*Dopo 10 anni di flirt, tira e molla, lacrime e risate, Lewis e Seb si ritrovano nella città dove in qualche modo si sono accorti che stava cominciando qualcosa ed anche se ci sono questioni non ideali di mezzo, Budapest è un ottimo motivo per mettere tutto da parte e ricominciare. Il fatto che Seb ed Hannah si sposino nel 2017 è una voce che correva in quel periodo mai confermata, ma io ho voluto sfruttarla ai fini della mia storia. Così come non so se veramente Budapest è speciale per loro, ma ho questa strana convinzione da un sacco di tempo! Buona lettura. Baci Akane*

90. LA NOSTRA CITTÀ

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/Lew/

“Mogyrorod. 
Sorrido al ricordo che mi suscita il GP di Ungheria. 
A 25 Km da qui c’è Budapest, il primo campionato insieme, io e Seb ci siamo fatti una promessa. Che saremmo tornati insieme a visitare Budapest perché quell’anno c’era Nico, così come tutti gli altri dopo. Alla fine non abbiamo mai mantenuto quella promessa. 
Dopo che ci siamo lasciati io e Nico, penso che sia sempre successo qualcosa per cui non potevamo andarci mai, di sera a Budapest. Serate, eventi, cene, impegni. 
Che poi parliamo di un anno, l’anno scorso. 
Mi sembra una vita che Nico se ne è andato dalla mia vita, in realtà fino ad un solo anno fa era sempre tutto un gran casino. 
È da due settimane che non lo vedo perché hanno voluto fare un matrimonio senza festa né nulla, solo una firma in comune e poi una cena di quelle tutte belle da sogno, ma più per la famiglia. 
Nessuno ha saputo nulla, un paio spargono delle voci, ma niente di confermato. 
Sebastian Vettel si è sposato con la storica fidanzata Hannah Parker dopo che per anni sono solo stati fidanzati. Cosa sarà mai successo?
Lasciamo perdere.
Così niente, l’hanno fatto in fretta e furia e non lo vedo da Londra, non mi piace stare così tanto senza vederlo ma mi rendo conto che è normale perché ci vediamo durante i GP non è che ci vediamo in extra, non avrebbe senso. Ci organizziamo durante le vacanze e a tal proposito penso già che dopo l’Ungheria ci sarà la pausa di un mese e mi ha promesso di andare al mare da qualche parte. Possiamo andare in barca...
Quello a cui penso sinceramente è ora, comunque.
L’ultimo GP prima della pausa ed il primo del dopo matrimonio, il primo dopo che abbiamo ufficialmente rischiato lo sputtanamento globale.
Poi ci ho pensato bene, poteva decretare la fine del nostro rapporto il venire allo scoperto, so che sono incosciente ma penso che Dio abbia di nuovo operato nel migliore dei modi. 
Insomma, proiettili sfiorati e tutto, però penso sempre che avremo un mese di pausa dove ci vedremo per alcuni giorni in barca credo e basta... non so, penso che potrebbe di nuovo cambiare tutto, perché fra noi niente è mai rimasto troppo uguale. 
Così l’ansia che di nuovo cambi tutto mi assale mentre penso che voglio quel famoso giro romantico per Budapest con lui. 
Dopo 10 anni. Ma va bene. 

Chissà se se lo ricorda di quella promessa che non abbiamo mai assurdamente mantenuto. 
Dieci anni dalla prima volta che ci siamo resi conto che ci volevamo toccare, ricordo il giorno in cui ci siamo messi a correre insieme.
Riguardo questo percorso che sto facendo ora e mi chiedo se lui lo sa, se l’ha fatto altre volte negli anni successivi... 
Passano anni senza che ripensi ad una cosa particolare che per te ha significato tantissimo e poi un giorno in uno stato d’animo strano ci ripensi e ti fai delle domande stupide.
Forse mi sento malinconico perché non lo vedo da Londra e poi si è sposato con Hannah che non significa nulla a livello sentimentale, specie per me e per lui. Però forse una parte di me sperava che succedesse a noi due, anche se razionalmente so che è quasi impossibile e non so... ma sogno mentre corro per questo percorso nella cittadina che ospita il GP. Sogno e sospiro mentre mi fermo alla fine del percorso per gli sportivi che si cimentano in queste cose, oggi sono venuto a correre di sera appena arrivato, ufficialmente non siamo ancora all’hotel del GP perché siamo a mercoledì. 
