*Seb ha deciso di affrontare uno dei suoi ostacoli più grandi, e vediamo perché è così, spiega in che modo l'incidente di Michael ha inciso tanto su di lui e quanto è importante Lewis per la sua rinascita. Poi si torna alla normalità, c'è un salto di tempo, la stagione di F1 ricomincia e lì, quando si torna nel mondo, tante cose cambiano. Il confronto con le altre persone, specie alcune difficili da affrontare, ma soprattutto i rispettivi punti di vista, non sono delle passeggiate. Arrivano così i primi ostacoli da coppia. Ho notato che Seb in un lungo periodo ha indossato un certo braccialetto, così ho voluto inserirlo in questo modo. Buona lettura. Baci Akane*
81. SCIOGLIERE LE CATENE
/Seb/
“Si dice che nascere è un attimo, così come cadere.
È la rinascita che è bella lunga. La risalita.
Quando Michael è caduto e si è perso per sempre ho pensato ‘io ho chiuso con quello’.
Lewis no, Lewis è tornato a sciare ogni inverno a Gennaio. Anche lui è stato toccato da questo incidente, chi nel nostro ambiente non lo è stato?
Lui aveva Senna come idolo, come io ho Michael, forse è un po’ diverso perché io vissuto in prima persona Michael, ho avuto una fortuna immensa.
Ne sono diventato ancora più dipendente.
Io guardo Lewis e penso che sia una fonte di ispirazione.
Non ha rinunciato a correre dopo l’incidente di Senna oppure a sciare dopo quello di Michael.
Sicuramente ha delle debolezze, so che se incontra Nico cambia strada, ha ancora il potere di cambiargli drasticamente l’umore. È normale, forse non supererà mai del tutto quel trauma, perché tale è stato.
Eppure ha una forza in molte cose incredibile.
Lui ha Dio, lui si affida a Dio ed ha assunto questa nuova mentalità di positività e ottimismo. Se va male non ci hai comunque perso niente, dice. Se va bene ti sei dato la carica.
Mi chiedo se riuscirò mai anche io a non pensare a tutte le cose che possono andare male quando faccio qualcosa. Ai dati, ai fatti, alle statistiche. Quel che deve funzionare, quel che non ha funzionato...
Lo faccio per lui, perché lui sapeva che potevo farcela.
Ha portato anche i miei sci, non solo i suoi, anche la mia tuta. Ha portato tutto.
Lui sapeva che oggi si voltava pagina.
Guardo la discesa dall’alto di questa montagna scoscesa, rigorosamente in una pista tracciata dove altri sciatori scendono intorno a noi e ci guardano chiedendosi cosa aspettiamo. Lewis è qua paziente, in attesa che io mi decida. Non mi fa pressione, ma sa che non tornerò indietro in funivia.
Respiro e mi chiedo per un momento perché lo faccio.
Lo faccio per Lewis che mi è stato vicino dall’inizio di tutto questo viaggio nel buio e poi su nella luce. Non arriverò alla luce alla fine di questa discesa, ma penso che potrò vedere la superficie chiara da sotto l’acqua e mi sentirò meno soffocato.
Ripenso a come mi sento quando salgo su una macchina e cerco di tirarla al massimo e so che non la tiro al massimo e mi nascondo dietro al fatto che la macchina non è più perfetta e ci sono mille giustificazioni, mentre dentro di me una parte sa che invece no, cazzo. Sono io che non corro più libero e sereno.
Non so se dopo di questo mi godrò un po’ di più le corse, non credo sarò mai più quel ragazzino incosciente e spensierato, penso che quella parte di me sia morta mentre Michael sbatteva la testa sulla roccia, da qualche parte in questa montagna.
Penso che se devo dare un senso a questo incubo, posso dire che forse dovevo crescere e forse a volte non si cresce senza traumi, ma si rimane bambini immaturi e non si afferra niente di reale ed importante.
Ho vinto 4 titoli senza sapere bene come, ma ho raggiunto l’amore solo ora, quando ho capito che era ora di finirla coi giochi.
E non riesco più a vincere titoli.
Sorrido.
Una persona importante ha un incidente e la sua vita cambia e cambiando, cambia anche quella di altri che a loro volta cambiano quella di altri.
Non so di preciso cosa sia stato, ma mi ha fatto riflettere.
Guardo il bianco sotto di me, sospiro, chiudo gli occhi, li riapro e cerco quelli di Lewis che è qua, mi ricambia calmo e incoraggiante. Così vado.
