È ora di crescere, è ora di essere uomo.
Decido di cominciare con Jens, mentre mi sveglio dal mio lunghissimo sogno mi rendo conto di un sacco di cose, errori, torti, mancanze e meschinità e credo senza dubbio di dover iniziare con Jens.
Non ci siamo più parlati, lui ci ha provato in mille modi a starmi vicino e farmi parlare, poi un giorno gli ho solo detto che mi serviva tempo e di lasciarmi spazio.
Da lì lui me lo ha lasciato, è stato dolcissimo, non mi ha mai fatto il muso, non ha litigato con me, non ha fatto piazzate. Ha solo fatto quel che gli avevo chiesto in attesa di un segno, di qualcosa per poter ricostruire o, forse, una chiusura come si deve.
Così mentre vesto ancora i panni della mia rossa, mentre ho la tuta dei miei sogni addosso, vado da lui alla fine dei suoi test come io ho già finito i miei ed ogni cosa di competenza.
Sono libero, per questa stagione ho definitivamente finito tutto e penso che non posso andarmene senza fare ammenda con lui.
Jens sta parlando con il suo capo ingegnere quando arrivo tossicchiando, rimango in parte. Tossicchio e basta, non faccio nulla.
Quando lui mi nota per poco non fa cadere la bevanda con la cannuccia. Perde totalmente il filo del discorso e quindi alla fine è costretto a chiedere se può andare e se è tutto.
Vedendo che è distratto da me sono comprensivi, evidentemente se Jens chiede qualcosa lo accontentano perché non è un lavativo.
Allora mi raggiunge e si ferma davanti a me, ci guardiamo con arie tese, io mi sento un verme, mi vergogno così tanto di me.
Ora che la patina è andata via mi accorgo di quanto orribile sono stato, non merito nulla in questo momento. Nè di essere perdonato da Jens e riavere almeno la sua amicizia, né di prendermi Lewis.
E perdermi in lui.
- Possiamo fare due passi? - Chiedo carico di vergogna e scuse.
Lui annuisce e mi precede fuori dal paddock, andiamo verso la zona dei camion e dei campeggi, ci muoviamo un po’ casualmente fra i mezzi grandi che prendono possesso di questo circuito ancora per qualche giorno o forse solo qualche ora.
Da qualche parte dovrebbe esserci anche Lewis, Nico ha finito ieri i test e spero se ne sia andato.
E sono qua con Jens e penso a loro. Non era proprio una storia da tentare. O forse sì.
Ci penso mentre camminiamo insieme e alla fine mi fermo fra due camion che ci danno privacy all’aperto, le mani in tasca, mi appoggio con le spalle ad uno di essi e lo guardo pensieroso, con la testa piegata. Jens si apre la tuta e se la sfila da sopra lasciandola a penzoloni.
È sempre un bellissimo uomo, il fisico fantastico trasuda dalla maglia aderente e il suo viso è sexy di natura, una volta mi sarei inginocchiato e glielo avrei succhiato senza discussioni, avrei risolto tutto così ma ora non c’è quella spinta. Ora è tutto diverso.
- Ti devo delle scuse per come mi sono comportato. - Dico poi nel modo più semplice possibile. Lui mi fissa negli occhi, i nostri sono simili, entrambi azzurri. Nessuno dei due abbassa lo sguardo.
- Stai meglio? - Chiede poi allo stesso semplice modo. Come fa ad essere così meraviglioso? Sorrido incredulo e scuoto la testa guardando altrove carico di vergogna.
- Come fai a non insultarmi, a non prendertela? Come fai ad essere semplicemente così... - E non mi vengono le parole e lui si avvicina a me, mi sfiora il corpo col suo.
Credo che sia qua per provare, per vedere se si può riprendere, se ci sono ancora speranze, ma io non mi muovo e non mi eccito, non succede come prima.
- Sapevo in cosa andavo incontro quando abbiamo iniziato, non sono uno sprovveduto. Sapevo che potevi non innamorarti, ci ho voluto provare lo stesso. - Quando lo dice è come se mi desse un pugno allo stomaco e mi bruciano gli occhi mentre lui semplicemente sorride triste e consapevole.
È brutto fare questa parte, è la parte peggiore che si possa fare.
Lasciare.
- Ti sei innamorato di me? - Jens sorride con una tristezza ed un amore infinito negli occhi meravigliosi che non lasciano spazio ad interpretazioni.
