*Un po' di piacevoli e soprattutto calde visioni in un periodo già caldo di suo! Seb vive alti e bassi, un po' di montagne russe per via della Ferrari che nel 2017 ha fatto un buon metà anno ed un terribile metà anno, proprio quando lui e Lewis hanno rinforzato più che mai il loro rapporto. Sicuramente un anno molto speciale per loro, pieno di moltissime emozioni fra le più diverse. Un anno che qua finisce definitivamente in un modo decisamente indimenticabile. Considerando quello che era successo mesi prima a Baku, vederli salutarsi alla fine della stagione in quel modo ha dell'incredibile. Questo perché il sentimento c'era ed era forte e da quel momento in poi è stato indissolubile. Buona lettura. Baci Akane*
95. LUI SEMPRE CON ME
/Seb/
“Sarà complice il caldo che c’è qua o il fatto che sta facendo palestra ed io amo guardarlo mentre il suo corpo guizza madido di sudore tutto mezzo nudo.
Mezzo.
Ha degli shorts ridicoli per quanto sono aderenti e corti, mettono in mostra tutti i suoi gioielli e lo sa che ne sono geloso di quelli.
Mi mordo il labbro mentre rallento i movimenti delle gambe nel macchinario che sto facendo, quasi si fermano.
Lewis mi ha messo sotto dicendo che ama la mia pancetta da uomo sposato ma che bisogna tornare in forma.
In realtà mi sono un po’ lasciato andare per via della stagione che è andata in merda. Prometteva bene e poi dopo la pausa è stata una caduta a picco in pratica.
Così niente, ad un certo punto ho capito che ci voleva un miracolo e che non eravamo attrezzati per quelli, così ho smesso di correre al mattino e farmi i miei kilometri in bici.
Non sono mai stato uno sportivo, però quelle cose le ho sempre fatte.
Ho avuto un crollo emotivo, suppongo, che ho cercato di nascondere perché so che è una cavolata e che sbaglio, cioè razionalmente lo so, ma sempre razionalmente mi dico che ormai è finita, che non serve a nulla, che non vincerò e così niente. Certe cose non avevo più voglia di farle.
Lewis mi ha lasciato il mio margine, ma poi mi ha preso letteralmente e mi ha obbligato a fare palestra.
O meglio lui fa palestra, io faccio finta mentre me lo rimiro.
Oltre agli shorts ridicoli, il signorino ha una canotta bianca aderente altrettanto ridicola e il bianco che spicca sulla sua pelle scura e tatuata mi fa venire molte idee su come potrei ammirare questo contrasto in altre modalità.
Mi lecco le labbra ancora rendendomi conto che mi sto fermando ormai.
Lewis a questo punto schiocca le dita davanti alla mia faccia ed io mi riprendo tornando a muovere le gambe.
- Sì sì ormai è da mezz’ora che fai quello... su, cambia macchinario... - tiro infuori il labbro guardandomi intorno su cosa potrei fare e lui me ne indica uno.
- Non vuoi fare sollevamento pesi? Ti aiuto col bilanciere? - Lo dico fingendo professionalità, ma lui scoppia a ridere.
- Per finire a fare altro nel giro di poco? - chiede malizioso. Ovviamente sa a cosa puntavo. Se lui si stende per sollevare il bilanciere, io gli devo stare sopra alla testa, al contrario, per assisterlo in caso di necessità. Solitamente si fa così.
E poi io finirei per abbassarmi pantaloncini e slip.
Quando si mette in testa una cosa è terribile, così sbuffo e vado al macchinario che mi ha suggerito, una cosa per le braccia, per alternare esercizi per le gambe a quelli per le braccia, mentre lui fa qualcos’altro.
Mi tolgo la maglietta perché ho troppo caldo a questo punto, la mia pelle bianca spicca candida e sudata perché mi basta alzare un dito per sudare quando non faccio le cose che per me sono normali. Nel senso, reggo bene la corsa ed infatti Lewis non mi ha fatto correre.
Cioè un po’ per il riscaldamento ma poi mi ha messo sotto su altro.
