ADORAZIONE

1. PRELUDIO DI UN’ESTATE

danexisdaneo

Danimarca-Inghilterra si stava svolgendo davanti ai loro occhi dando un certo spettacolo, non forse tanto per l’Inghilterra quanto per la Danimarca di Simon, la vera rivelazione di quell’Europeo.
Arrivati infatti fino in semifinale, ormai tutto il mondo tifava per loro, a parte chi teneva per le altre tre nazionali in gioco. 
Responsabili di prestazioni memorabili, oltre che di un episodio nella fase a gironi che nessuno avrebbe facilmente dimenticato, la nazionale danese aveva gli occhi di tutto il mondo del calcio puntati addosso, in particolare quelli di uno svedese che in mezzo al gruppo fissava torvo e concentrato il suo ragazzo. 
Tutti più o meno commentavano, era una partita a cui nessuno teneva in modo specifico, ma ognuno di loro aveva piacere di veder avanzare in finale il loro amico, protagonista di un europeo in generale ottimo, ma purtroppo di una semifinale non propriamente spettacolare. 
Simon, infatti, aveva purtroppo segnato un autogol su cui nessuno aveva osato commentare, ma avevano ben guardato Zlatan. Così, senza apparente motivo. 
Per un po’ nessuno aveva detto nulla fino a che non avevano iniziato ad ammirare la sua ripresa mentale e la sua freddezza recuperata praticamente subito. 
- Solo lui poteva riprendersi così in fretta da un autogol in semifinale all’europeo. - commentò incredulo e ammirato Theo, solitamente il più coraggioso nel farsi avanti sui più disparati argomenti, specie se scomodi.
Era scomodo parlare di Simon con Zlatan lì.
In realtà non tutti quelli del loro gruppo ristretto sapevano di loro due, ma qualcuno degli altri della squadra aveva intuito alla fine che dovevano avere un rapporto particolare, oltretutto Zlatan non faceva molto mistero di quel che provava. 
Daniel lanciò un’occhiata divertita proprio al loro compagno e attaccante seduto nella postazione migliore e più comoda, proprio davanti alla televisione gigante, in mezzo al divano. Ai lati da una parte Ante e Rade, perché erano pochi quelli che tollerava accanto in certi momenti, dall’altro c’erano proprio Theo e Daniel. Theo, infatti, gli si era messo accanto di proposito proprio per poter commentare e stuzzicare dio Zlatan, cosa che a quanto pareva lo divertiva molto. Evidentemente non gli era molto cara la vita, forse necessitava di adrenalina, ogni tanto. 
Alexis, seduto sul bracciolo del divano accanto a Daniel, era rimasto sorpreso che il suo amico si sedesse tranquillamente vicino a Theo e non poteva non lanciargli ripetuti sguardi, dimenticandosi totalmente la partita che si consumava senza altri colpi di scena fino ai supplementari. 
Solitamente Daniel stava attenta quando era in gruppo per evitare che si notasse il rapporto con Theo, specie se vorticava nei paraggi suo padre Paolo, e cioè praticamente sempre, ma quella sera il gran capo col suo socio sempre appresso, aveva deciso di dare tregua ai ragazzi e lasciarli godersi la seconda semifinale dell’europeo, cosa che a onor del vero aveva fatto non solo in quell’occasione specifica, ma in ogni serata del ritiro estivo cominciato come sempre ai primi di Luglio. 
Non che mancasse di presenziare in tutte le altre ore delle giornate, ma di fatto Daniel col sole splendente nel cielo stava ben attento a non interagire troppo con Theo, ormai era diventata un’abitudine allenarsi senza entrare troppo in collisione con lui, sebbene Alexis aveva anche notato che di tanto in tanto se ne dimenticavano e finivano per fronteggiarsi in campo divertendosi un sacco. 
Erano belli da vedere, quando si concedevano qualcosa, sia pure poco. Sicuramente sembravano più una coppia Simon e Zlatan, il che era tutto dire visto quanto erano riservati e chiusi e poco espansivi, specie il danese. 
Theo però era l’espansivo per eccellenza e vedere come Daniel riusciva a gestirlo, era incredibile. 
Alexis rimase piacevolmente colpito ed intenerito dalla dinamica che si concedevano ormai quasi ogni sera in ritiro. 
In quei giorni Theo si era presentato con uno splendido e appariscente fucsia nei capelli alla Moicana, colore che aveva dichiarato dover cambiare proprio in quei giorni. 
Non poteva dire che stava male, anzi. Era incredibile come lui stesse bene con qualsiasi look e colore. 
