*Arriva Oli in tutto il suo splendore, seguiamo un po' lui ed il suo punto di vista (che è il mio in quanto è solo quella che era la mia idea di lui quando l'anno scorso ho scritto la fic, ma ci tengo a precisare che nelle mie fic i personaggi hanno tutti delle evoluzioni, sempre, perciò non fermatevi all'inizio) per poi vedere come Alexis si prepara al suo avvento! Buona lettura. Baci Akane*

2. NUOVA VITA

oli

Olivier si guardò allo specchio controllando che fosse tutto a posto; ovviamente non solo lo era, era anche perfetto. 
Come al solito. 
Non sarebbe di certo uscito se così non fosse stato. 
Si diede un ultimo tocco ai capelli nel solito taglio corto, si passò le dita sulla barba, perfetta anche quella, poi dopo aver alzato il mento annuì deciso e convinto infilandosi gli occhiali scuri. Un ultimo sguardo alla propria immagine riflessa ed uscì. 
Aveva dovuto fare tappa a Milano durante le sue vacanze estive, perché doveva fare una ‘piccola’ commissione per sé stesso ed il suo futuro. 
Quel giorno avrebbe firmato per il Milan e a convincerlo era stato niente meno che Paolo Maldini. Non che ci sarebbe voluto molto, appena l’aveva sentito al telefono aveva deciso in un istante che sarebbe andato alla sua corte, non perché volesse a tutti i costi quella squadra, ma perché se lui ti voleva era difficile dirgli di no. 
Oltretutto aveva bisogno di un cambiamento nella sua vita, essendo in un momento stagnante della sua carriera che andava verso la fine, di conseguenza cambiare squadra, campionato e Stato, era la mossa migliore.
Era a Londra dal 2012, quando era andato all’Arsenal, poi era passato al Chelsea, ma di fatto erano quasi dieci anni nello stesso campionato e nella stessa città. 
Era sta to bene, era stato felice, aveva vissuto un sacco di cose, molte delle quali belle. Si era affermato a livello mondiale, aveva avuto un’ottima carriera, ma al momento, all’alba dei 35 anni che avrebbe compiuto fra due mesi, non poteva dire di essere ancora soddisfatto e realizzato. 
Aveva avuto tanto, ma era finito?
Si trattava di decidere se era ora di chiudere la sua carriera oppure se potesse andare avanti ancora e in quel caso fino a quando e dove. 
A fargli decidere che era ora di un cambiamento radicale prima di prendere la decisione più drastica ed importante della sua vita, era stata la perdita della titolarità in nazionale, cosa mai messa in discussione da quasi sempre. 
Adesso in quell’europeo il mister aveva fatto una cosa che non avevano mai fatto, l’aveva tenuto in panchina. Questo gli aveva fatto capire che era ora di decidere se continuare in quel modo e lasciarsi andare verso la fine inevitabile, amara e per niente soddisfacente, oppure se lottare per tornare a riconquistare quello che considerava il SUO posto. Suo e di nessun altro. 
Era finito o aveva ancora da dare? 
Ed in quel caso, cosa? 
Aveva avuto un’ottima conversazione con Paolo, molto onesta ed aperta. Gli era piaciuta. Aveva saputo battere sui tasti giusti. 
Il Milan e la Serie A erano una grande sfida, perché il campionato non era facile ed era diverso da quello inglese o francese, i due dove lui aveva militato. Oltretutto il Milan era una squadra dal passato glorioso che cercava disperatamente di riacquistare la sua gloria. 
Paolo era stato sincero, non erano ancora nemmeno vicini al riuscirci, ma sembrava del tutto intenzionato a riportarlo sul tetto del mondo. 
Non aveva seguito molto la loro storia recente, sapeva come tutti quanto forti erano stati in passato e che poi nel tempo si erano dissolti, cosa che capitava spesso a molte grandi squadre, ma gli aveva fatto impressione sentirlo così deciso e risoluto. 
Aveva esposto i punti sui quali intendeva lavorare per riportare in alto il Milan e sembrava avere le idee chiare.
