*Seb e Lewis sono ancora in vacanza sulla neve a Meribel, dove Michael ha avuto l'incidente che l'ha strappato al mondo per come tutti l'hanno sempre conosciuto. Lewis si è prodigato un sacco per far sì che andasse tutto bene, senza mai sfiorare nemmeno la possibilità di sciare. Ma dopo tutte le cose meravigliose che lui ha fatto, Seb finalmente si sente di farne una a sua volta e Lewis rimane senza parole. Il passo che farà questa volta sarà enorme. Buona lettura. Baci Akane*
80. PROVA D’AMORE
/Seb/
“Ci ripenso mentre dorme nudo accanto a me.
È una delle cose che adoro fare. Guardarlo nudo addormentato vicino a me.
Sorrido dolcemente, le linee delicate e bellissime del suo viso sono rilassate, la mano cerca il contatto col mio corpo, infatti sta sul mio fianco, i piedi caldi intrecciati ai miei. Io sono rivolto verso di lui, un braccio a sorreggere la mia testa mentre lo osservo in questo buio.
È così bello addormentarci e svegliarci insieme.
Questi giorni sono meravigliosi e sono contento di averli fatti, anche se siamo qua.
Tutto quel che sta facendo per me è meraviglioso, guardo l’orologio e l’anello allo stesso polso e dito. È tipico di lui fare tutto di cuore ed impulso, senza rifletterci nemmeno un secondo, esagerando e dando tutto sé stesso subito.
Non posso fare un sacrificio io?
Lewis aveva proposto una vacanza sulla neve perché adora sciare ed ora è qua e non ha osato chiederlo nemmeno una volta.
Sapere che va a sciare proprio qua potrebbe essere troppo da sopportare, ma è anche ora.
Lo amo e glielo devo dimostrare. Arriva a tanto il mio amore?
Ho sempre detto che l’amore non esiste, poi ho capito che esiste ma che non dura.
E in risposta Michael mi ha detto che anche se non dura quel che conta è che ci sia.
Bisogna viverlo, quando c’è. Ed ora c’è.
È la sola cosa sensata da fare. Non sai se durerà o meno, non sai se ho ragione io o lui. Non sappiamo un bel niente sul futuro, ma sappiamo ciò che proviamo e che abbiamo ora.
Ed è prezioso.
Lo ami, Sebastian?
Ami Lewis?
Se lo ami sai cosa devi fare per lui, perché è la stessa identica cosa che sta facendo lui ora per te non andando a sciare in questo posto.
Il giorno dopo lo sveglio presto nonostante fossimo andati a dormire tardi, spalanco la finestra e faccio entrare una luce che ha appena iniziato a salire in cielo, visto l’inverno pieno in cui siamo.
Lewis che non è abituato a risvegli così traumatici si gira con la faccia contro il cuscino, a pancia in giù. Io ridendo gli tolgo coperte e lenzuola lasciandolo splendidamente nudo e crudo, le sua gambe aperte, lui in mezzo al letto matrimoniale dove non so dove stavo io.
Mi fermo un momento sul suo splendido culo ben allenato, come il resto del corpo.
Diciamo che la visione che mi ha appena regalato vale tutti i regali e la vacanza intera.
Prendo il cellulare e faccio la foto perché il suo corpo scuro spicca sulle lenzuola bianche e la parte posteriore del suo fisico è qualcosa che nessuno potrebbe perdersi.
Lewis per superare le proprie debolezze ha trovato questa strada, fare in modo di piacersi fisicamente, sentirsi bello. Lì ha superato le sue insicurezze e sensi di inferiorità. O meglio questo l’ha aiutato, non che poi non abbia usato altri sistemi.
Lasciare Nico è stata una cosa che sicuramente ha fatto molto.
- Sorgi e brilla, splendore! - Dico squillante.
- Mmm ma che ora è! - Esclama convinto che secondo il suo sonno debba essere prestissimo.
