*Siamo a Baku 2017, un nome che dice tutto. Sappiamo tutti cosa è successo quel giorno, in quella gara, quando Seb ha dato contro a Lewis una prima volta per sbaglio ed una seconda con intenzione, convinto che Lewis avesse cercato di danneggiarlo. I due hanno fatto la guerra fredda per un po', poi hanno dichiarato di aver risolto, ma di fatto hanno continuato ad ignorarsi fino a che effettivamente hanno ricominciato ad andare d'amore e d'accordo anche più di prima. Ma cosa è successo realmente i giorni prima di Baku? Cosa c'è dietro quell'incidente in pista e alle dichiarazioni successive? Un litigio così importante d'aver segnato il loro rapporto. Forse entrambi hanno sia ragione che torto, anche se magari certe reazioni sarebbero state da evitare. Buona lettura. Baci Akane* 

82. SCIVOLANDO VIA

bakubaku

/Lew/

“Le mani mi tremano, così le stringo a pugno e me le infilo in tasca mentre cerco di sorridere di circostanza davanti alle stramaledette telecamere. Perché deve esserci ad ogni GP? 
PERCHÉ?
Quando posso andare oltre, cerco subito Seb con lo sguardo in cerca di sostegno e lui ha un’aria molto strana, di quello strano che finalmente noto, ma sono già un paio di volte che ce lo ritroviamo davanti. 
Sospiro e scuoto la testa. 
Non posso pensarci ora, ho una gara da correre e non ho la minima idea di come fare se non riesco a fermare le mani. 
Pensavo che Seb potesse aiutarmi ma ho la sensazione che me le farebbe tremare ancora di più. 
Dannazione. 

