*La vacanza di Seb e Lewis a Meribel, il posto dove ha avuto l'incidente fatale Michael, continua a gonfie vele. Lewis si prodiga in mille modi per far felice Seb e rendere splendidi i loro giorni. Questa volta si mette in testa di cucinare lui per una serata speciale in casa, ma con il suo risaputo problema ai fornelli riuscirà a fare qualcosa di perfetto? Buona lettura. Baci Akane*

79. LE SORPRESE NON FINISCONO MAI

lew seb

/Lew/

“E così, proprio per crearne di belli, metto anima e corpo in questa serata che voglio sia perfetta. 
Originariamente volevo cucinare io qualcosa, infatti mi ero informato con mia mamma su qualche ricetta buona che potevo fare anche io, me la sono fatta scrivere come se fossi un incapace, cosa che poi sono. Ho preso una scatola piena di viveri per questa settimana, mentre Seb si chiedeva perché non andassimo in qualche ristorante. 
Ovviamente fino ad ora ha cucinato lui per fortuna per me, ma oggi volevo fargli una sorpresa. Mi sono fatto scrivere passaggio per passaggio e quindi dovrei farcela. 
Accenno a Seb che stasera voglio cucinare io, così dopo la passeggiata mattutina anche piuttosto romantica dove poi ho voluto scivolare col culo per una discesa perfetta, facendogli fare la stessa cosa solo perché non era scoscesa e pericolosa, abbiamo mangiato qualcosa fuori e poi siamo rientrati. 
Ci siamo messi a riposare insieme sul divano davanti al caminetto, abbiamo sonnecchiato e parlato un po’, che tanto di argomenti non ce ne mancano. 
Poi ad un certo punto ho detto che se volevo essere in tempo dovevo iniziare a cucinare. 
Lui mi ha guardato come se fossi matto. 
- Lewis, ma sono le quattro! - Dice shoccato. Io ridacchio alzando le spalle. 
- Ma devo mettere in conto che probabilmente dovrò rifare tutto da capo un paio di volte. E poi voglio fare delle portate complete. - Seb si interroga sul significato di portate complete mentre noto che sullo scontrino di prima cerca il numero di telefono del ristorante dove abbiamo pranzato, convinto che dovremo chiamare per la cena. 
Lo ignoro mettendomi a cucinare.
Come sempre quando lo faccio accendo la musica che ho provveduto a portare grazie alle casse portatili. Connetto il cellulare e partiamo. 
Cioè io parto. 
Leggo le istruzioni, le rileggo, le rileggo ancora e poi grattandomi la testa guardo Seb mentre riguarda le foto che ha fatto stamattina e le seleziona steso nel divano. 
Forse lui capirebbe cosa significa ‘far abbronzare la cipolla’.
Abbronzare in che senso? Mica diventa marrone, diventa dorata quando la cuoci. Sempre ammesso che con abbronzare si intende proprio cuocerla, ma quando la cuoci che io sappia non arriva mai a diventare marrone. Mi pare. 
Cosa mi sono perso? Forse non va cotta. 
Ma non posso chiederglielo. Era la nostra cena di Natale, ci tengo a fare tutto io e farlo bene per una volta. Andiamo. 
Decido di mettere da parte la questione cipolla abbronzata e passo al resto. 
Quando nella seconda riga dice ‘aggiungi il trito’ spalanco gli occhi, poi passo al ‘fa evaporare il vino’ e così prendo il telefono da cui stava allegramente uscendo la vocina allegra di Michael Jackson, chiudo tutto, stacco dalle casse e dalla spina e vado in bagno a chiamare mia madre per le spiegazioni. 
Quando torno, Seb mi fissa con un sorrisino ma non mi dice nulla, torna alle sue foto come niente fosse così io torno a mettere la musica con le idee più chiare.
Dopo un po’ che mi vede tirare fuori pentole ed ingredienti e fare un casino micidiale in un solo attimo, Seb chiede pacifico:
- Sicuro che non vuoi una mano? - E così salto su. 
- SICURISSIMO! CE LA POSSO FARE! - Ma il tono che uso è troppo alto e Seb ridacchia ancora. Se non la smette gli do una testata, quella la faccio eccome. 
