*Lewis  e Seb si sono lasciati dopo un grande litigio, il primo reale. Le rispettive insicurezze hanno creato delle voragini fra loro, ma saranno davvero già al punto di non ritorno? Lewis è disperato e non ce la fa più, al punto che si sfoga con Toto e gli racconta tutto. Riuscirà a farlo ragionare e a dargli un punto di vista esterno e maturo? Il capitolo è interamente dalla parte di Lewis e purtroppo avremo come guest, Nico. Buona lettura. Baci Akane*

84. PAURA DI PERDERSI

lew nicolew toto

/Lew/

“Alzo le spalle e riemergo dall’asciugamano con gli occhi gonfi e piccoli.
- Circa. Non solo. Negli anni sono sorti molti problemi ma sostanzialmente la sua gelosia e la sua ossessione nei miei confronti è diventata insostenibile ed ovviamente dall’altra parte avevo Seb. Io... - Esito, la voce torna a tremare. - credo d’averlo amato da subito... solo che poi l’abbiamo vissuta da poco tempo. Alcuni mesi. - Sospiro e scuoto la testa tornando all’asciugamano sul viso. - Ed è già finita. Evidentemente non dovevamo provarci. Era meglio come prima a desiderarci senza prenderci. A girarci intorno senza... - La mano di Toto mi carezza la spalla, si avvicina a me con la sedia. Cerco di respirare profondamente e per questo smetto di parlare. 
- Nico ha portato scompiglio, vedo. - 
- Non è colpa sua, sono io che non so affrontarlo. Seb non dimostra le cose per non ferirmi, perché Nico era ossessivo e mi ha ferito molto, così lui soffoca la sua gelosia per non farmi male. Però ci soffre, capisci? È colpa mia che non so stare davanti a Nico senza sentirmi devastato, senza voler scappare, senza farmi influenzare da lui. Lui... lui mi ha demolito! - questo lo dico con un filo di voce fissando la scrivania davanti a noi, Toto mi dà la tazza non più fumante di thè vedendo che riesco a parlare un po’ meglio. 
- E Seb è ferito dal fatto che ti fa ancora male stare davanti a Nico? - Annuisco. - Avete litigato per questo? - Chiede paziente. Alzo una spalla con aria persa, assente, mentre torno ai giorni passati. 
- Era un periodo che le cose hanno iniziato ad andare male ed entrambi lo nascondevamo. Lui era ferito da questa cosa di Nico e non me lo diceva, io dal fatto che lui nasconde ogni cosa che mi riguarda come se si vergognasse di me. Lui è padre e mette il benessere delle figlie al primo posto. Non ama Hannah, si è messo con lei perché voleva una donna di cui si fidava e con cui stava bene con cui costruire una famiglia. Lui voleva una famiglia non una compagna. Però ovviamente per avere una famiglia serena, non può trapelare che sta con un altro e visto che tutto quel che facciamo viene notato in un attimo da tutto il mondo, lui non mette i miei regali e la cosa principale è nascondermi. Cioè non sono mai una sua priorità. Per me non è disposto a rischiare nulla di nulla. Non so se mi spiego su questa cosa... - Lo guardo realizzando che forse Seb non ha capito e mi sembra importante che capisca cosa mi ha ferito. Toto mi guarda calmo e annuisce riassumendo il caos che è uscito da me. 