Non mi ha fatto discorsi motivazionali o cose così, mi ha solo obbligato a fare palestra e mi obbliga a fare gli esercizi che dice lui.
Io eseguo distraendomi dal suo corpo meraviglioso su cui ho fantasticato di far scendere del latte e vedere come spicca.
Non mi ha detto ‘ti vedo giù, perché non reagisci?’, mi ha detto ‘ti sta venendo la pancetta da uomo sposato, vieni in palestra con me’. Non siamo mai venuti in palestra insieme o meglio è capitato ma volevo farmelo, è diverso.
Non è la mia passione la palestra, ma starei ore a guardare lui che fa esercizi.
Credo che mi conosca più di quello che immagino e già so che mi conosce molto. Perché ha capito che sono un po’ abbattuto dalla situazione in Ferrari e mi ha detto di fare palestra con lui, punto. Fare movimento scatena una serie di reazioni chimiche nel corpo, come quando fai sesso, ma visto che di sesso ne facciamo già tanto, credo che pensi che fare movimento specifico, ovvero volto a tenersi in forma e non solo ad avere orgasmi, mi possa aiutare.
Insomma, lui è un grande sostenitore del movimento fisico, della forma insomma, come mezzo per stare bene emotivamente e mentalmente. Per me no, cioè puoi stare bene anche se stai tre ore fermo a pescare, cosa che mi riesce in realtà.
Forse mi sono un po’ impigrito con tempo, prima ero più dinamico.
Penso un po’ a tutte queste cose mentre eseguo gli esercizi sulle braccia alzando ed abbassando i manubri coi pesi alla base, le gambe in posizione di stretching che cambio ogni 30 secondi.
E poi lo sguardo mi ricade distratto su di lui che così, come niente, si toglie la canottiera bianca aderente ed io perdo la presa, il manubrio mi scappa e cade facendo un tonfo assordante.
Lewis ride in quella sua maniera tipica e allargo le braccia polemico in sua direzione.
- E beh? - Chiedo seccato.
Lui inarca le sopracciglia innocentemente. Che finto che sei Lewis Hamilton. So che lo stai facendo apposta.
- E beh cosa? - Fa lui cambiando esercizio. Niente bilanciere, ma si mette di schiena rispetto a me in un macchinario dove deve incastrare il ginocchio ed il polpaccio in un modo che poi allunghi ed allarghi contemporaneamente. Una gamba per volta. E lui è piegato un po’ in avanti, afferrato ai manici per stare fermo col busto mentre fa tutto questo.
E col movimento della gamba, il suo gluteo lavora alla grande. Eccome se lavora. Lavora benissimo.
Ho appena rivalutato il macchinario preferito. Prima era il bilanciere, ora è questo che rassoda le chiappe. Una per volta.
Eccezionale.
- Dovevi farlo senza canottiera? - Chiedo fintamente polemico. Mi sta bene ovviamente. Lui ridacchia.
- Ti dispiace? Ho così caldo... del resto anche tu ti sei messo a torso nudo, quindi hai caldo come me... - Caldo... ora non lo definirei caldo.
Così realizzo che in realtà l’ho provocato io per primo ma senza rendermene conto per nulla.
- Oh quindi sono stato io a stuzzicarti? - Chiedo massaggiando la mia famosa pancetta da uomo sposato. Niente di eccezionale in realtà, non è che sono grasso, ma sicuramente non sono una statua greca come lui.
Lui continua a muovere la gamba destra indietro, la natica continua a contrarsi e rilassarsi, la schiena continua a dare libero sfoggio di sé, sudaticcia e splendida.
Ok, io voglio il latte. E lo voglio subito.
Mi mordo il labbro e mi guardo intorno, come posso fare per ottenere del latte? Mi serve, lo devo provare. Sulla sua pelle.
La posizione è perfetta, ma non so come ottenere del cavolo di latte in una palestra, così evito. E poi farei un pantano per terra.