Siamo al tramonto ed invece di cercare un posto dove mangiare e vedere se Seb è arrivato, mi metto a correre. 
E penso a lui. 
A noi. 
Potevamo vivere insieme, sposarci, non doverci nascondere. Dopo un po’ la gente si sarebbe abituata, avrebbe pensato ad altro e poi dopo un po’, forse, ti abitui anche tu. Chi lo sa. 
Faccio stretching puntando il tallone sullo schienale di una panchina, ho la musica alle orecchie e non sento il mondo circostante, ansimo per la corsa, poi due mani che mi coprono gli occhi mi fanno prendere un colpo. Colpo che ci resta poco perché poi sorrido subito e mi giro gettandogli le braccia al collo senza nemmeno bisogno di assicurarmi che sia lui.
Seb mi abbraccia e mi solleva un paio di centimetri mentre io nascondo il viso contro il suo collo, sudato come il mio. 
- Come sapevi che ero qua a correre? Non corro mai di sera! - Dico togliendomi le cuffie che cadono sul collo. Lui ride -Dio amo il suo sorriso- e si siede pesantemente invece di fare stretching come si dovrebbe fare. Io mi siedo con lui e mi aggancio al suo braccio fregandomene se qualcuno ci riconosce. Per il momento nessuno si ferma e ci nota, qualcuno corre, ma passa oltre. Siamo anche un po’ camuffati con cappellini e quant’altro.
Seb controlla tutti quelli che arrivano, ma non mi scansa. 
- So che arrivi sempre di mercoledì in città, come me. E so in quale albergo stai prima di andare in quello ufficiale... - 
- Sì ma come hai fatto a sapere che non ero lì in camera o da qualche altra parte? - Chiedo come se fosse la cosa più importante. Lui ride ed alza le spalle semplice come se raccontasse una barzelletta: 
- Ti ho chiamato e non hai risposto, se ti chiamo rispondi sempre a meno che tu non sia arrabbiato con me, ma sapevo di non aver combinato nulla. - 
- A parte che ti sei sposato... - Puntualizzo spontaneo. Lui scoppia a ridere ancora. 
- Sapevo che ti sta qua la cosa! - 
Arrossisco e gli pizzico il braccio senza lasciarlo andare. 
- Un giorno la digerisco! - 
Lui mi guarda dal fianco, oltre la sua spalla dove appoggio con la guancia, stiamo per baciarci e siamo all’aperto ma so che non lo farà, di certo io non mi tiro indietro. 
- Cosa digerisci? - 
- Che puoi sposarti con lei ma non con me! - La dico apertamente perché tanto è inutile fare finta di nulla e nascondere, questo è il mio punto di vista. Penso che potrebbe seccarsi di questi discorsi, però ridacchia e poi strofina la punta del naso col mio in un gesto tanto tenero quanto avventato visto che non è inverno e non siamo troppo imbacuccati. 
- Sai che vengo sempre a correre qua quando vengo in Ungheria? - E che c’entra questo? 
- Anche io... - 
- Ma tu correvi in un altro orario dopo che Nico ha iniziato a fare lo stronzo... - 
- Lo facevo per far funzionare la nostra relazione... sapevo che non era scemo e... - 
- E così io devo sposare Hannah per il bene delle nostre bambine, non mi sembra una cosa stupida. - Sospiro e chiudo gli occhi, premo la fronte sulla sua spalla, sospiro ancora, ricaccio questa voglia di gridare e di sovvertire le regole naturali del mondo e poi torno a guardarlo con un sorriso dolce e malinconico insieme. 
- Hai ragione, non lo dirò più. - 
- Questo percorso significa molto per noi, per questo lo evitavi quando stavi con Nico. - Annuisco. 