- Sono le sette! - Lewis spalanca gli occhi mentre si gira di scatto tirandomi un cuscino che prendo e gli restituisco ridendo.
- Che cos’hai, ti scappa la cacca e non vuoi farla da solo? - Dice poi lamentandosi, cercando di tornare a dormire, cosa difficile senza coperte e con la luce esterna che entra.
- No ma chi dorme non piglia pesci! -
- Non ho voglia di pescare, la pesca è una di quelle cose pallose che non farò mai! - A me ovviamente piace, ma non avevo dubbi che a lui non piacesse.
- Intendevo che rispetto al nostro programma non possiamo stare così indietro con gli orari o si prenderanno il meglio! - Rispondo tirandogli vestiti pesanti dall’armadio.
- Che diavolo di programma abbiamo? - Lewis sta avendo un risveglio storto ma subito glielo raddrizzo. Quando gli tiro la tuta da sci che era convinto di non poter usare, Lewis si volta di nuovo seccato, la guarda, capisce, spalanca occhi e bocca, guarda me per capire se è vero, io sorrido mani ai fianchi in piedi alla fine del letto.
- Siamo qua già da un po’ e non sei ancora andato a sciare, non so cosa aspetti. - Ma so cosa aspettava. La metto giù scherzando perché è il solo modo che ho per affrontare certe cose che altrimenti sarebbero troppo difficili.
- Davvero?! - Dice quindi con un filo di voce e pieno di meraviglia incredula. Io sorrido mentre capisco che ho fatto bene, che vederlo così è tutto ciò che conta ora come ora. Che nella mia vita ho avuto tanto e molto più di quel che avessi sognato, ma non ho mai pensato che avrei voluto questo. L’amore.
Ed ora che ce l’ho so cosa devo fare davvero.
Prendermene cura, fare in modo che sia felice perché la sua felicità è il motore della mia anima.
La sua e quella delle mie figlie.
Non farò mai nulla per ferire nessuno di loro.
- A sciare si va presto o poi la pista si riempie troppo. - quando dico questo, lui salta letteralmente dal letto a me, nudo come un uccellino mi si avvinghia addosso e lo sostengo al volo. Mi si aggrappa e lo tengo, è come un koala all’albero ed io rido mentre faccio qualche passo indietro per non cadere. Lui nasconde il viso contro il mio collo e stringe la presa togliendomi il fiato.
- Ti amo così tanto. - Dice poi. Sapevo che voleva da matti sciare ma non sarebbe mai andato per non ferirmi, ma tutto quel che ha fatto per me è meraviglioso e per me ora conta che sia lui ad essere felice. - Sei sicuro? - Fa poi sollevando la testa, mi guarda ansioso col viso a portata di bacio, continuo a tenerlo su.
- Voglio che tu sia felice e so quanto ti piace sciare. Stai facendo cose meravigliose per me, fammene fare una per te. - Sicuramente gli ho appena fatto un regalo migliore della maglia.
Lewis in risposta mi bacia premendo forte la bocca sulla mia, stiamo così fino a che sento la necessità di sedermi perché altrimenti mi spacco la schiena, così torno al letto e mi faccio cadere di lato, lui rotola per starmi sopra, mi si mette su a carponi e continua a baciarmi, mi bacia il viso, il collo e fra un bacio e l’altro mi dice ‘grazie’ ed io rido fino a che la sua bocca va sul resto del mio corpo e mentre arriva alla base mi tira via i vestiti.
Beh se io ho battuto tutti i regali, lui batte tutti i ringraziamenti.
Non mi lamento di certo per questo trattamento, lo lascio fare e quando la bocca arriva sul mio membro e lui se ne prende cura, mi godo letteralmente il suo grazie sperando che non sia l’ultimo.
Mentre lo penso mi aggrotto e mi tendo e credo che lui lo senta, perché lui sente sempre tutto quel che mi succede. Non so come fa.
