*Il loro romantico appuntamento a Budapest continua nel migliore dei modi, una serata speciale per un'occasione speciale per entrambi, che sicuramente non dimenticheranno più. Finalmente è tutto perfetto, fluff a volontà. L'idea che l'Ungheria sia speciale per Seb e Lewis è completamente mia, non so bene nemmeno come mi è venuta su onestamente, ma è diventato un punto fermo nella mia immaginazione su di loro tanto che l'ho inserito in ogni fic! Mi sono andata pure a cercare le piazze principali di Budapest (non ci sono mai stata ma un giorno lo farò) ed ho studiato al meglio quella che per me poteva essere perfetta per la scena che leggerete, Piazza degli Eroi. Preciso che non essendoci mai stata non so se è fattibile ciò che ho scritto, spero non sia tanto impossibile. Ho messo anche qualche foto della piazza e di Budapest per farvi avere un'idea quando leggerete. Buona lettura. Baci Akane*
91. DIECI ANNI
/Seb/
“Il battello che fa il giro sul Danubio non avrebbe corso se non allungavamo una mancia generosa ed hanno di nuovo intuito che non siamo gente comune, ma Lewis rimane col suo cappellino calato sugli occhi ed in disparte, mentre io ho un viso così semplice che non posso essere famoso.
Così il giro a notte fonda, anzi mattina perché siamo alle due di notte, inizia sul Danubio, su un battello completamente vuoto, in un’aria un po’ fresca che ci fa coprire con una giacchetta che ci siamo portati per camminare, immaginando che poteva essere fresco ad una certa ora anche al 26 Luglio.
Ci accoccoliamo uno vicino all’altro, il mio braccio intorno alle sue spalle mentre lui riprende col cellulare le meraviglia che il giro ci presenta.
Meraviglie che non si può nemmeno immaginare finché non ci sei davanti, finché non le vivi. E forse è speciale perché sono qua con lui a farle, sul serio.
- Hai paura che tutto cambi di nuovo? - Chiede Lewis dando voce a quelle che sono le sue, di paure. Io ci penso mentre ammiriamo lo spettacolo che si srotola intorno a noi.
- Tutto cambierà di sicuro. Perché niente rimane uguale per troppo tempo. Perché la natura umana è portata ad abbracciare il cambiamento. - Sono diventato filosofico da quando è successo quello a Michael, perché mi ha cambiato e mi sono reso conto che anche Lewis mi ha cambiato, e le mie figlie, ed ho capito che ci saranno un sacco di altre cose che mi cambieranno.
- Di cosa hai paura? - Chiede ancora appoggiando la testa contro il mio petto mentre lo tengo abbracciato a me.
- Di perderti. Di perdere te e le mie figlie. -
- Ed hai paura che ci scoprano? - Sicuramente è una delle mie paure più grandi.
- Quella paura c’è perché potrebbe allontanarci, potrebbe portarmi a perdere te e le bambine in qualche modo. Non perché ho paura di quel che provo per te o perché mi vergogno. - Lo puntualizzo perché so che siamo stati ossessionati da tutto questo discorso e l’abbiamo affrontato, ma oggi gli ho dimostrato che possiamo vivere una relazione anche al di là dei circuiti.
Il battello è piuttosto stabile, il Danubio non dondola e non c’è vento, sia pure comunque non faccia proprio caldo.
Gli edifici che si affacciano sul fiume sono illuminati da luci meravigliose e noi ammiriamo tutto, fa video ed io lo tengo stretto a me.
- Lo so che non ti vergogni di me. - Fa poi strofinando la testa contro il mio collo. - Anche io ho paura che qualcosa possa allontanarci. - Lo so.
- Ma stasera stiamo avendo un appuntamento e non ci stiamo rovinando in nessun modo. E non siamo nel circuito al sicuro nelle nostre stanze. - Gli faccio notare. Lui solleva la testa e mi guarda da vicino, i piedi sul ferro davanti a noi. - Stiamo facendo la coppia senza paure ed influenze. - Lui a questo punto capisce e sorride dolcemente e luminoso.
