*Sono tornata dalle vacanze e questo è l'ultimo capitolo, poi manca solo l'epilogo e la fic sarà conclusa. Li ho lasciati sul più bello, lo so. Mi sono fissata con queste immagini composte per cui sono diventata matta, ma non importa, ormai la farò anche nell'epilogo ma non so se le farò anche nelle altre fic (conoscendomi sì e ogni volta mi maledirò perché non trovo mai quello che cerco). Le tre foto di Olivier e Jan sono TOP, mi avevano ispirato un sacco a suo tempo quando le trovai! Buona lettura. Baci Akane*

10. PREMIO

adorazione

A cena Olivier si sedette accanto ad Alexis, era la prima volta che si mettevano vicini e successe perché fu il francese a cercarlo, era rimasto in attesa che lui e Daniel si unissero al gruppo per la cena, infatti stava parlando con Theo, ma quando vide che i due arrivavano, convinti che si mettessero come sempre lì con loro, rimase sorpreso nel vedere che invece Daniel ed Alexis andavano in un’altra zona della tavolata. Una unica imbastita per tutta la squadra, come spesso accadeva. O così o diverse separate dove i ragazzi si dividevano fra loro come a Milanello.
Olivier guardò perplesso Theo il quale capendo la sua muta domanda, indicò Paolo con gli occhi meno felici del suo solito. 
Di primo acchito non capì cosa intendesse, poi si ricordò del sermone di spiegazione di Alexis del primo giorno, quando gli aveva spiegato che Theo e Daniel avevano una situazione complicata per via del padre di quest’ultimo. 
Così ricordandosene annuì e gli sorrise con aria di scuse. Sapeva che non era bello, ma si congedò da lui con cui era rimasto in piedi a chiacchierare in attesa dell’arrivo di Alexis e si unì a ruota a lui. 
Il giovane ritrovandosi Olivier sfacciatamente seduto vicino, lo guardò meravigliato, ma gli sorrise confuso e felice. 
Paolo, Stefano ed altri membri dello staff si sedettero coi ragazzi, anche se vicini fra loro, e conversarono allegramente creando un’atmosfera piacevole. 
Fu un bel momento, ma essendo seduti strategicamente lontani per via di Daniel e della sua abilità a sviare suo padre il più possibile, Olivier poté prendere la mano di Alexis sotto il tavolo senza grossi problemi e nessuno lo notò, se non Daniel che per poco non soffocò. 
Alexis da quel momento in poi non tornò più del suo colore normale e mangiò anche poco. 
Non gli serviva guardarlo in viso per capirlo, ad Olivier bastò tenergli la mano nella sua, intrecciare le dita tremanti e fermargliele. 
Era emozionato da morire ed in una specie di sogno ad occhi aperti, per lui sicuramente quel momento era il regalo più bello e Olivier non pensò minimamente di essere strano per i propri standard soliti. 
Non gli sembrava poi così assurdo cercarlo di più ora che aveva deciso che sarebbe stato il suo esclusivo tot boy. Alexis lo aveva sicuramente capito, ma era meglio metterlo più in chiaro, essere insomma più espliciti onde evitare che Daniel tornasse a mettergli in testa di nuovo qualche idea strana sul fatto che fosse meglio ignorarlo e fare il prezioso. 
Sapeva che era stato lui qualche giorno fa, non aveva niente contro, faceva l’amico che si preoccupava, oltretutto dimostrava di essere molto paranoico visto come stava attento con suo padre a non sembrare troppo intimo con Theo. 
“Chissà come spiega che sta in camera con lui?”
Si fece la domanda, ma non andò oltre più interessato a sentire come Alexis sotto le sue dita era burro sul pane caldo. 
Letteralmente sciolto. 
Si girò a dirgli qualcosa a caso e lui ricambiò con uno sguardo dolcissimo e pieno d’amore, tutto quello che voleva per sé. 
Per quell’adorazione così tenera l’avrebbe premiato come si doveva, quella sera. 

E lo fece. 