Lewis smette di succhiare, mi guarda interrogativo ed ha conferma che ho appena avuto un pensiero di quelli, così non dice nulla, scende da me, si mette a carponi di nuovo ma dandomi le spalle e letteralmente il culo.
Lo guardo e sorrido. Sa sempre come tirarmi su e distrarmi.
Così mi metto in ginocchio dietro di lui, lascio cadere della saliva nella mano con cui mi strofino l’erezione già dura grazie a lui, poi altra la faccio cadere nella sua apertura che si sta stuzzicando con le dita che entrano ed escono, la mano da sotto, in mezzo alle gambe, arrivano proprio lì dove ora mi immergerò io.
Insieme lo prepariamo ed è una cosa carina, in silenzio e senza dire nulla, nel modo più essenziale di tutti. Come se fosse un bisogno, una necessità essere uno nell’altro.
Sentirlo come potrebbe essere l’ultima.
E mentre gli sono dentro e lo tengo per i fianchi e spingo con impeto crescente, stringendo gli occhi turbato dal piacere e dalle emozioni esplosive, penso che deve essere sempre l’ultima.
Dobbiamo sempre stare insieme così.
Vivendo ogni istante come se non ne avessimo più.
Anche questa è una delle cose che direbbe Michael. Sorrido mentre aumento l’intensità e la forza delle spinte e lo sento venire mentre si inarca e si tende e si masturba da solo in questa sincronia fra dietro ed avanti.
Poco dopo vengo anche io dentro di lui e prolungo il mio piacere guardando la sua schiena con la croce e le ali che mi ha eccitato un sacco quando l’ho visto.
Siamo un unica cosa, siamo insieme, siamo felici e ci amiamo. Quel che conta è il presente, quanto godiamo di questi istanti insieme, in modo che anche se dovessero finire poi potremo vivere in questo passato meraviglioso per sempre.
Mi lascio cadere su di lui sfinito circondandogli la vita con le braccia mentre manteniamo questa posizione da dietro, piegati insieme sul letto. Lui con una mano sulle mie, gira la testa e trova il mio viso, mi bacia sulla guancia, mi giro e lo bacio sulla bocca.
- Sei il mio unico amore. - Dico poi senza nemmeno pensarlo prima di dirlo. Lewis ansimava ma rallenta il respiro affannato. - Ho amato solo una persona nella mia vita come si amano chi è il tuo compagno di vita. E sei tu. E so che non potrò amare nessuno come te, perché ci ho messo troppo ad arrivare fin qua, questo amore è nato lentamente ed è stato radicato negli anni ed ora è così profondo che è come l’edera. Anche se la togli, le radici in realtà sono ancora lì e tornerà a crescere. -
Lewis sorride mentre piange insieme.
- Edera. - Io annuisco. - Solo tu potevi rendere meraviglioso il paragone del nostro amore ad una pianta rampicante infestante! - Mi rendo conto di cosa ho detto e rido mentre lui però mi bacia perché gli piace un sacco questo paragone.
Non so essere romantico, ma per me parlano le mie azioni e spero che oggi capisca quanto lo amo e che sia semplicemente felice.
- Ti amo, Lewis. E voglio che tu sia felice. Se tu sei felice io non rimpiangerò nessun momento passato e potrò sopportare il futuro, qualunque esso sia. - Questo forse era più romantico. Lewis sorride continuando a piangere, si gira sotto di me e si lascia cadere di schiena, così mi tira su di sé. Lo copro mentre mi abbraccia forte e con le labbra sull’orecchio risponde:
- Questa te la rubo per una canzone! - Ridiamo un po’ e poi aggiunge: - Ti amo così tanto che non trovo dei paragoni. Non rimpiango nessuna delle mie scelte, mi hanno portato a questo istante in cui sento che potrei affrontare tutto. Vorrei gridarlo al mondo, vorrei che tutti lo sapessero ma so che a nessuno importerebbe, nessuno capirebbe quel che provo e quanto sono felice. Quindi mi basta che tu lo sappia quanto ti amo. Lo sai quanto ti amo, Seby? - Sorrido baciandolo dolcemente.