Aveva sempre avuto un debole per lui, ma più per il fatto che fosse francese. Da sempre, infatti, aveva un’assurda predilezione per la categoria. 
Daniel era stato la sua eccezione, anche se a lungo gli aveva rubato il cuore. 
Recentemente, forse a fine stagione, aveva realizzato di esserne uscito. 
Ricordava con precisione la festa clandestina di Sandro a Maggio e ricordava di avergli parlato serenamente, senza drammi né patemi d’animo. Poi ci aveva bevuto su e se ne era andato a casa convinto di dover piangere e disperarsi, ma invece si era sentito sereno e contento per tutto il resto della notte. Sensazione durata anche i giorni successivi, quando erano tornati a parlare come ai vecchi tempi, come se non fosse mai successo niente fra loro.
Daniel, con una delicatezza e una discrezione incredibili che Theo, per fare un nome a caso, non avrebbe mai avuto, l’aveva riaccolto nella sua vita quasi come prima, senza però esagerare su certi atteggiamenti o confidenze come avrebbe fatto un tempo. 
Guardò come Daniel fissava divertito Theo e lo vide avvicinarsi e dirgli qualcosa all’orecchio appiccicando la bocca sul suo ragazzo, probabilmente dicendo qualcosa su Zlatan che fece ridere il francese. Vide poi Theo prendergli la mano fulmineo e nasconderla fra le loro gambe attaccate, viste le troppe persone ammassate sul divano. 
Nessuno lo notò, lui sì e con sorpresa vide che Daniel non la sfilava. 
Stava facendo molti progressi, sapeva il suo problema nel vivere quella relazione che si ostinava a non definire tale, che però lo era a tutti gli effetti. 
Daniel aveva un enorme problema con Theo e suo padre e sapeva che finché non avesse superato la gelosia che nutriva nei loro confronti, non si sarebbe mai lasciato veramente andare. Tuttavia vedere che ora passavano più tempo insieme, in quelle sere di ritiro rossonero a Milanello e soprattutto vedendo che addirittura si lasciava tenera la mano, lo intenerì e lo fece sentire sinceramente contento per loro.
Contento per loro e malinconico per sé stesso. 
Aveva superato la delusione amorosa, ne era sicuro. Forse era ancora un po’ sensibile su di loro, ma non voleva privarsi della loro presenza né della loro amicizia. 
Quando aveva visto che nel periodo in cui si era allontanato da loro era capitato di tutto fra i ragazzi della squadra, aveva deciso di rimettersi in gioco e rientrare prepotentemente nel gruppo per divertirsi anche lui. 
Ante si era messo con Rade, Simon e Zlatan avevano litigato e avevano fatto una pace pirotecnica decidendosi a dichiararsi ufficialmente una coppia, Brahim e Sandro stavano insieme. 
Tutti, praticamente tutti ormai avevano qualcuno, tutti brillavano in mezzo a cuoricini e amore e lui, che era il romantico per eccellenza, era l’unico solo come un cane, senza nemmeno mezzo inciucio. Com’era possibile? 
- Non mi stupisce, guarda cosa ha fatto con Eriksen il mese scorso... - replicò Rade rispondendo a Theo più in fretta di quello che era stato nella testa di Alexis. 
Il giovane belga seduto sul bracciolo era tutto storto, il braccio appoggiato allo schienale sopra la testa di Daniel, una gamba a penzoloni e l’altra piegata dove sedeva in bilico; sembrava stare comodo mentre guardava la partita ed ascoltava i commenti che finalmente si tornavano a sentire dopo il gelo dell’autogol di Simon. 
Altri iniziarono a parlottare intorno, ma lui si concentrò su quel che dicevano nel divano.
Da qualche parte dovevano esserci anche Sandro e Brahim, ma al momento non riusciva a vederli. 
- Lui è il classico che fa la cosa giusta al momento giusto, prontezza e riflessi. - disse Daniel concordando. 
Simon, durante Danimarca - Finlandia nella fase a gironi, era stato protagonista di un soccorso non da poco al suo compagno ed amico Christian Eriksen. Lui l’aveva sminuito dicendo di non aver fatto nulla di particolare, ma tutti sapevano che i suoi primi soccorsi al giocatore in arresto cardiaco in campo erano stati preziosi. 