Mentre mi libero mi accorgo che non respiravo mentre ero su ed ho teso il corpo fino allo spasmo.
Vacillo mentre aspetto che gli sci si ricongiungano alla neve, volerò via anche io come ha fatto Michael?
Poi il tempo riprende a scorrere ed anzi va veloce e veloce e veloce e non corro come un matto, ma tutto intorno è una macchia bianca e l’aria mi colpisce nella poca pelle scoperta e mi fende.
Ed io mi dondolo da un lato e dall’altro mentre sento la presenza costante di Lew vicino a me e dietro. Non mi molla.
Ce la posso fare.
Cosa scatta in un ragazzo che diventa uomo quando questo avviene per colpa dell’incidente di una persona importante?
La vita è fragile, potresti perdere chi ami. Ma peggio ancora potrei perderlo senza averlo nemmeno avuto.
Voglio sprecare le poche occasioni vivendo con ideologie sciocche di cui non so nemmeno se sono reali? Voglio sprecare tutto e privarmi della cosa più bella che potrei avere?
Voglio perdere l’amore per colpa della paura della vita, delle cose che possono capitare, che possono capitare a chi amo?
E dopo che ho vissuto con paura e bloccato, cosa ho ottenuto?
Lewis potrebbe avere lo stesso incidente di Michael, qua e subito. Non lo posso controllare. Vivendo frenato non posso controllarlo. Non posso.
Ma posso fare una cosa che rimpiangerei se questo succedesse davvero.
Quando arriviamo alla fine della discesa lui si ferma subito per vedere come sto, ma io faccio la curva rallentando, vado dritto verso di lui e mi lancio fra le sue braccia, lui mi stringe ed io lascio che la mascherina si appanni perché è piena di lacrime che non so bene per cosa scendono.
Questo lo rimpiangerei se Lewis avesse un incidente. O l’avessi io.
Rimpiangerei di non averlo abbracciato tutte le volte che potevo e di non aver pianto al suo collo, detto che lo amo, dimostratoglielo, amatolo. E rimpiangerei di non essermi divertito con lui, di non aver mai gareggiato per un titolo con lui ma sul serio, uno primo e l’altro secondo all’ultimo istante.
Lewis mi stringe a sua volta e mi bacia, credo, ma non ne sono sicuro. Una scarica di adrenalina mi corre lungo la spina dorsale e mi ritrovo a tremare mentre sento questa strana esplosione.
Questo significa vivere.
E mi sembra di svegliarmi per la prima volta dopo mesi di un sonno profondo. Dopo anni. Piano piano ritroverò la superficie, si comincia da qui.
Risalire su una pista di F1 per i soliti test è strano, lo faccio con uno stato d’animo diverso, come se ci tornassi dopo un grave incidente che mi ha impedito di correre per tantissimo tempo.
È la stessa sensazione.
L’adrenalina mi fa tremare e all’inizio vado di merda, ma poi mentre giro e macino curve e asfalto, tutto va al suo posto.
Il rombo del motore, la puzza di gomme, l’aria addosso.
È tutto semplicemente perfetto come lo sognavo e mentre viaggio accelero e faccio mosse che non mi sognavo di fare, provo a fare movimenti che non volevo più azzardarmi a fare.
Mentre corro tutto si rimette esattamente al proprio posto.
Credo di avere ancora strada da fare, sono lontano da quel ragazzino campione mondiale, ma sono qua e ci sto arrivando, ci voglio arrivare. Comunque va meglio, comunque va davvero molto meglio.
Da oggi guidare torna ad essere un modo per liberarmi e non un peso da superare e prima o poi tornerò ad essere totalmente libero, come prima.
Piano piano ce la farò.
E so che dopo che avrò sentito il tempo di Lew migliore del mio... beh, sarà un bell’aiuto a darmi una mossa!
- Sai Lew... - Dico poi alla vigilia del nostro ritorno ufficiale nelle piste, domani parte la stagione ed ora siamo qua stesi insieme a guardare il soffitto della camera da letto.
- Mmm? - Fa lui.
- È la prima stagione con Nico fuori dai coglioni! - Dico così schietto e senza filtri. Lewis scoppia a ridere. Un po’ mi aveva impensierito l’idea che Lewis corresse per la prima volta in vita sua senza di lui. Non so bene in che modo, però poi ho anche realizzato che pure io corro con lui da quasi sempre.
