12. CHIARIMENTI FALLIMENTARI 

theodani

I due sfilarono via quasi insieme ritrovandosi entrambi in corridoio, Theo non sapeva esattamente dove portare Daniel per parlare in privato senza rischiare di non essere sentiti da anima viva. Non sapeva di chi poteva fidarsi, ma di sicuro non voleva rischiare che in qualche modo la cosa finisse alle orecchie di Paolo. 
Così non trovando alternativa, lo portò nel dormitorio, esattamente nella propria stanza. 
- Seriamente? Non mi devi saltare addosso ma mi porti in camera? Theo, lo sai che c’è mio padre? 
Sentendolo, Theo avvampò e si emozionò andando momentaneamente in tilt. Chiuse la porta alle spalle e rimasero in piedi lì davanti. 
Theo annuì convulsamente. 
- Credimi che lo so, ti ho portato qua proprio per evitare che possa sentirci. È l’unico posto sicuro! 
Daniel capì che doveva realmente parlargli, ma ugualmente poteva anche finire per saltargli addosso. 
All’idea si sentì immediatamente caldo. Ancora più caldo di quando aveva letto il messaggio di Theo. Un messaggio normale, dopotutto, ma comunque un suo cenno di vita. L’aveva letteralmente ignorato per tutto l’allenamento e per la bicchierata. 
Aveva quasi iniziato a pensare che non gli interessasse più, che il non poterlo avere l’aveva spento e stufato. 
Poi eccolo lì davanti a lui, eccitato e confuso. Confuso quanto lui stesso. 
Perché essere felice di stare nuovamente in una camera con lui dopo tutte le promesse fattesi da solo? 
Daniel ad una distanza di sicurezza plausibile, si mise le mani in tasca. Aveva gli shorts rosso scuro sopra le calze termiche aderenti che chi voleva indossava per non prendere freddo all’esterno. 
Quella cosa terribile da indossare era utile in mezzo alla neve, ma era una tortura quando iniziavi stupidamente ad eccitarti. Era difficile però evitarlo quando nella mente si sparavano a raffica le scene di quando le mani di Theo erano finite nelle proprie parti basse fino a regalargli il miglior orgasmo della sua vita. 
Daniel gli fissò il pacco, era eccitato anche lui, si vedeva. Inarcò il sopracciglio scettico parlando senza filtrare, come suo solito: 
- Hai fatto la foto così? - chiese poi ironico indicando col mento il suo inguine dove si vedeva il rigonfiamento. Theo si guardò ed avvampò per poi ridere nel tentativo di sciogliere l’imbarazzo. Finì per toccarsi da fuori la stoffa in quel modo grezzo che facevano i ragazzi. 
- Non ci potevo fare nulla, lo sai che effetto mi fa tuo padre. 
Ora ne parlava senza freni, non aveva senso mettersene dopotutto. 
Daniel, infastidito per questo, distolse lo sguardo incrociando le braccia al petto in maniera sostenuta e guardò di lato duro. 
- Sì certo che lo so. Allora cosa c’è? 

Theo rimase interdetto per un momento. 
“Gelosia?”
Non che fosse facile tradurre la gente, specie Daniel. Non era esattamente un libro aperto anche se tendeva a dire quello che pensava. Il punto non era quando lo diceva, ma quando non lo diceva. 
Fece un passo verso di lui, cauto.
- Volevo chiederti... tu non hai mica intenzione di dire a tuo padre che ti sono saltato addosso, vero? 
Daniel a quella domanda tornò a fissarlo di scatto, occhi spalancati, viso bollente. 
- Sei forse impazzito? - chiese strozzato. Theo tornò a respirare. Quando si decideva a parlare era facile da capire. 
- Per cui posso fidarmi? Non voglio rovinarmi la vita, sicuramente mi odierebbe, mi manderebbe via ed io voglio stare qua, sono felice, ora come ora... 
Non voleva dire che era felice di lavorare sotto il suo idolo, ma era così. Daniel lo capì, non servì dirlo. 