Una volta in camera, Olivier andò alla propria parte del comodino mettendo giù il cellulare e attaccandolo al caricatore, lo mise silenzioso e lo rivolse verso il basso, per poi girarsi verso Alexis che aveva fatto la stessa cosa dalla propria parte, in uno strano ed incerto silenzio.
Lo vedeva dubbioso e chiaramente emozionato nel sapere cosa sarebbe successo, o per lo meno nel sperarlo. 
Non voleva farlo stare ulteriormente sulle spine, voleva prendersi quello zuccherino a tutti i costi, adesso era ora. 
Chiuse la luce grande e accese quella piccola sopra il letto creando subito un’atmosfera migliore, poi andò alla finestra aprendo per bene i tendoni, potendo così ammirare il paesaggio a cui era tanto affezionato. 
Il mare notturno delle Baleari si apriva davanti a loro più bello e suggestivo che mai, rimase un istante a riempirsi gli occhi lasciando che la situazione si scaldasse da sola grazie al silenzio e allo scenario che sembrava incorniciarlo come in un quadro. 
Aveva una completa consapevolezza di sé, di ciò che sembrava e di come essere ciò che voleva in qualsiasi istante. Sapeva usare ogni cosa a disposizione per ottenere il risultato specifico che voleva. 
Dopo qualche istante si girò verso Alexis, consapevole che era ancora fermo vicino al suo comodino e al letto in attesa di sapere cosa dovesse fare. In attesa di lui e della sua mano che aprì verso di lui, indicandogli di raggiungerlo.
Gli piaceva che non prendesse iniziative, ma sapeva che prima o poi l’avrebbe fatto e gli sarebbe piaciuto comunque. 
Alexis sussultò ed emozionato più di prima, lo raggiunse posandogli lieve le dita tremanti sulle sue. Le prese e le strinse attirandolo a sé, infine lo baciò lento e sensuale. Gli fece assaporare quel bacio e lo vide sciogliersi davanti a sé, mentre appoggiava l’altra mano sul suo petto. 
Esitava anche in quel contatto, sapeva che voleva toccarlo meglio, ma aspettava sempre che glielo dicesse lui e gli piaceva da matti.
Avere il controllo per lui era assurdamente erotico. 
Dopo un lungo bacio lento e suadente, si staccò e lo guardò carezzandogli il viso, soffermandosi sulle labbra. I suoi occhi blu erano ancora in totale adorazione, aspettava, così decise di premiarlo e senza lasciarlo né muoversi, sussurrò guardandolo intensamente da vicino: - Spogliami. 
A quel punto glielo lesse chiaramente negli occhi. 
Alexis era definitivamente suo. 

Era un gioco erotico, niente di più, Alexis lo sapeva, ma non riusciva a trovare un solo motivo per cui non dovesse proseguire e assecondarlo. Non riusciva a prendere il controllo né di sé, né della situazione e non voleva nemmeno.
Voleva solo abbandonarsi perché era la prima volta che stando con qualcuno si sentiva così spontaneo e coraggioso, era la prima volta che riusciva a fare cose inenarrabili. 
Sorrise timidamente e senza capire più nulla si lasciò totalmente trasportare. 
Sfilò la mano dalla sua per poi scivolare alla vita, gli prese la maglietta aderente che metteva in mostra il suo fisico perfetto e lo liberò ben lieto di poterlo anche ammirare oltre che toccare attraverso una stoffa fastidiosa.
Gli era mancata quella visione. 
Olivier l’accompagnò alzando le braccia, per poi riabbassarle lungo i fianchi senza più toccarlo. 
Lo guardò sovrastandolo in altezza, rimase fermo davanti a lui, immobile, in attesa. 
Aveva passato gli ultimi giorni a guardare così intensamente e tanto il suo corpo che quando era coperto si sentiva quasi male. 
Lasciò cadere la maglietta a terra e gli sfiorò il torace dapprima lieve, poi via via sempre più sicuro. 
Riprese a respirare rendendosi conto d’aver trattenuto il fiato fino a quel momento. 