- Ci possiamo riuscire. - Fa allora. - A trovare il nostro equilibrio e a vivere tutto quello che conta per noi nel modo giusto. - Annuisco e gli sfioro le labbra.
- Basta volerlo, sta a noi farlo funzionare. - Questo lo direbbe Michael. Le persone che ti cambiano la vita rimarranno per sempre con te in qualche modo, dentro in profondità continueranno a parlarti e a guidarti. Non è vero che le perdi, non davvero. E so che se io e Lewis dovessimo allontanarci in qualche modo, rimarrebbe una voce dentro di me a guidarmi nel resto della mia vita.
- Ti amo Seby. -
- Ti amo Lew. - Le labbra si uniscono del tutto, le schiudiamo, ci intrecciamo e ci baciamo in questo splendido scenario, in una serata romantica a Budapest che è appena diventata la nostra città. Con Lewis che gira il telefono per filmare anche noi che ci baciamo ed io sorrido perché me ne accorgo, ma glielo lascio fare perché è bello rivedere questo filmato quando ci mancheremo.
La possiamo far funzionare, ne sono sicuro.
Dopo il giro sul battello facciamo una lunga passeggiata per Budapest che di notte merita anche dalla terraferma, è tutto deserto perché siamo in piena settimana e la gente normale domani lavorerà, qualcuno passa, poche macchine e noi camminiamo sereni per le strade, mano nella mano perché so che a lui piacciono queste cose e a me non secca. Sono abbastanza tranquillo qua perché non ci sono tanti giornalisti e paparazzi in giro, insomma è una città molto tranquilla e l’ideale per i vip, un po’ come la Svizzera. Molti vip ci vivono per questioni fiscali però puoi girare abbastanza serenamente che non ti immortalano ogni passo che fai, come invece capita a Monaco.
Ovviamente guardo sempre quando vedo qualcuno in lontananza, però se non ci notano non faccio nulla. Lewis lascia la mia mano girando la testa dall’altra parte quando incrociamo due giovani che potrebbero riconoscerci. Non è detto che se sono giovani seguano la F1, però c’è quella possibilità. Sembravano scrutarci, ma forse lo facevano perché ci tenevamo per mano.
Quando passiamo e svoltiamo l’angolo gliela riprendo io la mano e lui mi regala il suo splendido sorriso.
Ci stiamo adattando alle fisse uno dell’altro e stiamo andando bene. Forse non andrà sempre così bene, ma se ci pensi abbiamo qualche amico di cui possiamo fidarci e riflettendoci gliene parlo mentre ammiriamo i palazzi illuminati per la notte, Lewis fa foto un po’ al paesaggio ed un po’ a noi due insieme. Io lo lascio fare. In realtà amo viziarlo.
- Sai, ne ho parlato con Kimi... - Lewis mi guarda sollevando un sopracciglio.
- Cioè ti sei confidato con The Iceman? - Dice ironico. Io rido.
- Sai che è Iceman solo col pubblico ed i media! In realtà è molto divertente! - La risata di Lewis scoppia nell’aria e mi fa letteralmente morire. Come amo quando ride così.
- Ma ti ha anche risposto o hai parlato solo tu e lui ha ascoltato? - Insiste ancora ridendo, così lo sgomito allontanandolo, lui si lascia andare saltellando di lato mentre arriviamo in una delle piazze più belle di Budapest.
Piazza degli Eroi si apre a noi bellissima, spaziosa ed illuminata, noi continuiamo a giocare a spingerci e prenderci in giro.
- Smettila, mi ha dato dei consigli preziosi! -
- E che ha fatto quando gli hai detto che stai con un uomo? - Non prende nemmeno in considerazione che io possa avergli detto che è lui il mio amante. Mi conosce proprio bene.
- Niente! E che doveva fare? - Lewis si piega in due teatrale e continua a ridere un sacco, cosa che mi contagia perché vorrei difendere l’onore del mio amico, ma non c’è verso perché mi fa ridere anche a me il modo in cui Lewis parla di lui.