- Come vuoi, ma se ti serve basta che fischi. - Seb è convinto che finirò per fare disastri e per chiedergli aiuto, ma piuttosto davvero preparo un toast piuttosto che dargliela vinta. 
Insomma, per una volta dovrò pur cucinare anche io, no?

Dopo un inizio stentato dove ho dovuto buttare via la stracazzo di cipolla almeno 3 volte, riesco a mettere su il sugo di carne di cui tanto mi parlava Seb che aveva assaggiato in Italia. 
Per capire di cosa parlava l’ho provato anche io quando sono andato là per il GP ed ho capito. È effettivamente molto buono, ma pensavo fosse più facile. 
Alla fine deve pure cucinare per ore. 
Non che mia madre sapesse farlo visto che non è italiana, ma lei è brava con le ricette. L’ha studiata al posto mio, l’ha imparata e me l’ha spiegata.
Pensavo fosse più facile ma forse ci ho messo anche troppo vino, perché dopo che sta tanto ad evaporare e non qualche secondo come diceva lei, capisco che mezza bottiglia poteva essere troppo.
In ogni caso credo che ci siamo, ci metto il sugo e poi lo tiro su con il brodo che mi ha fatto preparare. 
Si è assicurata sottolineandolo tre volte che devo mescolare spesso e aggiungere il brodo ogni volta che lo vedo asciugarsi, perché il sugo di carne deve cuocere molto e più cuoce più è buono, ma non posso abbandonarlo a sé stesso. 
Così niente, per non dimenticarmi perché se mi metto sul divano con Seb finisce che me ne dimentico, rimango qua, sistemo il casino che ho fatto e nel frattempo ballo. 
Finisce che pure mi vesto e mi preparo, per farlo mi spoglio e mi rivesto a ritmo di musica, ancheggiando e facendo le mosse tipiche di Michael che ho imparato sin da piccolo.
Sono così preso da tutte queste operazioni che non mi chiedo che fine faccia Seb, perché stranamente è come non averlo.
Quando me ne ricordo mi giro e guardo che fa. Solo a questo punto vedo che è steso sul divano con le mani intrecciate dietro la nuca, le gambe accavallate tutto bello comodo che mi fissa interessato e divertito. 
Quando vedo che mi osserva chissà da quanto, mi fermo dal ballare allacciandomi la camicia come se mi staccasse la spina ed improvvisamente mi sento anche scemo, nonostante ormai non ho grossi problemi con me stesso. 
Cioè mi sento più sicuro di me e dei miei mezzi. 
- No no ti prego continua! Cioè sei meraviglioso! Per inciso ho capito cosa mi cucini e devo dire che è tutto sorprendentemente corretto quel che hai fatto. A parte la cipolla bruciata 3 volte e il mezzo litro di vino nel trito... - Seb mi prende in giro e non si muove ed io riesco pure ad arrossire e gli tiro i calzini che avevo ai piedi. Come fa a farmi sentire scemo? Che poteri strani che ha su di me tutt’ora, dopotutto questo tempo e quel che abbiamo passato. Quante volte mi ha guardato ballare e fare qualunque cosa? Mi fa sentire strano, è il suo sguardo perché mi guarda come se fossi unico e meraviglioso. E mi imbarazza e non so se sia normale, forse lo è. 
Seb comunque rimane lì sul divano in posa per il resto di quello che secondo lui è uno spettacolo, incitandomi pure: 
- Avanti, mi piaceva. Devi finire di preparare, no? - io però gli faccio notare che ormai non manca molto perché l’acqua sta per bollire: 
- Vatti a preparare anche tu scemo! - Seb si sistema meglio steso così vado da lui, lo tiro per il braccio e lo trascino giù dal divano. 
- Avanti! - 
- No ma per me va bene così! Davvero! - E così incrocio le braccia al petto col broncio. 