Continuando a guardarlo come se non avesse nemmeno più un viso ma solo un corpo divino, scese con le dita fino agli addominali, giocò coi suoi cuscinetti delineandoli coi polpastrelli, fino poi a raggiungere le linee inguinali come sempre marcate. Le seguì fin sotto i pantaloncini e quando li abbassò notò che sotto non aveva i boxer ed Alexis gemette spontaneo. 
Gli shorts scivolarono subito alle caviglie e con piacere vide che oltre al cellulare, prima si era liberato anche delle scarpe. 
Olivier li accartocciò ai piedi e li spinse di lato, ma Alexis continuò a guardare il suo inguine ora scoperto e risalì le cosce muscolose arrivando ai fianchi e poi di nuovo all’inguine, riprendendo le carezze lì dove si era interrotto. Non gli toccò l’erezione, andò dietro alle sue natiche sode e solo a quel punto alzò lo sguardo sul suo viso, in attesa del resto. 
Olivier stava sorridendo soddisfatto, si chinò cercando le sue labbra, Alexis si allungò aprendole in attesa, lui gliele sfiorò senza baciarlo e a quel punto, sussurrò: - Puoi toccarmi anche lì, se vuoi. 
Adorava quando gli dava ordini, ma era bello anche quando gli suggeriva quel che poteva fare sulla base di quel che gli leggeva dentro. 
Sapeva che lo voleva toccare. 
Scivolò sulla pelle tornando davanti e mentre glielo toccava di nuovo come il giorno precedente sotto la doccia, tirò fuori la lingua alla ricerca della sua. 
L’atto spontaneo di richiesta piacque ad Olivier che lo accontentò e gli venne incontro intrecciandosi fino ad unire le labbra. 
Alexis iniziò a masturbarlo mentre rimaneva completamente vestito, in attesa che gli dicesse come voleva proseguire. 
Sentiva che gli veniva duro e al tempo stesso si stava eccitando anche lui nonostante Olivier non lo toccasse e mantenesse le braccia abbandonate lungo i fianchi. 
La cosa lo mandava in estasi e gli ricordò una scena famosa che gli aveva dato fortemente alla testa quando l’aveva vista. Quando aveva cercato foto ed informazioni su di lui, oltre al bacio a Debuchy, era saltata all’occhio una particolare palpata esplicita di Jan Vertonghen. 
La scena si era consumata in campo, dopo uno scontro di gioco, e Jan e Olivier erano andati letteralmente a muso duro uno contro l’altro fin quasi a baciarsi. Nessuno dei due si era mosso cedendo per primo, dicendosi probabilmente cose non tanto carine. Infine Jan aveva piazzato la sua mano fra le gambe di Olivier e gli aveva afferrato il pacco davanti a tutti. 
La cosa incredibile non era stata quella quanto la reazione impassibile di Olivier che non aveva mosso nemmeno mezza mano. Era rimasto dritto, braccia lungo i fianchi, a farsi toccare. 
Quando aveva visto quella scena, Alexis aveva dovuto provvedere subito con gioia da solo ed ora che stava replicando la scena nella versione più erotica e sensuale, aveva di nuovo un picco considerevole. 
Stava diventando sempre più duro ed Olivier lo fermò prendendogli il polso e ritirando la lingua gli disse sulla bocca, guardandolo negli occhi da quella vicinanza. 
- Spogliati tu ora. 
Questo era di nuovo un ordine e lui ipnotizzato eseguì senza esitare. 
Fece un passo indietro senza staccare gli occhi dai suoi, si prese la maglietta dal collo e se la sfilò facendola cadere per terra, poi si mise i pollici dentro l’elastico degli shorts e dei boxer e li abbassò imbarazzato ed eccitato. 
Liberò subito la sua erezione che già chiedeva soddisfazione come quella di Olivier. 
A quel punto lui lo guardò compiaciuto passandolo da capo a piedi e si soffermò in particolare sul suo inguine. 
Alexis avvampò visibilmente posandogli le braccia sulle spalle, Olivier invece gli prese i fianchi ed i glutei e l’attirò a sé premendogli il bacino contro il proprio. Le loro erezioni si toccarono e si strofinarono, infine ripresero a baciarsi e lì Olivier lo prese da sotto le braccia, lo sollevò. Alexis avvolse istintivo le gambe intorno alla sua vita e lo cinse meglio. Continuando a baciarlo, lo condusse al letto e lo adagiò delicatamente sopra mettendosi sopra di lui. 