- Abbiamo capito che c’era un interesse particolare fra noi due correndo qua quel giorno... - 
- E ci siamo detti che un anno saremmo andati a Budapest. - Il fatto che ricordi le stesse cose a cui pensavo mi fa capire che vuole le stesse cose, sogna le stesse cose, prova le stesse cose. Ma considera più cose di me, lui guarda il quadro completo e riesce a fare ciò che va fatto. È più maturo, forse. Come è cambiato. 
Una volta non voleva pensare ad impegni e promesse. 
- Pensavo l’avessi dimenticato visto che non ci siamo mai potuti andare. - Il paesaggio davanti a noi si scurisce a vista d’occhio e tutto intorno diventa inquietante, ma il cielo si tempesta di stelle ed è maledettamente bello. Appoggio la testa all’indietro oltre che nella sua spalla e Seb intreccia le dita alle mie in questo gesto romantico. Anche lui guarda in alto, il cielo che piano piano si arricchisce di stelle. 
- Mai dimenticato. È solo che capivo c’erano un sacco di complicazioni. - 
- Quelle ci saranno sempre... - Rispondo io capendo dove vuole portarmi con questo discorso paziente e pacato. Ed adulto, estremamente adulto. 
- Però oggi niente ci impedisce di andare a Budapest insieme per una cena romantica e visitare la città di notte. - A questo scatto dritto sulla panchina e mi giro verso di lui con un sorriso da un orecchio all’altro, il cuore che batte forte nel petto. 
- Davvero? - Annuisce con un’aria di chi sapeva che avrei reagito così e si avvicina a me perché ora è buio ed anche se passa qualcuno non capisce che siamo noi. 
Si ferma davanti alle mie labbra: 
- Non ho mai smesso di sognare quell’appuntamento... - Così io parto in quarta con l’emozione che esce come al solito dagli occhi, lo abbraccio di slancio e lui ricambia appoggiando la testa alla mia. Lo amo così tanto che non importa come, basta stare insieme. Mi va bene tutto. 
Anche lui ha dovuto sottostare alle regole che imponevo io per colpa di Nico, ne ha ingoiate tante dopotutto. Ed ora si è rivoluzionato completamente per me, ha ammesso che l’amore esiste e che vale ogni rischio e che forse dura se noi lo facciamo durare. 
Si sposa per amore delle sue figlie e per proteggere sia loro che noi, perché so che sono incosciente a volere che tutti sappiano, che forse finirebbe male e che le cose stanno andando nel modo migliore grazie agli enormi sforzi che fa. 
Così basta fare il bambino, è ora di crescere e di aiutarlo. Amore mio, il mio tesoro. 
Gli prendo il viso fra le mani e gli bacio le labbra leggero, incosciente ma sicuro di non essere visto grazie ad un buio complice. 
- So che ogni cosa che fai è per me e per le tue figlie, le cose più preziose della tua esistenza. E so che fai degli sforzi inumani e che hai sopportato cose inumane anche per colpa mia. Ma ora siamo qua insieme e lo faremo funzionare. Tireremo fuori il meglio da ogni momento e non importa se non è tutto perfetto come dovrebbe essere. Per noi sarà la cosa più bella di tutte. - 
Seb sorride dolcemente mentre gli occhi sono sicuro gli brillano. 
- Sei il solito romantico, ma l’hai detto di sicuro meglio di come potevo dirlo io. - Così incuriosito e divertito dal fatto che sdrammatizza anche questo, sempre davanti alle sue labbra, rispondo: 
- E come l’avresti detto, tu? - 
Lui ci pensa, piega la testa e solleva la mano sinistra mostrandomi l’anello, il braccialetto e l’orologio. Così io rido e scuoto la testa baciandolo ancora. 
- Sei perfetto come sei, non cambiare da così! - 
- È la cosa più carina che potevi dirmi! - Ridacchio e lo bacio ancora, non smetterei più anche perché è una sensazione così bella farlo all’aperto
- Conosco un ristorante meraviglioso che è lungo il Danubio, non ci sono mai andato perché dentro di me speravo un giorno di venire con te e mantenere quella promessa. Ti va di andarci ora? - Seb guarda l’ora staccandosi un po’ da me, l’ora di cena è passata e siamo in tenuta sportiva e probabilmente si fa qualche conto, però domani non abbiamo impegni particolari perché c’è solo il giro della pista e la conferenza iniziale, poi non ci sono grandi cose da fare il giovedì. Così anche se stiamo fuori tutta la notte non importa. 
annuisce, si alza e mi tende la mano, io la prendo e salto su come un grillo. 