Anni di transizione per ridonare al gruppo la giusta mentalità e farla crescere lentamente ma in modo solido e costante, voleva affidarsi a giocatori che potessero essere un esempio per i giovani su cui intendeva costruire il futuro del Milan, giovani con il potenziale dei campioni guidati da altri che campioni lo erano già stati e che quella testa da vincenti l’avevano e la potevano trasmettere a chi non la possedeva ancora. 
Si era sentito importante ed aveva fatto breccia sul giusto tasto. 
L’aveva lodato e messo su un piedistallo, esattamente là dove a lui piaceva stare. 
Proprio dove voleva tornare. 
L’aveva perso, quel podio, ma l’avrebbe riconquistato.
Oltretutto la sfida che gli offriva e l’importanza che gli voleva dare non era indifferente. 
Sapeva che adesso c’era Ibra, ma lui aveva ormai quasi 40 anni. Nemmeno lui era giovane, ok, ma qualche anno di meno lo aveva e comunque erano entrambi stati sedotti da una leggenda che aveva giocato ad alti livelli fino ad una certa età dimostrando di poter fare la differenza fino all’ultimo, che l’età era solo un numero. 
In poche parole Paolo Maldini sapeva sedurre e sapeva come ottenere ciò e chi voleva. 
Olivier aveva accettato pochi giorni dopo quella telefonata, dicendo che avrebbe fatto tappa a Milano per la firma durante le sue vacanze post europeo. 
Incontrarlo gli avrebbe fatto un certo effetto, non c’erano giocatori o sportivi che non avevano ammirato Paolo Maldini, adesso sarebbe diventato il suo capo e avrebbe puntato su di lui per tutti gli anni che sarebbe riuscito a dargli.
Era consapevole che se sceglieva lui per l’attacco, dopo un Ibra quarantenne che cadeva sempre più preda degli infortuni e che nonostante questo era sempre un pilastro ed un esempio, significava che aveva in mente qualcosa di speciale per il futuro della sua squadra, perché lui, anzi, loro, erano traghettatori. Lo sapeva benissimo, per quanto potessero tenersi fisicamente bene e fare ancora la differenza grazie al loro impegno e al talento che avevano ancora da dare, restavano un trentacinquenne ed un quarantenne. 
Mentre la macchina lo portava nella sede legale del Milan per la firma, si chiese se sarebbe stato in grado di collaborare serenamente con lui. Non aveva mai avuto a che fare con Ibra se non in diversi scontri in campo, ma aveva l’aria di essere un grande professionista e soprattutto un ottimo compagno. 
“Insomma, è sempre meglio averlo dalla propria parte che contro...”
Forte del fatto che avrebbero indossato la stessa maglia, decise che era ora di prendere le sue redini per i prossimi anni, tutti quelli che sarebbe riuscito a dare e a tirarsi fuori. 
Solo una volta che la macchina parcheggiò, si rese conto d’aver appena deciso ciò che fino a pochi giorni prima l’aveva lasciato nell’incertezza. 
“Dunque non sono ancora finito, eh?” 
Realizzando di non voler concludere la carriera ma riavviarla, scese dalla macchina notando dei fotografi all’ingresso del grande edificio, sicuramente lì per lui. 
Era ora di voltare pagina e di rimettersi in gara, non sarebbe stato facile ma ce l’avrebbe fatta. Sapeva di valere, specie perché se uno come Paolo Maldini aveva deciso di puntare su di lui per il post Ibra, significava che non avrebbe deluso nessuno e principalmente sé stesso. 
Una nuova fase della propria vita l’aspettava e lui ormai non vedeva l’ora di cominciarla. 

Aveva scritto a Lucas chiedendogli se gli poteva dare il numero di suo fratello per poter prendere contatti con lui, in quanto futuro compagno di squadra. 
Theo gli aveva risposto poco dopo con entusiasmo, dicendogli che era contento che venisse al Milan e che si sarebbe trovato bene e di contare su di lui per qualunque cosa.
Sicuramente avrebbe avuto bisogno di aiuto per la lingua. 
I suoi nonni avevano origini italiane, ma in realtà non gli avevano mai insegnato la loro lingua se non qualche parola che nemmeno ricordava. 
Probabilmente le più classiche: ‘ciao’, ‘buongiorno’, ‘buonanotte’, ‘si’, ‘ti voglio bene’. 