Quando furono comodi, il francese scivolò con la bocca sul suo corpo fino a raggiungere la sua erezione. Era bello sentirglielo prendere e succhiare e si stava eccitando molto, ma Alexis realizzò che non era la stessa cosa che aveva provato le altre volte sempre con lui. 
Il vero premio era un altro e gli stava sopra. 

Lo sentì sospirare e carezzargli la nuca, si stava eccitando e gli piaceva, ma capì che non era al massimo del desiderio. 
Fu lì che Alexis prese la prima iniziativa e separandolo da sé, interruppe un probabile orgasmo per spingerlo e cambiare le posizioni.
Usò una sorprendete forza tanto che Olivier lo assecondò. 
Una volta che si fu steso al suo posto, Alexis fu ben lieto di salirgli sopra e riprendere l’adorazione del suo corpo, sostituendo la bocca alle mani. 
Sentì la sua lingua e le sue labbra percorrere ogni centimetro del proprio corpo, assorbendolo, quasi, e beandosi di sé.
Olivier chiuse gli occhi e si abbandonò alzando le braccia nella beatitudine. 
Alexis lo stava letteralmente amando, non solo adorando. In qualche modo sentiva di essere suo, nel modo assoluto in cui lo voleva. Sapeva che era così, non poteva che essere così. 
Lo baciava e lo carezzava leccandolo, trovando tutte le sue zone erogene e lo faceva solo perché il suo corpo era troppo bello per non essere preso in quel modo. 
Era il suo premio, lo sapeva che lo era ma non solo era così. Ci si sentiva davvero. 
Alexis stesso lo stava vivendo in questo modo. 
La cosa che in assoluto in quel momento desiderava. 
Quando poi la sua bocca raggiunse il suo inguine e amò la sua erezione dura e pulsante, Olivier capì che sarebbe presto venuto, ma non voleva sprecare quella splendida serata, così con uno sforzo notevole lo staccò.
Lo fece con dolcezza ripristinando le posizioni, sparì poi in fretta fra le sue gambe sollevandogliele e piegandogliele contro il petto, gli leccò e gli stimolò l’apertura che capì non era vergine anche se non molto abituata. 
L’idea che fosse la sua quasi prima esperienza sessuale lo mandò in estasi anche se una parte di sé si ingelosì. Come osava aver avuto un altro prima di lui? Era già morto su un altro ragazzo? Aveva adorato in quel modo altre persone?
Ma forse no, si disse. Forse non le aveva adorate in quel modo, era impossibile, no? 
Se ne convinse e mentre si prendeva le sue gambe e se le avvolgeva intorno alla vita, entrò in lui con una spinta possente ma gentile al tempo stesso. 
Per un momento ebbe l’impressione di romperlo. Era così piccolo e fragile confronto a lui. 
Gli sfiorò le labbra con le sue e quando lo sentì rilassarsi, cominciò a muoversi e ben presto fu tutto perfetto, specie le sue braccia intorno al collo e la sua voce che gemendo lo chiamava per nome, mentre moriva per merito suo. 
“Sono il suo premio, il suo premio più grande e desiderato. Non ha desiderato nessuno come me...”

Alexis moriva davvero nel riceverlo. Ma era una morte dolce e perfetta.
Dopo un primo momento di shock e dolore normale, Olivier aveva iniziato a muoversi e poco dopo Alexis si era sentito meglio. 
Poi l’estasi nel sentire il suo corpo forte e muscoloso premersi e strofinarsi su di lui.
Era Olivier quello che lo stava penetrando e lo stava facendo suo. 
Era il suo premio per la sofferenza di quei mesi così freddi e finalmente lontani.
Il brutto sogno svaniva mentre lasciava il posto a ciò che viveva ora, qualcosa di così bello da essere indescrivibile. 