- Pensi di riuscire a battere il tuo record personale e stare dieci minuti a prepararti invece che i tuoi soliti 90? - 
Ci accompagna il suono delle nostre risate, mentre facciamo battute e torniamo camminando. Faremo tardi al ristorante ma è meglio perché sarà aperto solo per noi e nessuno ci darà retta, magari. E anche se fosse, anche se ci riconoscessero sono pronto a tutto se lui lo è con me. E lo è di sicuro, dopo quello che ha rischiato per non lasciarmi. 
Ormai so per certo che possiamo superare tutto, prima potevo sperarlo ma non avere la certezza matematica, ora lo so, ora non ho dubbi.”

/Seb/

“Sebbene non ci metta dieci minuti, ce ne mette venti e non è male. 
Io ce ne metto cinque, in compenso.
Tanto mi do una sciacquata veloce, non è che devo farmi chissà cosa. Non so come fa a stare sempre tanto.
Quel che conta è comunque che Budapest notturna con lui è diversa dalla Budapest notturna con chiunque altro, pure da solo. 
Il ristorante sembra molto bello, con la vista sul Danubio che già solo questo vale tutto. 
Il problema subentra quando vogliamo entrare senza essere riconosciuti, essendo notte ed estate non è che possiamo imbacuccarci per non sembrare noi, per cui decido di occuparmene io. Lascio Lewis in macchina, fuori, ed entro per primo per testare la situazione. Quando grazie all’ora tarda vedo che il ristorante è praticamente vuoto, con pochissima gente che rimane a bersi qualche digestivo o caffè, chiedo un tavolo per due in una zona appartata che sia anche affacciato sul Danubio. 
La richiesta di per sé non è molto stravagante perché probabilmente in tanti fanno richieste così. Ho gli occhiali scuri anche se è sera, non che questi mi prevengano dall’essere riconosciuto, ma la cameriera ci mette un po’, mi scruta perché sembro un vip forse, ma non ne è certa e non riesce a collegarmi, così non dice nulla e mi porta ad un tavolino pronto. 
Mi dice che però la cucina chiude fra poco ed io a questo punto gioco la carta monetaria, evito quella VIP. 
- Paghiamo molto bene. - Lei così ha certezza che non sono uno qualunque, però non approfondisce, non può chiedere chi sia.
Se questa seguiva la F1 erano guai ed essendo tardi molti colleghi se ne sono andati, per cui forse ce la caviamo.
Il bello di noi piloti è che se non giriamo con le tute ed i vestiti con gli sponsor ed un casco non ci riconoscono sempre, se non ovviamente i veri fan. 
Pensando che forse ce la possiamo cavare, scrivo a Lewis di entrare e gli dico quando non c’è nessuno in sala per poterlo fare come un ladro senza essere notato. 
Lewis entra veloce e di corsa a testa bassa con una mano sulla faccia come se avesse mal di testa ed un cappellino dei suoi, senza marca Mercedes. 
La cosa mi fa ridere perché so che a lui di solito non importa essere riconosciuto, è uno che ama la gente, le feste, la vita e che se è riconosciuto non fa un dramma. 
Si siede e sospira come se avesse fatto un percorso di guerra:
- Quindi non ti ha riconosciuto? - Chiede ansioso. Gli ho messo io questa fissa, ora. A lui non importava. Rido all’idea. 
- No, penso che non segua la F1, ha capito che forse sono un VIP, ma non credo d’avere l’aria da VIP. - In effetti mi presento col mio stile semplice, la barba un po’ corta, un taglio normale, abiti classici, niente di esagerato. Jeans, una maglietta nemmeno firmata. 
Lewis ovviamente si nota di più, perché lui ha questo stile tutto esagerato di abiti colorati e stravaganti, le capigliature sempre alla moda ed il suo viso è di sicuro uno dei più famosi del momento. 