- Certo. Vorresti che in certi casi ti mettesse al primo posto rischiando quello che per lui è sacro. Perché non ti senti abbastanza importante ed amato, no? - Abbasso gli occhi. Sentita così sembra una tale cazzata. Toto sospira. - Posso parlare apertamente? - Chiede dopo un po’. Io annuisco e lo guardo con ansia. - Per me il vostro problema è che siete insicuri. Non di quello che provate uno per l’altro, non penso. Ma siete insicuri di voi stessi. Il fatto che lui soffre delle tue reazioni davanti a Nico per me è perché ha paura che tu non lo ami abbastanza, non lo ami davvero o che tu possa non amarlo più un giorno. E idem tu. Questo tuo voler che lui si prenda dei rischi per voi... è che hai paura di non essere amato abbastanza da lui o che possa finire davvero. Ma così state rovinando quello che avete ora, che è un amore reale, giusto? - Annuisco subito con foga alla sua domanda, impossibile pensare il contrario. Toto sorride fraterno. - Allora se entrambi pensate che l’altro possa non amarvi abbastanza o stufarsi e smettere un giorno... che diavolo state facendo? È come non correre una gara perché sai che il tuo avversario è più forte e le condizioni della pista lo favoriscono. Rinunceresti ad una corsa per condizioni avverse? - Chiede poi sempre con la sua tipica calma. 
Scuoto la testa mentre shoccato da quanto ora è tutto cristallino mentre prima era un casino. 
- Allora vai e riprenditelo. I problemi li risolvete perché non sono davvero Nico o il suo nascondervi. I veri problemi sono la paura di perdervi. Ti sembra possibile lasciarsi per questo? - Vista dal suo punto di vista esterno ed adulto in effetti tutto è diverso e mi sembra di aver fatto una grande cazzata. Il solito casino per nulla. Il solito esagerato. 
E mentre penso questo, un enorme peso si leva perché so che me lo riprenderò. Mi riprenderò Seb e non permetterò a niente e nessuno di rovinarci, nessuna paura, nessun maledetto Nico. 
Ha ragione Toto. Che senso ha non correre perché forse potrei perdere una gara? Io corro. Sempre. E magari parto ultimo per dei problemi nelle qualifiche, ma corro comunque, cazzo!
È ora di crescere, Lewis. Lo dici sempre ma poi sei sempre il solito bambino stupido. 
Cresci. Ora. 
Mi alzo e abbraccio Toto di slancio, lo stringo forte, gli schiocco un bacio sulla guancia e poi corro fuori sperando di beccare Seb, col cuore in gola e la speranza viva, l’ansia, il desiderio, la preghiera.
Ti prego, fa che non sia tardi. Ti prego. 
Ci siamo desiderati così tanto che ora che ci siamo messi insieme, abbiamo paura di perderci e questo fa sì che ci perdiamo davvero. Viviamo ogni cosa come l’ostacolo deleterio, invece che per quello che è. La nostra paura che quella cosa ci abbatta. Ma non è vero. Non ci possiamo far fermare da queste cose. 

Sono in albergo quando mi scontro con qualcuno e spero sia lui, ma la corporatura minuta mi dice che non è Seb. 
Quando mi raddrizzo mi ritrovo fra le braccia di... cazzo. Fra le braccia di Nico. 
Oh fanculo!
C’è un momento in cui mi chiedo se il destino abbia senso dell’umorismo, Seb direbbe che è un vecchio ubriacone, il destino. 
Sorrido fra me e me alla battuta che avrebbe fatto, poi Nico sembra animarsi subito alla mia vista. 
- Oh Lewis! Che coincidenza incontrarti qua quando a casa non riusciamo mai a beccarci! - Ovviamente sa che lo faccio apposta ad evitarlo. 
Seb ha ragione, incide sulla mia vita. Incide ancora dopo tutto questo tempo. 
- A casa non ci becchiamo perché non voglio. - Dico apertamente e acido. Appena sento la mia voce rispondergli così quando fino ad ora mi ero limitato a dei ciao fra i denti, capisco che ce la posso fare. Che sono scappato come un idiota per niente. Che è solo l’idea che tutto questo sia troppo, che mi ritengo più debole di quel che sono.
O forse l’idea di perdere Seb per questo è più inaccettabile di dire a Nico una cosa che non credevo di poter fare. 
- Se non vuoi incontrarmi a casa dovresti cambiarla, no? Se rimani lì dopotutto ti va bene l’idea di ritrovarmi, di riallacciare... - 
Non c’è quasi nessuno, qualche paio di persone che vanno e vengono ma non si fermano e non ci notano.