La sua risata mi rilassa.
- Ci aspetta una stagione grandiosa! - Dice poi. Ed eccolo lì il Lewis positivo ed ottimista.
Pensieri positivi, si ripete in continuazione.
Io non riesco ad essere così, però diciamo che sono convinto che sarà un anno migliore di altri per certi versi. Se non altro per il nostro privato. Non dovremo più giostrarci fra noi e lui e soprattutto fingere di non stare insieme e tenere le cose a freno.
Sollevo le nostre mani intrecciate con gli anelli, gli orologi al polso.
- Domani li togliamo. - Asserisco. - Io almeno. - Specifico. Voglio che sia chiaro che non potremo fare i fidanzati in pubblico, o meglio in quanto a buoni rapporti non c’è niente di male, ma indossare cose uguali assolutamente no.
Lewis fa il broncio ed io prontamente glielo bacio.
- Dai lo sai che non possiamo essere così palesi in pubblico, qua nei circuiti siamo troppo in vista. Se siamo lontano dalle piste è diverso... -
A questo punto Lewis salta su come una molla lasciandomi e per un momento penso che mi farà una sceneggiata, ma poi lo vedo saltare giù dal letto e prendere una cosa dal suo borsone per poi tornare nudo come un grillo saltellante da me.
Plana direttamente a gambe incrociate e mi dà un pacchetto piccolo con gli occhi che brillano. Io ho subito capito di cosa si tratta, ma faccio lo scemo e alzo gli occhi al cielo.
- Lew ti prego smettila con questi regali, io... - Lewis mi tira il cuscino in faccia.
- Dai non fare il caprone e apri. Sai che cos’è. - Mi aggrotto e lo guardo fingendo di non capire.
- Cosa dovrei sapere? -
- Dai che te lo ricordi, l’hai detto tu che quando ci rivedevamo avremmo fatto questa cosa bella, non l’ho dimenticata! - Ovviamente mica poteva.
Ridacchio fra me e me mentre fingo di ricordarmene solo ora.
- Oh Dio quella cosa! Cazzo ma io me ne ero scordato, non ho ancora pensato a nulla! - Lewis che è un libro aperto mostra tutta la sua delusione ma visto che non vuole rovinare il momento, inghiotte il boccone amaro e cerca di non prendersela.
- Fa nulla, intanto prendi il mio poi me lo darai la prossima volta. -
Prendo il suo pacchetto e mentre lo apro mi spiega.
- Sono molto legato a questo braccialetto perché è il primo che mi sono fatto che è venuto bene. Poi mi prendevano in giro perché facevo queste cose da femmina e non ne ho più fatti, mi sono messo a fare boxe, però questo l’ho tenuto nascosto gelosamente perché ero maledettamente fiero di come era venuto. L’ho tenuto sempre addosso, ma nascosto e mai in vista. Perché rappresentava quel lato vero di me che non volevo mostrare a nessuno, di cui mi vergognavo. Quello non legato al colore della mia pelle ma alla mia sessualità. Ed anche dopo, quando grazie a Nico sono riuscito a vivere questo aspetto di me, ho tenuto quel braccialetto nel portafoglio perché mi ricordava del periodo in cui mi sentivo male con quel lato, però al tempo stesso non me ne sono mai disfatto perché era come rinnegarlo e so non è giusto rinnegare. - Ovviamente quando spiega le cose è sempre lungo e contorto e non risparmia parole. Io guardo il braccialetto fatto a mano con fili intrecciati benissimo, color verde ed una piccola placca ovale che tiene insieme le parti. Nella placca non c’è inciso nulla.
- Questa l’ho trovata, ho sempre pensato che un giorno ci avrei scritto sopra le iniziali della persona che amavo, ma se vuoi lo puoi fare tu. Questo braccialetto che spero terrai sempre rappresenta per me quel Lewis che non soffocherò più per nessuna ragione e mai. Quel Lewis assolutamente vero che voglio essere al tuo fianco. Sempre ovviamente nei limiti di chi siamo. - Lo aggiunge dopo perché sa come la penso sullo sbandierare certe cose.
Io rido e lo stringo forte. Non glielo dico ora, glielo farò vedere quando lo faccio.
Ci inciderò LS e se qualcuno lo noterà dirò che è il marchio dell’artigiano che ha fatto il braccialetto. Ad Hannah dirò che è un regalo di un caro amico, solitamente non chiede. Mentre lo penso mi immagino le sue lacrime di commozione quando gli farò questa sorpresa. Lo abbraccio e lo bacio.