Ad ogni spinta andava più a fondo e lo sentiva sempre più, mentre la sua erezione strofinava fra i loro corpi avvinghiati e divenne presto tutto veloce e bollente, fino a che in un’ondata improvvisa non esplose senza remore. 
Lo sentì venirgli dentro in un getto caldo che lo sconvolse per l’idea che fosse il suo sperma quello che lo stava riscaldando dentro. 
Il suo.
Quello del suo premio. 
In quel momento non c’era altro. 
Nessuna delusione amorosa che l’aveva fatto soffrire, nessuna situazione complicata intorno. 
Non c’era nulla se non un piacere così grande da tenerlo stretto a sé ansimante e soddisfatto. 
Nella pace dei sensi che si mescolavano insieme alla felicità, capì che quella cura sarebbe stata perfetta e che alla fine dell’estate sarebbe sicuramente guarito. 


Appena il giovane belga si palesò al buffet dell’hotel per la colazione, i ragazzi del suo gruppo capirono immediatamente che l’avevano finalmente fatto. 
Daniel lo sapeva perché glielo aveva detto, ma considerando il tipo c’era la possibilità che alla fine fosse scappato a gambe levate trovandosi nel panico. Cosa che aveva capito non era accaduta dal semplice fatto che non gli era capitato in camera in piena serata preda del famoso panico. 
Alexis quel mattino aveva una tale espressione beata, che Theo corse da Daniel anche se con suo padre nei paraggi che aveva pensato bene di unirsi a loro per quella partita e acchiappandogli il collo col braccio facendogli vedere il firmamento, gli sibilò all’orecchio con una tale esaltazione da trasmettergli una scarica elettrica: - È quello che sembra?
Doveva consultarsi con lui perché Daniel era più ferrato nelle questioni di Alexis. 
Daniel ridacchiò e annuì sgomitandolo, cercando immediatamente suo padre sperando di non trovarselo a fissarlo attento mentre faceva colazione con loro. 
Per fortuna non era ancora arrivato o forse era già arrivato e se ne era già andato a fare altro. 
Theo capì che non voleva rischiare e gli tolse il braccio ridacchiando ancora, guardando Alexis che arrivato insieme ad Olivier era di mille colori e con un’aria talmente colpevole da avere il neon scritto sopra a caratteri cubitali. 
Anche il francese era soddisfatto, ma non si sentiva minimamente colpevole. Era totalmente rilassato e li raggiunse sapendo che Alexis avrebbe voluto venire da loro. 
Lo seguì e mentre salutava sereno, con Theo che rideva come un idiota senza un apparente motivo plausibile, Alexis rimase rigido e silenzioso a fissare il pavimento, salutando con un monosillabo.
In quello venne travolto da un allegrissimo Brahim da un lato e da un altro allegrissimo Samuel dall’altro. 
Più che allegro quest’ultimo era invidioso, infatti invece del ‘bravo’ con cui lo salutò il più basso dei due, lui gli rifilò un ‘bastardo’ che Olivier non capì. Si girò a guardarli divertito ma perplesso, mentre Alexis si chiudeva il viso con le mani, consapevole del motivo per cui stavano facendo ciò. 
- Ragazzi, fatelo respirare... - la voce preoccupata che cercava di non essere troppo divertita di Sandro, arrivò alle loro spalle, ma non servì a molto. 
La presenza di Olivier che non sapeva ogni cosa rendeva tutto difficile; avrebbero tanto voluto chiedergli com’era stato, ma dalla sua espressione imbarazzata di chi non si sarebbe mai più ripreso, capirono che doveva essere stato molto soddisfacente. 
“Sicuramente meglio di come è andata con me...” pensò Daniel sinceramente contento per lui. 
Aveva molte riserve su quella relazione, ma sapeva che sicuramente era quello che serviva al momento ad Alexis. 
In ogni caso bastava vederlo com’era felice, finalmente. 
Scrutò i suoi occhi blu mentre cercava di evadere quelli di tutti, finendo poi in quelli peggiori, i suoi. 