- Devi trovare il modo di affrontarlo e stargli davanti, Lewis! - Dice Seb dopo una serie di GP e di settimane passate a far finta che non ci siano problemi di sorta. 
Se lui comincia questo discorso però so che ne ha abbastanza e mi sorprende visto che è da settimane che aspettavo gli andasse di parlarne, dannazione! 
- E come faccio? Io non voglio più vederlo e... - 
- Eri tu che dicevi che non vuoi più scappare dalle cose ma affrontarle. - 
- SÌ UN GIORNO! - Esclamo scoppiando, fortunatamente siamo in camera perché non penso che fuori saremmo passati inosservati. 
Ci stavamo spogliando per fare sesso ma ricomincio a vestirmi e lui nemmeno si degna di togliersi i pantaloni. 
Io cammino come un forsennato per la camera, lui sta fermo con le mani appoggiate al davanzale della porta ed è esattamente questo che mi irrita. Irrita non rende. 
Mi manda fuori di testa.
Guardo le mani e non ha né il bracciale, né l’orologio. Né l’anello. 
Mi monta su qualcosa che non so dire, sinceramente. 
- E quando arriva quel giorno? - Chiede sempre ostentatamente calmo. Adesso lo uccido perché io ho voglia di ammazzare, non può fare così. Perché no cazzo! 
- NON LO SO CAZZO PERÒ ORA NO! È PRESTO! - 
- Perché urli? - Chiede sempre più calmo per contro alla mia agitazione. 
- PERCHÉ TU NON LO FAI INVECE E MI MANDA IN BESTIA! - Seb sospira, chiude gli occhi e si strofina le palpebre e da questo capisco che è arrabbiatissimo. Finalmente torno a leggerlo. 
- Ringrazia il cielo che riesco a stare calmo, Lewis. - 
Lewis. LEWIS!
Anche questo è indice che è furioso perché mi chiama sempre Lew. 
Da quanto cova rancore per la situazione e non lo dice? 
- Perché diavolo non parli se hai qualcosa da dire? - Faccio allora piazzandomi davanti a lui, però non gli lascio il tempo di rispondere.  - Perché non... - Seb fa per rispondere con impeto spostandosi dal davanzale e per un momento penso che ci siamo, ma poi torna a fermarsi e ad appoggiarsi, chiude gli occhi e sospira. Poi riprende calmo. - Perchè non voglio essere io a rovinare tutto. - 
- E allora inizia a mettermi al primo posto in certe cose, se ci tieni tanto a non rovinare tutto! - 
Questo fa un gran rumore, dentro di me e fra di noi e sicuramente anche dentro di lui.
Appena lo dico so che non volevo venisse fuori così, ma ormai è uscito e penso di poter solo approfittare per esprimere a pieno quel che sento. 
- Come? - Chiede piano, il tono è teso, di quelli che aspettano un LA. 
Il LA glielo do ora. 
- Non metti nessuno dei miei regali, pochissime volte giusto come contentino. Per me queste sono cose simboliche importanti, è come se mettendole tu mi mettessi al primo posto. SO CHE NON É COSÌ. Che conta quello che proviamo e che facciamo uno per l’altro, ma... ma per me è questo. Io indosso sempre i tuoi regali e le tue cose e vorrei poter dire al mondo che stiamo insieme. Ho detto subito a Nico, A NICO!,  che stavamo insieme. E avrei avuto ragione a nasconderglielo per un po’. Io vorrei dichiararlo al mondo, sposarci e vivere insieme ed invece tu non sai nemmeno mettere un braccialetto di stoffa fatto da un bambino, cazzo! - 
- Non posso Lewis! Se lo notano e mi chiedono perché lo metto sempre... cazzo io non ho mai messo bracciali, collane e anelli. MAI! Se ora inizio con uno quanto ci mettono a notarlo? E quanto rompono poi le palle? Quanto sta ad arrivare a casa, la cosa? Cioè io non so come farti capire che ho delle responsabilità verso le mie figlie e di conseguenza verso Hannah. Voglio un’infanzia serena, voglio che siano felici e se fra noi le cose vanno male che cazzo di felicità do loro? - Non dico nulla inizialmente perché scoppierei a piangere e lui continua vedendo che sto per piangere e odia quando mi fa piangere ed io odio piangere davanti a lui. E di conseguenza diventa più stronzo. O forse duro. - Non voglio ferirti, per me sei importante e ti amo, ma amo anche le mie figlie. Ho voluto essere padre da quando ero un adolescente, ho programmato la cosa e sono contento delle mie due bambine e non le turberò mai. Questo non significa che non posso amare anche te. Ti ho dimostrato quanto ti amo e a cosa sono disposto per te. Tu lo sai quanta fatica ho fatto con questa storia dell’amore e per me dire che ti amo e voglio stare con te per sempre... per me è sacro. - 
- Ma non è la prima cosa. - Dico poi spezzato, odiandomi per queste parole. So che non glielo posso chiedere e non è questo che gli sto chiedendo, ma non riesco ad esprimermi, le parole non arrivano al punto giusto e nel modo giusto. 
Seb mi fissa meravigliato, shoccato che io possa dire questo. 
- Ti chiedo solo che per una volta, per una cosa, tu mi metta per primo. Non sempre. Nessuna dichiarazione, ma che tu non abbia così paura di noi, che qualcuno ci scopra o capisca qualcosa. Che tu... che tu non metta tutti questi ostacoli nel nostro rapporto. - 
- Io? - Fa a questo punto. Io scuoto la testa. 
- Non è questo che intendevo. - Mi rendo conto di nuovo di averlo detto male e maledizione a me e a quando voglio parlare quando sono agitato! Fanculo cazzo.
Vedo i suoi occhi blu riempirsi di qualcosa che non so se posso dimenticare e non so nemmeno definire. È una ferita ed è una ferita che gli ho appena aperto io, profondamente. 
Appena li vedo capisco che stavolta non risolveremo anche perché è il primo vero litigio da quando ci siamo messi insieme e forse non so come si affrontano certe cose, perché Seb non è Nico per fortuna, ma non so. Non so come si fa da qui in poi. Non ne ho idea.
- È questo che hai detto. - Seb sfila dalla posizione e da come cammina pesante capisco che è furioso e ferito ed è una combinazione terribile, perché se gli vengono i cinque minuti potrebbe rovinare tutto in un attimo ed io non voglio. È meglio che esca e lo lasci calmarsi, ecco cosa devo fare. Poi ci torneremo e risolveremo, perché se ci amiamo possiamo risolvere e noi lo vogliamo. 
- Senti, ne riparliamo quando siamo calmi, ti va? Ora non siamo nemmeno lucidi per esprimerci come si deve. - 
- Ed è proprio ora che viene fuori la verità. - Fa lui a questo punto apertamente teso. 
- No invece. No. Entrambi mettiamo ostacoli perché abbiamo paura di qualcosa che non sappiamo affrontare. È questo che volevo dire. 

