4. ADORAZIONE

olialeoli

Dopo che Theo glielo aveva detto, Alexis era stato per Olivier un libro aperto facilissimo da leggere. 
Quel che leggeva era che gli piaceva e cosa ancora più importante, lo adorava. 
Era quello che era essenziale per lui. 
Alexis lo adorava ed era proprio quello che aveva cercato e sperato di trovare lì in quella nuova avventura. 
Di bei ragazzi ce n’erano molti e sicuramente altri dovevano arrivarne. 
Aveva sentito un gran parlare di Simon come il principe di Danimarca, tutti avevano tessuto le sue lodi e dal momento che lui sapeva chi era, sapeva anche che era un gran bell’uomo. Gli era pure vicino d’età. 
C’era anche Alessio, per esempio, che era proprio carino. 
E Brahim. 
Ma nessuno di loro aveva dato un minimo cenno di adorarlo in un solo giorno che era lì. Non come Alexis. Perciò alla fine era giusto darlo a lui il premio, era sicuramente il più meritevole. 
Magari anche altri presto avrebbero mostrato apprezzamento, ma il piccolo delizioso belga, nonostante non fosse il più bello lì dentro, era stato il primo ed il più evidente, dopo la rivelazione di Theo.
Doveva ricompensarlo. 
Non si sprecava mai materiale così dedito, non avrebbe fatto il prezioso. 
Lui aveva una lista di priorità quando cercava il suo amante. ed era precisamente il modo in cui lo adoravano. 
Non contavano le altre doti. Se erano buoni, dolci, miti, allegri, carini. Se erano belli, affascinanti, accattivanti. 
Contava quanto e come lo guardavano.
Doveva essere il loro Dio ed in un giorno lo era diventato solo per uno di loro. 
Non era realmente necessario essere adorato, ma ormai si conosceva e se si imbatteva in uno che lo faceva, lui se lo prendeva per forza. Non riusciva ad evitarlo, era più forte di lui. 
Perciò sapendo che sarebbe finito per prendersi Alexis e la sua adorazione, decise che non avrebbe perso tempo. Voleva inserirsi al Milan il prima possibile ed avere successo e riprendersi il suo posto da titolare in nazionale e dimostrare al mondo chi era Olivier Giroud. 
Un gran giocatore, oltre che un gran narcisista. 