Daniel gli sorrise dolcemente invece di fare lo stronzo come gli altri. A quello l’amico parve rilassarsi e trovare una sorta di sollievo che l’aiutò a stare subito meglio e a riuscire a sopportare gli idioti intorno. 
- Ma cosa avete da ridere? - chiese Olivier ancora totalmente ignaro che loro avevano saputo ogni dettaglio sin da subito e che anzi erano stati la missione dell’estate di Theo. Quella della primavera infatti erano stati Ibra e Simon. 
- Non farci caso, - disse Sandro cercando di fare il serio. - capirai presto che sarà strano vederli seri. 
- Oh, qualcuno finalmente ha trombato! - e proprio a quel punto, con la delicatezza di un elefante, Ante arrivò sbattendo la mano sulla schiena di Alexis, finendo anche per ucciderlo e togliendo ogni dubbio se mai ce ne fossero stati.
Diede così anche risposta ad Olivier alla domanda che Sandro aveva cercato di liquidare con diplomazia. 
Alexis tornò a chiudersi la faccia dall’imbarazzo, mentre Rade, unendosi a loro, scosse il capo avendo visto la scena e mortificato per l’indelicatezza si scusò con Olivier il quale, finalmente, realizzava cosa avevano tanto da ridere. 
Il francese non si imbarazzò minimamente e quasi con orgoglio brillò raddrizzandosi accanto ad Alexis, lieto di non dover penare a nascondere o a mettere stupide false parvenze. 
Erano tutti accoglienti, in quel senso. Persino uno apparentemente assassino come Ante era aperto su quel discorso e se ne stupì con piacere. 
Evitò di rispondere, ma sorrise loro senza un briciolo di imbarazzo, mentre arrivò la consapevolezza di aver finalmente trovato un posto adatto a lui, dove sarebbe riuscito a stare di nuovo bene come ai tempi dell’Arsenal.
Alexis si era appena ripreso per la seconda volta, con più fatica della prima, ed emerso dalle proprie mani si sentiva ancora pieno di vergogna e rosso in viso, ma quando lo guardò per puro istinto, Olivier gli sorrise dolcemente e al tempo stesso felice e gli cinse le spalle con un braccio, come a sottolineare che era vero e che stavano insieme. Perché era questo, ormai, Alexis. Il suo ragazzo. 
Fu lì che il piccolo belga morì di nuovo e definitivamente senza possibilità di ritorno. 
Infatti pure per farlo mangiare dovettero forzarlo e solo quando vide che Olivier lo stava per imboccare, lui si riprese di botto e prendendo la brioche se la mangiò da solo, cercando disperatamente di evitare un’altra figura da cui non si sarebbe potuto riprendere. 
Di tanto in tanto, mentre gli altri scherzavano come idioti rivelando ad Olivier tutti i retroscena perché ormai tanto valeva dirle tutte, le cose, e farlo entrare nel gruppo dei disadattati, Alexis in un misto fra il disperato e il rassegnato, lanciava occhiate a Daniel di fronte a lui, che alla fine si era unito a loro anche se non vicino a Theo. 
Lo vedeva cercare in giro per la sala suo padre e sapeva perché lo faceva. Era in ansia per le questioni di cui non parlavano più da mesi, per evitare di farlo stare male. 
Mentre lo capiva e si sentiva in colpa per averlo trascurato, notando che aveva chiaramente bisogno di una spalla su cui sfogarsi e magari qualche consiglio, gli sorrise incrociando il suo sguardo. 
Gli occhi azzurri di Daniel stupiti di quell’espressione indirizzata proprio a lui, quasi di gratitudine e di scuse, ricambiarono il sorriso e sembrò rilassarsi realmente. 
Gli fece un cenno d’assenso col capo col quale si capirono entrambi e mentre si dicevano mille cose senza usare alcuna parola, Alexis capì d’aver appena chiuso definitivamente la ‘pratica Daniel’.
Adesso poteva finalmente tornare ad essere suo amico, così come lo era stato all’inizio e come voleva esserlo sempre. 
Adesso sì, si disse guardando Olivier accanto che rideva ai racconti allucinanti di Theo e degli altri. 
Adesso era pronto.