Daniel indignato per il fatto che avesse pensato potesse rovinarlo, rispose mani ai fianchi, un passo verso di lui. Ora mezzo metro a separarli. 
- Davvero credi che io sia così infame da rovinare la carriera a qualcuno? Sei un bravo calciatore e penso anche un bravo ragazzo... credo... - aggiunse realizzando che comunque si voleva fare il figlio del suo idolo e quello non era tanto carino, ma d’altronde nessuno era perfetto. 
Theo alzò le spalle. Mezzo passo verso di lui. 
- Non credo, ma non ti conosco per niente. Vi vedo così uniti ed avevo paura che ora che mi odi potessi mettermi in una cattiva luce... 
Daniel sospirò spazientito roteando gli occhi per poi tornare sui suoi. I suoi così neri e sensuali. 
- Innanzitutto è imbarazzante dire una cosa simile al proprio padre... 
- Ma potresti dirgli che sono uno stronzo, senza andare nei dettagli! - insistette. 
Il giovane scosse il capo punto sul vivo, corrucciato. 
- Non sono così meschino, Theo! Non mi conosci, ma non... - fece un altro mezzo passo, ritrovandosi così a sfiorare il suo corpo, abbassò il tono e sciolse le braccia. - appunto perché non mi conosci... non ti odio, Theo... come puoi dirlo? 
Theo fece un sorrisino malizioso, vittorioso, alzando le spalle. Sollevò la mano e con un dito gli scostò la frangia morbida dalla fronte, scese poi sullo zigomo e percorse la forma del suo occhio scivolando sulla guancia, sulle labbra e sul mento dove si fermò tenendoglielo fra due dita, lieve e seducente. 
Il cuore di Daniel iniziò a galoppare insieme al desiderio che si sentiva di nuovo prepotente fra le gambe. Probabilmente ora lo sentiva anche Theo. Non che lui fosse da meno. Lo percepiva, non serviva guardarsi i rispettivi inguini che si toccavano. 
I respiri uno sul viso dell’altro. Totalmente persi in loro. 
- Allora cosa provi se non mi odi? Credevo detestassi la mia passione per tuo padre... 
Daniel chiuse gli occhi, sentirglielo dire così come se non fosse niente di che, lo feriva. 
- Vorrei che tu non adorassi mio padre in questo modo. Sarebbe più facile... - ammise a fior di labbra, senza scostarsi da lui, gli occhi di nuovo aperti, lucidi. 

Theo colpito dal fatto che fosse realmente molto ferito da questo, si fermò. Stava per baciarlo, ma capì che forse gli avrebbe fatto ancora più male perché era ovvio, a quel punto, che Daniel lo voleva e che non sarebbe riuscito per sempre a respingerlo, ma gli avrebbe fatto male. 
Il dubbio sul perché lo faceva non era facile con cui convivere. 
- Ha tanta importanza il motivo? - chiese poi. Daniel annuì. 
- Se non fossi figlio di Paolo Maldini mi avresti notato? 
Theo avrebbe voluto dirgli di sì, ma sapeva che l’aveva notato proprio per quello. Così non rispose, ma gli sfiorò ugualmente le labbra. Poi le mani di Daniel si posarono sul suo petto allontanandolo con fermezza e decisione. 

Era frustrante. Era la cosa più frustrante che avesse provato fino a quel momento. Volere tanto una persona che non voleva te ma un altro. Essere il riflesso di qualcun altro. Peggio ancora se il proprio padre. 
Senza aggiungere altro, odiandosi per non avere il coraggio di approfittarne lo stesso, sfilò via e se ne andò dalla sua stanza. 
Una volta fuori si fermò un momento, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Gli occhi gli bruciavano, non sarebbe riuscito ad andare in mezzo agli altri e se suo padre l’avesse visto in quel momento sarebbe stata la fine. 
Decise così di andarsene verso gli spogliatoi, consapevole che però sarebbe passato davanti alla sala. Pregò che nessuno lo notasse. Doveva solo lavarsi e cambiarsi e andarsene. Anzi se ne sarebbe andato e basta. Si sarebbe lavato a casa. 
Doveva essere così veloce da essere invisibile. 
Voleva stare male in santa pace. 
Quando però sperava di avercela fatta, la porta dello spogliatoio in cui si era infilato, si aprì. Daniel guardò in alto seccato, ma quando la voce dolce di Alexis lo raggiunse nel suo italiano incerto, chiedendogli se andasse tutto bene, qualcosa in lui si mosse. 
Daniel lo guardò e si sentì riscaldato e confortato dalla sua presenza lì. Su tutti lui andava bene.
Fu così che si precipitò fra le sue braccia decidendo che non avrebbe nemmeno nominato Theo, ma che gli avrebbe solo pianto miseramente addosso. 

