*Durante il trambusto provocato dalla notizia che Sandro deve firmare col Newcastle, Theo scoppia in una crisi del tutto spontanea e si precipita da Sandro in Romania, dove è con la nazionale Under 21 per gli Europei. Entrambi si sfogano e piangono, ognuno emotivo a modo suo. Ma alla fine, consolandosi e facendosi forza a vicenda, trovano qualcosa a cui aggrapparsi per superare quel momento difficile che li ha colti impreparati. Ho pensato di sfruttare le conoscenze importanti di Theo al Real Madrid perché conoscendo certi elementi, ho provato ad immaginare cosa avrebbero potuto dire (leggendo sarà più chiaro cosa intendo). Anche se alla fine ero più io che cercavo di consolare me stessa dicendo quelle cose! Comunque la fic finisce qua, non ci sono seguiti per ora. Seguo Sandro ed il Newcastle e sarò felicissima se avrà successo anche lì, gli auguro sinceramente ogni bene, è una persona veramente in gamba e merita il successo. Scusate la lunga attesa però ero in vacanza e là ho staccato più di quello che avrei immaginato, ma ora sono tornata a casa e sono pronta a ricominciare a pieno ritmo! Per seguire quel che scrivo e quando pubblico, seguite la mia pagina su FB. Grazie a chiunque abbia seguito. Buona lettura. Baci Akane*

3. ESSERE ANCHE UN PO’ UOMINI

santheo

Non era stato in grado di pianificare nulla, né rifletterci seriamente.
Aveva solo agito d’impulso preso da una rabbia cieca.
Insomma, aveva preso ed era andato in Romania da Sandro il quale, dopo il suo ‘sono qua sotto’, era sceso a recuperarlo, benedicendo la notte che li aveva coperti.
Prima di assaltarlo era pure riuscito a trattenersi di entrare in camera. 
Si era coperto per bene nonostante il caldo, per non farsi riconoscere, infine una volta dentro al sicuro si era lanciato al collo di Sandro, stringendo fin quasi a soffocarlo con la sua non poca forza.
Non era riuscito a pensare ad altro che “Vado con lui, io vado al Newcastle con Sandro! Non esiste che adesso ci separiamo!”
L’aveva pensato come un mantra tanto che la prima cosa che gli aveva detto baciandogli l’orecchio e soffocandolo, era stata proprio quella: 
- Vengo con te al Newcastle, farò in modo che prendano anche me, sono ricchi, è il fondo più ricco del mondo, potranno permetterselo! 
Sandro rise, lo percepì contro il suo collo dove aveva nascosto il viso. 
Perciò si staccò con foga per guardarlo incazzato nero e fargli capire che era vero e non scherzava. Ma si fermò di stucco. 
Sandro piangeva, mentre rideva della sua sparata. 
- Guarda che dico davvero! 
Ma da come Sandro accentuò il sorriso fra le lacrime, capì che non lo prendeva sul serio, così cacciò il broncio impulsivamente. Solo a quel punto si sentì meglio lui stesso, capendo che aveva ragione a pensare a quella cosa come una stupidaggine, ma quanto meno tale stupidaggine l’aveva aiutato a rimanere in piedi fino a quel momento e ad arrivare da lui.
E, cosa ancor più importante, poter essere il suo sostegno. 
Infatti sospirò lasciando andare il broncio offeso e gli prese il viso fra le mani, coi pollici percorse le sue guance bagnate e le asciugò finendo poi per baciargli il viso, proprio lì dove era ancora pieno di lacrime, per poi arrivare alle labbra. 
Le carezzò con le proprie e si prese cura di esse infilandosi poi al suo interno, ben presto trovò la lingua che gli venne incontro e quando si intrecciò a lui, tutto prese una dimensione più accettabile e capì che non poteva permettersi di essere lui la piaga da consolare. Doveva essere quello forte, in quel momento. 
La roccia di Sandro.
- Ma cazzo, potevano vendere me, facevano cassa comunque ed io non sono mai stato in fissa con il giocare a vita nel Milan. 
Sentendolo, Sandro si staccò proprio poco dopo essersi sistemato sulla sua spalla, cullato dal suo abbraccio vigoroso. 