- Ma hai detto che li metto io. Solo perché non voglio condividere con anima viva il nostro rapporto non significa che non ti amo e mi pare di avertelo dimostrato in mille modi, se tu sei insicuro non è un ostacolo che metto io! Io ho delle figlie e sapevi che le avevo quando ci siamo messi insieme. - 
- Ma tu non ami Hannah e la tratti come se invece fosse al primo posto e... - 
- E tu non ami Nico ma non sai stargli davanti senza devastarti! Guarda che vedo quanto effetto ti fa ancora, cosa devo pensare io? Tremi quando gli sei davanti, ha il potere di farti correre bene o male, Lewis. Ha il potere di farti essere felice o triste! Dovrei avere io questo potere ed invece scappi da quel problema e lui ti distrugge. E vieni a dire a me come posso avere riguardi per una donna con cui ho fatto due figlie? - 
Silenzio. Non dire niente Lewis. Non dire nulla.
Non è ora di parlare. 
Scuoto la testa e sospiro.
- Non è questo che intendevo e tu lo sai. Ma se preferisci pensare che sia colpa mia se il nostro rapporto ha già dei problemi, allora va bene. Buona gara. - 
E su questo me ne vado dalla camera sbattendo la porta come una prima donna quale sono a volte.
Spesso. 
Lui non mi insegue. Rimango fuori nel corridoio in attesa, ma la porta non si apre.
Imbecille. 
Arrangiati, fai pure quel che ti pare. Pensi che non verrà fuori un giorno che non ami la loro madre? Che è un ambiente sereno per loro ma che non c’è amore? Pensi che siano scemi i bambini e poi i ragazzi? 
È tutto teatro quello che fa, ovunque. Anche davanti ai media, al team, ovunque vada è teatro.
Sorride, scherza con Nico, fa battute in ogni circostanza anche quando in scuderia ha un disastro. Con me nasconde ogni traccia di rapporto, si limita alla convivenza fra buoni rivali, quello che ritiene socialmente accettabile. 
Fa teatro. Sempre. 
Mi stava bene perché con me era vero, ma sbagliavo ovviamente. Non dovevo far finta di nulla pensando che mi bastava lui nel privato. Perché questo mascherare tutto, ed ora anche me, mi ferisce. 
È come se mi rinnegasse.
Ripenso a quel Lewis bambino che non indossava quel braccialetto e che nascondeva la propria omosessualità. Nico ha tante colpe, ma almeno un pregio lo ha.
Mi ha aiutato a vivere quel lato di me che reprimevo, di cui mi vergognavo. Per Seb invece la parola d’ordine è nascondere. 
Ed io non so se cambierà mai questo suo aspetto. E non so se potrò mai sopportarlo. Non lo so proprio. Dio, aiutami. 
Le lacrime sgorgano mentre non vedo nemmeno dove vado e sono lieto che Nico spunterà qua solo domani, ma che corsa di merda farò? 
È solo un momento, Lewis. Capitano a tutti i litigi. Lo supereremo. Non gli permetterò di farlo finire così.
Affronteremo tutto tutti e due. 
Io le mie colpe, lui le sue. 
Insieme faremo un piano di battaglia, ci verremo incontro insieme, ci ritroveremo.
È solo una notte di pensare, ecco cos’è. 
Smetti di piangere. Smettila.”

/Seb/

“So che è là e piange, ma pensa che io non lo sto facendo?
Io non sono qua appoggiato alla porta e piango come un idiota?
Come può pensare che non lo amo abbastanza da metterlo al primo posto?
Dio solo sa quanto darei per poterlo fare, affinchè ci fosse un sistema, un cazzo di modo per mettere entrambi al primo posto. Figli e lui. 
Li amo allo stesso modo, darei la vita per entrambi ma le due cose non possono convivere allo stesso modo e se le mie bambine sono piccole e non possono capirlo, lui è grande, cazzo. Dovrebbe capirlo che non posso rischiare che venga fuori di noi in nessun caso.
Notano persino tutti i cappellini che indossa lui, figurati se non comincerebbero a notare che ho un braccialetto sempre addosso, cosa che non ho mai portato. 
E a casa? Cosa dovrei dire ad Hannah? Lei sa meglio degli altri che non ho mai indossato nulla. 
Porterò l’orologio. È un buon compromesso.
Andiamo Seb, sai che a lui dell’orologio non importa quanto del braccialetto. Rappresenta qualcosa di simbolico. 
Sbatto la testa contro la porta. Non so come uscire da qua. Vuole sentirsi importante, vuole che lo metto per primo ma non c’è un modo senza rischiare che Hannah noti qualcosa o peggio gli altri. 
Lui è nei social, io no. Come fa a non capire? Non può chiedermi una cosa del genere. Che faccio se lei lo scopre e mi lascia e mi porta via le bambine? E poi loro subiscono una cosa simile per colpa mia ed io come mi guardo allo specchio sapendo che l’ho permesso per far felice un capriccio di Lewis? 
Capriccio. Sei sicuro che è un capriccio?
Sì che è un capriccio perché lui può fare a meno del suo braccialetto sempre al mio polso davanti al mondo, o di chissà quale altro segno sbandierato, perché sono cose materiali che non significano davvero quanto conta per me. Ma le mie bambine non possono fare a meno del loro papà. O meglio possono, ma non posso io. E non è giusto che loro debbano crescere tristi in un ambiente non sereno. Per contro lui dovrebbe avere le palle di affrontare Nico e dirgli di non rompere i coglioni o che ne so io!
Non importa ma voglio dire... come può farsi massacrare emotivamente così tanto da lui ANCORA?!
E a me dovrebbe andare bene questo?
Lo vede e trema, corre male o comunque è allucinato.
È il suo ex e gli fa effetto ed a me questo deve andare bene.
Vaffanculo Lewis. 