Alexis aprì le braccia e lo accolse in silenzio, carezzandogli la nuca, profondamente colpito dalla sua reazione. 
In mesi di amicizia e conoscenza non l’aveva mai visto in quelle condizioni e sapendo che era andato via con Theo, non ci voleva un genio per capire tutto quello che Daniel non gli voleva dire per non ferirlo. 
Lo capì da solo, ma accettò la sua intenzione di non fargli male raccontandogli. 
Il fastidio per sapere che in qualche modo fra loro andava avanti c’era, ma non era comunque felice nel sapere che a quanto pareva andava di schifo. 
Perché era peggio la condizione di Daniel. 
“È già a questo punto?” pensò. Non l’avrebbe forzato. “Gli amici non forzano” si disse. “Gli amici aspettano e ci sono a qualunque condizione.” 

Theo rimase nella stanza da solo, si sedette sul letto e si strofinò il viso cercando di capire quanto meschino fosse in maniera obiettiva. 
Aveva capito solo in quel momento quanto brutto era quello che stava facendo a Daniel. Prima gli era sembrata una sciocchezza. Se anche Daniel voleva fare sesso con lui, perché non approfittarne? Ok, la sua passione derivava dal padre, ma che importanza aveva? Contava ottenere ciò che voleva. Era solo sesso, dopotutto. 
Invece per Daniel era essenziale che fosse lui stesso ad essere desiderato anche se era solo sesso; doveva essere lui e non suo padre il motivo. 
Lo ammirava per questa sicurezza, per questa chiarezza di idee e per questa estrema correttezza verso sé stesso. 
Non era solo ammirazione pura e semplice. 
Mentre si sentiva un verme per averlo ferito in quel modo, Theo realizzò che iniziava realmente a piacergli. 
Capì in quel momento la differenza fra i due sentimenti scaturiti per uno e per l’altro, quando si sentì di non voler ferire Daniel ulteriormente. 
Fu così che decise sarebbe andato con qualcun altro. 
Uno per capirsi meglio e mettersi alla prova.
Due per distrarsi da Daniel e smetterla di ferirlo ogni volta che stavano da soli.
Non aveva importanza di chi, contava solo togliersi dalla testa Daniel ed il sesso era da sempre l’unico metodo efficace, con sé stesso.