Dal momento che la perfezione richiedeva tempo, come sempre Olivier per essere pronto in orario si alzò un’ora prima. 
Passò quel tempo a tagliarsi ogni pelo che di notte era cresciuto sul suo viso, regolando la barba con delle forbicine ed in modo estremamente meticoloso. Poi rasò gli altri che dovevano invece rimanere trasparenti, dedicando all’operazione barba almeno quindici minuti. 
Passò poi ai capelli che si dovette bagnare per potersi rifare la piega, ci mise altri quindici minuti perché anche se erano corti, il suo ciuffo non era facile da gestire e doveva stare esattamente come voleva lui, altrimenti tornava a bagnarlo e ricominciava da capo. 
Oltre a questo, eseguì le altre operazioni di routine, le quali comprendevano un’approfondita igiene con tanto di auto soddisfazione per non sprecare la consueta erezione mattutina. 
Dopo di questo, passò ai vestiti, ma per quello dovette uscire dal bagno e a quel punto, sempre nudo come praticamente ogni istante della sua permanenza in camera, si ritrovò gli occhi blu del piccolo Alexis che lo fissavano seduto sul letto, puntati subito direttamente nel Lato A del proprio corpo divino. 
Olivier gli sorrise dandogli il buongiorno in francese, la loro lingua, con estrema soddisfazione. 
Alexis balbettò un altro ‘buongiorno’, ma rimase piantato seduto sul letto con le lenzuola ancora addosso ed il telefono in mano, dimenticato ben presto. 
Com’era evidente che lo adorava. Anche se non fosse stato per il colore rosso acceso della sua pelle lentigginosa, si sarebbe evinto comunque dalle sue reazioni spontanee. Andava in blocco. 
- Puoi usare il bagno, ho finito. Adesso mi vesto. 
Ma ci avrebbe messo venti minuti a scegliere l’intimo giusto, rigorosamente abbinato secondo marche e colori e poi, ovviamente, la divisa per l’allenamento di quel giorno. 
Dopo la divisa, avrebbe pensato al profumo, perché anche se andava a giocare a calcio, non esisteva minimamente che la sua pelle non fosse profumata, ma a seconda dell’umore o della necessità, sceglieva un profumo specifico. 
Per esempio se doveva uscire con qualcuno, o se doveva sedurre, c’era un profumo. Un altro era riservato per occasioni considerate ‘normali’. Diversamente se doveva allenarsi. Si profumava comunque, ma usava un deodorante sportivo. 
Quando Alexis uscì dal bagno era vestito e pronto, ci aveva messo venti minuti, quelli che lui aveva impiegato a completare le ultime operazioni. 
Per i dieci minuti restanti, Olivier selezionò le scarpe. Quelle per il campo erano già giù nello spogliatoio, ma prima avrebbe ovviamente indossato altre scarpe da ginnastica, per la palestra e la colazione. Serviva una scelta accurata anche per quello. 
Alexis lo osservò in silenzio, in totale ammirazione capendo che per lui la preparazione, di qualunque tipo fosse, richiedeva una cura maniacale che sicuramente non aveva mai visto in nessun’anima vivente. 
Quando ebbe finito e l’ora di ‘allestimento’, come la chiamava lui, fu completa e loro stavano per uscire dalla camera, Olivier si voltò verso il compagno che ancora lo fissava estasiato. 
- Come sto? - lo chiese perché era ovvio che l’aveva guardato proprio con quell’ottica. Doveva aver notato quanto bello fosse il risultato finale, così certosino e sicuramente diverso dalle preparazioni degli altri. 
- Divinamente! - rispose Alexis del tutto spontaneo. Rendendosene conto, si coprì la bocca e avvampò facendo ridere il compagno di camera che uscì per primo, per lasciargli qualche secondo per riprendersi da quella che forse per lui era stata una figura di merda e che per Olivier, invece, era stata una scena carina. 
“È l’obiettivo per cui sto un’ora a prepararmi...” pensò senza dirlo ad alta voce. “Sentirmi divino!”
Alexis corse per affiancarlo, gli sorrise e tornò a guardare dritto davanti a sé con la testa alta, come se sfilasse. 
- Ci tengo ad essere sempre al mio massimo, anche solo per un banale allenamento. - gli spiegò precedendo i suoi pensieri.
- Si vede... 
- Mi fa stare bene, capisci? Potrei evitare tutte queste cerimonie per gli allenamenti, fra qualche ora sotto il sole sarò disfatto, ma è più forte di me. E mi piace la puntualità, così mi prendo per tempo. 
Olivier continuò a parlare di sé spiegandosi e lui lo ascoltò come pendesse dalle sue labbra, dimenticandosi di controllare l’espressione. 
Era vero, faceva di tutto per sentirsi bene, ma niente era più efficace di una persona che lo guardava come faceva Alexis in quel momento. 
La verità che non poteva dire ad alta voce, era che l’altrui adorazione era per lui il suo vero ed autentico pane. 
Senza si sarebbe spento ed era stato fortunato a trovarla così presto, non aveva nemmeno messo piede in squadra che già lo era. 
All’arrivo alla palestra per il consueto risveglio muscolare che precedeva una buona e nutriente colazione, Olivier era già entusiasta e splendeva di luce propria, convinto che si sarebbe trovato davvero alla grande, lì al Milan. 

Non era tipo da perdere tempo, specie quando individuava il suo obiettivo. Poteva prendersi eventualmente del tempo per decidere chi fosse, ma una volta che lo trovava andava dritto al sodo. Non gli piaceva aspettare troppo, specie perché sapeva che tanto sarebbero finiti a fare ‘quello’, perciò tanto valeva non girarci intorno. 
Sapeva, insomma, come ottenere quel che voleva. 
Lasciò di nuovo trascorrere tutta la giornata e di nuovo cercò di fare la doccia insieme ad Alexis, ma ancora una volta lo evitò coprendosi l’inguine eccitato con gli asciugamani, usando un’altra scusa per non andare con lui sotto la doccia. 
Pensava non se ne accorgesse, forse, ma visto che provocava di proposito lo stato che lui invece cercava di nascondere, era ovvio che Olivier lo sapesse. 
Lo lasciò ancora fare consapevole che tanto aveva i minuti contati, illudendolo di farlo fesso. 
Sia a cena che nel dopo, si amalgamò con gli altri compagni cercando di fare amicizia, unendosi in particolare agli altri francesi al di là di Theo, ovvero Mike, il nuovo portiere, Pierre, uno dei difensori, e Bakayoko che aveva incontrato in Premier quando uno era al Chelsea e l’altro ancora all’Arsenal. 
Dopo le consuete chiacchiere, di conoscenza nel suo caso e di chiasso per gli altri, andarono in camera e lì tornò all’attacco. 
Del resto cosa poteva fare un attaccante se non attaccare? 
L’aveva anche lasciato fin troppo in pace permettendogli di respirare e non gli era piaciuto affatto vederlo con altri e non appiccicato a sé, ma era appena il secondo giorno, doveva illuderlo di poter gestire quella situazione. 
L’illusione alzava il livello del gioco. 
Alexis avrebbe calato la guardia perché sicuro di potercela fare, di potergli resistere e riprendere possesso della propria dignità, ma naturalmente lui sapeva che non era così. Perché era ancora pienamente nelle sue mani e glielo dimostrò una volta in camera, quando prima ancora di sentire il click della porta che si chiudeva, lui si stava già spogliando sussurrando un fintissimo ma sicuramente convincente: - Oh, che male ai muscoli, non ero ancora abituato ad allenarmi così tanto! 
Palla grande come una casa, visto che era abituato eccome ad allenarsi ad alti livelli. 
Lanciò poi un’occhiata ad Alexis dopo essersi tolto la maglietta ed essere rimasto a torso nudo. Una mano a massaggiarsi il collo e le spalle da solo. Le scarpe tolte subito. 
- Mi servirebbe proprio un massaggio, peccato sia tardi ormai... 

