*Un sacco di romanticismo e sdolcinatezza per Seb e Lewis che sono ormai una coppia a tutti gli effetti, manca solo il dirselo. Seb è il sostegno vitale di Lewis in un anno difficilissimo e Lewis ormai si rende conto che ormai sta così bene con lui che l'influenza negativa di Nico è sempre più trascurabile. Così decide di dirglielo, di fare quel passo, ma lo fa a modo suo. Buona lettura. Baci Akane*

73. IL PASSO

lew seb

/Seb/
“Con piacere noto che si è calmato un po’ su questioni fisiche. O meglio non cerca di speronarlo o spingerlo o tagliargli la strada e cose così. 
Ed evitano di stare da soli nella stessa stanza, credo che qualcosa di buono l’ho ottenuto. 
Non che quello non trovi modi nuovi per torturare Lewis. 
Per tutta la stagione rimanente vedo che effettivamente si tende a privilegiare Nico in certi casi nonostante Lewis si sia rimesso a vincere e ad andare bene. C’è qualcosa di strano, come se non venisse riconosciuto che è Lewis il primo pilota e Nico il secondo, come se loro stessi non capissero chi è il primo e chi il secondo e diciamo che li lasciano a loro stessi. Chi vince vince. Non li aiutano, non fanno ordine e chiarezza.
È chiaro che quei due sono in forte competizione e si odiano, ma è inaccettabile che il primo pilota non abbia il sostegno del secondo tramite il team. 
Mi chiedo che diavolo combini Toto a questo punto, avevo capito che Lewis gli avesse detto qualcosa, lui è convinto di potersi fidare ma arriva ad un certo punto che tentenna anche lui ed inizia a dubitare. 
Quando succede Lewis viene da me a sfogarsi come fa comunque per la maggior parte del tempo. 
- Sai, non voglio pensare male, ma Nico si sta impegnando molto per farmi credere di avere il favore di Toto. - Mi dice un colpo mentre facciamo due passi alla fine degli impegni regolari di oggi. 
- Cioè? - Chiedo stupito. Lewis si stringe nelle spalle mentre sale nella bici che si è portato visto che anche io giro con la mia inseparabile. Trovo più comodo poter essere indipendente negli spostamenti dall’hotel al circuito che tanto sono sufficientemente vicini. 
Ci mettiamo così a pedalare insieme e lui si stringe nelle spalle facendo attenzione a come si muove. 
- Non so, spara insinuazioni di continuo, tipo prima era tutto amorevole e scherzoso con Toto e lui in effetti sembra assecondarlo. Mi dico che è normale che un dirigente sia carino con entrambi i piloti, ma quando siamo andati via parlava con lui come se dovessero vedersi dopo... - A questo freno rallentando istintivamente mentre mi prende quasi un colpo. 
- Cioè credi che si frequentino? - Lewis torna ad alzare le spalle sempre dubbioso. 
- No, ma questo è quanto. E poi ha detto ‘quest’anno non ti andrà bene come gli altri, anche io so farmi le amicizie che contano!’ - Così tornano a prudermi le mani ovviamente, ma mi limito a scoppiare a ridere mentre inizio a pedalare a zig zag. 
- Dai, lo fa apposta! Vuole che tu lo pensi, ma non è vero niente! - Lewis sospira e fa una smorfia triste, gli indico col mento un posto sulla strada che è buono dove possiamo fermarci a mangiare, visto che siamo in borghese di proposito potremmo non essere riconosciuti. 
È una bettola a cui non daresti un soldo bucato, ma in realtà è molto buono. Ci fermiamo legando insieme le bici. 
- Beh, che è privilegiato e che c’è una spaccatura nel team è vero ed è anche vero che si è preso i favori di qualcuno. - Lewis inizia a tentennare, anzi. Tentenna da un sacco, ma almeno dà voce ai dubbi ed è positivo. 