- Sai, forse sei più riconoscibile col cappellino e gli occhiali scuri che senza. Non ti vedono quasi mai senza nulla... potresti avere più successo se... - Ma non finisco di parlare perché si tira su il menù davanti alla faccia e capisco che arriva la cameriera, così scoppio a ridere di gusto pur davanti a lei che ci rimane male. 
- Scusa, non volevo, perdonami. - Lei non sa come comportarsi ovviamente. - Cosa consiglia la casa? - Chiedo per farla breve, lei si distrae per ricordare il menù e così snocciola una serie di piatti a base di pesce. Con un calcio a Lewis chiedo se va bene quello che scelgo io e lui annuisce senza che abbia ascoltato una parola. 
Così dico alla cameriera di portarci quei piatti e da bere chiedo un vino che si abbini bene, perché è mercoledì e domani ancora non saliremo sulle macchine, non è un problema bere un po’ di vino a cena se c’è il tempo di smaltirlo. 
- Sai Lewis, così se prima c’erano dubbi hai dato solo certezze! - 
Dico poi dandogli un colpetto al menù ancora davanti alla sua faccia. 
- Su cosa? - 
- Che sei famoso! Adesso farà di tutto per capire chi sei! - 
- Ma che dovevo fare? E se mi riconosceva? Guarda che sei tu quello fissato col non far sapere a nessuno! - Sospiro e chiudo gli occhi togliendogli il cappellino e gli occhiali scuri e butto su un altro tavolo anche il menù. 
- Piantala, non puoi fare così tutta la sera! - Dico seccato. 
- Ma tu mi dici sempre che guai se ci riconoscono! - Polemizza. 
La cameriera torna con i calici da vino ed una bottiglia di bianco che apre professionale e Lewis si fa venire il torcicollo per girarsi dall’altra parte per non farsi vedere. Non gli dico che il riflesso del vetro della finestra mostra benissimo il suo viso comunque. 
La cameriera capisce che sta cercando di non farsi riconoscere e che quindi lui deve per forza essere uno famoso, vorrei dargli una testata. 
Mi sta rovinando la cena, volevo fare qualcosa di bello e romantico e lui è un idiota. Non era così idiota prima!
Quando va via cerco ancora di non sotterrarlo di insulti e quindi provo a trattenermi. 
- Sai. Se ci riconoscono si fa quello che fanno tutti in questi casi. - 
- Scappiamo? - Dice lui spontaneo e serio, a questo mi viene da ridere e si smolla la mia tensione. 
- No idiota, si dice che si sbagliano e che siamo due che gli somigliano! - Lewis ci ragiona, sa che si fa così quando non hai voglia di dire che sei davvero tu, però probabilmente l’ho rincretinito io. - E poi sta tutto nell’atteggiamento. Spesso uno capisce che ha davanti un VIP solo per il suo modo di comportarsi. Se tu ti conci da persona normale e ti comporti da persona normale, anche se magari ti riconoscono non penseranno mai che tu sei tu perché appari troppo normale. - Sospira e annuisce strofinandosi le tempie. - Smettila di preoccuparti. Tutt’al più paghiamo il suo silenzio, ma questa non segue la F1. - Cerco di tranquillizzarlo e così scuote la testa, annuisce e prende il calice di vino porgendolo verso il mio, lo prendo a mia volta e aspetto perplesso per capire se si godrà la serata o meno. 
- Hai ragione, ci sono sempre soluzioni. Devo smetterla di preoccuparmi o manderò a puttane la serata che aspettavo da un sacco. - Poi si corregge: - Da 10 anni! - Io ridacchio ricordando che dieci anni fa eravamo qua a correre insieme e ad interagire. 
- Ricordi ancora quel bar? Dove facevamo colazione di nascosto? - Gli chiedo contento che inizi a rilassarsi e che torni il mio adorato Lewis. 
- Ovviamente ci vado sempre. - 
- Ci sei tornato con lui? - Non serve che lo nominiamo, lui scuote la testa. 