Samu aveva appena gioiosamente consumato con l’amante di turno ed era ancora nella pace dei sensi, quando era sgattaiolato nella propria camera a Milanello. 
Appena varcata la soglia ancora con la testa in una nuvola rosa di orgasmo paradisiaco, non notò subito la presenza sul letto di Theo il quale saltò ritrovandosi il compagno lì. 
Saltarono entrambi in effetti. 
- Oh cazzo! - dissero in perfetta sincronia, spaventati. 
- Che ci fai qua?! - aggiunse Theo guardando più attentamente l’amico che era evidentemente appena uscito da una doccia, visto che era nell’asciugamano. 
Considerando che veniva lì, nella camera dei dormitori, dedusse che non l’aveva fatta negli spogliatoi come normalmente dopo gli allenamenti, e ci mise poco a capire. 
Si mise a ridere malizioso cercando di mascherare la sua aria terribilmente oscura con cui si era crocefisso fino a quel momento. 
- Vorrei capire dove sono tutti sti ragazzi disposti a farsi scopare da qualche compagno, solo tu li trovi?
In realtà non sapeva né chi era né se fosse sempre lo stesso, il punto era che lui ne trovava sempre ed ora doveva imparare a capire come individuarli prima di saltargli addosso. Poteva magari trovare sexy Ante, ma come capire se provandoci con lui poi non l’avesse squartato? 
Ora che aveva primario bisogno di sesso di distrazione, sesso fra uomini per la precisione, doveva imparare in fretta ad individuare i soggetti disposti alla propria causa. Chi meglio di Samu per la lezione?  
Samu lo ignorò inizialmente, sapeva che non gli interessava davvero o gli avrebbe chiesto con più insistenza i nomi specifici, invece parlava a raffica con allegria forzata. Fu lì che capì che doveva aver avuto qualche problema. Facile intuire con chi... 
Si tolse l’asciugamano tirandoglielo in faccia per poi tuffarsi nei cassetti e cercare un cambio pulito. 
- Che hai combinato? - chiese sperando non cominciasse con qualche resoconto fastidioso fra lui e Daniel, anche se sapeva che sarebbe andata proprio così. 
- Come si fa a capire se la persona che ti ispira per una scopata senza significato, ci potrebbe stare? 
Con le ragazze era facile. Con lui ci stavano tutte. Ma coi ragazzi era diverso, visto che lui per quanto bello e piacente era comunque uno dello stesso sesso e a quanto pareva non tutti erano gay o bisessuali. O qualunque altro nuovo termine coniato per descrivere chi andava con la persona e non col genere.
Samu raddrizzò le antenne alla strana domanda che non era un sermone su Dani e sui Maldini in generale. Finalmente si cambiava argomento e si passava a qualcosa che era più del suo campo di competenza! 
- In realtà non è proprio un supermercato, quando trovo uno che ha voglia di scopare con un altro ragazzo, è meglio cogliere per bene! 
Theo rise scuotendo la testa, ma era ancora una risata forzata. 
- Come, non eri tu che dicevi che in realtà se stimolati nel modo giusto chiunque cede ad una bella trombata? - Samu, iniziando a vestirsi spensierato, alzò le spalle con aria vaga e pensierosa.
- Sì, però in un gruppo ristretto di persone che sono sempre le stesse, non sempre c’è così tanta scelta... 
Lui intendeva anche a livello di ‘scelte decenti’, ma Theo per il momento aveva più il problema del capire se chi puntava ci stava.
- Appunto per questo, come fai a capire che chi vorresti sbatterti ci starebbe e non ti sbatterebbe invece lui un pugno sul naso? 
Samu scoppiò a ridere di gusto, iniziando ad indossare la biancheria con calma. 
- Non mi sembra che ti sei fatto tanti problemi a saltare addosso a qualcuno senza sapere se era disposto... - alluse a Daniel senza dirlo, pentendosi subito d’averlo citato lui per una volta che non ci aveva pensato Theo.
Il suo amico, appoggiato coi gomiti sul materasso, arricciò la bocca imbronciandosi. 
- Sì, ma è successo in casa in una situazione che ormai era chiaramente sessuale. E comunque quando prima avevo deciso di farmi Alexis, è risaputo che è gay, prima che tu me lo dica! 
Samu stava giusto per fargli notare che prima di Daniel aveva pensato di farsi Alexis e non si era fatto di quei problemi. 
Per un momento si chiese, con un battito di cuore di troppo ed una speranza stupida che odiò farsi, se non stesse indagando su di lui. Erano amici e non era certo che quando uno vuole fare sesso con il proprio amico, l’altro ci stesse. Si rischiava di rovinare l’amicizia. Per questo, infatti, lui non ci aveva mai provato con Theo anche se era il suo sogno erotico preferito. 
- Beh, che ti devo dire? Devi crearti l’occasione e prima di attaccare, capire i segnali. Come dicevo prima a Brahim... due sono i metodi, o ti studi la persona e te lo lavori con calma, o vai sfacciato e ci provi e basta. Diciamo che ti conviene puntare a qualcuno che se ti rifiuta non ti spacca i denti. A chi pensavi? 
Voleva sapere che fine aveva fatto Daniel, ma non aveva minimamente intenzione di infilarsi di sua iniziativa in una terribile conversazione su di lui. Di nuovo. 
Indossati anche i pantaloni, li allacciò prendendo poi la maglietta. 
- Pensavo ad Ante... 
Sentendo il suo nome, perse la presa della maglietta che finì per terra. Samu poi lo guardò con occhi spalancati e aria allucinata: - Ma sei impazzito? 
Theo si strinse nelle spalle con la bocca all’ingiù. Non capiva propri oche problema ci fosse...
- Perché? È il primo a cui ho pensato per togliermi la fissa di Daniel! 