Indispettito decido comunque di non perdere la grande occasione che mi sta offrendo spontaneamente e mi metto dietro da lui, salgo sulla piccola pedana del macchinario in cui è incastrato e senza esitare, veloce come un’anguilla, gli abbasso i famosi ridicoli shorts insieme agli slip sportivi, contemporaneamente mi abbasso i miei che non sono ridicoli come i suoi ma normali.
Contemporaneamente lecco il suo collo per dietro che è sudato e forse questo feticismo fa schifo di per sé ma mi fa venire voglie assurde sto tizio.
Così mentre lo faccio, entro in lui così a freddo senza preparazione.
Non ci voleva molto visto che siamo sudati e poi in ogni caso io eccitato e lui... beh, lui è semplicemente abituato a me, ormai.
Molto.
Però io il latte glielo verso sulla pelle, un giorno. E poi lo bevo.
Anche se da quando mi piace ho la fissa della cioccolata per ovvie ragioni, adesso voglio fare questa cosa.
Si dice che col tempo diventa routine e si spegne tutto, anche il desiderio. Con noi mi sa che questa legge non funziona visto che col tempo trovo più cose che voglio fargli.
Lewis smette di muovere la gamba, la piega di più in avanti e l’appoggia su un perno davanti, piegandosi di più verso di me, mi si dà così facilitandomi l’ingresso che mi prendo con una spinta. Poi lo tengo per i fianchi e lo faccio mio velocissimo, non ce la facevo più.
Gli gemo nell’orecchio e lui si inarca e mi si appoggia, una mano sale ad afferrarmi i capelli sulla nuca, indicando quanto gli sta piacendo e poi tutto esplode in un attimo, perché anche se ci siamo avvinghiati solo ora, stavamo facendo già un sacco di preliminari ed eravamo super eccitati.
Quando veniamo ci fermiamo, lo avvolgo con le braccia e lo tiro a me, lui mi si appoggia del tutto contro il mio petto ed io chiudo gli occhi assaporando la sensazione meravigliosa della sua pelle contro la mia, la sua schiena che mi fa impazzire. Con le mani lo carezzo sul petto arrivando al viso, alle labbra schiuse ansimanti, gli giro il volto verso il mio e poi gli sfioro le labbra con le mie. Respiriamo insieme e ci guardiamo, i nostri occhi pieni di eccitazione e un calore che si espande nel nostro corpo.
- Sai, potrebbe entrare chiunque, è la palestra dell’hotel... - Ridacchio al fatto che se lo ricorda. Di solito ci penso io a certe cose, lui è l’incosciente. Ma se non fossimo così finiremmo per essere troppo estremi.
- A quest’ora dubito che qualcuno venga a fare palestra. Solo due pazzi potevano... - Poi mi rendo conto il vero motivo a parte il sesso post esercizi. - Comunque grazie. - Lewis si aggrotta brevemente e ritira la bocca dalla mia per guardarmi e chiedermelo:
- Di cosa? - Alzo una spalla e sorrido semplicistico.
- Perché hai capito che ero un po’ stufo dalla situazione in F1 e così invece di farmi dei sermoni ed obbligarmi a parlarne, mi hai dato una scossa. Due in realtà... - Una con la palestra l’altra con la scopata finale. Lui fa un sorrisino da ‘beccato in flagrante’ che gli bacio.
Il mio bacino contro le sue natiche, ancora con gli indumenti abbassati, ancora così uniti ed un tutt’uno.
- Starei così per sempre! - Mi risponde lui intrecciando le dita alle mie. Gli bacio la punta del naso.
- Anche io. - Lewis appoggia la nuca nell’incavo del mio collo e si fa cullare così, guardiamo avanti rimanendo appoggiati al macchinario, poi dopo un po’ facendo un cenno gli dico se andiamo e lui annuisce.
Ha fatto finta di nulla, come se non l’avessi ringraziato per aver capito. Ovviamente anche questo è fantastico e perfetto.
Non ci sono molti momenti per noi durante il giorno del GP, però ce li possiamo ritagliare.
Ci teniamo sempre in contatto, se uno si prende una pausa scrive all’altro posto e minuti.