- Ah non so, sei tu che hai detto che avete parlato! - Così visto che non la smette inizio a tirargli delle finte sberle che gli sfiorano la testa, una di queste gli fa volare il cappellino e lui reagisce cominciando coi pugni volanti, ovviamente nessuno mi colpisce, io li paro ma lui non cerca di andare davvero a segno.
Così facciamo della finta boxe per questa splendida piazza e ci prendiamo in giro a vicenda:
- E l’abbiamo fatto! - Replico ridendo.
- A monosillabi? -
- Mi ha detto di mettere i pro ed i contro su una bilancia e di vedere cosa preferivo. Se perderti oppure scendere a compromessi per stare con te lo stesso! -
- Ovviamente, usa la logica Luke! La forza è superata! - Prende in giro Kimi citando Guerre Stellari e ovviamente vorrei davvero difenderlo più seriamente ma smetto di cercare di colpirlo perché devo ridere e lui mi colpisce sulla pancia che a momenti vomito, ma non è fortissimo.
Ululo lamentandomi e lui mi abbraccia scusandosi mortificato.
- E che ti fermi a fare? Pensavo parassi, scemo! - Esclama rimproverandomi.
- Il pugno l’ho beccato io e vengo anche sgridato? - Dico lamentandomi mentre sono piegato e mi massaggio lo stomaco. A momenti vomito davvero...
- Povero amore mio! - Dice scivolando giù, mi alza la maglietta e mi bacia la pancia. - Un bacino e passa tutto! - Così mi viene in mente una delle nostre battute, abbiamo già giocato così e mi sono raddrizzato dicendo:
- Ehi, mi hai colpito più in basso, sai? - Dico prendendomi la cinta dei pantaloni, lui se lo ricorda e ride tornando dritto.
- Ti devo fare un pompino in piazza? - Io mi guardo intorno e per un momento ci penso, cioè non è una cosa da me e lui sicuramente lo farebbe, ma il senso di trasgressione è alto. Cioè non ce l’ho mai avuto sinceramente, ma farmi fare un pompino da Lewis in piena piazza a Budapest?
Sicuramente sarebbe una di quelle cose indimenticabili!
Così mentre cerco un posto più adatto, vedo le colonne del Monumento del Millenario, dove ci sono le statue dei condottieri dietro al monumento principale centrale.
Credo di fare un’espressione inquietante e molto, molto maliziosa mentre Lewis impallidisce e si ferma pensando che io sia impazzito.
- Cioè lo vuoi sul serio? Seby guarda che non devi dimostrarmi nulla, sai? -
Ma Seby non vuole dimostrare nulla.
Seby vuole solo fare una cosa totalmente fuori dal proprio registro per ricordare per sempre questa notte speciale. E ci puoi giurare che la ricorderò!”
/Lew/
“E poi mi prende la mano e mi tira dietro il monumento principale della piazza, verso le colonne e le statue retrostanti che si aprono in semicerchio da un lato e dall’altro.
- Seby, sei matto! Siamo comunque troppo esposti! - Mi tira per mano verso uno dei semicerchi di statue issati su un piedistallo di marmo unico che leva da terra circa due metri ad occhio e croce. Le statue stanno poi fra una colonna e l’altra.
Ma lui va avanti.
- Sciocchezze! - Dice poi giungendo alla testa di uno dei semicerchi che è composto da un cilindro enorme di pietra e poi da due colonne abbastanza vicine.
Fra questa specie di muro e le due colonnine, c’è un po’ di spazio.
- Qua nessuno ci vede! -
- Seby se ci beccano finiamo dentro per atti osceni in luogo pubblico e insomma, come li zittisci poi? Questo sì che fa il giro del mondo! - Cerco di farlo rinsavire, forse qualcosa gli ha dato alla testa anche se ha bevuto un sacco di ore fa e non era molto vino.
Lui però si issa facendo leva sul gradino che c’è alla base del piedistallo, si mette proprio in mezzo alle due colonnine in questo non proprio anfratto visto che comunque è al centro della stramaledetta piazza.
- Sebastian, perché lo vuoi fare? - Dico a questo punto allarmato, mani ai fianchi, aria indispettita, lo guardo dal basso mentre lui mi tende la mano per aiutarmi a salire.