- Ho un vago sospetto. - Sorride anche lui, poi il bacio fa da protagonista.
Ti prego, fa che torni da me sano e salvo ogni giorno. Ti prego. Ti prego, Dio. Non so se esisti, ma nel dubbio te lo chiedo, perché io non ho il potere di farlo tornare sano e salvo da me.”
/Lew/
“So di essere una persona fortunata, so che mi ama, so un sacco di cose, ma viverle, vederle, toccarle con mano è diverso.
Non ci andrei per non farlo star male, perché so che lui starà malissimo mentre io sarò a sciare e lui mi aspetterà, però so che è una prova importante per lui. Per sbloccare un po’ di quel sé stesso terrorizzato dalle cose pericolose.
Lo aiuterò a superare questa paura tornando da lui sano e salvo e capirà che non deve temere, che le cose pericolose ci sono e che rischiamo la vita facendo un sacco di cose, ma non sempre va male. E poi ne vale la pena per quel che provi in quel momento.
Non penso che tornerà mai a sciare, ma se supera questo scoglio sicuramente sarà una cosa importantissima.
Quindi andrò a sciare e tornerò da lui tutto intero.
Questo 2017 sarà un anno speciale, sarà un anno bellissimo, me lo sento. Sarà diverso da tutti gli altri.
Scio con uno strano stato d’animo, sentendomi in colpa perché lui rimane a casa, non è voluto nemmeno uscire per cui ho deciso di sciare solo di mattina.
Da solo non è la stessa cosa ma tanto alla fine scii da solo tecnicamente. Non ho preteso che venisse anche lui né che mi aspettasse, per cui scio pensando a lui, a come starà a casa da solo ad aspettarmi. Ad ogni discesa gli scrivo e lo riempio di foto per fargli capire che sto bene, mi sembrava la cosa più giusta. Non so cosa sta facendo a casa e come si distrae, magari va a fare un giro.
Quando torno da lui è ora di pranzo e mi accoglie un delizioso profumo di cibo ed un caldo di caminetto che ha creato una temperatura meravigliosa.
Sorrido subito, c’è anche della musica, i Beatles e la loro discografia completa si fa sentire, poi arriva Seb che mi accoglie con un sorriso stentato ma coraggioso e sicuramente sollevato quando mi viene incontro e mi bacia lamentandosi:
- Brrr sei gelido! - Ridacchio accoccolandomi contro di lui, caldo caldo e col grembiule rosso. Lui si lamenta che sono davvero tanto freddo ma suo malgrado mi tiene a sé e mi carezza la schiena con le mani coccolandomi.
Amore mio. Sono qua, visto? È andato tutto bene!
Mentre Seb mi abbraccia, la stretta si fa più intensa e cambia il tono dell’abbraccio. Credo che stia pensando qualcosa che non intende dirmi, non glielo chiederò. Ma sono qua, tesoro mio. E non me ne vado.
A volte le cose vanno bene, visto?
Sto qua contro il suo petto, la testa sulla sua spalla, lui che mi tiene forte. Noi in silenzio.
È un momento sacro per lui, lo sento, quindi gli do tutto il tempo che gli serve per assimilarlo e viverlo.
Se vorrà dirmi qualcosa lo farà.
Dopo un po’ si scioglie, mi prende per le braccia e sorride con gli occhi lucidi di chi è toccato nel profondo in questo momento. Non credo d’aver fatto niente, ma lui mi dice:
- Grazie. - Ed io non so di cosa, ma rispondo con un bacio tenero.
Qualunque cosa ho fatto sono contento d’averla fatta.