- Grazie, è bellissimo ed ha un significato stupendo. - Lui ricambia l’abbraccio e si rannicchia contro il mio petto. Amo quando fa così.
Beh diciamo che amo lui in generale.”
/Lew/
“So come la pensa sul far capire di noi, dovrò stare attento quando siamo nei circuiti, ma suppongo abbia ragione. Qua siamo i due volti più in vista in pratica e tutti noterebbero qualunque cosa, perciò se vogliamo stare serenamente insieme nel privato, dobbiamo stare attenti nel pubblico.
Ero così prima di rinascere come sono ora e sono fiero di non nascondere nulla di ciò che sono e che mi piace.
Non è che sbandiero il fatto che sono gay, ma non sto con una donna per finta come prima e per me questo è importante. E mi piacciono cose stravaganti, costose e le feste e i tatuaggi e le catene d’oro e... insomma, sono cose che per qualche assurda ragione al mondo non piace su un campione di qualche sport, non so cosa cazzo gli interessa, però è così. Ma io amo farmi un taglio diverso al mese, mi piace farmi anche biondo! Non voglio mettermi freni su cose che voglio provare e non le voglio nascondere.
Quel braccialetto rappresenta quel che nascondevo di me ed ora non voglio nascondere o mascherare nulla.
Quel che sono apparirò, non serve fare manifesti e dichiarazioni, ma non racconterò bugie.
Seb è diverso da me, Seb non rivela niente di sé in pubblico, non sente il bisogno di condividere nulla col mondo. Io non voglio condividere, io voglio essere me stesso. Ho passato gran parte della mia vita a nascondere per far felici chi avevo vicino e perché pensavo che si facesse così. Ora non voglio più farlo perché è come se facessi un torto a me stesso.
Seb è un altra cosa e lo ammiro perché non ha mai mascherato chi è.
Hannah è al suo fianco come madre delle sue splendide figlie e va bene così, lo accetto insomma.
Non chiederò mai nulla, mi basta che quando io e lui siamo insieme, Seb sia mio al cento percento. Almeno in quei momenti. Momenti come questi.
Mi sciolgo e cerco di non far pesare la delusione per il fatto che si era dimenticato di questa bella promessa fra di noi. Lo aiuto ad indossare il mio braccialetto che per me è già tanto se lo mette quando non corre, per esempio.
Penso di dovermela mettere via, così mi alzo dal letto e vado al bagno camminando nudo senza problemi.
- Comunque se al prossimo GP non mi dai un cosa tua non ti do il culo per una settimana. - Per me è tanto.
Seb ride, lo scemo che è.
- Perciò vuoi aspettare il prossimo GP? - Dice quindi.
Io smetto di fare la pipì e mi aggrotto fissandolo senza vederlo perché è al di là della porta.
Mi pulisco perché odio sgocciolare e poi mi lavo anche le mani.
- Di che parli? -
Quando torno in camera lui ha un sacchetto. Inarco le sopracciglia e col secondo o terzo treno ci arrivo trattenendo il fiato. Lui sorride scemo.
- Pensavo che te ne fossi dimenticato davvero! - Seb ride e mentre mi ributto sul letto prendendo il sacchetto, dico ‘CRETINO!’
Lui se ne sta zitto, non parla come ho fatto io. Così apro e vedo una maglietta bella grande rossa con gli stemmi vecchi della Ferrari e i vari sponsor che aveva non so quanto tempo fa. Non è recente di sicuro. Non realizzo subito ed ovviamente ci rimango male. Una maglietta della Ferrari proprio a me?!
Lui ridacchia.
- So che sembra un regalo di merda. - Esordisce.
- Ma no... - Cerco di non rovinare tutto ma si vede troppo.
