6. UNICA VERITÀ INALIENABILE

adorazione

Alexis si stava dilaniando nell’incertezza del non capire se Olivier ci stesse provando con lui o meno, perché in caso affermativo si sarebbe buttato su di lui ed ai suoi piedi senza esitare, in caso contrario non poteva di certo rischiare il rapporto con lui.
Era comunque un suo compagno. 
Riuscì a resistere fino a che non viaggiarono per andare in Francia, a Nizza, per una delle partite amichevoli estive. 
Pensando che avrebbe potuto chissà per quale motivo finire in camera con qualcun altro, si scontrò con la dura realtà, ovvero che Olivier sarebbe stato in camera con lui anche lì e che lì, ancora peggio che a Milanello, il letto era matrimoniale. 

- Guarda che se vuoi glielo chiedo io. - fece stufo Theo, Alexis ormai non faceva che parlare di quello, cioè se Olivier lo stesse seducendo o meno, e lui ormai non ne poteva più. 
Lui ed Alexis erano di due mondi completamente opposti, lui nel dubbio si buttava e ci provava e magari glielo chiedeva anche in modo diretto, Alexis invece nel dubbio rimaneva nell’incertezza, non chiedeva, non faceva domande, non provava. 
Non capiva come poteva rimanere lì sospeso in quel modo. 
Alexis lo guardò come se fosse matto. 
- Non provarci! 
- E allora fa qualcosa, non puoi rimanere così in sospeso! È ovvio che diventi matto, ma così non arriverai da nessuna parte! Per me non hai scelta che provarci e vedere come va...
- E se mi rifiuta perché ho capito male? 
Theo alzò gli occhi esasperato. 
- Allora che farai? Aspetterai così per vedere se farà lui il passo decisivo? Sai quanto potrebbe metterci? Magari lui si diverte così, a farti impazzire lentamente... 
- Non è tanto bello però fare così... se è davvero quel genere dovresti ripensarci seriamente. - si intromise Daniel. Theo e Alexis lo guardarono, seduti vicini a cena dopo che erano arrivati nell’albergo che li ospitava la sera prima della partita col Nizza. 
Brahim e Sandro erano tardi, così si erano intanto seduti a parlarne in attesa di essere serviti per la cena. 
- Che vuoi dire? - chiese infatti Alexis. 
Daniel si strinse nelle spalle, in quello arrivarono Brahim e Sandro nel loro stesso tavolo. 
- Uno che tiene sulle spine un altro che gli muore evidentemente dietro, che gioca tanto a sedurlo ma che non va al dunque e nemmeno gli dice chiaramente cosa vuole... insomma, se questo per lui è un gioco e vuole continuare così per sentirsi adorato e basta e trae soddisfazione così e non vuole altro, è uno stronzo che in ogni caso non merita nulla! 
Questa sentenza dura e seria stupì tutti i presenti del tavolo, anche i nuovi arrivati che non ebbero bisogno di spiegazioni per sapere cosa era successo e di cosa parlavano. 
Brahim e Theo per una volta non scherzarono come loro solito, ma non furono in grado di dire nulla. Tutti sapevano che Daniel era molto protettivo con Alexis, ma era la prima volta che si mostrava così risoluto, duro e contrario a qualcosa che potenzialmente avrebbe potuto fargli bene. 
- Se è così sono d’accordo. - fu Sandro il primo a riprendersi dallo shock di tale gelida sentenza. 
- Sembri Simon. - replicò Theo fingendosi eccitato per sdrammatizzare. Daniel lo ignorò e continuò a fissare serio Alexis il quale ora appariva notevolmente più in crisi di prima. 
- Pensaci bene, prima di proseguire. O meglio, devi capire bene che tipo è. Lo conosci appena, prenditi del tempo per analizzare meglio la situazione e soprattutto per conoscerlo. Se è davvero un narcisista che gioca con gli altri e basta, io al tuo posto eviterei. 
Ma a quel punto si mosse qualcosa in Alexis. Non rabbia o stizza, ma una sorta di consapevolezza e rivelazione. Come se finalmente riuscisse a vedere quel che prima era totalmente appannato e senza riuscire a trattenerlo, lo disse ad alta voce: - Ma cosa vuoi che me ne freghi del motivo per cui mi seduce e mi tira scemo? La sola cosa che conta è se ci sta davvero provando o no. Se ho le visioni e non lo fa e sono io che vedo cose che non esistono, è un conto. Ma se davvero ci sta provando e vuole scoparmi, col cazzo che non ci sto. Insomma, chi se ne frega se sta solo giocando con me? Mica lo voglio sposare! Ho solo bisogno di scopare con qualcuno. 