- Assolutamente no. - Ogni tanto ci siamo tornati io e lui insieme. Nel corso degli anni abbiamo fatto cose insieme comunque, dipendeva dai periodi. Correvamo insieme di nascosto, colazione insieme di nascosto, niente più di questo e non sempre perché aveva paura di farsi scoprire da Nico, però lo facevamo.
La cena a Budapest era troppo evidentemente, ce la siamo promessa ma non abbiamo mai avuto il coraggio per così dire. Non so se era coraggio o coscienza. 
Quando ci porta l’antipasto, Lewis comunque non si volta verso di lei ma smette di nascondersi, lei lo scruta ma non vedo niente che si accende nell’osservarlo, comunque non ha una visuale completa. 
Per fortuna questa non sa cos’è la F1. 
- Se dovessero riconoscerci cosa faresti? - Mi chiede dopo, prima di attaccare la tartare di tonno. 
Alzo le spalle con semplicità mentre cerco di riportarlo alla normalità, consapevole che se gli è venuta questa fobia è colpa mia. 
- Che siamo amici contrariamente a quel che pensa la gente che ci vede solo rivali e che ogni tanto ci piace andare a mangiare insieme. Non è che dobbiamo tenerci per mano e pomiciare, no? - Chiedo preoccupato che ora si metta a fare anche questo. Lui finalmente ride e si rilassa. 
- Pensavo ad un limone duro ma se vuoi posso trattenermi fino ad un posto più appartato! - 
- Grazie! - 
Lewis ride ancora e così finisco per rilassarmi del tutto mentre iniziamo a mangiare e a goderci davvero sia la cena che la serata in generale. 
Dopo aver appurato che è tutto buonissimo, Lewis indaga su come è andata a casa anche se sa già tutto perché passavamo ore al telefono. 
Gli racconto di nuovo cose che già sa e lo rendo partecipe perfino delle cagate più assurde e gli faccio vedere le foto e penso che preferisca così. Io odierei sapere tutto del suo matrimonio, anche se finto, ma lui è diverso. 
Non so, forse perché è più curioso di me o forse perché se sa tutto, può anche capire quanto e se deve preoccuparsi. 
Vede che è stato tutto molto semplice ed informale, com’è il nostro stile alla fin fine. 
- Pensi che qualcuno noterà che siete sposati? - Alzo le spalle. 
- Sarebbe anche meglio per noi. No? Sai, se uno è sposato poi può flirtare con chi vuole, penseranno sempre a qualche gioco perché è sposato, no? - Mentre dico questo scherzando, i suoi occhi hanno un guizzo nettamente di sofferenza e capisco di avergli ricordato una delle cazzate di Nico. 
- Non voglio relazioni finte per rincretinire gli altri. Tu ce l’hai per un motivo nobile e specifico e se io vorrò essere padre lo farò, ma per ora no e non ci penso per altri motivi. Se mi vedono flirtare con te, penseremo a qualcosa! - Dice subito cercando di metterla sullo scherzo per non appesantire la situazione. Io alzo le spalle ed annuisco affrettandomi a scherzare a mia volta per non rovinare io tutto ora. 
- Possiamo sempre dire che ci hanno confuso per altri! - 
- Anche nel circuito di F1 con le nostre divise? - Chiede lui ridacchiando. 
- Soprattutto lì! Qualche fanatico ci ha rapito e preso le nostre sembianze chirurgicamente! - Comincio ad inventare una storia assurda fantascientifica a cui lui sta dietro aggiungendo dettagli, e così mentre ridiamo e ci divertiamo con cazzate, la cameriera ci porta i piatti e lui non si accorge di averle sorriso rilassato alla sua maniera. Ed io sono felice che sia sé stesso, anche se si corrono dei rischi.
Sbagliavo a voler controllare e soffocare tutto per un bene superiore. A volte devi solo vivere e lasciarti andare. C’è il tempo di tenere le cose in pugno e c’è quello di aprirlo, quel pugno.
Ora apro la mia mano mentre lui me la prende e siamo felici così.”
 

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NOTE: infine volevo spingervi a cliccare sul mio sito per vedere di cosa parla il mio libro, pubblicato ai primi di Maggio, in vendita online ed in libreria. Il gioco del diavolo. Un giallo-noir-thriller. www.astridbasso.it