Sebbene Samu esultò internamente a quella rivelazione che finse fosse del tutto normale anche se non lo era, puntò i riflettori sull’altra informazione e lo fece recuperando la maglietta e puntandogliela addosso come se gli stesse cercando di fare i raggi X e vedere se c’era del cervello nel cranio. 
- Quello è proprio il prototipo perfetto di persona che se non ci sta, ti spacca i denti! 
Theo piegò ancora di più le labbra all’ingiù deluso. 
- Davvero? 
Samu finì di vestirsi occhieggiandolo con cura. Perché per una bella notizia, doveva per forza essercene un’altra brutta? 
“Vabbè, ma che me lo chiedo a fare? Non mi guarderà mai in quel modo, perciò piantiamola di girarci intorno!”
Così sospirò fra sé e sé e rassegnato, glielo chiese: 
- Che è successo con Dani? - inevitabile chiederglielo, tanto sarebbe arrivato a parlargliene comunque.
Theo abbassò lo sguardo, si alzò raddrizzandosi, ma si incurvò in avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia, nascose una parte del viso fra le mani giunte, come se si vergognasse di sé stesso. La stessa espressione che gli aveva intravisto entrando in camera prima. 
Samu sempre più rassegnato al proprio destino infame, si sedette nel letto accanto a lui. 
- Ci ho parlato.
- Ci sei andato a letto? - domandò sorpreso, poi notando che era ancora vestito arricciò il naso. - Non avrete mica parlato e basta sul serio? - aggiunse ancora più stupito. 
- Oh Dio Samu, ma sotto c’è suo padre! - sbottò Theo riprendendosi un po’ e togliendo le mani dalla bocca. Si girò a guardarlo shoccato, Samu alzò le mani in segno di resa. 
- Che ne so, con te tutto è possibile. Vuoi trombarti qualcun altro, quindi magari ti sei tolto finalmente lo sfizio che avevi con lui e sei pronto ad andare oltre... 
Ma sapeva che non era così.
- No, niente di niente. Magari. Ma dovevo parlargli. Gli ho chiesto se è quel genere di figlio che racconta tutto al padre e se devo preoccuparmi per la mia carriera, Dani mi ha assicurato che non è quel genere di persona. 
Samu alzò il sopracciglio. 
- E l’hai portato in camera per chiedergli questo? 
Theo si alzò di scatto allargando le braccia punto sul vivo. 
- Oh andiamo! Perché pensate tutti e due che volessi farmelo? Non avevo un altro posto sicuro per parlargli di questo! 
L’amico rise immaginando le allusioni di Daniel. 
- Perché sei tu e questa è una camera! - rispose semplicemente rimanendo seduto, mani appoggiate dietro di sé, testa incassata nelle spalle. 
- Allora, è successo altro? 
Theo ancora in tuta d’allenamento alzò le spalle muovendosi un po’ casualmente per la camera, in realtà si notava il suo nervosismo.
- No. Poteva in effetti. E volevamo. Ma lui... - poi si fermò ed abbassò gli occhi vergognandosi nuovamente. 
- Lui ci sta male. Più male di quel che pensavo. Il fatto è che se non fosse stato per suo padre non mi sarei mai interessato a lui... 
Era davvero molto mortificato mentre lo diceva ad alta voce. Samu rimase colpito da quel suo particolare stato d’animo che non pensava d’avergli mai visto. 
- Non è successo nulla, allora... 
Theo scosse la testa rialzandola con aria smarrita e carica di imbarazzo. 
- Non so come comportarmi con lui, mi dà sempre più alla testa... ma capisco che l’ho ferito moltissimo e non lo merita. Così ho deciso di distrarmi, di provare a togliermelo dalla testa per smettere di ferirlo ogni volta che ce l’ho davanti. Mi dispiace, sai...  
Samu capì il resto del discorso senza il bisogno che glielo spiegasse, comprese perfettamente anche il puntare ad Ante, fra i compagni ce n'erano diversi da scopata, ma lui era sicuramente uno dei più desiderati. L’altro era Simon, ma era ancor più irraggiungibile. Peccato però che Theo non l’avesse buttata lì per scherzare, di fare sesso con lui per distrarsi.
Non aveva proprio speranze. Aprì e chiuse il pugno un paio di volte, stretto sul piumino sotto di sé, infine sospirò, si alzò con una serietà strana trattandosi di lui. Gli andò davanti, ora fermo immobile, teso e abbattuto, e gli mise la mano sulla spalla. 
Da un lato c’era un Theo sempre più straordinariamente a pezzi per Daniel al punto da voler voltare pagina solo per non ferirlo più, dall’altro c’era Samu che stava riempiendo di terra la propria tomba per poi metterci anche una bella pietra sopra.  Theo non sarebbe mai stato suo in nessun universo.
- Inizi a tenerci sul serio. - disse sapendo dove sarebbe andata quella storia, nonostante le molte difficoltà appena incontrate. Era così evidente. 
E faceva così male. 
Theo scosse il capo e sospirando se lo scrollò di dosso andando alla porta. 
- Non serve a nulla, se voglio aiutarlo devo stargli veramente lontano. E per riuscirci devo trovare un valido chiodo scaccia chiodo. 
Samu si strinse nelle spalle con un vago segno d’assenso. Non aveva torto. Il sesso di norma funzionava sempre, per quello scopo. Il buon sesso. 
- Ante o Simon? - chiese poi prima di uscire. Samu ridacchiò pensando che erano proprio i due nomi che si era mentalmente fatto per lo scopo citato. 
- Ante forse è stranamente più accessibile di Simon. Credo che papà abbia uno strano rapporto con l’altro papà, Ibra, ma magari mi sbaglio... 
Theo lo ascoltò come se fosse un guru in materia e non mettendo minimamente in discussione il suo parere, annuì sfilando via per la porta.
Samu ci rimase male, si sentì bruciare ma al tempo stesso sollevato. 
Si strofinò il viso col palmo di una mano, imprecando fra sé e sé. 
- Sta diventando sempre più difficile. - si disse insofferente. - Ma perché cazzo finiamo tutti per innamorarci dei nostri migliori amici? 
Non era una domanda che avrebbe avuto risposte. 