Ed era così. O per lo meno in quel momento ci credeva davvero, al contrario di quel che aveva pensato precedentemente. Adesso come per magia e solo perché l’aveva detto Daniel che lui voleva l’amore, non era più così anche se l’aveva effettivamente creduto fino a poche ore prima. Ma no, ora Alexis era graniticamente convinto di aver solo bisogno di quello, fondamentalmente. Qualche scopata. Farlo con qualcuno.
Un disperato bisogno.
Per potersi dire con sicurezza che finalmente era uscito davvero e definitivamente dal tunnel Daniel e non solo a momenti alterni. 
Daniel però, come sempre quando si trattava di lui, centrò il punto e lo fece spietatamente. 
- Ma il fatto è che tu non sei in grado di scopare e basta con qualcuno. E se lui sta solo giocando perché è narcisiste e magari poi ti scopa, sì, ma tutto lì, tu non ne uscirai intero. E lo sai. 
La prima cosa che stupì gli altri fu che lo stava dicendo davanti a tutti, soprattutto davanti a Theo, la seconda invece fu che non era d’accordo su qualcosa che era parso positivo fino a quel momento. 
Theo improvvisamente si zittì, mentre Brahim pensò disperatamente a qualcosa da dire per sdrammatizzare vedendo la tensione salire vertiginosamente. 
Alexis si rabbuiò, si capiva che era in procinto di litigare con Daniel, ma che si tratteneva proprio perché erano in ristorante in mezzo a tutta la squadra, sparsa in altre tavolate tutte nei dintorni. 
Sandro fu il solo a mantenere un buon sangue freddo. 
- Ci stiamo facendo tanti film per nulla, Olivier è qua da quattro giorni e noi stiamo già giocando ad un videogioco interattivo. Non ci sono livelli da sbloccare e domande a cui rispondere per proseguire su una linea o sull’altra. È la vita reale e vedremo cosa succede in diretta. È più probabile che non stia succedendo proprio niente, in realtà. Questi sono discorsi inutili. 
Non era stato duro, era stato saggio e diplomatico. Tutti l’avevano ascoltato, ma nessuno l’aveva guardato. Avevano guardato tutti Daniel ed Alexis, così come loro stessi stavano facendo come se non ci fosse nessuno intorno. 
La cosa più incredibile fu che Theo per tutta la cena non disse nulla, chiaramente seccato da quello che aveva detto Daniel o forse dal fatto che l’avesse detto o per il modo. 

Prima di andare in camera, fermi in corridoio, Daniel ed Alexis ripresero il discorso. 
Theo era nella sua stanza, così come gli altri che avevano stranamente deciso di non approfittare di una serata come quella per fare un po’ di cagnara radunati da uno di loro. 
I due amici erano avanti uno all’altro, Alexis appoggiava con le mani dietro la schiena, contro il muro, fra le loro due camere poste vicine. Le due porte in questione erano chiuse, ma c’era comunque la consapevolezza di poter essere ascoltati in ogni caso da chi era dentro. Specie da uno in particolare. 
Daniel, fermo dritto davanti a lui ad un abbondante metro e mezzo di distanza, aveva le mani in tasca e lo fissava diretto, senza esitare o volersi rimangiare quanto detto prima. 
- Perché pensi che io non possa avere qualcosa di piacevole fine a sé stesso? 
Daniel sospirò scuotendo il capo, ma non gli si avvicinò. 
- Puoi avere quello che vuoi, ma io so che tu tendi ad innamorarti. Dai il cuore, non sei in grado di dare solo il corpo. E se lui non è uno che dà il cuore ma dà solo il corpo, ci rimetterai tu... 
Alexis lo capiva, perché Daniel era stato chiaro e non si era spiegato male. Ma ugualmente si sentiva ferito, in qualche modo. Non sapeva come. Forse perché lui era come sempre quello che lo capiva meglio. Era quello che desiderava ancora al suo fianco ed era l’unico che non avrebbe mai potuto avere. 
- Ma io ora ho bisogno di questo. Una cosa bella. Una vittoria. - mormorò infine abbassando lo sguardo. Non riusciva a reggere il suo. 