Ricordava con affetto quell’ultima parola, visto che la diceva alle sue nonne con orgoglio quando le salutava da piccolo. 
Una volta che gli aveva confermato la firma, Theo gli aveva dato il contatto col suo agente immobiliare per trovare casa, dandogli subito qualche dritta sulle zone migliori da scegliere. 
Era contento di avere almeno una conoscenza, anche se indiretta.
Lui e Theo erano entrambi francesi e anche se al momento l’altro non era ancora stato convocato in nazionale, sapeva che ci sarebbe finito, era bravo e giovane. 
Non avrebbe più fatto l’errore che aveva fatto con Mathieu, trasformare in amante il proprio amico e compagno di squadra e di nazionale era stato sciocco. Quando le cose poi si erano rovinate con lui, anche il suo rendimento era finito a quel paese.
Non sapeva dire se fosse stato proprio quello a demolirlo come calciatore e farlo colare a picco, però sicuramente da ora in poi avrebbe fatto più attenzione alla scelta dell’amante. 
Non era idiota, sapeva d’averne bisogno, sapeva che sarebbe finito per averne comunque almeno uno perché era fatto così, era un vizio che possedeva da sempre e non sarebbe di certo cambiato in quel momento, perciò era meglio stabilire subito le regole. Anzi, era meglio farsene. 
“Prima regola: il tuo amico non sarà il tuo amante! Perciò di conseguenza il tuo amante non sarà tuo amico. Non necessariamente. Ma non sicuramente il tuo amico più importante. 
Seconda regola: il tuo amante non farà parte della nazionale, perciò nessun francese!”
Con Mathieu aveva imparato, era meglio diventare saggi. A trentaquattro anni era ora. 
Non aveva ancora idea di chi fosse la rosa, né tanto meno chi ci fosse a parte Theo e Ibra, sapeva solo che nessuno dei due non sarebbe diventato il suo amante, posto che comunque ne avrebbe avuto sicuramente uno. 
Era pura sopravvivenza mentale, non era una cosa che decideva di avere, ma si conosceva e sapeva che ne avrebbe avuto uno. Ormai era uno schema ricorrente da praticamente sempre, perfino Jennifer se ne era fatta una ragione e l’aveva accettato con l’unica clausola di non farsi mai più scoprire e non farglielo sapere mai. 
Non doveva essere necessariamente una donna od un uomo, gli andava bene chiunque, ma aveva notato con Mathieu che coi compagni di squadra gli piaceva di più, solo che doveva appunto stare attento a chi sceglieva. 
C’erano persone fatte per essere fedeli tutta la vita alla stessa persona e c’erano persone geneticamente infedeli. 
Lui era di questa categoria. 
Tuttavia riteneva di essere un padre eccezionale, in ogni caso adorava i suoi tre figli e non avrebbe mai fatto nulla per ferirli. 
Questo non significava che non poteva essere sé stesso almeno nel privato, in segreto. 
La gente era predisposta al tradimento, la gente lo faceva di continuo anche solo col pensiero. 
Ogni volta che ci si sparava una sega da soli guardando porno su internet o fantasticando su qualcuno, quello era un tradimento. 
Oppure quando aveva un’erezione guardando per caso qualcuno di particolarmente attraente, quello era un tradimento. 
Ma anche nel più semplice, banale e comune apprezzare gli altri. Tutti avevano fantasie sessuali su qualcun altro. 
Si tradiva comunque con la testa, di continuo, tutti lo facevano. Nessuno escluso.
Di conseguenza non farlo era da ipocriti, anche se ammirava chi riusciva ad essere così integro. 
Lui non lo faceva di proposito, perché lo voleva, ma finiva per farlo perché dal momento in cui desiderava qualcuno, non riusciva a tenersi il cazzo nei pantaloni e la lingua in bocca. 
Adorava la fase del corteggiamento, lo rendeva vivo più che mai, forse ancor più di una valanga di goal in un campionato. 
Piacere, essere rincorso, la fase del cercarsi, del farsi piacere, del riuscire ad arrivare ad un trofeo, che fosse una vera coppa di calcio od una persona desiderata, era ciò che lo rendeva vivo e uomo. 