- Questa è la prima maglia della Ferrari del periodo di Michael che mi sono preso da solo coi miei soldi, all’epoca non ne avevamo chissà quanti ed erano tutti usati per le mie corse. Ero un adolescente innamorato di Michael e della Ferrari, ma ho fatto lavori mentre correvo e studiavo per potermi permettere questa. Sono andato allo Store ufficiale della Ferrari proprio nella loro città, mio padre mi ci portò quando potemmo. E così mi sono preso questa da solo. Ci ho tenuto a farlo io coi miei soldi perché così la sentivo più mia. Non ho accettato l’aiuto di nessuno. L’ho indossata tantissimo, infatti è consumata. Però ci sono legato. La indossavo e la indosso ancora a casa, quando sono là rilassato. Diciamo che è come la copertina di Linus per me. E voglio che la abbia tu, so che è Ferrari e tutto il resto, ma questa per me era lo scopo della mia vita. La indossavo e sognavo di correre per la Ferrari e vincere i mondiali come Michael, il mio eroe. Ed ora che ci sono in Ferrari ne ho miliardi, ma a casa indosso sempre questa. Non ho una cosa a cui sono più sentimentalmente legato. - Dargliela per lui è difficile, ne sono sicuro. E quando finisce di parlare la stringo e lascio che una lacrimuccia scende, lui ride abbracciandomi. Credo che questa mia reazione totalmente spontanea parli molto meglio delle mie parole.
Che lasciarmi senza fiato è un evento e Seb da questo capisce quanto mi ha colpito profondamente il suo regalo.
- Lo indosserò sempre e me la porterò ovunque anche io! - Poi lo abbraccio anche io con la maglietta in mezzo e nascondo il viso pensando a quanto sia mentalmente forte questo ragazzo per quel che ha sognato e per dove è oggi. Io non ho mai sognato tanto eppure ho ottenuto tantissimo. Lui ha sognato ed ha ottenuto.
- So che vincerai un mondiale in Ferrari, vedrai. - Lui sorride.
- Fai pensieri positivi su di me al posto mio che io non sono tanto bravo in questo. - Così sdrammatizza come suo solito, ma mi sta bene. Quel che non fa lui lo farò io per lui e viceversa. Per questo funzioniamo, colmiamo le nostre mancanze ed insieme siamo completi.
- Ti amo. - Ovvia conclusione sentimentale. Lui mi prende il viso fra le mani e mi guarda con un sorrisino dolce e serio al tempo stesso.
- Ti amo anche io. - E così da qua ricomincia davvero la nostra vita, la nostra rinascita. E se cadremo, rinasceremo ancora. Sempre ed insieme.
Forse è stato facile perché eravamo da soli.
Io e Seb e basta.
Non c’era il campionato e tutta la gente che gira nei circuiti ogni volta, le nostre scuderie, i media, i tifosi.
E non c’erano molte persone che potessero intaccare il nostro paradiso perfetto.
Per cui forse così era facile. Quando capisco che in realtà ho idealizzato la cosa, forse è tardi. E forse dovevo prepararmi meglio, immaginare che in realtà all’inizio pensi che nulla sia troppo, ma è l’inizio. Sei euforico per quell’enorme passo che sei riuscito a fare, poi... beh è poi il punto.
Poi cominci ad ingoiare e ad averne abbastanza e sai che anche lui fa lo stesso.
Alla fine penso che avremmo dovuto pensarci meglio e fare in modo di non arrivare a questo punto.
Al punto di Baku.
La prima cosa che inghiotto è quando non vedo il mio braccialetto al suo polso.
Mi aveva detto che non avrebbe mai indossato niente che ho anche io per non rischiare che qualche genio lo notasse, mi aveva ferito però avevo capito.
Poi però mi ha detto che avrebbe sempre indossato quello che gli avrei regalato di mio, ma forse non pensava sarebbe stato un braccialetto.
Glielo chiedo cercando di non sembrare troppo deluso, ma lui sicuramente se ne rende conto e fa tutto il dolce ed il carino mentre mi spiega:
- Non voglio rischiare di rovinarlo. Lo metto al di fuori del lavoro e delle gare e dei circuiti. - Ha senso, sicuramente è una ragione razionale accettabile. Mi bacia e cerco di lasciar perdere e ricambio scacciando tutto.
Quando vedo che lo indossa quando è fuori dai circuiti mi risolleva, anche se penso che non lo metta quando è a casa, ma non pretendo quello, vero?
Forse una parte di me avrebbe piacere, però capisco che certe cose sono impensabili.
Così inghiotto che non lo metta sempre anche se io lo volevo comunque e non importa a quale rischio.
Anche lui sicuramente inghiotte e me ne rendo conto dopo, sul momento sono troppo preso da quel che succede per capirlo, perché poi Seb è bravissimo a mascherare, io sono più bravo degli altri a scoprirlo, però riesce a farmela lo stesso.
È che mi prende totalmente impreparato.
Nico.
Nico a casa so come evitarlo, so i suoi rituali, so cosa combina, so come fare per non incrociarlo.
