13. POTEVA FARE DI PEGGIO

theo paolo

Due giorni dopo Theo non aveva ancora avuto modo di farsi né un piano, né tanto meno di provarci in alcun modo con Ante. Posto che si era scelto una preda alquanto difficile, non sarebbe mai potuto arrivare a lui facilmente. 
Perciò, intanto, la mano si accontentò di scivolare sotto i pantaloni e la stoffa sottile e aderente dei boxer. Theo si afferrò l’erezione e la tirò fuori, poi senza rifletterci seriamente si ritrovò a muovere su e giù masturbandosi mentre gli occhi fissavano quella foto. 
Era un fotomontaggio fatto dai fan per lui, un giovane Paolo Maldini ancora giocatore abbracciava il Theo di ora come se fossero attuali compagni di squadra. 
Si era sentito ricoprire di brividi di piacere e mentre la mente gli aveva trasmesso una serie di fantasie, una più erotica dell’altra, tutte lì negli spogliatoi di Milanello, la propria mano si era messa ad accompagnare quel piacere mentale. 
Un piacere che si era riversato nelle parti basse e che poi si era espanso in tutto il corpo come una macchia d’olio. 
Nella pace dei sensi, con gli ormoni che gli ottenebravano ancora il cervello, il proprio pollice condivise il post su instagram pubblicandolo sul serio.
Solo in un secondo momento, molto secondo, quando ormai lo sperma era asciutto nella mano penzolante in attesa di essere lavata, aveva realizzato di averlo fatto realmente e non solo nella propria mente.
“Merda, Daniel mi segue. Sarò imbecille!”
Ma ormai il danno era fatto e non poteva rimediare cancellandola, era ridicolo.
Sospirò guardando in alto verso una forza invisibile che come al solito non era riuscito a fermarlo dal fare l’ennesima cazzata. 

Daniel non aveva messo mi piace al suo post perché gli piacesse realmente, aveva solo la necessità di fargli capire che l’aveva visto. 
E che da lì cominciava la guerra.
Se era questo che voleva. Questo avrebbe avuto.
Non si giocava col suo cuore in quel modo, senza pietà, fingendo di avere anche un’anima ad un certo punto, di capire, di avere cervello e poi buttare tutto nel cesso. 
Alla fine era quella la vera faccia di Theo.
Non gli importava un fico secco di lui, gli importava solo di suo padre.
“Adesso vedrà con chi ha a che fare. Se lui gioca con me, giocherò anche io con lui. Cosa crede, di essere l’unico capace? Non mi conosce per un cazzo, ma adesso mi conoscerà. E se ne pentirà anche!”

E Theo vide. 
Theo - il progetto Ante momentaneamente messo da parte - fu costretto a saltare la prima partita dell’anno, esattamente il giorno successivo al suo post incosciente su Instagram, perciò dopo il grande misfatto i due non si videro. Si videro però il giorno dopo ancora, agli allenamenti regolari. 
L’assenza di Alexis funse addirittura da accelerante poiché di solito calmava Daniel in qualche modo, quando gli capitava di arrabbiarsi e partire per qualcosa in quel modo, ma essendo in infortunio, lui mancava. Ovviamente sempre nel momento ‘migliore’. 
Perciò quando Daniel rivide Theo dopo il post e dopo il loro dialogo così doloroso, era bello carico. Molto più di quanto non lo fosse stato prima. 
Appena Theo varcò la soglia del campo d’allenamento, col freddo polare di quei primi giorni di Gennaio, i loro occhi si cercarono automaticamente e forsennatamente.
Daniel aveva praticamente fissato tutti gli ingressi con ossessione e si era fermato appena l’aveva visto. Lui ed il suo sexy trionfale ingresso con il suo solito bel sorriso stampato in faccia. In quel bel faccino. 
Ma anche Theo l’aveva cercato immediatamente con gli occhi, sapendo che era arrivato già e che era lì. L’aveva cercato e trovato subito con Lorenzo e gli altri del suo gruppetto, in attesa di cominciare il riscaldamento. 
I due si erano guardati a distanza e mentre Theo era consapevole d’aver fatto una delle sue cazzate, Daniel gliel’aveva apertamente giurata. Non ci sarebbe di certo voluto un genio per capirlo, del resto. 
Prima cercava di sedurlo a tutti i costi e solo perché figlio di Paolo, poi quando lui gli faceva capire che lo feriva sapere di essere stato notato solo per quello, cosa faceva? Metteva una foto modificata al computer dove lui e suo padre si abbracciavano in un ipotetico Milan dove erano compagni di squadra. 
Eh no. 
Questo era decisamente troppo.
Se era solo suo padre colui che voleva, non avrebbe dovuto avere problemi se gli girava davanti in certe condizioni. 