- Sì, ma non Toto! - Improvvisamente non so perché lo difendo, non ho mai avuto niente né in suo favore né contro. Però è vero che è il capo e dovrebbe stabilire lui l’ordine, dire che è Lewis il primo pilota e non Nico. 
- Beh, hanno un certo rapporto, erano insieme anche alla Williams un periodo, cioè... - Chiudo gli occhi e sospiro trattenendolo prima di farlo entrare, qua nel crepuscolo di questa bella giornata in una delle tante città che non sono più tanto straniere per noi, lo guardo dritto negli occhi prima di infilarmi il cappellino ben calato sul capo. - Non farti manovrare di nuovo da lui, Lewis. - Lui si irrigidisce e si incupisce. 
- Che stai dicendo? - Scivolo a tenerlo dal polso alla mano e lo trattengo cercando di dirgli una cosa difficile con tatto senza farlo rimanere troppo male. 
- Conosco Nico e mi puoi dare credito perché ti ho dimostrato di avere ragione quando lo definivo uno stronzo. - silenzio, fa il broncio. - Lui ti ha sempre manovrato, prima lo faceva per tenerti legato a sé, ora lo fa per ferirti. Non ha i favori di Toto. È vero che Toto non sa gestire sta situazione e probabilmente Nico è aiutato da qualcuno là dentro. In generale hai un gruppo di incapaci. Però Nico e Toto no. Fidati. - E di questo ne sono anche sicuro. Lewis sembra fidarsi del mio giudizio così con un po’ di sollievo annuisce e sorride. 
- Mi fido di te, ok. - Gli regalo un sorriso ed una carezza sulla guancia, lui si appoggia a me un istante con un’aria molto dolce e grata, poi entriamo dentro. 

Il resto della serata è molto piacevole, lo distraggo e lo riempio di battute e cretinate e riesco ad accenderlo. Amo quando tira fuori quel suo lato che ama divertirsi e sono contento che nonostante tutti i suoi sforzi, Nico non riesca a spegnerlo del tutto.
Lo vedo trasparente, sempre più sottile, è vero che sta male e soffre molto in questa situazione, ma tiene duro ed il suo sorriso non va via, non con me. 
Non gli permetterò di spegnerlo, non importa quanto devo annullarmi per lui e cose mi succede in F1 perché poi a me non va meglio, io non lo lascerò mai e per farlo sorridere devo sorridere io. 
Ad un certo punto ridiamo così tanto e siamo così affiatati che la cameriera quando Lewis è in bagno mi chiede se io od il mio ragazzo vogliamo un dolce, al che io non la correggo e gongolo da morire. 
Quando Lewis torna glielo dico sporgendomi verso di lui, non si allontana per mettere le distanze e capisco che sono cose di questo genere che ci fanno sembrare fidanzati. 
- La cameriera ci ha scambiati per una coppia! - Sussurro, lui mi guarda sorpreso. 
- Davvero? - Annuisco e mi ritrovo tutto illuminato come lui, che due idioti che siamo. - E tu l’hai smentita? - Alzo le spalle e mi appoggio con la schiena. 
- Dovevo? - Lui ci pensa e piega le labbra osservandomi nella posizione a mio agio, così si rilassa anche lui. 
- No, direi di no. - Non che questo sia un ‘da ora siamo una coppia’, è più un ‘possiamo fare quel che vogliamo, va bene tutto!’
Dopo di questo Lewis si siede vicino a me e ci fa un selfie col cellulare, cosa che lui adora ed io di meno ma soprattutto cosa che non abbiamo mai fatto molto, qualche volta lui scherza in press e ne fa, ma è diverso. 
Ora sembriamo ancora di più una coppia che ha una serata insieme e credo l’abbia fatto apposta. 
- Me la mandi? - Chiedo poi riferendomi alla foto, lui sorpreso che glielo chieda perché di solito non le voglio, mi prende il telefono e fa alcuni traffici che sa, io lo lascio fare, dopo un po’ mi mostra cosa ha fatto. 