Lo guardò spalancando gli occhi lucidi e meravigliosi, quelli che comunicavano sempre molto meglio della sua voce. 
- Te ne saresti andato? - Theo alzò le spalle piegando le braccia come a dire ‘perché no’. Poi lo lasciò per sedersi sul letto. Prima di raggiungerlo, sistemò la borsa ampia che si era portato e che aveva gettato per terra.
Ci aveva messo qualcosa a caso e l’aveva raggiunto, consapevole che non avrebbe potuto stare molto, ma la fortuna che le prime tre partite dell’Italia sarebbero state tutte nella stessa città, avrebbe giocato in suo favore. 
- Prima o poi succederà. Sono venuto al Milan per rilanciare la mia carriera arenata, ero trasparente al Real. Avevo bisogno di questo e Paolo è stato convincente. Oltre che comunque... beh, era il mio idolo... - ricordò con un sorrisino ironico che contagiò di rimando Sandro.
Sapeva che il proprio sorriso era importante per lui, glielo aveva detto sempre, così si sforzò di farne di più.
Lo raggiunse sul letto dopo essersi tolto i vestiti ed essere rimasto in boxer. 
Sandro, ancora vestito, lo imitò da seduto sfilandosi solo la maglietta che indossava. 
- Ma il mio scopo è sempre stato sfondare nel calcio, diventare il più forte nel mio ruolo, fare la storia, capisci? Sono affezionato al Milan, sto bene qua e gli devo tanto, ma io ho sempre saputo che prima o poi me ne sarei andato, solo che voglio andare in un club dove fare il passo successivo, capisci? 
Sandro capiva perfettamente. 
Alzò il bacino e si sfilò anche i pantaloncini rimanendo in intimo anche lui, poi si adagiò contro lo schienale dopo aver aperto le lenzuola. Allargò il braccio e Theo si sistemò accanto lasciandosi abbracciare dolcemente. 
Le sue dita risalirono sulla spalla, sul braccio e sul collo riempiendolo di brividi di piacere rilassanti. 
Ecco la cosa che adorava di più, quelle lievi carezze con le dita. 
Dolcissime e meravigliose. 
Come avrebbe potuto farne a meno, ora? 
Si tese per un momento sentendo la minaccia delle lacrime, ma decise di concentrarsi su altro. Doveva essere forte e pensando a come farlo, gli venne in mente Cristiano Ronaldo. 
- Sai, c’è una cosa che mi ha sempre colpito dei molti discorsi che faceva Cristiano e che poi mi ha anche ripetuto Karim, con cui avevo più rapporti al Real perché entrambi francesi. 
Ricordò la finale di Champions vinta con loro e con Zidane come allenatore, l’ultima con entrambi. 
Di quell’anno era rimasto poi solo Karim, ma era esploso diventando il più forte. 
- Diceva che siamo calciatori, anzi, scegliamo di essere calciatori e dobbiamo darci delle priorità, oltre che fare dei progetti di carriera. 
Cercava di ricordare le parole di entrambi e riuscì a riassumerle alla sua maniera, riproponendo comunque il concetto inculcato da loro che a suo tempo l’aveva molto colpito. 
- E se siamo dei bravi calciatori come aspiriamo ad esserlo, grossomodo lo esprimeremo intorno ai 24 anni, perché ci si mette un po’ a dimostrarlo e a tirare fuori il nostro talento. 
Sandro non si mosse, ma rallentò il respiro capendo dove voleva andare a parare. Non fermò le dita che continuavano a girare sulla sua pelle tatuata, risalì sulla nuca e lì divenne facile dire parole di senso compiuto. Quel punto era terribilmente bello. 
- Da quel momento in poi abbiamo circa 10 anni per vivere il nostro sogno. Essere calciatori forti. Non puoi permetterti di mettere niente davanti a questo. Poi il calo di un bravo calciatore arriva dopo i 30, ma se sei in gamba ed hai testa riesci a giocare ad alti livelli ancora fino ai 34/35... 