- No senti! Io sto facendo una cosa che supera ogni mia capacità... - 
- Non fare troppi disastri in cucina? - 
- Esattamente! - Lo scemo ride perché mi prendeva in giro ma per me era proprio così. - Quindi anche tu prendi seriamente questa serata speciale! - 
- Ma lo faccio! - 
- Perché questo è il nostro Natale. - 
- Passato da un po’ ma ok. - 
- Mi hai fatto il regalo, vero? - Così Seb si alza e ridendo va in camera. Questo però non mi risponde un cavolo alla domanda. Il regalo me l’ha fatto? E se non me l’ha fatto?
Pazienza dai, cioè ci tenevo e lo volevo, però è Seb, è insensibile. Posso accettarlo anche così. 

Quando esce faccio partire in fretta e furia la playlist che avevo creato per questa serata speciale, canzoni meno sceme e più romantiche, l’ho fatta pensando ai gusti che abbiamo in comune. 
La cena è finalmente pronta e spero sia buona, così ho anche apparecchiato e credo che Seb ci abbia messo un po’ a prepararsi per permettermi di finire quello che sapeva doveva essere la mia sorpresa. 
Non è molto sorpresa se lui si aspettava tutto, ma pazienza. 
Lui è bellissimo con il vestito vero e da come mi viene incontro con un sorriso smagliante, capisco che anche lui l’aveva presa sul serio questa serata.
Con lui non sai mai cosa pensa e come vive qualcosa. Sembra sempre scherzarci su, come se non gli importasse molto, ma poi ti spiazza perché esce in camicia bianca, pantaloni neri e più bello che mai, col suo profumo sexy da uomo che mi fa eccitare subito. 
Immediatamente un’ondata di gioia mi invade mentre lo vedo e capisco che anche lui alla fine l’ha presa seriamente. 
Mi sorride smagliante e gli vado incontro con il calice di champagne che inaugura la serata che ha visto comporsi davanti agli occhi senza dire nulla. 
Lui lo prende, tintinniamo i calici, ci diamo un bacio sulle labbra e con un: - Buon natale e buon anno, amore. - che diciamo all’unisono, facciamo il brindisi e beviamo un sorso. 
La serata può iniziare, anche se è strano iniziarla quando non si è mai interrotta, perché siamo insieme da alcuni giorni e non ne ho abbastanza. Vivrei così per sempre.
Mentre mi fa i complimenti per come sono ed io li ricambio tutto emozionato come uno scemo, penso che anche se amo la F1 e le corse, farei la vita normale se fosse con lui, adotteremmo dei bambini insieme, ci sposeremmo, compreremmo casa insieme... sarebbe tutto così bello.
E lascerei tutto quello che ho ora e che amo. Lo farei per lui, per una vita come questa. 
E lui? Lui lo farebbe?
Per lui è diverso, ha una famiglia, ha qualcosa da perdere. Hannah potrebbe prenderla male se la lasciasse per me. 
E lasciare la F1 sarebbe sciocco perché tanto non correremo per sempre. È assurdo stare qua a pensarci.
Mi riscuoto e torno alla mia allegria di ragazzo emozionato ed innamorato. 
Ed ebete, probabilmente.”

/Seb/

“Insomma, per me è una cavolata, ma so che lui ci teneva e così mi sono portato il vestito e gli ho fatto il regalo. Però ovviamente la cosa davvero speciale è il suo impegno e non solo per questa sera, ma per tutta la vacanza.
Ogni giorno è lì a fare qualcosa per me, ci tiene un sacco e mi sto divertendo e rilassando molto.
A volte mi fermo a pensare, è come se sentissi la SUA presenza sempre qua, in qualche modo. 
A volte sento la sua voce che mi dice quello che mi direbbe se fosse qua. 
Esiste il momento presente. Il futuro è troppo lontano, il passato è andato. 
Esiste il momento presente ed il passo che stai per fare. È tutto ciò che conta. 
Perché lui correva così. Pensava solo a superare tutti se aveva gente da superare. Oppure superare curve e giri. Pensava ad andare veloce. Pensava alle cose importanti nell’immediato, quelle pratiche. 
Ed è arrivato in alto. Ed ora? 
Lewis mi fa accomodare, ha acceso una candela che non so da dove l’ha tirata fuori, è rossa e mi fa sorridere di nuovo. I suoi occhi brillano, quanto ci tiene a tutto questo?