Così prima degli impegni vari inderogabili, proprio lì quando i piloti si prendono quell’oretta per rilassarsi o concentrarsi e solitamente si isolano nelle loro stanze nei box o motorhome, lui mi bussa.
Sa che cerco sempre di dormire prima delle gare per stendere i nervi e staccare il cervello. Poi non sempre ci riesco.
Oggi c’è tanto in gioco. Da un lato penso che se Lewis si vince il mondiale mi fa un favore perché così finisce la mia agonia, dall’altro spero che non prenda punti e che io vinca il GP per avere ancora speranze.
Ma speranze. E poi che me ne faccio?
Quanto ancora posso sopportare questa situazione dove so che è impossibile?
Ma lui spunta e con un sorrisino entra subito come un ladro, io mi tiro su dalla branda e sorrido tirato, assonnato e spento. O, forse, solo appannato.
Vorrei dire già cose come ‘ci sono andato vicino quest’anno, eh’ ma lui mi direbbe ‘ehi mica è finita!’ E così non mi vengono altre battute.
Lui si siede nella branda con me.
- Sai che non è l’ideale concentrarsi insieme al proprio diretto rivale? - Dico poi provando una di quelle battute. Non la mia migliore, ma non male dopotutto. Lui ridacchia e si avvinghia al mio braccio appoggiando la testa sulla spalla.
- Con il diretto rivale no, ma col fidanzato sì! - Ovviamente per lui oggi sono il suo fidanzato. Ha questa capacità di scindere a comando le cose. Lo ammiro, io a volte faccio solo casino.
Però la testa sulla mia spalla mi rilassa così respiro e lascio che i muscoli si distendano, appoggio la testa sulla sua e sto così in silenzio. Non diciamo nulla per un po’.
- Oggi potrebbe finire oppure potremmo prolungare tutto. - Dice cercando di nascondere un po’ male la sua ansia. Io ridacchio.
- Sei sicuramente in una posizione migliore della mia. - Lui mi imita a sua volta.
- Speriamo di mantenerla! - Gli do un pizzicotto allentando la tensione.
Rimaniamo ancora un po’ qua, per entrambi questa è come una finale anche se non è l’ultimo GP, ma se fa anche solo pochi punti lui vince matematicamente.
Stiamo qua, parliamo, scherziamo, fingiamo che vada tutto bene ed è strano. Poi si alza, mi bacia.
- Buona fortuna. - Mi fa. Io sorrido come se già sapessi come va.
- Mi sa che l’hai presa tutta tu! - Lui ride, mi dà un buffetto sulla guancia e poi va.
Vedrai che oggi finisce tutto e la cosa più assurda è che sarà tanto triste quanto felice.
Se lo è meritato e non ci piove, ovviamente.
Ma ugualmente mi viene da piangere.
Sono una persona molto razionale e so quante possibilità avevo, erano basse ma fino all’ultimo secondo uno ci crede, perché se corriamo è perché sappiamo che i sogni si avverano ogni tanto
Perciò la parte razionale di me mi diceva di non crederci, di non darci peso perché era quasi impossibile. Quella emotiva, quella interiore, quella più nascosta mi diceva ‘dai, corri e vedi che succede’.
E alla fine lui ha messo fine a questa mia agonia.
Lui l’amore della mia vita, lui il mio più grande rivale.
Lui che prima mi fa piangere e poi mi consola.
Non siamo nemmeno entrambi sul podio, per cui non siamo obbligati a stare insieme da qualche parte, non abbiamo degli impegni che ci obbligano a stare separati.
Troviamo facilmente il modo di sgusciare uno nella stanza dell’altro e sono io a farlo. Se mi beccano nel motorhome della Mercedes mentre festeggiano posso ben dire che sono venuto a complimentarmi, non c’è niente di strano.
È che se non lo vedo prima di subito, implodo.
Ho pianto quando ho saputo che era finita e che non c’erano più speranze, l’ho fatto sul serio. Poi però me le sono mangiato, le lacrime, in modo che non le vedesse nessuno. Perché sono fatto così.