Per me scatta qualcosa il giorno dopo quando lo incrocio e vedo che mi ignora come se non esistessi.
Me riesce ad ignorare, Nico no invece.
Nico non si ignora, Nico può massacrarlo emotivamente. Me si però che mi ignora. 
Vedi che ci riesce se vuole. 
Questo mi fa scattare.
Comincia così la mia giornata, sentendo che oggi farò una cazzata o meglio che finirà male.
 Lo respiro perché comincio ad avere i nervi tesi da subito e muto ogni cosa che accade intorno a me in oggetto di fastidio e quel fastidio cresce dentro, rode, diventa un mostro enorme. 
Un mostro che non perdonerà 
E prima che me ne accorga quel mostro lo diventi io, ma non posso ammetterlo subito, non posso capire che sono io il mostro che stavo cercando di annullare, che lo sono diventato, che ho rovinato tutto io e solo io.
Non lo capisco in tempo. 

Corro così, corro con questo nervoso, con questo fastidio sotto la pelle, come delle formiche che strisciano. Ed ho in mente lui che scappa da Nico, lui che sta male davanti a Nico, lui che non riesce ad ignorare Nico e che invece riesce ad ignorare me. 
Ho in mente questo quando dietro la curva, in regime di safety, me lo ritrovo lì dove non doveva stare. E sono sicuro, SICURO, che non ci doveva stare lì.
E gli vado addosso non di proposito, ma perché non l’ho visto in tempo, perché non doveva stare così indietro. Era lui alla testa della corsa, doveva gestire lui l’andatura come si deve, invece ha iniziato a rallentare e accelerare fino a quasi fermarsi dietro la curva.
Quando gli vado addosso non capisco più niente, mi scattano i famosi cinque minuti e mi sposto al fianco e mentre lo insulto gli vado addosso, gomma contro gomma. Lo colpisco di proposito mentre gli dico:
- Che cazzo fai? - 
E la rabbia mi acceca e non capisco quanto male sto facendo a noi due, quanto sto sbagliando.
Capisco solo che lui era arrabbiato con me, sapeva che gli ero dietro e ha trovato il modo di danneggiarmi. 
Il pensarlo in quel momento di rabbia è un conto, il ripeterlo anche dopo nelle interviste è un altro.
Credo che sia questo che lo fa andare fuori di sé.
Perché può capire nella foga del momento, ma dopo a mente lucida ripetere che lui l’ha fatto apposta per danneggiarmi, sicuramente non è una cosa digeribile, specie per lui.
C’è un momento in cui penso se sia il caso di fermarmi prima di dire qualcosa, ma è un momento troppo breve perché mi rivedo io e lui litigare, rivedo Nico, rivedo come si è comportato con me e non ce la faccio. 
Davanti ai microfono la mia bocca si muove ripetendo che lui l’ha fatto apposta sapendo che gli sarei andato addosso.
Un’altra volta, all’inizio della sua carriera, non ha gestito bene la testa della safety ed ha danneggiato me e Mark. 
Il ricordo si sovrappone mentre la rabbia continua a fluire e montarmi come non dovrebbe. 
Forse abbiamo sbagliato tutto, ci siamo illusi di poter far funzionare qualcosa, ma ci sono troppe cose in mezzo. Ci sono i tifosi, le scuderie, i media, tutti quelli che gestiscono la competizione, le famiglie, gli amici e pure gli sconosciuti.
Troppa gente per uscirne indenni. Troppe cose per potercela fare. 