Normalmente Daniel e Theo non si facevano la doccia insieme, poteva essere capitato, ma non di proposito e non si erano mai più di tanto calcolati se non da dopo la pausa natalizia. Da quella volta si erano guardati, ma avevano anche fatto attenzione a non finire insieme a lavarsi, cercavano entrambi di non mettersi in situazioni scomode, partendo sempre con intenzioni precise. Intenzioni che poi non sempre erano state protratte per troppo tempo. 
Quel giorno ovviamente era tutto un altro discorso. 
Quel giorno Theo si girò sotto il proprio getto nelle docce in comune, un enorme spazio quadrato con tanti rubinetti in fila, e si era ritrovato nientemeno che Daniel lì davanti a fissarlo mentre si lavava.
Theo trattenne molto spontaneamente il fiato, non aspettandosi di certo una reazione così strana da parte sua dopo il proprio stupido post. 
Aveva capito che si era scocciato, insomma, quell’occhiata di due ore prima era chiara, però non riusciva a capire ora cosa gli prendesse.
Lo capì poco dopo, quando con la testa leggermente abbandonata all’indietro sotto l’acqua che lo ricopriva, lo sguardo intensamente fisso su di lui, le sue mani erano scivolate sul corpo carezzandosi, lavandosi languido. 
Theo si paralizzò totalmente guardando poi le sue mani insistere sul proprio inguine. Non erano soli. Sapeva di essere in mezzo ad altri compagni, ognuno si faceva i fatti propri o parlava con qualcun altro, di certo non guardava loro che se ne stavano stranamente zitti a fissarsi, ma di fatto non erano soli. 
Non che questa consapevolezza frenasse le loro eccitazioni dal crescere, una nella mano di Daniel, l’altra abbandonata a sé stessa, ma comunque ben chiara. Chiara davvero.
Theo si accese in poco guardando quello che non aveva completamente assaggiato quella sera. Assaggiato a sufficienza per ricordargli quanto era stato bello e quanto il proprio membro, ora duro, voleva il resto.
“Cosa sta facendo? Vorrei chiedergli se sta scherzando ma se attiriamo l’attenzione di qualcuno sarebbe molto peggio! Io adesso voglio farmelo, maledetto! Sta giocando col fuoco!” 
Non aveva capito che quella era la sua vendetta e non un modo per provarci con lui, ma nella mente limitata dalle voglie c’era solo una strada, quella che l’avrebbe portato nel letto di Daniel. 
Un giorno ci sarebbe riuscito. 
Lo decise lì su due piedi, totalmente ottenebrato dal desiderio al punto da dimenticare tutto quello che aveva deciso e che l’aveva portato a non toccarlo più. 
Del resto era chiaro che Daniel ci aveva ripensato ed ora glielo faceva sapere in modo così diretto e sfacciato. 
Beh, gli stava bene! 
Theo provò l’insano impulso di sconfinare sotto il suo soffione a parete, ma Daniel a quel punto chiuse il rubinetto ed uscì avvolgendosi nell’asciugamano. 
Uscendo gli lanciò pure un’altra occhiata, ma non disse assolutamente nulla. 
Ci mise un attimo a capire che qualcosa non andava.