- Non era chiaro? - Chiudo gli occhi incapace di guardarlo, mi copro il viso con le mani e scuoto la testa.
- Sono un verme... cosa ti ho fatto? - Ma allora le braccia dolci e forti di Jens mi avvolgono calde e trovo conforto nel suo abbraccio a cui mi abbandono con calma. Le lacrime tornano indietro e adagio la testa sulla sua spalla larga. Mi bacia la testa dolcemente, mi carezza la nuca e la schiena.
- Non devi sentirti in colpa, sapevo che non mi amavi, ma se non ci avessi provato fino alla fine non me lo sarei mai perdonato. Sono stato bene con te. Tu sei stato bene con me? - Capisco che per lui ci siamo già lasciati da tempo senza parlarne, capisco che ora è solo un punto definitivo che abbiamo a voce. Tutto lì.
Sollevo il capo e lo guardo meravigliato fra le sue braccia.
- Benissimo! - dico subito. - Se non fosse stato per te tante cose non le avrei superate, sarei impazzito mentre... - Sto per dire ‘mentre guardavo Lewis felice con Nico’ ma mi trattengo. Lui sembra capirlo comunque e fa un sorriso triste e consapevole. - Non avrei mai voluto ferirti così, ora sono lucido e vestire questa tuta mi ha dato una bella scossa. Mi ha riaperto gli occhi. Ho un mare di cose in sospeso, cose importanti. E delle promesse da mantenere. - Promesse a Michael, anche se forse a lui non importa davvero, non più per lo meno.
Jens mi carezza la guancia.
- Quel che ti è capitato non è leggero ed ognuno reagisce a modo suo al dolore. Michael è sempre stato la tua guida, il tuo faro. Ti è mancata la terra sotto i piedi e tu a questo hai reagito chiudendoti. Però ho visto che hai fatto entrare Lewis. - Trattengo il fiato mentre lo dice e spalanco spaventato gli occhi, lui sorride e piega la testa.
- Non... non stiamo insieme... -
- Ma è una delle cose in sospeso, giusto? - annuisco chinando lo sguardo. Jens a questo punto mi sfiora le labbra con le sue ed io glielo lascio fare chiudendo gli occhi.
Ci abbandoniamo a questo piccolo bacio e stiamo così appoggiati uno all’altro per un po’, poi si separa e ancora vicino a me, ancora respirandolo, mi dice:
- Grazie per il bel sogno, non mi pento di nulla, sono stato felice, sono stato bene... e se è vero che ti ho fatto stare almeno un po’ bene e ti ho aiutato in qualche modo... - annuisco subito di scatto con l’ansia perché guai se pensa il contrario. Lui sorride di più dolcemente. - Allora ne è valsa davvero la pena. Rifarei tutto. - Sospiro sollevato.
Non lo merito uno così. Jens merita una persona che lo ami, merita una persona che si innamori e che gli dia tutto. Jens merita il mondo.
Gli stringo le mani che sfilo dal mio viso, gliele tengo un istante mentre fa un passo indietro, si ferma, piega la testa e seguendo un pensiero mi chiede:
- Ami Lewis? - Non mi chiede se siamo stati insieme e cosa c’è stato fra noi. Mi chiede solo se lo amo.
E fissandolo negli occhi più belli del circuito, annuisco senza esitazione.
- Lo amo da morire. - E so che anche se ero sconvolto quando gliel’ho detto e l’ho baciato, è comunque vero perché lo è da non so quanto. Ero solo uno stupido testardo. Jens fa un sorriso particolare, di chi pensa che lo sapeva anche se fa male.
- Jens, pensi che l’amore possa durare per sempre? - Il mio terrore di perdere le persone che amo, le persone importanti, che le cose belle si rovinino. Jens mi lascia le mani e prima di andare, pensandoci, mi risponde:
- Per me sì. Ma bisogna coltivarlo come si deve perché è la cosa più complicata e delicata di questo mondo. - Sospiro ed annuisco.
- Grazie di tutto. - Lui sorride, poi se ne va dandomi le spalle.
Credo che piangerà, credo che andrà da qualcuno, chiunque sia quel suo amico speciale con cui si confida che non ha mai voluto dirmi. Andrà da lui e piangerà, ma finalmente potrà mettere tutto via.
Finalmente potrà ricominciare, dopo essere stato male.