Era un pessimo uomo, forse, ma non aveva mai fatto mancare niente a Jennifer ed ora ai suoi figli. 
Oltretutto dopo il 2016 lei l’aveva capito ed era stato onesto. 
‘Se vuoi puoi lasciarmi o rimanere con me, a te la scelta, ma sappi che non posso fermarmi, non posso cambiare, è questo che sono, è questo che ho sempre fatto e farò sempre, ma se resti con me non ti mancherà mai nulla, non ti lascerò mai e non ti coprirò mai più di vergogna come ora. Non farò mai mancare nulla né a te né ai nostri figli.’
Lei aveva apprezzato la sua onestà, vista per la prima volta, ed aveva deciso di accettare. Del resto non era stupida, la vita che faceva al suo fianco come moglie ‘ufficiale’ non avrebbe comunque potuto farla come divorziata. L’avrebbe mantenuta per legge, ma non avrebbe fatto la stessa vita. 
Il loro era più un accordo e questo lo rendeva sereno, da quel punto di vista.
Solo che ora che non aveva più nessuno e che con Mathieu era finita da un po’, così come con gli altri o le altre, si sentiva vuoto e demotivato. 
Gli mancava qualcosa o qualcuno che lo facesse sentire ancora vivo, speciale e che lo rimettesse sul piedistallo dove adorava stare, dove si sentiva felice. 
Adesso che stava cambiando vita, sicuramente avrebbe trovato di nuovo qualcuno in grado di farlo sentire in quel modo e non vedeva l’ora. 
Ormai la sua nuova vita era vicina, pochi giorni e sarebbe cominciata. Gli sembrava quasi di poter allungare la mano e toccarla. 
Era ora, era assolutamente ora. 


Il 27 luglio arrivò con fatica.
Era un giorno particolarmente importante per Alexis, perché gli avevano detto che finalmente si sarebbe unito a loro Olivier ed ormai era diventato praticamente un’ossessione.
Una decina di giorni a crogiolarsi nell’idea assurda inculcatagli da Theo ed ecco che non vedeva l’ora di averlo finalmente davanti senza schermi. 
Incuriosito da quello che aveva detto quel matto del suo compagno, aveva cercato su internet ‘Olivier e Mathieu’ senza sapere chi intendesse. 
A quel punto gli si era aperto un mondo ed aveva scoperto che Mathieu era Debuchy e che erano considerati da molti una coppia ai tempi dell’Arsenal e forse anche dopo. 
Aveva praticamente consumato le loro foto, specie quella del bacio in campo dove Olivier aveva platealmente preso il viso di Mathieu e gli aveva stampato uno spontaneo ma inequivocabile bacio sulle labbra. 
Qualcuno aveva sostenuto essere un bacio all’angolo della bocca, ma vedendo e rivedendo immagini, gif, video e quant’altro, si era fatto l’idea che fosse un bacio sulla bocca vero e proprio. Idea maturata  vedendo il resto del materiale su di loro trovato in rete. 
‘Girouchy’ venivano chiamati, un nome di coppia come i ‘bradangelina'. 
Secondo una certa fetta di fan erano stati insieme per anni rifornendo il web di un sacco di materiale pieno di amore, coccole e pure erotismo. 
Alexis ci aveva messo molto poco a fantasticare su di lui, sperando che ora fosse libero e che magari si sarebbe potuto accorgere del sottoscritto. 
Olivier era un bellissimo uomo di attualmente trentaquattro anni, dal fisico a dir poco perfetto che sapeva tenersi bene in ogni parte e dettaglio, dal viso, alla barba, ai capelli a qualunque cosa. 
Gli era piaciuto ancor prima di incontrarlo dal vivo e di conoscerlo, non sapeva ancora nulla di lui, non che carattere avesse nella realtà, che tipo fosse, se fosse disponibile, che situazione sentimentale avesse in ballo. Sapeva che aveva tradito la moglie perché era stata una notizia di dominio pubblico e che lei l’aveva perdonato dopo un assurdo post sui social, perciò nella realtà dei fatti questo diceva solo che erano una coppia aperta, totalmente finta e di facciata. 