dani theo fan art


Note Finali: il disegno qua sopra è fatto da me, come dico sempre non sono particolarmente brava ma mi piace buttare giù alcune scene o personaggi di cui scrivo, faccio comunque del mio meglio. Questo disegno è tratto da questo capitolo, sebbene l'ho nominato 'perdono' anche se non c'entra niente col perdono. Solo che quando ho disegnato non ricordavo il nome del capitolo, ma solo la scena scritta! XD 
Come dicevo, la bicchierata d'auguri natalizia quell'anno si è svolta così, l'ultimo giorno dell'anno a Milanello, poichè nel 2020 non si poteva fare nulla e c'erano molte restrinzioni, molte delle quali nemmeno ricordo (sembra siano passati secoli...).
I ragazzi possono girare liberamente per Milanello, so che qualcuno in passato andava a dormire nelle camere del centro (attualmente non so, non ho più contatti per sapere queste cose) anche al di fuori delle notti pre partita in casa, per varie motivazioni (per esempio qualcuno non aveva trovato ancora casa e per un periodo stava lì finchè non si sistemava, oppure qualche giocatore ne approfittava quando voleva scappare da casa - cose che accadevano anche queste). Comunque il centro è stato costruito proprio per essere un rifugio, un paradiso, una casa per i giocatori in modo da farli stare bene il più possibile, perciò è un posto sempre aperto anche al di fuori dei programmi stabiliti.