E non è solo perché è il primo natale insieme, o la prima vacanza.
È proprio perché siamo a Meribel e volevo esorcizzare qualcosa di quel che mi blocca.
Perché guardo la neve e sento il cuore andare veloce, tutte le volte. 
E guardo le montagne e la gente che scia e sudo. 
E guardo la pista durante l’anno e penso che no, non finirò contro il muro. E guardo Lewis e penso no, non deve finirci lui. Ti prego, non deve. 
Ma Michael mi direbbe di non pensare a quello che potrebbe essere, ma solo quello che è.
Ed ora lui è il mio compagno, e siamo piloti di F1 e abbiamo due macchine da sogno. 
Ma come fai ad andare là fuori e fare le cose che facevi prima senza averne paura?
Quel che è capitato a Michael mi ha bloccato dentro di me, mi ha messo questo terrore di perdere quello per cui ho tanto lottato, quello a cui tengo così immensamente. 
È questo di cui si tratta. Specie ora che l’ho conquistato sul serio, con tanta fatica. 
Lo guardo mentre mette nei piatti l’antipasto a cui ha pensato e stappa una bottiglia di vino pregiato che sicuramente non conosce come conosco io. 
È seriamente la cosa più preziosa della mia vita, ora. 
Ovviamente insieme alle mie figlie.
Amo le mie bambine e non farei mai niente per ferirle e farle soffrire, per cui loro e Lewis sono tutto quel che contano e l’idea di perderli adesso mi attanaglia lo stomaco, mi blocca. 
Quando Michael era con me ero felice, mi aiutava in ogni circostanza, mi spronava. Ora sono qua a camminare da solo, ma non è solo questo ovviamente. È che mi manca la terra sotto i piedi, a volte, e lui era lì a rimettermela. A dirmi calmo ‘ehi, guarda che la terra è sempre lì’.
Ora devo capirlo da solo che la terra è sempre lì e non è facile. 
- Allora? - Chiede Lewis con ansia tenerissima. Sorrido e annuisco mangiando tutto l’antipasto che ha preparato. Qualcosa di semplice ma buono. 
- Ottimo! Per me puoi già considerarti vittorioso. Non preoccuparti se il resto sarà terribile. - Lo dico apposta per mascherare questi pensieri e lui mi tira un calcio sotto il tavolo. 
- Scemo, deve essere tutto buono! - 
- E se non lo è? - 
- Guai! - 
- Dai sarà tutto buonissimo! - Dico ridendo.
- Devi essere sincero, però. - 
- E se fa schifo e te lo dico poi si rovina la serata... - 
- Non importa, voglio che sia davvero buono. - 
A questo punto mi chiedo come uscirne vivo, ma è una strada senza uscita. Non mi resta che sperare che sia davvero buonissimo. 
Quando presenta il primo credo che sia la cosa a cui tiene di più e non si muove finchè non mando giù il primo boccone e mi fissa con ansia ed occhi inquisitori. Ovviamente non posso fingere e per un momento credo che mi metta così ansia che non mi andrà nemmeno giù. 
Poi ci va, ovviamente. 
Lewis è totalmente immobile a fissarmi. 
Ok Seb, se dici che sa solo di vino sei morto ed è morta la serata. Quindi fa un bel sorriso. 
- Amore è incredibilmente buonissimo. - Forse incredibilmente lo dovevo evitare. Lewis sorpreso mette in bocca e poi fa una smorfia. 
- Oddio sa solo di vino! - ok se lo dice lui è diverso spero. 
- Sì un po’ si sente ma non dà fastidio. - 
- Cazzo si sente un sacco! - 
- Ma no dai... -
- Seb. Piantala di indorare la pillola! La salsa sa di vino! - Sospiro.
- A me piace! - 
Lewis fa il broncio mentre continuo a mangiare. 
- Finiamo ubriachi. - 
- Vorrà dire che non berremo altro vino. - 
- Ma l’ho scelto con cura! - 
- Allora ubriachiamoci! - Tento ogni risposta possibile nella speranza di convincerlo, intanto finisco tutto il mio e lui fa il muso e non lo mangia. Convinto che non sia mangiabile. 