Così la vedeva lui o per lo meno la voleva vedere. 
In ogni caso era una cosa che andava a suo potenziale vantaggio. 
Insomma, in dieci giorni Alexis si era già fatto mille film mentali, si vedeva con lui e gli sbavava indecentemente dietro, trionfante dell’aver ufficialmente dimenticato Daniel. 
Il 27 Luglio, quindi, Olivier arrivò a Milanello, in tempo per fare qualche allenamento con loro prima di partire per le consuete partite della pre-stagione. 
Quel giorno Alexis era elettrico e super emozionato, gli brillavano gli occhi e si era anche fatto sistemare i capelli da Theo che era praticamente il parrucchiere della squadra. Non faceva grandi cose al di là dell’usare la macchinetta come un maestro, le forbici non le sapeva minimamente tenere in mano, ma quelle tutti si guardavano bene dal mettergliele. 
Così, in vista dell’arrivo del suo re, aveva chiesto a Theo di sistemargli la parte inferiore del taglio, cosa che aveva fatto molto bene. 
Theo aveva eseguito ridendo come una pettegola tutto il tempo, sapendo il motivo per cui lo chiedeva. 
Il giorno dell’arrivo di Olivier, Alexis aveva dormito pochissimo tenendo sveglio Rafael tutto il tempo con le paturnie sul nuovo arrivo e sulle sue speranze. 
Essendo che Daniel dormiva con Theo e che Sandro dormiva con Brahim, aveva dovuto cambiare per l’ennesima volta compagno di camera. Il primo era stato Daniel, il secondo Sandro, adesso era capitato a Rafael che aveva accettato di buon grado senza sapere a cosa era andato incontro. Non prima di quei dieci giorni dove si era fatto una cultura assurda su Olivier Giroud e su tutta la fervida immaginazione di Alexis. Che ovviamente aveva alimentato per puro divertimento. 
- Tranquillo, appena arriva mi dileguerò come per magia così l’unico posto libero sarà con te e non avrà scelta...
Rafael aveva capito subito l’antifona ed aveva colto ben volentieri la palla al balzo, lieto di potersi togliere di torno mister paturnie 2021. 
Alexis era rimasto colpito dal suo altruismo, non aveva minimamente capito quanto non ce la facesse più. 
Veniva dunque da una notte in bianco, la stessa che aveva fatto fare a Rafael ora di pessimo umore e già con le valigie fatte e spostate in un’altra camera. Non per il famoso altruismo verso il suo compagno, ma per non strozzarlo sul serio. Un’altra notte come quella e l’avrebbe ucciso. 
Alexis stava mangiando con molta fatica, perché ovviamente lo stomaco era chiuso, ma sforzandosi di bere il caffellatte, vi aveva intinto due biscotti scarsi ed ora lo stava bevendo. 
Fu in quel momento che Theo gli arrivò da dietro mettendogli davanti agli occhi il cellulare e gli mostrò una foto di Olivier di qualche anno prima mezzo nudo, dove si vedevano addirittura le vene dell’inguine coperto solo da un angolo dell’asciugamano tenuto dalla sua mano. 
Fu proprio in quel momento che dalla porta fece il suo ingresso trionfale niente meno che Olivier Giroud. 
Non mezzo nudo ma vestito. Vestito divinamente, ovviamente. 
Ma Alexis vedendolo in quella foto e poi ritrovandoselo finalmente davanti dal vivo, sputò il caffellatte dal naso soffocando e diventando paonazzo. 
Di riflesso rendendosi conto della sonora figura di merda che stava per fare davanti al suo nuovo Dio, si tuffò sotto il tavolo prendendo un tovagliolo e cercando di cancellarsi la faccia. Theo e Brahim scoppiarono a ridere mentre ovviamente Olivier si girava proprio verso di loro, così chiassosi. 
Daniel e Sandro, seduti ancora composti nonostante lo spettacolo schifoso offerto dal loro amico, sorrisero formali e salutarono il loro nuovo compagno, fingendo indifferenza rispetto alla scenata che si era appena consumata davanti a loro. 
Ebbene in quel modo la nuova vita di Olivier e di Alexis, iniziava. 
In modo un po’ psichiatrico, ma iniziava.