Daniel a quel punto mosse mezzo passo verso di lui cecando il suo sguardo che però non gli diede. 
Non lo toccò, sapendo che non poteva. 
- Non voglio che tu stia ancora male. Tengo a te come amico e mi sento in colpa. Mi sentirò sempre in colpa per averti fatto così male. 
Alexis strinse gli occhi sentendoli bruciare e corrugò la fronte. Stava per scoppiare a piangere e non poteva guardarlo. Lo sentiva davanti a sé, un passo da lui, lo soffocava. 
Inghiottì diverse volte sperando di ritrovare la voce ferma. 
Gli era sembrato di stare così bene ed ora eccolo lì che si sentiva invece di nuovo uno straccio. 
Perché aveva ragione. 
Si stava aggrappando ad Olivier come un disperato, solo per bisogno di dimostrare a sé stesso che era uscito dal tunnel di Daniel. Così, però, si creava castelli ed illusioni. 
- Con lui mi sono sentito vivo dopo mesi. È la prima volta, dopo di te, che penso a qualcun altro, che voglio qualcun altro. Mi sembra di star rinascendo. Mi fa bene, questa cosa. - sussurrò piano, senza ancora guardarlo. 
Daniel piegò il capo, facendosi ancora avanti. Mezzo passo a separarli. A quel punto lo costrinse ad alzare lo sguardo e quando lo fece, gli rivelò la commozione. 
- Ed io sono contento che tu ti senta così. Però ho paura che sia la persona sbagliata. Ti chiedo solo di conoscerlo meglio, capire meglio cosa vuole, cosa sta facendo. Non buttarti a capofitto. Ci proverai? 
Alexis lo guardò meglio con aria mortificata, fece un sorriso grottesco, ma si arrese. 
- Proverò. Ma non ti prometto nulla. Io in questo momento ne ho davvero bisogno.
Daniel sapeva bene come sarebbe andata a finire, ma più di così non poteva fare. 

Una volta in camera, Daniel non si stupì di trovare Theo seduto e vestito sul letto. Sapeva che non l’aveva spiato, però aveva un’aria cupa e torva, non si era svestito né si era preparato per dormire. 
Era lì, serio, silenzioso più che mai. Faceva impressione. 
Daniel si avvicinò cauto, piano.
Non si considerava ancora il suo ragazzo, anche se forse Theo a conti fatti lo era. Sicuramente, comunque, lui si vedeva come tale. 
Si avvicinò a lui, fermandosi quando i loro piedi si toccarono attraverso le scarpe che ancora indossavano entrambi. 
Si guardarono seri, i loro sguardi parlavano senza usare parole concrete e si capivano bene. 
Theo così serio e silenzioso colpiva dritto al cuore e per Daniel era la prova più grande di quanto ci tenesse e quanto fosse realmente preso da lui. Tutto quello che voleva, dopotutto. 
Dopo un lungo scambio di sguardi dove si dissero cose senza parlare, Daniel allungò una mano con le dita verso l’alto, verso di lui. Theo abbassò lo sguardò, ci pensò, infine con un piccolo sospiro arrendevole infilò le dita fra le sue intrecciandole, poi strinse la presa e l’attirò a sé, fra le proprie gambe divaricate.
Appena gli fu davanti, Theo appoggiò la fronte sulla sua pancia e Daniel l’abbracciò avvolgendogli il capo. Si chinò e gli baciò la testa sui capelli tinti di bianco, stringendolo ancor più forte a sé. 
Non dissero nulla. 
Theo sapeva.

Alexis aveva sfiorato il pianto e quando Daniel l’aveva lasciato, si era sentito come se i fili che lo tenevano su venissero tagliati e lui si accasciasse al suolo.
Era rimasto fermo nel corridoio per qualche secondo, fermo a fissare la porta chiusa della propria camera come se improvvisamente fosse una nemica. 
Era profondamente indeciso, anzi, era un indeciso cronico. 
Passava dal credere di volere una cosa per un determinato motivo al non sapere più se fosse così. Mille verità gli si aprivano davanti di continuo mentre lui era lì fermo alla porta, con una mano sulla maniglia e l’altra con la chiave elettronica con la quale doveva aprire. 