In realtà non è buonissimo ma nemmeno un disastro. 
Cioè ha fatto di molto peggio. 
- Seb, odio quando fai così! - 
- Così come? - 
- Mi rabbonisci solo perché vuoi trombare dopo! - In effetti ha ragione, lo sto rabbonendo, ma perché ci teneva tanto e si è impegnato molto ed era tenerissimo mentre ballava e cucinava. 
Così sto zitto e rispondo prendendomi il piatto suo e mettendomi a mangiarlo, così finalmente la pianta e se lo riprende finendoselo da solo. 
- Ok se tu puoi mangiarlo lo stesso posso farlo anche io. - Si rassegna ed io sospiro felice fra me e me per questa piccola vittoria. - Ma solo perché ci tieni a farmi felice. - 
Che poi voglio solo che la serata sia come lui l’ha pensata. Per farlo contento davvero. A me non importano tutte queste cose, sarei felice anche di starmene chiuso in casa con lui. 

Il resto della cena è perfetto, Lewis è riuscito a fare delle portate più che buone e torna tutto sorridente e contento come quando Roscoe riceve il ‘bravo’ dopo che porta indietro la pallina. La serata è bella nel complesso e nel dopo cena, mentre come dolce ci mangiamo un gelato alla cioccolata che ci siamo comprati prima salendo su dalla passeggiata, ci scambiamo i famosi regali. 
Io gli ho fatto un maglioncino per controbilanciare l’anello che mi ha fatto lui quando ci siamo messi insieme, che per inciso sono felicissimo di portare. 
Il mio maglioncino non è uno di quegli stupidi cosi orridi natalizi che non metterai mai, è un maglioncino che va bene per tutto l’inverno e l’autunno, è color panna perché adoro come sta di bianco ed è cachemire, un taglio semplice ma elegante. Spero gli piaccia. Ho cercato qualcosa che potesse piacergli e che gli stesse bene. 
Lewis si illumina quando lo vede e gli piace.
- So che tu per tutti i giorni preferisci cose eccentriche, però so anche che ti piacciono abiti di questo genere, che spesso li indossi. Spero ti piaccia. Ti ho immaginato con questo addosso. - Lewis se lo strofina sul viso e apprezza il materiale, cosa più che normale. 
- È bellissimo e mi piace molto! Grazie! Adoro avere cose tue o regalate da te, lo sai! - Non che gli abbia mai fatto regali. Ridacchio e non commento. Lui mi dà il suo, un pacchetto da gioielleria che mi fa venire subito l’ansia.
Ok forse per lui siamo già sposati, io cerco di ridimensionare la cosa perché ho paura di correre troppo. In molti sensi. 
Mio malgrado apro il regalo cercando di controllare la mia mimica facciale. Vado fiero di questo mio dono, ma con lui sembra non funzionare mai. 
Quando vedo che si tratta di un orologio sospiro fra me e me perché è un regalo normale fra fidanzati, ma non fra due che si stanno sposando o che sono sposati. Cioè è un orologio. 
Un tipo di orologio che io metterei, fra l’altro. Non tutto brillantini, d’oro o che si nota subito. Qualcosa di discreto ma carino, qualcosa da me. 
- Ti piace? Lo metterai? - Annuisco e me lo metto subito al polso sorridendo ebete, sollevato che sia un orologio e non un gioiello. 
- Mi piace moltissimo, mi conosci bene! - Lewis gongola tutto e mi fa morire come è felice per una cosa così semplice. 
- Bene perché io me ne sono preso uno uguale! - E così tira fuori il suo che non aveva ancora indossato per ovvie ragioni. Quando vedo che se lo indossa impallidisco e lo guardo troppo spontaneamente, infatti Lewis nota subito che sono in disappunto per non dire shock. 
- Qualcosa non va? - Mi chiede candido. 
- Lew... non possiamo indossarli insieme quando saremo nei circuiti, lo sai? Quando ognuno è per conto proprio è un conto, ma se siamo insieme... quanto possono metterci a notare che abbiamo lo stesso orologio? - Odio fare questa parte, Lewis mi fissa col broncio carezzandosi il quadrante dell’orologio che sta benissimo al suo polso, meglio che al mio forse. 