Non solo li aveva prestati subito senza esitare, ma aveva gestito anche successivamente la situazione difficile e tesa senza mai esitare un istante, né perdere mai la testa. Aveva dato ordini ai suoi compagni su cosa fare per rendersi utili e mentre nessuno riusciva a guardare la rianimazione dei paramedici, lui era uno dei pochi voltato verso di loro a controllare. Dritto, serio e concentrato, dopo l’ordine ai suoi di mettersi intorno a fare da scudo per evitare che le videocamere riprendessero momenti tanto delicati.
Era andato oltre il momento, aveva pensato lucidamente che avrebbe anche potuto morire e che quindi non era in alcun modo uno spettacolo da riprendere e trasmettere. 
Fortunatamente l’avevano salvato, ma quella volta tutti avevano visto quanto lucido e freddo era stato. 
Non aveva mai perso la testa ed anche dopo aveva sostenuto con forza e serenità encomiabili sia i suoi compagni scossi, che poi avevano dovuto riprendere la partita, che la ragazza di Eriksen, anche lei profondamente scossa. 
Nessuno avrebbe dimenticato quelle scene ed anche se lui non riteneva d’aver fatto nulla di che, sapevano tutti quanto incredibile fosse stato pur nel suo piccolo. 
- Non perdere la testa è una cosa, essere utile quando sembra che un tuo amico ti stia morendo davanti, è un’altra. - sottolineò Ante. 
- Io non ci riuscirei mai, andrei in confusione, piangerei un sacco... - mormorò Alexis rabbrividendo al ricordo, immaginandosi al suo posto a farlo per Daniel.
Non disse che in quel caso specifico sarebbe potuto morire anche lui, ma Daniel probabilmente lo capì e gli lanciò un’occhiata con un sorriso affettuoso, di chi capiva cosa aveva inteso. 
- Se fosse lì a terra Daniel, ci finiresti anche tu. Bello stecchito. Così dovremmo rianimare anche te, oltre che lui! - la delicatezza di Theo arrivò a colpire come suo solito un Alexis che per poco non cadde nell’immaginare la scena che aveva già provveduto da solo a figurarsi, contemporaneamente Daniel lasciò la sua mano per dargli un colpo nei sacri gioielli che lasciò in fuorigioco per un po’ il protagonista di tanta indelicatezza.
- Immaginati tu morto a terra e poi vediamo chi ti salva! - replicò acido Daniel che evidentemente non aveva gradito la scena proposta dal suo ragazzo. 
Theo, che ululava di dolore piegato in due in avanti tenendosi le palle tramortite, tentò di rispondere perché a lui nemmeno il dolore lo fermava, ma quando sentì la propria voce che si faceva fine e sottile come quella di una donna, lasciò perdere e tutti poterono così guardare la partita fino alla fine, quando ai tempi supplementari l’Inghilterra vinse per pura fortuna e non certo meritando la finale. 
Così fra sospiri dispiaciuti vari, la sala televisione di Milanello iniziò a svuotarsi, mentre al posto di Ante, Rade e Zlatan, spuntarono Sandro e Brahim. 
Parlarono ancora un po’ della partita e quando chiesero ad Alexis cosa ne pensava perché lo vedevano particolarmente silenzioso, perso ancora nella sua posizione instabile sul bracciolo, come una colomba posata sulla spalla di Daniel, lui cadde dalle nuvole. 
- Di cosa? - fece infatti guardando Brahim che gli aveva fatto la domanda. 
- Ma della partita, di cosa sennò? - Alexis avvampò istintivo trovandosi in fallo. 
- Oh, ero perso in altri lidi... - si scusò. Non altri lidi in generale, nei lidi delle coppie dove lui era l’unico dolorosamente single. 
Infatti Ante si era alzato trascinandosi dietro Rade con un esplicito ‘andiamo a farne una’, senza bisogno di spiegazioni. 
Zlatan era andato a chiamare Simon, lui non l’aveva detto ma era piuttosto evidente dal momento che aveva preso subito il telefono in mano e aveva selezionato fra le chiamate ‘preferite’ il nome ‘Simo’. 
Peggio ancora quando Brahim si era seduto su Sandro, dall’altra parte di Theo, che si era a sua volta accoccolato contro Daniel per fare pace con lui, sussurrandogli all’orecchio: - Guarda che non ti stavo immaginando morto, era per dire... Alexis in quella situazione sarebbe morto con te... 
Non che stesse migliorando la situazione, lo sguardo di Daniel era ancora imbronciato e severo. 
- Solo tu puoi immaginare certe cose del tuo ragazzo... - ma appena disse questo, Theo si zittì guardandolo con occhi sbrilluccicosi e solo Brahim capì il motivo, infatti scoppiando a ridere tradusse la sua reazione meravigliata e commossa. 