Sandro annuì capendo cosa intendeva. Non commentò, ma assorbì ogni sua parola e capendo che gli stava facendo bene e lo stava aiutando, percependo la sua calma tornare a contatto con il suo corpo che lo cullava contro di sé, attraverso le sue dita sulla nuca, proseguì: 
- Dopo avrai tempo per vivere secondo i tuoi desideri di uomo. Avrai tempo per essere una persona normale, ma per quei 10 anni tu sarai calciatore e niente dovrà stare sopra di questo. Perché poi non avrai altre occasioni, non avrai altro tempo. 
Sandro non ripose subito, così Theo si girò per guardarlo in volto e assicurarsi che non l’avesse presa male. Con le dita scese sulla scapola e i brividi aumentarono, ma rimase fisso sul suo viso serio, però con una luce di serenità che prima non c’era. 
Sorrise sentendosi meglio e a quello Sandro ne fece uno un po’ meno solare, ma gli uscì. 
- Sai, è vero... - risalì con le dita sulla nuca di nuovo e Theo faticò a non abbandonarsi al piacere trasmesso. - Ho sempre avuto due sogni: il Milan ed il Calcio. È solo che mi sono confuso, ad un certo punto, ed ho pensato che potessero coincidere. Ma la verità è che non è così. Non coincidono, non possono coincidere. Perché è così che va, punto e basta. 
- Perché il campionato italiano in questo momento è nella merda, è indietro rispetto ad un campionato come la Premier per svariate ragioni, perciò sì se scegli bene puoi rilanciare o lanciare la tua carriera, ma è un trampolino. Per il momento è così, è innegabile. Per questo io sono sempre stato consapevole che il Milan sarebbe stato uno step. Solo che non pensavo che sarebbe andata così con te... 
Si morse il labbro sentendosi dire l’ultima frase. Non voleva, non era nei suoi piani fare il patetico, ma quando si rese conto d’averlo fatto, Sandro sorrise dolcemente e alle dita sulla nuca, aggiunse quelle sul viso. Lo carezzò lieve. 
- Che casino che abbiamo fatto ad innamorarci, eh? 
Ed era così semplice come lo diceva lui. 
Semplicemente quello. 
- Uno stupido incidente di percorso che però non ci deve fermare o distrarre dallo scopo principale della nostra vita in questo momento. Da qui abbiamo dieci anni per vivere la grandezza come calciatori.
Ma ripeterselo non lo rendeva più facile e quando si accorse che le dita di Sandro asciugavano le sue lacrime, si insultò mentalmente. 
Dov’era la sua forza? 
- Ma non lo rimpiango, sai... 
Sandro avvicinò il viso al suo provando a baciarlo, ma Theo si irrigidì fermandolo ad un soffio, infine con un guizzo di luce nei suoi occhi rimasti bui fino a quel momento, disse: 
- Anche perché tanto mi stai solo precedendo, ti raggiungerò ben anche io in Premier, il campionato migliore del mondo! 
Finalmente Sandro rise. 
Mentre si illuminava in un sorriso radioso e sincero, le loro labbra si incontrarono di nuovo, si intrecciarono e si allacciarono dando vita a quel bacio che sapeva di dolce e amaro insieme. Un bacio che non avrebbero mai dimenticato. 
“Siamo calciatori...” si dissero entrambi come a ricordaselo, mentre il calore subentrava alla tristezza, con le mani che scendevano sui loro corpi per sentirsi meglio. 
“Ma stanotte saremo solo uomini.” conclusero entrambi coi brividi che si espandevano ad ogni tocco che diventava via via sempre più profondo.
A quello si tolsero entrambi i boxer e solo quando rimasero completamente nudi, Theo gli salì sopra a cavalcioni. Le loro erezioni andarono a diretto contatto aiutate dalle mani che le strofinavano insieme, il mondo sbiadì lasciando posto solo ai brividi di piacere e a delle scariche che via via andarono aumentando. 
Le bocche tornarono ad allacciarsi e a succhiarsi a vicenda, giocando con le lingue che non volevano saperne di staccarsi. Fino a che lo fecero solo per permettere a quella di Theo di raggiungere il suo inguine. 