“Ma ci stava provando o no?” e lì, già bello che cotto, Theo chiuse il rubinetto, prese il telo e si precipitò fuori infilandosi nella stanza degli spogliatoi, fra le panche e gli armadietti e molta gente, troppa, che ancora parlava, rideva, si cambiava e insomma, osava esistere!
Theo tornò lì di nuovo fissandolo, normalmente faceva cagnara con Samu e Brahim, ma quel giorno li aveva totalmente messi da parte notando quello strano atteggiamento di Daniel. Atteggiamento che continuò anche durante l’asciugatura, in particolare sull’inguine ancora abbastanza duro da fargli capire di volerlo. 
“Certo che mi vuole. Adesso ce ne andiamo da qualche parte. Insomma, se lui ha deciso che gli sta bene chi sono io per negarglielo?” 
Insomma, prima poteva avere avuto dei dubbi, ma ora di sicuro non c’erano. Ma proprio sicuro. 
Non sapendo come fare per dirgli di andare da qualche parte insieme senza farsi sentire dagli altri, gli scrisse un messaggio quando era mezzo vestito. 
‘Andiamo da qualche parte?’
Vide Daniel leggere. Vide Daniel mettere giù il telefono senza rispondere. Vide che gli lanciava uno stranissimo ed indecifrabile sguardo e poi lo vide mettersi la giacca, la cuffia e andarsene senza nemmeno salutarlo. 
E fu lì che Theo realizzò. 
“Quindi me la farà pagare così? Mi illude e mi abbandona senza nemmeno mezza parola? È così che farà? Ma tu guarda che bastardo!”
- Potrebbe fare di peggio... - disse poi Samu spuntando da dietro, mettendogli un braccio intorno alle spalle e appoggiandosi a lui. 
Theo saltò non avendolo sentito arrivare. 
- Da quando ci guardi? - chiese girando solo la testa senza muoversi. Ancora troppo scosso per le provocazioni di Daniel. Scosso a livello fisico. 
Insomma, i pantaloni stringevano un sacco sull’inguine. 
- Da abbastanza. Mi mancavano solo i pop corn! - fece quindi ridacchiando al suo orecchio. 
- Cosa potrebbe fare di peggio? - grugnì seccato Theo rimanendo lì e allacciandosi la cerniera della felpa. 
- Potrebbe farsi toccare e poi abbandonarti sul più bello... sai, finché ti fa guardare da lontano è un conto, ma prova ad immaginare se ti facesse pure toccare per poi interrompere quando sei bello preso... 
Theo, nel panico, capì che effettivamente aveva schifosamente ragione. Spalancò gli occhi impallidendo, si scostò e si girò verso di lui come per capire se davvero pensava una cosa simile e proprio mentre gli rideva crudele in faccia, capì che aveva ragione. Tutto tornava. 
Poteva andare anche peggio e molto probabilmente sarebbe successo. 
- Dopotutto hai fatto un post su suo padre dopo che ti aveva detto che soffriva di essere un suo riflesso per te... 
La conclusione col dito nella piaga gli fece capire quanto davvero ancora sarebbe peggiorata la situazione. 
Solo ora capiva quanto grave era tutto quello che aveva fatto. Più che grave, brutto. Oltre a questo, era ora ben chiaro il carattere di Daniel. 
“Cazzo, mi piace ancora di più, così!”