Durante la cena e la discussione con Daniel si era sentito convinto di volersi buttare a capofitto su Olivier tanto da sentirsi sicuro di poterci provare per primo e rischiare, ora, però, non ne era più sicuro. 
Le parole di Daniel avevano fatto breccia. 
Forse era vero che gli sarebbe servita proprio una bella scopata, ma non era sicuro di essere in grado di limitarsi a quella. Sapeva che Daniel aveva ragione, che lui non era come gli altri che riuscivano a fare qualcosa fine a sé stesso senza coinvolgimenti. 
“Eppure non sarebbe la cura che mi ci vorrebbe ora?” 
Sospirò rendendosi conto che comunque non sarebbe arrivato da nessuna parte rimanendo fermo a ripensarci in eterno, così aprì la porta e decise di vedere come sarebbero andate le cose da sole. 
Dopotutto era vero che non avevano abbastanza informazioni per capire veramente la situazione. 
Erano solo tante congetture, ma Olivier non era stato realmente chiaro nelle sue intenzioni. 
Poteva fare così perché ci stava provando con lui o voleva comunque che Alexis ci provasse. Oppure era solo narcisista e gli piaceva essere ammirato ed adorato, ma non aveva mire ed obiettivi. 
Se fosse stato il secondo caso, doveva tenersi il pisello nei pantaloni e soprattutto le mani in tasca. 
Eppure... 
Appena mise piede dentro chiudendosi la porta alle spalle come un condannato a morte, sollevò titubante lo sguardo all’interno della camera alla ricerca di Olivier e lo vide fermo di spalle davanti alla porta finestra che prendeva una parete intera. 
Era rivolto all’esterno e guardava il paesaggio che innanzi. 
Nizza di notte era molto suggestiva e non aveva idea se per lui fosse una città significativa o meno, ma era immerso in essa e da lì ebbe una visione che gli tolse il fiato. 
Era naturalmente nudo, nella sua mise preferita, era fermo dritto in una posizione neutra ma perfetta, come se posasse per un fotografo. 
Nella parte superiore della sua schiena proprio fra le scapole, si vedeva il suo tatuaggio molto bello, a suo parere, e per niente esagerato. Quasi elegante, forse. 
Il suo corpo si stagliava su uno sfondo notturno di luci cittadine stese sulla costa del mare che dalla loro camera si vedeva splendido ed immenso. Quel scenario lo rese semplicemente bellissimo e rimase lì a fissarsi la scena nella memoria, volendola ricordare per sempre. 
Non sapeva realmente cosa volesse da lui, cosa sperasse né soprattutto quali fossero le intenzioni di Olivier. Ma sapeva una cosa per certo, nel caos che era ora la sua mente ed il suo animo in subbuglio. 
Lui era il primo che lo faceva sentire così dopo Daniel. 
Era il primo a paralizzarlo, ipnotizzarlo e togliergli il fiato fino ad annullare ogni residuo di razionalità. 
Perché sapeva che se ora Olivier si fosse girato e gli avrebbe teso la mano indicandogli di mettersi in ginocchio davanti a lui per succhiarglielo, lui in silenzio e senza dire nulla, l’avrebbe fatto subito. 
Perciò no, non aveva idea di cosa volesse o provasse, ma sapeva come si sentiva davanti a lui e quello non lo poteva negare né confondere. 
“Lo desidero da matti.”
Quella era l’unica verità inalienabile in quel momento per lui. 

Olivier percepì la sua presenza dopo qualche istante, non si era subito accorto del suo arrivo ma dopo un po’ si era sentito osservato in modo insistente ed inquietante. 
Giratosi, lo vide fermo in piedi davanti alla porta, ancora vestito. L’aria di chi era in una crisi esistenziale bella grossa, non sapeva cosa fare e sapeva benissimo che era in quello stato per colpa sua. O meglio, per merito suo. 
Gli sorrise domando alla perfezione la propria espressione, senza far trapelare nulla se non gentilezza. Allungò una mano verso di lui indicandogli di venire verso di lui. 
- Chiudi la luce e vieni a vedere... - disse pacato e suadente. Alexis sussultò spalancando i suoi occhi da cucciolo. Sembrava gli stesse ordinando qualcosa di inenarrabile, in realtà non lo stava comandando ma Alexis eseguì senza discutere. Chiuse la luce e lo raggiunse alla porta finestra. Gli prese timidamente la mano che ancora gli tendeva, lui gliela strinse come avrebbe potuto fare con una dama ottocentesca per poi sfilarla e farla passare intorno alla sua vita. L’adagiò sul suo fianco in un mezzo abbraccio. Alexis rimase teso e rigido accanto, le braccia strette sul petto, ma infine guardò quello che gli stava indicando e lo sentì rilassarsi di schianto dalla meraviglia. 