- Vedi? - Fa indicando il mio cellulare non molto moderno. Fa delle cose che io vedo, per me è arabo. - Ti ho aperto una cartella sicura in archivio dove devi mettere tutte le nostre foto. L’ho nominata con un tipico nome di sistema quindi anche se Hannah ti controlla il telefono non aprirebbe mai questa e poi c’è una password, ho scritto la mia data di nascita e ti ho messo anche altre foto insieme che abbiamo fatto e ci metterai tutte quelle che faremo. - Lewis parla come una macchinetta e solo quando decide di prendere respiro posso rispondere con un sorrisino malizioso stampato in faccia, con il mio braccio intorno alla sua parte di schienale, io e lui siamo stati attaccati chini a guardare i cellulari come una coppia anche in questo caso e l’ho fatto consapevolmente, notando tutte le cose che fino ad ora non avevo fatto caso. 
- Da quando siamo una coppia? - Riassumo così ogni risposta che gli avrei potuto dare, Lewis mi guarda spalancando gli occhi e poi piega le labbra nel suo tipico modo e con l’aria innocente fa: 
- Beh ma non eri tu che hai detto che in un certo modo lo siamo? - Sorrido poi subito dopo intenerito e felice, non riesco a fare lo stronzo. A volte vorrei per divertirmi, lo stronzo che stuzzica voglio dire. Ma non ce la faccio troppo, non in questo periodo. 
Mi sembra di aver appena toccato il cielo con un dito e non so se lo maschero abbastanza bene. 
- E quindi è la tua data di nascita la password? - Lui annuisce. - Dovrò cercare su internet quando sei nato ogni volta che mi serve di aprire la cartella? - Lewis capendo che è uno dei miei scherzi cattivi, proprio uno di quelli che volevo fare di più, mi tira un pizzicotto al capezzolo che mi fa squittire in modo poco mascolino. 
- Tanto so che sai quando sono nato! - Ed è vero, ma volevo prenderlo in giro. Finisco per cingerlo col braccio intorno alle sue spalle e a baciargli la tempia per rassicurarlo mentre rido di lui: 
- Certo che lo so! - Lewis gira il viso verso di me mentre ci rendiamo conto che stiamo calando un sacco la tensione che di solito teniamo in posti pubblici. 
Qua sappiamo che non ci conoscono e non seguono la F1, è una bettola terribile e nessuno si aspetta Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, infatti cerchiamo spesso posti così, ma non flirtiamo comunque mai. 
Ora lanciati e sicuri da quanto successo prima, capiamo quanto è bello poterlo fare. 
Camminare in giro e fare i fidanzati senza pensare a come nasconderci, come mascherarci e cosa possono pensare gli altri. 
Sarebbe bello, un giorno, poterlo fare, ma so che non avverrà mai se non in contesti così. 
Ed è comunque rischioso. 
Lewis mi bacerebbe sulla bocca se non mi ritirassi io, così capisce che stavamo esagerando e si ritira nel suo posto, nella poltroncina del nostro tavolo, ma io lo fermo e gli prendo la mano, intreccio le dita e gli chiedo altre cose su come si usa il telefono.
Lui risponde riaccendendosi, felice di non aver esagerato troppo ma solo un pochino.
Io dal canto mio sono shoccato. 
In un momento in cui c’è solo Nico in tutte le salse, io e lui siamo più legati che mai al punto da non accorgerci che forse siamo già una coppia a tutti gli effetti. 
A questo punto la domanda sorge spontanea. 
Quando potremo considerarci fidanzati e quindi fare tutto quello che due fidanzati fanno in modo completo e senza freni di sorta?
Quando potrò pensare che sono il suo ragazzo e lui il mio? 
Ma non oso fare questa domanda, mi tengo quello che siamo anche senza definirlo e dircelo e vedremo come vanno le cose da sole.”

/Lew/
“È come una specie di magia. 