Io la guardo e vorrei morderla.
- Dai, sali! - Insiste, io scuoto la testa e batto il piede.
- Se non mi dici perché vuoi fare questa follia non ti do un bel niente! - Poi mi correggo. - E nemmeno prendo! - Lui ride e mette la mano sul ginocchio perché è seduto sui talloni.
A questo punto mi guarda serio e si decide a dirmi qualcosa:
- Voglio renderla indimenticabile. - Mi irrigidisco e piego la testa di lato.
- Cosa? -
- La serata. - Fa lui finendo per sedersi, le gambe pendono davanti a me.
- Lo è già così... camminare con te romanticamente per una città così bella è perfetto... - Lui sorride un po’ vergognandosi e alza le spalle.
- Lo so però volevo renderla diversa e speciale. Avremo altre serate romantiche così perché mi è piaciuto. Però questa voglio sia diversa. E poi voglio provare una follia che non farei mai e mai rifarò. - un po’ smarrito e molto colpito da questo discorso allargo le braccia.
- Perché? Non ci eravamo lasciati, stavamo solo aspettando che tutto tornasse a posto. Ci siamo rimessi insieme settimane fa, ormai... - Inghiotte, distoglie lo sguardo e poi come se fosse enormemente difficile, me lo dice facendomi sentire come Romeo e Giulietta, per un momento. Lui Giulietta sul balcone. Un balcone di un metro da terra, ma sempre balcone è!
- Voglio accumulare ricordi. Quanti più posso. Ricordi pazzi, ricordi belli, ricordi indimenticabili. E voglio che siano tanti. Voglio che se tutto questo dovesse finire, un giorno, non avremo rimpianti. E se dovessi dimenticare tutto per un incidente, tu ricorderai un sacco di cose belle. E viceversa. Voglio aver vissuto tutto quello che potevo con te. -
Ovviamente mi fa venire le lacrime agli occhi e anche ammesso che avessi voglia di fare qualche porcheria, ora ho voglia solo di perdermi nelle sue braccia.
Però mi limito a salire su con lui in questo spazio che ci tiene entrambi appiccicati. Non credo che siamo abbastanza coperti, ma è vero che non c’è anima viva e poi non viene nessuno a guardare in questo spazio di primo acchito.
Dovremmo essere in grado di saltare giù se qualcuno viene, prima che ci individui.
Mentre penso a tutto questo la voglia di piangere scappa perché se ci beccano sul serio finiamo su tutte le prime pagine dell’universo; ma non so, credo che in qualche modo la pazzia valga la pena di essere vissuta.
È inutile dire ‘non ci capiterà nulla’ perché non possiamo saperlo.
Così viviamo le follie e viviamole a pieno, perché potremmo rimpiangerle, un giorno, di non averle vissute.
Si alza in piedi e si appiattisce contro questa fessura fra muro e colonna, io mi accuccio davanti a lui e inizio ad armeggiare coi suoi pantaloni che apro.
- Cioè davvero, se ci beccano dobbiamo convincerli che non siamo chi sembriamo, sai? -
- Se ti sbrighi a prendermi l’uccello in bocca invece di parlare, forse riusciamo a farlo prima che ci becchino! - risponde poco romanticamente.
Ho voglia di morderlo e per un momento mentre lo guardo ci penso, ma poi sarebbe un peccato sprecare questa splendida follia. Così invece di mordere, lecco e succhio, ben presto l’eccitazione sale e lo sento crescere nella mia bocca, la sua mano sulla mia nuca riccia e corta, attira a sé la mia testa mentre spinge col bacino aumentando il ritmo, fatica a non gemere, cerca di sospirare piano.
Quando raggiunge l’orgasmo lo faccio venire in parte e sporchiamo il monumento.
- Siamo un po’ dissacranti, credo... - Dico poi mentre risalgo arrampicandomi sul suo corpo che copro per evitare che dia altro spettacolo.
Ridacchia.
- Lo sperma di Sebastian Vettel non è abbastanza sacro? - Dice ironico come lo scemo che è.