- Mio Dio... non avevo visto bene com’era bello... 
Il mare della costa si apriva davanti alla finestra della loro camera di uno dei piani più alti dell’hotel rivolti proprio verso il golfo. 
Immenso e nero, arricchito delle luci della cittadina che la rendevano magica e suggestiva. 
- Non ho mai vissuto su una città propriamente sul mare. Montpellier era vicina al Golfo, ma non era proprio sul mare, per vederlo dovevamo fare una decina di chilometri. Avevo quindi una casa in città ed una sul mare e ci andavo tutte le volte che potevo. Mi è piaciuto quel periodo, anche se sono stato al Montpellier solo due stagioni. Mi è rimasta la voglia di mare e tutte le volte che vado in qualche città marittima per giocare, cerco sempre una camera con vista perché è veramente bellissimo, non trovi? 
Olivier non aveva idea se lo stesse ascoltando, ma probabilmente era rapito dal tono con cui parlava e dall’intensità del paesaggio. 
- Nizza è sulla Costa Azzurra, vero? - chiese Alexis rivelando non solo d’averlo ascoltato, ma anche di essere tornato in sé. Forse per la prima volta da quando lui era arrivato al Milan. Lo percepì finalmente sé stesso, rilassato, dolce, una piacevole compagnia. 
Olivier annuì. 
- Montpellier non è lontano dalla Côte d'Azur che è la più bella, ma anche il Golfe du Lion è bellissimo. 
Era stupito da come si era calmato nonostante la propria nudità e per un momento si chiese se non gli fosse già passata. Appena entrato l’aveva visto in crisi, era chiaro che aveva qualcosa, ma ora che era accanto a lui, non sembrava in procinto di un’orgasmo. 
“Questo ragazzo è proprio strano...”
Ma stimolante. Decise infatti che avrebbe giocato ancora con lui, finché gli sarebbe piaciuto. 

Alexis era quasi deluso che non gli avesse davvero chiesto di inginocchiarsi e succhiarglielo, ma al tempo stesso si era calmato vedendo che voleva solo fargli vedere il paesaggio. Complice l’atmosfera romantica e suggestiva, era riuscito a tornare normale.
Fino a che non si erano messi nel letto insieme.
Matrimoniale. 
Lui sempre tutto bello nudo.
Soprattutto bello, ma anche molto nudo. 
Alexis, rigorosamente vestito nel suo bel pigiamino azzurro, era rannicchiato nella propria parte di letto, le spalle tirate su contro la testiera, il telecomando in mano e la televisione accesa che però non la guardava realmente, girava canale come un forsennato alla ricerca di qualcosa che non sapeva nemmeno cosa fosse. 
Era più un tic nervoso, perché Olivier era lì steso accanto, nudo, con le lenzuola che scendevano sulla vita.
Era la prima volta che stava steso con lui ed ora era di nuovo nervoso, ma fortunatamente non sembrava dare cenni di alcun tipo.
Olivier un po’ guardava i canali su cui metteva, tutti francesi, un po’ guardava il telefono. 
Non pareva intenzionato a provocarlo in alcun modo, né a farlo morire dolcemente e probabilmente ad innervosire di nuovo Alexis fu proprio quello. 
“Non ci prova più con me? Allora avevo veramente capito male? Gli piace essere ammirato e basta?”
Si chiese se non dovesse testare quella teoria in qualche modo per vedere se era veramente così ed eventualmente mettersi il cuore in pace.
Da un lato la delusione che fosse EFFETTIVAMENTE così era dietro l’angolo. Non voleva che fosse solo questo. Un narcisista che godeva nell’essere ammirato ed adorato. Voleva che lo desiderasse, anche se non sapeva perché avrebbe mai dovuto farlo, né perché mai uno, così bello per di più, avrebbe potuto volerlo. 
Non aveva una grande autostima, anzi, ma sperava ardentemente di essere comunque desiderato da Olivier. 
Tuttavia Daniel aveva ragione, prima di buttarsi era necessario capirlo meglio.