Però mi infilo nella sua stanza riuscendo ad evitare il casino maggiore che si consuma nelle stanze principali e lui non c’è ancora, perché è preso da loro che lo festeggiano perché ha vinto il mondiale.
Così lo aspetto, aspetto il mio fidanzato, non il mio rivale. Perché ora ho bisogno di lui anche se so che è assurdo chiederglielo.
Credo sia colpa mia, alla fine. Ok non hanno fatto gli aggiornamenti giusti e la macchina non è più migliorata, ma io ho fatto quella cazzata di Baku che mi ha tolto dei punti preziosi e poi insomma, altre cazzate in generale, perché sono uno che ne fa. Non so come ci riesco, ho il dono di farne, altrimenti non sono io. Sono nato facendo cazzate, ecco la verità. Perciò se cerchiamo un colpevole sono io.
Penso a questo col nervoso che sale mentre ho voglia di picchiarmi, mentre finalmente la porta si apre e lui entra, per un momento si spaventa nel vedere qualcuno dentro, ma poi mi mette a fuoco e mi si butta letteralmente addosso.
Lo accolgo, ero seduto nella sua branda, lo prendo e lui mi sale sopra a cavalcioni come un koala. Lo stringo e lui mi soffoca, mi stringe la testa contro il suo petto e sta così. Io ricambio l’abbraccio ma poi noto che non sta gridando e ridendo e facendo il matto perché è felice e vuole festeggiare.
Mi sta solo abbracciando.
E così niente, tornano a scendere, le mie lacrime. Scendono liberatorie e così capisco che in questo momento è tornato ad essere il mio ragazzo e non il mio rivale che ha appena vinto. Ed amo questa sua capacità di essere entrambi nei momenti giusti.
Non dice nulla, io nemmeno. Sto qua e piango perché è finita e nemmeno quest’anno raggiungerò il mio sogno, nessuna promessa mantenuta, per ora. Ho fallito e credo che sia giusto piangere per questo, lo faccio qua, al sicuro, fra le sue braccia.
Il viso nascosto contro il suo petto, lui che mi tiene a sé come a proteggermi.
È uno scambio sempre equo, a volte sono io a volte è lui, chi ne ha bisogno l’altro c’è sempre.
Mi nascondo in lui dal mondo per questo ultimo GP che resta ad Abu Dhabi. Lui ha già vinto in Messico il mondiale ed alla fine è stato giusto così, poi però sono riuscito a vincere un GP di nuovo e non posso non pensare che fosse grazie a lui e a quel suo modo di esserci così speciale e dolcissimo. Silenzioso, senza discorsi e casini. Solo c’era, mi ha fatto capire che aveva capito ed andava tutto bene. Era lì con me ed è stato prezioso.
Penso che anche quest’anno non ho vinto il mio mondiale in Ferrari anche se avevo grandi speranze all’inizio. Siamo andati bene fino alla pausa, poi ci siamo tutti persi ed io mi sono tormentato pensando fosse colpa mia. Ma Lewis mi è sempre stato vicino in silenzio, dolcemente, giocando, stuzzicandomi, distrandomi, rilassandomi.
Così ora posso permettermi di nascondermi in lui e prendere da lui le ultime forze che mi servono per l’ultima gara di domani.
Ormai è diverso, non c’è più quella tensione e ansia di prima, però è così che va la vita in un certo senso. La vita del pilota voglio dire.
Vinci quando non ci pensavi molto e perdi quando lo vuoi con tutto te stesso.
Lewis mi bacia sulla fronte facendomi sentire piccolo e protetto e mi dà un conforto che non so spiegare.
- Domani finisce tutto. - Dice piano. Annuisco. - Poi potrai staccare, andremo da qualche parte sulla neve, ti va? - Non abbiamo parlato molto delle vacanze. Alzo le spalle ed annuisco. Ho superato la fobia della neve, sempre grazie a lui. E guarda caso poi ho fatto una stagione molto buona per metà, non correvo così bene da prima dell’incidente di Michael. Grazie a Lewis mi sono sbloccato anche se penso che mi rimanga ancora qualcosa da fare per sbloccarmi del tutto. E so di cosa si tratta, ma non penso di potercela fare. Non credo.