Quando ci rivediamo è troppo presto, perché il fatto ovviamente è appena successo e siamo ancora troppo furiosi tutti e due, io caricato dal fatto che so avrò penalità per la mia reazione sbagliata e che probabilmente mi sono giocato il mondiale, lui sicuramente ferito più che mai.
Lui. 
Lui ferito?
Ed io che dovrei dire?
Beh, quello che gli devo dire, glielo dico ora. 
- Ma sei impazzito? - Mi chiede subito a muso duro. Io lo guardo senza capire. 
- Io?! E tu? - Lewis scuote la testa e ride shoccato mentre io sono una maschera seria, questa volta. Nessun gioco da parte mia stavolta e forse è questo che allarga la ferita. Sono serio in quel che sto dicendo e pensando. 
- Non ti sembra di aver esagerato, cazzo? - Io lo guardo spalancando gli occhi. 
- Io ho esagerato? E tu che fai in modo di danneggiarmi deliberatamente? Hai rallentato dietro la curva più del necessario, sapevi che ti andavo addosso! Non è quello il modo di fare! - Parto così, parlando del fatto effettivo. 
- Non ho rallentato, sono andato normale! Se tu non sai come si sta in safety non è colpa mia! - Ribatte lui gelido. 
- No caro, io lo so. Ed anche tu. È questo il punto. E sapevi che ero io dietro di te. - 
- Spero che tu non lo dica sul serio. - 
- Sei una persona emotiva ed impulsiva, sei furioso con me ed hai reagito così, di pancia! Io pure! Siamo pari! - 
Non so che senso abbia questo discorso, lui è fermo davanti a me e mi fissa esterrefatto mentre io cammino intorno senza guardarlo, mani ai fianchi, fremo. Fremo di rabbia, quella rabbia sempre trattenuta che poi esce e fa danni, danni atroci. Quella rabbia che investe di brutto. 
- Seb, mi hai colpito di reazione. Passerai dei guai per questo, forse ti sei giocato la stagione. Tu non credi di aver esagerato oggi? - Mi fermo, vorrei dire che era una reazione normale e ragionevole ma è vero che ho fatto una cazzata. 
Mi fermo, respiro a fondo e alzo la mano. 
- Ok, questo te lo concedo. Non sono stato professionale, ma ho danneggiato me stesso, a te sicuramente non importa molto, anzi sarai felice. - Sicuramente sarai felice, vincerai di nuovo il mondiale, di che ti preoccupi? 
Non lo pensi davvero Seb. Stai zitto. 
- Tu non pensi tutte queste cose. - Gli occhi gli vengono lucidi. Oh dannazione, smettila di piangere ogni volta.
Batto il piede per terra e scrollo le spalle girandomi teatrale, la rabbia torna a salire. 
- E piantala di piangere! Lo vedi che sei emotivo? Eri ferito e furioso con me, ammettilo che hai rallentato di proposito! - 
- Seb sei tu che mi sei andato addosso due volte ed una di proposito per farmi male! - 
- NON TI HO FATTO NIENTE E SAPEVO CHE NON TE NE AVREI FATTO! - Mi scaldo al fatto che possa pensare che volevo ferirlo davvero, non lo farei mai, ma se arriva a pensare questo forse siamo davvero al capolinea. 
Lewis sta zitto e mi guarda, cerca di trattenere delle lacrime che comunque ci sono. Sto odiando tutto di questo istante. Tutto. E quindi è meglio che me ne vada o questo divario diventerà incolmabile.
Sempre che già non lo sia. 
- Penso che entrambi abbiamo bisogno di rivalutare le cose a mente fredda. Capirai che hai agito in modo meschino dettato dai problemi che avevi con me. - 
- E tu capirai che sei un idiota? - Con questo me ne vado senza aggiungere nulla.
Fanculo Lewis. Di nuovo Fanculo. 

Quando sento la voce fastidiosa di Nico parlare in italiano a qualche giornalista o che cazzo ne so, do un calcio forte a qualcosa che era proprio sul mio cammino, la cosa schizza via e per fortuna mi vedono solo quelli del mio team, nel nostro box. 
Qualcuno si affretta a chiudere la televisione che trasmetteva e nessuno osa dirmi nulla. 
Ha rovinato di nuovo tutto. Di nuovo.
Giuro che se lo incrocio lo ammazzo quello stronzo di merda! 
Ma lui non me lo porterà via davvero! 
Mi chiudo nella mia stanza privata, mi piego in due e premendo un cuscino sulla faccia mi metto a gridare brutalmente e di pancia, buttando fuori ogni cosa. 
Com’è possibile? Come siamo arrivati a questo?”