Tutto quel che fa ha il potere di assorbirmi. È come se fosse lui stesso la mia cura per questa stagione assurda dove faccio di tutto eppure le cose sembrano sempre pendere dalla parte di Nico in qualche modo.
Per me non è un problema non vincere un mondiale o dei GP, per me il problema è quando in casa c’è un tale casino che non si capisce di chi ti puoi fidare e chi sta dalla tua parte. 
Cioè qua in Mercedes è un disastro e non è bello incontrare così spesso la sua faccia di culo, per dirla come Seb, che fa di tutto per farmi sentire messo da parte ed emarginato. 
Voglio dire... alla fine che ci posso fare? Nulla, posso solo fare del mio meglio in pista e sperare che il prossimo anno sarà migliore, però quello che mi fa impazzire è che dopo che lui mi sbatte fuori e mi fa venire voglia di piangere o spaccare tutto, mi basta sentire la voce di Seb per stare bene.
Come posso ridere così con lui?
Come posso divertirmi così con lui?
Come posso stare così bene che non mi importa di nulla solo perché sono con lui?
Seb ogni giorno è lì per me in ogni modo, se devo ridere mi fa ridere, se devo distrarmi mi distrae, se devo sfogarmi mi ascolta. Mi consiglia, mi sta vicino, mi tira su. Lui fa tutto per me e mi fa sentire così bene quando mi sento vuoto o mi sembra di impazzire.
E lentamente, ma non so quando, succede che Nico non ha più tutto questo potere o meglio mi fa sempre stare male in qualche modo, emotivamente e psicologicamente, però è più il tempo che riesco a stare meglio grazie a Seb.
Sono più i momenti in cui, quando non vedo nessuno dei due e sono solo a casa, io penso a Seb e gli scrivo o scrivo di lui. 
Seduto al pianoforte mi ritrovo a suonare note a caso, ho imparato da poco e so davvero nulla, però mi lascio andare alle sonorità del mio orecchio musicale, mentre penso a lui e mi rendo conto che non è tanto diverso da quando compongo con la chitarra. 
Così mi faccio assorbire da questo mentre trascrivo i riff che mi sembrano funzionare. 
E così sono qua a suonare mentre penso a lui, a lui e non a Nico.
Quando sono solo non ho bisogno di sfogarmi per quel cretino, non mi angoscio all’idea di rivederlo. Non me ne frega molto.
Quando sono solo sono impaziente di rivedere Seb e vorrei scrivergli e mi chiedo se sia il caso o se sia giusto. 
Quando sono solo penso a lui e al suo sorriso, ai suoi occhi, alla sua estrema dolcezza mescolata alla sua estrema cretinaggine. 
Sono qua a suonare e trascrivere note e poi mentre le ho fatte le ripeto e le ripeto e dopo un po’ un verso mi affiora e provo a metterlo su questo riff e viene fuori qualcosa di bello e mi vengono altre parole e le scrivo, le canto e ci metto altro ancora.
Ed alla fine scrivo questa canzone per lui, al pianoforte, per la prima volta con questo strumento. 
E non è una canzone piena di confusione che cerca di fare chiarezza o piena di rabbia o dolore per Nico.
È una canzone diversa. 
Dolce, delicata, piena di gratitudine e con una richiesta.
Quando rileggo mi rendo conto di cosa si tratta e capisco che sono pronto, al di là di cosa succederà la prossima volta con Nico e fino alla fine che saremo qua insieme. 
Al di là di tutto, capisco che sono pronto e che non posso più aspettare, che non ha senso. 
- Voglio Seb nella mia vita senza la minima riserva. Da ora e per sempre. - 

Da quando lo realizzo in poi è una montagna russa di emozioni, inizio a pensare a come farglielo sapere, come chiederglielo, nella speranza che non mi respinga e che capisca che sono pronto davvero e che non è una reazione a Nico, che Nico non c’entra nulla.
Non è facile perché so che è tutto strano fra noi, stiamo insieme senza starci e ci amiamo senza essere una coppia, ma in realtà lo siamo. 