Lo scenario intorno a noi è un albergo comune, zona ascensori e scale, nel corridoio in parte alla hall, meno in vista rispetto appunto al mega ingresso. 
- Quella è casa mia, non scapperò più per colpa di nessuno da nessun posto. - Rispondo subito mentre mi sento caricare mano a mano che riesco a dire qualcosa che avevo sempre pensato di dovergli dire senza successo. 
Nico rimane sorpreso ma sembra non turbarsi, continua con la sua vena velenosa. 
- È per questo che cerchi di evitarmi ovunque e che tremi ogni volta che sono nel box Mercedes o nelle vostre stanze? - gli cancellerei questa faccia con un pugno, ma per ora mi accontento di una cosa, mentre lo fisso negli occhi con questo fastidio che mi monta dentro. Penso a tutto il potere che ha sempre avuto su di me, come mi manipolava. Sono stato anche felice con lui, ma il dolore che mi ha inflitto mi ha fatto dimenticare quasi del tutto quella felicità. 
Uno raccoglie ciò che semina. 
Ha ragione su questo come Seb. Sono scappato e non avrei dovuto, ma pare che non sia mai tardi per rimediare agli errori. 
- Cosa stai cercando di fare, Nico? - Chiedo diretto fissandolo negli occhi. Il cuore in gola, la frenesia addosso. Non è facile affrontare ciò che ti ha fatto tanto male, i tuoi fantasmi. Lo faccio per Seb, lo faccio solo per lui. 
Nico, colpito dal mio coraggio e dal fatto che lo affronto a testa alta, fa un passo verso di me e mi prende la mano, io la tolgo di scatto indietreggiando, poi mi rendo conto che sto di nuovo scappando e torno avanti a lui a tu per tu, fino quasi a sfiorarlo senza però toccarlo. Nico torna a guardarmi di stucco per questo mio atteggiamento contrariato. 
- Mi chiedevo se è vero che è finita. Dopo un po’ e a mente fredda si ragiona più lucidamente. È vero che ti ho soffocato, anche se ero giustificato dal fatto che effettivamente eri innamorato di Seb, ma siamo stati anche bene insieme. no? Dov’è finito tutto quello che c’era di bello? - 
- E tu ne vuoi parlare qua così? - Chiedo scettico, mani ai fianchi, sempre davanti a lui a dimostrargli che non ho paura dannazione, non sono io quello che deve andarsene. 
Lui mi mette una mano sulla vita: 
- L’avrei fatto a casa ma è impossibile beccarti così sono dovuto venire qua. - Logicamente. 
Io gli prendo il polso e me lo tolgo di dosso, stringo e lo spingo piano ma deciso, poi basso e penetrante, parlando affettato, dico: 
- Se mi tocchi ancora ti rompo il polso. - Nico si irrigidisce e trattiene il fiato e conoscendolo credo si sia appena eccitato e la cosa mi fa vomitare. 
Lo lascio, faccio mezzo passo indietro per dimostrargli che non voglio avere niente a che fare con lui, prendo un respiro profondo e mi decido. 
Perché è ora e forse è vero che bisogna riuscire a guardare i propri fantasmi negli occhi e parlare apertamente e solo allora sarai guarito e ne sarai uscito davvero. 
- Una volta per tutte. È finita Nico. Siamo stati bene e ci siamo amati, ma l’amore si spegne se non è curato a dovere e tu ad un certo punto quell’amore l’hai soffocato. - 
- Vuoi dire che Seb non c’entra niente? - Dice stizzito. Sospiro. 
- Sì è vero. L’ho amato lentamente. Mentre l’amore per te si soffocava, il suo nasceva. Ma anche senza di lui sarebbe morto perché se un amore è forte non è possibile che un altro si infili così ed abbia presa. - Lo dico piano, affettato e ragionevole. Nico mi ascolta con gli occhi spalancati e l’ira che lo divora, quella voglia di contraddirmi, di dire che non ho ragione, non è vero. Ma forse una piccola parte di sé lo ammette, anche se gli brucia. 