Alexis inghiottì a vuoto bloccandosi in mezzo alla stanza, non ancora arrivato nemmeno al proprio letto. Lo guardò catalizzando totalmente la propria attenzione sulla sua schiena e sulle mani che si stringevano le spalle ed il collo. 
Le mani che poi si sciolsero infilandosi nell’elastico dei pantaloncini e dei boxer per poi chinarsi e abbassarseli con un unico movimento fluido. 
Il cervello del giovane si resettò completamente, mentre i suoi occhi blu seguirono i suoi movimenti incollandosi sulle sue natiche sode da statua. 
Troppo tardi si rese conto che gli stava facendo una domanda. Quando chiese un vago e stridulo ‘eh?’ e lui ripeté la domanda, Alexis si accorse che la propria bocca aveva di nuovo parlato fuori controllo. 
Aveva detto ‘ok’. Ma ‘ok a cosa? 
Solo quando Olivier si stese nel letto a pancia in giù con le braccia incrociate sotto il mento, dopo aver levato il cuscino ed infine l’aveva guardato con le sopracciglia alzate in attesa, aveva capito d’aver acconsentito a qualcosa che non avrebbe mai e poi mai dovuto. 
- Co-cosa scusa? 
- Mi faresti un massaggio? Ti secca? Ho paura che domani sarò troppo duro e ci tengo che il mio corpo sia sempre nelle migliori condizioni...  
I neuroni si impappinarono sul termine ‘duro’ e non ci fu verso di proseguire da lì in poi. 
E niente, aveva detto di sì, no? Come rifiutarsi dopo aver detto sì? Con che figura diceva ‘no scusa potrei venirti sopra mentre ti tocco?’
Oltretutto c’erano eccellenti fisioterapisti e massaggiatori a Milanello, a disposizione per ogni esigenza e sin dalle prime ore del mattino ogni giorno, ma figurarsi se Alexis se ne poteva ricordare.
- Sì certo, non ci sono problemi...
C’erano eccome, ma Olivier ce l’aveva completamente nelle sue mani e sapeva che stava solo sragionando, che non c’era nulla dietro ai suoi modi, al suo girare nudo e a quella richiesta di massaggio, ma il proprio corpo non stava rispondendo a quei suggerimenti. 
- Metti della musica, quella che ti piace... 
Era un ordine o una richiesta? 
Alexis non lo sapeva, sapeva solo che la mise senza rifletterci. 
Era come ipnotizzato da lui, avrebbe potuto chiedergli anche di strisciare o buttarsi dalla finestra. Sentiva che avrebbe potuto fare di tutto.
Mentre attaccava Spotify con una playlist a caso che andava in voga quell’estate, si rendeva conto con una piccola parte del proprio cervello spento, che era assurdo essere già a quel livello.
Ragionandoci su poteva capire che forse era così per colpa di Daniel che l’aveva sedotto e abbandonato dandogli solo un assaggio veloce di quello che gli piaceva da sempre. I ragazzi ed il sesso con i ragazzi. I cazzi. I culi sodi. I muscoli tonici. I pettorali. Gli addominali a tartaruga. 
Tutto. 
Ma forse c’era anche altro. Forse aveva davvero bisogno di farlo e basta. O magari Olivier era la persona della sua vita, il suo destino.
Ma quando si avvicinò al letto dove lui era steso nudo a pancia in giù, pensò che stesse andando al patibolo. 
Salendo su, sarebbe morto. 
“Cos’è che dovrei fare? Salirgli sopra? Sei matto?” disse a sé stesso. “Certo che ci salirai sopra, come faccio a fargli un massaggio?”
Eh certo, come si faceva? 
Proprio lì immobile a fissarlo con terrore e desiderio insieme, totalmente indeciso e dilaniato, dal telefono partì la canzone che in quel momento andava più di tutte soprattutto in Italia. 
‘Mi fai impazzire’ di Blanco e Sfera Ebbasta.  
Non era un grande fanatico della musica italiana, preferiva hip hop americano, ma quella lì che si sentiva di continuo in quelle caldissime settimane estive, gli era entrata in testa e presto gli entrò dritto nei bassi fondi, mentre empatizzava con le parole dei cantanti. 
‘Come si fa? Come si fa?
Senza un rumore, giri la stanza,
Come si fa? Come si fa?
Sola col tanga, te lo strapperei via
E mi fai impazzire, mi fai impazzire’
Dicevano i primi versi. 
“Già, come si fa?” si chiese Alexis drammatico trovando il coraggio di salirgli sopra a cavalcioni come se fosse la cima del K2. 
“Mi fai impazzire...”
Olivier sicuramente non aveva idea di cosa dicesse quella canzone, ma lui sì e lo stava uccidendo. Non c’entrava veramente con loro, ma anche solo quel ritornello era così dannatamente perfetto per lui e per come Olivier lo stava facendo sentire. 
Pazzo. 
“E lui non ha nemmeno un tanga da strappare via perché è già nudo...”
Immaginando Olivier col tanga per poco non gli uscì sangue dal naso. Ci mise un bel po’ prima di sistemarsi bene su di lui, rendendosi conto di non saper come mettersi per non fargli sentire la propria erezione che ovviamente stava già diventando dura. Così optò per rimanere alzato sulle ginocchia, sempre a cavalcioni ma senza appoggiare alcuna parte di sé su di lui. 
- Puoi sederti, sei leggero, non mi fai male...
Ovviamente che poteva sedersi, ma come poteva fare ora senza farsi scoprire? 
Blanco continuava a dire che lo faceva impazzire ed aveva perfettamente ragione. 
Alexis sentendosi davvero tanto male, si appoggiò sul suo perfettissimo sedere tondo, strinse forte gli occhi e realizzò che era impossibile non sentirlo mentre gli veniva duro proprio contro le sue natiche. Si vedeva, si sentiva. La stoffa degli shorts che aveva ancora addosso era troppo leggera, così come i boxer erano inutili e fastidiosi. Stringeva tutto ed il suo inguine premeva inequivocabilmente contro la curva dei suoi glutei, proprio lì nel mezzo. Una piccola pressione e sarebbe venuto. Bastava muovere il bacino su e giù e strofinarsi e sarebbe esploso con un getto caldo di sperma. 
Immaginando i propri schizzi sulla sua pelle abbronzata dove c’era il segno del costume, Alexis strinse ancora di più gli occhi in piena crisi e difficoltà respiratoria. In breve, stava per svenire. 
Tremante, adagiò le mani sulla sua schiena e lentamente scivolarono aperte sulla sua pelle liscia, le scapole e poi le spalle. 
A quel punto Alexis portò la testa all’indietro e aprì le labbra annaspando cercando di farlo silenziosamente, quasi come venisse realmente. 
La sensazione della sua pelle tonica sotto le dita fu qualcosa che non avrebbe mai dimenticato. 
Il mondo svanì, la musica, la situazione, i propri drammi, ogni cosa. In quel preciso istante ci fu solo Olivier sotto di sé, la sua schiena soda e muscolosa sotto le proprie mani ed il resto non contava più. 
Il cervello si sconnesse definitivamente al punto da non saper più cosa avrebbe fatto da lì in poi. 