- Per essere davvero sacro dovrebbe esserci il mio! - Ovviamente gli rispondo a tono come ho sempre fatto ed ovviamente mi sta per ricambiare il favore, quando l’occhio cade in lontananza in alcune figure che decidono di passare di qua proprio a quest’ora assurda della notte.
Così gli afferro le mani, salto giù e me lo tiro dietro.
- Andiamo, andiamo! - Dico poi iniziando a correre. Lui scoppia a ridere e mi segue.
- Credo che così attiriamo di più l’attenzione! - Mi dice dietro, io però aumento l’andatura. Non posso permettere che qualcuno ci riconosca. Dobbiamo essere più coscienziosi.
Quando siamo al sicuro in qualche strada secondaria, ci fermiamo per prendere fiato e ridere di gusto, entrambi piegati uno davanti all’altro, ansimanti.
- Invecchiando impazziamo! - Concludiamo quasi insieme. Questo ci fa ridere ancora di più e scuotendo la testa mi prende la mano e mi tira.
- Andiamo a scopare a letto, va! - Dice poi.
- Come, è finita la tua voglia di follie? - Rispondo prendendolo in giro. Lui voltandosi mi fa inarcando un sopracciglio.
- Oh no, è solo che non voglio più essere interrotto sul più bello! - E così giustamente la priorità diventa una camera, al sicuro da chiunque possa rischiare di rovinarci la festa.
Un po’ di follie vanno bene, ma è bello anche la sicurezza.
Le sue braccia mi avvolgono forti mentre spingono le mie gambe verso il petto, le allargo e lo abbraccio a mia volta, le dita scivolano sulle sue scapole e sulla schiena candida.
Le labbra intrecciate alle mie, i sapori che si fondono come le nostre lingue, i sospiri e poi lui che entra con una spinta possente dopo che si è perso lì sotto, proprio dove ora con una seconda spinta entra meglio.
Seb inizia a spingere mentre i brividi si espandono e mi fanno impazzire in un attimo, dove dimentico tutto ed esistiamo solo io e lui fusi insieme.
Il piacere lentamente si srotola nel mio corpo e prende ogni particella del mio essere, febbrile lo guardo immerso nel piacere che prende dal mio corpo, piacere che mi dà con le nostre voci che si uniscono nei gemiti. Si inarca puntando le mani ai lati del mio corpo, i colpi diventano più forti mentre io mi aggrappo al cuscino sopra la mia testa e spingo a mia volta, fremendo impazzito quando tocca quel punto con la sua erezione.
Impazzisco in un attimo e lui con me, mentre vede il mio piacere scivolare sulla mia pancia scura, che spicca bollente e bianco.
Seb aumenta l’intensità e la forza delle spinta ed anche il volume della voce, faccio un sorrisino mentre allargo le braccia abbandonandomi totalmente a lui, il volto immerso nel piacere come so che gli piace vedermi e sono qua solo per lui, per farmi prendere come preferisce.
Seb si irrigidisce e trema tutto mentre mi viene dentro, preme la fronte contro il mio collo trattenendo il fiato che rilascia dopo un po’, rilassandosi di schianto mentre si abbandona su di me.
Io lo avvolgo con le braccia e abbasso le gambe che avvolgo intorno alle sue. Mi abbraccia anche lui come può, schiacciandomi col suo corpo che freme sudato, pieno di piacere.
Non serve che ci diciamo che ci amiamo, ma voglio solo dirgli un’altra cosa:
- Grazie per questa splendida serata indimenticabile. - Seb mi bacia dolcissimo la guancia e si lascia cadere di lato, sul fianco. Io mi metto nella stessa posizione e rimaniamo intrecciati con le braccia e le gambe, a guardarci da vicino. Assaporiamo i nostri respiri, mi perdo nei suoi occhi blu intensi, pieni di un piacere che è ancora vivo in lui.
- Grazie a te di essere così indimenticabile! - Non sa essere sempre romantico, ma quando ci si mette decisamente si fa notare.
Sorrido e mi accoccolo contro il suo petto, lui mi accoglie e sento il suo cuore ancora forte e mi culla.