Così mi distraggo e cambio discorso.
- Alla fine è andata bene con Val. - Dico uscendo dal suo petto, mi sciolgo rimanendo comunque abbracciato a lui, ci guardiamo e faccio un sorriso soddisfatto e tranquillo. Lewis sa che sto evitando qualcosa, ma non insiste. Sicuramente già sa e mi lascerà i miei tempi.
- Molto bene, hai visto? Abbiamo fatto bene a fidarci. - Annuisco.
- Non ha detto niente a nessuno e a parte arrossire anche con me oltre che con te, è stato perfetto. - Quando va detto va detto. Val ha reagito benissimo e quindi ora è nella mia lista bianca, ora mi piace e va bene anche se muore dietro a Lew e forse lo immagina nudo. Glielo lascio fare anche se lo tormento ancora un pochino con qualche scherzo di troppo, ma mi piace vedere come arrossisce e come spalanca gli occhioni, credo che un po’ intimidito da me lo sia.
- Penso che fantastichi su di noi... - Fa Lew. Io rido.
- Davvero? - Anche lui ride.
- Credo di sì, ogni tanto si perde a guardarci quando scherziamo e ci tocchiamo e cose così ed ha delle erezioni, si vedono se le guardi insomma. - Ovviamente... mi metto a ridere di gusto.
- Siamo diventati i protagonisti dei suoi sogni erotici! Dovremmo farci pagare, no? Quanto prenderanno le porno star? -
- Beh le porno star normali prendono molto penso, ma noi prenderemmo anche di più visto che siamo Hamilton e Vettel e che facciamo film insieme... sai quanti pagherebbero oro puro? - Improvvisamente mi torna in mente la mia fantasia col latte che non ho realizzato.
- Sai, ho un paio di idee su dei film porno da realizzare insieme se ti va... -
- Anche io... ed hanno a che fare con la tua pelle bianca e la cioccolata! -
E niente, il resto della notte lo passiamo a parlare delle nostre fantasie erotiche che so già realizzeremo in vacanza.
La nostra capacità di stare bene insieme così, semplicemente così.
Quando finisce tutto ci troviamo nel tappeto rosso, nel parco chiuso, con giornalisti e fotografi e gente varia intorno a fissarci, e lui mi abbraccia ed io lo ricambio ed è un momento di blackout perché anche se in pubblico cerchiamo di non abbandonarci totalmente, ora e qua per un momento assurdo penso che potrei baciarlo.
Ma la mia bocca finisce sul suo collo, proprio sotto il suo orecchio, il modo in cui mi stringe protettivo mi ricorda stanotte a letto.
Mi fa impazzire, per un momento. I brividi mi percorrono e penso a quanto sia prezioso in mille modi.
Perché è il mio rivale migliore e mi stimola con la sua bravura, perché è il mio compagno e mi protegge e mi capisce e mi aiuta. E perché è anche un amico, il migliore che abbia mai avuto, e mi fido ciecamente di lui.
Senza di lui non sarei qua, non sarei a lottare per il mio grande sogno, non so che uomo sarei. Ma senza di lui sarei tutt’altro, oggi. Così lo ringrazio e gli faccio i complimenti e sussurro sulla sua pelle che lo amo, nonostante il rischio di essere sentito. Ma va bene così. Va benissimo così. Ti amo amore mio e lui risponde altrettanto ed è felice quando mi prendo questi rischi, e sa che non lo bacio sulla bocca per poco, ma le mie labbra sul suo collo si sono soffermate e gli sono piaciute.
Poi ci separiamo ed entrambi profondamente scossi, ci mettiamo un po’ a tornare alle nostre interviste.
Per quest’anno è finita, ma so che il prossimo ci riproverò e lo farò fino a che ci riuscirò, perché Lewis non mi permetterebbe mai di mollare.
E so che con lui ce la posso fare. Lui in pista, lui vicino a me, lui dietro di me. Lui sempre con me.”