Si perse fra le gambe aperte mentre abbandonava la testa all’indietro e abbracciava quella meravigliosa sensazione di essere in qualche modo al posto giusto. 

Era difficile, era molto difficile quel passo, ma sapeva che andava fatto.
Sandro lo sapeva ed era il momento di essere forti e fare ciò che si doveva. 
Sarebbe andato, avrebbe fatto di tutto per diventare il centrocampista più forte del mondo in virtù del proprio autentico sogno, quello più importante.
Dall’indomani sarebbe stato calciatore, ma per il momento doveva essere persona. Per il momento lo voleva essere. 
La bocca di Theo gli bruciò ogni connessione mentale coerente al punto che si ritrovò a prendergli le spalle e staccarselo di dosso per non venire di già.
Con grande forza d’animo, poiché abbandonarsi all’orgasmo sarebbe stato un istante e sarebbe stato bellissimo.
Ma preferì goderselo meglio e spinse Theo supino, scivolandogli sopra mentre disegnava con la lingua e le dita il resto del suo corpo. 
Un corpo atletico, muscoloso che lo faceva impazzire. 
Un corpo che amava quanto amava la persona che lo possedeva. 
Lo fece suo prima con la bocca, succhiò la sua erezione fino a farlo gemere per poi risalire a baciare e leccare il resto delle sue linee toniche e muscolose. Arrivò infine sulle labbra e mentre gliele succhiava, gli alzò le gambe, gliele aprì e se le mise intorno alla vita. 
Sandro si appoggiò sul materasso, le mani accanto alle suo spalle, si chinò su di lui ed infine con una spinta decisa lo penetrò. 
Theo si inarcò spingendo con la nuca all’indietro e subito gli impedì di gridare e farsi sentire da qualche compagno nelle camere accanto, usò la propria bocca che premette sulla sua con prepotenza e passione.
Lo percepì mentre sorrideva eccitato dal suo gesto dominante ed una scarica di piacere lo percorse senza nemmeno vederlo, gli bastò sapere che lo faceva. 
Senza staccarsi, iniziò a muoversi aumentando l’intensità e l’andatura, fino a sentirlo fremere di piacere sotto di sé. 
Il compagno sotto di sé affondò le dita sulla propria schiena attirandolo a sé, percepì dei lievi graffi che gli doveva aver lasciato con la sua tipica esuberanza e si accese ulteriormente. 
Aprì febbrile gli occhi per guardare il suo viso, si riempì della sua bellezza letale e perdendosi sulla sua bocca morbida e sensuale, si abbandonò all’orgasmo. 
Fu tutto un caos ovattato dove solo brividi di piacere che scuotevano violentemente il suo corpo dominavano in sé, solo vagamente si accorse che Theo era corso a stimolarsi da solo per raggiungere il suo culmine. 
Sandro aprì confuso gli occhi e vide lo sperma del suo ragazzo che schizzava fra i loro corpi uniti e sudati, avvampò e gli baciò il viso risalendo sulle guance e sugli occhi persi nell’estasi. Non capì quanto tempo passò, perse la consistenza di ogni cosa, ma si ritrovò infine abbandonato su di lui, sfinito più che mai, assolutamente realizzato. 
Theo lo avvolse dolcemente accogliendolo su di sé e gli baciò la tempia. 
Quella sera erano stati uomini, dal giorno successivo sarebbero stati calciatori di nuovo.
Ma lì, da uomini, suggellarono una promessa:
- Cercheremo il modo di essere sempre anche un po’ uomini, oltre che calciatori, ti va? 
Theo, sentendo quella sua frase, capì perfettamente cosa intendeva e cercando il suo viso col bisogno di guardarlo, sorrise quando lo trovò. 
Annuì. 
- Certo che sì... il minimo è provaci... 
Theo alzò le braccia e le avvolse intorno al collo, attirando le labbra sulla proprie: 
- Ti amo. - rispose su di esse. 
- Ti amo anche io... - fece Sandro. 
Non si fecero grosse promesse, solo dissero di provare. Avrebbero visto come sarebbe andata senza fare giuramenti e mettere paletti. 
Vedendo dove la vita di calciatori li avrebbe portati e dove sarebbero arrivati da uomini.