Lewis ha un broncio che mi uccide, mi fa sentire una merda, ci è rimasto male perché lui era entusiasta di questo regalo e così sospiro e guardo in alto. 
- Lew io adoro avere cose in comune con te e cose così. Però dobbiamo essere pragmatici e consapevoli di chi siamo quando siamo nelle piste, capisci? Se siamo avventati quelli là fuori ci rovineranno la vita, quanto abbiamo faticato per arrivare a questo? - Allargo le braccia indicandogli una vacanza dove siamo felici, e lo siamo davvero nonostante le premesse per il posto e ciò che significa. 
Anche questa è una delle cose che direbbe Michael, mi sembra di dirlo con la sua voce. 
Mi rendo conto che continua ad essere con me, influenzarmi come ha sempre fatto sin da piccolo. Ho voluto essere un pilota per lui, sono ciò che sono per lui ed ora ho molto della sua mentalità. Molto o qualcosa, ma in ogni caso qualcosa si muove in me. Qualcosa sta facendo click in questi giorni, sto capendo quello che non riuscivo a capire prima. 
Mi sento vicino ad una sorta di soluzione. 
Lewis non mi guarda, fissa l’orologio, ora, così gli prendo il viso fra le mani e lo obbligo a guardarmi, lui però ha l’aria di chi vuole piangere e non mi fissa, gli occhi bassi. 
- Lew dai... vuoi perdere tutto questo perché cominciano a perseguitarci e riempirci di domande? Quante press facciamo in un anno noi due? - A questo punto Lewis comincia a ragionare. 
- Tante... - Risponde. Io sollevato continuo. 
- Se viene fuori di noi in qualche modo è finita. Non solo per la nostra carriera, e so che ci teniamo entrambi moltissimo alle corse, ma anche per noi come persone... - Odio fare questa parte, ma se non la faccio davvero rischiamo di perdere questo. E non posso permetterlo. È troppo prezioso. 
Alla fine Lewis torna a guardarmi e capisco che ha capito, fa un’espressione un po’ demoralizzata, ma comprensiva. 
- Suppongo tu abbia ragione, è che non ci ho pensato. Io adoro avere le cose come le tue, le stesse voglio dire. Fa di noi una coppia a tutti gli effetti e... - A questo punto mi viene un lampo, un’idea di quelle che sono semplicemente geniali e gliela dico. 
- E se ci regalassimo una cosa uno dell’altro? Io ti do una cosa mia a cui sono affezionatissimo e tu mi dai una cosa tua a cui sei affezionatissimo? - Quando mi sente i suoi occhi si illuminano di nuovo come prima e il senso di sollievo è totale. Ho avuto il colpo perfetto. Meno male. L’idea di rovinargli questo umore splendido mi angosciava e mentre penso questo, un’altro pensiero si insinua. 
Quante cosa ha fatto per me per farmi stare bene qua? Non ne posso fare io una per lui? 
Ma questa sarebbe grande, questa sarebbe enorme. 
Posso fargliela fare? 
Prima di dirglielo, continuo sulla cosa del regalo. 
- È un’idea stupenda Seby! Io devo pensare a cosa darti, ma quando ci rivediamo te la do e la porterai sempre, giusto? - Annuisco. 
- Sempre che non sia una cosa con la tua marca sopra! - Che non ce l’ha una cosa con la sua marca, ma ha capito cosa intendo. Lui ride ed io mi sento davvero meglio, ora. E mentre mi ci sento mentre lo vedo sorridere, capisco che non voglio che smetta di essere felice insieme a me. Che sono contento se mi aiuta e mi fa stare bene, ma per me conta che sia lui felice. 
- Anche io te la do quando ci rivediamo, perché non so ancora cosa ti darò. - Annuisce e mi tende la mano. 
- È un patto! - Così ridendo anche io gliela prendo e la stringo suggellando l’idea. 
Questa è una cosa sicuramente da coppia e mentre le sue labbra suggellano ulteriormente questa promessa, il pensiero di prima prende forma concreta e so cosa devo fare per lui se voglio renderlo davvero felice.”