“Facile a dirsi, come diavolo faccio a capire se è solo narcisista o se è davvero interessato a me?”
Mentre si scervellava ignorando totalmente il film su cui alla fine aveva lasciato mollando il telecomando fra loro due, prese il telefono e cercando di non farsi vedere, scrisse ai ragazzi torcendosi tutto in modo acrobatico. 
Gli porse esattamente il quesito che si era posto da solo e poco dopo, con sollievo, si ritrovò le loro fantasiose risposte. Poche realmente utili al lato concreto, se non una o due. 
Samu: ’C’è solo un modo e lo sanno tutti.’
Ale: ‘Non ci proverò così alla cieca!’
Brahim: ‘Allora chiediglielo!’ 
Ale: ‘E cosa, se è narcisista o se mi vuole scopare?’
Theo: ‘Se vuoi glielo chiedo io!’ 
Ale: ‘E PIANTALA TU! NON TI FARÒ MAI FARE NULLA! SO COME VA A FINIRE!’
Dani: ‘Ignoralo.’
Ale: ‘Sarebbe più facile se la piantasse di dire stronzate! Levagli il tel!’
Dani: ‘Non Theo. Ignora Oli!’
Silenzio da parte di tutti per qualche secondo. Poi Ale: ‘Mmm’ 
Sandro: ‘Bravo, prova a fare il freddo con lui, smettila di adorarlo e morirgli palesemente dietro, davanti, di lato, ovunque.’
Dani: ‘Brahim restituisci il tel a Sandro.’
Brahim: ‘È lui che l’ha scritto!’
Sandro: ‘Sì ero io...’
Ale: ‘Ok, ci proverò...’
Theo, Brahim e Samu pioggia di smile ridenti e rotolanti di lacrime. 
Ale: ‘Dai ci posso riuscire!’
Ma nessuno ci credeva, anche Daniel e Sandro che per amicizia non risero come gli altri tre idioti. 
Samu: ‘Ma in tutto questo Ante e Rade?’
Theo: ‘Secondo te che stanno facendo a quest’ora se non scrivono qua?’
Dani: ‘Quello che vorrei fare anche io e che non sto facendo perché devi scrivere stronzate!’
Altre risa degli altri seguite dalla fine della conversazione dovuta alla scomparsa di Theo e Daniel e successivamente anche di Brahim e Sandro. 
Samuel e Alexis buttarono il telefono frustrati nel comodino, chiedendosi perché non si fossero piaciuti loro due al punto da diventare amanti e risolvere la grande maggioranza dei loro problemi. 
Non trovarono risposta ed Alexis iniziò ad attuare il suo bel piano perfetto, mettendosi giù e girandosi di schiena. 
- Dormi? - chiese stupito Olivier. 
- Guarda pure, non mi dà fastidio. - tanto non avrebbe dormito per nulla. 
Olivier però non disse niente, chiuse la televisione e la luce sopra il letto, si stese anche lui e si girò. Alexis non sapeva in quale posizione, ma sentendo un movimento di lenzuolo, occhieggiò da sopra la propria spalla, incuriosito. 
Se ne pentì amaramente. 
Olivier si era scoperto completamente e stava a pancia in su, con una mano sui sacri e splendidi gioielli di famiglia, ma non a coprirseli. 
Ci stava giocando. 
Non che si masturbasse, giocherellava soprappensiero con gli occhi chiusi, come se si raccontasse la favola della buonanotte. 
“Si concilia il sonno toccandosi il cazzo? Cioè è normale o posso considerarla una provocazione perché non gli piace che lo ignoro?”
In quel momento distolse lo sguardo sentendosi eccitare paurosamente e non potendo minimamente sfogarsi né aiutarsi, capì quanto dura -in tutti i sensi- sarebbe stato portare avanti quel test. 
Capire Olivier sarebbe stata la cosa più difficile della sua esistenza, ormai ne aveva la certezza. 
 


Note: come in tutte le fic, metto sempre qualche cenno anche sulle altre coppie anche se i protagonisti rimangono momentaneamente altri, perciò il piccolo input su Dani e Theo per quanto un contorno, è importante per capire come va la loro relazione perché poi torneranno protagonisti in un'altra fic. Ho provato a fare un esperimento con le immagini, non sono brava a fare quelle composte con inserimenti dei dettagli, ma avevo questo in mente e questo è il risultato. Alla prossima. Baci Akane