Quando me lo ritrovo in giro nelle piste e nelle gare, la cosa inizia a complicarsi perché avevo preventivato UN GIORNO di superare il nodo che mi crea, però pensavo di doverlo fare col tempo, di potermi permettere un po’ solo per evitarlo e curarmi.
Ma il primo giorno me lo ritrovo qua come inviato di qualche emittente sportiva di non so dove e poi ospite della Mercedes ovviamente.
Ed è un primo giorno proprio di merda.
Si vede, sono un libro aperto, non riesco a nasconderlo.
Nico è tutto felice di vedermi, o così sembra, ma visto che gira con cameraman a seguito e che comunque è sotto l’occhio del ciclone, fa in modo di essere tutto allegro ed affettuoso.
Tutti sanno che non ci sopportavamo, che la nostra leggendaria amicizia negli ultimi anni era andata nel cesso, l’abbiamo detto apertamente.
Volevamo vincere tutti e due.
Ed ora arriva e mi saluta col sorriso come se non ci fossero dei trascorsi pesanti.
Totalmente colto impreparato, non posso che salutarlo facendo buon viso anche se dentro di me vorrei vomitare.
Mi si stringe lo stomaco e respiro male, sudo. Questo è l’effetto che mi fa.
Il contatto della sua mano nella mia mi riporta a quando mi stringeva il collo o mi graffiava, a quando mi possedeva di forza per dirmi che ero suo.
Quando Seb arriva da noi per salutarlo, mi vede in queste condizioni e prontamente si mette a scherzare e sdrammatizzare come se non avesse problemi al mondo.
È eccezionale, penso. Non so come fa, ma se non ci fosse sarebbe da inventare.
È grazie a lui che esco da questa situazione di merda e credo che se anche le altre volte Seby mi aiuterà io ce la potrò fare.
Quando sono un momento da solo con lui fra un impegno e l’altro di oggi, lo ringrazio dicendo che non me lo aspettavo, e lui con un sorriso ironico risponde:
- Ho notato che non te lo aspettavi. Pensavo svenissi! - Subito non capisco quel fra le righe perché sono ancora troppo agitato per Nico.
- Pare sarà inviato di un’emittente sportiva e poi la Mercedes forse lo inviterà spesso non lo so bene... - Sono ancora tutto un fremito all’idea di rivederlo.
- Pensavo l’avessi rivisto e sistemato in qualche modo, abitate nello stesso palazzo, dicevi di non voler scappare da lui, ma ora avevi l’aria di uno che non sa come affrontarlo... - Mi stringo nelle spalle mentre mi lavo le mani in modo compulsivo, come per togliere la sensazione della sua pelle sulla mia. Non noto la nota di Seb, di nuovo.
- Sono riuscito a non incrociarlo, so come evitarlo. Però non avevo idea che l’avrei rivisto qua. Perché deve sempre rovinare tutto in qualche modo? E poi cosa vuole che fa tutto l’amico? Il mondo sa che abbiamo litigato di brutto! - Comincio a parlare di lui come facevo quando le cose andavano male e mi sfogavo con Seb. Non noto che lui mi fissa penetrante.
- Me lo chiedo anche io. - Fa poi piatto. Lo guardo senza capire, notando finalmente che ha qualcosa.
- Cosa? -
- Come fa rovinare sempre tutto? - Ma non realizzo il sotto testo. Sembra concordare con quel che dicevo, no?
Così sospiro e mi rifugio fra le sue braccia smettendo di strofinarmi le mani che lui non mi ha fermato. Non ci ho fatto caso. Ha lasciato che me le tormentassi.
Lui ricambia l’abbraccio e mi bacia la testa, ma forse c’è qualcosa di diverso, come per me quella volta del braccialetto qualche giorno fa.
Le cose iniziano così. E forse avrei dovuto essere più attento. Meno ottimista ed idealista. Più concreto e realista.
Mi chiedo se Seb, che invece è proprio così come non sono io, sapesse che poteva succedere tutto questo. E se lo sapeva perché ha lasciato che succedesse? Perché non ha fatto nulla per evitarlo? Si poteva evitare, ne sono sicuro che si poteva. Si può evitare tutto tranne la morte. Pure le tasse le puoi evitare. Le evadi e sei un criminale e poi la paghi, però puoi evitarle.
Forse però certe cose no. Certe cose, come la crescita e gli ostacoli, non li puoi evitare.”