Lo sto dicendo. Glielo sto dicendo. E ripetendo. E glielo dirò una volta sola adesso per sempre nella speranza che molli un po’ la presa e se invece dovesse insistere voglio sperare di riuscire a non scappare più, a non farmi influenzare, a non morire tutte le volte. 
Per Seb, perché lo merita. Perché ha ragione. 
- Mi hai amato ed ora non mi ami più davvero? - Lo guardo diretto, mi mette alla prova e credo lo farà sempre e non posso evitarlo ed impedirglielo.
Quello che posso fare è ignorarlo e andare avanti per la mia vita come se non esistesse, perché ormai Nico è morto. 
Forse mi farà sempre un po’ effetto perché è anche normale dopotutto. Ma riuscirò a convivere. 
Voglio sperare. Voglio riuscirci. Ci riuscirò. 
Così lo guardo negli occhi, prendo un respiro profondo, sollevo il mento con aria di sfida e orgoglioso, deciso e scandendo bene, dico: 
- È finita per sempre Nico. Fattene una ragione e lasciami in pace. - 
È come se affondassi una lama in lui su una cicatrice appena richiusa, riapro la ferita e sono sempre io a fargli lo stesso taglio. 
Ma non cedo, non esito, non torno indietro. 
Vedo la sua umanità perché questa volta non la trattiene, mi fa effetto. Se fosse stato umano prima forse sarebbero andate diversamente le cose, perché l’ho amato e non lo rinnegherò. 
- Non rinnego ciò che ho provato per te, ma ora le cose sono cambiate irreversibilmente. Trova il modo di stare bene senza di me, lasciami in pace, Nico. - 
Con questo mi volto e me ne vado, consapevole che ormai Seb non ci sarà più, che è impossibile ci sia. 
Spero di trovare un modo per riallacciare con lui. Che mi creda se gli dico che gli ho detto di lasciarmi in pace, che era tutto ciò che lui voleva. Che sono riuscito a dirglielo senza bloccarmi.
Mi sento tutto un fremito, tremo ancora ed il cuore impazzisce, ma sono felice. È euforia che mi fa correre verso l’esterno a prendere la macchina che mi aspetta con le mie valige già caricate. 
Respiro l’aria a pieni polmoni, ho fatto un’impresa, oggi. Ed è andata bene. 
È come quando devo scalare tante posizioni perché parto indietro, ma ci riesco e sono così orgoglioso di me. 
Lo sarai anche tu, Seb?

La sua chat aperta con l’ultimo messaggio della scorsa settimana, quando mi ha detto che ha esagerato nella reazione. Abbiamo smesso di scriverci ad un certo punto. 
Come abbiamo potuto accettarlo?
Ripenso a Baku, alla goccia che mi ha fatto infuriare. 
Come ha potuto pensare che io lo danneggiassi di proposito anche se presi male uno con l’altro? Non l’avrei mai fatto. E lui invece mi ha colpito di proposito con l’auto.
Ok Lewis ma non ti ha fatto nulla e sapeva che non ti avrebbe fatto nulla. È il gesto che ti ha ferito. Ma gli sono partiti i cinque minuti. 
Devo accettare i suoi cinque minuti quando vengono?
O magari devo fare in modo che non gli vengano con me. 
Fermo, vuoi agire come facevi con Nico? Tutto in funzione delle sue paturnie? Che lui era possessivo e aggressivo ma era colpa tua perché facevo quello che sapevo lo infastidiva?
Non è chiaro come dovrei gestire questa cosa con Seb, so solo che voglio risolverla in qualche modo. 
‘Dobbiamo parlare ancora.’ Scrivo solo questo. Credo che anche lui lo voglia. Sicuramente non gli sta bene che la facciamo finire in questo modo stupido. 
La macchina arriva in aeroporto, lascio che scarichino tutto per me e li seguo mentre mi conducono nel mio jet privato dove tornerò a casa qualche giorno. 