Ti auguro di trovare una persona che ti ami senza freni, Jenson.
Sto andando via quando sento un telefono suonare poco distante e per un momento penso sia di Jens, ma la direzione è opposta, così seguo il suono che viene subito interrotto. Quando svolto un paio di musi di camion parcheggiati, mi ritrovo davanti il viso imbarazzato di Lewis, le mani che si copre e l’aria di chi sa di aver sbagliato ma di non poterci fare più nulla.
Il panico lo pervade e a me viene su una risata spontanea e la libero. Rido di gusto piegandomi in avanti, mi appoggio sulle ginocchia e scuoto la testa.
- E tu... quanto hai sentito? - Chiedo asciugandomi le lacrime. Lui ancora sotto shock e con l’aria da cucciolo che non doveva farlo, non ha bisogno di rispondere: - Tutto? - Piega la testa mortificato, poi inizia a parlare a macchinetta:
- Ero qua prima che voi arrivaste, ero al telefono con Nico perché mi stava dicendo cosa fare quando vengo via e poi vi ho sentiti, ho capito che eravate voi e non sapevo cosa fare, se mi muovevo mi avreste sentito ed ormai parlavate ed io niente non sono riuscito a muovermi e perdonami, ti prego perdonami, non volevo sentire, io... - Così non sapendo come chiudergli la bocca, uso un metodo che di solito funziona benissimo.
Gli prendo il viso fra le mani e premo la bocca sulla sua.
E si zittisce eccome.
Non è una cosa da me nel senso che l’ho baciato una volta e lui era ubriaco quando l’aveva fatto anni fa.
Ci siamo promessi di aspettare di districarci da questo casino, ma lui ha appena sentito che scaricavo Jens. E ripensandoci ha sentito anche che dicevo che amo proprio lui!
Lewis all’inizio rimane rigido e stupito, poi si rilassa lentamente e si ammorbidisce, ma non apre la bocca per infilarsi con la lingua, ricambia il bacio succhiandomi il labbro, come ho fatto io col suo. Poi mi spinge delicatamente appoggiando la fronte alla mia, gli occhi chiusi.
- Non va bene, lo sai... - Ridacchio.
- Tu mi hai sentito mentre dicevo a Jens che ti amo. - Inghiotte a vuoto, è così adorabile nelle sue reazioni spontanee.
- Sì ma io sono ancora in un casino epico con Nico e non so bene come uscirne né quando ne uscirò, quanto tempo gli ci vuole per capire che è finita e come farlo senza farlo soffrire troppo, siamo compagni di team e penso di dover cercare di chiudere in modo decente, da rimanere in rapporti voglio dire, non so come fare, ci vuole tempo, lui rifiuta di accettare e con quello che gli ho fatto per anni e che continuo a fargli gli devo di sicuro una chiusura come vuole lui, gli devo dare più tempo, gli devo... - E di nuovo gli chiudo la bocca con la mia.
Non approfondisco troppo il bacio di proposito, perché so che non è una grande idea.
Ma lui torna a respirare normale mentre lo bacio e chiarisco una volta per tutte, lucidamente e deciso, un punto che ho tenuto oscuro a tutti, me stesso per primo.
- Ti amo e non mi rimangio né questo né il bacio. Quando pensi di essere pronto a voltare pagina, io sono qua ad aspettarti. Ma voglio che sia chiaro che non rinuncerò mai più a te. Siamo destinati, io e te. -
Voglio lasciargli fare questa cosa con Nico a modo suo perché so che lui è psicopatico e ci vuole un certo sistema, ma di certo non lo lascerò solo in quest’impresa.
Nico potrebbe anche sputtanarlo e rovinargli la reputazione se gli gira male, è pazzo. Credo che faccia bene a farlo con calma, solo che spero che non mi faccia aspettare ancora troppo.
Ci sfiliamo uno dall’altro, gli tengo ancora la mano che gli bacio e lui ha l’aria di chi vive un sogno e spera di non svegliarsi.
Ti amo Lewis e te lo ripeterò quando saremo pronti per la nostra storia.
È come dice Jens, l’amore è complicato e delicato, ma se coltivato a dovere può durare. Voglio credere in questo, ora. Lo voglio con tutto me stesso. Ne ho bisogno.
E poi come dice Michael, non conosco la verità, posso solo viverla e vedere com’è!”