- Vatti a cambiare e lavare, il pranzo è quasi pronto! -
Vado in camera e poi in bagno a cambiarmi e darmi una lavata veloce mentre chiedo a gran voce cosa ha cucinato e lui risponde con un vago ‘vedrai’.
Quando torno mi fa accomodare e mi serve le portate, ha fatto un sacco di cose buone e con un sacco si intende proprio tantissimo. Cioè deve aver cucinato tutta la mattina.
- Seb, quanto ci hai messo? - Alza le spalle sminuendo.
- Ho fatto un po’ di spesa ed ho fatto un po’ di cose... -
- Sì beh questo è un pasticcio vero e proprio con tanto di pasta fatta in casa... - Gli faccio notare. Ed è buonissimo. Seb sorride soddisfatto imbarazzato al tempo stesso.
- Cercavo di tenermi occupato... - Lo immaginavo. Sorrido.
- Ben fatta! - Dico solamente. - comunque è andato tutto bene, mi sono divertito un sacco. Grazie per questo bel regalo. - Cerco di dirlo come se fosse una cosa normale, perché non so come dovrei fare, è una situazione strana. Lui così non dice niente. Mangiamo tutto e quando sto per scoppiare mi butto sul divano pensando che non ne parleremo e niente, che sia tutto finito così. Magari lui mi dirà che vuole andare via, me lo aspetto sempre da un momento all’altro ed in realtà mi stupisce che voglia rimanere. Ne sono felice comunque.
Seb sistema un po’ e poi viene col caffè con me sul divano, mi accomodo con la testa sulle sue gambe mentre penso che faremo un programmino per oggi, magari possiamo decidere di fare qualcosa in serata... sarebbe bello fare una SPA vera e propria sperando di non essere riconosciuti...
- Sai, ero a casa e avevo un’ansia assurda... - Quando capisco che vuole parlarne trattengo il fiato, ma le sue mani mi carezzano i capelli ricci ed incolti che ho fatto crescere selvaggiamente, anche sempre con un certo minimo controllo. Minimo è la parola chiave ovviamente. È anche per non essere molto riconosciuto, infatti mi sono fatto crescere pure un po’ di barba in più rispetto al mio solito.
Lui ci gioca mentre parla ed i brividi partono ma non so per cosa. Se per quel che dice ed il tono oppure per come mi tocca delicatamente. Adoro quando mi carezzano così la testa.
- Non è che mi aspettassi che succedesse chissà cosa, ma la paura era quella. Credo che sia radicata in me questa fobia e... e mi sono tenuto occupato cucinando e tutte le volte che mi scrivevi sospiravo sollevato. - Silenzio. - Ho pensato che se una cosa deve succedere, succederà comunque in qualche modo. Se uno deve morire presto o avere incidenti, capiteranno in pista, sulla neve, in casa, uscendo in macchina in città, in palestra... - Continua calmo. Poi intreccia le dita alle mie. - E tu, tornando sano e salvo dalla pista mi hai dimostrato che a volte le cose vanno bene. Che forse se non è destino non ti capita. O forse ci capiterà ma chissà quando. Non possiamo cambiarlo, però lo stare attenti, l’evitare certe cose non ci salva comunque, non ci preclude le disgrazie. Se devono capitare, capiteranno qualunque cosa facciamo. -
Che positivo!
Vorrei commentare ma so che è importante che tiri fuori lui, così lo lascio dire intrecciando le dita alle sue più forti.
- Però oggi hai fatto una cosa che io avevo il terrore e sei tornato vivo da me. Oggi hai esorcizzato uno dei miei demoni. Ne ho altri, li supererò. Ma penso che se tu puoi tornare sano e salvo da una pista così maledetta, allora ce la possiamo giocare a testa alta nell’asfalto, no? - Sorrido sollevando lo sguardo su di lui, mi guarda con aria particolare, intensa, emozionata, pensieroso.
Annuisco.