Eppure manca un passo, manca quest’ultimo livello. 
La prima cosa che faccio è incidere questa canzone fatta semplicemente al pianoforte, non ho creato una base particolare, mi faccio aiutare di solito, ma in questo caso ho deciso di fare tutto io e basta. Qualcosa di semplice e delicato. 
Poi me la tengo per giorni e giorni senza saper come usarla, come fargliela sentire e come dirgli ‘Seb voglio fare l’amore con te’. 
Ma l’idea su cui mi tormento mi arriva quando sto facendo un giro per il centro di questa città in uscita libera, il mercoledì della settimana di gara. 
Sto pensando a come fargli sentire la canzone e a come chiedergli di passare al prossimo livello quando gli occhi si fermano sulla vetrina di una gioielleria e solo dopo mezz’ora che guardo anelli mi rendo conto di cosa sto facendo. 
E mi fermo impallidendo, trattengo il fiato e mi blocco cercando mille ragioni per non fare quello che in un baleno mi è saltato in mente.
Dannazione, sarebbe così scontato e classico e sdolcinato. Proprio come me. Sono così sentimentale che non potrei che farlo così, dopotutto.
Ci penso da giorni senza capire che non devo trovare niente di stravagante e particolare. Ma solo il modo in cui lo farei io. 
Come vorrei che lui lo facesse sapendo che non lo farebbe mai così. 
Come lo farei io.
Perché ho passato i giorni a pensarci quando era tutto così semplice?
Ho sempre saputo come avrei chiesto a qualcuno di passare la vita con me, perché ho sempre sognato questo.
Così basta pensarci come un idiota.
Vada come vada, lo farò così!
Così semplicemente entro in gioielleria. 

Non che sapere come mi prevenga dall’essere ansioso come una donna incinta, infatti scelgo il Giappone forse nemmeno troppo a caso. 
Il Giappone in qualche modo è la nostra città, abbiamo fatto un sacco di cose belle qua insieme, ci piace molto sia la città di Suzuka che il circuito stesso ed io ho la testa solo a questo e a quando dargli e dirgli tutto. 
Per me mettere piede qua non ha minimamente lo stesso senso che ha per gli altri che pensano solo alla gara, alle prove, alle qualifiche. 
Per me mettere piede qua ha il significato di rivelarmi e mettermi a nudo a lui, nudo come non lo sono mai stato. 
Cioè per me dopo che gliel’ho preso glielo avrei dato anche subito, però è vero che se non glielo do nel momento e nel modo giusti non sarei contento, rovinerei il bel regalo che ho pensato, così alla fine lascio trascorrere tutto il giovedì mentre lui è come sempre tenerissimo con me e molto scemo soprattutto. 
Così rinforza in me la consapevolezza che è ora, che non ha senso aspettare cosa non so nemmeno.
Che è ora e basta e se non glielo do non correrò mai come si deve e poi dopo la gara potrebbe non esserci mai il tempo e il giorno prima non è nemmeno mai consigliato distrarsi troppo con certe cose. 
Insomma, ora come ora non me ne frega nulla del mondiale, del GP e della F1, tanto meno di Nico ovviamente. 
Però se devo trovare il giorno migliore credo che sia il venerdì sera. 
Così preparo tutto ed emozionato come un bambino che va a scuola per la prima volta nella sua intera esistenza, gli chiedo di venire da me dopo cena. 
Non è strano che lo facciamo perché spesso ho bisogno di lui o semplicemente abbiamo voglia di stare insieme e così abbiamo smesso di stare in terrazza. Se devo stabilire il momento in cui siamo diventati una coppia quasi di fatto, è stato quando siamo passati a stare in camera invece che in terrazza per non avere troppe tentazioni.
Non so come mi sveglierò domani mattina, ma l’emozione è così tanta che non sto nella pelle. Ti giuro che non ci sto proprio. 