I problemi li abbiamo, come tutti. Quel che conta è la voglia di risolverli. 
È vero che non può arrivare a pensare certe cose di me e a reagire in certe maniere. Ed è anche vero che non può vivere sempre e solo per nascondermi senza rischiare nulla, ma non posso obbligarlo a correre rischi. Posso fare in modo che ne valga la pena. Che pensi ok, ne vale la pena. 
So che mi ama, ha solo paura di perdermi e di chissà quante altre cose che soffoca e nasconde perché è scemo.
Entrerò nel suo mondo ancora di più e vedremo insieme che si può fare.
Non sono disposto a lasciarlo andare perché lo amo troppo, ho affrontato Nico per lui e lo rifarei perché ne vale la pena. Non per me, ma perché credo che Seb ora sarebbe fiero di me e se gran parte delle cose che faccio le devo a lui, io devo riuscire ad aiutarlo allo stesso modo. Devo essere allo stesso livello che lui è per me. Perché so che mi ama, ha solo paura di amarmi. Ma mi ama. Mi ama davvero, lo so che mi ama. Mentre me lo ripeto toccando il telefono nella speranza di vedere una risposta che non viene, mi addormento sul sedile del mezzo che si alza in cielo alla volta di casa mia. 
Troverò un modo, ne sono sicuro. Lo troverò. Devo. 

Seb non ha risposto tutta la sera e la notte e sono molto preoccupato perché speravo che dopo averci pensato ed essersi calmato, trovando il mio messaggio mi desse una breccia, una possibilità. 
Lo speravo davvero. Ero anche piuttosto sicuro.
Forse se gli scrivo che ho affrontato Nico mi risponde, ma volevo dirglielo di persona. 
Voglio che capisca che per noi sono disposto a tutto e non mollerò mai.
Il mio lunedì è una merda autentica, faccio proprio schifo, sto chiuso in casa consapevole che qualche piano più su c’è quello stronzo di Nico, ma anche questo è giusto. 
Convivere coi miei demoni fino a che non mi faranno più effetto.
Fino a che non ci penserò più. 
Casa è un disastro, non ho mangiato e dovrei andare a fare la spesa. Solitamente ci sto poco a casa, quando ho dei giorni mi riempio di cose da fare, ma oggi sono qua in tuta sformata, la casa puzza, è in disordine e non ho ancora mangiato nulla e non so che ora è.
Mi sento sprofondare ora dopo ora.
Non può lasciare che finisca.
Prendo il telefono e mi decido a chiamarlo. Non volevo essere quello ossessivo, lasciargli tempo per capire, perché Seb è così. Deve solo rifletterci un po’. 
Sto per chiamarlo cercando di non far sembrare la mia voce sull’orlo del pianto, come poi è effettivamente.
Ok anche se sente che sto per piangere non fa nulla. 
Però proprio ora, esattamente in questo momento, con un tempismo sovrannaturale, suonano alla porta. 
La prima cosa che logicamente penso è che Nico sia tornato alla carica, così apro la porta di scatto, furioso, pieno di voglia di sfogarmi e di liberarmi ancora e ancora e ancora. 
Così spalanco la porta con l’aria di chi sta per mandare qualcuno a cagare, ma la voce mi muore in gola, sulla punta della lingua, in una smorfia sul viso che passa da rabbiosa a meravigliata e poi a commossa.
Spontaneamente le lacrime si affacciano agli occhi, la vista si appanna. 
Seb mi sta davanti con la valigia di ieri, è fermo lì, mi fissa con un’aria strana che non capisco subito, non decifro subito. So solo che è successo qualcosa, che la nostra vita sta cambiando di nuovo.
È tutto ciò che capisco in questi pochi istanti mentre rimango fermo. 
- Ho detto tutto ad Hannah. - E questo ha la portata di uno tsunami che ti investe senza che l’avevi visto arrivare. 
Quando pensi che una persona non possa più stupirti è bello ricredersi.”