Olivier ovviamente si accorse che era già eccitato e sorrise compiaciuto fra le braccia incrociate sotto al viso. 
Le sue mani erano inizialmente incerte, ma appena lo toccarono e lo accarezzarono ci prese presto gusto. 
Non lo stava massaggiando, lo stava semplicemente toccando, anzi. Stava godendo della sua pelle, della sua schiena, delle sue spalle e dei suoi muscoli a riposo.
Godeva proprio, specie a giudicare da come gli cresceva l’erezione. Si aspettava di sentirlo muoversi su e giù strofinandosi sulle sue natiche, ma rimase stoicamente fermo, mentre lo accarezzava senza praticare mezzo massaggio. 
Fino a che ad un certo punto Alexis gemette e saltando giù da lui e dal letto, corse in bagno e si chiuse dentro girando la chiave. 
Olivier si issò sui gomiti e si girò a guardare la porta chiusa, sorrise divertito e compiaciuto sapendo cosa stava succedendo. 
Alla fine aveva avuto una specie di controllo, lui al suo posto si sarebbe strofinato venendogli addosso. 
Decise di lasciargli qualche istante per soddisfarsi e scaricarsi perché se lo meritava. Ci avrebbe pensato quando sarebbe uscito a fare la sua parte. 
Quel gioco era maledettamente bello. 