Forse mi respingerà perché non sono cose per lui queste o perché pensa che sia ancora presto. Forse ci ha ripensato e basta. Forse... ma lui arriva e bussa una volta sola, io svelto scatto su e gli apro, lui entra e già sono così emozionato che lui capisce immediatamente che ho qualcosa. Non chiudo nemmeno la porta che mi fissa e me lo dice: 
- Che è successo? - Io vorrei dirglielo di già, ma voglio seguire il programmino che mi sono fatto. Che è un micro programma, ma voglio farlo. 
Sorrido e scuoto la testa, gli prendo le mani e lo tiro verso il letto dove lo faccio sedere. Seb mangia la foglia, capisce che c’è qualcosa di diverso, cioè sono un libro aperto per lui ma anche ieri aveva capito che covavo qualcosa. A dire il vero da settimane. 
- Ok, se non ti decidi a dirmi cos’hai perché è da un sacco che sei strano ed ora è l’apoteosi della stranezza ed io amo le stranezze, ma sono troppo curioso e... - Così mi piazzo dietro la tastiera che mi sono portato e lui finalmente si zittisce pensando di aver capito. 
- Oh, stavi facendo una nuova canzone? - Poi sembra realizzare che se sono strano da giorni e poi me ne esco con una canzone, forse quella ha un significato particolare ed i suoi splendidi occhi mi regalano un guizzo d’emozione già prima ancora di sentire. 
Io vorrei saltare il momento in cui canto perché sono così emozionato che canterò di merda, ma le parole sono parte di me, a momenti parlo dicendo solo quelle da tanto che le ho pensate e cantate da solo. 
Ho lo stomaco legato a dieci mandate, sto per svenire davvero, letteralmente, ma non dico niente.
Prendo un respiro profondo, chiudo gli occhi ed inizio a suonare.
Note alte e semplici cominciano, delicate e dolci, tutto l’amore che mi è uscito mentre pensavo a come dirgli che lo amo e che sono pronto per lui.
Poi la mia voce tremante da morire esce dalla mia bocca ed il mondo svanisce lentamente.
Lentamente mi rendo conto che ho aperto gli occhi e che lo sto guardando mentre gli dico che sono qua davanti a lui per dirgli che sono pronto per lui, che non posso vivere se non in lui. 
Che ogni passo che ho fatto mi ha portato a lui e non posso più non pensare a lui ogni istante della mia vita, che gli dedico ogni respiro, ogni gesto. 
Sono qua per lui ed aspetto che mi abbracci perché voglio abbandonarmi in lui e non posso respirare senza di lui, ridere senza di lui, essere felice senza di lui.
Sono pronto per questa nuova vita insieme e non voglio altro che lui con la mia anima, la mia mente, il mio corpo ed il mio cuore. 
Voglio essere suo.
Per tutto il tempo canto senza rendermene nemmeno conto, lo faccio e vado in crescendo come se mi liberassi di un segreto che non potevo più nascondere. Ma era un segreto poco segreto perché sinceramente si capiva già tutto questo, lui sicuramente lo sapeva ma poi lo guardo e mi rendo conto che probabilmente pur sapendolo non aveva mai osato sperarci e quindi vederlo.
Non aveva voluto dare retta a tutto questo. 
Come per non darsi false speranze, credo. 
Io non so se merito tutto questo amore da parte sua, ma spero che continui a darmelo per sempre. 
Esco dalla tastiera, vado davanti a lui che ha gli occhi sgranati lucidi, le lacrime stanno lì pronte per uscire. Non penso che respiri.
Quando si emoziona così è tanto bello e spero di vederlo emozionato così tutte le volte che faremo l’amore. 
Tiro fuori il pacchetto dalla tasca e contemporaneamente mi inginocchio, poi glielo apro e così in questo religioso silenzio dove nessuno dei due fiata più e c’è ancora la mia canzone che aleggia dolcemente fra noi, gli mostro la coppia di anelli e glielo dico: 
- Vuoi essere l’uomo della mia vita, Sebastian? - 
Dopo di questo penso che morirò.”