- Sai qual è la cosa bella, ora? - Dice poi dopo un po’. Riemergo e lo guardo. - Che non devo inventare scuse per i giorni che intendevo prendermi per venire in barca con te! - A questo punto sorrido radioso e la gioia mi dà una bella scarica elettrica.
- Dio, non vedo l’ora! - Sicuramente un compromesso super accettabile e mentre ci penso, ricordo che mi ha detto qualcosa su Kimi. - E quindi Kimi ti ha davvero detto di scendere a compromessi e vedere se ce la facevi o se preferivi rinunciare a me? - Seb ridacchia al discorso che ritiro fuori.
- È stato molto saggio, in realtà, perché ho capito che non potevo proprio fare a meno di te. -
- Non ci voleva lui a dirtelo che non puoi fare a meno di me! - Commento io divertito perché adoro stuzzicare Kimi e quindi anche Seb su Kimi. Seb adora Kimi, non so perché.
- Vuoi dire che tu non hai parlato con nessuno? Che eri pronto ad accogliermi e perdonarmi e tutto così come niente? Ricordo che ci eravamo lasciati con un ‘siamo inconciliabili’ o qualcosa del genere! - Ovviamente lui parte alla carica che io e lui siamo fatti così, se non ci becchiamo non siamo contenti.
- Certo, ne ho parlato con Toto e mi ha fatto notare che abbiamo solo paura di lasciarci e che era ridicolo lasciarci per questo! - Seb mi guarda serio per capire se dico davvero.
- Con Toto?! - Annuisco.
- Lo sai che ho un bel rapporto con lui. -
- Pensavo che preferisse Nico! - Così gli tiro un calcio negli stinchi che lo fa ululare e ridere insieme.
- Ahio scherzavo scemo! Non rompermi una gamba! -
- E tu non dire cazzate! - Mi giro di schiena fingendomi offeso, lui subito spunta abbracciandomi da dietro e baciandomi il collo mentre mi pizzica i capezzoli.
- Tu puoi prendere in giro Kimi ma io no Toto? -
- No Toto è come uno zio per me! -
- Hai uno zio molto sexy... - Così questa volta faccio per scendere dal letto ma lui ridendo mi tiene abbracciandomi da dietro a forza. - Dai scherzo! - Così smetto di tirare. - Circa! - E tiro di nuovo.
- Sai che odio quando lo apprezzi! -
- Odi quando lo prendo in giro, quando lo apprezzo! Cosa posso fare? -
- Non parlare di lui! - sono mezzo arrabbiato davvero perché so che Toto è sexy e so che a Seb piace in tanti sensi ed io vorrei sapere perché devo essere geloso del fatto che Seb considera Toto sexy. Forse perché lo trovo davvero sexy anche io.
- E se facessimo una cosa a tre? -
- Senti, va bene fare follie ma c’è un limite anche a quelle! -
Non penso che stanotte dormiremo, ma penso faccia parte di una di quelle follie che voleva fare lo scemo.
Del resto chi sono io per impedirgli di coccolarmi e rompermi le scatole per tutta la notte?
Budapest.
Abbiamo appena trovato la nostra città.
Dieci anni dopo. Sorrido.
Forse oggi andava bene così perché era davvero una notte speciale.
Era una specie di anniversario, no? Dieci anni di attrazione fra di noi!
Ridacchio all’idea, so che ci ha pensato anche lui ma si vergognava a dirlo. Credo però che se dovessimo quantificare il tempo di noi due come coppia, potremmo davvero parlare di Ungheria 2007.
Quella corsa insieme ha iniziato qualcosa, ormai ne sono consapevole.
Dieci anni. Un po’ tardivi ma come si dice in questi casi, meglio tardi che mai. E sono contento, alla fine, di essere sempre l’unico a capire bene Seb perché era ovvio che aveva pensato a queste cose anche lui e che ha voluto tutto quanto per questo.
- Non posso amarti di più, dieci anni dopo. - Dico senza spiegargli il ragionamento.
- Nemmeno io. - Ed ovviamente ci pensava anche lui.
Certo, siamo diversi, ma non in tutto. Le cose che contano le abbiamo in comune e sarà utile non dimenticarcene.
Ma non penso succederà.”