Per Daniel non era sufficiente. 
Theo non aveva capito abbastanza bene il concetto. Con lui non si giocava. 
Poteva benissimo morire dietro suo padre, ma in quel caso doveva lasciarlo in pace. Non poteva corteggiarlo fingendo di volere lui proprio lui pur di farselo e poi sbavare su suo padre. 
Doveva essere coerente. Se voleva suo padre, doveva assolutamente lasciarlo in pace. Aveva giocato con lui un po’ troppo.
Il ricordo delle sue labbra sulle proprie, così leggere eppure sensuali, il giorno della bicchierata, era ancora vivido. 
Era come se Theo non riuscisse ad agire da essere umano normale. Con la testa capiva certe cose, ma di fatto non gli importava niente, probabilmente.
Se capiva che lo feriva il fatto di essere il riflesso di suo padre, perché non la piantava di provarci con lui? 
A quel punto se voleva Paolo, non gli sarebbe minimamente dovuto importare nulla se gli girava nudo davanti o faceva altre cose. 

Adocchiato il momento preferito da Theo per la palestra, gli capitò di proposito lì. 
Daniel non andava matto per la palestra, mentre Theo si limitava a fare qualche macchina per il rinforzo muscolare, specie il bilanciere sulla panca. 
Di primo acchito Theo non notò l’ingresso di Daniel, preso per conto suo sulla cyclette con gli AirPods e la musica direttamente nelle orecchie ad isolarlo. 
Samu e Brahim facevano palestra lo stretto indispensabile e solitamente solo se era in programma d’allenamento. Ma lui avendo giocato con Cristiano e Karim, entrambi fanatici della palestra, aveva visto quanto era importante un po’ di allenamento extra. Tutti i migliori ne facevano e non serviva chissà cosa, a volte bastava solo un po’ di macchine, ma che fosse comunque un appuntamento fisso. 
Anche Ibra ne faceva molta e a quasi quarant’anni era il migliore della squadra. 
Si accorse vagamente della presenza di qualcuno in un’altra cyclette nella fila dietro la sua, ma non si girò a guardare. 
Realizzò che si trattava di lui solo quando scese dalla macchina per farne un’altra per le braccia ed il torace. A quel punto, girandosi per guardare chi c’era e cosa faceva, aveva quasi perso l’equilibrio nel vedere che si trattava di Daniel.
Rimase in silenzio interdetto sul da farsi, ma fu Daniel il primo a reagire con un cenno. Un sorriso. Uno di quelli falsi. Quei sorrisi che preludono a qualcosa che non sarebbe stato tanto bello. 
Ovviamente questo eccitò Theo. 
Più il giovane Maldini tirava fuori il suo (pessimo) carattere, più lui ne rimaneva conquistato.
Esitante si tolse un AirPods restituendogli il cenno. 
- Non ti avevo visto... - disse solo incerto su come comportarsi, se dire qualcosa o meno. Daniel indicò l’impianto stereo e chiese se potesse mettere su musica o gli desse fastidio. Theo decise che avrebbe solo assecondato tutto quello che avrebbe fatto lui, né più né meno.
Si tolse anche l’altro AirPods posandolo insieme all’asciugamano e alla bottiglietta d’acqua in un angolo della palestra e annuì. 
- Fai pure. 
Daniel così andò a mettere su della musica usando il proprio cellulare che connesse alle casse. In poco le pareti furono battute a palla da musica house ed elettronica. Perfetta per caricarsi e non parlare. 
Theo dedusse che non volesse fare conversazione, però era lì. Era la prima volta che si presentava al suo orario e gli sembrava troppo strano per non pensare che fosse fatto di proposito. 
Voleva qualcosa.
Si ricordò delle parole di Samu e capì che aveva ragione.
Molto ragione.
Poteva andare peggio del farsi guardare mentre si toccava per poi andarsene ignorandolo. 
Poteva andare davvero peggio e lì, in pochi istanti, se ne rese veramente conto. 


Note Finali: quella foto come si capisce Theo l'ha veramente condivisa i primi di gennaio e Daniel ci ha messo un bel mi piace sotto. Tutto ciò che poi io sono riuscita ad immaginarci dietro, è solo appena iniziato. Da qui, infatti, inizia l'effettiva storia poichè era tutta una preparazione per arrivare a questa parte che è destinata a crescere (beh, qualcosa cresce di sicuro) fino a raggiungere proporzioni epiche. Daniel tira fuori il suo carattere e Theo avrà un bel po' di filo da torcere. Baci Akane