- È la prima volta che lo definisci ‘tuo ragazzo’? 
Daniel, pensandoci bene, realizzò che era proprio vero ed avvampando di un tenero imbarazzo, dimostrò per la prima volta tutta la giovanissima età che aveva e Theo, che non era poi tanto più grande di lui, saltò sul posto e mettendo i piedi sotto di sé, gli prese le mani e gliele baciò, forte anche della poca gente ormai rimasta intorno, essendosi tutti dileguati. 
Daniel, di mille colori in viso, provò a sfilare le mani per mettergliele sulla faccia e allontanarlo, ma la sua presa fu troppo ferrea e non poté che nascondere il viso fra le loro mani unite in modo tanto tenero e sentimentale. 
- Dai, è bellissimo che ti senti finalmente il mio ragazzo... 
- Smettila, è stato un lapsus, da come scodinzoli intorno a mio padre siamo ben lontani dall’esserlo...
- È comunque la prima volta che lo dici... 
Andarono avanti un bel po’, con Brahim che intanto si coccolava Sandro ridendo di loro, mentre da qualche parte probabilmente Samu aveva trovato la compagnia per quella notte. 
Soprattutto Theo non si sarebbe fermato se Alexis, guardandoli in quell’atteggiamento per la prima volta intimo a modo loro, non avesse sospirato rumorosamente e drammatico, finendo per dire spontaneo: - Beati voi... 
Finalmente Theo si zittì e quattro paia d’occhi si voltarono verso di lui guardandolo shoccati. 
Solo a quel punto, con la testa appoggiata sulla mano, Alexis si rese conto d’averlo detto ad alta voce e diventando di mille colori cercò di spiegarsi meglio, facendo ovviamente solo peggio.
- No è che... io ho sempre voluto una bella storia d’amore e l’avete tutti tranne me, voi che nemmeno sapevate che vi potessero piacere i ragazzi fino a qualche mese fa, che nemmeno cercavate qualcuno... io invece che lo so dalla nascita e che voglio una bella storia, sono solo come un cane oddio cosa sto dicendo, dimenticatelo! 
Nella disperazione più totale fece per alzarsi e scappare, ma proprio mentre si stava muovendo sul bracciolo, Theo fece la sua sparata per nulla riflettuta in precedenza. 
- Ma dai che mi ha scritto Olivier e dice che Paolo lo vuole al Milan... vedrai che con lui troverai l’amore. Se non altro un bel pisello ben disposto! So che gli piacciono anche i ragazzi, aveva una tenera storia con Mathieu qualche anno fa... 
A chiudere la boccaccia di Theo fu il tonfo con cui Alexis finì a terra. 
I quattro si alzarono in fretta e lo circondarono per vedere se stesse bene, quando lo videro che si massaggiava il culo per la botta presa, Theo si raddrizzò e mani ai fianchi disse senza riflettere, tanto per cambiare: - Tienilo da conto che fra un po’ dovrai usarlo un sacco... 
Alexis a quel punto si girò faccia verso il pavimento, nascondendola con le braccia incrociate, pieno di un imbarazzo gigante che non se ne sarebbe mai più andato. Contemporaneamente Daniel mise una mano sul muso di Theo e lo spinse via malamente. 
- Piantala di traumatizzarlo, lui è delicato, non è una bestia come te! Cuciti la bocca, vatti a fare la tinta! 
Finì per abbracciarlo da sopra protettivo, cercando di tirarlo su e toglierlo dalla buca che si stava scavando per nascondersi. 
- Dai, Ale... non dargli retta... anche se viene non sei mica obbligato a guardarlo come possibile amante, lui voleva solo dire che arriverà anche il tuo momento, non pensarci troppo, quando meno te lo aspetti succederà e sarà bellissimo...
A quel punto Alexis riemerse dalle tenebre delle proprie braccia e del proprio imbarazzo e sollevando la testa verso di lui che gli era accucciato accanto, si sollevò sulle mani e disse disperato: - Ma io adesso ormai me lo aspetto... oddio, quando lo vedrò morirò di imbarazzo, chissà che scene mi immaginerò e magari lui nemmeno mi vedrà... oddio, Olivier è francese... oddio, Dani... 
Andò avanti nel dramma per un bel po’, fino a che Theo non tornò a riprendersi il suo ragazzo per fare quello che facevano ogni notte. 
Anche Alexis fece quello che faceva ogni notte. 
Si disperò, solo che quella volta lo fece più del solito.