- Direi di sì! - Rispondo solo. Poi mi muovo, mi sollevo appoggiandomi con una mano giù e arrivo verso il suo viso, lo guardo da vicino. - sono fiero di te! - Lo bacio dolcemente e lentamente, al termine delle nostre lingue unite, sulle mie labbra, dice: - Domani voglio venire anche io. - E questo ha la portata di un pugno allo stomaco. Le lacrime le ho proprio facili, quando lo stringo e nascondo il viso contro il suo collo, lui sorride e ricambia mentre mi raggomitolo sul suo braccio.
- Sei sicuro? Non voglio che lo fai per me. -
- Se lo facessi per me non ci riuscirei, ma so che è importante che ci riesca. - E lo è, ha ragione. Perché queste paure delle disgrazie lo bloccano e facendo il pilota non può averne.
È pericoloso correre con la paura.
- Ti voglio bene, amore mio. Andrà tutto bene. Lo farò con te. Non ti lascerò un istante! -
A volte le cose vanno bene, ma devi lottare affinché vadano bene, devi permettere loro di andare bene. Devi lasciare che succeda qualcosa.
Questa sarà la mia prossima canzone.
Si sistema all’inizio della discesa, si mette bene tutte le coperture del caso, gli occhialini, la cuffia, il caschetto, ogni cosa che serve a scendere in sicurezza. Io sono vicino a lui paziente e lo guardo senza mettergli fretta.
Per tutto il tempo ero convinto mi dicesse di andare io che mi aspettava, ha fatto le cose con calma come se volesse prolungare il momento dell’impatto, diciamo.
E probabilmente è questo che sta facendo. Si chiede se farlo o no, se può o no.
Le lotte che fa non le immagino nemmeno o forse sì.
Forse quello che sta facendo lui è quel che ho fatto io per uscire da Nico. Lui deve uscire diciamo così da Michael.
Quel che ha fatto lui per me è quel che sto facendo io per lui ora. Se non era per Seb non sarei riuscito a togliermi da quella situazione con Nico, ora lui da solo non credo ci sarebbe riuscito ad andare oltre questo problema che aveva. Ma è questo che si fa quando ci si ama. Si aiuta il compagno a superare gli ostacoli. Ci si trasforma in trampolino. Si fa in modo che li superino. Ecco cos’è una relazione.
Sto qua con le racchette impugnate, pronto per andare. La gente intorno lo fa al nostro posto senza capire che aspettiamo. Io come al mio solito non lo invado anche se vorrei sapere che pensa e come si sente.
Seb poi prende un bel respiro profondo, chiude gli occhi, li riapre. Si mette in posizione piegandosi, sta per partire ma prima mi guarda, io ricambio e sorrido. Lo fa anche lui, lo capisco dai suoi occhi.
Poi parte.
Per un momento esito io e lo guardo. Ovviamente non succederà nulla, ma credo che si sia sentito così ieri a casa quando mi aspettava.
Scuoto la testa e lo seguo giù.
Lo tengo sempre d’occhio, gli occhi puntati al suo culo perché da qui si nota principalmente il culo di chi hai davanti.
Lui viaggia ad una velocità di sicurezza, non va giù a rotta di collo, fa qualche curva ogni tanto senza esagerare. È qualcosa di molto tranquillo ed io a momenti gli vado addosso, ma arriviamo entrambi fino in fondo, lo vedo curvare come si fa, io freno diretto con gli sci di sbieco. Seb fa tutta la curva e poi mi arriva davanti e mi abbraccia di slancio. Mi stringe forte e non serve che si apra e mi dica cosa pensa e cosa prova. Questa volta si capisce molto bene.
Lo stringo anche io sorridendo. Seb sta piangendo e lo lascio fare. Piange perché ha vinto una grande paura, ha superato un enorme scoglio e sono fiero di lui.
- Sei stato bravissimo! - Mormoro contro il suo orecchio coperto dalle protezioni.
Lui mi stringe di più. Oggi abbiamo vinto entrambi.”