Alexis si sparò una bella sega, per poco non dovette nemmeno toccarsi, bastò abbassarsi i pantaloni e sfiorarsi per venire subito, schizzò sulla doccia abbandonando la testa all’indietro, gli occhi chiusi e la consapevolezza che adesso, tornando di là da lui, sarebbe morto. 
“Questo qua mi ha già fatto impazzire. E adesso con che faccia esco e lo guardo? Mi chiederà cosa mi è preso e non so nemmeno se quello che stavo facendo era un massaggio o se lo stavo solo toccando. DIO MIO NON HO NEMMENO IL TELEFONO PER CHIEDERE AIUTO! Cosa faccio?”
Dopo che fu venuto, Alexis andò nel panico gettandosi l’acqua fredda in faccia e lavando il box doccia. 
Non aveva minimamente idea di che cosa dovesse fare ora, aveva a malapena realizzato cosa aveva appena fatto. 
Era scappato per farsi una sega per Olivier ed ora lui di là l’aspettava per una spiegazione legittima. 
Cosa diavolo doveva fare? Cosa doveva dirgli?
C’era una spiegazione almeno vagamente accettabile per spiegare quel comportamento infantile? 

Dopo un considerevole tempo passato dentro a chiedersi che diavolo dire, decise di uscire proprio per evitare di ritrovarsi nella condizione di non poter negare che qualcosa fosse veramente successo. 
Pensò di dirgli di un attacco di mal di pancia che non si era sviluppato in niente di puzzolente visto che non c’era traccia nell’aria, ma appena mise il suo naso fuori dal bagno e guardò Olivier, si resettò di nuovo.
Era steso a pancia in su e col telefono in mano con una tranquillità invidiabile, come se non fosse successo assolutamente nulla. Il suo pene a riposo, tranquillo e beato. Appena fuori, sollevò gli occhi su di lui e senza nemmeno alzare tutto il capo e guardarlo con completa attenzione, disse: - Tutto ok?
Alexis per un momento rimase deluso dello scarso interesse per la sua assurda fuga, ma pensò che probabilmente l’attacco di mal di pancia potesse essere la risposta più ovvia, diversamente sarebbe stato più incuriosito. 
“Ma forse semplicemente non gli interessa un cazzo di me... me lo chiede per gentilezza...”
Alexis si grattò la nuca arrossendo anche meno di quello che si era aspettato, più deluso che altro. 
- Sì, scusa... 
Alla fine non disse nulla, non specificò e non si inventò scuse. 
Olivier non chiese e si domandò che idea si fosse fatto sul serio, tuttavia sapeva che chiederglielo significava scavarsi la fossa da solo, così ringraziò la sua buona stella che gli stava risparmiando una sonora figura di merda, aprì le lenzuola e si sedette sul proprio letto.
Tremante, prese il telefono in mano per scrivere ai ragazzi, ma a quel punto Olivier, continuando a guardare il suo e apparendo disinteressato, disse: - Capita a tutti, eh... 
Alexis spalancò gli occhi e lo fissò di scatto, bloccato, senza respirare. 
Olivier alzò lo sguardo di nuovo, lo guardò e gli sorrise calmo. 
- Di eccitarsi sedendosi sopra di me. Sta tranquillo, va tutto bene. 
E a questo, esattamente a questo punto, Alexis prese il lenzuolo e se lo alzò sulla testa, coprendosi completamente. Da lì sotto non sarebbe più uscito. Mai più.
Voleva solo morire e pregò che succedesse. 


Note: sapere che persona dolce è Olivier mi fa sorridere nel correggere quel che ho scritto un anno fa, quando avevo un'idea diversa di lui, ma è bello anche l'evoluzione che gli ho fatto avere ed è qualcosa che mi è piaciuto tantissimo scrivere. La fic, come dicevo, viaggia da parti assolutamente demenziali ad altre assolutamente erotiche e praticamente dal prossimo capitolo in poi si fa tutto più interessante. Alla prossima. Baci Akane